NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI
29 OTTOBRE 2018
A cura di Manlio Lo Presti
Esergo
[…] la vedova si presentò davanti alla Commissione.
Questa le domandò il certificato di morte del marito.
«Certificato di morte di uno ammazzato ad Auschwitz?
Ma andate al diavolo carogne, stronzi, assassini!» prese
ad urlare la vecchia buttando a terra la sedia …
L’indennità le fu pagata…
GIORGIO PRESSBURGER, Nel regno oscuro, Bompiani, 2008, nota 445, pag. 286
https://www.facebook.com/Detti-e-Scritti-958631984255522/
Le opinioni degli autori citati possono non coincidere con la posizione del curatore della presente Rassegna.
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EDITORIALE
Perché Desirée non stava a casa sua invece di andare in giro!!!
Manlio Lo Presti 28 10 2018
Alle ore 19.30 circa, sul CANALE TV 21 di Roma, la psicoterapeuta che appare nella foto della schermata, ha evidenziato che non sono state considerate le condizioni psicologiche dei carnefici di Desirée verso la quale ha invece riservato buonisticamente un atteggiamento censorio: COSA CI FACEVA UNA SEDICENNE LONTANO 50 KM IN UN QUARTIERE PERICOLOSO (perché una ragazza non dovrebbe andare dove vuole?)
Corollario: È colpa di Desirée stare fuori di casa e non degli assassini massacratori “risorse” e “geometri” come oggi sono definiti dai più importanti canali tv nazionali.
ASPETTO DI SENTIRE LA INDIGNAZIONE DI:
FEMMINISTE
MAGLIETTE ROSSE (con e senza Rolex)
NEOMACCARTISTI
PD
PARTIGIANI ANPI
COLLE QUIRINALE
STATO TEOCRATICO CATTOLICO IN ROMA
Credo che aspetterò molto… moltissimo
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=10217676403691463&id=1520773895
Va trovato l’italiano ad ogni costo
Manlio Lo Presti 28 10 2018
Adesso stanno cercando ad ogni costo un italiano che avrebbe fornito gli stupefacenti. Se lo trovano, o lo stampano, i massacratori potrebbero avere pene più lievi.
La stessa operazione che cercarono di fare con lo scempio di Pamela, l’altra sfortunata ragazza e si fermarono dopo il quinto cosiddetto immigrato dalle catene televisive definito “addetto alle misurazioni edilizie“.
LO SCOPO DI QUESTE SCENEGGIATE È QUELLO DI FAR SEMBRARE GLI ITALIANI DEMMERDA E ASSASSINI QUANTO I C.D. IMMIGRATI.
SVEGLIAMOCI!
Stanno cercando di trovare il modo di far VENIRE L’ONU IN ITALIA
Norimberga 2.0
Manlio Lo Presti Fb 28 10 2018
Condivido la riflessione di Francesco Toscano aggiungendo che poichè non è solo colpa dell’ attuale cancelliere germanico – sugli scranni di Norimberga 2.0 dovrebbero altresì sedere:
- l’intero gruppo dirigente della BCE,
- Le banche tedesche,
- Le società di rating e i rispettvi azionisti di maggioranza di matrice bancaria e finanziaria,
- I gruppi dirigenti del precedente governo italiano
- Alcuni ruoli apicali della ex-italia che hanno consentito lo sterminio dei diritti civili in italia,
- Gli esponenti del DEEP STATE anglofrancotedescoUSA meomaccartisti, antifa, quadrisex pedofili antropofagi che fanno riferimento all’ungherese di fede SHELOB e ad altri multimiliardari di utilities e della finanza …
- Il 90percento dei banchieri europei e USA.
ALTRIMENTI, SAREBBE TROPPO SEMPLICE E NE USCIREBBE LA SOLITA ED ENNESIMA PAGLIACCIATA IPOCRITA …
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=10217676879263352&id=1520773895
IN EVIDENZA
PUTSCH TRAMITE AGGIOTAGGIO: LO “PREVEDE” COTTARELLI
www.maurizioblondet.it 26 OTTOBRE 2018
Con spread a 660 plausibile una patrimoniale. Questi sicari sono pericolosi, anche solo con le parole! (ANDREA MAZZALAI)
https://video.repubblica.it/economia-e-finanza/manovra-cottarelli-se-ci-sara-crisi-plausibile-troika-o-patrimoniale/317988/318617 … di @repubblica
VIDEO QUI: https://youtu.be/edYN9ycAP3o
La Bce può intervenire, anche con tanti soldi, ma in situazione di crisi. E il Paese deve accettare condizioni imposte dalla troika”: così a Circo Massimo, su Radio Capital, l’economista Carlo Cottarelli. “Con lo spread a 600”, continua, “plausibile pensare anche a una patrimoniale.”
Cottarelli è quello che per conto del Fondo Monetario e della Troika, ha devastato la Grecia
Continua qui: https://www.maurizioblondet.it/putsch-tramite-aggiotaggio-lo-prevede-cottarelli/
LA UE NON HA VINTO, HA STRAVINTO. LEGGETE GRILLO
DI PAOLO BARNARD 27 OTTOBRE 2018
paolobarnard.info
Il buon Beppe, eh? Sono oltre 25 anni che cerco di insegnare come vince il Vero Potere, e infatti eccolo di nuovo trionfante su questo governo di falsari e buffoni e sulle Curva Ultras dei tristi acritici che li hanno votati e che oggi li adorano.
