Draghi e Colao solo il dito, ora osservate la luna di DavosPrima che l’Italia riprenda il suo vigore istituzionale, paludato e doppiopettista, è il caso di spiegare agli italiani qual era la missione del trio Mario DraghiVittorio ColaoRoberto Cingolani. Missione totalmente economica, capace di cambiare radicalmente le abitudini d’un popolo. Un progetto certamente ispirato dalle economie trainanti occidentali, preteso dai poteri finanziari che annualmente si riuniscono a Davos. Andiamo con ordine, perché necessita fare proprie le differenze tra un sistema economico a debito e uno a credito, individuando con precisione chi sarebbero gli attori, i debitori ed i creditori. Qui rivolgiamo al lettore la domanda introduttiva: ovvero la moneta è capitale o debito per chi la emette? Attualmente (fonte Banca d’Italia) le monete metalliche a corso legale (dal centesimo ai due euro) sono considerate passività dello Stato che le emette e sono conteggiate ai fini del debito pubblico. Anche le banconote, emesse dalla Banca centrale europea (Bce) sono passività bancarie emesse con contabilizzazione d’un debito nei confronti dei possessori, ovvero i cittadini europei.

Va detto che, storicamente, la moneta nasce come un debito. Tutta la moneta in circolazione, sia legale (sotto forma di banconote) che scritturale (bancaria censita da impulsi elettronici), è un debito nella proprietà di colui che la presta: quel sistema bancario a cui la moneta deve tornare. Ecco perché si dice che gli unici soldi posseduti dal cittadino sono la moneta contante che ha in tasca, di cui può disporre nell’assoluto anonimato, diversamente i soldi depositati come quelli elettronici sono nell’assoluta disponibilità del sistema bancario e delle istituzioni collegate.

Questo è nella logica delle banche centrali, e il sistema statunitense è stato il primo ad emettere la nuova moneta a debito: la Federal Reserve è istituzione privata e controlla l’emissione a debito, sia in conio che cartaceo e in elettronico. Di fatto, la Federal Reserve e la Bce sono in antitesi alla “moneta del popolo” garantita dallo Stato e di proprietà dei cittadini: come la moneta cubana o quella russa, per esempio, quest’ultima è ancora vincolata all’oro a differenza delle divise occidentali. Il problema di oggi e perché i poteri occidentali gradiscano che i tecnici alla Draghi e Colao governino al posto della politica. Soprattutto capire perché il potere non gradisca più la moneta a debito venga garantita dagli stati bensì da strutture private (ed indipendenti) come le banche centrali. Il problema e la soluzione sono stati posti più volte a Davos: dove il sistema (ovvero Stati, banche, istituzioni finanziarie e multinazionali) hanno deciso di liberarsi del debito mondiale, che è circa cento volte superiore al prodotto interno lordo del pianeta.

DAVOS E LA POLITICA

A Davos hanno sentenziato che, gli Stati, quindi la politica, sono antagonisti del potere finanziario, quindi per trasferire sui cittadini il debito contratto da governi eletti e banche pubbliche ed istituzioni sovranazionali, necessiterebbe di abolire il risparmio individuale e modificare la proprietà privata. In parole povere, trasformare i cittadini da attori d’una economia tradizionale a soggetti rigidamente vincolati a un sistema a debito. Evitando che possano risparmiare e autofinanziare le proprie imprese, che non puntino su quote d’accantonamento o non facciano più le formichine per acquistare beni durevoli o di consumo. In un siffatto sistema, il risparmio non assume più un valore individuale ma collettivo, e diventa inutile riempire un conto od un salvadanaio con i propri sacrifici. In un siffatto sistema, ognuno di noi verrebbe chiamato a un lavoro continuo fino a fine vita, per pagare il debito che giustificherebbe il possesso momentaneo di un alloggio, l’apertura d’un negozio, le cure personali, le eventuali vacanze o l’acquisto d’un mezzo di trasporto. A Davos sono anche andati oltre: ipotizzando un futuro in cui, per disincentivare il risparmio individuale, venga introdotta una moneta elettronica a tempo che, periodicamente, verrebbe azzerata dalle istituzioni centrali, qualora il cittadino non dimostri una velocità d’impiego ed investimento. Quindi abolendo il concetto di risparmio per i giorni difficili. Parimenti è stato messo in discussione il concetto di proprietà d’un immobile (o qualsivoglia bene soggetto a registro) ed il suo possesso e trasferimento: in pratica come porre un limite temporale di legge alla proprietà, disincentivandone il trasferimento ad eredi e parenti.

Questa visione e rivoluzione economica rompe il patto tra Stato e libero cittadino codificato nell’antica Roma con le leggi giustinianee, ovvero “obligatio est iuris vinculum, quo necessitate adstringimur alicuius solvendae rei secundum nostrae civitatis jura”. Riportando l’economia a prima della conquista alessandrina dei regni assiro-babilonesi, dove la proprietà privata non esisteva, era tutto nelle disponibilità del re. La vera rivoluzione la fecero i discendenti dei pastori macedoni, che estesero al mondo conquistato il concetto di proprietà individuale di terre e greggi, rendendoci liberi. E poi i romani che codificarono la cornice giuridica giunta ai nostri giorni. Il debito comporta un rapporto obbligatorio tra le parti, ma nel sistema occidentale si sta trasformando in un patto leonino tra potere e popolo. Un patto imposto dai regimi monetari, che evita obblighi alle Banche centrali e nemmeno le vincola ad impegni di restituzione a favore dei possessori di risparmi, di quote ed obbligazioni.

