Alcuni dubbi sugli utili delle banche
Pubblicato il 5 aprile 2018 – da Dailycases
La tempesta sui sistemi finanziari europei ed USA non è finita. Nel 2008, i proventi delle banche sono scesi del 25%, e la tendenza negativa sta peggiorando
di Manlio Lo Presti
Nel 2009 la crisi finanziaria e produttiva crea utili da vendite dei beni immobiliari di proprietà delle banche, provocando una debolezza patrimoniale, o di parte delle agenzie di città, come pure da speculazioni, piuttosto che dalla normale attività bancaria di raccolta e di prestito del denaro in circolazione.
Il peggioramento dell’economia della produzione e della distribuzione ha reso molto fragili le imprese e difficile il loro accesso finanziamenti delle banche. La riduzione del credito ha cambiato la fonte degli utili delle banche.
Il peggioramento della qualità del credito, a favore di attività produttive in difficoltà di rimborso per carenza di vendite, ha costretto le banche ad un incremento delle rettifiche sui crediti e degli accantonamenti pari ad un terzo circa degli utili stessi!
Inoltre, si è molto assottigliata la differenza fra tassi passivi di raccolta (che sono un costo) e quelli attivi di finanziamento (che sono un ricavo). Tale differenza fra tassi attivi e passivi è stata tradizionalmente la principale fonte di guadagno delle aziende di credito. Con la globalizzazione, sospinta dalla crescente interconnessione telematica delle Borse in tutto il mondo e delle reti di trasmissione dei fondi e dei pagamenti, i sistemi finanziari nazionali si sono sempre più integrati fra loro favorendo operazioni fortemente speculative e creando i cosiddetti “derivati”. La vendita a tappeto di questi derivati ha fatto realizzare enormi profitti speculativi. Ondate di operazioni ad alto rischio controlli nazionali e comunitari inefficaci o perfino scarsi, come pure la folle corsa ad una lunga serie di fusioni bancarie sono le cause delle crisi sistemiche di cui oggi tutti i cittadini sono i destinatari finali e i più danneggiati. L’assenza di un apparato normativo comunitario induce le banche italiane ed europee a continuare con arroganza le speculazioni finanziarie posizionando la loro azione giocando con abilità e profitto sulle differenze economiche e normative esistenti fra i vari Paesi. Quanto pesano quindi i proventi o le perdite rilevanti sul totale degli utili dichiarati dalle banche?
Abbiamo il sospetto peraltro che l’utilizzo dei cosiddetti “stress test” (una sorta di simulazione delle azioni che una banca dichiara agli Organi di vigilanza di intraprendere per affrontare vari scenari di crisi) sia un palliativo. La creazione, spesso forzata, di grandi banche nei Paesi dell’Unione, pone gravissimi problemi in caso queste istituzioni siano in difficoltà. In una situazione di crisi, lo Stato sarebbe costretto – a dispetto degli stress test – a sostenere rapidamente la banca gigantesca per scongiurare disastrosi effetti sistemici sull’economia e per evitare conflitti sociali. La sicurezza di ricevere un sostegno rapido statale, induce le banche di grandi dimensioni ad agire in modo irresponsabile sui mercati mondiali. Un intervento che sarebbe a spese, ovviamente, della collettività. Continua ad essere ripetuto il comportamento liberista per il quale gli utili sono privati e i costi sono a carico della collettività e con la totale assenza di sanzioni contro i responsabili dei disastri finanziari.
In un contesto economico reso fragile dalla disoccupazione alta, da scarsi investimenti sull’innovazione, dalla progressiva distruzione dello Stato sociale, si è registrato un considerevole crollo della fiducia dei cittadini nei confronti dei governi e nelle istituzioni finanziarie in genere, colpevoli di aver prodotto dei mostri che non sono stati in grado di gestire. Gli Stati si sono lasciati ricattare da questi colossi bancari e finanziari per far loro acquistare i propri titoli pubblici utilizzati per sostenere i piani economici comunitari e nazionali, destinati a gestire la crisi ma non piani economici per la creazione di infrastrutture a medio e lungo termine.