Non sto a riscrivere la piena spiegazione del concetto, e giuro che non vi ammorberò coi “financo” o coi “come disse lo Hegel” di Fusaro, quindi eccolo riassunto in due parole:
Il Vero Potere lavora con un banale mezzo di manipolazione psicologica conosciuto nei rapporti interni di Think Tanks e Ministeri come psyops. Esso è centrato su un preciso rapporto punizione-premio, carnefice-vittima. Ve lo descrivo con una metafora per accorciare ed essere chiaro: coi suoi usuali immensi mezzi, il Vero Potere lega la vittima a un muro, in fondo a un pozzo, con 1 metro di catena al collo. Quando essa inizia a gemere, la pesta a bastonate e la minaccia. Questo va avanti per molto tempo, poi un giorno il Vero Potere recita la farsa di cedere, mette in scena una sconfitta fittizia contro la vittima. Le concede cioè 1 metro di catena in più, con uno spiraglio di luce e pane e acqua. La reazione della vittima ormai spezzata psicologicamente, che ormai ha perduto ogni senso della realtà e delle proporzioni dell’esistenza, è di tripudio:
Ho vinto! Libertà! Festeggiamo!
Questo, e precisamente questo, sta accadendo con il governo giallo-verde, che proclama trionfi e nuove libertà per gli italiani perché gli è stato concesso un metro di catena in più al collo chiamato deficit di bilancio al 2,4%, sempre nel
Continua qui: https://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=2113
La Turchia minaccia la Grecia
E il Mediterraneo orientale s’infiamma
Ott 26, 2018 – Lorenzo Vita
Fra Grecia e Turchia si incendia di nuovo lo scontro. E il Mediterraneo orientale, nel triangolo fra Atene, Ankara e Nicosia, rischia di assistere a una nuova fase di tensione. Il gas e la ricerca di idrocarburi sono al centro della sfida. E Recep Tayyip Erdogan, come già dimostrato con le manovre militari per bloccare la nave Saipem12000 dell’Eni, non vuole sentire ragioni. Nessuno può cercare gas o petrolio senza il consenso di Ankara.
Le dichiarazioni arrivate dalla Turchia in questi giorni sono state chiarissime. Come ha scritto l’agenzia Reuters, il governo anatolico ha avvertito la il governo greco di tenersi al di fuori dell’area delle sue attività nel Mediterraneo orientale, preannunciando una potenziale prova di forza con Cipro per quanto riguarda la ricerca di idrocarburi nelle aree disputate fra Cipro, Cipro Nord e Turchia. Ma anche in aree più lontane, a sud del’isola mediterranea, quindi non di fronte alle coste turche.
Il ministro della Difesa Hulusi Akar ha detto che Ankara “non tollererebbe ulteriori fastidi contro le navi turche” dopo che la scorsa settimana ha denunciato le manovre di una fregata della marina greca che, a detta della difesa turca, avrebbe infastidito una nave da esplorazione della mezzaluna a sudovest di Cipro, la Barbaros Hayreddin Pasa, che ha comunicato che rimarrà nell’area fino al primo febbraio.
L’area si trova al confine delle zone economiche esclusive (Zee) di Cipro, Grecia ed
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ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME
Il letamaio come utopia (Desirée)
Davide 28 ottobre 2018 DI ALCESTE
alcesteilblog.blogspot.com
Una sedicenne, una ragazzina: stuprata nel sonno indotto delle droghe, in un edificio fatiscente, quindi uccisa o lasciata morire; i particolari non sono rilevanti.
Il volto di Desirée, come quello di Pamela Mastropietro, campeggia incessantemente sui visori delle multiformi trincee digitali. Il dibattito viene aperto da subito e reso, da subito, inintellegibile. Alcuni raccolgono facili adesioni politiche sporgendo le trippe dell’avevo-detto-io, altri, i coda-di-paglia, giocano in difesa inalberando diritti mistici; studiosi e professori e indagatori sociali, intanto, estendono articolesse dove si danno pacche gli uni con gli altri: accusano, smorzano, deviano … non gliene frega molto … a loro interessano le tartine sulla scrivania universitaria … assolto il compitino, con uno sbadiglio se ne andranno a casa dove li attende la partita di Champions League; o degusteranno ostriche alla diossina in qualche ristorantino che solo loro conoscono (“conosco un posticino …”).
Desirée è morta. Non conosco i colpevoli, non m’interessano. Ciò che mi interessa, come nel caso del ponte Morandi (La bellezza come argomento), è il luogo dove tale episodio – di un’apocalisse che si segue, giorno dopo giorno, in poltrona – si è consumato. San Lorenzo, una volta borgo operaio e artigiano, e oggi sede indiscussa della cosiddetta sinistra antagonista ovvero di ciò che è degenerazione postmoderna del Sessantotto, a sua volta risibile e sanguinosa parodia del socialismo ottocentesco.
San Lorenzo: un immondezzaio a cielo aperto.
Ancora una volta occorre indagare il genius loci. Tutto qui è brutto, fetente, precario, rovinoso, pestilenziale; San Lorenzo è il correlativo oggettivo di un’attitudine politica altrettanto ignobile: idiota, corta di cervello, gaglioffa, stupidamente riottosa, incolta, lurida, supponente, stregonesca. Si tocca con mano come le antiche forze del socialismo italiano siano state dapprima travisate e
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Una ragazza “normalmente” violentata e poi uccisa
(nel silenzio delle magliette rosse con o senza Rolex)
Federica Francesconi 28 10 2018
Una ragazza di 16 anni viene stuprata per due giorni e ammazzata come un animale da macello? Niente paura, ecco di seguito le soluzioni col marchio dei sinistrati per evitare che succedano altri episodi tragici dello stesso tipo.
- Legalizzare tutte le droghe, anche quelle pesanti.
- Togliere i figli alle famiglie naturali e parcheggiarli ad interim nelle strutture per minori gestite dalle cooperative rosse come il Forteto, noto paradiso in Terra per bambini sfortunati.
- Incrementare i fondi per l’accoglienza per evitare che gli stranieri si diano allo spaccio e ad altre attività criminali.
