NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI
6 MAGGIO 2019
A cura di Manlio Lo Presti
Esergo
Nuova concezione di cittadinanza.
Chi nasce in Italia è italiano – chi muore in Francia è francese.
Ius sepulchri?
Talina Zonne – 03 MAGGIO 2019
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Le opinioni degli autori citati possono non coincidere con la posizione del curatore della presente Rassegna.
Tutti i numeri dell’anno 2018 della Rassegna sono disponibili sul sito www.dettiescritti.com
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SOMMARIO
PADRONI DELLA MORTE (nostra) 1
I CORPI UMANI COME FERTILIZZANTE? 1
Olanda, la sinistra vuole limitare interventi chirurgici per over 70. 1
Le tendine Anticristo e il Dio antifascista 1
Papa Soros Primo contro Salvini …. 1
Multa per i parlamentari che salirono sulla “Sea Watch”. 1
Usa pronti a rovesciare Maduro. Poi è intervenuto Putin 1
Sri Lanka: pirateria lungo la Via della Seta. 1
La Rai tedesca: abbiamo razziato la Grecia, nostra colonia 1
“Quando Comisso con la rivista Yoga capitanava gli scalmanati e sovranisti di Fiume”. 1
Israele ha eliminato l’uomo che legava Hamas all’Iran 1
Fubini confessa di aver nascosto la notizia dei bimbi morti in Grecia. La verità viene a galla! 1
Israele Ha eliminato l’uomo che legava Hamas all’Iran
Cosa ha fatto l’Ue sull’immigrazione e cosa farà dopo le Europee 1
L’Italia perde un altro pezzo: Magneti Marelli ai giapponesi 1
Se nelle banche la meritocrazia non esiste 1
Troppi risparmi sul conto: arrivano i controlli del fisco. 1
Soldi facili, senza debito: arriva la Mmt, lo dice Ray Dalio. 1
Reddito di cittadinanza: 130mila rinunce, troppi controlli 1
Svolta su Regeni, a un passo dalla verità
Gli Usa hanno schierato portaerei e cacciabombardieri contro l’Iran 1
Nicola Biondo: “Davide Casaleggio lobbista più potente d’Italia. M5s ormai è solo un brand”. 1
Salvini minacciato di morte. Ma i “democratici” restano in silenzio. 1
IN EVIDENZA
ARTICOLO TERRIFICANTE CHE CI DICE COME ADREMO A FINIRE
Maurizio Blondet 3 Maggio 2019
Su internet gira molto e con scalpore (“virale”) l’ammissione che ha fatto Federico Fubini, il direttore in pectore del Corriere della Sera, campione del “più Europa” contro populisti e sovranisti. Fattosi intervistare da TV2000 – l’emittente episcopale italiana per far pubblicità al suo ultimo libro (a cui non faremo pubblicità) – il Fubini ha capito che doveva dire qualcosa di piccante per quella sede. “Faccio una confessione, c’è un articolo che non ho voluto scrivere sul Corriere della Sera.
Analizzando i dati della mortalità infantile in Grecia, mi sono accorto che a causa della crisi sono morti 700 bambini. Non ho scritto l’articolo per non essere strumentalizzato dagli antieuropei pronti a usare qualunque materiale come una clava contro l’Europa e ciò che rappresenta, cioè un principio di democrazia fondata sulle regole e sulle istituzioni”.
https://twitter.com/Musso___/status/1123930987963080713
Ci sono molti modi di prendere questo Fubini. Una, è rallegrarsi (magra consolazione) perché un direttore del Corriere si tradisce e rivela finalmente, che il Corriere nasconde e censura le notizie che smascherano la letalità dell’ideologia obbligatoria vigente, che loro chiamano “democrazia fondata sulle regole” – confermandone la natura totalitaria e omicida.
Celano i costi umani dell’europeismo esattamente come la Pravda ai bei tempi mascherava il costo umano del comunismo realizzato, il precedente Regno della Menzogna.
Il fatto che come giornalista stia esibendo la propria bassezza etica e deontologica, è la cosa meno preoccupante: non si preoccupa lui, e non stupisce noi. Lo sapevamo che questi europeisti sono pronti a sopportare stoicamente la morte di ogni greco, da una comoda e ben retribuita poltrona, pur di far avanzare la Causa.
Tiziano Terzani, inviato per Spiegel, raccontò parimenti dieci anni dopo che quando nel 1980 entrò con le truppe vietnamite nella Cambogia appena liberata dal regime di Pol Pot, camminando su una risaia asciutta e sentendo scricchiolii sotto gli anfibi, vide che stata spezzando teschi ed ossa di uccisi dal regime a migliaia: ma non ne scrisse, disse, perché da comunista non voleva dare una cattiva immagine dell’ideologia su cui si fondavano le speranze dei proletari.
Quella frase di un collega mi rivoltò per la sua indegnità, mi sembrava incredibile che potesse ammettere senza vergognarsi la violazione del più elementare dovere di giornalista, dire quello che letteralmente hai sotto i piedi: ero giovane allora, è la mia scusante.
Ma qui voglio invece sottolineare la disinvolta naturalezza con cui la gente di potere oggi tratta, e di fatto dispone, delle morti prodotte dalla loro ideologia.
Qui viene a mente Madeleine Albright, allora ambasciatrice USA all’Onu, la quale a domanda rispose che, per ottenere la caduta di Saddam in Irak, la morte di 500 mila bambini a causa delle sanzioni “valeva la pena”.
Perché Fubini non ha solo il potere di direttore del principale quotidiano (Vedi nota in fondo). Ha anche il potere che gli viene di essere Membro del board dell’Open Society Foundations di George Soros, un organo direttivo di sette membri di cui solo tre o quattro sono come Fubini ebrei.
https://www.opensocietyfoundations.org/about/boards/european-advisory-board
Persone dedite alle migliori cause umanitarie: Patrick Weil lavora “a politiche attuate in Francia e in tutto il mondo, tra cui integrazione delle minoranze, disuguaglianza, religione e identità nazionale, e politica americana di immigrazione e nazionalità”. Yoeri Albrecht, fra le altre e molte cose, anima di “Humanity in Action in Olanda. Monique Goyens, che in EU rappresenta “i consumatori” ed è stata nominata per i “gruppi consultivi della Commissione Europea sul Transatlantic Trade and Investment Partnership e Transparency International EU”.
