NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI
20 MARZO 2019
A cura di Manlio Lo Presti
Esergo
Se ti servono i favori, inizia a fare i complimenti …
(Max Giusti)
In: GINO & MICHELE, Visto che non posso aver la maggioranza, Kowalski, 2007, pag. 110
https://www.facebook.com/Detti-e-Scritti-958631984255522/
Le opinioni degli autori citati possono non coincidere con la posizione del curatore della presente Rassegna.
Tutti i numeri dell’anno 2018 della Rassegna sono disponibili sul sito www.dettiescritti.com
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SOMMARIO
Lettera aperta a Greta: vai a studiare prima di farti usare ‘per salvare il Mondo’ 1
Cyberecologia
La bufala dei cambiamenti cliamatici spiegata dal Nobel Carlo Rubbia
La bimbocrazia diventa l’arma finale anti-populisti 1
Ma Greta è antica come Malthus, l’infelice profeta dell’élite 1
Dopo “genitore 1 e 2” arriva la “co-madre” 1
Triple-frontier: in nome del dio denaro
La sinistra se ne inventa un’altra per le coppie lesbiche 1
“Triple Frontier”: in nome del Dio Denaro 1
Remember?
Cose scomode sul clima
Due ore di inferno a Milano, raffica di rapine: città preda degli immigrati 1
Imane Fadil, terza morte sul caso Ruby. Evocò il satanismo 1
“L’80 per cento dei cristiani iracheni non c’è più”. Numeri da genocidio 1
Quei 16 mila cristiani uccisi di cui l’occidente non vuole sentir parlare 1
Chi dubita sulle cause del global warming è nemico del popolo. “È fanatismo religioso” 1
L’allarme dei servizi segreti francesi: “I migranti provocheranno una guerra civile” 1
Trump vuole dall’Italia i 500 milioni per gli F35. 1
Unicef, l’Ong più ricca d’Italia. Incassa 60 milioni all’anno 1
«Metti sti c… di migranti davanti»: Casarini fa una sceneggiata vergognosa. Meloni: «Che schifo». 1
I no global e “sti cazzo di migranti”
La Svezia chiude le frontiere: Schengen è una minaccia alla sicurezza 1
La richiesta di fermare l’arrivo dei migranti non c’entra nulla con il razzismo
Se aumentate il debito sale lo spread
Cambiamento climatico e agricoltura: ecco la lezione che l’Italia insegna al mondo 1
Le “presstitute” ignorano il rapporto delle Nazioni Unite sul Venezuela 1
Bruxelles, il mistero del suicidio di Laura Pignataro, funzionaria italiana all’Ue 1
Per conoscere la nuova Via della Seta 1
Il catastrofismo trumento del potere
Tra un ceffone e una gaffe la carriera di un uomo in grigio 1
Perché non può essere introdotto il reato di apologia del Comunismo 1
IN EVIDENZA
Lettera aperta a Greta: vai a studiare prima di farti usare ‘per salvare il Mondo’
lunedì, 18, marzo, 2019
Heinrich Himmler, capo delle SS
di Gianmarco Landi
Piccola Greta, ti invito ad andare a studiare e a smetterla di farti usare dai marpioni Radical Democratici di tutto il Mondo, che ti stanno sfruttando per i loro egoistici interessi economici e politici, così come facevano i nazisti (in quella foto Himmler sussurrava ad una bimba un bel discorso politico). Greta, ti prego, vai a studiare e forse tra pochi anni capirai che non c’è alcuna correlazione tra il clima e le emissioni di C02, perché quella del riscaldamento globale causato dalle attività umane è la più grande favola che ti è stata raccontata per ammassarti il cervello.
Chi te l’ha raccontata sproloquia di un presunto consenso scientifico per sostenere l’attendibilità di una narrazione suggestiva che mischia il reale problema dell’inquinamento con un’inesistente emergenza climatica. Ma a ben vedere non è il consenso che staglia la scienza e fa fare progressi all’Umanità, esso riesce solo a rilanciare le carriere politiche e i partiti in marcescenza ideologica o crisi elettorale.
Quel che conta nelle scienze esatte sono i fatti e i dati oggettivi. Einstein non aveva alcun consenso scientifico, ed era la costatazione di non poterlo contraddire con esercizi sortiti da scienze esatte che rendeva i contenuti di Einstein realmente portatori di una verità.
Oggi si dice quasi spettegolando che il caldo di cui gode il pianeta è conseguenza delle attività umane, ma la Terra vive da oltre 4 miliardi di anni in una sorta di lungo stato glaciale, interrotto, ogni centomila anni, da circa diecimila anni di optimum climatico, cioè del nostro clima ideale. L’umanità é poca cosa nel tempo e nello spazio di cui parliamo…
L’attuale status climatico non ha raggiunto ancora i massimi di temperatura che si raggiunsero, in assenza di attività umane inquinanti industriali, negli optimum climatici precedenti. Una volta usciti da un’era glaciale, infatti, il clima della Terra cambia nei secoli per forze assolutamente naturali enormemente più grandi dell’umanità.
Per esempio, durante l’ultimo optimum climatico vi sono stati periodi caldi come quello dell’Impero romano e quello tardo medievale, intervallati da piccole ere glaciali, come quella ai tempi delle invasioni barbariche o l’ultima delle quali durò qualche secolo ed ebbe il suo minimo circa 400 anni fa. È infatti dal 1600 che il clima si sta lentamente riscaldando, ma le medie sono comunque inferiori al passato, cioè ai tempi di Dante o di Giulio Cesare. Viviamo noi in un secolo di temperatura a funzione monotona crescente, ma essa non ha a che fare con le immissioni di gas serra. Tanto è vero che tra il 1945-1970, in pieno boom economico occidentale, il clima
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Cyberecologia
Federica Francesconi 16 03 2019
Mentre la cyborg-ecologista viene accolta trionfalmente nei consessi mondialisti e gli si dà una copertura mediatica che anche il papa si sogna, a Parigi la polizia francese, braccio armato del mondialismo disumanizzato e disumanizzante, spacca i denti a chi manifesta in difesa dei diritti sociali.
Oggi la polizia se l’è presa addirittura con i medici che nelle piazze curavano i feriti.
Quando si è scomodi per il potere non si viene accolti con lancio di fiori, ovazioni e srotolamenti di tappeti rossi.
Quando si è scomodi si viene perseguitati, persino uccisi. E se per caso si finisce sotto ai riflettori del mainstream, l’atteggiamento dei detentori orwelliani della verità di fronte alla violenza subita consiste o in una fredda indifferenza o in una compiaciuta approvazione.
Nei giorni scorsi la modella Imane Fadil, testimone chiave della cene di Arcore
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La bufala dei cambiamenti climatici spiegata dal Nobel Carlo Rubbia
Nicola Porro – 18 marzo 2019
VIDEO QUI: https://youtu.be/4_T1QNRtToc
Cambiamenti climatici: l’intervento del premio Nobel per la fisica e senatore a vita Carlo Rubbia, dinanzi alle commissioni riunite Affari esteri e Ambiente-territorio di Camera e Senato il 26 novembre 2014.
Sono una persona che ha lavorato almeno un quarto di secolo sulla questione dell’energia nei vari aspetti e, quindi, conosco le cose con grande chiarezza. Vorrei esprimere alcuni concetti rapidamente anche perché i tempi sono brevi. La prima osservazione è che il clima della Terra è sempre cambiato. Oggi noi pensiamo (in un certo senso, probabilmente, in maniera falsa) che se non facciamo nulla e se teniamo la CO2 sotto controllo, il clima della Terra resterebbe invariato. Questo non è assolutamente vero.
Vorrei ricordare che durante l’ultimo milione di anni la Terra era dominata da periodi di glaciazione in cui la temperatura era di meno 10 gradi, tranne brevissimi periodi in cui c’ è stata la temperatura che è quella di oggi. L’ ultimo è stato 10.000 anni fa, quando è cominciato il cambiamento climatico che conosciamo con l’agricoltura, lo sviluppo, che è la base di tutta la nostra civilizzazione di oggi. Negli ultimi 2.000 anni, ad esempio, la temperatura della Terra è cambiata profondamente. Ai tempi dei Romani, ad esempio, Annibale ha attraversato le Alpi con gli elefanti per venire in Italia. Oggi non ci potrebbe venire, perché la temperatura della Terra è inferiore a quella che era ai tempi dei Romani. Quindi, oggi gli elefanti non potrebbero attraversare la zona dove sono passati. C’è stato un periodo, nel Medioevo, in cui si è verificata una piccola glaciazione; intorno all’ anno 1000 c’ è stato un aumento di temperatura simile a quello dei tempi dei Romani (ricordiamo che ai tempi dei Romani la temperatura era un grado e mezzo più alta di quella di oggi). Poi c’è stata una mini-glaciazione durante il periodo 1500-1600 che riguardo il Nord con i vichinghi hanno avuto degli enormi problemi di sopravvivenza a causa di questa mini-glaciazione, che si è sviluppata con cambiamenti di temperatura sostanziali.