- Licenziare gli insegnanti che non educano i ragazzi, perché se si drogano è
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BELPAESE DA SALVARE
TAP si TAP no
Wikileaks Italian 28 10 2018
#TAP L’ex Ministero dello Sviluppo Economico #Calenda #PD scrive che l’ Accordo tra la Repubblica di Albania, la Repubblica greca e la Repubblica italiana sul progetto «Trans Adriatic Pipeline», fatto ad Atene il 13 febbraio 2013 (pubblicato in Gazzetta ufficiale) è un opera privata…
Calenda non è mai stato invitato al #Bilderberg e forse non glielo
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CONFLITTI GEOPOLITICI
Un Colpo per l’Equilibrio Strategico – LA RISPOSTA DI PUTIN
28 ottobre 2018 DI ROSTISLAV ISHCHENKO
Non credo che sia stato un caso che Vladimir Putin a Valdai abbia cominciato a parlare dell’aumento dei rischi di una guerra nucleare e che abbia ripetuto l’assioma che la Russia è pronta a far saltare il mondo intero inclusa sé stessa, e che poi abbia discusso sul diritto di sparare il “preventive strike”, il primo colpo.
Su quest’ultimo problema, gli esperti hanno immediatamente cominciato a dibattere se il Presidente russo abbia voluto intendere o no, un primo passo in un attacco nucleare, e se così, come correlarlo con la sua affermazione che non sarà lui il primo a spingere il pulsante nucleare.
Risponderemo sinteticamente.
Per prima cosa, il ragionamento fila, dal momento che un primo colpo è considerato dal diritto internazionale come risposta ad una aggressione che è già diventata inevitabile. Comunque Tu, bisogna dimostrare che essere aggrediti era inevitabile. Ma è improbabile che qualcuno sia interessato a cercare le prove dopo che è scoppiata una guerra nucleare. Chi vince sarà quello che sopravvive, e non saranno in molti a sopravvivere (se mai sopravvivrà qualcuno). E, nel caso, sarà qualche persona e/o qualche comunità, e non qualche stato o qualche organizzazione internazionale. Quindi, se la leadership russa dovesse ricevere informazioni sull’inevitabilità, nelle prossime ore, di essere concretamente sotto attacco nucleare, avrà il diritto (e perfino l’obbligo) di sparare il primo colpo nucleare, e questo non significherebbe essere il primo ad usare l’arma nucleare.
Secondo, questo non ha nessuna importanza, perché anche se il primo colpo sarà sferrato con armi convenzionali di precisione e diretto contro le zone in cui sono schierate portaerei nucleari e sistemi di difesa antimissile che minacciano la Russia, dal punto di vista delle dottrine militari sia dell’URSS che della Russia, un attacco massiccio a zone nucleari strategiche da parte di forze non nucleari è equiparato all’inizio di una guerra nucleare e garantisce il diritto ad una risposta nucleare. Gli americani affrontano la questione esattamente allo stesso modo.
Quindi, in linea di principio, non fa nessun senso discutere se Vladimir Putin intendesse o no parlare di un attacco nucleare preventivo o se si sia riferito ad un attacco reciproco nucleare o non nucleare. Ha chiaramente messo in evidenzia il forte aumento del livello di pericolo che avvenga uno scontro nucleare. E questa è la cosa più importante, perché “chi ha cominciato per primo” non sarà importante, e nessuno andrà a domandarselo e nemmeno lo saprà mai.
Quindi la domanda che ci interessa di più suona così: “Perché il presidente della Russia ha cominciato a parlare della minaccia di una catastrofe nucleare proprio in questo momento, quando non siamo più in piena crisi siriana e e nemmeno ucraina, e nella penisola coreana Seoul e Pyongyang cominciano ad andare a braccetto e discutono seriamente della denuclearizzazione della penisola nell’ambito di un diialogo intercoreano e di una cooperazione economica tra il Nord e il Sud? ”
Sono sicuro che questa sia stata una risposta per anticipare la comunicazione USA del ritiro dal INF Treaty annunciato il giorno dopo.
Ma perché questa decisione ha provocato una reazione così decisa? Dopo tutto, il trattato INF, firmato a Washington da Gorbaciov e Reagan l’8 dicembre 1987 entrò in vigore nel giugno del 1988 e già nel giugno 1991 era cominciò a dare i suoi effetti. Per esempio, tutte le armi che rientravano nei veti furono distrutte sia dalla Russia che dagli Stati Uniti e lo sviluppo delle attrezzature militari negli ultimi 30 anni prevede che vengano riassegnate quote di armamenti che in passato erano già esistenti e che sono state distrutte in base al trattato e ad altri sistemi di controllo che, senza violare formalmente il trattato, sono ancora più efficaci.
Il trattato vieta la produzione e il dispiegamento di razzi terrestri con un raggio da 500 a 5000 chilometri. Ma oggi la Russia ha schierati, nel suo arsenale, un complesso di missili “Iskander” (fino a 500 km) e di missili da crociera “Kalibr” cielo/mare (che gli USA hanno detto in passato che non rientrano nelle restrizioni del Trattato). Questi razzi possono raggiungere i 1500 chilometri dichiarati, ma alcune fonti parlano di 2000-2500 chilometri. La portata del complesso “Kinzhal” (compresa la portata del vettore) messa a bordo di un
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La Russia si prepara ALLA guerra. Gli americani, LA guerra
Maurizio Blondet 29 ottobre 2018
“Gli Stati Uniti hanno recentemente affermato che la Russia si prepara alla guerra”, ha scandito Andrei Belussov, direttore aggiunto al dipartimento non-proliferazione durante una riunione della Prima Commissione disarmo all’ONU: “Sì, la Russia si prepara alla guerra, lo confermo. Sì, ci prepariamo a difendere la nostra patria, la nostra integrità territoriale, i nostri principi, il nostro popolo. Noi ci prepariamo a una tale guerra. Ma esistono importanti differenze fra noi e gli Stati Uniti. Sul piano linguistico la differenza sta in una sola parola, in russo come in inglese: La Federazione Russa “si” prepara alla guerra, gli Stati Uniti preparano “la” guerra.
“Altrimenti perché gli Stati Uniti dovrebbero ritirarsi dal trattato (FNI, sui missili intermedi), aumentare il loro potenziale in armi nucleari e adottare una nuova dottrina nucleare che consente di abbassare il livello di utilizzo di queste armi?”.