Ivan Vejvoda membro dell’Institute for Human Sciences di Vienna dal 2017, “direttore esecutivo del Balkan Trust for Democracy del fondo tedesco Marshall Fund, un progetto per rafforzare le istituzioni democratiche nel sud-est Europa”, consulente di un paio di capi di governo serbi.
Un comitato dove Fubini “porta esperienza economica e importanti collegamenti con i membri dei media e delle istituzioni politiche italiane”.
E’ una lobby di lobbies sorosiane, di persone il cui carattere costante sembra essere di essere molto ben introdotte e ammanicate con l’eurocrazia del più alto livello – l’organo totalitario e incontrollato dalla volontà popolare, dove questi sono di casa.
Quindi ci si deve preoccupare quando si scopre per caso che a Davos s’è svolta una riunione segreta tra Soros, Toni Blair e Pierre Moscovici, commissario europeo per l’economia, “avente a tema un secondo referendum sul Brexit”; e che la Commissione ha negato ai giornalisti (quelli veri …) l’acceso alla documentazione di quell’incontro con la motivazione: “La necessità di tutelare il processo di decision making UE vale più di qualunque interesse pubblico a sapere”.
https://euobserver.com/brexit/144724
Ora, questo è ciò che Fubini chiama “democrazia fondata sulle regole e istituzioni”. E siccome in questa democrazia 700 bambini da zero a 12 anni morti sono cosa che “vale la pena” purché viva l’UE, c’è da allarmarsi per la precisa minaccia rivolta da Juncker “ ai sovranisti che sperano di ottenere seggi e cariche importanti dopo il voto di maggio: “ Gli entusiasti del nazionalismo stupido dovranno pagare un prezzo».
Spiegando poi: «Leggo molto su come i governi si spartiscono gli incarichi della Commissione e di come mercanteggino. Ma il sistema non funziona così. Il Presidente ha il potere di fissare gli obiettivi e allocare le deleghe ai candidati che gli Stati membri propongono. Dirò qualcosa che non ho mai rivelato in pubblico, e cioè che nel 2014 ho respinto i candidati di sei Stati membri».
Hanno espulso Dio, e ne imitano le opere
Questa abitudine al potere senza limiti né controllo in psicologie con le immense ricchezze guadagnate senza fatiche e senza merito a in speculazioni finanziarie pure, hanno creato – temo – un gruppo umano globale che – nel suo totale ateismo – si è sostituito a Dio, e si vive come Dio.
Lo fanno sospettare elementi ben precisi.
Questi hanno le preoccupazioni di Dio:
devono debellare il morbillo,
vaccinare tutti i gli infanti;
si devono affaticare a distruggere tutti i nemici di Israele, fino all’ultimo;
devono schermare il Sole lanciando missili con cristalli d’alluminio per impedire il riscaldamento globale;
devono insegnare alla popolazione loro suddita “la durezza del vivere” (Padoa Schioppa dixit).
Anzi di più:
bisognerà ridurre la popolazione umana del 90%
per “salvare il pianeta”
ecologicamente minacciato.
Noi credenti residuali possiamo, per il gelo e il caldo, la siccità, lo scampare dal morbillo, il numero dei figli, confidare nella Provvidenza; ma Dio non ha la Provvidenza a cui rivolgersi, e deve provvedere a tutto: oscurare il sole, ridurre le emissioni, punire i debitori insolventi, eliminare due miliardi di uomini per “salvare il pianeta”, come hanno fatto dire a Greta. E’ terribile essere Dio.
Si capiscono le preoccupazioni di Soros e Bill Gates, che si devono occupare di tutta l’umanità e rettificarne, anzi punirne i peccati atroci contro la divina globalità (egoismo, etnicismo, autoritarismo, Putin, confini, staterelli sovrani “che non contano niente nel mondo”, emissioni di CO2, e flatulenze industriali, proprietà della moneta, frontiere chiuse, omofobia, xenofobia….) sono quelle di divinità che si sono date il compito gravosissimo cui li obbliga la loro onnipotenza.
E’ un nobile ma ossessionante lavoraccio, una preoccupazione continua, un assillante
controllare le temperature,
misurare lo spessore dell’Artide,
eliminare la candida albicans,
la tosse canina,
stabilire a caso il deficit al 3% per i meridionali,
proteggere i sodomiti,
ricaricare la molla di Greta,
e a Fubini, definire la curvatura delle banane e il calibro delle mele.
Ci sono da assolvere i negri discriminati, i debiti pubblici eccessivi da stroncare , le democrazie illiberali da sanzionare e distruggere … Le istituzioni e le regole anzitutto.
La globalizzazione è il “Regno di Dio” di miliardari preoccupati di rimpiazzarlo in modo più efficiente.
Tutto deve essere fatto dettando “regole” e “istituzioni” e per volontà demiurgica, si chiama “democrazia”.
Naturalmente l’eliminazione di quei miliardi di superflui, inoccupabili nella nuova era robotica è nel programma. Non ve lo dicono.
Fubini negherà ci sia qualcosa del genere: è ovvio,
ci ha appena detto che nasconde gli effetti letali del sistema.
Ma fra gli indizi ne cito uno: lo Stato di Washington sta per varare una legge che legalizza, invece della sepoltura e/o della cremazione, l’uso dei cadaveri a scopo fertilizzante: compostaggio umano, per idrolisi (verrà chiamato “cremazione liquida”) per farne risultare un bio-liquame (bio-sludge) che sarà offerto ai coltivatori gratuitamente come concime.
Continua qui: https://www.maurizioblondet.it/padroni-della-morte-nostra/
I CORPI UMANI COME FERTILIZZANTE?
2 Novembre 2012 Di GENE LOGSDON
The Contrary Farmer
Pensavo di aver avuto un’idea originale, ma poi ho scoperto che migliaia di persone già ci avevano pensato. Pensavo ai cimiteri come a luoghi dove far crescere dei giardini, dove quello che resta dopo la morte crea nuova vita e rende la morte stessa un po’ meno ripugnante. Questo è quello che pensavo quando ebbi questa “nuova idea” ma poi ho visto che esiste un nuovo movimento: Avete sentito parlare di “funerali verdi”?
C’è un sacco di gente che vuol essere sepolta senza fluidi tossici di imbalsamazione come la formaldeide, in un sudario o in una scatola di cartone o in un’economica bara di legno immediatamente biodegradabile.
Visto che i nostri corpi si decomporranno perché non farli tornare alla natura come humus naturale per arricchire il suolo?