Se restiamo nel periodo degli ultimi 100 anni, ci sono stati dei cambiamenti climatici sostanziali, che sono avvenuti ben prima dell’effetto antropogenico, dell’effetto serra e così via. Per esempio, negli anni Quaranta c’è stato un cambiamento sostanziale. Poi c’è stato un cambiamento di temperatura che si collega all’uomo (non dimentichiamo che quando sono nato io, la popolazione della Terra era 3,7 volte inferiore a quella di oggi e che il consumo energetico primario è aumentato 11 volte). Questi cambiamenti hanno avuto effetti molto strani e contraddittori sul comportamento del pianeta. Vorrei ricordare che dal 2000 al 2014 la temperatura della Terra non è aumentata: essa è diminuita di 0,2 gradi e noi non abbiamo osservato negli ultimi 15 anni alcun cambiamento climatico di una certa dimensione. Questo è un fatto di cui tutti voi dovete rendervi conto, perché non siamo di fronte ad un’esplosione della temperatura.
La temperatura è aumentata fino al 2000: da quel momento siamo rimasti costanti, anzi siamo scesi di 0,2 gradi. Io guardo i fatti. Il fatto è che la temperatura media della Terra, negli ultimi 15 anni, non è aumentata ma diminuita.
Nonostante questo, ci troviamo di fronte ad una situazione assolutamente drammatica: le emissioni di CO2 stanno aumentando in maniera esponenziale. Tra le varie soluzioni dell’IPCC prevale la soluzione del business as usual. Essa è la soluzione più alta di tutte: indica che, effettivamente, anche grazie allo sviluppo della Cina e degli altri Paesi in via di sviluppo, l’aumento delle emissioni di CO2 sta avvenendo con estrema rapidità. Le emissioni stanno aumentando in maniera tale che, a mio parere, tutte le speranze che abbiamo di ridurre il consumo energetico facendo azioni politiche ed altro, sono contraddette dal fatto che oggi il cambiamento climatico del CO2 ha un aumento esponenziale senza mostrare una inversione di tendenza; sta crescendo liberamente.
Vorrei ricordare che l’unico Paese nel mondo riuscito a mantenere e ridurre le emissioni di CO2 sono gli Stati Uniti: non l’Europa, non la Cina, ma gli Stati Uniti. Per quale motivo? C’è stato lo sviluppo del gas naturale, che adesso sta rimpiazzando fondamentalmente le emissioni di CO2 dovute al carbone. Ricordiamo anche che il costo dell’energia elettrica in America è due volte il costo dell’Europa. Perché? Il consumo della chimica fine in Europa è deficitario e in crollo fisso, perché fondamentalmente in America si stanno sviluppando delle tecnologie grazie ad uno sviluppo tecnologico ambientale importantissimo, che ha permesso veramente di cambiare le cose. Questo dà un messaggio chiaro: soltanto attraverso lo sviluppo tecnologico possiamo cercare di entrare in competizione con gli altri Paesi e non
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La bimbocrazia diventa l’arma finale anti-populisti
Nicola Porro – 17/03/2019
C’è qualcosa che non quadra nelle manifestazioni ambientaliste globali dei giorni scorsi.
Tanti giovani uniti in piazza senza grandi bandiere di partito. Belle e giovani facce: pulite, si sarebbe detto un tempo. Per una causa che in fondo tutti condividono: rispettare il nostro pianeta. Poi in Italia si mischia tutto a Bella ciao, e buonanotte. Ma il fenomeno ha una sua forza politica che non deve essere sottovalutata.
Piuttosto ci si deve chiedere dove vada. Sui media italiani c’è stata la veloce intuizione del nuovo direttore de La Repubblica, che l’ultima volta che ha sbagliato una battaglia riguardava forse una copertina di Vanity Fair, che sin da subito ha ballato sulle scorie del pianeta. E poi la geniale Confindustria-Sole24 ore, che fino a prova contraria dovrebbe rappresentare quelli che in qualche modo inquinano, ci regala un bel pezzo in cui denuncia l’economia dei consumi (quelli che gli imprenditori vorrebbero più sostenuti in Italia) e quella dell’usa e getta. Prima ancora arriva il neosegretario del Pd, Zingaretti, al quale Veltroni e Renzi hanno scippato tutto il Pantheon e che dedica la sua vittoria alla svedesina Greta.
Ovviamente non poteva mancare il presidente della Repubblica Mattarella, sempre democristiano e pacato, ma per una volta preciso e tranchant: il mondo è sull’orlo del precipizio.
E allora bisogna solo seguire i puntini, le briciole e si arriva al premio. L’ecologismo pulito nella forma di Greta, le masse dei bambini che non hanno letto Canetti, le certezze sul clima di chi ha dimenticato la fine del pianeta pronosticata dal Club di Roma, l’inquinamento di chi non ricorda i piloni all’amianto del Ponte Morandi simbolo di una ricostruzione che ora sta marcendo, i gradi Celsius che aumentano perché tutti lo sanno, ma nessuno ricorda Rubbia che in Senato ci ha detto che tra il 2000 e il 2014 sono scesi di mezzo punto, ebbene tutte queste briciole del sapere assoluto sono in fondo l’ultimo straordinario sforzo delle élite (si può ancora dire?), degli sconfitti,
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Ma Greta è antica come Malthus, l’infelice profeta dell’élite
Scritto il 19/3/19
Siamo stati “creati” da antiche divinità o invece “fabbricati” dagli Elohim biblici come Yahvè, dunque “clonati” da entità forse extraterrestri? L’unica certezza è che, intanto, siamo qui a giocarcela: sta a noi provare a raddrizzare il mondo, anzitutto cercando di scoprire come ci siamo capitati. La teoria dell’evoluzione? Non spiega tutto, neppure quella. Ma viene usata nel modo peggiore, da chi ha rimpiazzato la Bibbia con Darwin per instaurare una nuova dominazione, quella del forte che prevale sul debole, con l’alibi della selezione naturale. Bisogna che qualcuno lo spieghi, alla giovanissima attivista svedese Greta Thunberg, trasformata in icona planetaria della mobilitazione culturale contro il cambiamento climatico, presentato come calamitoso prodotto delle sole, irresponsabili attività umane. Tutto comincia alla fine del ‘700 con l’economista e demografo inglese Thomas Robert Malthus: nel suo “Saggio sul principio della popolazione e i suoi effetti sullo sviluppo futuro della società”, Malthus sostiene che l’incremento demografico produrrà penuria di cibo, dato che l’umanità – questa la sua tesi – cresce più in fretta della disponibilità di alimenti. Vero o falso?
Rigido pastore anglicano, Malthus raccomandava il controllo delle nascite, mediante il ricorso alla “castità”. Oggi la popolazione mondiale è esplosa: siamo sette miliardi e mezzo, eppure buttiamo via il 43% del cibo e dei beni che produciamo. Non siamo mai stati così ricchi, eppure ci stiamo impoverendo. Cosa manca? Non le risorse, ma la loro ragionevole distribuzione, se è vero che 800 milioni di persone soffrono la fame. Malthus non poteva sospettare che saremmo stati così abili nel rivoluzionare i mezzi di produzione con la tecnologia, riducendo in modo impensabile il consumo proporzionale delle materie prime. Dieci anni fa, l’allarmismo ecologista evocava l’incubo del “picco del petrolio”, di cui non si parla più dopo che sono stati scoperti immensi giacimenti. Scienziati russi sostengono che il petrolio non sia affatto una risorsa non rinnovabile, ma che si generi costantemente in tempi rapidi. Carlo Rubbia, Premio Nobel per la Fisica, avverte che la Terra negli ultimi anni si sta addirittura raffreddando. Quanto alla CO2, responsabile solo in minima parte dell’effetto serra, Rubbia propone di risolvere il problema attingendo alla nuovissima tecnologia che permette di usare il gas naturale a impatto zero, senza alcun residuo di anidride carbonica.
La verità più scomoda di tutte, spiega l’economista Nino Galloni, vicepresidente del Movimento Roosevelt, è che nel secolo scorso siamo definitivamente usciti dal paradigma della scarsità: al punto da svincolare la moneta dalla zavorra del “gold standard”, il valore dell’oro – metallo prezioso perché raro – imposto come limite per evitare l’inflazione, cioè l’eccesso di valuta circolante rispetto alla quantità di merci disponibili. «Si assaltavano i forni perché mancava il pane, non essendovi abbastanza grano. Scenari oggi impensabili, impossibili – dice Galloni, su “ByoBlu” – perché la scarsità è stata storicamente sconfitta». Tranne che per un aspetto: la moneta. E’ detenuta da pochi, ed elargita col contagocce per nutrire l’usura finanziaria, da cui derivano le attuali sofferenze sociali. Ecco il punto, sottolinea Gioele Magaldi, che del Movimento Roosevelt è il presidente: è sempre meglio pesare con cautela le parole di chi predica sciagure imminenti. Non che l’atmosfera terrestre non sia fortemente alterata, o che quella dell’ecologia non sia una reale emergenza. Ma siamo sicuri che la soluzione sia proprio il freno ai consumi (cioè il taglio del welfare e del benessere diffuso) anziché invece, anche qui, l’acceleratore esponenziale della tecnologia, che poi è quello che ci ha permesso – in barba a Malthus – di crescere dieci volte tanto, imparando a produrre a bassissimo costo quantità immense di beni e merci, che infatti finiamo per gettare nella spazzatura?
