Usa, l’industria dello zucchero pagò scienziati per mentire
14 settembre 2016
Alcuni documenti scoperti da un ricercatore della University of California di San Francisco rivelano che per oltre 50 anni gli studi sui problemi cardiaci e il ruolo dell’alimentazione vennero pilotati dallaSugar research foundation.
NEW YORK – Decine di scienziati, negli Anni 60, furono pagati dall’industria americana dello zucchero per sminuire il collegamento tra consumo di zucchero e problemi cardiaci e spostare così l’attenzione sui grassi saturi. A rivelarlo sono una serie di nuovi documenti scoperti recentemente da un ricercatore della University of California di San Francisco e pubblicati sul magazine Jama Internal Medicine. La verità che emerge è sconvolgente: la lobby dello zucchero avrebbe pilotato per più di cinquant’anni studi sul ruolo dell’alimentazione sui problemi cardiaci. “Sono stati in grado di sviare il dibattito sullo zucchero per decenni”, ha detto al New York Times, Stanton Glantz, professore di medicina e autore del paper uscito su Jama.
I documenti trovati dimostrano che l’associazione Sugar research foundation, oggi diventata Sugar Association, corruppe tre ricercatori di Harvard per pubblicare un’analisi sullo zucchero e sui grassi in rapporto alla salute del cuore. Era il 1967 e ognuno dei tre studiosi ricevette circa 50.000 dollari. Sia gli scienziati coinvolti nello scandalo che i membri dell’associazione non sono più vivi. Uno dei tre esperti è D.Mark Hegsted, che nella sua lunga carriera diventò capo della divisione che si occupa di nutrizione al Dipartimento dell’Agricoltura statunitense. Il suo gruppo pubblicò le linee guida sull’alimentazione nel 1977.
I documenti fanno riferimento ad avvenimenti accaduti quasi 50 anni fa, ma sono importanti anche oggi perché il dibattito sul ruolo degli zuccheri e del grasso è tuttora al centro delle speculazioni della comunità scientifica. Per decenni i ricercatori hanno spinto gli americani a consumare prodotti con basso contenuto di grassi, ma ricchi di zuccheri, che hanno aumentato il numero di obesi.
Anche in tempi più recenti, ricorda il New York Times, ci sono stati diversi tentativi di sminuire il rischio dovuto agli zuccheri. Lo scorso anno proprio il quotidiano scoprì che la Coca Cola aveva finanziato con milioni di dollari ricerche su questo tema, mentre lo scorso giugno un’inchiesta dell’Associated Press ha dimostrato che alcune industrie alimentari avevano finanziato uno studio che dimostrasse che i bambini che mangiano caramelle pesano meno degli altri.
Ora la strada comunque è cambiata. L’American Heart Association, ad esempio, ha vietato fino ai due anni di età dolci e bibite gassate. E anche dopo, fino a 18 anni, non bisognerebbe superare i 25 grammi al giorno: 6 cucchiaini scarsi. Le nuove linee guida puntano a combattere i chili di troppo, anche per i rischi correlati di ammalarsi di diabete, veder proliferare i grassi nel sangue e, da grandi, compromettere la salute di arterie e cuore.
Fonte: La Repubblica