Così ho provato a divertirmi immaginando bizzarre visioni di cimiteri trasformati in giardini e frutteti di piante lussureggianti fertilizzate da tutto quell’azoto, fosforo, potassio, microelementi e sostanze organiche di cui si compongono i resti umani. La cultura dell’uomo riuscirà ad evolversi tanto da raggiungere immortalità, lasciando che i resti dei nostri corpi rientrino nella catena alimentare per contribuire alla salute dell’ambiente anche con la morte?
Vedo su Google che ogni anno stiamo seppellendo 90.000 tonnellate di acciaio, 14.000 tonnellate di lastre di acciaio, 2700 tonnellate di cofanetti di rame e di bronzo, 1.636.000 tonnellate di cemento armato, e circa 3.000.000 di litri di fluido per l’imbalsamazione, la maggior parte sono formaldeide che distrugge la vita microbiologica nel terreno. I numeri sono abbastanza approssimativi ma rendono l’idea.
La sepoltura verde non è un’idea nuova. La legge ebraica proibisce l’imbalsamazione e mi sembra che la legge islamica incoraggi la sepoltura dei corpi in un semplice sudario. Sembra essere piuttosto un problema della cultura occidentale che vuol fare un grande spettacolo per cercare di rallentare la decomposizione dei resti umani. L’Inghilterra richiede per legge che le sepolture avvengano dentro le bare, per esempio. Negli Stati Uniti, ci sono molte norme per una cosa e poche per un’altra ma, considerando la passione per scrivere regole su tutto, quelli che vogliono la “sepoltura verde” stanno lavorando riscrivere le leggi.
La mia immaginazione vola verso un tempo in cui la razza umana avrà l’illuminazione e i cimiteri diventeranno rigogliosi giardini di frutta, cereali, ortaggi e alberi che daranno legno per le costruzioni (di bare?) Con un mercatino agricolo all’ingresso del cimitero per vendere i prodotti e magari le lapidi a forma di panche (c’è un cimitero a Washington DC, dove questo è già vero) dove i visitatori potranno riposarsi dopo aver curato il giardino cimitero, o aver potato i loro alberi di famiglia o semplicemente per rilassarsi mangiandosi qualche frutto fresco e chiacchierando rispettosamente.
In questo modo potrebbero ricordare i loro cari vedendo come crescono bene le loro piante e in questo modo i loro cari defunti potrebbero essere un po’ più vicini all’immortalità. I guardiani dei cimiteri potrebbero anche riposare in
Continua qui: https://comedonchisciotte.org/i-corpi-umani-come-fertilizzante/
Olanda, la sinistra vuole limitare interventi chirurgici per over 70
La volontà del paziente di continuare a vivere e combattere le malattie in Olanda potrebbe non avere più un valore determinante, ma diventerebbe fondamentale l’opinione di un geriatra e le sue previsioni sulle “aspettative della qualità della vita dell’anziano”
Matteo Orlando – 25/03/2019
In Olanda continua a crescere la mentalità eutanasica e un partito di sinistra, la Groenlinks(la Sinistra Verde) vuole adesso limitare la possibilità degli interventi chirurgici per i pazienti di età superiore ai 70 anni, consentendo ai geriatri ospedalieri di decidere se operare o meno e continuare a fornire cure.
Corinne Ellemeet, esponente di questo partito di orientamento eco-socialista (fondato nel 1991 dalla fusione del Partito Comunista ‘Nederland’, del Partito Socialista Pacifista, dei Radicali e dell’Evangelische Volkspartij) ha presentato la sua proposta nella camera bassa olandese.
In particolare, come riporta Lifesitenews, Ellemeet ha insistito sul fatto che la sua proposta, promossa come iniziativa per dare agli anziani “la migliore assistenza possibile“, non nascerebbe per “risparmiare denaro“, ma per evitare “overtreatment“, perché le operazioni non sono sempre vantaggiose e possono anche mettere in difficoltà il paziente.
In realtà la logica della sua proposta si baserebbe sul rapporto costo-efficacia. Ha sottolineato che il 70% dei pazienti negli ospedali olandesi ha più di 70 anni, il che suggerisce che non dovrebbero ricevere lo stesso trattamento dei pazienti più giovani. “Un processo di screening dovrebbe essere messo in atto quando si sta prendendo in considerazione un trattamento avanzato e costoso“, ha detto la Ellemeet, comprese le operazioni cardiache, il trattamento del cancro, la dialisi renale e simili.
“La questione centrale è questa: cosa stiamo facendo al paziente? Ospedalizzazione, anestesia, dolore e un diluvio di droghe. La ricerca dimostra che il trattamento eccessivo dei pazienti anziani è ancora un evento quotidiano“, ha denunciato la Ellemeet. In altri termini, la volontà del paziente di continuare a vivere e combattere in Olanda non avrà più un valore determinante, ma sarà fondamentale l’opinione di un geriatra e le sue previsioni sulle aspettative della qualità della vita del paziente.
La Ellemeet ha immediatamente ricevuto l’appoggio della presidente dell’associazione di geriatria clinica dell’Olanda, la dottoressa Hanna Willem (secondo la quale fermare i trattamenti equivarrebbe a “aggiungere qualità alla vita del paziente“) mentre ha suscitato critiche sia nei Paesi Bassi che nel vicino Belgio, in particolare sulla stampa.
Il quotidiano di lingua francese Le Soir ha pubblicato una serie di articoli
Continua qui: http://www.ilgiornale.it/news/mondo/olanda-sinistra-vuole-limitare-interventi-chirurgici-over-70-1668453.html
Le tendine Anticristo e il Dio antifascista
MV, La Verità 30 aprile 2019
Non mi sono ancora ripreso dal video di Alessandra Moretti, esponente telegenica del Pd, che giustifica la decisione del sindaco del Pd di Pieve di Cento, Sergio Maccagnani, di coprire con le tendine i simboli cristiani che appaiono in cimitero per non turbare la sensibilità di chi non è credente. Il progetto, spiega il sindaco, “prevede di montare un sistema di oscuramento motorizzato con teli di tessuto che consentiranno di coprir temporaneamente le immagini sacre e le tombe di famiglia, così da permettere la celebrazione di riti laici”. Pensavo fosse una fake, una gag, una caricatura fatta ai danni del pd, della sinistra e dei laici. Invece, l’esponente nazionale del Pd la riprende sul serio e con favore, nel programma televisivo di Paolo Del Debbio, sottolineando che si tratta di tendini “amovibili”. Non ci posso credere.
