RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 2 AGOSTO 2022
A cura di Manlio Lo Presti
Esergo
I dormenti sono operatori e cooperatori degli eventi del mondo.
ERACLITO, Frammenti e testimonianze, Mondadori, Fondazione L. Valla, 1980, pag. 11 – frammento 11
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SOMMARIO
La Nato il neo Leviatano
Elenco delle guerre degli Stati Uniti
Il Pentagono ha stilato un contratto per la “Ricerca COVID-19” in Ucraina 3 mesi prima che il COVID-19 esistesse ufficialmente
The Old Dogs hanno bisogno di nuovi trucchi
Lo chiamano fact-checking. In realtà è censura (sinistra)”
Debenedetti e i documenti lanciati a terra
MA CHI VOGLIONO PRENDERE IN GIRO?
Colao annuncia la rivoluzione digitale che «nessun futuro governo potrà smontare»
Cresce la tensione intorno a Taiwan: i segnali sul possibile arrivo di Nancy Pelosi
Un americano a Kiev ci racconta, finalmente, quello che stanno facendo i russi. E perché
PALANTIR COLPISCE ANCORA!
Reclamo legale presentato contro il riconoscimento facciale “orwelliano” di Co-Op
La madre di tutte le bugie
I dati ufficiali confermano che è in corso la DEPOPOLAZIONE mondiale
L’Ente presieduto da Filippo Anelli cerca di eliminare anche i pazienti
I paesi nordici stanno pagando l’elettricità un ottantesimo rispetto a Francia e Italia. Scoprite come mai
Il blocco delle banane della NATO
Chi ha votato nel parlamento italiano a favore del Green Pass nelle sue varie versioni (lavoro, obbligo etc)
Il consigliere di politica estera di Giorgia Meloni.
Come è finita (male) con Mani Pulite
1992
IL 29 LUGLIO, ITALIANO RICORDA…
EDITORIALE
La Nato il neo Leviatano
Manlio Lo Presti
Sostituiamo il nome di Biden con quello della Nato e tutto è più comprensibile.
Fonte immagine: https://www.fondazioneluigieinaudi.it/nato-due-volte/
Dopo il taglio dei finanziamenti alla Nato deciso dal precedente presidente Trump riportato da varie fonti internazionali (1). Dopo questo blocco, la Nato si è orientata altrove e adesso è teleguidata da un pugno di colossi mondiali i cui bilanci sorpassano singolarmente intere nazioni messe insieme. Con l’utilizzo bellico ed aggressivo della Nato, queste società intendono eliminare popoli, nazioni, filiere commerciali, lingue, culture per creare l’uomo meccatronico imprigionato in un eterno presente ritmato dai gruppi di discussione in rete.
Umani numerabili e bersagli del micromarketing tecnotronico di alexa o di siri, della convergenza totalitaria dei dati personali sanitari, fiscali, economici, penali, comportamentali dentro un’unica stringa informatica che Colao ha etichettato ID2020 (cfr: https://www.lindipendente.online/2022/07/06/colao-annuncia-la-rivoluzione-digitale-che-nessun-futuro-governo-potra-smontare/ ).
A causa della sua estrema bellicosità, la Nato è il Neo-Leviatano da demolire pena l’estinzione dell’umanità che verrà spazzata via dalla robotica e la ridenominazione del DNA secondo le dottrine transumanistiche.
Harari, Schwab, Attali, apple, amazon, microsoft, cocacola, disney, MGM, aziende motoristiche, bioingegnerie, banche e strutture finanziarie di proprietà di antiche dinastie venali, ecc. pagano la struttura atlantica Nato per ripulire il pianeta dalle “bocche inutili” (2) che l’irruzione della robotica ha totalizzato per cinque miliardi di umani!
Sulla base di quanto sopra riportato, la Nato è il martello penumatico di queste megastrutture per radere al suolo tutto ciò che rallenta la massima fluidità delle loro vendite. Il bersaglio della Nato non è solo la Russia, la Cina ed altri nemici degli USA, ma è soprattutto l’Europa di cui deve rimanere un mucchio di cenere per prendere per fame la Russia stessa.
La Nato sta operando come una struttura aggressiva assassina anche contro gli Stati Uniti, anche essi un fardello da sterminare. Non è un caso che negli Stati Uniti siano in corso vi siano sparatorie, scontri razziali, cocaina a fiumi, disoccupazione, cultura della cancellazione del passato, tensioni sociali, incertezza, 380.000.000 di arma leggere e da combattimento, ecc. ecc. ecc.
POCHI SI STANNO ACCORGENDO DI QUESTA DERIVA DEMOLITRICE O FANNO FINTA DI NON VEDERE!
NOTE:
1)sul tema, sono disponibili le seguenti fonti:
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-il_complesso_militarindustriale_usa_si_trasferisce_a_washington_allombra_del_pentagono/11_46548/
https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/gli-usa-e-il-mondo-la-nato-ai-tempi-di-trump-27653http://america24.com/news/trump-bisogna-tagliare-finanziamenti-alla-nato
https://www.askanews.it/esteri/2020/04/15/la-guerra-degli-stati-uniti-contro-loms-trump-taglia-i-fondi-top10_20200415_155018/
https://www.adnkronos.com/nyt-trump-voleva-usa-fuori-da-nato_R56kupBjMrMqAoW5oo5QM
2)le “bocche inutili”, di hitleriana memoria, sono all’incirca 5 miliardi di umani diventati inutili con la svolta robotica attuale!
Elenco delle guerre degli Stati Uniti
Questo elenco include le guerre dei conflitti che hanno visto la partecipazione degli Stati Uniti .
La legenda sottostante facilita la lettura dell’esito delle guerre:
- Vittoria degli Stati Uniti d’America
- Sconfitta degli Stati Uniti d’America
- Altro esito (ad esempio un trattato o una pace senza un esito chiaro, uno status quo ante bellum , un esito sconosciuto o indeciso)
- Conflitto in corso
Le guerre in xviii ° secolo
Guerre nel xix ° secolo
IN EVIDENZA
Elenchi successivi riportano fino al 2014
FONTE: https://it.frwiki.wiki/wiki/Liste_des_guerres_des_%C3%89tats-Unis
Il Pentagono ha stilato un contratto per la “Ricerca COVID-19” in Ucraina 3 mesi prima che il COVID-19 esistesse ufficialmente
Il mondo ha iniziato a sentire parlare per la prima volta di un nuovo coronavirus all’inizio di gennaio 2020, con segnalazioni di una presunta nuova malattia simile alla polmonite che si è diffusa a Wuhan, in Cina. Tuttavia, il mondo non conosceva il Covid-19 fino a febbraio 2020, perché è stato solo l’11 di quel mese che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha ufficialmente chiamato la nuova malattia da coronavirus Covid-19.
Quindi, essendo questa la verità ufficiale, perché i dati del governo degli Stati Uniti mostrano che il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti (DOD) ha assegnato un contratto il 12 novembre 2019 a Labyrinth Global Health INC. per la “ricerca COVID-19”, almeno un mese prima della presunta comparsa del nuovo coronavirus e tre mesi prima che fosse ufficialmente soprannominato Covid-19?
I risultati scioccanti, tuttavia, non finiscono qui. Il contratto aggiudicato nel novembre 2019 per la “Ricerca COVID-19” non solo doveva svolgersi in Ucraina, ma faceva parte di un contratto molto più ampio per un “Programma di riduzione della minaccia biologica in Ucraina” .
Forse spiegando perché Labyrinth Global Health ha collaborato con EcoHealth Alliance di Peter Daszak e Metabiota di Ernest Wolfe sin dalla sua formazione nel 2017.
La documentazione nel sito originale:
FONTE: https://www.maurizioblondet.it/il-pentagono-ha-stilato-un-contratto-per-la-ricerca-covid-19-in-ucraina-3-mesi-prima-che-il-covid-19-esistesse-ufficialmente/
Mentre il mondo scivola verso un futuro caotico, l’MSM rimane deliberatamente ignaro delle sofferenze che ha causato.
L’agenda dei globalisti è progredita costantemente nel corso degli anni, il suo intento malvagio ci ha portato alla deplorevole condizione in cui si trova il mondo oggi.
Non è esagerato dire che la Cabala sta tentando di attuare un evento di estinzione di massa sull’umanità. Bill Gates e il resto della folla di NWO Davos hanno parlato con entusiasmo per anni della necessità dello “spopolamento”. Ci sono secondo loro troppi “mangiatori inutili”.
L’atrocità genocida del Covid che è stata imposta al mondo più di due anni fa è servita a quell’agenda, fino a un certo punto. L’intera portata delle vittime di quello che è stato un processo criminale su esseri umani vivi è ancora sconosciuta, potrebbero volerci anni prima che gli effetti a lungo termine siano pienamente compresi. Ancora, il fatto ovvio che l’ondata di morti e feriti che apparentemente confonde i media mainstream si concentra esclusivamente tra coloro che si fidavano dei loro governi e hanno preso, con riluttanza o meno, il colpo sperimentale. Atleti e giovani stanno morendo a ritmi allarmanti, ma l’MSM non riesce a trovare alcuna correlazione tra questo e il jab, il cambiamento climatico è la causa che si chiedono? L’assalto della propaganda che ha consentito la menzogna del Covid è stato possibile solo con la complicità del MSM. Utilizzando ogni strumento di disinformazione a loro disposizione hanno messo a tacere ogni opinione contraria, anche quella proveniente da alcuni dei massimi esperti mondiali del settore. Il dottor Robert Malone l’inventore della tecnologia MRNA, Cary Mullis il creatore del test PCR e molti altri stimati scienziati furono messi a tacere. E, naturalmente, i dissidenti, gli “anti-vaccinisti” furono ridicolizzati come “teorici della cospirazione”. Un termine creato dalla CIA per screditare ed emarginare coloro che hanno messo in dubbio l’assassinio di JFK quasi 60 anni fa. Senza gongolare per la tragedia ora c’è qualche rivincita, il gruppo a minor rischio da Covid? i “teorici della cospirazione” che non conoscevano abbastanza la fiducia dell’industria farmaceutica, dei loro governi o del MSM.
Gli stessi MSM sono ugualmente complici di tutte le atrocità occidentali degli ultimi anni. 9/11, la guerra in Iraq, l’Afghanistan, la Siria e, più recentemente, la crisi dell’Ucraina. Il MSM, che si supponesse liberale o conservatore, ha tutti servito da entusiasta sostenitore di ogni conflitto che l’America e la NATO hanno perpetrato. Senza di loro l’abilitazione e la promozione dell’agenda, la sua attuazione non sarebbe stata possibile. Quando arriverà il momento della resa dei conti, e arriverà, avranno molto di cui rispondere. Se c’è un “lato positivo” nell’orrore dell’attualità è che questo particolare strumento di controllo della popolazione sta rapidamente perdendo la sua capacità di influenzare le persone. È diventato così assurdo ed eclatante che pochi ci credono più. In America recenti sondaggi mostrano che la fiducia nei telegiornali è espressa in punti percentuali a una cifra, i dati sulla stampa sono leggermente più alti ma ancora pietosamente bassi. Statistiche simili si trovano in tutto il mondo. Durante il Covid la maggior parte dei canali mediatici è stata supportata da finanziamenti governativi per aderire rigorosamente alla narrativa del Covid, senza i soldi del governo la maggior parte sarebbe già fuori dal mercato. Con sempre meno persone che lo guardano e ancor meno che ci credono, questo non è più un mezzo di controllo efficace. Questo è chiaro, un argomento importante al recente incontro del WEF è stata la mancanza di fiducia mostrata nei globalisti e nel MSM, e si chiedono perché? Censurando l’alternativa, i media non aziendali sembrano essere l’unica cosa che gli resta, “se non credono alla bugia, possiamo almeno bloccare la verità”. Aiutato e favorito da Big Tech questo ha funzionato solo in parte,
Il mondo è cambiato per sempre dopo gli eventi dell’11 settembre. Era il casus belliper giustificare la guerra inventata al terrore e l’invasione e distruzione di antiche civiltà in Iraq, Afghanistan, Siria e Libia. Nessuno dei quali aveva nulla a che fare con le minacce terroristiche, solo altre guerre corporative per arricchire un’avida minoranza di uomini potenti. E quando i governi occidentali hanno parlato di “armi di distruzione di massa”, è stato ancora il MSM a ripetere le bugie senza fare domande. Ma come il MSM fallito, le “false bandiere”, uno strumento a lungo favorito per giustificare qualsiasi atrocità pianificata in seguito, sono ora ben riconosciute. Il Golfo del Tonchino è stato fabbricato per giustificare la guerra del Vietnam, i bombardamenti del 7/7 a Londra sono stati l’11/9 della Gran Bretagna per allinearlo alla guerra al terrorismo. Ma anche queste false flag non sono più efficaci. I tentativi di incastrare la Siria per un attacco con armi chimiche contro il suo stesso popolo sono stati rapidamente smascherati come tali. Molti prevedono che un altro evento del genere verrà utilizzato in Ucraina per rinvigorire la narrativa in rapido fallimento. Pochi saranno ingannati la prossima volta, ma l’MSM senza dubbio promuoverà comunque la narrazione.
Le “rivoluzioni di colore” sono state utilizzate per anni per rimuovere e sostituire i governi non conformi. Solitamente sostenuto da George Soros attraverso il finanziamento di ONG come la National Endowment of Democracy. Ha funzionato in Ucraina nel 2014 con il rovesciamento di “Maidan” del governo democraticamente eletto. Che fu poi sostituita con un’oligarchia appoggiata dai nazisti. Questo è il momento in cui il conflitto in Ucraina è effettivamente iniziato, non 5 mesi fa, come vorrebbe farci credere il MSM. Ha funzionato in Libia per rimuovere Gheddafi e bloccare i suoi piani per il dinaro sostenuto dall’oro per le nazioni africane. Tuttavia, hanno fallito in Cina nel 1989 con Piazza Tienanmen e a Hong Kong nel 2020. In Siria non sono riusciti a rovesciare il governo di Assad e, più recentemente, hanno fallito in modo spettacolare in Kazakistan a causa dell’azione rapida e decisiva degli Stati della CSTO guidati dalla Russia. Possiamo sperare che l’indignato Soros viva abbastanza a lungo per assistere al fallimento del lavoro della sua vita. Se ha più assi nella manica, ora sarebbe il momento, perché il suo vecchio playbook è obsoleto.
Mentre il mondo scivola verso un futuro caotico, l’MSM rimane deliberatamente ignaro delle sofferenze che ha causato. C’è stata poca o nessuna copertura onesta della rivolta globale dei manifestanti che hanno manifestato contro l’agenda della fame, il Grande Reset, il Covid, i passaporti dei vaccini e il totalitarismo in rapido aumento. Eppure tanto entusiasmo per la prospettiva di una dieta a base di insetti per salvare l’ambiente. La BBC britannica è una delle principali delinquenti, non c’è spazio per voci dissenzienti, ma è sempre tempo per qualche membro scontento della comunità LBGTB (qualunque cosa) si lamenti di essere di sesso errato o qualche altra assurdità “svegliata”. Senza alcun senso di vergogna, i MSM sono sempre desiderosi di mostrare i loro disgustosi “segnali di virtù” in modo che possano preservare il loro presunto monopolio sulla pietà. Eppure sembrano rimanere in gran parte ignari del fatto che per la maggior parte della sfiducia si è trasformata in disgusto e che i giornalisti sono tra le professioni meno ammirate. Giustamente così.
Gli strumenti dell’oppressione hanno fatto il loro corso, false flag, rivoluzioni colorate e i ciarlatani senza principi che si spacciano per giornalisti non promuovono più efficacemente la causa globalista. Se questi ultimi pensano che in qualche modo la loro complicità gli abbia procurato un posto in qualunque futuro utopico i globalisti abbiano pianificato per se stessi, si sbagliano tristemente. Erano solo pedine del gioco e quando avranno esaurito la loro utilità, si ritroveranno solo “mangiatori inutili” come il resto di noi.
Forza e violenza sono gli unici strumenti rimasti ai globalisti per controllare una popolazione sempre più arrabbiata. È stato assistito a un diffuso disgusto in paesi un tempo presunti liberi come l’Australia e il Canada, tra gli altri. Sono state utilizzate tattiche inutilmente pesanti della polizia per reprimere proteste altrimenti pacifiche. L’uso di provocatori tra i manifestanti per incitare alla violenza e screditarli è stato riconosciuto e denunciato dai manifestanti. George Orwell ha detto notoriamente: “se vuoi una visione del futuro, immagina uno stivale che calpesta un volto umano, per sempre”. Siamo quasi arrivati a quel futuro, un futuro in cui questo è tutto ciò che hanno per controllare le persone, la paura e la violenza . Eppure questo futuro non è fissato. Tutti i governi si concedono il monopolio della forza e della violenza e hanno la polizia e, quando richiesto, i militari per farlo rispettare. La speranza è che la stessa polizia e gli stessi militari si rendano conto che anche loro e le loro famiglie sono stati avvelenati dai colpi forzati e che sì, anche loro sono solo inutili mangiatori. Possiamo sperare che un numero sufficiente di loro decida di difendere l’indifendibile e di schierarsi con il popolo.
FONTE: https://www.strategic-culture.org/news/2022/08/01/the-old-dogs-needs-some-new-tricks/
Lo chiamano fact-checking. In realtà è censura (sinistra)”
di Luca Volonté per LNBQ, 8 febbraio 2022
I giganti social come Facebook, Instagram, Twitter continuano a censurare sistematicamente, con il pretesto del fact-checking, le notizie scomode: pro vita, pro famiglia o contro la narrazione dominante sul Covid. E la rete IFCN, collegata a Soros e Gates, si lamenta con YouTube, chiedendo una maggiore censura…
Nelle scorse settimane molte e inquietanti novità sono emerse sulla tirannica rete di controllo delle notizie (fact-checking) che manipola o censura i fatti in funzione di interessi politici, culturali ed economici di un manipolo di plutocrati illiberali mondiali. Ma la verità emerge.