- Belusov
Uniamo queste alle parole di Vladimir Putin di solo pochi giorni fa: “Se aggrediti con armi nucleari, noi come vittime andremo in paradiso come martiri, loro cadranno semplicemente morti non avranno il tempo di pentirsi”. Misuriamo qui la misura di esasperata, disperata determinazione e lucidità tragica della classe dirigente russa davanti al folle riarmo americano e alla
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CULTURA
Oswald Spengler e la Collapsologia nel 1931
27 ottobre 2018 DI NICOLAS BONNAL
lesakerfrancophone.fr
Siamo partiti male e lo sappiamo da gran tempo ormai. Poe, Tocqueville, Balzac, ci hanno messo in guardia nell’epoca romantica e poi alla metà del secolo dell’elettricità e del colonialismo Nietzche, Le Bon, o il temibile australiano Pearson. Il problema è che noi possiamo ancora essere a malpartito per lungo tempo !
La collapsologia interessa dei grandi e controversi spiriti, qual’é e Oswald Spengler, da molto tempo prima dei più lucidi dei nostri “malcontemporanei” come dice Alain Finkielkraut (2) (citiamo alla rinfusa i nostri amici Kunstler, Klein, Orlov), . Nel suo ultimo capitolo riguardante l’uomo e la tecnica, qui tradotto dall’inglese, il celebre autore del “Declino dell’Occidente” osserva il nostro lento declino (Se il contenuto del libro è dimenticato, già decostruito a suo tempo da Thomas Mann, il titolo è rimasto magico ).
Egli inizia l’ultimo capitolo del suo saggio breve e molto brillante:
Ogni alta cultura è una tragedia. La storia dell’umanità nel suo insieme è tragica. Ma il sacrilegio e la catastrofe del “Faustiano”(1) sono più grandi di tutte le altre, più grandi di tutto ciò che Eschilo e Shakespeare abbiano mai immaginato. La creatura si ribella contro il suo creatore.
Spengler evoca la potenza dell’Europa Nordica e la sua origine carbonifera :
Il loro potere politico dipende dalla loro ricchezza e questa consiste nella loro potenza industriale. la quale però è legata all’esistenza del carbone. Le popolazioni germaniche, in particolare, sono protette perché il quasi monopolio delle miniere di carbone conosciute li ha condotti ad una moltiplicazione della loro popolazione senza eguali nella storia.
Questo regno della quantità (Spengler è contemporaneo di Guénon) origina il mondo disuguale dell’economia ai tempi della globalizzazione che celebra tre secoli e non tre decenni di vita, leggete Voltaire):
I Paesi industrialmente poveri sono poveri in tutto. e, dunque non possono mantenere un esercito o fare la guerra; sono dunque politicamente impotenti; e, di conseguenza, i loro impiegati, che siano dirigenti o sottoposti, sono solo pedine nella politica economica dei loro avversari.
Spengler sottolinea la grande alterazione fisica e anche climatica del mondo cosìddetto moderno:
L’ immagine della terra, con le sue piante, i suoi animali e i suoi uomini, è cambiata. In alcuni decenni la maggior parte delle grandi foreste sono sparite per essere trasformate in giornali di attualità e questo ha provocato i cambiamenti climatici che
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DIRITTI UMANI – IMMIGRAZIONI
Quella carovana di migranti che entusiasma il politically correct
Michele Crudelini – 28 OTTOBRE 2018
In poche settimane è già diventata il simbolo dell’ala progressista americana e occidentale. L’hanno soprannominata “carovana dei migranti”, volendole così conferire un carattere innocuo e pittoresco. Una semplice carovana, al pari di quelle organizzate in occasione di alcune festività, è un qualcosa di pacifico e non potrebbe dunque rappresentare una minaccia. Come di consueto, la narrativa mainstream, con l’aiuto di una terminologia iperbolica e fotografie tatticamente estrapolate da contesti specifici, è riuscita a creare un “mito” nell’immaginario collettivo che, tuttavia, poco si avvicina a quella che è la realtà dei fatti.
Quanti sono davvero i migranti della carovana?
Proviamo ad andare con ordine. All’inizio della scorsa settimana è iniziata a circolare la notizia, con foto annesse, che un nutrito gruppo di persone si sarebbero messe in marcia dall’Honduras con l’obiettivo di oltrepassare le frontiere di Guatemala e Messico per arrivare infine negli Stati Uniti. Il gruppo, beneficiando della possibilità di poter oltrepassare il confine guatemalteco solamente con il proprio passaporto, è arrivato dunque al confine con il Messico è lì si trova tuttora bloccato. Bene, partendo da questa ricostruzione
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ECONOMIA
Cos’ha fatto Draghi per noi: 34 miliardi di passivi
Maurizio Blondet 27 ottobre 2018
Video qui: https://youtu.be/83cvqZC9G9U
da ByoBlu
Quando Draghi era al Tesoro, l’Italia si riempì di titoli derivati.
Servivano a coprire i rischi dell’emissione del debito. Oggi quei derivati, che sono in mano agli specialisti del debito italiano (Morgan Stanley, JP Morgan, Deutsche Bank e soci), proprio grazie alle “immissioni di liquidità” effettuate da Mario Draghi in qualità di presidente della BCE fanno guadagnare le stesse grandi banche d’affari che hanno il monopolio del
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FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI
Lo spread sul filo del rasoio tra mito e realtà
27 ottobre 2018
FONTE: SENZASOSTE.IT
Lo spread oltre la propaganda, la retorica e la campagna elettorale permanente. “Ricordate lo spread del 2011? Bene, chi ha comprato allora, nel 2011, i Btp, alla data di oggi, tra cedole e apprezzamento ha guadagnato oltre il 50% cumulativo. Per pagare il tutto il paese non è fallito ma è stato, semplicemente, tosato. Il governo Conte sta facendo una scommessa simile, offrire un titolo appetibile senza entrare in una zona dove lo stato finisce sbancato, coltivando sostanzialmente il proprio elettorato”. “l’Italia in pratica è l’unico paese Ocse che paga rendimenti sui titoli di stato superiori all’inflazione”. “Il conto si pagherà. A spese della società italiana, ovvio, ma niente è gratis”.
