Domenica, 09 Febbraio 2014 11:38
Marco Aime, Il concetto di Cultura, Bollati Boringhieri, 2013, Pag. 118, € 9,00
Marco Aime è un antropologo che insegna all’università di Genova. La sua bibliografia è vasta e l’ampiezza dei suoi interessi si può riassumere nell’agile volumetto intitolato semplicemente “Cultura” per la casa editrice Boringhieri.
Si tratta di una esplorazione sulla molteplicità del concetto di “Cultura” come sistema di valori, di segni e di visioni del mondo. Un sistema che definisce una civiltà.
Lo studioso fa notare che, ad esempio, che”anche i criteri di bellezza nascono da un processo culturale: il bello non è un dato assoluto e tanto meno innato. I nostri ideali estetici riferiti al corpo si rifanno alla statuaria ellenica, ma in altre società posso prevalere concezioni diverse” (pag. 43).
La Cultura è quindi una lente attraverso la quale viene percepita la realtà quotidiana. A tale proposito Aime afferma che: “le culture sono strumenti che servono agli uomini per ordinale a loro modo il mondo” (pag.29). L’antropologo inserisce anche in questo libro il concetto della diversità culturale. La causa delle differenze è in gran parte dovuta all’ambiente. Con grande chiarezza lo evidenzia: “Se prendiamo le tre grandi religioni monoteiste ebraismo, cristianesimo e islam, vediamo come nessuna delle tre propone il vegetarianesimo. Inoltre, molte metafore relative agli esseri umani sono di carattere animale. Gesù visto come buon pastore e i suoi fedeli come gregge, l’agnello di Dio e così via. Si tratta di fedi tutte e tre forgiate in ambiente desertico o semidesertico, dove è impossibile essere vegetariani. L’unico modo per sopravvivere è praticamente l’allevamento, di qui il simbolismo animale”(pag.49).
Un altro argomento è quello del radicamento al luogo di nascita quale elemento di identità che diventa una trappola che diventa la lente che deforma la percezione di civiltà diverse dalla propria. Da qui l’esplosione e la permanenza dell’intolleranza verso l’altro da se, al razzismo, alle ideologie totalitarie che impongono un universo omologante. Una omologazione violenta è appunto la pressione della globalizzazione verso la creazione di un pensiero unico. Il pericolo, avvisa Aime, è la creazione della Storia con gli occhi del presente cadendo nel pericolo di una decontestualizzazione delle vicende umane e la possibilità di una riscrittura negazionista del passato.
Si tratta di un bel volumetto che contiene molti spunti di riflessione che vengono da un lungo viaggio attraverso le varie civiltà umane presenti. Si tratta insomma di pensare che la diversità non è caos o disordine che impedisce la liberalizzazione dei mercati, ma invece è una ricchezza che genera confronto, pensiero libero e nuovi mercati.
Manlio Lo Presti
Marco Aime
Cultura
Bollati Boringhieri
2013, pag.118, € 9,00