Pochi giorni fa, l’Heritage Foundation ha smascherato le falsificazioni censorie delle notizie sui senatori repubblicani Cotton e Cruz, messe in atto da Glenn Kessler, il cosiddetto fact-checker per le pubblicazioni di Jeff Bezos, a partire dal Washington Post. A fine gennaio, Roy Austin, vicepresidente dei diritti civili per la società madre di Facebook Meta, che sovraintende alla ‘veridicità’ delle notizie postate sul social network da 3.5 miliardi di utenti, ex membro dello staff di Obama, ha dichiarato il suo impegno ad incrementare la censura in rete, ovviamente per il “bene sociale di tutti”. Il giorno precedente era stato il sito cristiano americano Life News a riportare come, anche nell’occasione della Marcia per la Vita statunitense del 22 gennaio, Twitter avesse evidenziato i post pro aborto e Instagram avesse censurato sistematicamente quelli pro life. Semplici coincidenze? No. Una rete internazionale di cosiddette organizzazioni di “fact-checking”, gruppi di ricercatori che dovrebbero verificare la correttezza delle informazioni riportate sui mass media, finanziate da sinistre organizzazioni e dai noti filantropi globalisti, aveva invitato YouTube a censurare più contenuti, soprattutto quelli postati da organizzazioni conservatrici e cristiane.
Dopo la presa sui media cattolici, con la scusa dei “no-vax”, denunciata nel dettaglio dal direttore Cascioli, ora gli stessi benevoli magnati vanno alla carica dei social media e di YouTube. La ‘sinistra’, di nome e di fatto, “International Fact-Checking Network” (IFCN), un’organizzazione del Poynter Institute, ha pubblicato una lettera aperta lamentandosi che YouTube “stia permettendo che la sua piattaforma sia usata da attori senza scrupoli per manipolare e sfruttare gli altri e per organizzarsi e raccogliere fondi”. Attenzione: parliamo di YouTube, piattaforma di proprietà di Google dal 2006, con più di 2 miliardi di utenti in tutto il mondo. L’IFCN sta sfruttando il Covid-19 per denunciare come “la disinformazione”, ovvero l’informazione libera e la condivisione di contenuti e video tra le persone in tutto il mondo, “possa essere distruttiva per l’armonia sociale, la democrazia e la salute pubblica”. La verve inquisitoria è rivolta contro i “no-vax”, ma anche a chiunque metta in discussione la narrazione dominante di fatti e avvenimenti, che pochi ricchissimi padroni del mondo impongono.
Non a caso il Poynter è lo stesso istituto che ha tentato di mettere nella lista nera 29 testate online cristiane e conservatrici nel 2019. Ben prima del Covid-19, questi loschi paladini della trasparenza informativa avevano dichiarato “inaffidabili” e chiesto la censura di molti siti conservatori cristiani, pro life e pro family di primo piano come Breitbart, Daily Signal, Daily Wire, Life News, Life Site News, Live Action News, Media Research Center, Project Veritas e persino il quotidiano Washington Examiner. La lista comprendeva anche organizzazioni che da sempre si battono per la libertà di religione, educazione e di difendere i cristiani perseguitati nei paesi occidentali come Alliance Defending Freedom. La MRC Free Speech America, un gruppo di giornalisti investigativi e ricercatori americani che si batte per la libertà di parola e pensiero, ha identificato almeno 11 grandi organizzazioni di sinistra che hanno finanziato il Poynter Institute per almeno 15.755.197 dollari tra il 2007 e il 2020.
Alcuni dei gruppi sono specificamente collegati a miliardari come George Soros, il cofondatore di Microsoft Bill Gates, il fondatore di Craigslist Craig Newmark e il fondatore di eBay Pierre Omidyar. Tutti i benefattori dell’umanità, per semplice coincidenza (?), sono nella lista dei miliardari che hanno raddoppiato i propri guadagni grazie alla devastazione mortale del Covid-19 nell’ultimo anno. La Fondazione Ford ha donato 2.600.000 dollari a Poynter. Soros e Omydiar hanno donato 1.300.000 dollari per meglio individuare e censurare notizie e post “inaffidabili”. Dunque, l‘“indipendente” IFCN, comportandosi come il Ministero della Verità di orwelliana memoria, nella sua lettera pubblica a YouTube pretende che la piattaforma si “assicuri di non promuovere attivamente la disinformazione ai suoi utenti o raccomandare contenuti provenienti da canali non affidabili”; ovviamente ci si dice pronti a collaborare per migliorare le procedure di valutazione della veridicità. I nuovi censori sono gli stessi che promuovono i dogmi dell’aborto libero, eutanasia, LGBTI, “Madre Terra”, la colpevolizzazione della Chiesa etc.
Due casi eclatanti sono venuti alla luce proprio in questi giorni. Il primo, dopo sette mesi di incendi in 60 chiese in tutto il Canada, sull’onda della denuncia contro il sistema delle scuole residenziali, che aveva peraltro una matrice governativa: ebbene, il professor Jacques Rouillard, professore emerito di storia all’Università di Montreal, ha scritto un articolo dettagliato su The Dorchester Review sottolineando che nessuno ha ancora visto alcun corpo nelle “fosse comuni” per bambini e soprattutto i numeri non quadrano. Ad esempio, nella scuola di Kamloops, dove per la Commissione statale sono 51 i bambini morti abbandonati nella scuola, in realtà 17 sono morti in ospedale, 8 per malattia o incidente, 24 sono stati sepolti nel cimitero della loro riserva indiana e solo 4 nel cimitero indiano di Kamloops, non lontano dalla scuola. Quindi? Zero cadaveri nella scuola. Secondo caso. Il Governo e la maggioranza rosso-fuoco (socialcomunista) spagnola sta approvando una Commissione di inchiesta sugli abusi verso i minori solo nella Chiesa, costruendo una campagna massmediatica imponente. Ebbene, la Fondazione indipendente ANAR ha presentato un primo studio sugli abusi infantili: sacerdoti e religiosi della Chiesa cattolica sono imputabili dello 0,2% del totale degli abusi.
I “fact-checkers” stanno in silenzio, sono colpevoli e conniventi.
Riferimento: https://lanuovabq.it/it/lo-chiamano-fact-checking-in-realta-e-censura-sinistra
ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME
Debenedetti e i documenti lanciati a terra
Silva Bergonzini 28 09 2022
Sull’insolvenza del tizio qui sotto ho già scritto. (Ha sostituito Agnelli nel socializzare le perdite) MPS l’ha ormai messo fisso nel bilancio come “Crediti in sofferenza ” ribadisco la grande invidia per i veri imprenditori, soprattutto per Berlusconi, ma vorrei aggiungere una postilla per rendere l’idea dello spessore umano di costui.
SASIB Azienda Bolognese allora sotto il suo controllo. Quando un dipendente si recava nel suo ufficio per la firma di documenti.. li restituiva firmati buttandoli sul pavimento.
Adorava vedere chinarsi ai suoi piedi… nega Carletto se hai coraggio.
Degna Tessera N 1 PD
FONTE: https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=pfbid0j6ALL3ZCTvA5rW35hve7dyN4ib2zFq9PEF2duHFNJEfhDxZskXrj1odFAcKW51iEl&id=100008432236644
MA CHI VOGLIONO PRENDERE IN GIRO?
31 01 2022
Vai elettrico, sistema la tua spazzatura, metti un maglione e riscalda fino a 19°, ottimizza i tuoi chilometri, cammina per il clima…
mentre:
– I giochi olimpici invernali si sono tenuti a Pechino sulla neve artificiale.
– In Francia, le località sciistiche illuminano le piste fino a mezzanotte in modo che gli “alzati tardi” possano sciare di notte.
– Lufthansa effettua 8.000 voli “vuoti” per mantenere le sue slot.
– La maggior parte delle grandi partite di calcio si svolgono di sera sotto i mega riflettori che consumano tutto!
– Gli 8 nuovi e giganteschi stadi di calcio chiamati ad ospitare la Coppa del Mondo in Qatar sono climatizzati (in un deserto! )
– Centinaia di camion girano per portarci frutta e verdura dalla Spagna mentre i prodotti regionali vanno nella spazzatura o investiti dalle ruspe
– La nave più grande del mondo: Wonder of the Seas trasporterà 7000 passeggeri, 2300 membri dell’equipaggio e girerà il mare.
– Circa 3500 portacontainer circolano nel mondo e ciascuno consuma 280.000 litri di carburante per 1000 km.
– I miliardari si offrono viaggi spaziali in condizioni “astronomiche”
– E nel frattempo, “PER IL BENE DELL’ECOLOGIA” vieteremo la guida di un’auto diesel o a benzina un po’ vecchia a chi non può permettersi di cambiare auto e che deve usarla per andare a lavorare e consiglieremo di abbassare il riscaldamento di 1°!
Siete dei delinquenti. punto
BELPAESE DA SALVARE
Colao annuncia la rivoluzione digitale che «nessun futuro governo potrà smontare»
Il Ministro per l’innovazione tecnologica e digitale, Vittorio Colao, ha deciso: tutti i dati dei cittadini dovranno essere digitalizzati e contenuti in un portafoglio elettronico sempre consultabile, mentre sta lavorando affinché il progetto assuma una dimensione europea. Come spiegato dallo stesso Colao ieri in conferenza stampa, infatti: «l’obiettivo è creare una vera e propria Schengen del digitale», ossia un Qr code contenente tutti dati e i documenti valido a livello europeo. L’Italia ha l’ambizione di porsi come avanguardia e apripista del progetto di digitalizzazione, che rientra nel contesto più ampio di riforme previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e necessarie per ottenere i fondi del Next Generation EU.
Il Ministro per la transizione digitale – facendo il punto sullo stato di attuazione del PNRR in materia di digitalizzazione e innovazione – ha spiegato che sono stati stanziati 20 miliardi nei settori digitale e spazio e che «ad oggi sono stati allocati o assegnati circa 15 miliardi, quasi 11 miliardi sul digitale, 4 miliardi sullo spazio». Ma la dichiarazione più importante – e anche più preoccupante – del Ministro è quella secondo cui «il percorso delle riforme è tracciato, nessun futuro governo potrà fermarlo». Una tale esternazione evidenzia inequivocabilmente quanto poco potere abbiano in realtà gli esecutivi eletti dal popolo di fronte a decisioni prestabilite a tavolino da agende sovranazionali rispetto alle quali cittadini e politica non hanno voce in capitolo. Un dato di fatto che indebolisce notevolmente quel concetto di “democrazia” costantemente ostentato dalla classe politica europea.
Dunque, il disegno dei rappresentanti di Bruxelles – sostenuto anche da organizzazioni extranazionali ed estremamente influenti come il World Economic Forum – prevede un Paese interamente digitalizzato, connesso e online dove tutto sarà potenzialmente controllabile e tracciabile. Nulla potrà sfuggire a quello che pare a tutti gli effetti un “grande occhio digitale”, dal sapore vagamente orwelliano.
L’idea è quella di estendere a tutti il possesso di un’identità digitale e di un portafoglio virtuale – come, ad esempio, l’App Io già utilizzata per il green pass – in cui saranno contenute tutte le informazioni che riguardano la vita di una persona: dai documenti al conto bancario, dalla tessera elettorale fino al fascicolo sanitario elettronico: quest’ultimo, in particolare, “custodirà” l’intera storia del nostro corpo e renderà possibile anche trattamenti sanitari a distanza che sono quelli su cui punta la “nuova” sanità 4.0. Non è un mistero, infatti, che attraverso le tecnologie più avanzate sia possibile monitorare in tempo reale l’organismo di un individuo nelle sue funzioni vitali, aggiungendo così un elemento ulteriore di possibile controllo sulla vita fisica dei cittadini. Si tratta del consolidamento del cosiddetto biopotere, già inaugurato da vaccini e green pass.
Un altro obiettivo fondamentale del ministero di Colao per trasformare l’Italia in una nazione “smart” è rappresentato dall’estensione onnipervasiva della rete 5G, che dovrà raggiungere anche i borghi più isolati del Paese entro il 2026. Durante la conferenza stampa di ieri, l’ex AD di Vodafone ha asserito, infatti, che «saremo il primo Paese europeo che avrà il 100% di fibra per il 5G, copriremo il 99% della popolazione e le reti a banda larga saranno per il 94% in fibra», aggiungendo anche che «a dicembre di quest’anno avremo completato tutta l’architettura digitale del Paese». A dispetto di quanto narrato, la rete 5G non è pensata tanto per la popolazione, quanto per fare decollare la cosiddetta Quarta rivoluzione industriale (4RI), in quanto permette il collegamento di milioni di oggetti alla Rete, rendendo possibile così l’automazione del lavoro, pilastro della 4RI, ma anche minaccia per milioni di posti di lavoro.
A tal fine, è necessario collegare tra loro i cavi delle antenne 5G: per questo, lo Stato ha assegnato 725 milioni alla Tim per “rilegare” antenne in 5G – ben 11 mila – alla fibra, coprendo così il 90% delle spese.
Tutto ciò rientra nella Strategia italiana per la Banda Ultra Larga, monitorata attentamente dall’Unione europea. Il governo e il ministero di Colao hanno lanciato per la sua realizzazione 5 bandi di gara, inclusi i due del 5G, finanziati dal piano di rilancio europeo (PNRR): tutti i bandi prevedono che la proprietà delle nuove reti resti appannaggio delle imprese private che le realizzano. Sarà poi il Garante delle Comunicazioni (l’AgCom) a dettare le regole affinché eventuali altre aziende concorrenti possano noleggiare queste reti d’avanguardia a prezzi equi.
Altri due punti importanti del progetto di digitalizzazione riguardano le amministrazioni pubbliche e la questione del contante: nel primo caso, si prevede il caricamento sul cloud di almeno il 75% delle amministrazioni italiane; nel secondo, la limitazione all’uso del contante va inserita proprio all’interno del progetto digitale che renderà possibile il controllo totale sui movimenti bancari degli utenti e non solo: le transazioni elettroniche, infatti, sono fonte di grande guadagno per gli istituti di credito grazie alle commissioni, che possono variare dall’1 al 4%.
Dietro alla facciata avanguardistica che si sta cercando di attribuire al Paese grazie a quello che dovrebbe essere il più grande ammodernamento tecnologico, dunque, si nascondono diversi problemi e rimangono, altresì, gravi criticità: una sanità sempre meno efficiente che ha visto il taglio di milioni di fondi e in cui manca personale medico e infermieristico, una scuola sempre più prostrata alle logiche di mercato piuttosto che alla formazione culturale, disoccupazione e disagi sociali, cui ora si è aggiunto un altissimo tasso di inflazione.
Si vedrà presto, dunque, se (e come) la digitalizzazione del Paese contribuirà a risolvere questi problemi strutturali, oppure se tale “ambizione” si rivelerà essere solo l’ennesimo “disegno futuristico” di una élite ormai sempre più distante dai problemi concreti della nazione e dei cittadini.
FONTE: https://www.lindipendente.online/2022/07/06/colao-annuncia-la-rivoluzione-digitale-che-nessun-futuro-governo-potra-smontare/
CONFLITTI GEOPOLITICI
Cresce la tensione intorno a Taiwan: i segnali sul possibile arrivo di Nancy Pelosi
La presidente della Camera degli Stati Uniti, Nancy Pelosi, dovrebbe visitare Taiwan come parte del suo tour in Asia, come riferisce un alto funzionario del governo taiwanese e fonti del governo statunitense. La visita, la prima per un esponente della Camera degli Stati Uniti in 25 anni, non risulta essere attualmente nell’itinerario ufficiale reso pubblico da Washington e arriva in un momento in cui le relazioni Stati Uniti e Cina sono ai minimi storici.
L’ultimo alto rappresentante del Congresso a essere stato a Taiwan è Newt Gingrich che ha visitato Taipei nel 1997 pochi giorni dopo il suo viaggio a Pechino e Shanghai. Il ministero degli Esteri cinese, allora, criticò la mossa di Gingrich ma la questione si risolse solo con dichiarazioni diplomatiche.
Ora, invece, la situazione è decisamente diversa con la Cina che minaccia apertamente il ricorso a una soluzione militare in caso che la presidente Pelosi decida di fermarsi a Taiwan nel suo viaggio. “Vorremmo dire ancora una volta che l’Esercito popolare di liberazione cinese non resterà mai a guardare. La Cina adotterà risposte risolute, e forti contromisure per difendere la sua sovranità e integrità territoriale”, ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri Zhao Lijian recentemente.
Non è ancora chiaro il giorno esatto in cui la Pelosi dovrebbe arrivare sull’isola “ribelle”, che Pechino considera come parte integrante della propria nazione: secondo fonti taiwanesi (e statunitensi) la sosta potrebbe essere effettuata già domani, martedì 2 agosto, mentre fonti cinesi non confermate riportano la data del 4, sfruttando il pretesto di una sosta per il rifornimento dell’aereo.
Frattanto gli Stati Uniti si stanno preparando per qualsiasi possibilità e infatti sappiamo dalla Cnnche il dipartimento della Difesa sta lavorando 24 ore su 24 per monitorare eventuali movimenti cinesi nella regione e per stabilire un piano per garantire la sicurezza della terza carica dello Stato Usa.