Beninteso, sappiamo perfettamente che le risorse dell’ecosistema-Terra non sono illimitate, precisa Magaldi, in web-streaming su YouTube con Fabio Frabetti di “Border Nights”. Ma siamo certi che sia davvero la piccola Greta a doverci spiegare dove stia, esattamente, il punto di non ritorno, ammesso che esista? Un consiglio: la problematica ecologica, a partire dall’inquinamento generato dalle fonti energetiche “sporche” come il petrolio e il carbone, è materia complessa: «Forse è il caso di adottare un approccio un po’ più serio». Le manifestazioni di massa? «Fa piacere vedere l’impegno di tanti giovani». Ma il punto è un altro: c’è qualche proposta precisa, sul tappeto, che non sia la decrescita infelice del 99% dell’umanità, a fronte dell’imperterrita super-crescita (felicissima) dell’élite planetaria che ha innescato tutti i nostri disastrosi squilibri, sociali e ambientali, fino a imbarcare disperati su carrette del mare verso le nostre coste? Tutti migranti che poi scoprono, amaramente, che in Italia e in Europa oggi si vive molto peggio di vent’anni fa, essendo scomparsa la mobilità sociale su cui era basata la grande prosperità di un intero continente, alimentata anche dalla scandalosa razzia coloniale a spese della stessa Africa.
Quello che Greta non sa, probabilmente, è che il baby-retropensiero di cui è imbevuta non è attuale, è addirittura antico. Un presupposto ideologico completamente sbagliato, smentito nel modo più clamoroso già nell’800 dal filosofo statunitense Ralph Waldo Emerson, che scrisse: «Affermando che le bocche si moltiplicano geometricamente e il cibo solo aritmeticamente, Malthus dimenticò che la mente umana era anch’essa un fattore nell’economia politica, e che i crescenti bisogni della società sarebbero stati soddisfatti da un crescente potere di invenzione». E’ per questo, in fondo, che siamo ancora qui, e che siamo così tanti. Vogliamo dichiararci sconfitti? Tornare indietro, come propone Greta? Il dibattito è vasto: persino l’invincibile Impero Romano un bel giorno crollò, ricorda Giuletto Chiesa, autore di saggi spesso basati sulle previsioni catastrofistiche dell’influente Club di Roma. Siamo sicuramente a un bivio, sostiene anche Magaldi: ma il problema non è se crescere o decrescere. Seriamente: siamo stati noi, negli ultimi decenni, a decidere le sorti del mondo? Ci siamo espressi con dei referendum per approvare questa globalizzazione forsennata e per mettere in piedi l’attuale, orrenda Disunione Europea? No, certo. E allora perché saltare l’ostacolo, fingendo di poter incidere sul destino climatico della Terra, senza prima essere riusciti a ristabilire innanzitutto la democrazia a casa nostra, dove persino i bilanci vengono imposti dalle “divinità” di Bruxelles, che nessuno ha mai eletto?
Spiegate a Greta che il darwinismo sociale, quello che spinge il povero alla rassegnazione di fronte al potere “fisiologico” del ricco, è il più grande veleno mentale che sia stato immesso nella nostra società neoliberista, sintetizza Magaldi, che propone un antidoto chiamato John Maynard Keynes. Era il maggiore economista del ‘900, e ispirò il New Deal con il quale Roosevelt tirò fuori l’America dalla Grande Depressione, facendone la superpotenza mondiale che conosciamo. Come riuscì nella storica impresa? Tagliando le unghie alle banche speculative, padrone della “scarsità di moneta”, e spingendo lo Stato a investire fiumi di dollari, a deficit, per creare lavoro. Dai tempi di Nixon, la moneta – svincolata dall’oro – è tecnicamente illimitata, virtualmente a costo zero. Ma nel 1999 fu il “progressista” Bill Clinton a
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Dopo “genitore 1 e 2” arriva la “co-madre”
La sinistra se ne inventa un’altra per le coppie lesbiche
lunedì 18 marzo 16:31 – di Redazione
Adesso arriva anche la “co-madre”. Come se non avesse altre priorità, adesso la sinistra tedesca si concentra sulla riforma della legge sulla genitorialità.
La sta elaborando il ministro tedesco della Giustizia, la socialdemocratica Katarina Barley, che fino all’anno scorso rivestiva la carica di ministro federale per la Famiglia.
A quanto riferisce il Giornale, infatti, la donna compagna di una donna che dia alla luce un figlio, sarà automaticamente – secondo il progetto – designata come co-madre del neonato. Per giustificare la propria scelta, il ministro socialista ha detto: «Sulla base delle possibilità offerte dalla moderna medicina riproduttiva e delle forme familiari vissute nella
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ARTE MUSICA TEATRO CINEMA
“Triple Frontier”: in nome del Dio Denaro
di Francesco Grano – 19 marzo 2019
Ex soldato dell’U.S. Army Ranger, Santiago “Pope” Garcia (Oscar Isaac) lavora come consigliere per svariate agenzie di polizia federale sudamericane: il suo compito è quello di fornire supporto strategico nella caccia ai narcotrafficanti.
Ed è proprio a seguito di un raid che Santiago, grazie alla collaborazione di una sua infiltrata, viene a conoscenza di dove si nasconde uno dei più pericolosi signori della droga. Convinto a eliminarlo una volta per tutte, Santiago torna negli Stati Uniti e va alla ricerca di altri quattro suoi ex commilitoni delle Special Forces, tra cui il capitano in congedo Tom “Redfly” Davis (Ben Affleck), per convincerli a lavorare con lui come ulteriori consiglieri tattici e, così, assicurare alla giustizia il narcotrafficante. Il gruppo accetta, nonostante l’iniziale riluttanza di Redfly e, giunti in Sud America e compiuta una ricognizione nel nascondiglio del boss, Santiago svuota il sacco: in realtà vuole rapinare e far fuori l’obiettivo. Dopo un’apparente disapprovazione il piano prosegue e, in prima battuta, sembra andare per il verso giusto. Ma è solo l’inizio di una lotta per la sopravvivenza.
Dopo una lunga, travagliata e, nel corso degli anni, disperata gestazione, nel 2017 Netflix ha acquisito i diritti di un soggetto di Mark Boal e ora, nel 2019, quello che sembrava ormai un progetto abbandonato (non sono stati pochi i nomi registici che si sono avvicendati tra cui, in primis, quello di Kathryn Bigelow che qui figura come produttore esecutivo) è riuscito a vedere la luce: il risultato è Triple Frontier, ultimo arrivato nel catalogo della famosa piattaforma per lo streaming video. Diretto da J.C. Chandor (il quale ha firmato la sceneggiatura insieme a Boal), regista con alle spalle una filmografia molto esigua ma non per questo poco interessante (basti ricordare gli ottimi All Is Lost, dramma one man show con un Robert Redford in stato di grazia e il cupo noir A Most Violent Year), Triple Frontier è un action thriller che, fin dall’incipit, dimostra la sua natura di prodotto filmico realizzato con solidità scenotecnica: non ci si trova di fronte al classico film d’azione scritto e diretto in fretta e furia per accontentare i palati cinematografici più caciaroni e poco esigenti, assolutamente no. Il quarto lungometraggio di Chandor, nonostante il regista non sia – almeno non ancora – un author, trasuda una certa aria di autorialità; un’autorialità che, all’interno del genere di appartenenza, è davvero difficile raggiungere, specialmente in un panorama in cui la produzione mainstream sforna titoli altamente trascurabili e, se visti, dimenticabili.
Fortunatamente, Triple Frontier è una ventata di freschezza in questo primo trimestre del 2019, una brezza generata non solo dall’ottimo lavoro tecnico che c’è dietro, né tantomeno dal cast perfettamente funzionale alla storia (dal quale spiccano in maniera particolare Oscar Isaac e Ben Affleck) semmai dalla crescita esponenziale del background di appartenenza e della storia mostrata su schermo e dei personaggi. Difatti Triple Frontier non offre – solo ed esclusivamente – un puro intrattenimento adrenalinico nonostante le sequenze action, tra realismo e una giusta dosa di brutalità, siano davvero ben realizzate ma, parimenti, approfondisce le psicologie e le vite dei cinque protagonisti: uomini con un passato militare da Forze Speciali, perfette war machine addestrate a ogni tipo di evenienza e che hanno combattuto nei conflitti più sanguinosi della recente (e ancora attuale) storia globale. Ex soldati che, anche a distanza di tempo, conservano dentro sé stessi la guerra e tutte le sue conseguenze e
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ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME
REMEMBER?
Sisto Ceci 15 03 2019
Prima riflessione
C’è una corsa contro il tempo a Terni fra la famiglia del ragazzo ucciso da un immigrato.
I partiti di sinistra, in primis SEL, e le autorità ecclesiastiche TUTTI E TRE a concertare, a circoscrivere, a smorzare e a minimizzare la gravità dell’accaduto e ad alleggerire la posizione giudiziaria del criminale islamico.
Infatti proprio ieri Il vescovo di Terni ha dichiarato che il tunisino ha ucciso perché era nel disagio.
Se tutti gli italiani che oggi vivono nel disagio uccidessero i loro simili … Molti invece si impiccano proprio per non nuocere ai loro compatrioti e non vengono compianti da nessun vescovo né tanto meno dal gaucho argentino. L’Italia sarebbe più spopolata del Sahara.
