La democrazia rappresentativa è morta da tempo, ma tutti fanno finta di niente
Manlio Lo Presti – 4 marzo 20189
La cinica affermazione “se le elezioni fossero efficaci, le avrebbero abolite” è oggi più veritiera rispetto al passato. Un sistema democratico veramente funzionante è da sempre avversato dalle oligarchie che tentano di rimuoverlo con la scusa della globalizzazione (motivo formale/ufficiale) per avere mano libera speculando e lucrando fra le differenze dei sistemi politici ed economici (motivo VERO).
La mondializzazione ha avuto come primo effetto quello di creare una grave crisi della rappresentanza come la conosciamo oggi, con la popolazione che va a votare alle urne, con procedure rigide, trasparenti, controllate e sottoposte al controllo delle opposizioni. E nonostante questi paletti, talvolta vengono rilevati brogli! Vengono eletti i parlamentari che svolgono il loro ruolo basato sul mandato di rappresentanza consacrato dal voto popolare, appunto. Per rettificare o denunciare difformità o abusi del mandato con voto, era previsto l’utilizzo del referendum, successivamente sottoposto a regole sempre più stringenti fino ad eliminarne l’efficacia.
Con la globalizzazione, si è esportato il sistema politico USA dove i partiti sono dei club guidati dal capo carismatico o da un ristrettissimo ed oscuro direttorio.
Un altro artificio di ingegneria elettorale è stata l’introduzione del c.d. “maggioritario” che prevede un premio di maggioranza numerico in Parlamento al gruppo politico che ha preso più voti (in sintesi: con 5 contendenti, consente ad un gruppo con il 20% di avere oltre il 50% di parlamentari). Il premio di maggioranza è un’altra operazione che vanifica le scelte popolari più visibili con il sistema proporzionale che crea tuttavia maggioranze instabili, frutto spesso di coalizioni).
Se a questi meccanismi limitativi o distorsivi della volontà popolare aggiungiamo l’assenza di una previsione di legge che determini una soglia minima di percentuale di votanti rispetto al totale degli aventi diritto desumibili da liste anagrafiche aggiornate e certificate. Una soglia sotto la quale quindi, la votazione è inefficace per scarsità di votanti. L’assenza di questo paletto rende legittime le votazioni del 2 percento della popolazione. Ciò significa che è formalmente possibile prendere il potere con una manciata di voti nonostante la immensa diserzione delle urne. L’assenza di un limite minimo consente agli apparati elettorali di controllare un minore numero di votanti rispetto alle masse di una volta! Consiglio di leggere un libro del Nobel portoghese José Saramago, Saggio sulla lucidità dove l’Autore narra la infausta ipotesi che le urne siano disertate da tutta la popolazione creando conseguenze complesse …
Questo accentramento delle preferenze elettorali è stato accelerato dalle procedure elettroniche diffuse dalla rete internet mondiale che ha contribuito, e continua a farlo, alla progressiva eliminazione del voto popolare consentendo un più facile controllo e manipolazione di gruppi di votanti di minore entità.
Le procedure informatiche che stanno modificando i modelli di rappresentanza politica, la selezione dei deputati e l’accesso al voto. Queste procedure sono:
1) il televoto (utilizzato da trasmissioni commerciali e di intrattenimento, con concorrenti che si spellano fra di loro e che, sono sospinti in alto o in basso da masse di voti telefonici rispetto alle votazioni palesi durante le trasmissioni) è stato più volte utilizzato in politica dalla piattaforma Rousseau del Movimento 5 stelle: una sorta di referendum elettronico realizzato via web. Le procedure di questa piattaforma non sono verificabili da un istituto di qualità autonomo che può emettere una certificazione pubblica e a prova penale. Non si conoscono gli effettivi partecipanti al voto, che comunque sono sempre pochissimi rispetto alla platea elettorale che ha votato alle urne statali.
2) le primarie. Una procedura importata dal sistema politico USA che presenta molti punti oscuri. Non esiste una lista certificata da istituzioni terze. Non si conosce l’esatto numero dei votanti che possono ripetere il voto andando in più punti/gazebo. La tessera di partito non è un requisito esclusivo e limitante! Può votare chiunque: non iscritti dai 16 anni in poi, residenti e non residenti in Italia. I conteggi sono opachi come la procedura sopra descritta.
3) Blockchain. Si tratta di una procedura informatica consistente in un algoritmo formato da una serie di processi informatici che si integrano progressivamente tra loro, con la tendenza a includere e/o colonizzare ed asservire altre procedure autonome. Si tratta di un sistema che renderebbe del tutto inefficace la manifestazione della normale volontà elettorale della popolazione che viene sezionata in infiniti segmenti di marketing comportamentale che ne prevede a priori ogni decisione sociale. Richiamando e parafrasando un’opera di Lenin, blockchain rappresenta la “fase suprema” del televoto e del “primarismo”.
TUTTO CIO PREMESSO
Le mature e stanche democrazie occidentali stanno avanzando a grandi passi verso un modello di rappresentanza determinato da un algoritmo tecnetronico. Un algoritmo che si evolve per autoapprendimento armillare costituendo un pericolo mortale per la piena e libera partecipazione dei cittadini alla vita pubblica oramai gestita dalla megamacchina iperprevisionale sul modello della psicopolizia del precrimine ipotizzata nel terrificante film MINORITY REPORT.
P.Q.M.
Il sistema “MAGGIORITARIO-TELEVOTO-PRIMARIE-BOCKCHAIN” ha lo scopo, previsto negli anni Settanta dal PRD di Gelli, di eliminare il più possibile in Occidente la volontà popolare e i modelli di rappresentanza politica per andare, in tempi non troppo lunghi, verso una sovragestione totalitaria determinata da un ALGORITMO TECNETRONICO incontrollabile, grazie all’autoapprendimento e all’autoespansione di processo che culminerà infine alla eliminazione degli umani quando risulteranno essere un ostacolo al funzionamento ininterrotto e autoreferenziale della Megamacchina.
Ne riparleremo