Il coordinatore del Consiglio di sicurezza nazionale per le comunicazioni strategiche John Kirby ha dichiarato lunedì che l’amministrazione Biden sosterrà Pelosi in un viaggio a Taiwan e che “vogliamo assicurarci che quando viaggia all’estero, possa farlo in sicurezza. Non c’è motivo per la retorica cinese. Non c’è motivo per intraprendere alcuna azione. Non è raro che i leader del Congresso si rechino a Taiwan”, ha detto ancora Kirby alla Cnn. “Non dovremmo essere intimiditi dalla retorica cinese o da potenziali azioni. Questo è un viaggio importante e faremo tutto il possibile per sostenerla” ha detto ancora il coordinatore del Consiglio di sicurezza nazionale.
L’eventualità della fermata taiwanese è supportata soprattutto dai movimenti delle forze armate statunitensi: nelle ultime ore diversi assetti, comprese portaerei e unità da assalto anfibio, hanno preso il mare e si stanno schierando nei mari contigui a Taiwan. Sembra quindi che la U.S. Navy stia creando una “zona cuscinetto” per l’aereo della presidente Pelosi, nel caso in cui lei decidesse di fermarsi sull’isola. Attualmente la delegazione del Congresso è atterrata a Singapore e dovrebbe procedere nei prossimi giorni a visitare la Corea del Sud, il Giappone e Malesia: secondo i cinesi, invece, sarà dalle Filippine, ovvero dalla base Clark, che sino al 1991 è stata sotto diretto controllo statunitense e dal 2016 ospita un contingente dell’U.S. Air Force impegnato nel pattugliamento del Mar Cinese Meridionale, teatro di una diatriba territoriale tra la Cina e gli altri stati rivieraschi, che dovrebbe decollare il volo della Pelosi diretto a Taiwan.
Le risorse navali statunitensi nella regione includono la portaerei Uss Ronald Reagan insieme al suo gruppo d’attacco (Carrier Strike Group – Csg), che è tornata velocemente nel Mar Cinese Meridionale dopo aver fatto scalo a Singapore la scorsa settimana, la nave d’assalto anfibia Uss Tripoli, che si trova vicino a Okinawa, e la nave d’assalto anfibia Uss America , che si trova a Sasebo, in Giappone. Queste ultime due unità ospitano ciascuna un Meu (Marine Expedtionary Unit) dell’Usmc che solitamente è forte di 2200 uomini e hanno a bordo un certo numero di F-35B. In più, nel Pacifico, la U.S. Navy può contare sulla portaerei Uss Abraham Lincoln, la Lhd Uss Essex e altre 36 navi da guerra, nonché tre sottomarini, che sono alle Hawaii per partecipare all’Esercitazione Rim of the Pacific (Rimpac), che si concluderà giovedì.
Nel frattempo, i siti web di monitoraggio dei voli mostrano che due HC-130J Combat King II – l’unica piattaforma dedicata al recupero del personale ad ala fissa dell’aeronautica americana – sono arrivati a Okinawa da Anchorage accompagnati da più KC-135 Stratotanker per il rifornimento in volo. È molto probabile che il volo della Pelosi sia stato scortato, dalle Hawaii sino al suo balzo verso Singapore – con tappa alla base Andersen a Guam – da F-22 Raptor per effettuare la scorta nei delicati cieli del Mar Cinese Meridionale.
L’U.S. Air Force nell’area ha tutti gli assetti in grado di dare copertura al volo di Stato: alla base di Kadena, a Okinawa, è basato il 961 Gruppo del 18esimo Stormo che utilizza gli E-3 “Sentry”, i velivoli Awacs che forniscono informazioni di comando e controllo in volo, sorveglianza a lungo raggio, rilevamento e identificazione di qualsiasi oggetto in aria o sulla superficie terrestre, quindi anche sul mare. In Australia, invece, sono presenti due bombardieri stealth B-2 che, arrivati intorno al 10 luglio, sono impegnati in una lunga missione di addestramento e deterrenza strategica.
Gli Stati Uniti, quindi, hanno un imponente dispositivo aeronavale con diversi assetti sparsi in un’area che va dall’Australia alle Hawaii passando per le Filippine, la Corea del Sud e il Giappone che sembra essere in fase di mobilitazione – non generale – per fornire sicurezza al viaggio della presidente Pelosi.
La questione politica
Occorre ora fare una riflessione politica sul significato della possibile visita a Taiwan della terza carica dello Stato statunitense. Innanzitutto, se accadrà, i protocolli diplomatici saranno molto importanti: se ci sarà ufficialità, quindi se ad esempio verrà accolta presso l’ufficio presidenziale di Taipei, sarà considerato un atteggiamento provocatorio da parte cinese. Anche altre opzioni di alto profilo, come una vista al parlamento di Taiwan potrebbe essere vista come tale, mentre se dovesse limitarsi a restare nella legazione statunitense la reazione di Pechino potrebbe essere inferiore.
Tuttavia, Pechino ha lanciato avvisi quotidiani sulla visita della Pelosi, lasciando intendere che la situazione potrebbe degenerare. Secondo la Cina è infatti possibile che l’aereo della presidente tenti di atterrare in un aeroporto di Taiwan con la scusa di un’emergenza, come un guasto o il rifornimento di carburante, quindi i caccia di pattuglia cinesi, i radar e il personale impegnato nelle recenti esercitazioni, dovrebbero comunque rimanere in allerta in prossimi giorni. Secondo i cinesi, se l’aereo della Pelosi dovesse davvero avere problemi durante il suo viaggio, i caccia cinesi potrebbero decollare e scortarlo sino a farlo atterrare negli aeroporti nella provincia di Hainan, sul Mar Cinese Meridionale o in altri aeroporti in Cina. Viene affermato che la Cina potrebbe fornire servizi e assistenza professionali, purché l’aereo della Pelosi rimanga lontano da Taiwan. È intuibile, da queste parole riportate dal Global Times – media di Stato cinese – che Pechino manterrà in volo i suoi caccia per osservare le mosse dell’aereo statunitense e intervenire tempestivamente in caso di necessità, quindi avvicinandosi al dispositivo di sicurezza Usa che, come detto, sarà composto da caccia di scorta e unità navali.
Il significato del volo della Pelosi a Taiwan, anche se non avverrà, resta profondamente legato a questioni di politica interna statunitense e cinese, e quindi di riflesso ai meccanismi di quella internazionale: in Cina ci si avvicina al congresso autunnale del PCC (Partito Comunista Cinese) che molto probabilmente vedrà un terzo straordinario mandato per Xi Jinping, che però, qualora dovesse rispondere in modo “poco incisivo” a una provocazione statunitense come il viaggio a Taiwan della presidente della Camera, potrebbe venire silurato dal Politburo nonostante il suo accentramento di potere: il presidente Xi sarebbe quindi costretto a reagire duramente per consolidare il suo potere.
Dall’altra parte del Pacifico, a Washington – forse consci di questa possibilità – il Congresso, e nella fattispecie le sue ali più intransigenti rappresentate dalla Pelosi ma non solo, potrebbero avere deciso per il viaggio a Taiwan proprio per innescare un cambiamento interno in Cina, rischiando però di “scherzare col fuoco”, come affermato dallo stesso Xi nella telefonata di due ore e 17 minuti di giovedì scorso col presidente Joe Biden. Questo tentativo potrebbe trovare sponde all’interno della stessa Cina per via della campagna anti-corruzione lanciata dal premier cinese che ha silurato diverse personalità di spicco della politica e del mondo militare, ma risulta molto più interessante far notare come la decisione di visitare Taiwan sia espressione dell’indipendenza del Congresso rispetto alla Casa Bianca, e quindi del conflitto in atto tra i due rami del potere statunitense: l’esecutivo Usa ha detto che spetta alla presidente della Camera decidere dove viaggia e che ha poca voce in capitolo nella sua decisione, e nonostante gli avvertimenti del Pentagono della scorsa settimana, che riferivano che non fosse “il periodo giusto”, la Pelosi sembra che abbia continuato nel suo intento.
Il rischio è che si sia messo in moto un gioco di potere pericoloso con ripercussioni incontrollabili, in quanto la leadership cinese non comprende completamente le dinamiche politiche negli Stati Uniti: per loro la visita della Pelosi sarebbe solo il primo passo verso il riconoscimento ufficiale della sovranità di Taiwan data la caratura del personaggio. Sostanzialmente, leggono quanto sta accadendo coi loro filtri, dati dalla loro cultura e dal loro ordinamento statale, non comprendendo appieno le sottili dinamiche interne della politica statunitense.
Ad aggravare questa visione distorta c’è anche il fatto che Nancy Pelosi è “persona non gradita” in Cina. La presidente della Camera è stata infatti sempre molto critica verso il PCC: ha incontrato dissidenti pro-democrazia e il Dalai Lama, nel 1991, dispiegò uno striscione in piazza Tienanmen per commemorare le vittime del massacro del 1989, e negli ultimi anni ha espresso sostegno alle proteste a favore della democrazia a Hong Kong. Cambiando lato della barricata, l’aver annunciato la possibile tappa a Taiwan diventa vincolante per la credibilità della stessa Pelosi, che qualora dovesse evitare di fermarsi sull’isola subirebbe discredito internamente, e comporterebbe la ricezione in Cina di un segnale di debolezza da parte statunitense, che però risulterebbe falso, con tutti i rischi che ne possono conseguire legati alla sottovalutazione della reale forza del proprio avversario.
FONTE: https://it.insideover.com/politica/cresce-la-tensione-intorno-a-taiwan-i-segnali-sul-possibile-arrivo-di-nancy-pelosi.html
Sta facendo il giro della Rete: è il video, girato il 26 febbraio, di cittadino americano a Kiev. Il quale finalmente ci fornisce le risposte alle tante domande che ci siamo posti e che certo non vengono spiegate dai media, troppo impegnati a cucinare falsità, notizie inventate e spezzoni di videogames. Perché non vediamo attacchi aerei? Perché non ci sono bombardamenti? Perché la Russia non ha tagliato elettricità, acqua e internet agli ucraini, come si usa nelle guerre? Come reagiscono gli ucraini? Cosa sta combinando Zelenski? Da cosa stanno davvero scappando, i profughi? E soprattutto: cosa vuole in realtà Putin?
Ascoltatelo con attenzione, è davvero illuminante. Chi non conosce l’inglese troverà più sotto tutta la traduzione originale, un po’ riadattata per facilitare la lettura.
Oggi è sabato 26 febbraio ed è il terzo giorno dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.
La gente in USA non sembra capire niente di quello che concerne siffatta invasione, continuano a dire che la Russia sta fallendo nel suo attacco perché non ha preso le infrastrutture, non ha colpito ad esempio il sistema elettrico, non ha distrutto i ripetitori del telefono oppure ancora non ha colpito le riserve idriche, continuano a dire che non capiscono perché la Russia sembra avanzare per poi fermarsi ogni volta che incontra qualche una resistenza. E’ davvero mancanza di immaginazione da parte dei commentatori americani.
Perché vedete il modo americano di fare le cose è andare e distruggere una nazione, distruggere tutto, distruggere il sistema elettrico, i ripetitori telefonici , le riserve idriche, basta distruggere tutto, per poi avanzare, ma questo non è fare la guerra, questo è spianare tutto, annichilire il nemico. E lo abbiamo visto fare così tante volte in Afghanistan, in Iraq, in Libia, in Siria, cioè hanno provato a farlo in Siria.
Ma allora cosa vogliono fare i russi? Non vogliono distruggere l’Ucraina, la vogliono prendere intatta, e non vogliono fare del male ai civili, perché dovrebbero voler far loro del male? Dal loro punto di vista se fanno male ai civili si creano dei nemici, quindi vogliono prendere l’Ucraina intatta, cambiarne la leadership politica e mettere una leadership che sia in linea con la Russia per ricavarne un alleato sulla lunga distanza. Ma se nel fare questo fanno del male ai civili, poi saranno proprio loro a mandare via il regime diretto da Mosca, non prendiamoci in giro. Vogliono un regime di marionette a cui gli ucraini siano più o meno indifferenti, non vogliono mettere nessuno al potere dopo aver reso la vita degli ucraini miserabile.
Quindi come stanno mettendo in atto la loro strategia? Stanno invadendo il paese in maniera molto rapida ed è sotto gli occhi di tutti quanto velocemente stiano invadendo l’Ucraina, senza colpire alcuna infrastruttura civile, ma solo colpendo obiettivi militari, e ogni volta che raggiungono una città e trovano una resistenza, intendo una seria resistenza da parte dell’esercito ucraino, si fermano e arretrano. In questo modo stanno li accerchiando, basta guardare una mappa. E’ una strategia tanto semplice quanto efficace, e stanno facendo questo in tutte le maggiori città, tipo a Kiev e Karkov, accerchiano le città e poi che fanno? Semplice: aspettano. Se circondi una città alla fine cadrà, non c’è un finale diverso.
Altra cosa che la gente sembra non capire è che vogliono prendersi l’esercito, e questo è il motivo per cui se vedete non ci sono state battaglie con centinaia o migliaia di morti o feriti. I russi è come se stessero prendendo l’Ucraina in punta di piedi. Per quel che riguarda lo spazio aereo, i russi posseggono lo spazio aereo ucraino al 100%. Ogni aereo che passa è russo. Non possiamo pensare all’esercito russo come all’esercito arretrato della seconda guerra mondiale, quello che vediamo oggi è l’esercito russo moderno, con una strategia ben precisa per catturare Ucraina ed esercito ucraino intatti. I russi hanno capito che una volta che avranno cambiato la leadership politica al paese, dovranno avere un esercito in loco che si prenda cura della nazione e delle persone.
E’ per questo che, come ho già detto, quando incontrano una resistenza maggiore, si fermano e arretrano. In occidente questa cosa è interpretata come debolezza, dicono che la Russia avanza molto velocemente ma poi non concretizza, perché è debole. Per la gente i russi sono deboli perché non sbaragliano l’esercito ucraino, e questo solo perché gli americani quando vanno in guerra fanno questo. distruggono l’esercito, e qualsiasi cosa che incontrino sul loro cammino, a loro non interessa. Ma ai russi si. ai russi invece interessa.
Una cosa che un mio amico mi ha fatto notare, una cosa che se ci si pensa è anche ovvia, è che i vertici militari ucraini, i generali e gli altri sono andati all’accademia militare insieme ai russi, erano compagni di scorribande fin da quando magari avevano 18 o 19 anni, bevevano insieme, uscivano insieme, si conoscono, si conoscono bene e non si vogliono uccidere tra di loro. Magari le loro vite si sono separate, ma gli anni passati insieme li mettono in una posizione in cui hanno qualcosa in comune e di certo non vogliono uccidersi l’uno con l’altro.
Una volta che i russi posseggono il cielo, lo sappiamo, ci mettono un attimo a colpire una zona e annichilirla causando una crisi umanitaria dalle proporzioni gigantesche ma loro non lo hanno fatto e non lo faranno. Come so questo? Perché hanno avuto tre giorni per farlo e niente, non l’hanno fatto. Sto facendo questo stupido video da un motel in centro a Kiev, pensate che potrei mai fare un video e avere linea internet se i russi facessero sul serio con l’Ucraina?
Mentre in occidente pensano che Putin e la Russia siano il male, la personificazione dell’anticristo. Non capiscono, non lo capite, e i vostri leader occidentali non vogliono di certo che capiate, leaders come Boris Johnson, Joe Biden, vogliono che vi immaginiate questa storia come un film della Marvel dove c’è il cattivo da demonizzare ed il cattivo è Putin, mentre gli americani insieme agli altri sono i cappelli bianchi, i bravi ragazzi che vinceranno il confronto.
Quello che mi da fastidio, e forse non è una cosa saggia da dire finché mi trovo qui in Ucraina, è che il regime di Zelensky invece vorrebbe vedere gli ucraini morti, non avrebbero problemi ad avere una crisi umanitaria. E come lo so? Lo so perché hanno dato le munizioni alla gente, da quel che so almeno 10 mila ak47. Se non hai pratica con un’arma del genere, puoi diventare molto pericoloso per la gente intorno a te e anche per te stesso. ci vogliono anni di training per imparare e sapere dove stai mettendo le mani, non è come nei film, è una cosa davvero pericolosa e davvero puoi farti seriamente male. Il regime di Zelensky non solo distribuisce le armi ma insegna alla gente come fabbricare ed utilizzare le molotov, vogliono fomentare la guerra, vogliono che la gente comune combatta contro i russi.
I russi hanno un esercito professionista, per cui se incontrano qualcuno di armato per la strada, sia un civile oppure un militare, gli sparano, non fanno discorsi. E se è un civile sarà il soggetto perfetto per una operazione fotografica in cui ritrarranno il civile morto per colpa del russo cattivo, e sarà presentato al mondo come scusa per le altre nazioni che verranno coinvolte come ad esempio gli Stati Uniti, fino a far arrivare la situazione ad un punto tale che le conseguenze potrebbero essere inimmaginabili.
E’ il regime di Zelensky che sta facendo qualcosa di demoniaco, perché deve essere demoniaco il fatto di incoraggiare i civili a fare qualcosa di cosi pericoloso e irresponsabile. Inoltre il regime di Zelensky ha di fatto messo nelle mani dei civili artiglieria pesante, e come è normale e giusto, i russi hanno il diritto di distruggere queste armi, e quindi saranno costretti a colpire anche dei civili. Mettiamo il caso che una cosa del genere avvenga in mezzo a dei condomìni, ci saranno i russi che nel tentativo di disarmare gli ucraini si troveranno costretti ad uccidere i civili. Il regime di Zelensky ha distribuito queste armi in aree popolose proprio perché vuole che una cosa del genere accada.
Vi racconterò anche qualcos’altro che il regime di Zelensky sta facendo: stanno impedendo a tutti gli uomini tra 18 e 60 anni di lasciare la nazione, se provano ad andarsene sono arrestati e arruolati immediatamente nell’esercito ucraino. Così succede che molti uomini stanno scappando dalle città. Ma non scappano dai russi, scappano dall’essere arruolati a forza. Non hanno paura che i russi distruggano le loro abitazioni o facciano loro del male.