Queste facce di bronzo cattocomuniste non sanno più che inventarsi per
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BELPAESE DA SALVARE
Cose scomode sul clima
Guglielmo Totti 18 03 2019
In un’era storica in cui trionfa questo finto ambientalismo da salotto, a costo di sembrarvi terrapiattista, complottista, negazionista e blablabla, vi dirò alcune cose scomode sul clima:
1) Il RISCALDAMENTO GLOBALE (di natura antropogenica) è una bufala: la Terra da migliaia di anni si riscalda e si raffredda, dai tempi in cui l’uomo contava sul pianeta quanto un due di bastoni con la briscola a coppe
Le prove stanno dentro i ghiacciai e gli strati della Terra che sono una preziosa memoria geologica.
2) GRETA THUNBERG è una povera bimba strumentalizzata e manipolata dai genitori (appartenenti al jet set: madre cantante, padre attore regista sceneggiatore, da tempo attivisti) e da un esperto professionista di campagne pubblicitarie, tale Ingmar Rentzhog…
Tutto ha inizio nell’Agosto del 2018 quando la bimba inizia una manifestazione solitaria di fronte al parlamento svedese e Rentzhog (amico dei genitori) ne fa una diretta social con quel sentore da carceriere di animali che mostra la scimmietta ammaestrata al pubblico di una Fiera.
Quattro giorni dopo guarda caso esce il libro dei genitori di Greta (Scenes from the Heart) e subito dopo viene lanciata una Start Up a tema “We don’t have time” con un crowdfunding che raggiunge subito i 30 milioni di corone svedesi.
Chiariamo: io non ho nulla contro chi in nome di un ideale si batte contro qualcosa, trovo solo triste dover basare il proprio idealismo su una BUFALA come il riscaldamento globale antropogenico.
3) L’ANIDRIDE CARBONICA non è affatto inquinante come vi raccontano: essa costituisce appena lo 0,4% dell’ “ARIA” terrestre. Togliendo i veri produttori di anidride che sono Oceani Vulcani e Decomposizione animale/vegetale, immaginate quanto poco c’entri l’uomo su tale percentuale
Ma c’è di più: la CO2 non provoca il riscaldamento globale, al contrario è un prodotto del riscaldamento
I grafici dello storico della geologia dimostrano che solo dopo decenni che la Terra si riscaldava, salivano anche i livelli di anidride
È stato invertito del tutto il principio di causa/effetto
Il nostro pianeta si è sempre riscaldato e raffreddato nelle ere geologiche: periodi caldi e miniglaciazioni si sono sempre susseguiti per molti millenni prima che raggiungessimo le rivoluzioni industriali e tecnologiche. Ce lo dicono i ghiacciai e i multistrati del pianeta insieme ai grafici delle temperature nella storia
4) BUSINESS: ma allora perché questa Anidride Carbonica fa tanta gola?
Ce lo spiegano i protocolli (Kyoto, Parigi) alla luce dei rapporti Interpol e delle Intelligence di mezzo mondo: la CARBON TAX essendo una tassa globale, fluttua nel continente grazie al valore aggiunto o IVA per cui ogni Paese promette di pagare quella tassa laddove risiede ogni azienda. Sono stati calcolati oltre 5 miliardi di dollari per truffa/evasione Carbon Tax (grazie a vari rapporti dell’intelligence del settore economico/finanziario)
Il classico “PAGHERÒ” che viene poi emesso in fattura ma puntualmente evaso. È lo stesso trucchetto dell’automobile con targa estera che di fatto annulla le leggi vigenti nel Paese in cui circola. Esperti venditori di auto italiani hanno da decenni praticato questo sport acquistando auto tedesche con la promessa di pagamento in Italia: compro in Germania, dico che pagherò in Italia (mai) semplicemente reimmatricolavano.
Questo lontano business nasce negli anni 80 in coincidenza coi primi vacillamenti del Muro di Berlino e la crisi del mito del Socialismo reale. Inizialmente l’Ambientalismo partì con circa 200 milioni di dollari di finanziamenti per studiare questo presunto riscaldamento antropogenico. Oggi conta un giro di affari che supera i 3 miliardi di dollari. Con tutto un indotto dietro: giornalismo scientifico, osservatori, studi promossi sempre con la causale “sto studiando l’effetto del riscaldamento globale sul Macaco dal culo rosso” e giù pioggia di investimenti governativi o donazioni da Onlus e Non Governativi vari o miliardari e gente comune.
si ripropone ancor più forte il tema: alla soglia delle elezioni europee la Sinistra mondiale, in crisi di identità e consensi, capendo che la globalizzazione libertaria ha fallito, che siamo in fase di de-globalizzazione, prova a rifarsi una verginità e sottrarsi all’estinzione o quanto meno prova a drenare i consensi degli avversari politici
5) MA GLI EVENTI ATMOSFERICI SONO SEMPRE PIÙ VIOLENTI: cazzate. Paradossalmente se davvero fosse come dicono, cioè un Pianeta in grave riscaldamento, significherebbe che le temperature tra equatore e poli diminuiscono la loro forbice… mi spiego meglio: se il Pianeta si riscalda (“I POLI SI STANNO SCIOGLIENDOOOOHHHH”) vuol dire che la differenza tra il freddo dei Poli ed il caldo dell’equatore si assottiglia.
Ma in realtà gli eventi atmosferici si creano proprio dagli sbalzi: freddo glaciale ai poli in contrasto con calore equatoriale. Bassa pressione in contrasto con Alta pressione. Dunque, secondo questi modelli climatici che ci propinano, in realtà un riscaldamento globale dovrebbe ATTENUARE i fenomeni atmosferici proprio perché c’è minore escursione tra Poli ed Equatore
6) Il MITO DELLA ZANZARA: Ti dicono: “Fa talmente caldo che ormai le zanzare banchettano in Siberia”
Alimentando il mito che le zanzare siano tipiche soltanto dei paesi tropicali.
FALSO! Le zanzare DA SEMPRE esistono ad ogni latitudine. Chiedete ad un entomologo.
La prova? Andate a cercare la nota “epidemia di Malaria” in RUSSIA del 1920
Ha contagiato centinaia di migliaia di persone (600mila circa) e ha provocato decine di migliaia di morti (30mila circa)
7) IL MITO DELL’ORSO POLARE che prende il pedalò di ghiaccio e si lancia in una traversata dei mari artici… Bellissime le foto di National Geographic, peccato che quella sia semplicemente la Primavera. In cui i ghiacci si sciolgono. Un po’ come aspettarsi che in autunno non cadano le foglie. Oppure dire: “Guarda, quegli alberi sono malati, sono rimasti spogli” E grazie al cazzo.
Per fortuna gli Orsi Polari si sono mantenuti nei millenni anche dopo periodi di grande caldo (Ce lo racconta il Medioevo, uno dei periodi a noi più recenti e più caldi nella Storia della Terra) E di certo non poteva essere l’uomo medievale ad aver inquinato e riscaldato il pianeta… La risposta è solo una: ATTIVITÀ SOLARE. Che è un po’ come il camino di casa di qualcuno di voi: siete mai
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Due ore di inferno a Milano, raffica di rapine: città preda degli immigrati
Raffica di rapine da parte di stranieri. Aggressioni da Garibaldi a corso Como. Sardone: “Sala marcia per i migranti?”
Claudio Cartaldo – Dom, 17/03/2019
Due ore di furti, rapine, aggressioni. In alcuni casi il bottino è stato sostanzioso, in altri meno ricco.
Resta il fatto che nel giro di appena 120 minuti su Milano si siano abbattuti cinque episodi criminosi i cui protagonisti – secondo le denunce – sono tutti immigrati.
“Questa notte si sono verificate cinque rapine nell’arco di due ore tra la zona della movida di Porta Garibaldi e la zona ormai off limits della stazione Centrale”, racconta il consigliere regionale e comunale del Gruppo Misto, Silvia Sardone. La cronaca degli assalti parte da corso Como: qui due senegalesi, “irregolari e con precedenti per penali”, vengono arrestati dai carabinieri. I due sono sospettati di aver aggredito e rapinato due fidanzati in corso Como. Il bottino è sostanzioso: soldi e un Rolex da 10mila euro. I due farebbero parte di un gruppo con altri tre africani che però sarebbero riusciti a scappare all’arresto.
Ma la notte è solo iniziata. Sempre in zona corso Como altri sei africani rubano cellulare e orologio a un ragazzo fuori da un locale. Vicino alla Stazione Centrale, invece, un “branco” di 4 immigrati picchia e deruba di 200 euro un uomo in
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Imane Fadil, terza morte sul caso Ruby. Evocò il satanismo
Scritto il 19/3/19
È morta Imane Fadil, giovane modella e testimone-chiave nei processi Ruby, che vedono Berlusconi tra gli imputati. Trentatreenne, marocchina, era stata la prima a far aprire il caso nel 2011, e poche settimane fa aveva chiesto di costituirsi parte civile al processo Ruby ter. Ma il 29 gennaio è stata ricoverata in ospedale, dove è morta il 1° marzo dopo un mese di agonia. «Prima di morire – scrive Stefania Nicoletti, sul blog “Petali di Loto” – ha telefonato al fratello e all’avvocato, dicendo loro di essere stata avvelenata». Dall’esito dell’esame tossicologico è emersa la morte per avvelenamento. Secondo Gianfranco Carperoro, quella delle “sostanze radioattive” rintracciate nel corpo della ragazza sarebbe una voce solo giornalistica: la stranezza, semmai – dice Carpeoro – sta nel fatto che Imane Fadil avrebbe agonizzato per un mese, senza diagnosi né cure, in un centro sanitario di assoluta eccellenza come l’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano, a Milano Sud. Quella di Imane Fadil, osserva Stefania Nicoletti, è la terza strana morte collegata al caso Ruby, dopo quelle di Egidio Verzini, ex legale di “Ruby Rubacuori”, e del giornalista Emilio Randacio, che si stava occupando del caso. Altro dettaglio: la ragazza stava per pubblicare, in un libro, la sua versione – decisamente horror – sulle famose “notti di Arcore”.