Temo che una tendina inamovibile, dura come una cataratta di demenza, sia scesa a oscurare quelle menti. Proviamo a ragionare seppur in presenza di sragione. Una civiltà che da secoli, da millenni, segue dei riti religiosi, adotta i simboli religiosi, vive tra segni della cristianità in ogni luogo (chiese, piazze, ospedali, scuole, palazzi civici, cimiteri comunali, ecc.), a un certo punto dovrebbe occultare i suoi simboli per non recare turbamento a chi non crede. Premesso che ciascuno è libero di credere o no, ma che fastidio, che turbamento, che problema può dare un simbolo cristiano a chi cristiano non è? Se non annette alcun significato a quei simboli, se li declassa a puro arredo funebre, che tormento o affronto subisce? Che sofferenza può avere se è nato e cresciuto in un paese, in una civiltà, in una storia, in cui quei simboli sono e restano prevalenti nei secoli? Capisco che a Notre-Dame il prode Micron, cognome più realista di Macron, dimentichi la “ragione sociale” della cattedrale e la tratti come un monumento laico, statale e repubblicano. Capisco che i cristiani per Obama e per la Clinton siano ridotti a una setta primitiva di “adoratori della Pasqua”. Ma con le tendine Anticristo abbiamo raggiunto l’Idiozia Perfetta, inarrivabile, che ce la invidieranno i laici e gli anticristiani di tutto il mondo, dallo Sri Lanka al Canada, per toccare tutti i gradi dell’arcobaleno.
E se qualcuno a sinistra si dissocerà da questa idea, come finora non ho sentito, il problema di fondo resta: c’è un rigetto di civiltà, un rifiuto in forma di vomito, di delirio, di odio, verso tutto quello che ricorda la nostra storia, la nostra fede, la nostra cultura. Vergognarsi dei simboli e delle radici nostre, questo è il problema, oltre la buccia alterata di queste posizioni forsennate. E la triste consolazione sarebbe che queste cose accadono solo in Italia dove l’aspetto grottesco, comico, teatrale e surreale, ha sempre avuto uno spazio speciale. E invece no, purtroppo, al di là di questi episodi di folclore e paranoia, il rifiuto della nostra civiltà cristiana è radicale e si inserisce nel più vasto rifiuto della storia, della natura, oltre che del soprannaturale. E si inscrive in una tendenza che con pari fanatismo attacca la famiglia e la nascita, la natura umana e i legami comunitari, la sovranità nazionale e l’amor patrio, quasi a dimostrare che la vera battaglia in corso, passano i secoli ma è una: contro Dio, patria e famiglia, comunque definiti. Un insieme che viene icasticamente rappresentato da un’altra esponente di quella sinistra come “vita di merda”: bisognerebbe fare un’analisi per scovare le feci occulte che si nascondono nelle loro teste.
Questo delirio di civiltà crea nella pancia grande delle nostre città, delle nostre nazioni, dei nostri villaggi globali, un senso imbarazzante di schizofrenia, di delirio, di rimozione, di parricidio e di matricidio, che ci fa vivere da estranei, da clandestini senza permesso di soggiorno, tra le nostre case, i nostri centri storici, i luoghi di culto, i simboli che sono poi l’alfabeto elementare in cui siamo cresciuti e in cui riconosciamo il nostro lessico famigliare. E alle ali estreme o esterne questo delirio di civiltà motiva, giustifica la persecuzione
Continua qui: https://www.marcelloveneziani.com/articoli/le-tendine-anticristo-e-il-dio-antifascista/
Papa Soros Primo contro Salvini ….
Maurizio Blondet 3 Maggio 2019
Ormai non cerca più nemmeno di dissimulare la sua adesione militante al Nuovo Ordine Mondiale
Papa Francesco invoca nuove autorità “sovranazionali” per imporre i programmi delle Nazioni Unite
ROMA, 2 maggio 2019 ( LifeSiteNews ) – Papa Francesco ha lanciato una nuova spinta per il globalismo giovedì, chiedendo un organismo sovranazionale e legalmente costituito per far rispettare gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e attuare le politiche sul “cambiamento climatico“.
Parlando ai membri della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali nel Palazzo Apostolico del Vaticano, il Papa ha detto: “Quando un bene comune sovranazionale è chiaramente identificato, è necessaria una speciale autorità legalmente costituita in grado di implementarne l’attuazione”.
Pensiamo alle grandi sfide contemporanee del cambiamento climatico, della nuova schiavitù e della pace”, ha detto ai membri della Pontificia Accademia, che si incontrano questa settimana in Vaticano per una sessione plenaria a tema: “Nazione, Stato, Stato-nazione”.
Tra i relatori in programma nella plenaria del 1 ° maggio, c’è il cardinale tedesco Walter Kasper, che ha affermato: “La pace scaturisce dalla giustizia. Riflessioni teologiche tra uomini, comunità e nazioni “; L’arcivescovo Roland Minnerath di Digione, in Francia, che ha tenuto il discorso di apertura il secondo giorno, a tema: “Nazione, Stato, Stato nazionale e Dottrina della Chiesa cattolica”; e climatologo tedesco edirettore fondatore del Potsdam Institute for Climate Impact, Hans Joachim Schellnhuber, che si è rivolto alla Pontificia Accademia su “The State of the World”.
La spinta delle osservazioni del Papa, tuttavia, si concentrava sulle crescenti tendenze verso il nazionalismo che, a suo dire, minacciano i migranti, il “bene comune universale” e il potere delle Nazioni Unite e di altri organismi transnazionali di attuare l’agenda dello Sviluppo Sostenibile.
“la Chiesa ha messo in guardia persone, popoli e governi sulle deviazioni da questo attaccamento quando si tratta di escludere e odiare gli altri, quando diventa nazionalismo conflittuale che costruisce muri, anzi addirittura razzismo o antisemitismo “.
“La Chiesa osserva con preoccupazione il riemergere, quasi ovunque nel mondo, di correnti aggressive verso gli stranieri, in particolare gli immigrati, così come quel crescente nazionalismo che trascura il bene comune”, ha proseguito papa Francesco.
“Esiste il rischio di compromettere le forme già consolidate di cooperazione internazionale, minando gli obiettivi delle organizzazioni internazionali come spazio per il dialogo e l’incontro per tutti i paesi a un livello di rispetto reciproco, e ostacolando il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile approvati all’unanimità dal Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 25 settembre 2015 “, ha detto ai membri della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali.