Ora le donne, i bambini e gli anziani stanno nascondendo gli uomini tra i 18 ed i 60 anni, e non è una cosa che ho sentito dire, ma che so personalmente di gente che conosco, con cui lavoro, con cui sono uscito, sono andato a bere insieme, al ristorante insieme, ci ho fatto affari. Hanno dovuto lasciare Kiev per la paura di essere costretti con la forza ad entrare nell’esercito ucraino. Gente di mezza età come me, bravissimi business men magari, che però sono delle schiappe a fare i soldati con in mano un’arma, senza un briciolo di esperienza.
Il governo ucraino, il regime di Zelensky sta facendo tutto questo. E perché lo stanno facendo? Beh non costringi certo i tuoi uomini ad arruolarsi a forza se pensi che stai vincendo, o sbaglio? No di certo. E seconda cosa, attraverso questo sistema coatto crei un’intera classe di rifugiati che ha paura di te, governo, non certo dei russi. Così in occidente si rivendono quei filmati di gente che scappa dalle città e vi dicono e voi dite ” guarda scappano perché hanno paura dei russi”, no, assolutamente, non è così, hanno paura del regime di Zelensky.
Ma se dovessi dire cosa mi spaventa di più, è dare armi in mano ai cittadini che non sanno nemmeno come utilizzarle, perché il solo fatto di dar loro delle armi non li rende assassini perfetti. Poi accade che li trovano i russi e cosa succede? Cosa succede con un’arma che nemmeno sanno come utilizzare? Succede che i russi sparano, e così si ha inutile spargimento di sangue, per un’arma che nemmeno dovrebbero avere tra le mani. E questo è davvero diabolico. Da qui come ho già detto il regime ci può costruire una photo op perfetta.
Non pensate che le cose che vi sto dicendo le stia dicendo perché sono pro Russia o pro Putin, a me non interessano le opinioni qui, ma solo i fatti, e questa è la verità. Sono qui a Kiev in centro e sto ancora aspettando che i russi invadano la città, quindi so ciò di cui sto parlando. E nulla di ciò che sto dicendo viene detto dai media mainstream, o sbaglio? Guardate, tiro ad indovinare perché nemmeno li seguo i media americani o europei perché so che sono solo un ammasso di menzogne.
Probabilmente quello che state ascoltando qui non lo avete mai sentito altrove, benissimo, lo sentite adesso. Cosa vi ho sempre detto in questo canale? Pensate con la vostra testa e chiedetevi sempre perché qualcosa che sta avvenendo, sta avvenendo nel modo in cui avviene. Qui non ci sono casualità, c’è sempre chi pensa alle cose affinché avvengano in un certo modo, e sicuramente questo è ciò che hanno fatto i russi, i russi hanno pensato ad ogni singola mossa.
L’unica cosa che c’è da sperare è che il regime di Zelensky fallisca nel tentativo che sta mettendo in atto di coinvolgere in questo conflitto America ed Europa, e che il regime crolli o se ne vada, e che la Russia sia in grado quindi di prendere l’Ucraina intera senza feriti o morti, o con il numero minore possibile. Se le cose non vanno così, la nazione intera sarà distrutta, milioni di persone verranno ricollocate, milioni di persone verranno uccise e questa è esattamente la stessa cosa avvenuta in Iraq. Speriamo di non avere un secondo Iraq.
traduzione di Martina Giuntoli
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PALANTIR COLPISCE ANCORA!
1)A proposito di Big Tech e del loro ruolo nella Difesa, un piccolo esempio di attualità: l’8 maggio Alex Karp, amministratore delegato dellasocietà di software Palantir Technologies, si è recato in Ucraina per incontrare il presidente Zelensky, come riferisce The Hill.
Palantir è la più importante, quanto oscura, società tecnologica Usa, quella che presiede a tutto quel che concerne il Web per conto dell’intelligence e della Difesa. Karp non è certo volato a Kiev per prendere un tè con il presidente ucraino…
Riferimento, parte finale del seguente articolo dell’AD del 9 giugno:
nel punto a seguire dove abbiamo già sentito parlare di Palantir!!
2)Fra i membri della coalizione per il COVID-19 della stessa MITRE c’è Palantir,un’azienda privata di intelligence fondata nel 2003 da Peter Thiel, cofondatore di Paypal. Palantir si è consolidata come una società leader nei programmi di sorveglianza predittiva e faceva soldi a palate in lucrosi contratti con la CIA. L’azienda una volta partecipò in una campagna diffamatoria proposta contro attivisti contrari allo strapotere delle multinazionali e contro critici giornalistici, compreso Glenn Greenwald.
Avril Haines, l’attuale Direttore dell’Intelligence Nazionale e precedente Vicedirettore della CIA fu pagata 180.000 dollari come consulente per Palantir – un lavoretto cancellato dalla sua biografia
Haines fu anche un principale partecipante alla simulazione pandemica /simulazione di pandemia denominata “Event 201” avvenuta nell’Ottobre 2019 e sponsorizzata dalla Gates Foundation, dal World Economic Forum, e dal John Hopkins Center for Health and Security.
Haines enfatizzò ai colleghi relatori il bisogno/la necessità di controbattere alle critiche della risposta ufficiale sulla pandemia tramite “l’approfondimento della storia con fonti affidabili” dei media e di influencer con cultura/di cultura al fine di cercare di amplificare il messaggio in arrivo/ che stava per arrivare.
Palantir ha anche fornito la tecnologia per il tracciamento dei dati sul Covid al Ministero della Sanità del Regno Unito, insieme a Microsoft, Google e Amazon. Lo stratega politico britannico e conservatore, Dominic Cummings, che gode di collegamenti con Palantir e fornì all’azienda un accesso speciale al gabinetto/ all’ufficio del Primo Ministro, ha consigliato Boris Johnson e il Gruppo Consultivo Scientifico per le Emergenze sulle politiche da attuare per la gestione del Covid.
Intanto negli Stati Uniti, Palantir ha fornito il Dipartimento per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti e il Centro per il Controllo delle Malattie di varie tecnologie correlate al Covid
Riferimenti:
Versione originale in inglese: https://thegrayzone.com/2021/10/26/cloak-dagger-military-intelligence-digital-vaccine-passport/
Reclamo legale presentato contro il riconoscimento facciale “orwelliano” di Co-Op
Il Grande Fratello Watch afferma che le scansioni biometriche dei supermercati di “migliaia di acquirenti” sono “illegali” e “orwelliane all’estremo”.
Martedì scorso, il gruppo per i diritti della privacy Big Brother Watch ha rilasciato una dichiarazione in cui affermava di aver presentato una denuncia legale all’Information Commissioner sostenendo che l’uso da parte della Southern Co-operative di telecamere di riconoscimento facciale nei suoi supermercati è “illegale”. La denuncia legale, inviata tramite gli avvocati del gruppo dalla società per i diritti dei dati AWO, afferma che l’uso delle telecamere biometriche “viola i diritti sui dati di un numero significativo di interessati del Regno Unito”.
I supermercati della Southern Cooperative utilizzano software di riconoscimento facciale con telecamere di sorveglianza della società statale cinese Hikvision, che fornisce anche telecamere per i campi di concentramento del PCC nello Xinjiang ed è stata associata a gravi falle di sicurezza. All’azienda è vietato operare negli Stati Uniti e un gruppo di parlamentari di alto livello ha recentemente esortato il governo a vietare le telecamere dal Regno Unito.
Big Brother Watch è un gruppo di campagna per le libertà civili del Regno Unito che lotta per un futuro libero. “Siamo determinati a rivendicare la nostra privacy e difendere le libertà in questo momento di enorme cambiamento tecnologico. E lottiamo per vincere”, afferma il loro sito web .
Come riportato da Ethical Consumer nel gennaio 2021, i rapporti suggerivano che il controverso sistema di sorveglianza fosse stato implementato in negozi selezionati supervisionati dalla Southern Co-operative come parte di una “prova” dalla metà del 2019.
Nonostante l’uso del riconoscimento facciale da parte delle forze di polizia sia stato ritenuto controverso con la Corte d’appello che ha stabilito che parti del suo utilizzo sono illegali nell’agosto 2020, il suo uso si è insinuato nel settore privato e la reale portata del suo utilizzo rimane sconosciuta.
Mentre i negozi con telecamere a riconoscimento facciale mostrano cartelli che informano i clienti sulle loro operazioni, non è stato fatto alcun annuncio al pubblico prima dell’inizio delle prove. la questione è stata portata a maggiore attenzione solo in seguito alla pubblicazione di un case study sul sito web di Facewatch , fornitore specializzato di sistemi di riconoscimento facciale e sorveglianza.
Già nel 2020, il lancio ha lasciato i sostenitori della privacy a chiedersi se i negozi potessero giustificare pienamente l’uso della tecnologia ai sensi delle leggi sulla protezione dei dati. Si preoccupavano anche della sorveglianza strisciante e della capacità delle forze di polizia di accedere ai sistemi privati.
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La denuncia legale del Grande Fratello Watch presentata nel luglio 2022 delinea come il sistema della Cooperativa, venduto da Facewatch, “utilizza una nuova tecnologia e un trattamento altamente invasivo dei dati personali, creando un profilo biometrico di ogni visitatore dei negozi in cui sono installate le sue telecamere. ” La catena di supermercati ha installato la controversa tecnologia di sorveglianza in 35 negozi a Portsmouth, Bournemouth, Bristol, Brighton e Hove, Chichester, Southampton e Londra.
Il personale del supermercato può aggiungere individui alla “lista nera” del riconoscimento facciale, rendendoli un “soggetto di interesse”. Gli acquirenti non vengono informati se i loro dati biometrici facciali, simili ai dati contenuti nei passaporti moderni, vengono archiviati o aggiunti alla lista nera del supermercato dove vengono conservati per un massimo di due anni.
Le foto degli acquirenti che non sono in nessuna watchlist possono essere conservate per giorni affinché Facewatch “migliori il suo sistema”, secondo i documenti di Facewatch analizzati nel reclamo.
Il software di riconoscimento facciale utilizzato con le fotocamere, fornito dalla società britannica Facewatch, può essere utilizzato per condividere foto biometriche di “soggetti di interesse” con altre società che acquistano l’accesso al loro sistema. Le foto degli acquirenti possono essere condivise entro un raggio di 8 miglia da dove sono state scattate dai negozi di Londra o fino a un raggio di 46 miglia nelle zone rurali.
Essere nella lista di controllo di uno dei clienti di Facewatch come la cooperativa del sud potrebbe avere gravi ripercussioni negative sulla vita quotidiana di qualcuno. Il Grande Fratello Watch sta esortando chiunque pensi di poter essere stato colpito da ciò a contattarli, poiché potrebbero essere in grado di contestare la loro inclusione nella watchlist.
Silkie Carlo, direttore del Grande Fratello Watch ha dichiarato:
“La nostra denuncia legale all’Information Commissioner è un passo fondamentale verso la protezione dei diritti alla privacy di migliaia di persone che sono colpite da questo spionaggio pericolosamente invadente e privatizzato.
“L’uso da parte della Southern Co-op della sorveglianza con riconoscimento facciale in tempo reale è estremamente orwelliano, è altamente probabile che sia illegale e deve essere immediatamente interrotto dal Commissario per l’informazione.
“Il supermercato sta aggiungendo i clienti a liste di controllo segrete senza un giusto processo, il che significa che gli acquirenti possono essere spiati, inseriti nella lista nera in più negozi e negato l’acquisto di cibo nonostante siano del tutto innocenti. Questo suonerebbe estremo anche in un episodio di Black Mirror, eppure si sta svolgendo proprio ora in Gran Bretagna.
“Questo è un modo profondamente immorale e francamente agghiacciante per qualsiasi azienda di comportarsi e consiglio vivamente alle persone di non fare acquisti alla Southern Co-op mentre continuano a spiare i loro acquirenti .”
Per saperne di più: Il Grande Fratello Watch presenta un reclamo legale contro il riconoscimento facciale “orwelliano” di Co-Op , Grande Fratello Watch, 26 luglio 2022
FONTE: https://expose-news.com/2022/08/01/legal-complaint-filed-against-co-ops-facial-recognition/
La madre di tutte le bugie
Estratto dal libro: «Vendere la guerra»
La storia dei neonati strappati alle incubatrici dai soldati iracheni durante la prima Guerra del Golfo è l’ennesima dimostrazione di un principio, da tempo compreso dai propagandisti, secondo cui una bugia ripetuta tante volte finisce per essere accettata come verità.
L’offuscamento dei confini tra la verità e il mito non è certamente iniziato con l’Amministrazione Bush. La disinformazione ha fatto parte della guerra almeno dai giorni di Alessandro Magno, che disseminava grosse corazze lungo il percorso delle sue truppe in ritirata, per far credere al nemico che i suoi soldati fossero dei giganti.
L’aneddoto sul trucchetto di Alessandro Magno di solito viene raccontato ai soldati nella prima lezione di addestramento in operazioni psicologiche (spesso dette “psyop”).
In un documento dell’aeronautica Usa del 1998, intitolato Information Operations, si dichiara che “le operazioni di informazione vengono applicate in tutto il raggio d’azione delle operazioni militari, dalle missioni di pace al pieno conflitto… è importante sottolineare che la guerra dell’informazione è una formula che viene attuata in tutte le attività dell’aeronautica, dalla pace alla guerra, allo scopo di consentirne l’effettiva esecuzione di tutti i compiti… L’esecuzione di operazioni d’informazione in ambito aeronautico, spaziale e cyberspaziale attraversa tutti gli aspetti del conflitto”(si osservi l’uso del “doublespeak” [o “linguaggio doppio”, NdT] nel contesto dei termini “pace” e “operazioni militari”).
Il documento Information Operations contiene sezioni intitolate “operazioni psicologiche”, “guerra elettronica”, “attacco informativo”, “controinganno” e “inganno militare”.
Nel mondo attuale, si dichiara: “la crescente infrastruttura dell’informazione trascende l’industria, i media, l’esercito, e coinvolge entità governative e non governative. e’ caratterizzata da una fusione di reti e tecnologie militari e civili… In realtà, un notiziario, un comunicato diplomatico o un messaggio militare contenente l’ordine di esecuzione di un’operazione, dipendono tutti dalla [infrastruttura dell’informazione globale]”.
In questo contesto, le psyop “sono ideate per trasmettere indizi e informazioni selezionati ai leader e al pubblico straniero, allo scopo di influenzarne le emozioni, gli stimoli, le motivazioni obiettive e infine il comportamento”, mentre “l’inganno militare confonde gli avversari, portandoli ad agire in base all’obiettivo dei suoi artefici”.
In pratica, si dice sul documento citando lo stratega militare cinese Sun Tzu, “tutte le operazioni di guerra sono basate sull’inganno”.5
La vicenda dei “neonati strappati alle incubatrici”6 dai soldati iracheni ha contribuito alla creazione del sostegno pubblico alla prima Guerra nel Golfo Persico. Al momento della sua diffusione, la storia venne largamente creduta e non vi fu alcuna smentita fino alla fine della guerra. Da allora, alcuni giornalisti e organizzazioni umanitarie hanno svolto delle indagini, giungendo alla conclusione che si trattava di un falso. Il fatto venne considerato gravissimo negli ambienti stessi delle pubbliche relazioni, eppure parte del pubblico crede ancora che sia vero.
Dopo il 2 agosto 1990, data dell’invasione del Kuwait da parte dell’Iraq, gli Stati Uniti dovettero fare dietro front alla svelta. Per circa un decennio, sino ad allora, Hussein era stato un alleato degli Usa nonostante le condanne dei gruppi internazionali per i diritti umani.
La Hill & Knowlton, in quel periodo la più grande agenzia di pubbliche relazioni del mondo, fu l’ideatrice della massiccia campagna messa in atto per convincere gli americani ad appoggiare una guerra di liberazione del Kuwait occupato dall’Iraq.7
Gran parte del denaro per finanziare la campagna in favore della guerra proveniva dal governo kuwaitiano stesso, che sottoscrisse un contratto con la H&K nove giorni dopo l’entrata dell’esercito di Saddam nel paese.
La Hill & Knowlton creò il gruppo “Citizens for a Free Kuwait”, una classica operazione di propaganda ideata per celare la sponsorizzazione del governo kuwaitiano in combutta con l’Amministrazione Bush senior. Durante i sei mesi successivi, il governo kuwaitiano stanziò circa 12 milioni di dollari per il Citizens for a Free Kuwait, mentre il restante finanziamento ammontava a 17.861 dollari e proveniva da 78 singoli donatori. Praticamente, tutto il budget del gruppo – 10.800.000 dollari – andò come compenso alla Hill & Knowlton. 8
I documenti archiviati al Dipartimento di Giustizia Usa dimostravano che 119 funzionari della H&K dislocati in 12 uffici in tutti gli Stati Uniti lavoravano per conto del Kuwait. L’agenzia organizzò le interviste agli esponenti kuwaitiani, la celebrazione del “Giorno di liberazione nazionale del Kuwait” e altre manifestazioni pubbliche, la distribuzione di notizie e kit informativi, e collaborò alla diffusione presso giornalisti influenti e l’esercito Usa di oltre 200.000 copie di una mini guida di 154 pagine sulle atrocità compiute dall’Iraq, intitolata The Rape of Kuwait (Lo stupro del Kuwait, NdT).9 Le dimensioni della campagna Hill & Knowlton misero in soggezione persino l’O’Dwyer’s PR Services Report, una delle maggiori pubblicazioni nel settore delle pubbliche relazioni. L’editore Jack O’Dwyer scrisse che la Hill & Knowlton “ha assunto un ruolo senza precedenti come agenzia di pubbliche relazioni nella politica internazionale”. La H&K ha impiegato un’incredibile varietà di tecniche e accorgimenti per la creazione di un’opinione pubblica favorevole al sostegno degli Usa al Kuwait… Tra le tecniche rientravano le esaurienti conferenze in cui venivano descritte le torture e le altre violazioni dei diritti umani compiute dal regime iracheno, e la distribuzione di migliaia di magliette con lo slogan ‘Free Kuwait’ e adesivi nei campus universitari in tutti gli Stati Uniti”.10
Tutti i grandi eventi mediatici hanno bisogno di quello che i giornalisti e i pubblicitari chiamano “aggancio”. L’aggancio ideale e’ l’elemento centrale affinché una vicenda faccia notizia, provochi una forte risposta emotiva e rimanga impressa nella memoria.