Impossibile, scrive Stefania Nicoletti, non richiamare alla memoria l’intervista che la Fadil aveva rilasciato l’anno scorso al “Fatto Quotidiano”. «Parlò di una sorta di “setta satanica” che praticava riti». Ovvero, fatti molto più gravi di qualche cena a sfondo sessuale. Facile screditarla, la ragazza, anche perché aveva detto di essere “una sensitiva” e di aver “sentito e visto presenze ed entità negative e malefiche”. «Quando uscì quell’articolo, molti commentarono che non era credibile, che queste cose non esistono, che lei era solo una in cerca di visibilità, eccetera. Ma chi dice questo – obietta Stefania Nicoletti – non sa che queste organizzazioni esoteriche ai piani alti del potere esistono eccome, e che parlarne pubblicamente non ti dà fama, anzi: ti espone a dei rischi notevoli». Infatti, continua Stefania Nicoletti, «leggendo quell’intervista pensai che la ragazza rischiava di essere fatta fuori: anche perché annunciò che stava scrivendo un libro su tutta la vicenda, dove avrebbe raccontato tutto questo e molto di più». Un libro che a quanto pare stava ormai finendo di scrivere, prima di morire avvelenata.
Raccontò la ragazza, nell’intervista pubblicata dal “Fatto” il 24 aprile 2018: «La cosa non si limita a un uomo potente che aveva delle ragazze: c’è molto di più in questa storia, cose molto più gravi». Un’accusa esplicita: satanismo. «Questo
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CONFLITTI GEOPOLITICI
“L’80 per cento dei cristiani iracheni non c’è più”. Numeri da genocidio
Dopo gli sfollamenti di massa, le fughe e le fosse comuni, adesso per chi resta serve ricostruire le terre martirizzate dai fondamentalisti islamici
di Giulio Meotti – 14 marzo 2019
meotti@ilfoglio.it
Roma. Lunedì le chiese irachene hanno suonato a lutto dopo l’ennesima strage di cristiani avvenuta il 9 marzo. Il giovane cristiano Samer Salah Eddin e un’intera famiglia di tre persone sono stati trucidati a Baghdad. Erano assiri. Ha scritto il New York Times che “i cristiani assiri, il popolo indigeno dell’Iraq, gli eredi dell’antica civiltà mesopotamica e i primi convertiti al mondo al cristianesimo, sono a rischio di essere completamente sradicati dalla loro patria”.
Tutti i sacerdoti iracheni lunedì hanno indossato per l’occasione una fascia nera in segno di cordoglio nazionale. Il medico Hisham Shafiq al Maskuni, 61 anni, sua moglie e sua madre, sono stati accoltellati nella capitale. “Ciò significa che non c’è posto per i cristiani”, ha affermato padre Biyos Qasha della chiesa di Maryos a Baghdad. “Siamo visti come agnelli da uccidere in qualsiasi momento”. Il 2 marzo, le milizie sciite hanno rinvenuto una fossa comune con i corpi di quaranta cristiani nella piana di Ninive, la ex roccaforte dello Stato islamico dove molte famiglie cristiane sono tornate da quando il Califfato è stata sconfitto. I corpi, tra cui quelli di donne e bambini, appartengono a cristiani rapiti e uccisi dall’Isis e molti avevano con sé delle croci.
Ieri un rapporto della Iraqi Human Rights Society ha rivelato che le
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Quei 16 mila cristiani uccisi di cui l’occidente non vuole sentir parlare
Nel solo stato di Benue sono state distrutte 500 chiese. La strage silenziosa in in Nigeria, dove si decide l’equilibrio tra islam e cristianesimo in Africa
di Giulio Meotti 21 marzo 2018 RILETTURA
Roma. 3.850 cristiani della Nigeria sono stati assassinati dai jihadisti di Boko Haram e dai pastori islamici Fulani negli ultimi tre anni. Solo nei mesi di dicembre 2017 e gennaio 2018 sono stati registrati oltre 350 cristiani uccisi nel paese più ricco di petrolio di tutta l’Africa. In due giorni, cinquanta cristiani sono stati uccisi dalle orde islamiste negli stati di Kogi e Plateau. Due giorni prima c’era stato un funerale di massa per i cristiani assassinati in una sola giornata di attacchi. Il vescovo Joseph Bagobiri, della diocesi di Kafanchan, morto poche settimane fa, aveva fornito la contabilità degli attacchi islamici solo nella sua area: “53 villaggi bruciati, 808 persone uccise, 1.422 case e 16 chiese distrutte”. Si chiama pulizia etnica. A fine febbraio, almeno dodici cristiani erano stati uccisi nel nord della Nigeria come rappresaglia per i tentativi dei fedeli di salvare alcune ragazze dalle conversioni islamiche forzate.
Diviso fra un nord musulmano e un sud cristiano che controlla la maggior parte delle risorse petrolifere, il gigante africano deve affrontare da dieci anni attentati e rapimenti drammatici perpetrati dal movimento islamico Boko Haram. Su un conflitto che ha origini economiche e tribali si è innestato il tumore del fondamentalismo islamico di cui fanno le spese i cristiani. Lo scrittore algerino Boualem Sansal nel suo recente libro “In nome di Allah” (Neri Pozza) parla di una “ guerra totale” che “abbiamo visto all’opera in Somalia, in Afghanistan, in Algeria, nel Mali settentrionale e nelle province musulmane della Nigeria dominate dal gruppo jihadista Boko Haram”. E lo scrittore nigeriano premio Nobel per la Letteratura, Wole Soyinka, paragona la situazione del suo paese a quella “degli algerini che combatterono con i fondamentalisti assassini per dieci anni”. Impiegano armi da fuoco, bombe a mano, kamikaze, machete, gridando “Allah Akbar” (Dio è grande) quando attaccano di sorpresa un gruppo di contadini e fedeli cristiani.
L’opinione pubblica occidentale, sempre poco recettiva sulla persecuzione dei cristiani, di
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CULTURA
Chi dubita sulle cause del global warming è nemico del popolo. “È fanatismo religioso”
Le teorie sul cambiamento climatico sono diventate un dogma politico in cui non è ammesso il dissenso. I critici del pensiero unico ambientalista vengono allontanati dalle università
di Giulio Meotti – 19 marzo 2019
Roma. “Questa sul clima non è scienza, è dogma politico”. Nel recente
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CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE
L’allarme dei servizi segreti francesi: “I migranti provocheranno una guerra civile”
Patrick Calvar, il capo dei servizi segreti transalpini, ha detto chiaramente che “la Francia è sull’orlo di una guerra civile che potrebbe essere innescata dai migranti
Claudio Cartaldo – 16/07/2016
L’immigrazione incontrollata, le violenze dei profughi che hanno sconvolto l’Europa, il difficile rapporto tra cultura occidentale e nuovi flussi migratori.
Sono questi i temi che preoccupano tutti i Paesi Ue. Alcuni più di altri. O forse, la cosa che cambia tra uno Stato e l’altro è la consapevolezza di quanto possa essere pericolosa la miccia che ci sta per esplodere in mano.
Il rischio di una guerra civile tra europei e immigrati
In Francia lo sanno. Tanto che Patrick Calvar, il capo dei servizi segreti transalpini, nei giorni scorsi ha detto chiaramente che “la Francia è sull’orlo di una guerra civile che potrebbe essere innescata dalle violenze sessuali di massa nei confronti delle donne da parte dei migranti, come successo a Colonia a Capodanno”.
L’idea di fondo è che se ci dovesse essere un nuovo attacco terroristico o una
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Trump vuole dall’Italia i 500 milioni per gli F35.
E Mattarella lo appoggia: dateglieli
lunedì 11 marzo 15:07 – di Antonio Pannullo
Adesso scoppia il caso degli F35: i poteri forti non sanno più come prendersela con il governo giallo-verde. E la cosa che addolora è che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nella sua veste di presidente del Consiglio supremo di Difesa, ha sollecitato il governo a onorare i suoi impegni, peraltro presi dai governi di sinistra e non da Giuseppe Conte.
Andiamo con ordine: Roma avrebbe sospeso i pagamenti per 11 caccia consegnati e 9 ordinati, per un totale di circa 500 milioni i euro di arretrati. Come si ricorderà, l’Italia ha ridotto gli acquisti di F35, cosa che ha infastidito gli Stati Uniti, che per giunta stanno subendo anche l’avvicinamento di Roma a Pechino, cosa per la quale hanno già protestato vivamente. E oggi arriva la richiesta degli Usa di saldare il nostro debito, richiesta rafforzata come si è detto anche dal presidente Mattarella la settimana scorsa.