OSS: eliminazione della povertà o dei bambini?
Molti sono preoccupati che alcuni degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs), sebbene siano finalizzati all’eliminazione della povertà, in realtà riguardino l’eliminazione dei bambini. I “servizi di salute riproduttiva”, ad esempio, che sono indicati negli SDG, sono spesso un eufemismo frequentemente impiegato per indicare l’aborto nei dibattiti dell’ONU.
Come spiega Steven Mosher, Istituto di ricerca sulla popolazione :
La nuova religione globale ha i suoi santi e i suoi veggenti:
Greta riesce a vedere l’anidride carbonica ad occhio nudo (dice sua madre).
Il Tribunale Supremo dell’Umanità
Ben Gurion descrisse quel mondo futuro – alla rivista Look, che nel 1962 chgiese a lui (Ed altri politici internazionali) come immaginavano il mondo di lì a 30 anni, l’allora primo ministro dello Stato d’Israele, ateo dichiarato, rispose tra l’altro:
“..L’Europa occidentale e orientale diventerà una federazione di stati autonomi con un regime socialista- democratico. Con l’eccezione dell’URSS che sarà uno stato federato dell’Eurasia, tutti gli altri continenti si uniranno in un’alleanza mondiale, che avrà a sua disposizione una forza di polizia internazionale. Tutti gli eserciti saranno aboliti e non ci saranno più guerre.
A Gerusalemme, le Nazioni Unite (una vera ONU) edificheranno il un santuario per i profeti per servire l’unione federata di tutti i continenti; questa sarà la sede del Tribunale Supremo dell’Umanità, per risolvere tutte le controversie tra i continenti federati, come profetizzato da Isaia. L’istruzione superiore sarà il diritto di ogni persona nel mondo. Una pillola per prevenire la gravidanza rallenterà l’esplosivo aumento naturale in Cina e in India. E entro il 1987, la vita media dell’uomo raggiungerà i 100 anni “.
Papa: «Il sovranismo produce razzismo e antisemitismo»
di Carlo Marroni
02 Maggio 2019
Le parole di Francesco pronunciate nell’immensa Sala Clementina sono taglienti come lame: la «eccessiva rivendicazione di sovranità da parte degli Stati» quando degenera in un «nazionalismo conflittuale», produce «razzismo o antisemitismo». Il Papa parla alla plenaria dell’Accademia Pontificia delle Scienze Sociali – da poco ha insediato alla guida l’economista bolognese Stefano Zamagni, uno degli ispiratori della Laudato Si’, ma anche di altre encicliche – e torna a denunciare il riemergere di «correnti aggressive verso gli stranieri», spesso trattati con disumanità. Esprime poi preoccupazione per la «nuova stagione di confronto nucleare» che, cancellando i progressi del passato, «moltiplica il rischio di guerre» se non di un vero e proprio «olocausto nucleare».
“Nazione, Stato, Stato Nazione” è il titolo della plenaria dell’Accademia, il
Continua qui: https://www.maurizioblondet.it/papa-soros-primo-contro-salvini/
www.lintellettualedissidente.it
Gli intellettuali sono passati da 2legislatori”, ovvero da individui che grazie all’uso della ragione erano in grado id progettare ordini sociali migliori, a “interpreti”, cioè a ceto al servizio del pensiero unico, che legittima il modello capitalistico dominante.
Noam Chomsky rappresenta oggi uno dei pochi intellettuali nel senso originale del termine, cioè una figura che attraverso il suo spirito critico e la sua lucidità è in grad di mettere a nudo le infinite contraddizioni del mondo moderno.
di Tommaso Segantini – 16 giugno 2014
La parola “intellettuale è diventata sostantivo nel XIX secolo, quando in Russia si cominciò a usare il termine “Intelligencija” per indicare quel ceto intellettuale rivoluzionario critico verso il regime zarista del tempo. Ma la figura dell’intellettuale esisteva anche nel periodo dell’Illuminismo, due secoli prima. Già in quel periodo, infatti, gli intellettuali svolgevano un ruolo politico e sociale importante, poiché avevano assunto il ruolo di portavoce del dissenso verso le autorità e le istituzioni del tempo.
Nell’epoca post-moderna di oggi, il ruolo assunto dagli intellettuali è tragicamente cambiato. Gli intellettuali, come dice molto bene Bauman, sono passati da “legislatori”, ovvero da individui che grazie all’uso della ragione erano in grado di progettare ordini sociali migliori, a “interpreti”, cioè a ceto al servizio del pensiero unico, che legittima il modello capitalistico dominante. Noam Chomsky rappresenta in questo senso oggi uno dei pochi intellettuali nel senso originale del termine, cioè una figura che attraverso il suo spirito critico e la sua lucidità è in grado di mettere a nudo le infinite contraddizioni del mondo moderno.
Chomsky nasce a Philadelphia, Stati Uniti, nel 1928, da genitori ebrei. Oltre a essere stato, nella prima parte della sua vita, un importante linguista, Chomsky è noto anche per il suo impegno politico, per aver criticato fortemente la politica estera americana, e per aver smascherato la strumentalizzazione dei mezzi d’informazione americani, schiavi delle potenti lobby economiche.
Chomsky è uno di quei rarissimi intellettuali che oggi varcano la soglia del cosiddetto “politicamente corretto”, cioè quel perimetro di idee, visioni del mondo, all’interno delle quali si muovono tutti i mass media, che permettono una critica solo superficiale dell’esistente, che non lo mettono realmente in discussione, e che, di fatto, non fanno altro che legittimarlo ancora di più. Nel suo libro “La fabbrica del consenso” (Manufacturing consent), Chomsky descrive il meccanismo e gli effetti del controllo da parte di potenze economiche sui mass media. È innegabile che oggi, come sostiene Chomsky nel libro, i giornali che leggiamo tutti i giorni e più in generale tutti i media, influenzino il nostro modo di pensare, e che essi siano silenziosamente in grado di indirizzare, controllare, plasmare l’opinione pubblica. Questo controllo sulle menti degli individui causa l’accettazione passiva di quello che ci circonda, impedisce la formazione di un pensiero critico, e di conseguenza rende impossibile l’ideazione di società alternative a quella odierna. Il politicamente corretto dei media santifica l’esistente,
Continua qui: https://www.lintellettualedissidente.it/homines/noam-chomsky-lintellettuale-dissidente/
ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME
Multa per i parlamentari che salirono sulla “Sea Watch”
Una multa di 2000 euro per i parlamentari che lo scorso 27 gennaio salirono a bordo della nave che si trovava nella rada del porto di Siracusa
Franco Grilli – Dom, 05/05/2019
Scatta la multa per i parlamentari che qualche mese fa salirono a bordo della Sea Watch mentre si trovava in rada nel porto di Siracusa con 47 migranti a bordo.