Per la campagna sul Kuwait, l’aggancio arrivò il 10 ottobre 1990, quando l’Assemblea congressuale per i diritti umani tenne un’udienza a Capitol Hill, presentando ufficialmente per la prima volta le violazioni dei diritti umani dell’Iraq. L’udienza apparve come un normale procedimento congressuale ufficiale ma non era esattamente così.
Sebbene l’Assemblea fosse presieduta dai deputati Tom Lantos e John Porter, non era una commissione ufficiale del Congresso. Soltanto pochi osservatori hanno notato l’importanza di questo dettaglio. Tra questi vi era John MacArthur, autore di The Second Front, che resta il miglior libro mai scritto sulla manipolazione delle notizie durante la prima Guerra del Golfo. “L’Assemblea sui diritti umani non e’ una commissione del Congresso, quindi e’ libera da quelle implicazioni legali che farebbero esitare un testimone prima di mentire”, ha osservato MacArthur. “Mentire sotto giuramento di fronte a una commissione congressuale e’ reato; mentire dietro l’anonimato di fronte a una riunione al vertice e’ soltanto diplomazia”.11 La testimonianza più commovente del 10 ottobre fu quella di una ragazzina kuwaitiana di 15 anni, identificata soltanto per nome, Nayirah. Secondo l’Assemblea, il cognome di Nayirah restava riservato per evitare ritorsioni irachene contro la sua famiglia che si trovava nel Kuwait occupato. Singhiozzando, la ragazzina descrisse ciò che aveva visto con i suoi occhi in un ospedale di Kuwait City. La trascrizione della sua testimonianza venne diffusa in un kit informativo del Citizens for a Free Kuwait. “Ero volontaria all’ospedale al-Addan”, raccontò Nayirah. “Mentre ero lì, ho visto i soldati iracheni entrare nell’ospedale con i fucili e dirigersi nelle camere dove si trovavano i bambini nelle incubatrici. Hanno tolto i bambini, hanno portato via le incubatrici e li hanno lasciati morire sul pavimento gelido.” Continuò affermando che questo era accaduto a “centinaia” di bambini.12
Passarono tre mesi dalla testimonianza di Nayirah all’inizio della guerra. Durante questi mesi, la storia dei bambini tolti dalle incubatrici veniva ripetuta in continuazione. La raccontò il Presidente Bush. Fu raccontata durante le testimonianze al Congresso, nei talk show in TV, alla radio e al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Amnesty International riporto’ la denuncia in un rapporto sui diritti umani del dicembre 1990, dichiarando che “oltre 300 neonati prematuri sarebbero deceduti dopo essere stati tolti dalle incubatrici portate via dai soldati iracheni”.13
“Di tutte le accuse mosse contro il dittatore”, osservò MacArthur, “nessuna ebbe più impatto sull’opinione pubblica americana di quella secondo cui i soldati iracheni avrebbero tolto 312 neonati dalle incubatrici lasciandoli morire sul pavimento gelido dell’ospedale di Kuwait City”.14
All’Assemblea sui diritti umani, tuttavia, la Hill & Knowlton e il deputato Lantos non avevano detto che Nayirah era un membro della famiglia reale kuwaitiana. Infatti suo padre e’ Saud Nasir al-Sabah, l’ambasciatore del Kuwait negli Stati Uniti, anch’egli presente nell’aula dell’assemblea durante la testimonianza. L’Assemblea non rivelò inoltre che il vice presidente della Hill & Knowlton, Lauri Fitz-Pegado, aveva istruito Nayirah per la testimonianza.15
Dopo la guerra, alcuni investigatori sui diritti umani cercarono conferme sulla storia di Nayirah, senza trovare alcun testimone o altre prove che potessero sostenerla. John Martin di World News Tonight dell’ABC visitò l’ospedale al-Addan e intervistò il dottor Mohammed Matar, direttore del sistema sanitario del Kuwait, e sua moglie, la dottoressa Fayeza Youssef, che dirigeva il reparto di ostetricia dell’ospedale. Secondo la loro testimonianza, le accuse di Nayirah erano false. In tutto il Kuwait erano disponibili pochissime incubatrici, non certamente le “centinaia” citate da Nayirah, e nessuno aveva visto soldati iracheni strappare neonati alle macchine. “Credo si sia trattato solo di propaganda”, disse Matar.16 La testimonianza di Martin portò all’avvio di un’indagine indipendente di Amnesty International, che al tempo della testimonianza di Nayirah aveva preso per buona la storia dei “neonati strappati alle incubatrici”.
Anche gli investigatori di Amnesty International non trovarono “prove credibili” che confermassero la storia e smentirono il loro precedente rapporto.17 “Siamo convinti… che la vicenda dei neonati deceduti non sia avvenuta nelle proporzioni inizialmente riferite, qualora sia effettivamente avvenuta”, ha riportato un portavoce di Amnesty International.18
Anche Middle East Watch, un’altra organizzazione sui diritti umani, ha svolto un’indagine propria, concludendo che la storia fosse una mistificazione. Il direttore di Middle East Watch, Aziz Abu-Hamad, che ha condotto un’indagine di tre settimane in Kuwait dopo la guerra, ha dichiarato: “Le ricerche accurate di Middle East Watch non hanno prodotto alcuna prova per sostenere queste accuse. Dopo la liberazione del Kuwait, abbiamo visitato tutti gli ospedali nei quali secondo la testimonianza sarebbero accaduti tali episodi. Abbiamo intervistato i dottori, le infermiere e gli amministratori e abbiamo consultato gli archivi delle strutture. Ci siamo anche recati nei cimiteri e abbiamo esaminato i registri. Sebbene avessimo chiari risconti sulle varie atrocità commesse dagli iracheni, non ne abbiamo trovato alcuno sull’accusa secondo cui i soldati iracheni avrebbero tolto i neonati dalle incubatrici lasciandoli morire. Alcuni testimoni del governo kuwaitiano, che durante l’occupazione irachena avevano sostenuto la veridicità della storia delle incubatrici, hanno cambiato idea e altri sono stati screditati. La diffusione di resoconti falsi sui crimini commessi reca un grave danno alla causa dei diritti umani. In questo modo si distoglie l’attenzione dalle reali violazioni commesse dall’esercito iracheno in Kuwait, compresa l’uccisione di centinaia di persone e la detenzione di migliaia di cittadini kuwaitiani e non, centinaia dei quali sono ancora dispersi”19
Perché inventare queste storie quando il regime di Saddam Hussein offre una vastità di crimini veri? Non vi e’ alcun dubbio che fosse un dittatore brutale, colpevole di aver torturato e ucciso migliaia – o meglio, centinaia di migliaia – di persone innocenti. Una spiegazione potrebbe essere che storie come quella sugli “assassini di neonati” rappresentano l'”aggancio” per la propaganda di guerra. Durante la Prima Guerra Mondiale, ad esempio, i francesi e gli inglesi avevano diffuso storie (mai documentate o confermate) secondo cui i soldati tedeschi avevano sparato a un bambino di due anni e “tagliato le braccia di un bambino rimaste appese alle vesti della madre”, la vicenda venne ricamata ulteriormente quando un giornale francese pubblicoò un disegno raffigurante soldati tedeschi che mangiavano mani.20
Se gli organizzatori di guerra degli Stati Uniti volevano attaccare l’etichetta di “assassino di neonati” al collo di Saddam, avrebbero comunque potuto farlo in modo onesto. Delle 5.000 persone uccise dal gas di Saddam, nel villaggio dei curdi iracheni di Halabja nel 1988, il 75% erano donne e bambini. Il problema e’ che l’episodio di Halabja e altri che videro l’utilizzo di armi chimiche, avvenivano mentre l’Iraq riceveva sostegno economico e militare dagli Stati Uniti.
“Ad ogni modo, la posizione dell’America su Halabja e’ vergognosa” disse Joost R. Hiltermann di Human Rights Watch, l’organizzazione che ha svolto indagini approfondite sulla vicenda di Halabja. Infatti, il Dipartimento di Stato Usa aveva persino “dato istruzioni ai diplomatici di riferire che parte della responsabilita’ ricadeva sull’Iran. Il risultato di tale sofisticheria fu che la comunità internazionale smise di raccogliere gli appelli per una ferma condanna dell’Iraq per un atto efferato quanto l’attacco al World Trade Center.”21
Durante la campagna per la guerra nel 1990, l’atrocità commessa a Halabja e il tacito consenso del Dipartimento di Stato erano fatti così recenti che sarebbe stato difficile per la prima Amministrazione Bush convincere qualcuno dell’onesta’ della sua indignazione morale. Dire la verità avrebbe suscitato troppe domande imbarazzanti. La campagna a favore della guerra intendeva raccontare la verità sulla natura del regime di Saddam Hussein ma per proteggersi dalle enormi conseguenze di quella verità era necessario ricorrere a quello che Churchill o Rumsfeld chiamerebbero una “scorta di bugie”.
Pertanto, durante la pianificazione dell’operazione “Tempesta del Deserto”, la prima Amministrazione Bush ha evitato di menzionare l’episodio di Halabja, e i giornalisti ne hanno parlato raramente.
Una ricerca nel database delle notizie di LexisNexis mostra che negli Stati Uniti la vicenda di Halabja e’ stata menzionata in 188 articoli durante il 1988 (l’anno in cui si e’ verificato il fatto). e’ stata tuttavia citata raramente nell’anno successivo: in 20 articoli nel 1989 e solo in 29 nel 1990, l’anno in cui Saddam invase il Kuwait. Nell’intervallo di tempo tra l’invasione del Kuwait, 2 agosto 1990 e la fine dell’operazione “Tempesta del Deserto”, 27 febbraio 1991, vi sono stati soltanto 39 riferimenti a Halabja.
Nel decennio successivo, la media e’ stata di 16 riferimenti l’anno. Durante le elezioni presidenziali del 2000, sono stati soltanto 10.
Effettivamente la vicenda non e’ ricomparsa sui media statunitensi fino al settembre 2002, quando l’Amministrazione di George W. Bush ha iniziato la pressione pubblica per la guerra in Iraq. Da allora, i riferimenti iniziano ad aumentare notevolmente. L’episodio di Halabja e’ stato riportato 57 volte soltanto nel mese di febbraio 2003. In marzo, il mese dell’inizio della guerra, lo e’ stato 145 volte. Erano passati quasi 15 anni, i ricordi si erano sbiaditi e si poteva tranquillamente parlare dell’uccisione con il gas dei cittadini iracheni da parte di Saddam. Furono pochi i giornalisti che scrivendo di Halabja nel 2002 e nel 2003 si sono presi la briga di menzionare il fatto che Saddam aveva commesso le atrocità peggiori mentre il padre dell’attuale Presidente lo ricopriva di aiuti finanziari.
In ben altro modo sono andate le cose dopo il racconto di Nayirah sui “neonati strappati alle incubatrici”. Secondo lo stesso database di Lexis-Nexis, la storia dei neonati tolti dalle incubatrici ha ricevuto 138 citazioni durante i sette mesi intercorsi tra l’invasione del Kuwait e la fine dell’operazione “Tempesta del Deserto”. Subito dopo la fine della guerra, i giornalisti, una volta andati negli ospedali kuwaitiani e raccolte le testimonianze del personale ospedaliero secondo il quale la storia era falsa, hanno iniziato a ridimensionare la versione originale. Dopo il 1992, la storia e’ quasi del tutto scomparsa, con una media di appena 10 citazioni all’anno nel decennio successivo. Tuttavia, la vicenda dei neonati riaffiorò brevemente nel dicembre 2002, quando il canale HBO trasmise in anteprima un documento “basato su una storia vera” dal titolo “Live From Baghdad”, nel quale si ripercorrevano le avventure di Peter Arnett e di altri giornalisti della CNN durante l’operazione “Tempesta del Deserto”.
“Live From Baghdad” includeva l’intero servizio sulle dichiarazioni di Nayirah e di alcuni osservatori, dando l’impressione che la storia fosse vera.
In risposta alle proteste suscitate dall’osservatorio sui media FAIR, la HBO aggiunse una nota alla fine dei titoli di coda, in cui si ammetteva che “le accuse mosse ai soldati iracheni di aver tolto i neonati dalle incubatrici… non sono mai state comprovate”.22 Naturalmente, la nota e’ stata vista soltanto dai pochi telespettatori che hanno letto i titoli di coda. Prima dell’inserimento della nota, il critico televisivo del Washington Post Tom Shales, nella sua recensione di “Live From Baghdad”, aveva scritto: “L’orrore compiuto in Kuwait ritorna vivido durante una sequenza in cui [Robert, il produttore della CNN] Wiener e la sua troupe viaggiano attraverso il Kuwait per indagare sulle accuse secondo cui i soldati iracheni avrebbero strappato via dei neonati alle incubatrici durante un saccheggio, ricordate?”.23
Sarebbe ingiusto puntare il dito contro Shales per aver rievocato un fatto mai accaduto. Il racconto di Nayirah sulle incubatrici e’ soltanto l’ennesima dimostrazione di un principio, da tempo compreso dai propagandisti, secondo cui una bugia ripetuta tante volte finisce per essere accettata come verità.
John Stauber e’ il fondatore e il direttore del “Center for Media & Democracy”, un istituto che analizza la propaganda condotta dalle multinazionali e dai governi. Lui e Sheldon Rampton pubblicano su “PR Watch”, l’osservatorio Usa sull’industria delle pubbliche relazioni.
Note:
5. Information Operations, Air Force Doctrine Document 2-5, 5 agosto 1998, i–ii, viii, 4–5, 11, 13, <http://www.cadre.maxwell.af.mil/warfarestudies/iwac/AFDocs/afdd2-5.pdf>.
6. Vedi pag. 60
7. “Citizens for Free Kuwait Files with FARA After a Nine-month Lag”, O’Dwyer’s FARA Report, Vol. 1, N. 9, ottobre 1991, p. 2.
8. Ibid.
9. Arthur E. Rowse, “Flacking for the Emir”, Progressive, maggio 1991, pp. 21–22.
10. O’Dwyer’s PR Services Report, Vol. 5, N. 1, gennaio 1991, p. 1.
11. John MacArthur, The Second Front: Censorship and Propaganda in the Gulf War, (Berkeley, Calif.: University of California Press, 1992), p. 58.
12. Ibid.
13. “Iraq/Occupied Kuwait: Human Rights Violations Since August 2, 1990”, Amnesty International, 19 dicembre 1990, p. 66.
14. MacArthur, op. cit., p. 84.
15. “Fitz-Pegado Works for Cayman Islands”, O’Dwyer’s PR Daily, 28 maggio 2002, <http://www.odwyerpr.com/members/archived_stories_2002/may/0528pegado.htm>. Per ulteriori dettagli sulla campagna di pubbliche relazioni svolta da Hill & Knowlton per il Kuwait, vedere John Stauber e Sheldon Rampton, Toxic Sludge Is Good for You! (Monroe, Maine: Hoover Institution Press, 1995), pp. 167–75.
16. ABC World News Tonight, 15 marzo 1991.
17. Robert L. Jackson, “Former U.S. Envoy, Two Others Charged in Gulf War Scheme”, Los Angeles Times, 8 luglio 1992, p. A1.
18. Michael Ross, “Doubts Cast on Girl’s Account of Iraqi Atrocities in Kuwait”, Los Angeles Times, 7 gennaio 1992, p. A8.
19. Aziz Abu-Hamad, “Focus on Proven Abuses”, lettera al direttore, Washington Post, 4 aprile 1993, p. C6.
20. MacArthur, op. cit., pp. 51–53.
21. Joost R. Hiltermann, “America Didn’t Seem to Mind Poison Gas”, International Herald Tribune, 17 gennaio 2003, <http://www.iht.com/articles/83625.html>.
22. “Activism Update: HBO Adds Disclaimer to Gulf War Movie”, Fairness and Accuracy in Media, 3 gennaio 2003, <http://www.fair.org/activism/hbo-incubators-update.html>.
23. Tom Shales, “‘Live From Baghdad’: The Cameras of War”, Washington Post, 7 dicembre 2002, p. C1, <http://www.washingtonpost.com/ac2/wp-dyn? pagename=article&node=&contentId= A21263-2002Dec6>.