I proclami ottimistici dei media e dei Governi non riescono a nascondere una ripresa difficile sia a livello nazionale che a livello comunitario. I gruppi televisivi e della carta stampata oscillano: un giorno esiste la crisi, un altro ci sono le premesse del rilancio!
La Vigilanza nazionale ed europea dovrebbe immediatamente agire sui comportamenti fortemente speculativi destabilizzanti dei fondi pensione. Controllano pesantemente i consigli di amministrazione delle banche ed istituzioni finanziarie e manovrano migliaia di miliardi di euro scambiati giornalmente e creando instabilità con il metodo “tapering” (1), spesso usato come arma per destabilizzare governi non allineati con il pensiero dei pretoriani di Bruxelles o con la Germania!
Azionisti simili non potranno mai accettare passivamente una regolamentazione unificata comunitaria prudente e orientata al consolidamento rispetto al conseguimento di alti utili speculativi ad ogni costo, con il rischio, poi verificatosi, di creare una pericolosa instabilità sociale.
Molto poco hanno fatto le banche centrali dell’Eurosistema per contrastare le tensioni speculative mordi e fuggi provocate da istituzioni finanziarie di enormi dimensioni non interessate alla creazione di ricchezza mediante una attenta politica di finanziamenti alle industrie più capaci di realizzare le migliori combinazione qualità-prezzo. Rimane il fatto molto negativo che, ad oggi, non esiste un sistema giuridico e regolamentare omogeneo su tutti i territori dell’Unione europea che elimini le prossime bolle speculative e i comportamenti sprezzanti delle grandi banche capaci di sottomettere i governi alla loro volontà.
Sarebbe inoltre necessario che si facesse luce sul fatto che, grazie ai dispendiosi e giganteschi sostegni dei Governi (pari a ben il 30 percento del prodotto interno lordo) a favore delle grandi banche, queste ultime abbiano realizzato la quasi totalità dei loro utili da investimenti effettuati con denari racimolati dalle banche centrali a costo zero! Parliamo della creazione del cosiddetto “Quantitative Easing” che prevede la determinazione di flussi enormi di denaro a pioggia. Il loro utilizzo quindi non è limitato a specifiche e stringenti condizioni, come avviene normalmente nei finanziamenti speciali destinati ad opere pubbliche o infrastrutture e quindi, è facile che il loro uso sia destinato ad operazioni speculative ed altamente rischiose.
L’entità degli utili derivanti da queste gestioni di moneta facile dei cittadini di tutta l’Europa quanto incide sui dividendi dichiarati dalle Banche? Quanto incide il totale apocalittico delle perdite su crediti – oggi chiamati con linguaggio sterile NPL (2)? Ed infine, quanto incidono gli scandalosi stipendi milionari in euro assegnati all’alta dirigenza responsabile dei passati disastri e che, in gran parte, ancora sta in sella? Quanto incidono infine le manovre contabili che sono possibili nei bilanci bancari per tirare fuori utili che altrimenti non esisterebbero? I cosiddetti ratei e risconti sono operazioni contabili autorizzate che consentono di spostare all’anno corrente ricavi futuri e di posticipare in anni successivi i costi attuali). Il loro utilizzo, spinto al filo della legalità, altera profondamente la composizione e la qualità degli utili finanziari e bancari.
Alla luce di quanto appena esposto, le quotazioni dei titoli bancari e finanziari, basate esclusivamente sulla quantità degli utili conseguiti, non può costituire un metro di valutazione. Le stime dovranno misurare la capacità delle banche di fare futuro con piani di lungo periodo, di rinnovare la propria capacità di offrire servizi, con una elevata combinazione di qualità/prezzo in favore dei cittadini consumatori e utenti, di dimostrare interesse al rapporto con i territori, spesso dichiarata ma mai realizzata, di agire dentro un quadro normativo condiviso in tutta l’Europa, attualmente e volutamente inesistente.
Senza queste premesse, saremo vittime di ulteriori tempeste economiche e finanziarie distruttive che questa volta provocheranno danni economici incalcolabili e tumulti sociali dagli effetti imprevedibili.
Note
1) Tapering: è una graduale riduzione delle attività delle banche centrali utilizzate per migliorare le condizioni per la crescita economica.
2) Non performing Loans, cioè i crediti inesigibili.
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