Come ampiamente prevedibile la vicenda spread ha catturato l’attenzione politica. Non solo dei soggetti istituzionali ma anche di chi, da differenti posizioni, si occupa di politica. Non è la prima volta che accade, nel 2011 lo spread in poche settimane passò da quota 150 a oltre 500 causando il crollo del governo Berlusconi. E’ la prima volta che accade con un uso consolidato dei social media. Quindi con un radicamento microfisico del tema e della criticità sociale che l’accompagna. Certo, per diversi trader, lo spread a 500 rappresenta solo lo scrollone di un albero che sta comunque in piedi ma, dal punto di vista politico e sociale, è un grosso elemento di fibrillazione.
Nei mesi scorsi, a livello di mainstream, erano circolate due tesi differenti. La prima è che lo spread non era così importante per valutare le finanze di un paese. La seconda, di tipo opposto, è che si stava preparando il grande complotto contro l’Italia. Dietro queste convinzioni se ne annidavano altre. Del tipo “l’Italia ha abbastanza ricchezza per cavarsela in qualsiasi tempesta” o “se cade l’Italia cade l’Europa” e simili. Ora, si tratta di uscire dai luoghi comuni per entrare nella realtà. Cosa abbastanza difficile per un paese che, quando pensa in termini politici, ragiona con mentalità da cortile oppure ricava categorie, e suggestioni, da scenari esteri di riferimento inapplicabili su quanto sta accadendo qui e da noi.
Facciamo quindi opera di citazione e ricordiamo un articolo di Senza Soste del 26 marzo, ben prima della firma del “contratto di governo” dove avvertivamo dello scenario che rischiava di formarsi. Il titolo era piuttosto
Continua qui: http://www.senzasoste.it/lo-spread-sul-filo-del-rasoio-mito-realta/
LA LINGUA SALVATA
bor-deg-già-re (io bor-dég-gio)
SignNavigare di bolina; destreggiarsi fra le difficoltà; sfiorare un argomento
derivato di bordo, di origine germanica.
Complesso e splendido, questo verbo richiede un paio di note. La bordata è ciascun tratto dritto della traiettoria a zig-zag percorsa dalla nave a vela che risale un vento contrario: così come nella bordata più nota, quella balistica, che conosciamo come salva esplosa dai cannoni di uno stesso lato della nave, in questa bordata il veliero offre al vento uno stesso bordo. Perché va ricordato, il termine ‘bordo’, così ampio e generico, a tratti perfino astratto, è in primis ciascuno dei due fianchi della nave, o della barca.
La nave a vela non può procedere dritta controvento, non si può precipitare alla sua meta se il vento spira da là – e questo è intuitivo. Ma senza rassegnarsi si può appoggiare (e questo è meno intuitivo) a spinte laterali, e zigzagare nella direzione desiderata – bordeggiando. È il cosiddetto ‘navigare di bolina’, una tecnica raffinata: trovando il giusto angolo fra vela e vento si genera una portanza che sospinge avanti la nave – con una forza del tutto analoga a quella che sostiene l’ala di un aereo.
Quindi, dicevamo, il bordeggiare è proprio uno zigzagare; ma mentre questo termine addirittura buffo non implica alcuna meta, descrive un movimento spezzato, pericoloso, avventato, scriteriato, indeciso, il bordeggiare ha una chiarezza mentale trasparente, ed è mosso da una volontà precisa. Infatti l’uso estensivo che fa del bordeggiare un barcollare è un po’ superficiale. Molto più penetrante quello che ne fa un destreggiarsi fra le difficoltà: il bordeggiare disegna proprio una serie di aggiustamenti esperti, callidi, che colgono senza avventatezze il momento opportuno per cambiare direzione avvicinandosi sempre al fine. Quindi bordeggio fra
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LAVORO PENSIONI DIRITTI SOCIALI
Pensioni alte: prelievi per 5 anni. Tagli anche ai sindacati
Domenica 28 Ottobre 2018 di Andrea Bassi
Sulle pensioni “alte”, quelle superiori ai 90 mila euro lordi l’anno, il governo cambia strada. Non ci sarà nessun ricalcolo degli assegni in base ai contributi versati, e nemmeno il complesso meccanismo basato sulla cosiddetta «equità attuariale» e che in pratica finiva per essere un taglio solo in base all’età del pensionamento. Nell’ultima bozza messa a punto dai tecnici del Movimento Cinque Stelle e della Lega, lo strumento scelto è quello tradizionale del «contributo di solidarietà». Nel documento che Il Messaggero ha potuto visionare, ci sono ancora due ipotesi di lavoro. La prima è più draconiana e prevede che il taglio si applichi all’intero importo della pensione applicando delle aliquote differenziate in base a degli scaglioni.
Fino per le pensioni superiori a 90 mila euro, ma inferiori a 130 mila euro, in questa prima ipotesi, il taglio sarebbe dell’8% dell’intero assegno. Che salirebbe al 12% per le pensioni fino a 200 mila euro, al 14% per quelle fino a 350 mila euro lordi annui, per poi passare al 16% per quelle fino a 500 mila euro lordi annui, per arrivare al 20% se la pensione supera la soglia dei 500 mila euro lordi annui. La seconda ipotesi, pure contenuta nella bozza di provvedimento, invece, prevede che il contributo di solidarietà si applichi soltanto sulla parte di pensione che eccede i 90 mila euro. In questo caso le percentuali che verrebbero applicate sono leggermente più alte. Da 90 a 130 mila euro si pagherebbe il 10%, da 130 mila a 200 mila euro il 14%, fino a 350 mila euro il 16%, fino a 500 mila euro il 18% e, infine, oltre i 500 mila euro si continuerebbe invece a versare il 20%.