FONTE: https://www.disinformazione.it/venderelaguerra.htm
DIRITTI UMANI
I dati ufficiali confermano che è in corso la DEPOPOLAZIONE mondiale
Dati ufficiali negli Stati Uniti riportano un notevole eccesso di mortalità nel 2021 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Stiamo parlando di decessi per ogni causa, ma nel caso degli Stati Uniti sono più che raddoppiati e questo lascia proprio pensare a un depopolamento in atto. Ma quali sono le cause? Come sapete i numeri non mentono e l’analisi dei numeri che porteremo alla vostra attenzione emetterà un verdetto univoco. ogni persona sana di mente Sarà in grado di cogliere ed evitare così ogni pericolo. La vita è sacra è un prezioso dono che abbiamo ricevuto. Preserviamola in ogni modo. L’amministrazione Biden, il nostro ed altri governi nel mondo e le aziende farmaceutiche hanno assicurato che i sieri per il covid-19 erano sicuri ed efficaci e che avrebbero consentito il ritorno alla normalità. Ebbene, secondo le ultime statistiche, il 70% di tutti gli americani, bambini compresi, ha ricevuto una dose, il 59% è completamente vaccinato, ma c’è una statistica allarmante che indica che le cose non sono nemmeno lontanamente vicine al ritorno alla normalità, cioè quella delle morti in eccesso per tutte le cause. Nelle ultime 13 settimane c’è stato un aumento del 212% dei decessi in eccesso per tutte le cause. 193.000 persone sono morte nelle ultime 13 settimane mentre nello stesso periodo del 2020 erano morte 91.000. Il Vermont, lo stato più vaccinato d’America, aveva cifre allarmanti. Il tasso di mortalità per tutte le cause varia da Stato a Stato, ma la maggior parte degli Stati attualmente sono ben al di sopra dell’intervallo normale. Con i freddissimi mesi invernali in arrivo le previsioni indicano un’altra drammatica impennata degli eccessi di mortalità. Molte persone si chiederanno se sono stati i sieri del covid 19 a causare l’aumento dei decessi per tutte le cause. Forse ci sono stati altri fattori. Ebbene la risposta la otteniamo dai dati del Regno Unito. Ricordiamo che il Regno Unito è avanti nella campagna di inoculazione di circa 2 mesi sugli Stati Uniti. Questo ci permette di fare delle previsioni che valgono non solo per gli Stati Uniti ma anche per tutti i paesi dove è in corso la massiccia campagna vaccinale, Italia compresa.
Il grafico parla chiaro: le persone vaccinate sotto i 60 anni hanno il doppio delle probabilità di morire rispetto alle persone non vaccinate e le morti complessive in Gran Bretagna stanno viaggiando ben al di sopra del normale. I numeri non mentono. Siamo al principio di una depopolazione selettiva e l’eccesso di mortalità in crescendo riguarda le persone a cui è stato inoculato il siero
È in gioco la vita di miliardi di persone ed è in pericolo la vita dei nostri bambini. Abbiate pietà di loro!
FONTE: https://notizieitalodominicane.net/i-dati-ufficiali-confermano-che-e-in-corso-la-depopolazione-mondiale/
L’Ente presieduto da Filippo Anelli cerca di eliminare anche i pazienti
La Verità (@LaVeritaWeb) ha twittato (1:00 PM on Sab, Lug 30, 2022):
Dopo aver svuotato le strutture con la linea durissima contro dottori e infermieri no vax,
L’ente presieduto da Filippo Anelli cerca di eliminare anche i pazienti, scoraggiando esami del sangue, Tac e risonanze magnetiche.
@gandolag https://t.co/cEaYg7gMLF
FONTE: https://twitter.com/LaVeritaWeb/status/1553334687816421376?t=5ZYmxl4hTXZhT82iTtNzpg&s=03
ECONOMIA
I paesi nordici stanno pagando l’elettricità un ottantesimo rispetto a Francia e Italia. Scoprite come mai
Mentre Germania e Francia sono alle prese con prezzi record dell’elettricità a causa delle scarse forniture di gas dalla Russia e della bassa produzione di energia nucleare francese, i Paesi nordici, che si affidano principalmente all’energia idroelettrica ed eolica, stanno beneficiando di un forte calo dei prezzi per i prossimi giorni.
Il calo della domanda dovuto alle vacanze estive, al riempimento dei bacini idrici e al tempo ventoso di questi giorni ha portato venerdì a un crollo dell’80% dei prezzi dell’energia elettrica nel giorno prima nella regione nordica. Secondo le stime di Bloomberg, i prezzi medi dell’elettricità in tutta l’Europa settentrionale per sabato sono scesi fino a 4,17 euro per megawattora (MWh) nella borsa Nord Pool di Oslo.
PANORAMA INTERNAZIONALE
Il mondo si trova a un punto critico in quanto mette i bambini di Ecuador, Paraguay, Russia, Cina, Vietnam, Gaza, Filippine e Siria contro Del Monte, Hunter Biden e Liz Truss in una lotta all’ultimo sangue con un solo vincitore.
Mentre i feroci combattimenti continuano in Ucraina e il ministro degli Esteri britannico Liz Truss decide di armare Taiwan per combattere la Cina, le banane ecuadoriane si sono trovate proprio al centro della campagna della NATO per schiacciare la Russia. La chiave per convincere la Russia a issare bandiera bianca e cedere le sue abbondanti risorse all’alleanza angloamericana è, a quanto pare, non solo privare la Russia delle banane dell’Ecuador, ma garantire che i russi non possano rifornirsi di banane altrove.
Se la verità è stata la prima vittima della guerra in Ucraina della NATO, l’Ecuador, a quanto pare, deve essere la seconda. Nel 2021, l’Ecuador ha ricevuto 706 milioni di dollari per l’esportazione di banane in Russia, 142 milioni di dollari per i gamberetti, 99 milioni di dollari per i fiori, 28 milioni di dollari per il pesce e 17 milioni di dollari per il caffè. La Russia rappresentava il 20% (circa 85 milioni di scatole) del volume totale delle banane esportate dall’Ecuador. Ora, poiché non c’è un posto dove venderli e conservarli, quegli 85 milioni di scatole, come gran parte degli altri prodotti sotto embargo dell’America Latina, devono essere distrutte per ordine ignorante dello zio Sam.
L’Ecuador non è l’unica vittima innocente della NATO. Il Paraguay, uno dei paesi più poveri dell’America Latina, era un importante esportatore di carne bovina verso la Russia; nel 2021 ha esportato 79.213 tonnellate di carne bovina in Russia, per le quali il Paraguay ha ricevuto 314 milioni di dollari, mangime per polli alla NATO ma valuta estera fondamentale in Paraguay.
Il Brasile, che ha già oceani di problemi economici di ispirazione statunitense, ha ricevuto oltre 760 milioni di dollari dalla Russia: 343 milioni di dollari per la soia, 167 milioni di dollari per la carne di pollame, 133 milioni di dollari per il caffè e 117 milioni di dollari per la carne di bovino. E, per quanto riguarda il Messico, che ha esportato automobili, computer, birra e tequila in Russia, da dove ha importato i fertilizzanti di cui aveva tanto bisogno, dato che il suo settore agricolo è ora al collasso a causa dell’embargo dei fertilizzanti russi, lo zio Sam può aspettarsi un numero maggiore di persone impoverite in arrivo. schiene bagnate da sfruttare e guardare dall’alto in basso.
Questi agricoltori ecuadoriani, che hanno problemi più urgenti e immediati di cui preoccuparsi rispetto ai laboratori biologici ucraini della famiglia Biden, sono i veri obiettivi della NATO. Il loro raccolto di banane che marcisce, il loro fertilizzante russo e l’embargo dei mercati russi, devono affrontare non solo fatture rovinose, ma anche gli occhi imploranti delle loro mogli e dei loro figli impoveriti, quei simpatici e supplicanti fannulloni che le ONG della NATO amano schizzare sulla ciotola dell’accattonaggio appelli che usano per incartare la loro stessa colpevolezza nel depauperare i bambini dell’America Latina, obiettivi eterni della NATO.
Sebbene i russi sopravviveranno alla perdita delle banane dell’Ecuador, non sono l’unico obiettivo della Reconquista della NATO. Il vero piano è isolare la Russia e soggiogare nuovamente l’Africa e l’America Latina in modo che le loro risorse possano essere nuovamente saccheggiate.
Anche se pochi avrebbero bisogno di ricordare la United Fruit Company che ha trasformato così tanti paesi dell’America Latina letteralmente in repubbliche delle banane , si dovrebbe guardare di nuovo a come i francesi caritatevoli hanno gettato le briciole dei bambini di Saigon, come se fossero così tanti polli selvatici o come gli inglesi civilizzati usavano i bambini grassocci dell’India e (di nuovo impoveriti) Ceylon come esca viva per le loro spedizioni di caccia ai coccodrilli.
Uno dei miei ricordi più duraturi è dormire in una dependance vicino a una delle piantagioni di banane Mindanao di Del Monte durante un’avanzata militare dell’ISIS. Quando mi sono svegliato, letteralmente con il canto del gallo, ho pensato che l’aviazione stesse giocando al 7 ° postoLa cavalleria mentre gli aerei ronzavano in alto. Saltando con cautela dal mio trespolo per evitare il maiale di famiglia, uscii per sentire quella che pensavo fosse pioggia. Gli aerei ci stavano inzuppando di tutti i tipi di agenti patogeni che inducevano il cancro per mantenere in ordine i profitti di Del Monte e al diavolo le esternalità di inzuppare i poveri laggiù. Anche se ho assistito a vite simili rovinate nelle Highlands messicane e nel delta del Mekong in Vietnam, non devo sopportare, come fanno loro, questa tossica generosità americana dall’utero alla tomba. A questo riguardo sono, come dicono gli ipocriti americani, un privilegiato.
E, per fortuna, per la mia bussola morale, rimango scioccato dal fatto che questi discendenti di cacciatori di coccodrilli e distributori di briciole non cambieranno i loro modi fino a quando non saranno obbligati a farlo. Anche se mettiamo da parte l’ assedio lituano di Kaliningrad e quello norvegese di Barentsburg , la NATO ha in corso provocazioni ancora più grandi. Sebbene la dichiarazione del G7 che detterà il prezzo a cui la Russia può vendere il suo petrolio e fertilizzante è una delle più grandi provocazioni del genere, è, si spera, la buccia di banana che riporterà sulla terra questi teppisti arroganti con un botto onnipotente.
Anche se la Russia e l’America Latina dovessero essere la Polonia di Hitler o un’altra prigione a cielo aperto di Gaza dove la NATO conta le calorie che i detenuti possono avere per mantenerli a malapena in vita, la Russia e l’America Latina non possono e non lo tollereranno. I latinoamericani non possono essere gli eterni vassalli della NATO. Anche loro, come i loro confratelli in Vietnam e nelle Filippine, meritano una giusta scossa e un mondo con speranza e sogni realizzabili. Meritano qualcosa in più di Del Monte e degli USA e se, insieme a Russia e Cina, devono lottare per questo, così sia.
Tutto ciò ci riporta alla dottoressa contabile britannica Liz Truss e ai suoi sinistri lobbisti nel gruppo di think tank della Riforma . È stato spesso scherzato sul fatto che, sebbene i contabili possano aggiungere e sottrarre, non possono moltiplicare o dividere, l’implicazione è che la strategia non è la loro carta forte. Certamente, se l’ ignoranza di Truss sulla geografia russa o le sue dichiarazioni su Taiwan sono il punto di riferimento, la grande strategia non è il forte di Truss.
La questione taiwanese, così come le questioni connesse riguardanti lo Stretto di Taiwan e il Mar Cinese Meridionale, possono e saranno risolte solo dai paesi ad esse contigui. Non solo non sono affari di Perfidious Albion, ma la promessa di Truss di attrezzare Taiwan è criminalmente incendiaria e inutile, poiché nulla, meno di tutte le macchinazioni di un complotto imperiale in via di estinzione, fermerebbe un determinato attacco cinese.
Non solo la Cina, come la Russia e l’Ecuador, merita il suo posto al sole, ma la Cina è, di fatto, il secondo importatore mondiale di banane . La via da seguire per il mondo è consentire ai bambini russi e cinesi di sgranocchiare banane ecuadoriane e persino permettere ai bambini della Siria e di Gaza di assaporare tali prelibatezze infantili, di smettere di nutrire quei bambini con briciole e usarle come esche delle ONG.
Il mondo, quindi, è a un punto di svolta critico in quanto mette i bambini di Ecuador, Paraguay, Russia, Cina, Vietnam, Gaza, Filippine e Siria contro Del Monte, Hunter Biden e Liz Truss in una lotta all’ultimo sangue dove c’è deve essere un solo vincitore, dove Hansel e Gretel, insieme a Masha e Mishka e le banane ecuadoriane devono prevalere sulle malvagie streghe della NATO.
FONTE: https://www.strategic-culture.org/news/2022/07/07/nato-banana-blockade/
POLITICA
Chi ha votato nel parlamento italiano a favore del Green Pass nelle sue varie versioni (lavoro, obbligo etc)
Agosto 1, 2022 posted by Guido da Landriano
Per completare l’informazione generale e grazie al canale Telegram Pippocamminadritto pubblichiamo una lista completa di “Chi ha votato chi” alla Camera dei deputati nella scorsa legislatura per quanto riguarda il Green Pass e la sua applicazione.
La lista è completa e suddivisa fra i vari voti: voto sul Green pass “Base” (la versione europea, solo per certi spostamenti) al Green Pass obbligatorio per il lavoro, la Green Pass rafforzato, quello che introduceva un obbligo vaccinale, all’obbligo di Super Green Pass per lavorare, quello che poi ha creato un obbligo vaccinale surrettizio.
Potete downlodare la lista completa A QUESTO LINK
Comunque qualche screenshot parziale ve lo pubblichiamo, anche per darvi un esempio di come troverete il file
FONTE: https://scenarieconomici.it/chi-ha-votato-nel-parlamento-italiano-a-favore-del-green-pass-nelle-sue-varie-versioni-lavoro-obbligo-etc/
FONTE: https://www.maurizioblondet.it/il-consigliere-di-politica-estera-di-giorgia-meloni/
Come è finita (male) con Mani Pulite
2 agosto 2022
Dalla Ricostruzione al Boom a Tangentopoli, ultima chance per cambiare. I simboli di quella stagione furono eliminati in vari modi: Di Pietro infamato, Bossi inglobato, Feltri comprato e Funari emarginato. A novembre compirò 79 anni. Sono nato dunque alla fine del 1943 e ho attraversato tutta la storia dell’Italia repubblicana.[…]
(DI MASSIMO FINI – massimofini.it) – A novembre compirò 79 anni. Sono nato dunque alla fine del 1943 e ho attraversato tutta la storia dell’Italia repubblicana.
I primi anni del Dopoguerra, fino al boom economico compreso, sono stati, com’è ovvio, i migliori. Uscivamo da una crisi materiale e morale devastante, dopo aver perso una guerra. Ma “krìsis” vuol dire anche opportunità e gli italiani, cui non è mai mancato lo spirito di iniziativa, la colsero. L’imprenditoria italiana si mise a volare, grazie anche agli aiuti americani. Però non fu solo lo slancio della “ricostruzione” a rendere “belli” gli anni 50. Essere rimasti vivi dopo i bombardamenti Alleati e i rastrellamenti tedeschi bastava a renderci felici. La mia generazione, diciamo dei ragazzi degli anni 60, ha avuto un rapporto molto diverso con gli americani di quella che ci aveva preceduto. Per i nostri fratelli di 10 anni più vecchi, gli americani erano un mito non tanto perché li avessero “liberati”, ma perché i soldati Usa davano loro caramelle e cioccolato e, a volte, delle ambitissime Am-lire che in quei giorni convulsi avevano sostituito la valuta nazionale. A noi invece gli americani erano indifferenti, non li amavamo ma nemmeno li odiavamo. Eravamo intrisi, almeno noi giovani borghesi, dell’esistenzialismo francese, di Camus, di Sartre, di Merleau-Ponty. Anche se l’esistenzialismo pendeva verso il comunismo sovietico, prima della clamorosa denuncia di Camus dei lager che peraltro era stata preceduta, ma inascoltata da Gide negli anni 30. Erano i famosi “compagni di strada”. L’esistenzialismo avrà un revival a metà degli anni 60 col movimento hippy, con la libertà personale (i “capelloni”), sessuale e il femminismo non portato ancora agli estremismi del metoo. Eravamo poveri negli anni 50, ma è nella povertà che si è solidali. I ricchi possono fare beneficenza, ma questa non è solidarietà è solo per salvarsi la coscienza.
Poi all’inizio degli anni 60 arrivò il “boom economico”. Lo affrontammo con una certa naïveté priva di volgarità. Era bello, dopo aver stretto per anni la cinghia, potersi permettere certi beni che avevamo considerato un lusso, come l’automobile. La Fiat aveva fatto il proprio lavoro e l’Italia cominciava a essere un paese moderno almeno dal punto di vista autostradale (“da casello a casello”, “c’ho giù la Giulia”: chi avendo la mia età non ricorda queste frasi o La voglia matta con un Ugo Tognazzi quarantenne, abbonato naturalmente al Touring Club, che perde la testa per l’implume Catherine Spaak?). Quest’incanto si chiuse nel 1967. Quando i figli di una borghesia ipocrita proclamarono di voler rovesciare la borghesia, una cosa che avrebbe fatto rivoltare nella tomba il vecchio Marx. Andavano in giro urlando slogan raccapriccianti: “Uccidere un fascista non è un reato”. Qualche ragazzo “fascista”, o presunto tale, rimase su una sedia a rotelle. Qualcun altro ci lasciò la vita. La Dc lasciò fare sperando, come sempre, che il fenomeno si sarebbe esaurito da solo. Da noi invece, a differenza che in Francia o in Germania, è durato 10 anni, facendo il maggior numero di danni possibile (gli assassinii di Tobagi e Casalegno). La Dc aveva capito che quei giovani pseudorivoluzionari erano politicamente innocui. L’aspirazione vera dei loro leader era conquistare le prime pagine del Corriere e possibilmente la direzione. Come poi è puntualmente avvenuto. I soli rispettabili, a parer mio, di quella generazione furono i primi “brigatisti rossi” (Curcio & C.) che credevano a quello che facevano e mettevano a rischio la pelle altrui a prezzo però anche della propria. Ma cavalcavano un’ideologia morente, il marxismo-leninismo, che si spense pochi anni dopo col collasso dell’Urss.