La sanzione è di 2000 euro ed è stata notificata dalla Capitaneria di Porto di Siracusa. La contestazione è chiara: i parlamentari sono saliti a bordo prima dell’autorizzazione per l’imbarco e prima dei controlli del medico. Lo scorso 27 gennaio Riccardo Magi di + Europa, Nicola Fratoianni di Sinistra italiana e Stefania Prestigiacomo di Forza Italia salirono a bordo di un gommone per raggiungere la nave della Ong.
Il 28 gennaio invece salirono a bordo Matteo Orfini e Martina. Anche gli esponenti Dem dopo il loro ritorno a terra vennero identificati e denunciati per aver ignorato il blocco posto attorno alle acque della nave.
Il provvedimento e la sanzione da parte della Capitaneria di porto ha scatenato la
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CONFLITTI GEOPOLITICI
Usa pronti a rovesciare Maduro. Poi è intervenuto Putin
LORENZO VITA – 4 MAGGIO 2019
Il piano degli Stati Uniti c’era: Nicolas Maduro doveva essere destituito e al suo posto Juan Guaidò doveva diventare presidente ad interim del Venezuela, mentre il capo del governo di Caracas prendeva la via di Cuba. A rivelare il piano è stato il Wall Street Journal, che ha spiegato come alcuni membri di spicco del governo chavista erano riusciti a intavolare trattative serrate con l’opposizione stilando un piano di 15 punti che prevedeva il cambio di regime in Venezuela.
L’inchiesta del Wsj ha portato alla luce il piano per una sorta di golpe non cruento che, naturalmente, sarebbe stato coordinato da Washington. Un piano che andava avanti da mesi e che ha visto funzionari americani mantenere contatti costanti con l’opposizione venezuelana ma anche con gli stessi membri del governo di Maduro, fra questi, il ministro della Difesa Vladimir Padrino che si sarebbe pentito all’ultimo minuto rivelando all’entourage del leader venezuelano il tentativo di rovesciamento.
Il piano era stato studiato dai militari venezuelani insieme ai funzionari del Nsc, il National security council, oggi guidato da John Bolton. È lui uno dei più ferrei sostenitori della linea dura nei confronti di Caracas ed è considerato da sempre il vero falco dell’amministrazione repubblicana. Bolton ha da tempo messo il Venezuela nel mirino, forse anche più dello stesso Donald Trump che ieri, proprio nella telefonata con Vladimir Putin, ha confermato la volontà di trovare un accordo senza sparigliare troppo le carte. Ma per Bolton, Caracas rimane un problema: e per questo ha ordinato l’accelerazione del piano.
In questi mesi, oltre a Padrino, gli americani avevano altri due personaggi di spicco della leadership di Maduro nel mirino: Maikel Moreno, presidente della Corte Suprema, e Ivan Rafael Hernandez Dala, comandante della guardia d’onore del presidente Maduro ma soprattutto capo dell’intelligence militare. Erano loro tre le teste di ponte di Washington per il Venezuela, con Padrino, nome in codice Zamuro.
Il progetto, come spiega Agi, era quello di prendere il controllo della base di La Carlota, dove Leopoldo Lopez è stato condotto dopo la liberazione dagli arresti domiciliari da parte di alcuni militari anti chavisti. Ma sembra sia stata proprio la mossa della liberazione di Lopez ad aver accelerato eccessivamente i piani. La liberazione, voluta fortemente da Guaidò forse per mettere gli Stati Uniti davanti al fatto compiuto, ha infatti provocato una reazione a catena disastrosa. I piani sono falliti, Maduro aveva saputo prima del tentativo dell’opposizione. E quella rivelazione dello stesso Padrino Lopez nelle ore successive (“Hanno tentato di comprarmi” ha affermato il ministro) unite alla marcia dei militari per le strade di Caracas, dimostrano che il tentato golpe c’è stato ma c’è stato anche un clamoroso fallimento del piano Usa.
Cosa sia accaduto nelle ore più calde che ha vissuto in queste settimane Caracas è difficile saperlo. Quello che è certo, è che la Russia ha sicuramente giocato un ruolo essenziale nel fallimento di un piano già di per se fragile ed estremamente pericoloso come quello messo a punto fra Washington e la capitale venezuelana. Non è un mistero che il Venezuela sia un laboratorio di guerra fredda dove Mosca e Washington si sfidano per uno dei Paesi strategicamente più importanti del continente americano. Ed è altrettanto evidente che Putin abbia posto la sua ala protettrice Maduro non tanto per il legame con il leader venezuelano, quanto per l’importanza che riveste Caracas nei piani del Cremlino, visto che il Venezuela resta l’ultimo baluardo della geopolitica russa in America Latina dopo il crollo di tutti i governi
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Sri Lanka: pirateria lungo la Via della Seta
Il giorno di Pasqua l’ex-colonia britannica di Ceylon è stata sconvolta da serie di attentati senza precedenti: a Colombo e in altre due località si contano quasi trecento vittime dopo le violente esplosioni che hanno devastato chiese e alberghi. Le autorità attribuiscono la responsabilità della strage ad un gruppuscolo islamista, ma mettono bene in evidenza le complicità a livello internazionale: in un Paese senza storia di terrorismo islamico alle spalle, è inverosimile che una sigla quasi sconosciuta compia un’impresa così sofisticata. Dietro la strage è leggibile la volontà di indebolire l’industria turistica e destabilizzare la politica cingalese: Colombo, infatti, è tra le nazioni dell’Oceano Indiano più inserite nella Via della Seta Cinese. I precedenti di Malesia e Birmania.