Quella degli F35 è una partita scivolosa, perché all’inizio, ai tempi dei governi di sinistra, evidentemente molto più guerrafondai di quanto vogliano far credere, l’Italia si era impegnata ad acquistare ben 131 F35, ridottisi poi nel 2012 a 90; oggi il ministro ella Difesa Elisabetta trenta sta nuovamente valutando la situazione che potrebbero addirittura far scendere le ordinazioni a una ventina
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Unicef, l’Ong più ricca d’Italia. Incassa 60 milioni all’anno
La costola italiana dell’agenzia Onu nel polverone per il tweet sullo ius soli. Ora rischia un calo di donazioni
Fausto Biloslavo – Gio, 28/12/2017
L’Unicef Italia è una macchina da guerra nella raccolta fondi, oltre 60 milioni di euro nel 2016, ma con le stigmate dei grandi carrozzoni in salsa Onu grazie a 25,4 milioni di euro di spese.
Ovviamente servono per attirare donazioni, ma quasi un terzo dei costi se ne va in stipendi e consulenze. Dopo la pesante discesa in campo di stampo politico a favore dello ius soli con un tweet ufficiale che bollava come idioti e fascisti i contrari si è scatenata la polemica sui soldi che ruotano attorno alla costola nostrana dell’organo sussidiario delle Nazioni Unite in difesa dell’infanzia. E i timori che possa influire negativamente sulle donazioni e la raccolta fondi.
In rete si stanno moltiplicando le notizie vere e false sulle luci e ombre del Comitato italiano per l’Unicef. In realtà si tratta di una Organizzazione non governativa, che dal 1974 agisce per conto dell’agenzia Onu, soprattutto per raccogliere fondi, grazie ad un accordo di cooperazione. Il Giornale, per fare chiarezza è andato a scartabellare i bilanci scoprendo che lo scorso anno l’Unicef Italia è riuscita ad incassare ben 60.705.315 euro, soprattutto grazie a 313mila donatori. Non mancano diversi lasciti ed eredità per quasi 7 milioni di euro. Ed altri 6.131.277 sono arrivati dal 5 per mille. Le aziende come Ikea, Iveco, Scavolini, in passato Alitalia, banche varie, le assicurazioni Generali,
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DIRITTI UMANI – IMMIGRAZIONI
«Metti sti c… di migranti davanti»: Casarini fa una sceneggiata vergognosa. Meloni: «Che schifo»
martedì 19 marzo 13:52 – di Augusta Cesari
Sceneggiata vergognosa di Luca Casarini. Giorgia Meloni pubblica il video che smaschera l’”umano ” ex no global che in una delle marce pro migranti è stato inchiodato dalle telecamere di Striscia la notizia.
«Metti sti c… di migranti davanti» dice Casarini trattandoli in maniera “poco umana”. Poi prende il megafono e all’istante i «c… di migranti» diventano «fratelli migranti». Come è umano lei…
Commenta la leader di Fratelli d’Italia: «Un’altra bella dimostrazione dell’uso strumentale e interessato dei richiedenti asilo da parte di una sinistra razzista, agonizzante e al servizio del grande capitale. Che schifo!».
Al megafono li chiama fratelli, che farsa. Che il buono Casarini usi i migranti per scopi propagandistici
Continua qui:
Il no global e “‘sti cazzo di migranti”
di Redazione
Manda “affanculo” la Santanchè e dimentica quando, parlando degli immigrati, usava epiteti coloriti. Non sapendo di essere ripreso
Oggi va in tv a litigare con i politici e li manda persino a quel paese, ma dimentica quando, “beccato” di nascosto dalle telecamere di Striscia la notizia, capeggiando una manifestazione di immigrati, si era lasciato andare a frasi offensive
Continua qui: http://tv.ilpopulista.it/video/28-Aprile-2016/350/Il-no-global-e–.html
La Svezia chiude le frontiere: Schengen è una minaccia alla sicurezza
23 febbraio 2019
LONDRA – Sono tanti i Paesi che negli ultimi anni hanno reintrodotto controlli alla frontiera mettendo fine alla libera circolazione stabilita dal trattato di Schengen e l’ultimo paese che ha agito in questo senso è la Svezia. Infatti, pochi giorni fa il Paese scandinavo ha deciso di introdurre controlli alle frontiere per altri tre mesi per ragione di ordine pubblico e di sicurezza.
La Svezia aveva già sospeso Schengen nell’autunno del 2015 quando si verificò un enorme afflusso di immigrati dal Medio Oriente, ma evidentemente per il governo svedese i rischi sono ancora troppo alti e non a caso il ministro degli interni Mikael Damberg ha fortemente criticato l’Unione Europea e il trattato di Schengen che prevede la libera circolazione all’interno della UE.
Il ministro dell’interno ha poi continuato dichiarando che la Svezia è stata costretta a introdurre controlli alle sue frontiere perché non esistono controlli alle frontiere esterne della UE e quindi tali controlli continueranno fino all’11 maggio.
A tale proposito il governo svedese prevede di assumere 100 guardie di frontiera e portare il numero totale a 400 e migliorare la loro formazione così da essere sicuri che queste guardie di frontiera siano in grado di identificare i veri dai falsi rifugiati.
Sarà interessante vedere se tali controlli finiranno davvero l’11 maggio o verranno
La richiesta di fermare l’arrivo dei migranti non c’entra nulla con il razzismo; è un’esigenza legittima e di buon senso.
Stefania Nappi e/o Marco Dozio
Anche un uomo di sinistra come Massimo Cacciari, solitamente obiettivo, lo ammette; flosofo, ex sindaco di Venezia e nume tutelare della sinistra italiana, è intellettuale capace a volte di scombinare i piani e osare oltre il recinto del politicamente corretto
Professor Cacciari, in un’intervista a Repubblica lei afferma che l’emergenza immigrazione genera paure legittime…
Non è tanto la paura dell’immigrazione. È la paura più ampia di non essere governati, di non avere alcuna forma efficace di governo su nessun piano. La paura deriva da una crisi generale che investe le condizioni di vita di ciascuno, l’economia. La paura legittima e ragionevolissima sta nel fatto che noi, in Europa e in Italia, non siamo governati all’altezza della crisi che viviamo. Siamo in una crisi epocale e lungi dall’avere una leadership all’altezza, vale per l’Italia come per l’Europa. È una condizione europea di crisi politico-istituzionale in presenza di una trasformazione del mondo. Auguri. Sarebbe come se fossimo andati a fare la seconda guerra mondiale con Hollande, Merkel e Renzi.
La sinistra di governo e non solo non la pensa così. La sua è una posizione isolata?
Non è isolata. Moltissime persone la condividono, anche tra i politici, non solo negli ambienti scientifici. Ma una cosa è condividere l’analisi, un’altra è avere gli strumenti per cambiare la direzione in cui sta marciando l’Europa. Ovvero dritta verso il baratro. Alle prossime scadenze elettorali la leadership europea rischia di andare incontro a una catastrofe. Andando avanti così vincerà Grillo, com’è successo Roma. Se dovremo assistere a questo cambiamento, che Dio ce la mandi buona.
E il razzismo e la xenofobia evocati come spettri che si aggirano per l’Europa?
Il razzismo non c’entra nulla. Ma di che razzismo stiamo parlando? Dicono che Trump è razzista, che sono tutti razzisti. Certo, dal punto di vista culturale e del linguaggio si tratta di persone e di movimenti politici estranei a me come io lo sono alla Mongolia esterna. Ma bisogna anche capire la Mongolia esterna. Non capirla o non condividerne il linguaggio non significa identificarla come una realtà disumana. Nulla va demonizzato meno del nemico, in politica, perché a quel punto non lo si capisce più. Si tratta di forze politiche che non c’entrano niente col razzismo. Al di là delle differenze di tono e di linguaggio, queste forze secondo me sbagliano nel pensare di
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ECONOMIA
Se aumentate il debito sale lo spread
Stefania Nappi – 9 marzo 2019
Mentre la sinistra ha giocato ai soldatini con la battaglia fascisti vs antifascisti, l’Europa ci dice che siamo ricattati e che gli esseri umani sono al servizio dei numeri contabili, quando in realtà dovrebbe essere il contrario.
Il Giappone, grazie al suo debito pubblico più alto del mondo ma nella sua moneta e garantito illimitatamente dalla sua banca centrale può assicurare una piena occupazione ed un eccellente welfare.
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Cambiamento climatico e agricoltura: ecco la lezione che l’Italia insegna al mondo
La nostra agricoltura produce il 46% di emissioni in meno della media Ue, i nostri prodotti hanno meno residui di pesticidi di tutti, e siamo primi per imprese agricole condotte da under 35. Così il nostro paese può diventare protagonista della sfida climatica
MARCO BERTORELLO / AFP – 15 marzo 2019
Greta Thunberg e i milioni di giovani che manifestano in tutto il mondo chiedono una nuova politica, una nuova economia e una nuova società per combattere i mutamenti climatici. E una nuova agricoltura. Moltissimo c’è da fare anche se qualcosa è già in movimento, e l’Italia ha valide esperienze da proporre.