Seguirono gli anni 80. Gli anni della “Milano da bere”. A parte il fatto che se la bevevano solo i socialisti, è in quegli anni che ha inizio la corruzione sistematica. Non c’era appalto senza tangente politica. I più arroganti in questa spoliazione, materiale e morale, della società furono i socialisti. Il socialismo è la traduzione laica del pensiero cristiano chinato sugli umiliati e offesi. Ed è ben vero che negli anni 80 costoro non potevano più essere identificati con la classe operaia che stava disfacendosi a favore del terziario e della finanza, ma non potevano nemmeno essere identificati con i visagisti, i coiffeur, gli stilisti, le dame di corte (“i nani e ballerine” del compagno Rino Formica). La corruzione riguardava tutti i partiti, ma i socialisti, a differenza della più prudente Dc e del più controllato Pci, la agirono con particolare violenza e volgarità arrivando a “torre le donne altrui” per piazzarle in questo o quel programma tv. Fu anche per questo che quando arrivò Mani pulite, nei primi anni 90, i socialisti furono il principale bersaglio di una collera popolare che arrivò ai limiti, sempre inaccettabili, del linciaggio.
Mani pulite veniva da lontano. Era una delle conseguenze del collasso dell’Urss del 1989. Scomparso per il momento l’“orso russo”, l’incubo di sempre, come vediamo ancor oggi, del mondo occidentale, non era più necessario appoggiare quello che in Italia era il suo contrapposto storico, la Dc. Il “turatevi il naso” di Montanelli non valeva più. Quei voti si dispersero in varie direzioni, ma si concentrarono soprattutto sulla Lega di Umberto Bossi, un movimento anti-partitocratico che sulle prime era stato preso poco sul serio, ma adesso al Nord prendeva il 40% dei voti. Dopo una quindicina d’anni di “compromesso storico” (il Pci associato al potere), nasceva in Italia una vera forza di opposizione. Ciò liberò le mani ai magistrati che prima, se osavano indagare sulla corruzione della classe dirigente, venivano spediti a un semiconfino, cioè in Procure marginali. E ci fu la sequela di arresti di politici e imprenditori i quali, gli imprenditori intendo, erano spesso i primi ad autodenunciarsi perché il taglieggiamento pesava, oltre che sui cittadini, anche su di loro. È proprio negli anni precedenti Mani pulite che, in virtù del voto di scambio, abbiamo accumulato l’enorme debito pubblico che ancor oggi pesa e complica i nostri rapporti con l’Ue.
Mani pulite è stato un possibile momento di svolta. Dopo anni di impunità anche la classe dirigente veniva richiamata al rispetto di quelle leggi che tutti i cittadini sono chiamati a osservare. Mani pulite non fu solo una rivolta popolare contro il prepotere dei partiti, ebbe anche un’origine economica perché il Paese non poteva più sopportare il peso di quel finanziamento illecito i cui rivoli, anzi fiumi finivano spesso nelle tasche dei corruttori. Sulle prime la stampa appoggiò con entusiasmo finanche sospetto l’opera dei magistrati, soprattutto milanesi, perché aveva la coda di paglia essendo stata compartecipe dell’ancien régime lucrandone i vantaggi. In un famoso discorso alla Camera del 21 dicembre 1994, sfiduciando e rovesciando il governo Berlusconi con cui si era provvisoriamente alleato, Bossi concluse: “Oggi finisce la Prima Repubblica”. Si illudeva. A cadere sarebbe stato lui con tutto l’impianto di Mani pulite.
Sintetizzando molto, i protagonisti di Mani pulite furono quattro: Antonio Di Pietro, punta di lancia di quelle inchieste; Bossi; Vittorio Feltri, direttore de L’Indipendente che, in modo spesso sgangherato e violento, appoggiò le indagini; e Gianfranco Funari che rappresentava in tv la voce popolare. La reazione a questo “sgarro” alla partitocrazia non si fece attendere. Bossi fu inglobato, Feltri comprato, Di Pietro infamato in tutti i modi, Funari emarginato. Per sapere quello che è successo dopo non è necessario avere 79 anni. Delegittimata la magistratura, la corruzione della classe dirigente è scesa giù per li rami coinvolgendo anche i cittadini e la stessa magistratura, all’interno della quale, salvo lodevoli e isolate eccezioni, si svolgono lotte di potere non diverse da quelle dei partiti.
Il 25 settembre ci saranno le elezioni. Al nuovo presidente del Consiglio, probabilmente Giorgia Meloni, spetterà il difficile compito di ridare agli italiani una fiducia nelle Istituzioni che, come dimostra la montante astensione, hanno da tempo abbondantemente perduto.
FONTE: https://infosannio.com/2022/08/02/come-e-finita-male-con-mani-pulite/
Era il 2 giugno – Festa della Repubblica – del 1992, e il panfilo della regina Elisabetta, il ‘Britannia’, preso in affitto dai più famelici esponenti della finanza anglosassone, capitò dalle parti di Civitavecchia per prendere a bordo il direttore generale del Tesoro, Mario Draghi. Capo del Governo allora era Giuliano Amato: quello col musetto da topo che Craxi, esule ad Hammamet, avrebbe condannato per la sua corrività a giurare che con lui non c’entrava niente, che era passato lì per caso, spergiuro come San Pietro, ma il gallo, affetto da raucedine, si rifiutò di cantare. Quello che allungò nottetempo – un frammento di socialismo reale finito, apparentemente per errore, nel cortometraggio del turbocapitalismo agli esordi – la zampetta rosa, pelosa, nei conti correnti dei risparmiatori italiani, il sei per mille, per cercare di ottenere, su ordine della cupola di Bruxelles, il pareggio di bilancio, una delle più sanguinose ossessioni di tutti i Governi dell’Italia che si stava estinguendo.
Il dondolio dell’onda mite, e quel sorriso, una linea sghemba tracciata tra le due orecchie, di uno che sembra sorridere anche quando é incazzato. Draghi salì sul ‘Britannia’ – didascalicamente, un bene pubblico dato in concessione ai privati – per porgere un ‘salutino’. Dalla lunghezza del documento che lesse ai propri correligionari, devoti al Mercato, si ricava il sospetto che in realtà vi si fosse trattenuto per un bel pò di tempo, o magari che si fosse comportato come un vecchio 45 giri mandato alla velocità sbagliata. E’ una caratteristica di tutti i capitoli di Storia che si concludono per annunciarne un altro, quella di riproporre, magari in mondo sfumato, la variante del tradimento. Non solo quello di Amato, molto più da fumetto, ma quello di Draghi, che da discepolo di Federico Caffè – keynesiano doc e convinto assertore della necessità di tenere a bada con gli strumenti dello Stato sovrano l’antropofagia del Mercato – aveva cambiato parrocchia, unendosi a coloro per i quali esso costituiva invece non la Soluzione Finale, ma la Soluzione Definitiva, come il pan bagnato e la zuppa.
Lo scroscio delle monete che cadevano sulla testa di Craxi, all’uscita dalla sua ultima trincea, il ‘Raphael’- dopo essersi invano difeso dal pugnale dei sicari togati reclutati dal PCI e dalla Finanza Internazionale e dall’accusa di avere intascato tangenti proprio mentre Botteghe Oscure (nomen omen) prendeva soldi dall’Unione Sovietica (era un po’ come se dentro Roma al tempo delle guerre puniche, un partito, foraggiato dai Cartaginesi, non venisse neanche sfiorato dall’imputazione di corruzione che faceva strame di tutti gli altri, un anacoluto surreale), fu così forte da coprire il verso degli upupa (De benedetti e Scalfari) e di tanti altri uccelli del malaugurio che dall’alto dei loro trespoli e dei loro rami inneggiavano alla precarietà, alla quale attribuivano il potere di apportare nuova linfa al mondo del lavoro, rimasto – così dicevano – incagliato nelle secche del posto fisso e dalle tutele invalidanti che continuava a procurargli lo Stato.
Anche D’Alema, ritto in piedi dietro il timone di un 12 metri proletario, il baffino pettinato dal vento forte che spirava da prua, si unì ai corifei del Mercato. Fu il trionfo dell’azionismo, suggellato dall’elezione di Ciampi a presidente della Repubblica, ma nessuno fu capace di controbattere che, senza certezze, quelle indissolubilmente associate al famigerato ‘posto fisso’, sarebbe stato difficile mettere su famiglia, non si sarebbero fatti figli, non si sarebbero potute programmare le spese, sarebbero aumentate le malattie da stress, l’economia avrebbe perso dei colpi perché il venditore avrebbe seguito, nella curva calante, lo stesso destino del compratore. Del resto, chi avrebbe potuto controbattere se il crollo dell’Unione Sovietica, di cui rimanevano ancora delle tracce, l’odore dei calcinacci e delle ferraglie, nell’aria, non solo aveva privato il PCI – il più grande partito comunista dell’Occidente – della sua principale fonte di sostentamento, ma gli aveva fatto dismettere, così, su due piedi, tutto l’arsenale propagandistico e ideologico con cui era convissuto per cinquant’anni: via le bustine di carta di giornale dei muratori che festeggiavano il Primo Maggio, un loculo vuoto al posto della classe operaia, il colore rosso delle bandiere che si sarebbe pian piano mescolato al verde della quercia, dell’ulivo e dei broccoletti ripassati in padella.
Il rombo di Capaci, che abrogò i giudici Falcone e Borsellino, spazzò via l’illusione che ci si potesse affrancare dal falso convincimento che la mafia fosse solo un’organizzazione criminale. Era una malattia sistemica, un cancro, che si era già impadronita dello Stato riempiendola di metastasi, sicché – io penso – parlare di trattativa tra mafia e Stato – cosa che sarebbe avvenuta dopo gli attentati di Roma da parte dell’Onorata Società – significava, e significa, avere escluso con colpevole leggerezza l’ipotesi che in realtà si trattava del confronto tra due Stati, uno dei quali cercava di circoscrivere i poteri di quello già dato per vincente dagli allibratori più pessimisti, il ‘deep state’, lo Stato cattivo.
Il 1992 é l’anno in cui appassiscono tutte le conquiste realizzate col sudore e col sangue nei due secoli precedenti, il tunnel dal quale si esce parlando in corsivo ed ancheggiando come odalische, dopo esservi entrati pieni di peli, con una vanga o un piccone in mano. Da dove si é usciti reazionari della peggiore specie, dopo che vi si era entrati con la faccia nera e rossa del ‘Che’ impressa sulla t shirt.
La Yugoslavia, orfana di Tito, si decompone. L’illusione ottica fa vedere che tutto questo é dipeso dalle spinte centrifughe dei particolarismi regionali, e non invece dal lavorio sotterraneo della M L I (Mafia Liberista Internazionale) che, per fare piazza pulita di una delle ultime barricate sistemate sulla direttrice del Mercato, le aveva enfatizzate sino al punto che non sarebbe stato più possibile contenerle: il corollario, cambiando un poco il copione, della strategia messa in atto, qualche anno prima, per mettere fine – una scarica di piombo – al delirio autarchico di Ceausescu. C’é tuttavia costernazione nel rilevare, anche adesso, che quasi nessuno fece caso ai piccoli cinesi, tutti uguali, equipaggiati con un libretto rosso, che si affollavano ordinatamente all’ingresso del tunnel (o per meglio dire nel suo prolungamento verso gli anni ’80) per poi uscirne trasformati in tanti enigmatici travet, giacca e cravatta, l’operosità automatica della termite nel termitaio, della rotella nell’ingranaggio. Prato aveva da vecchia data dimostrato quale fosse l’idea del lavoro per i cinesi: il telaio posto accanto alla tazza del cesso per ridurre al minimo il tempo trascorso dall’operaio nell’andare di corpo, e il letto lì attaccato perché, aperti gli occhi appena finito di dormire, fosse messo nelle condizioni di rimettersi subito all’opera.
Dietro la rozza retorica dell’epopea maoista si nascondeva un mostro a due teste mai visto prima, l’ibrido tra uno statalismo occhiuto, feroce ed invasivo, che neppure sotto Stalin nel periodo più buio della storia sovietica, e la versione hot del capitalismo, ripreso dai manuali del ‘700, quello che si pratica, per battere la concorrenza, da un lato, aumentando la cadenza delle prestazioni lavorative e, dall’altro, comprimendo al massimo il loro controvalore sotto forma di paga.
La conquista dei mercati da parte dei cinesi é dipesa quasi soltanto dall’adozione e dall’applicazione di questa formula. La logica suggerisce – sulla falsariga di un precedente illustre, quale la guerra mossa dagli Stati americani del Nord a quelli del Sud che utilizzavano gli schiavi e quindi potevano commercializzare i loro manufatti a prezzi molto più bassi – che i Paesi, specie quelli occidentali, danneggiati dalla concorrenza cinese, alzassero i dazi e introducessero, data la gravità della situazione, il regime protezionistico nei loro rapporti con Pechino. I depositari della dottrina liberista, per definizione poco propensi a sentir parlare di barriere doganali e di regolamentazione del commercio, sentenziarono che per pareggiare i conti coi cinesi sarebbe bastato imitarli, attaccando progressivamente il costo del lavoro (anche attraverso l’incentivazione dei flussi migratori), sospendendo e attenuando i diritti sociali col trasferimento dei servizi nelle mani dell’iniziativa privata, facendo in modo, cioé, che l’asse delle tutele faticosamente spostato, in due secoli di lotte, nella direzione della gente comune e dei lavoratori, si piegasse di nuovo dall’altra parte, verso i grassatori e i padroni che sembravano specie estinta: ciò spiega, senza doversi addentrare in tortuose analisi sociologiche, come mai il sindacato , abituato a compiere scorrerie sul terreno delle relazioni sociali per conto dei partiti di massa, che si sono poi consegnati alle elite, abbia seguito lo stesso destino dei dinosauri scomparendo di colpo, e fornisce molti argomenti a chiunque voglia capire la metamorfosi dei partiti, da soggetti legittimati dal consenso popolare a clubs autoreferenziali che non hanno più alcun rapporto con la realtà sottostante.
Insomma, il ‘1992’ e altre frattaglie, sparse qua e là in un arco di tempo che non supera i due, tre anni, non solo ricorda il ‘1984’ di Orwell nell’anticipare una serie di terribili disgrazie per l’umanità che sarebbe venuta dopo, ma ne ha viste concretizzarsi diverse altre, tutte insieme, a grappolo, senza che ci fosse qualcuno capace di interpretarle, come Orwell, ma soprattutto senza che nessuno si sognasse di leggerlo.
Immagine: https://cultura.biografieonline.it/
FONTE: https://www.ilpensieroforte.it/dibattiti/6021-1992
STORIA
IL 29 LUGLIO, ITALIANO RICORDA…
1917. STORIA DELL’ESERCITO ITALIANO. PRIMA GUERRA MONDIALE
VENGONO COSTITUITI GLI ARDITI COME SPECIALITÀ DELL’ARMA DI FANTERIA
I PROGENITORI DEGLI INCURSORI DEL 9° REGGIMENTO D’ASSALTO PARACADUTISTA “COL MOSCHIN”
Gli Arditi furono una Specialità dell’Arma di Fanteria del Regio Esercito italiano durante la prima guerra mondiale.
La Specialità, sciolta dopo il conflitto, fu brevemente ricostituita durante la seconda guerra mondiale con l’attivazione del 10º Reggimento Arditi(15 settembre 1942 – settembre 1943).
Le sue tradizioni furono ereditate a partire dal 1975 dal 9º Battaglione d’Assalto Paracadutisti “Col Moschin” (poi Reggimento dal 1995) e dall’Associazione Combattentistica di reduci (Arditi d’Italia).
Un’idea anticipatrice dell’Ardito può essere fatta lontanamente risalire al 1914, quando in ogni Reggimento di Fanteria del Regio Esercito venne creato un gruppo di esploratori addestrati ad agire dietro le linee nemiche.
I primi nuclei di Arditi NACQUERO e si ADDESTRARONO a MANZANO (UDINE), in località SDRICCA, dove tuttora si celebra una commemorazione ed una rievocazione l’ultima domenica di luglio.
In seguito, gli Arditi divennero un corpo speciale d’assalto.
Il loro compito non era più quello di aprire la strada alla Fanteria verso le linee nemiche, ma la totale conquista di queste ultime.
Per fare ciò, venivano scelti i soldati più temerari, che ricevevano un addestramento molto realistico, con l’uso di granate e munizionamento reale, e con lo studio delle tecniche d’assalto e del combattimento corpo a corpo.
Operativamente, gli Arditi agivano in piccole unità d’assalto, i cui membri erano dotati di petardi “Thévenot”, granate e pugnali, utilizzati in assalti alle trincee nemiche. Le trincee venivano tenute occupate fino all’arrivo dei rincalzi di Fanteria. Il tasso di perdite era estremamente elevato.
Nel 1916 il Comando Supremo decise di premiare con la qualifica di militare Ardito chi si fosse distinto per decisione e coraggio, con l’espresso divieto di creare unità speciali. Il distintivo, da portarsi al braccio sinistro, era il monogramma reale VE, ed era pensato esclusivamente come premio e come indicazione del soldato da portare ad esempio. Questa fu tuttavia la genesi nell’immaginario del vocabolo “Ardito”.
Nel 1917 a seguito di proposte e studi da parte di giovani Ufficiali stanchi della stasi e dell’inutile massacro della vita di trincea, si arrivò alla sperimentazione di un’unità appositamente costituita presso la 48ª Divisione dell’VIII° Corpo d’Armata, comandata dal Capitano Giuseppe Bassi e il suo Sergente Longoni Giuseppe. Giuseppe Bassi fu inoltre autore di una innovativa nota sull’impiego delle pistole mitragliatrici Fiat Mod. 15 /OVP – Officine Villar Perosa. Già nel marzo 1917 il Comando Supremo aveva inviato una circolare informativa circa la costituzione presso l’esercito austroungarico di unità speciali.