Behemot cinese contro Leviatano angloamericano
Il giorno di Pasqua è stato un giorno di sangue in Sri Lanka, ex-colonia britannica (21 milioni di abitanti) strategicamente posizionata davanti alle coste indiane: una sofisticata serie di attentati ha colpito la capitale Colombo (almeno 82 morti), la città di Negombo (almeno 104 morti) e la città sulla costa orientale di Batticaloa (almeno 28 morti). Luoghi di culto cristiani (nel Paese a maggioranza buddista, circa l’8% della popolazione professa la religione cristiana ed un 9% è di fede mussulmana) e alberghi sono finiti nel mirino degli attentatori, causando vittime locali e straniere. Per lo Sri Lanka l’attentato è un fulmine a ciel sereno: benché reduce dalla violenta e prolungata insurrezione nel nord del Paese (che aveva contrapposto le Tigri Tamil, a maggioranza induista, al governo centrale), nel Paese non si erano mai verificati simili episodi di terrorismo, estesi per lo più al turismo straniero. All’indomani della strage, le autorità cingalesi hanno individuato i responsabili in una quasi sconosciuta organizzazione islamista (National Thowheeth Jama’ath), evidenziano, però, che l’attuazione di un simile attacco coordinato necessitasse di qualche “supporto internazionale”. La stessa stampa occidentale, nel frattempo, si è domandata quali ragioni abbiano potuto indurre estremisti della minoranza mussulmana a colpire la minoranza cristiana: sull’isola, infatti, non c’è traccia trascorsa di ISIS, Al Qaeda o fanatismo islamico.
Leggendo la stampa anglosassone1 si comprende come l’attentato abbia un chiaro effetto destabilizzante: dopo la vertiginosa crescita del PIL di inizio millennio, lo Sri Lanka è stato costretto nel 2016 a contrarre un debito di 1,5 mld$ con il Fondo Monetario Internazionale2 e la strage di Pasqua, colpendo il turismo, ha gravemente ferito un’industria che è la principale fonte di valuta straniera ed è una colonna portante della crescita economica cingalese. Se a ciò si aggiunge la natura dell’obiettivo (la minoranza cristiana, storicamente invisa a certe potenze) e degli “esecutori” (il terrorismo islamico, tradizionale paravento di servizi israeliani ed angloamericani), si hanno elementi a sufficienze per uscire dalla mera cronaca e scrivere un’analisi che collochi i fatti di sangue del 21 aprile in una cornice geopolitica. Come avevamo sottolineato a inizio anni, la sfida tra Cina e angloamericani sta entrando nel vivo e non c’è continente che ne sia risparmiato: meno che mai lo Sri Lanka, che presidia la rotta tra la Cina meridionale, il Corno d’Africa ed il canale di Suez.
Chi avesse seguito negli anni gli sforzi cinesi per costruirsi una serie di basi navali attorno a quella che Mackinder chiama “World-Island” (Isola Mondo), ricorderà come Pechino sia riuscita a installarsi a Gibuti nel 2017. Ogni arcipelago dell’Oceano Indiano, dalle Mauritius alle Seychelles, è stato però oggetto delle attenzioni cinesi (e, di riflesso, di quella statunitensi): persino dietro al terremoto politico che investì le Maldive nei primi mesi del 2018 è possibile scorgere una manovra per defenestrare il presidente Abdulla Yameen, reo, secondo Foreign Policy”, di consegnare l’arcipelago mussulmano a Pechino3. Gli sforzi cinesi sembravano aver ottenuto un grande risultato pochi mesi dopo il precipitare della situazione alle Maldive quando, nell’estate 2018, appariva la notizia che i cinesi si fossero insediati in una strategica isola dell’Oceano Indiano, già architrave delle vie di comunicazione dell’impero britannico tra l’Africa orientale e l’Estremo oriente: lo Sri Lanka (alias Ceylon).
“Sri Lanka to shift naval base to China-controlled port city” scrive Reuters nel luglio 20184, asserendo che il governo di Colombo aveva ceduto l’ottimo porto di Hambantota ai cinesi, decisi a trasformarlo in un nodo strategico della
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La Rai tedesca: abbiamo razziato la Grecia, nostra colonia
Scritto il 07/8/15 RILETTURA
Certe volte la realtà supera la fantasia: addirittura la rete tedesca “Erste Tv”, la più importante rete televisiva statale di Germania, incredibilmente supporta le nostre tesi confermando in uno splendido report dell’equivalente della nostra Rai1 messo in palinsesto negli scorsi giorni che ai fatti sembra esistere un progetto coloniale tedesco atto a trasferire valore, assets, insomma denari dai greci direttamente allo Stato tedesco con il fine di pagare i servizi utilizzati dalla cittadinanza germanica [e quindi indirettamente anche le loro future pensioni]! Della serie, prima li affami con l’austerità e poi li compri per un tozzo di pane! In una parola: moderno colonialismo tedesco attuato in Ue tramite l’induzione della stagflazione in un regime di cambi fissi, colonialismo del III millennio.
E’ logico, se ci pensate: i germani erano stati esclusi dal giro negli ultimi 100 anni e oggi vogliono recuperare il tempo perduto, visto che le colonie in via di sviluppo sono ormai inaccessibili non gli resta che crearsi le moderne colonie dentro casa, nell’Ue del Sud.
Nell’articolo, l’autore tedesco parla espressamente di “colonia”, riferito al trattamento riservato alla Grecia nell’Ue (“Questo assomiglia più a una colonia che un paese membro dell’Unione Europea”). Ad esempio gli aeroporti greci oggetto di privatizzazione forzata a valle della capitolazione di Tsipras passati dallo Stato greco ad una azienda STATALE TEDESCA, statale tedesca, FraPort (Aeroporti di Francoforte, di proprietà della Regione dell’Assia): ossia un business profittevole – dice la stessa “Erste” –, gli aeroporti greci, viene svenduto e come acquirente ha di fatto lo Stato tedesco [che non paga nemmeno quanto dovuto, in quanto lo scala dal debito di Atene, assets per altro acquistati a prezzi inferiori a quelli di mercato] per volere diretto di Schaeuble – lo dice l’articolo, non io. E viene anche aggiunto
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CULTURA
“Quando Comisso con la rivista Yoga capitanava gli scalmanati e sovranisti di Fiume”
La studiosa ha dedicato un saggio al movimento degli Spiriti liberi, spiegandone le radici e la strategia politica: «Volevano un’Italia nuova E qui nel 1920 lo scrittore elaborò la propria estetica»
Luigi Mascheroni – Dom, 05/05/2019
Stile, ribellismo, autobiografismo, sensualità, politica. Tutto parte e ritorna a Fiume, per Giovanni Comisso, uno dei nostri scrittori più individualisti e anarchici.