Proprio nella sfida climatica, con 569 tonnellate per ogni milione di euro prodotto, la nostra agricoltura (come dimostrano le elaborazioni di Coldiretti e Fondazione Symbola) emette il 46% di gas serra in meno della media UE-28, e fa decisamente meglio di Spagna (+25% rispetto al nostro Paese), Francia (+91%), Germania (+118%) e Regno Unito (+161%).
L’Italia ha il minor numero di prodotti agroalimentari con residui di pesticidi in Europa (0,48%), inferiore di sette volte rispetto ai prodotti francesi e di quasi 4 volte di quelli spagnoli e tedeschi. Con 64.210 produttori biologici il nostro Paese è campione del settore, seguito da Spagna (36.207) e Francia (32.264). E, nonostante la modesta estensione, è sesto al mondo per ampiezza delle superfici a biologico (1,8 milioni di ettari).
Anche per questi primati il valore aggiunto per ettaro in Italia è più del doppio della media Ue28 e di Germania, Francia e Spagna, e quattro volte quello del Regno Unito.
L’Italia ha il minor numero di prodotti agroalimentari con residui di pesticidi in Europa (0,48%), inferiore di sette volte rispetto ai prodotti francesi
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PANORAMA INTERNAZIONALE
Le “presstitute” ignorano il rapporto delle Nazioni Unite sul Venezuela
18 Marzo 2019 DI PAUL CRAIG ROBERTS
Washington e il responsabile nominato per rovesciare il Venezuela continuano con le balle
Non credete che vi sia qualcosa di losco, quando gli organi di stampa orchestrano una fake news sulla “crisi umanitaria” in Venezuela, ma ignorano totalmente le reali crisi umanitarie in Yemen e Gaza?
Non credete che vi sia qualcosa di davvero molto spregevole quando l’esperto, Alfred Maurice de Zayas, inviato dall’ONU in Venezuela per valutare la situazione, non riscontra alcun interesse da parte dei media occidentali o di alcun governo occidentale per il suo rapporto?
Non pensate che sia un po’ troppo per Washington impadronirsi di 21 miliardi di dollari del Venezuela, imporre sanzioni nel tentativo di destabilizzare il Paese e mettere in ginocchio il governo venezuelano, biasimare il socialismo venezuelano (essenzialmente la nazionalizzazione della compagnia petrolifera) per aver portato “inedia al popolo” e offrire una misera [somma] di 21 milioni di dollari in “aiuti umanitari” [?]
Poiché gli Stati Uniti sono completamente privi di qualsiasi mezzo di stampa o TV per il giornalismo onesto, i media di Internet, come questo sito Web, assolvono a [tale] funzione mancante.
Per quanto riguarda la presunta inedia e la crisi umanitaria in Venezuela, Zayas dice che:
Le relazioni del dicembre 2017 e del marzo 2018 dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) elencano le crisi alimentari in 37 Paesi. “La Repubblica Bolivariana del Venezuela non è tra queste”.
“Nel 2017, la Repubblica Bolivariana del Venezuela ha richiesto assistenza medica dal Fondo Globale per la lotta all’AIDS, la tubercolosi e la malaria (1), la supplica è stata respinta perché il Venezuela ‘è ancora un Paese ad alto reddito … e in quanto tale non ha i requisiti’.”
La “crisi” in Venezuela “non può essere paragonata alle crisi umanitarie a Gaza, nello Yemen, in Libia, nella Repubblica araba siriana, in Iraq, ad Haiti, in Mali, nella Repubblica Centrafricana, nel Sud Sudan, in Somalia o in Myanmar, tra le altre”.
Al fine di screditare i governi prescelti, i fallimenti nel campo dei diritti umani sono massimizzati in modo da rendere il rovesciamento violento più accettabile. I diritti umani vengono “utilizzati per scopi militari” contro i rivali.
Al paragrafo 37 del suo rapporto, de Zayas afferma:
“Le sanzioni e i blocchi economici moderni sono paragonabili agli assedi medievali delle città, con l’intenzione di costringerle alla resa. Le sanzioni del ventunesimo secolo cercano di mettere in ginocchio non solo una città, bensì i Paesi sovrani. Una differenza, forse, è che le sanzioni del XXI secolo sono accompagnate dalla manipolazione dell’opinione pubblica attraverso ‘fake news’, relazioni pubbliche aggressive e una retorica dei diritti pseudo-umani, in modo da dare l’impressione che il ‘fine’ dei diritti umani giustifica i mezzi criminali. Non esiste solo un ordine mondiale giuridico orizzontale, governato dalla Carta delle Nazioni Unite e dai principi di uguaglianza sovrana, ma anche un ordine mondiale verticale che riflette la gerarchia di un sistema geopolitico che collega gli Stati dominanti con il resto del mondo secondo le regole militari e il potere economico. Quest’ultimo è il sistema geopolitico che genera, fino a tutt’oggi in totale impunità, malaffare geopolitico.”
[de Zayas] Esprime preoccupazione per il livello di polarizzazione e disinformazione che circonda ogni narrativa sul Venezuela. “Un’inquietante campagna mediatica cerca di costringere gli osservatori a un’idea preconcetta che esiste una ‘crisi umanitaria’ nella Repubblica Bolivariana del Venezuela. Un esperto indipendente deve stare attento all’iperbole, tenendo presente che ‘crisi umanitaria’ è una terminologia (terminus technicus) utilizzabile come pretesto per un intervento militare”.
Una soluzione politica è ostacolata perché “alcuni Paesi [gli Stati Uniti] non vogliono considerare una risoluzione pacifica al conflitto venezuelano e preferiscono prolungare la sofferenza della popolazione di quel Paese, con l’aspettativa che la situazione raggiunga il limite di una crisi umanitaria e provocare un intervento militare per imporre un cambio di regime.”
L’attacco di Washington al Venezuela è in violazione del diritto internazionale stabilito. “I principi di non intervento e non ingerenza negli affari interni degli Stati sovrani appartengono al diritto internazionale consuetudinario, e sono stati ribaditi nelle risoluzioni dell’Assemblea Generale, in particolare 2625 (XXV) e 3314 (XXIX), e nella Vienna Declaration and Programme of Action del 1993.
L’articolo 32 della Carta dei diritti e dei doveri economici degli Stati, adottato dall’Assemblea generale nel 1974, stabilisce che nessuno Stato può utilizzare o incoraggiare l’uso di misure economiche, politiche o di altro tipo per costringere un altro Stato a ottenere da esso la subordinazione dell’esercizio dei suoi diritti sovrani.” Il Capitolo 4, articolo 19, della Carta dell’Organizzazione degli Stati americani (2) (OAS) stabilisce che: “Nessun Stato o gruppo di Stati ha il diritto di intervenire, direttamente o indirettamente, per qualsiasi ragione, negli affari interni o esterni di qualsiasi altro Stato. Il suddetto principio proibisce non solo la forza armata, ma anche qualsiasi altra forma di interferenza o tentata minaccia contro la personalità [giuridica] dello Stato o contro i suoi elementi politici, economici e culturali.”
Zayas riferisce che un’atmosfera di intimidazione accompagnava la missione, nel tentativo di costringerlo a una matrice predeterminata.
Ha ricevuto lettere da ONG finanziate dagli Americani, che gli chiedevano di non procedere da solo, che gli dettavano il rapporto che avrebbe dovuto scrivere. Prima del suo arrivo in Venezuela, una campagna di propaganda è stata lanciata contro di lui su Facebook e Twitter, mettendo in
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Bruxelles, il mistero del suicidio di Laura Pignataro, funzionaria italiana all’Ue
Il quotidiano francese Libération ipotizza legami con il «caso Selmayr», la promozione — poi bocciata — del braccio destro di Juncker a segretario generale. La Commissione smentisce: «Accuse inaccettabili»
di Ivo Caizzi – 15 MARZO 2019
Dal nostro inviato
BRUXELLES — La morte di una alta funzionaria italiana della Commissione europea, archiviata come «suicidio» dalla polizia belga, sta mandando in fibrillazione la cosiddetta «bolla» internazionale interna ed esterna ai Palazzi comunitari di Bruxelles, dove la vicenda è già considerata un «giallo nell’euroburocrazia» con forti connotazioni politico-istituzionali.
Tutto scaturisce da una dirigente del servizio giuridico della Commissione europea, la cinquantenne Laura Pignataro, incaricata di controllare la legalità delle nomine interne, che è precipitata giù da un edificio nel dicembre scorso. Una inchiesta del quotidiano Liberation di Parigi ipotizza che potrebbe essere stata messa sotto pressione dalla potentissima lobby interna guidata dall’euroburocrate tedescoMartin Selmayr, «braccio destro» del presidente lussemburghese dell’istituzione Jean-Claude Juncker, dopo essere stata chiamata dal febbraio 2018 a compiere il suo dovere di fornire informazioni e documentazioni sulla promozione a segretario generale dello stesso Selmayr. Nomina poi pesantemente bocciata dall’Europarlamento e dall’Ombudsman comunitario, in quanto considerata in violazione delle regole giuridiche e di fatto un caso classico di «lottizzazione» su raccomandazione politica (attribuita a Juncker e alla parte cristianodemocratica del governo di Berlino).