La moneta legale era in passato un debito verso il cittadino, oggi l’intero Occidente va verso il contrario. In una economia sana, con uno Stato che funzioni, chi è in possesso di moneta legale ha diritto assoluto su una quota corrispondente della ricchezza nazionale. Quest’ultimo particolare a Davos è stato messo in discussione. Perché le Banche centrali di oggi sono di proprietà di soggetti privati, ed i dividendi e la ricchezza di Bce e Federal Reserve non sono ripartiti tra i cittadini, bensì come soli benefici economici per il privato che ha stampato moneta. Quindi il danaro legale delle banche è oggi “capitale” per chi emette, e non più debito verso i cittadini che lavorano e partecipano allo Stato buono. Quindi un debito sociale viene soppresso per ragioni di natura squisitamente aziendali.

MONETA BENE SOCIALE

Da sempre il costo di produzione della moneta rappresenta un reddito netto, altrimenti noto come signoraggio, negli Stati democratici da intendersi come rendita di cui solo lo Stato è autorizzato ad appropriarsene, perché ammette d’aver sempre e comunque un debito sociale verso i cittadini tutti. Oggi, con la vincente visione alla Davos, sono altri soggetti privati ad essere legittimati ad appropriarsi del signoraggio, aumentando il proprio potere d’acquisto, divenendo di fatto padroni delle economie planetarie. Un tempo la moneta legale non poteva nemmeno essere definita come “strumento finanziario”, perché assolveva ad una funzione ben più ampia di quella di favorire l’arricchimento di pochi privati. Con la vittoria del metodo alla Davos (condizionato da borse, mercati, Federal Reserve) la moneta gestita da banchieri come Draghi è assurta a mero strumento finanziario, facendo nascere il bisogno del potere di incrementare gli strumenti di controllo (capitalismo di sorveglianza) sui cittadini, sui lavoratori, su chi cerca di operare economicamente.

I governanti tecnocratici alla Draghi hanno lavorato perché il reddito da signoraggio venisse occultato (dirottato) dal conto economico alle passività dello stato patrimoniale: in pratica i banchieri centrali hanno rafforzato i potenti della terra giustificando il più clamoroso dei falsi in bilancio. Parliamo del “signoraggio primario”, per distinguerlo dal “secondario” che viene conseguito applicando interessi attivi sui prestiti bancari.

Questo chiarimento ci auguriamo serva ai più per comprendere le ragioni della tecnologia annunciata da Vittorio Colao, ovvero il “wallet digitale per tutta Europa”: strumento base di controllo della vita economica di ogni cittadino, quindi utile al capitalismo di sorveglianza. Quest’ultimo ha di fatto preso il posto del signore che governava nell’economia preesistente al “contratto sociale” (meno di trecento anni fa). A Davos hanno archiviato l’ipotesi democratica, la partecipazione dei cittadini, il concetto di Stato che abbiamo costruito dalla Rivoluzione francese a oggi, e reintrodotto una sorta di nobiltà, non più di “sangue e terra” ma di egemonia finanziario-tecnologica. Ne deriva che i nuovi sudditi (i vecchi cittadini) andranno limitati nella proprietà e nelle capacità di detenere (tesaurizzare) danaro. A questo viene incontro la tecnologia, la tracciatura totale del cittadino, il “wallet digitale” di Colao promosso da Draghi e signori di Davos. La domanda che ora dobbiamo porci è se il progetto in Italia sia stato bloccato con la caduta del Governo. Soprattutto se i partiti si dimostreranno un argine all’economia a debito. E le multinazionali cibernetiche, le lobby finanziarie ed i signori di Davos credete che rinunceranno facilmente al progetto? Quest’ultimo è di fatto avversato planetariamente da Vladimir Putin, che come è noto ha mantenuto il rublo vincolato all’oro, entrando in contrasto con i poteri occidentali riuniti a Wall Street. È noto i governi politici occidentali siano oggi allo sbando, perché sanno il popolo vorrebbe tornare alle libertà economiche e non avere vincoli e controlli digitali, di contro ricevono pressioni (minacce) dai potenti della terra (esempio i continui viaggi in Italia di Bill GatesElon MuskGeorge SorosKlaus Schwab e compari). Chi verrà dopo Draghi, forse, cercherà di lasciarci un tetto e senza bruciarci i risparmi, ma verrà avversato dai mercati, dallo spread, da chi accusa l’economia italiana di essere “poco digitale… poco aperta al futuro virtuale”. L’economia a debito non salverà il pianeta: distruggerà i popoli e fortificherà l’aristocrazia finanziaria.

FONTE: https://www.opinione.it/politica/2022/07/23/ruggiero-capone_draghi-colao-davos-debito-credito-moneta-governo/