I PALETTI
Per rispettare il dettato della Corte Costituzionale che ha stabilito che il contributo di solidarietà, per essere conforme alla Carta, debba essere temporaneo, viene previsto che il taglio resti in vigore per 5 anni (comunque più
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PANORAMA INTERNAZIONALE
Molti dicono alla Commissione UE: “Siete pazzi a sfidare l’Italia?”
www.maurizioblondet.it 27 OTTOBRE 2018
Ashoka Modi: «l’insistenza della Commissione che il governo italiano onori gli impegni del governo precedente e riduca il deficit è totalmente irragionevole. L’austerità peggiorerebbe la congiuntura negativa aumentando il peso del debito pubblico»
Paul De Grauwe: “I tentativi della Commissione europea di allineare l’Italia oggi sono anche tentativi di imporre eccezioni a questo principio democratico. Non funziona, per fortuna.
[…] Si spera che la Commissione europea comprenda questo dilemma e che abbia una posizione flessibile, consentendo al governo italiano di avere un deficit di bilancio del 2,6%. Sarebbe un omaggio della Commissione all’esito di un cambiamento democratico in Italia. Ciò toglierebbe anche un’importante fonte di sconvolgimento nel mercato dei titoli di stato italiani e il rischio che ciò comporti per l’Eurozona nel suo complesso”.
(Paul De Grauwe The European Commission should accept democratic change in Italy
Wall Street Journal, Financial Times, Bloomberg ormai lo dicono apertamente: le indicazioni di politica economica della Commissione europea sono totalmente irragionevoli. Il mainstream liberista anglosassone è pragmatico e non può che prendere le distanze dal fanatismo ordoliberista che alberga a Bruxelles (Massimo D’Antoni)
“Patto di Stupidità, non Patto di Stabilità: non si possono risolvere i problemi del debito imponendo norme fisse sul deficit per il futuro. La UE vuol governare l’economia col pilota automatico. E’ assurdo” (Thomas Piketty).
“Macron ha sbagliato a schierarsi”
Aggiungo la valutazione di Bruno Bertez: “Contro l’Italia, Bruxelles applica la politica del ’tanto peggio’ – e la Francia si spara sul piede”.
La Germania ha applicato il tanto peggio anche con la Grecia, dice Bertez, perché “la Germania non ha che un principio: storcere il braccio ai recalcitranti alla sua Legge e alle sue Regole. La Germania è incapace di unirsi ad una politica ragionevole di ricerca dell’optimum europeo. E’ un fatto viscerale, culturale, chiamatelo come volete, ma che non si può scalfire.
Lo si sa da lunga data e si sa che ci sono sempre stati nei paesi dominati dalla Germania dei collaborazionisti per trasmettere gli ordini tedeschi e fare in modo che siano eseguiti (da “esecuzione”) a qualunque prezzo. Ma l’Italia non è la Grecia. Il popolo italiano s’è abituato all’idea del braccio di ferro con la Germania. La coalizione al potere è legittima col sostegno degli strati popolari e anche di una parte della borghesia. […]
A ingannarsi totalmente sono questi al potere in Francia. Col sinistro Moscovici. Per tre ragioni:
La Francia sarebbe la prima vittima in caso di crisi italiana, perché come al solito è la più esposta al rischio finanziario e bancario verso l’Italia – Vedi tabella:
L’esposizione della finanza francese in Italia. Non le conviene combatterci.
La Francia è nella stessa situazione dell’Italia: non riesce a ridurre il suo debito, non risale la china come testimoniano la sua disoccupazione e i suoi deficit esteri. Insomma la Francia è parzialmente un paese del Sud, e geopoliticamente dovrebbe sostenere con discrezione le posizioni italiane di fronte alle esigenze germaniche, invece di rincarare come fa [Macron].
Infine, la Francia come l’Italia è in quasi dislocazione politica – e se Macron non riesce a dare soddisfazione ai tedeschi è precisamente a causa di ciò: non può rischiare la frattura sociale e la crescita populista” .
“Macron ha commesso un errore fatale – dice Bertez – quando ha puntato la sua campagna sulla convergenza con Merkel e le riforme, che dovrebbero rendere alla fine l’euro meno austeritario e più vivibile. Persevera, ed è diabolico.
“La Germania non è sicura di vincere il suo braccio di ferro; l’Italia nemmeno, ovvio: ma una cosa è sicura – lo scontro farà dei danni notevoli. Perderanno tutti, è suicida.
“Vale la pena, per uno scarto dello 0,4% sul deficit italiano, di ostinarsi a difendere dei principi che rovinano la fiducia, minano il consenso e rallenteranno le economie non di decimi di punto, ma di punti interi?”. Così l’economista francese.
Aggiungiamo noi: con il crollo già in atto delle borse mondiali?
“Bagno di Sangue” nelle Borse mondiali: “bruciati” (come dicono loro) 9 trilioni di dollari in cinque settimane filate di cali.
Le Figaro: “La Commissione gioca un gioco pericoloso”.
I passi salienti dell’articolo:
“La fronda italiana è una minaccia esistenziale per la UE”.
“La coalizione italiana è costituita da leader molto più euroscettici e meglio armati, a livello intellettuale, del governo Tsipras.
“…non è escluso che il fine ultimo della manovra del governo italiano sia trascinare la Commissione in una trappola, consistente nel provocare una situazione di crisi per poi innescare l’esecuzione di un pano di uscita dall’euro, di cui la coalizione addosserà l’intera responsabilità alla Commissione. In questo contesto, il gioco della Commissione appare estremamente avventurista . La sua scommessa potrebbe avere conseguenze incalcolabili per i popoli che si trovano presi in ostaggio in questo scontro”.