Pignataro, accreditata da colleghi e amiche di grande rigore nell’ambito del suo ruolo
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Per conoscere la nuova Via della Seta
Nicola Porro – 17/03/2019
Per i liberali che ancora cercano uno di loro al Corriere della Sera, Danilo Taino ha sostituito nel cuore e nella penna ciò che per anni fu Piero Ostellino.
È il primo motivo per a leggere Scacco all’Europa (Solferino), titolo bruttissimo, per un libro bellissimo.
La prefazione con un aneddoto dice tutto. Ricordate la famosa foto dell’elicottero che salva gli americani a Saigon, in Vietnam, nel 1975? Ebbene quello scatto realizzato da un fotografo olandese non raccontava l’epopea degli ultimi funzionari dell’ambasciata americana, come poi fu detto per anni, ma il fuggi fuggi degli spioni dagli uffici della Cia.
Ebbene, quando si parla di Asia e oggi di Cina, resta la presunzione di sapere molto, e invece di capire poco. Taino dice: «Per secoli abbiamo avuto la convinzione che l’intero pianeta sarebbe diventato una grande Europa» e dopo il «crollo dell’Unione sovietica e del comunismo all’inizio degli anni ’90, gli Stati Uniti marciavano sicuri che il mondo li avrebbe copiati, che si sarebbe messo sul sentiero tracciato dai vincitori della guerra fredda». Ciò non è avvenuto. «L’egemonia dell’occidente è in difficoltà», ma la situazione dell’Europa è ancora peggiore e «rischia di essere la penisola occidentale del supercontinente Eurasia dominato dalla Cina». La Cina, aggiunge Taino, «mentre
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POLITICA
Il catastrofismo strumento del Potere
Lisa Stanton 18 03 2019
ll Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico, The Intergovernmental Panel on Climate Change (ICPP) dell’ONU ha diffuso il suo report 2018 e Stephen Schneider, il principale autore, è stato chiaro: “Quindi dobbiamo offrire scenari spaventosi, fare affermazioni semplificate e drammatiche e minimizzare i dubbi che potremmo avere: Ognuno di noi deve decidere quale sia il giusto equilibrio tra essere efficace ed essere onesto”.
Il catastrofismo è uno strumento del capitalismo, ammoniva Costanzo Preve, e serve a far ignorare i problemi veri.
Esaminiamone qualcuno.
ci sono:
- 23mln di casi di intossicazione da
- : (Ecdc/Efsa) 5.000 decessi;
- i -: (Ecdc) provocano 195mila decessi;
- le :(Ecdc) sono 8,9mln di casi e causano 45mila decessi.
- Poi c’è il :(Ecdc), con 12mila casi e 25 decessi.
Nel 2018 gli eventi naturali conseguenza di fenomeni climatici hanno causato 20.000 decessi nel mondo (erano 500.000 nel 1920), mentre quelli dovuti a cause naturali diverse sono rimasti costanti nell’ultimo secolo.
Tanto vi basta per sapere in anticipo che non morirete per il clima, né per
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Tra un ceffone e una gaffe la carriera di un uomo in grigio
18 marzo 2019 – Mauro Mellini
Ognuno può avere la sua giornata, anche quando la sua vita, la sua carriera sono e pare debbano passare alla storia (se la storia non avesse proprio altro di cui occuparsi), per la sua compattezza del suo grigiore.
E “la giornata” di ognuno tale può essere considerata a seconda del soggetto e della “qualità” di essere, quando lo è, ma anche quando non lo è, “qualcuno”.
Antonio Tajani è, per otto Italiani su dieci, uno sconosciuto. Eppure, ricopre in Europa una altissima, anche se un po’ vuota, carica. E’ poi Vicepresidente di Forza Italia, carica ignorata e trascurabile dai più, non meno della persona che la ricopre.
Come ha rotto il grigiore che lo caratterizza Antonio Tajani? Nel modo che meglio si confà ad una persona con le sue caratteristiche. L’ha rotta con una gaffe. Guai a commettere una gaffe per chi ha passato una vita a non farsi notare, a presentarsi come l’uomo dalle convinzioni, dalla vita, dalle reazioni più ovvie.
C’è rischio che la gaffe sia davvero tale da travolgere l’attenta e faticosa costruzione fatta di vacuità.
Antonio Tajani, preso da un pur lieve ed inconsueto impeto polemico, è incorso in quello che, in altri tempi, si diceva “l’aver detto male di Garibaldi”.
Ha “detto bene” di Mussolini. Questa l’accusa.
Di questo le sue scuse.
In realtà la frase “incriminata” (si fa per dire) più che rivelatrice di una incontenibile propensione per il fascismo ed il suo Duce, è rivelatrice di una banale ignoranza della storia ed anche dei luoghi comuni che passano come storia e pesano sulle convinzioni degli Italiani.
Ha impasticciato parole oggi correnti (“le infrastrutture”) con le “opere del regime” che erano nelle pagine dei libri di scuola anche delle elementari, e che anziché “infrastrutture” (lo erano solo due dei “fiori all’occhiello”: la Direttissima Roma-Napoli ed il grande Traforo dell’Appennino) erano, oltreché orpelli del Regime, mezzi con i quali si era fatto fronte (meglio di altri Paesi) alla terribile crisi del ’29.
Singolare il pasticcio: del linguaggio oggi di moda (“infrastrutture”) con l’assassinio di Matteotti, considerato come una sorta di “pausa”, una parentesi del gran “ben operare” del “Duce”. E, poi la “modifica integrale” il cui risultato fu più propagandistico che economico-sociale.
Una espressione di postuma e raffazzonata simpatia per il fascismo l’ha espressa sicuramente. Ma, soprattutto ha sfoderato la prova di una ignoranza, di un pressapochismo e di una piattezza non certo degni, non solo e non tanto perché “filofascisti”, ma perché banalmente ignoranti, di un alto personaggio delle Istituzioni Europee.
Di “fascismo” gli sono però venute le accuse.
Ma, oramai, nessuno perde il posto fosse anche di usciere del Ministero o di un’alta carica per aver ripetuto certe cavolate. Però la gaffe è servita a far uscire il Nostro dal suo grigiore ed a dargli un giorno persino sulle prime pagine dei giornali.
“Il Dubbio” di Sansonetti gli ha dedicato una particolare attenzione ed ha fornito notizie ampie e non prive di interesse sulla sua vita: dai tempi del liceo, alle sue simpatie monarchiche.
E, poi l’informazione: che il giovane ed obbediente giornalista berlusconiano era il rampollo di una famiglia di militari.
Già. Una famiglia. Di cui però Sansonetti, forse perché le informazioni le aveva chieste proprio a lui, a Tajani, non ci ha voluto ancora una volta offrire il meglio. Quelle, cioè, circa l’Avo Diego Tajani, avvocato con Pasquale Stanislao Mancini di Garibaldi nella causa del matrimonio rato ma non consumato, Procuratore Generale a Palermo, Deputato al Parlamento che per primo, in un famoso discorso, mise sul tappeto il fenomeno della mafia.
Come ho scritto nel mio libro “C’era una volta Montecitorio” (1) Antonio
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STORIA
Perché non può essere introdotto il reato di apologia del Comunismo
di Yvan Rettore (sito)
sabato 22 luglio 2017
Perché in Italia non c’è mai stata una dittatura comunista che abbia provocato milioni di morti, ma invece una dittatura fascista che ha causato centinaia di migliaia di vittime e distrutto il paese.
Certo ci furono diversi omicidi e torture realizzati da parte di gruppi isolati di fanatici comunisti tra il 1945 e il 1948 a danno di preti e ex fascisti, ma non ebbero mai l’avallo ufficiale né del PCI e ancor meno del nuovo governo (con la partecipazione dello stesso PCI).
Perfino le foibe, che i fascisti si accaniscono a considerare come genocidio (cosa che invece non fu, perché oltre il 90% degli Italiani di Istria e Dalmazia furono espulsi con la forza e depredati dai soldati titini; solo il 10% circa rimase accettando di “slavizzarsi”) da parte dei comunisti furono realizzate dai titini e comportarono la morte soprattutto di comunisti stalinisti, socialisti e partigiani italiani e jugoslavi contrari a Tito, oltre che purtroppo anche di tante (troppe) vittime del tutto innocenti.
Le vittime fasciste “infoibate risultarono alla fine della fiera una minoranza (massacro ovviamente pur sempre da condannare!).
La Jugoslavia poi fu sostenuta apertamente da Stati Uniti e Gran Bretagna (le quali chiusero gli occhi di fronte alle nefandezze dei titini perpetrate a danno degli italiani) perché attraverso la sua neutralità (apparente) doveva impedire all’Unione Sovietica di accedere al Mare Adriatico e quindi di imporsi anche nei Balcani.
D’altro canto, lo stesso Stalin massacrò milioni di comunisti (trotzkisti, maoisti, titini, ecc.) a lui contrari e non da meno fece Tito con i comunisti di fede stalinista (anche se in misura nettamente minore!).
Oggi, la stessa Germania persegue coloro che fanno l’apologia del nazismo (in modo molto più serio che in Italia) ma non lo prevede per i comunisti perché anche se la RDT era nell’area socialista non si macchiò mai di
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