Marcello D’Orta, All’apparir del vero, PIEMME, 2012, Pag. 167, € 14,00
Moltissimi sono i libri dedicati a Giacomo Leopardi. Quasi tutti sono studi sui contenuti della sua vasta e multiforme opera. Da qualche anno, sono presenti lavori dedicati in gran parte alla vita del grande poeta, seguendo la convinzione che la vita di un autore possa fornire una chiave di lettura della sua opera e viceversa.
L’Autore narra, con stile fluido e non accademico, aspetti poco conosciuti della ultima parte della vita del Poeta: la sua conversione religiosa e la sua morte avvolta nel mistero. Lo scenario è Napoli, città bella e terribile, devastata dal colera che uccide quasi un terzo della popolazione. Un dramma che il libro lascia sullo sfondo della narrazione come chiave di lettura di alcuni fatti poco chiari o privi di indizi certi.
Per motivi di salute, Leopardi soggiorna in una zona dove il morbo arriva di sfuggita. Il Poeta vive in uno stato di isolamento quasi totale sia a causa del suo difficile carattere che per il suo aspetto fisico che non aiuta certo relazioni sociali serene.
Il suo amico e protettore Ranieri – personaggio chiave del libro – cerca di rendere meno gravoso possibile l’esilio, asseconda e amministra con pazienza i suoi problemi di salute e le sue debolezze che pubblicizzerà senza pudore in un suo libretto. Ne riceve in cambio la luce riflessa della fama del Poeta, conosciuto e celebrato in tutta l’Europa. Ranieri, autore mediocre e arrivista, monopolizzerà tutta la parte finale della vita di Leopardi.
Il libro cerca indizi per ricostruire alcune parti mancanti o poco chiare della storia. Indaga con metodo e analizza documenti d’archivio, legge fra le pieghe testuali delle ultime opere di Leopardi, spulcia con pazienza e capacità analitica le relazioni di polizia, i verbali, le cronache diocesane. Molti dubbi emergono sulla morte del Poeta e lasciano pensare che il cui corpo sia stato gettato nelle fosse comuni e non seppellito nella tomba come sostiene Ranieri. I documenti ufficiali contraddicono vistosamente la versione di Ranieri che – per fini di promozione personale – a lui dedica un monumento funebre importante e una cerimonia con i parenti e i notabili del tempo. Sempre leggendo fra le righe dei versi e fra le relazioni diocesane, emergono sviste e incoerenze sulla conversione religiosa che l’Autore non lascia trasparire nei contenuti delle sue opere.
Per gli estimatori della titanica opera del Poeta e per coloro che ne vogliono capire di più, il volume si legge con piacere e con la curiosità di sapere come va a finire e ci fa conoscere aspetti nuovi della vita di un genio, perché infine, Giacomo Leopardi non sia solamente un ricordo scolastico.
Manlio Lo Presti
29 gennaio 2018