A seguito di valutazione positiva si decise di istituzionalizzare la nascita della nuova Specialità, ma dissidi sull’equipaggiamento e sull’addestramento fecero slittare l’inizio dell’attività al 29 luglio 1917, quando lo stesso re Vittorio Emanuele III sancì la nascita dei Reparti d’Assalto.
I neonati reparti d’assalto si svilupparono quindi come corpo a sé stante, con una propria uniforme ed un addestramento differenziato e superiore a quello dei normali soldati, da impiegarsi a livello di compagnia o di intero battaglione.
La sede della scuola d’addestramento venne fissata a SDRICCA DI MANZANO (UDINE) ed il comando affidato allo stesso Maggiore Bassi. In seguito alla Scuola di SDRICCA (e alle altre create all’uopo) vennero brevettati anche gli Arditi reggimentali (niente a che vedere con i “militari arditi” del 1916), la cui istituzione fu poi ufficializzata nel 1918 con apposita circolare.
I primi reparti vennero creati nella 2ª Armata, e al momento di CAPORETTO risultavano costituiti 27 reparti (o più probabilmente 23), anche se quelli effettivamente impiegabili in combattimento furono molti di meno. Quelli dipendenti dalla 2ª e dalla 3ª Armata erano alle dipendenze del Comando d’Armata, mentre gli altri erano alle dipendenze dei Comandi di Corpo d’Armata, soprattutto nel caso delle fiamme verdi e degli altri reparti operanti in ambiente alpino.
Solo i reparti della 2ª Armata erano già stati utilizzati ampiamente e provati in azione (almeno 3 Battaglioni su 6 avevano operato come unità organiche, mentre gli altri probabilmente solo come Compagnie); mentre quelli della 3ª (probabilmente 3 Battaglioni) erano ad un livello elevato di preparazione fisica e tecnica, gli altri invece si trovavano ancora in addestramento; talvolta anzi i reparti alpini erano stati addestrati secondo standard inferiori a quelli della 2ª e 3ª Armata, che disponevano di un campo d’addestramento apposito a BORGNANO, nei pressi di MEDEA (GORIZIA), ed un comando unico per le truppe ardite; si può dire che ancora nel tardo 1917 la specialità non era ancora stata ben compresa dagli alti comandi al di fuori di queste due Armate.
I primi sei reparti della 2ª Armata combatterono la BATTAGLIA di UDINE e protessero la ritirata sui PONTI di VIDOR e della PRIULA, rimanendo sulle posizioni per consentire alle ultime unità regolari di passare il PIAVE.
Nell’inverno del 1917 vennero sciolti, ricostituiti e riaddestrati arrivando a 22 reparti operativi, per diventare al maggio 1918 di nuovo 27 (più un reparto di marcia per ogni Armata), assegnati ai Corpi d’Armata. Un Reparto d’Assalto era composto (inizialmente e teoricamente) da 735 uomini.
Dopo il DISASTRO di CAPORETTO, gli Arditi caddero per qualche tempo in disgrazia e furono riorganizzati pesantemente; il Colonnello Bassi perse a sua volta prestigio ed invece di sopraintendere all’organizzazione degli Arditi quale Ispettore fu inviato a comandare un normale Reggimento di linea.
In particolare la riorganizzazione prevedeva la normalizzazione dei reparti (portati a 21, e numerati da I a XIII, XVI, XVII, e da XIX a XXIV) con l’invio di Ufficiali più conservatori e dediti alla cura della disciplina. L’organizzazione fu portata da 4 a 3 Compagnie, di 150 uomini ciascuna, cui erano associate 3 Sezioni autonome di mitragliatrici (Fiat Mod. 14), 6 Sezioni autonome di pistole mitragliatrici (mitragliatrici leggere Villar Perosa), 6 Sezioni autonome di lanciafiamme, per un totale di 600 uomini circa; le mitragliatrici e le pistole mitragliatrici furono tolte alle Compagnie e raccolte in Sezioni (contrariamente all’intuizione di Bassi e di Capello), anche se poi queste Sezioni per lo più venivano, nella pratica, riassegnate alle Compagnie. Inoltre, per snellire i reparti, furono eliminati, almeno temporaneamente i due cannoni da 37 o i due obici da 65/17 che Capello aveva aggiunto ai reparti Arditi della 2ª Armata.
Anche la divisa si normalizzò, sembra per carenza di materiali, per tornare all’originale verso la metà del 1918, un reparto la volta. L’addestramento centralizzato nel campo di SDRICCA, fortemente consigliato da Bassi, fu sostituito con campi d’addestramento specifici per ogni Corpo d’Armata, anche se il modello d’addestramento fu presto adeguato a quello originale (in questa riorganizzazione si decise di dotare ogni Corpo d’Armata di un Reparto Arditi, momentaneamente rinunciando alla creazione di grossi reparti d’assalto, previsti da Capello e riorganizzati alla fine del 1918). Dopo un momento di incomprensione, i nuovi Ufficiali furono molto colpiti dalla forma mentis e dalle pratiche d’addestramento degli Arditi, giungendo nuovamente a raggiungere l’eccellenza grazie alla formazione di nuove reclute che riempivano i vuoti causati dalla ritirata.
In particolare, si distinsero gli arditi del IX° Battaglione (comandante l’allora Maggiore e futuro Maresciallo d’Italia Giovanni Messe) e quelli del V°, ora XXVII° (comandante Maggiore Luigi Freguglia), entrambi inizialmente tra i peggiori della Specialità e portati ai massimi livelli dai rispettivi Comandanti, che curarono notevolmente la preparazione atletica e il realismo delle esercitazioni, oltre a congedare alcuni elementi indisciplinati e troppo provati.
Nel 1918 si volle nuovamente riorganizzare la Specialità, che rimaneva poco compresa dagli alti comandi, ma che si era molto distinta. I Battaglioni dedicati al Corpo d’Armata presero la denominazione del corpo stesso e ne condivisero la numerazione (da 1º a 23º, sia in numeri romani che in numeri arabi), cui si aggiungevano altri Battaglioni, inizialmente il XXX (dato come rinforzo al I Corpo d’Armata) e il LII (abbinato alla 52ª Divisione Alpina, che aveva compiti autonomi); cui si aggiungevano 7 Battaglioni “di marcia” destinati alla riserva centrale e all’addestramento dei complementi, più tre Battaglioni autonomi aggregati ai reparti italiani operanti fuori dal fronte italiano (uno in FRANCIA, uno in ALBANIA e uno in MACEDONIA).
Successivamente si cercò di costruire (riprendendo la decisione di Capello del ’17) delle grandi unità composte eminentemente di Arditi, la 1ª e la 2ª Divisione d’assalto, con 6 Battaglioni ciascuna (più Artiglieria, Servizi e Battaglioni di Bersaglieri), anche se fu molto difficile mantenere l’organico previsto e molti Battaglioni furono spostati dai Corpi d’Armata alle Divisioni e viceversa, per un totale di 39-40 Battaglioni addestrati, circa, alcuni dei quali in seguito ai combattimenti venivano sciolti e riorganizzati o utilizzati, divisi per Compagnie, per rinforzare altri reparti con una singola.
Nel giugno del 1918 venne costituita una Divisione d’Assalto con nove reparti al comando del Maggior Generale Ottavio Zoppi, divenuta poi Corpo d’Armata d’assalto con dodici reparti su due Divisioni. Al Corpo d’Armata d’assalto vennero assegnati anche sei Battaglioni Bersaglieri e due Battaglioni Bersaglieri ciclisti, nonché supporti tattici e logistici adeguati.
I reparti prelevati dai Corpi d’Armata per costituire le Divisioni vennero ricostituiti tanto che a fine guerra si contavano i dodici reparti d’assalto (più due di marcia) inquadrati nel Corpo d’Armata d’assalto, e venticinque reparti indipendenti assegnati alle Armate.
Gli Arditi furono tra gli artefici dello SFONDAMENTO della LINEA del PIAVE che permise nel novembre del 1918 la VITTORIA FINALE sugli eserciti austroungarici.
Pochi mesi dopo il termine della guerra, con la smobilitazione dell’Esercito, si decise lo scioglimento dei Reparti d’Assalto, sia per motivi di riorganizzazione che di politica interna al Regio Esercito.
Tra gennaio e febbraio 1919 il Comando Supremo sciolse il Corpo d’Armata d’assalto, la 2ª Divisione d’assalto e tutti i reparti non indivisionati.
Nel marzo 1919 solo la 1ª Divisione d’assalto era ancora operativa e venne inviata nella LIBIA ITALIANA per operazioni di polizia coloniale insieme ad altre due Divisioni ordinarie.
Con l’inizio del biennio rosso, il Ministro della Guerra Caviglia decise di ricostituire temporaneamente alcuni reparti di Arditi da impiegare in operazioni di ordine pubblico particolarmente impegnative.
Lo scioglimento definitivo avvenne alla fine del 1920 con il nuovo ordinamento Bonomi.
Fra le due guerre gli Arditi si riunirono nell’Associazione Nazionale Arditi d’Italia (ANAI), fondata dal Capitano Mario Carli, poi tra i membri del cosiddetto “fascismo delle origini”, lo stesso che scrisse assieme a Marinetti l’articolo Arditi non gendarmi.
La maggioranza degli Arditi aderì al movimento fascista, anche se l’adesione non fu unanime, come risulta dall’esperienza degli Arditi del Popolo (frangia secessionista romana dell’ANAI, schierata politicamente sulle posizioni del socialismo massimalista).
Si noti che l’Esercito Italiano abolì il corpo nel 1920, abolizione che fu mantenuta dal fascismo mussoliniano, prodigo di riconoscimenti ed onori all’arditismo ma poco propenso a reinserire un corpo scelto irrequieto, indisciplinato e costoso nell’esercito.
Gli Arditi parteciparono attivamente all’impresa fiumana sotto la guida di Gabriele d’Annunzio.
I soldati di preferenza erano arruolati su base volontaria, ma col progredire del numero dei reparti iniziarono ad essere designati dai propri comandi tra i soldati più esperti e coraggiosi delle compagnie di linea, possibilmente scegliendoli tra i militari già decorati al valore (secondo la proporzione di un soldato ogni compagnia di fanteria, e di due per le compagnie di Alpini e Bersaglieri).
Dopo un accertamento dell’idoneità militare come Arditi mediante prove di forza, destrezza e sangue freddo, venivano addestrati all’uso delle armi in dotazione, alle tattiche innovative di assalto, alla lotta corpo a corpo con o senza armi, il tutto supportato da una continua preparazione atletica. Contrariamente alla leggenda, diffusa dagli stessi Arditi, non erano ammessi nel corpo i pregiudicati, anche se chi era stato colpito da provvedimenti disciplinari o dalla giustizia militare (che è cosa ben diversa dalla giustizia civile) poteva fare domanda per entrare nel corpo in cambio di una riduzione della pena.
In particolare venivano impartite lezioni per il lancio delle bombe a mano, per il tiro col fucile, per l’utilizzo del lanciafiamme e della mitragliatrice, oltre alla scherma con il pugnale. L’addestramento era particolarmente intensivo e realistico, effettuato su “colline tipo” estremamente simili a quelle del fronte con l’uso di armi di preda bellica con munizioni vere, e furono diversi gli Arditi deceduti durante le esercitazioni o l’addestramento di base (soprattutto colpiti da schegge di bomba a mano, perché la loro procedura operativa prevedeva un lancio molto cortodell’ordigno, subito seguito da un assalto diretto. L’elevato addestramento, lo spirito di corpo e lo sprezzo del pericolo, ma anche i vantaggi di cui godevano, fecero degli Arditi il corpo più temuto dagli eserciti avversari, ma crearono anche un clima di diffidenza e di invidia da parte di Ufficiali appartenenti ad altri reparti. Alcuni militari di truppa portavano nei loro riguardi stima e rispetto, per la capacità di risolvere sul campo di battaglia situazioni tatticamente impossibili per i reparti di linea, altri invidia e odio, perché a differenza di loro, gli Arditi erano ben armati ed addestrati, godevano di licenze frequenti e buon rancio, e tra un assalto e l’altro erano inviati nelle retrovie, o addirittura in città, mentre loro rimanevano molto a lungo in linea senza essere rilevati nemmeno dopo lunghi combattimenti, e, quando inviati “in riposo” erano mandati spesso in seconda linea a svolgere lavori (spostamento munizioni, scavo trincee ecc.) oppure abbandonati in campagna.
Un altro motivo di invidia dipendeva dal fatto che gli Arditi erano sottomessi ad una disciplina poco formale e meno rigida.
Inoltre, spesso molti soldati trovavano fastidioso che queste truppe, molto meglio armate ed addestrate, conquistassero con “facilità”, o almeno con velocità, (prendendosene il merito) posizioni attorno alle quali avevano combattuto con scarsa fortuna per mesi, indebolendole con inutili e sanguinosi attacchi frontali (e, inoltre, magari difendendole dal contrattacco nemico che era seguito alla conquista degli Arditi); il merito della conquista andava quindi agli Arditi, creando un dualismo in seno all’Esercito, tra reparti di linea e reparti offensivi.
Oggi il 9º Reggimento d’Assalto Paracadutisti “Col Moschin” è l’unico reparto Incursori delle Forze Speciali dell’Esercito Italiano.
Il 9° Reggimento “Col Moschin” è inquadrato nel Comando delle Forze Speciali dell’Esercito e ha la custodia della Bandiera di guerra del IX° Reparto d’Assalto, del quale ha ereditato l’anno di costituzione (1918), il nome del luogo di un’epica azione e le mostrine (fiamme nere degli Arditi), riadottate nel 2006. Dal 1995, nel quadro di ristrutturazione dell’Esercito Italiano, è passato da battaglione a reggimento.
Il 18 aprile 2019 ha ricevuto ufficialmente come copricapo il BASCO GRIGIOVERDE in sostituzione di quello cremisi delle unità paracadutiste.
La base del Reggimento è a LIVORNO presso la Caserma “Vannucci”. Esiste anche un centro di addestramento, denominato Base Addestramento Incursori (BAI) a PISA, situato nel parco regionale di SAN ROSSORE (ex tenuta presidenziale) vicino alla FOCE del FIUME ARNO, che viene utilizzato per le attività anfibie e subacquee del reggimento.
Per l’attività operativa dipendono dal COFS, il Comando interforze per le Operazioni delle Forze Speciali.
Le unità Arditi, dopo la seconda guerra mondiale, furono ricostituite come Compagnia presso la Scuola di Fanteria a CESANO nel 1953, ed un anno dopo diviene Reparto Sabotatori Paracadutisti.
Assegnato alla Scuola di Paracadutismo di PISA nel 1957, diviene Battaglione Sabotatori Paracadutisti il 25 settembre 1961.
Segue quindi le sorti della rinata Brigata Paracadutisti “Folgore”, e nel 1975 assume la denominazione di 9º Battaglione d’Assalto Paracadutisti “Col Moschin”.
Nel 1978 con l’istituzione, in funzione antiterrorismo, delle “Unità interventi speciali” ne venne chiamata a far parte un’aliquota del Battaglione.
Nel 1995 da Battaglione diventa Reggimento e assume la denominazione attuale: 9° Reggimento d’Assalto Paracadutisti Incursori “Col Moschin”.
Nell’aprile 2019 viene consegnato il basco grigio-verde, che si aggiunge allo specifico fregio da basco, dalle mostrine nere e al distintivo di brevetto con gladio, tutti simboli e fregi degli Arditi.
Il reparto è stato protagonista di numerose operazioni militari ed antiterroristiche in tutto il mondo ed è l’unico ad aver partecipato a tutte le missioni all’estero dell’Esercito Italiano dal dopoguerra ad oggi.
Il Reggimento, inquadrato nel Comando delle Forze Speciali dell’Esercito, per l’attività operativa dipende dal COFS, il Comando interforze per le Operazioni delle Forze Speciali.
Dal 2016 opera anche, su richiesta dei servizi d’intelligence dell’AISE, per singole missioni riservate all’estero, colmando una lacuna rispetto ai servizi di altri paesi.
Attualmente è composto da personale specificatamente selezionato e formato, particolarmente addestrato ed equipaggiato per condurre l’intero spettro dei compiti tipici delle “Operazioni Speciali” e specificatamente designata e qualificata per condurre talune attività di rilevanza strategica nazionale.
La componente operativa del Reggimento è costituita da Ufficiali, Sottufficiali, Graduati e Volontari in servizio permanente o in ferma prefissata, addestrati e selezionati mediante un iter formativo della durata di circa due anni, che culmina nell’attribuzione del brevetto di “incursore”.
La Bandiera di guerra del 9° Reggimento d’Assalto Paracadutisti “Col Moschin” è decorata di due Ordini Militari d’Italia, una Medaglia d’Oro al Valore dell’Esercito, tre Medaglie d’Argento al Valor Militare e una Medaglia d’Argento al Valore dell’Esercito.
La festa del Reggimento cade il 16 giugno, data in cui ricorre l’anniversario della BATTAGLIA del COL MOSCHIN (16 giugno 1918) in occasione della quale gli Arditi del IX° Reparto d’Assalto scrissero una delle pagine più eroiche della grande guerra.
La BATTAGLIA per la conquista del COL MOSCHIN va inquadrata nella BATTAGLIA del SOLSTIZIO, o SECONDA BATTAGLIA del PIAVE (15 – 22 giugno 1918), che fu combattuta tra il Regio Esercito Italiano e l’Imperial Regio Esercito Austro Ungarico.
Il motto del Reggimento è “della folgore l’impeto”
FONTE: https://www.facebook.com/groups/255854319056349/permalink/744165130225263/
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