Come si vede, i liberisti anglofoni criticano energicamente la Commissione, Moscovici, Juncker per la posizione ideologica e di potere, non pragmatica, che hanno assunto contro Roma. In Francia, si comincia ad aver paura che
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Clima, la fabbrica della paura si è trasferita in Vaticano
Gli allarmi più catastrofisti su ambiente e futuro ora arrivano da Oltretevere. E guai a chi esprime dubbi
Riccardo Cascioli – Dom, 28/10/2018
L a fabbrica della paura si è trasferita dall’Onu al Vaticano. Da un po’ di tempo infatti è proprio da Oltretevere che arrivano gli allarmi più catastrofisti riguardo all’ambiente e al futuro, allarmi che vanno ben oltre gli scenari già apocalittici serviti dall’Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change), la Commissione Onu di esperti che relaziona sui cambiamenti climatici.
Solo qualche giorno fa da Casina Pio IV (sede delle Pontificie Accademie delle Scienze e delle Scienze sociali) partiva un velenosissimo tweet contro gli scienziati e gli esperti che contestano la teoria del riscaldamento globale antropogenico (cioè provocato dalle attività dell’uomo): «Il negazionismo climatico – afferma il tweet con una violenza verbale inusuale per la diplomazia vaticana – non ha mai avuto molto a che fare con la logica o l’evidenza scientifica: sono senza ombra di dubbio in malafede. Non credono a quello che dicono: cercano scuse per consentire a gente come i fratelli Koch di continuare a far soldi». I fratelli Koch sono multimiliardari americani a capo di industrie che coprono svariati settori, dall’energia alla chimica ai prodotti agricoli, ma sono soprattutto politicamente conservatori e finanziatori del Partito repubblicano, profilo che di questi tempi in Vaticano deve apparire simile a quello di Satana.
Insomma, la Chiesa sembra si sia ormai lanciata in una nuova crociata e guai a coloro che osano anche solo esprimere qualche perplessità a proposito di tesi scientifiche quantomeno controverse. Del resto a fare una scelta di campo precisa era stato tre anni fa papa Francesco con l’enciclica Laudato Si’, di cui una parte sostanziosa era dedicata appunto all’esposizione acritica delle tesi catastrofiste sui cambiamenti climatici, la cui colpa ovviamente ricade sull’uomo. Il Papa chiamava alla «conversione ecologica», e per scongiurare la distruzione totale del
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Lorenzo Vita – 29 OTTOBRE 2018
Elezione dopo elezione, Länder dopo Länder, il castello di Angela Merkel crolla inesorabile. Ormai non è più una caduta: è una rovina. Il consenso della Grande Coalizione è ai minimi storici. E non c’è un voto a livello territoriale che non confermi questa tendenza che ormai accomuna tutta la Germania, da Monaco ad Amburgo. E che adesso si cristallizza anche in Assia.
I risultati del voto nello Stato di Francoforte sono l’ennesimo campanello d’allarme per la Groko. Forse l’ultimo, a giudicare da quanto stanno dichiarando in queste ore i dirigenti socialdemocratici dello Spd. Volker Bouffier, presidente uscente e fedelissimo di Frau Merkel, dice che la Cdu è prima e che non può esserci una coalizione di governo senza i cristiano-democratici. Ma la realtà è che il partito ha incassato la peggiore sconfitta dal 1996, attestandosi su un pessimo 27%. Rispetto alle precedenti elezioni, il calo dei voti è sensibile: -11,3%.
Non va meglio allo Spd, che stando alle ultimissime rivelazioni cala al 19,8%, con una perdita di quasi 11 punti percentuali rispetto al voto di cinque anni fa (e peggiore risultato dal 1946). Altre debacle per il centrosinistra tedesco che adesso s’interroga, in maniera molto netta, se sia utile continuare a rimanere alleati della Cdu sa livello nazionale. È la Grande Coalizione il vero problema, secondo i dirigenti socialdemocratici. E dopo la Baviera e l’Assia, l’impressione che a sinistra siano arrivati a un punto di non ritorno.
La leader Spd, Andrea Nahles, ha ammesso che la responsabilità della sconfitta è evidentemente da attribuire a problemi del suo partito. Ma dopo un breve mea culpa, Nahles ha immediatamente puntato il dito contro l’alleanza che governo Berlino, come avvenuto dopo il voto bavarese. “Lo stato del governo è inaccettabile”, ha detto la segretaria generale dei socialdemocratici.
Secondo la leader Spd, la Coalizione deve individuare “un modo ragionevole di lavorare”, perché è proprio il modo di governare a livello nazionale che ha causato la disfatta in Assia. Ha chiesto alla Cdu di concordare una “chiara e vincolante roadmap nell’interesse dei cittadini”, in vista di “una revisione”. E solo in quel caso, ha continuato la leader del centrosinistra, “saremo in grado di
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POLITICA
Boldrini, Lucarelli, Lerner e il grullismo ideologico
Augusto Bassi – 28 ottobre 2018
Il sinistro raglio del catechismo nonpensante è ineluttabilmente arrivato, come annunciato. La patetica goffaggine del rovesciamento ideologico della verità, della realtà, ha il suono somaro della dissonanza cognitiva e guizzo nemertino nei riflessi pavloviani della Boldrini, di Lerner, della Lucarelli, serpeggiando pestilenzialmente fra i nostri avamposti multimediali. «Anzichè trasformare il dolore per la povera Desirée in un set cinematografico in diretta Facebook, il Ministro Salvini lavori nel suo ufficio al Viminale e metta in campo misure concrete per la sicurezza di tutti e tutte. Io sto coi cittadini e le cittadine che non sopportano più degrado, incuria e violenza», scrive Laura. Il gelido ossequio alla vittima – femmina, minorenne, caduta sotto percosse maschili – portato di striscio, di sghimbescio, proprio dalla sposa dello spirito santo femminista, ci ha lasciato sorpresi e contrariati; nessun pensiero carezzevole per quella giovanissima anima sciagurata, nessun flagello verso i ripugnanti usurpatori; solo la foga uterina di chi, con risibile sforzo, cerca un falso colpevole. Per non trovare se stessa.
