Bruxells: stay-behind
26/03/2016 Federico Carbone Controinformazione
Si, è vero, siamo in guerra. I telegiornali continuano a ripeterlo e mandano in onda video del 2011 facendoli passare come attuali. La verità è che siamo in guerra da quel terribile 11 settembre 2001. Il giorno in cui l’informazione al servizio del potere ha dichiarato guerra all’umano intelletto. Anche i fatti di Bruxelles mettono in scena il solito copione. Addirittura rivediamo Mason Wells, il missionario mormone che dopo Boston e Parigi era presente anche a Bruxelles. Storie che farebbero impallidire quelle sull’uomo falena. Sliding doors? Sincronicità junghiane? O forse la spiegazione, dietro queste strane coincidenze, possiamo trovarla esaminando l’asse Mormoni-CIA-Mossad? E’ curioso notare che Mason in italiano vuol dire muratore, tutti voi sapete che i Massoni vengono chiamati liberi muratori. Altra “curiosità”, la presenza sul posto, al momento dello scoppio, di un secondo miracolato delle stragi, Lahouani Zighi, un francese già sopravvissuto alla tragedia del Bataclan. Zighi è scampato anche all’attentato di Bruxelles “Non mi sento un miracolato”, racconta ai media, “piuttosto credo di essere perseguitato”.
In un copione che ormai sembra ripetersi all’infinito, anche l’attentato di Bruxelles vede il coinvolgimento di una coppia di fratelli. A novembre a Parigi c’erano “i fratelli Abdeslam”, per Charlie Hebdo “i fratelli Kouachi”, a Boston “i fratelli Tsarnaev”. Quelli di Bruxelles sono i fratelli Khalid e Ibrahim el Bakraoui: il primo si è fatto esplodere a Maelbeek, il secondo a Zaventem, l’aeroporto di Bruxelles.
L’obiettivo di questi attentanti è quello d’innalzare il desiderio di maggiore sicurezza nella società. Questo forse potrebbe consentire alla pubblica opinione d’ingoiare l’ennesimo boccone amaro in tempo di crisi, un’ invasione militare con probabile impiego di truppe di terra in Siria. Lo scorso 11 febbraio, presso il quartier generale della NATO, si è tenuto un meeting tra il capo del Pentagono e 49 ministri della Difesa. A parte il Guardian non ne ha parlato nessuno. Il fine del meeting era quello di stabilire chi guiderà la campagna di Siria. L’impiego della strategia del terrore ha prodotto sempre buoni risultati. Noi italiani lo sappiamo bene. Siamo un Paese che ha imparato che molto spesso la controinformazione è la sola vera informazione. Siamo il Paese dove i fantasmi di Piazza Fontana girovagano ancora in cerca di giustizia.
L’attentato di Bruxelles sembrerebbe riproporre il solito modus operandi, tra le nefaste azioni degli eserciti stay-behind (vedi Gladio), la cui esistenza storica non è mero dibattito complottista. Nelle ultime ore abbiamo appreso che gli obiettivi degli attentatori di Bruxelles avrebbero dovuto essere, in un primo momento, due centrali nucleari presenti in Belgio, ma poi l’arresto di Salah ha fatto precipitare la situazione. Ma noi italiani ormai siamo abituati a guardare oltre. Già con la morte del bandito Salvatore Giuliano, grazie all’inchiesta del 1950 di Tommaso Besozzi, siamo stati abituati a guardare oltre le verità ufficiali. Per chi non conoscesse i fatti, il 16 luglio 1950 l’Europeo pubblicò un articolo dal titolo “Di sicuro c’è solo che morto”: i giornalisti Tommaso Besozzi e Nicola Adelfi smantellarono completamente la versione ufficiale, accettata dalla stampa e dal Ministro Mario Scelba, dimostrando che i carabinieri sparano un corpo già privo di vita.
Ma tornando al presente, un giornalismo libero e indipendente non può non evidenziare i fatti curiosi che contornano questa ennesima tragedia. Fatti come quelli esposti del “giornalista chiaroveggente” David Chase Taylor, caporedattore di Truther.org. Taylor aveva annunciato un probabile attentato a Bruxelles per opera della CIA; sempre secondo il giornalista il tutto si sarebbe verificato tra il 16 e il 23 marzo. Fa riflettere anche lo sfogo, attraverso Facebook, del parlamentare belga Laurent Louis: “Come sapete, non ho mai nascosto che pensavo che gli attentati che sono stati perpetrati negli Stati Uniti e in Europa dall’ 11 settembre 2001, erano degli attentati “false flag”, degli attentati attribuiti a delle organizzazioni terroristiche Islamiche, ma in realtà perpetrati dai nostri governi per servire gli interessi politico-economiche,con sullo sfondo la destabilizzazione del mondo arabo, lo sviluppo dell’islamofobia nel mondo, la concretizzazione del progetto del grande Israele e infine, la realizzazione di un nuovo ordine mondiale che impone un governo mondiale che limita i nostri diritti e le libertà fondamentali, al fine di lottare contro il terrorismo creato da coloro che, nell’ombra, tirano le redini della politica mondiale.” Anche la data del 22 marzo potrebbe non essere casuale, infatti il 22 marzo, durante l’antica Roma si celebrava la festa della Palusia. La festa iniziava il 20 marzo raggiungendo il culmine il 22, l’usanza era stata importante dagli Egizi che in quel periodo festeggiavano la piena del Nilo. Molte confraternite di matrice satanista indicano ancora oggi tali giorni come i più favorevoli per omaggiare, con i loro tributi di sangue, il Dio della morte. La festa è anche conosciuta come evocazione di Iside (Isis).
http://www.seven-network.it/2016/03/26/bruxells-stay-behind/