E poi Selvaggia Lucarelli, su Facebook: «Quindi Cucchi che spacciava e si drogava vittima delle forze dell’ordine italiane era un tossico di merda, Desiree che era stata denunciata per spaccio e si drogava vittima di stranieri era un angelo volato in cielo. La doppia morale di tanti italiani». Distillato di grullismo ideologico, che piega la logica all’idea oca, rivelandosi più abbietto di qualunque bullismo. La storia di Stefano Cucchi è narrata in un film: «L’emozionante racconto degli ultimi giorni di vita di Stefano Cucchi e della settimana che ha cambiato per sempre la vita della sua famiglia. Solo su Netflix. Primo mese gratuito». Il suo volto martoriato è icona, effigie tumefatta di un martirio. Non la fine che si meritava un tossico di merda, Lucarelli, ma il martirio di un ragazzo sventurato, caduto tragicamente innanzi alla iattanza poliziesca. Senza dimenticare Carlo Giuliani, come Stefano vittima degli sbirri, che dà il nome a un’aula del Senato della Repubblica. Non un teppistello, ma un eroe della contestazione, un indomabile drago di fuoco giovanile, che oggi sarebbe civilmente in piazza a manifestare contro i fascismi, contro Salvini. Sulla sua storia si sono girati documentari, uno dei quali di F.Comencini; si sono scritti libri, su Giuliani. Perché nel sinistro pattume culturale post-sessantottino, che ha spalancato finestre di Overton sull’impensabile, ciò era possibile; di più: popolare. Mentre Netflix racconterà la storia di nessuna 16enne drogata, volata in cielo. Nessuna aula del Senato per Pamela o Desirée. Questa è doppia morale.
Che scrivere, dunque, della tanto celebrata solidarietà femminile? Quando il senatore Vincenzo D’Anna invitava pubblicamente le ragazzine ad avere più cautela nel mostrare il proprio corpo, per non correre rischi inutili, veniva lapidato come gvetto maschilista, come stegosauvo del pensiero. Perché una donna sarà pur libeva di vestive come vuole senza esseve molestata! Di ubriacarsi, anche. Di strafarsi, pure. Come ci ricorda il vergognoso episodio dei due carabinieri di Firenze, vigliaccamente capaci di approfittare delle “condizioni di minorata difesa” di due ingenue colombelle d’oltreoceano. Minorata difesa, che, come ammonivano allora con zelo castigatore, è un’aggravante allo stupro. Ma quando una ragazzina audace di costumi – non un angelo, ma poco più di una bambina – viene mangiata viva da una clandestinità d’importazione che chiede a noi umanità… non un moto di pietà. Non un’invettiva verso la primigenia ferocia dei maschi. La minorata difesa diviene, inopinatamente, onta: perché in fondo, se ti riduci così che cosa ti puoi aspettare? Questa è doppia morale. Una qualunque donna vittima di stupro e omicidio di gruppo da parte di cittadini italiani porterebbe a magliette rosse e seminari sui femminicidi; grazie a Dio, aggiungiamo. Se poi è una fanciulla forestiera a essere preda dell’uomo indigeno, il caso diviene psicosi. Immantinente presidiata, consolata, anche fosse per un uovo in faccia, per una frittata democratica. I seminari di cui sopra, che ho elencato nella puntata precedente, stimolano le ragazze a riconoscere un’insistenza patologica, un’avance potenzialmente pericolosa, la cinesica di un possibile pervertito. Eppure, le stesse allertate signore, leste a sporgere denuncia per una carezza sotto la coda o per un complimento inopportuno, così implacabili nei confronti della fallocrazia e dei suoi simboli, sembrano poi inconsapevoli dell’inopportunità di accogliere esemplari di maschio scarsamente avvezzi alla creanza, all’urbanità, alla parità fra i sessi; esotici gentiluomini forse troppo ruspanti, che vedono le femmine come bistecche da battere. E magari spezzettare. Selvaggia Lucarelli, cuore delicato, riguardoso, soccorrevole verso qualsivoglia femmina perseguitata, oppressa, nella vita reale come sul web – spesso più vivido e violento della vita stessa – neppure è riuscita a scrivere compiutamente il nome di Desirée, tale la cura che le ha riservato. Perché con la furia irriflessa dell’ideologia, cretinamente à la page, si è scaraventa dal Carrefour-gate al biasimo verso la doppia morale di tanti italiani. Cieca com’è di fronte alla sua.
Per fortuna Oliviero Toscani ci salva da ogni aporia, intervenendo a Radio Capital. In studio, Vittorio Zucconi e un tragico buffone di cui dimentico sempre il cognome; pertanto non Giannini. Ci si affligge per la deriva pentaleghista, ma si parla soprattuto di ignoranza, sulla quale Toscani è effettivamente apprestato. Dopo aver caracollato nello sproloquio, Oliviero giunge alla stoccata: «Diciamolo una buona volta, chi insulta è un coglione!». E diciamolo. In questa fertile semenza di acutissimi analisti del pensiero urico, concludiamo in bruttezza con un’infiorescenza carnivora, Gad Lerner: «Dopo #PamelaMastropietro guardiamo attoniti la vita e la morte di #DesireeMariottini: dipendente da eroina, figlia di spacciatore italiano e madre 15enne, vittima di pusher immigrati. Vicende tragiche che dovrebbero suggerirci qualcosa di più e di diverso dall’odio razziale». Oh my Gad, che prurigine! Supero il fastidio epidermico perché non è facile scrivere sotto l’assedio di parassiti ematofagi, arduo digitare mentre ci si gratta. Sì, ci suggeriscono qualcosa di più, Lerner: l’odio profondo, ragionato, coltivato, verso la viltà dei protervi, la stupidità degli adulteratori e l’opportunismo dei #farisei.
http://blog.ilgiornale.it/bassi/2018/10/28/boldrini-lucarelli-lerner-e-il-grullismo-ideologico/
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