Giovanissimo fu interventista, volontario nella Grande guerra e poi legionario a Fiume. Impresa alla quale Simonetta Bartolini ha dedicato anni di studio e il suo nuovo libro: «Yoga». Sovversivi e rivoluzionari con D’Annunzio a Fiume (in uscita per Luni).
Yoga è il nome della rivista fondata a Fiume da Comisso e Guido Keller. Un foglio leggendario, che però pochissimi hanno letto…
«Infatti: nel mio libro, in appendice, pubblico la trascrizione integrale di tutti gli articoli dei quattro numeri della rivista, uscita dal 13 novembre al 4 dicembre 1920. Era stampata nella tipografia Miriam, l’unica di Fiume, dove si stampava anche la Testa di ferro. Inchiostro e stampa al risparmio, visto l’isolamento della città. Impossibile sapere in quante copie. Non esiste neppure una collezione completa della rivista, almeno in un archivio pubblico. Ho trovato tre numeri alla Biblioteca nazionale di Roma e tre nel Fondo Comisso a Treviso, per fortuna non coincidenti».
Chi ci lavorava?
«Bella domanda. Era una rivista anonima, i pezzi non erano firmati, se non con dei simboli. Da un numero inviato ai genitori, con la sua firma a mano sopra i suoi pezzi, sappiamo che Comisso si siglava col simbolo dell’infinito. E comunque anche se il direttore di Yoga formalmente era Guido Keller, l’asso dell’aviazione, l’anima era Comisso. E sua è la maggior parte degli articoli».
Cos’è Yoga?
«La rivista di quello strano movimento – l’Unione di spiriti liberi tendenti alla perfezione – costituito a Fiume da quanti si oppongono alla vecchia guardia dannunziana, diciamo così più ragionevole. Loro sono gli scalmanati
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CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE
Israele ha eliminato l’uomo che legava Hamas all’Iran
DAVIDE BARTOCCINI – 5 MAGGIO 2019
L’intelligence israeliana ha confermato l’eliminazione dell’anello di collegamento tra l’Iran e Hamas, il comandante Hamed Hamdan Khudari, responsabile dell’attività di finanziamento dell’enclave islamista della Striscia di Gaza. Khudari, trentaquattro anni, riportato da parte della stampa con il nome di Al-Khodori, controllava una rete di cambi di valutata che portavano nell’enclave palestinese il denaro destinato a finanziare i gruppi armati e inviato dall’Iran. Israele torna così alla tattica delle “eliminazioni mirate”. Hamas
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Fubini confessa di aver nascosto la notizia dei bimbi morti in Grecia. La verità viene a galla!
3 Maggio 2019 – Diego Fusaro
Scriveva Seneca che la verità, anche se sommersa, viene presto o tardi a galla. E così è stato anche in questo caso.
Federico Fubini, vicedirettore del rotocalco turbomondialista Il Corriere della Sera, ha fatto candidamente questa incredibile confessione nel corso di un’intervista televisiva ai microfoni di Tv2000 [minuto 17]: “In Grecia morti 700 neonati in più per la crisi. Ma ho nascosto la notizia”. Fubini ha ammesso di aver censurato tale notizia per non incoraggiare gli euroscettici e i partiti sovranisti. Insomma, per garantire la tenuta dell’ordine eurocratico della Ue, innalzato panglossianamente dai padroni del discorso (sempre a completamento del rapporto di forza dominante) a meilleur des mondes possibles. “Faccio una confessione – ha placidamente asserito Fubini a Tv2000, riferendosi alla notizia – c’è un articolo che non ho voluto scrivere sul Corriere della Sera”. Se questo è giornalismo, verrebbe da dire chiosando Primo Levi.
Ben 700 bambini morti grazie alle “magnifiche sorti e progressive” del progetto chiamato Unione Europea, con le “crisi” che essa fisiologicamente produce: e che, in realtà, sono il necessario portato delle politiche liberiste fondative della Ue, pensate ad hoc dai dominanti per massacrare le classi deboli. Le chiamano crisi: sono aggressioni con morti condotte dalla classe dominante capitalistica contro i dannati della cosmopolitizzazione europeista. L’ho detto e lo ridico: gli euroinomani di Bruxelles la chiamano gloriosamente Unione Europea, in verità è l’unione delle classi dominanti europee contro i popoli e le classi lavoratrici d’Europa.
Questa è realmente la Ue, un immenso campo di concentramento finanziario. Fanno di tutto per nasconderlo e per glorificarlo. Ma la storia, che è storia della libertà, si ricorderà di loro. Si ricorderà di chi è stato connivente con questo genocidio finanziario, di chi ha taciuto e di chi l’ha nobilitato con parole roboanti (“integrazione”, “unione”, ecc.). L’Unione Europea è l’apice di un
DIRITTI UMANI – IMMIGRAZIONI
Cosa ha fatto l’Ue sull’immigrazione e cosa farà dopo le Europee
Gli sbarchi calano, la percezione dell’emergenza no. Così si chiude una legislatura di riforme mancate e si apre una stagione che spinge sull’esternalizzazione.
Nell’Europa lacerata al suo interno che si avvicina al voto di fine maggio, un paradosso fa da cornice al dibattito che più è stato utilizzato per cementare muri e divisioni: quello sull’immigrazione. Negli ultimi quattro anni, mentre i flussi migratori verso il Vecchio continente andavano via via contraendosi, la percezione del tema come emergenziale continuava a salire. Secondo i dati dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), gli arrivi che nel 2015 avevano superato il milione di unità sono calati a 390.432 nel 2016 e a 186.768 nel 2017, fino a fermarsi nel 2018 a quota 144.166. Eppure, ha rilevato l’ultimo sondaggio “Eurobarometro” sul parlamento europeo, l’immigrazione – che nel 2015 si piazzava seconda (47%) nella scala delle priorità dei cittadini dell’Unione europea, dietro la disoccupazione (49%) – ora è in cima all’agenda (50%). Ed è destinata a diventare tema principe della campagna elettorale, tra un Emmanuel Macron, leader che incarna il riformismo europeista, che chiede un sistema di asilo con regole comuni e controlli rigorosi, e un Manfred Weber, candidato dei popolari del centrodestra alla Commissione europea, che a gennaio 2018 invocava una «soluzione finale».
LA RETORICA SOVRANISTA CHE DISTORCE LA PERCEZIONE
Le ragioni alla base del paradosso “meno sbarchi, più emergenza” sono molteplici. Innanzitutto, è fisiologico che debba trascorrere del tempo perché un tema venga percepito come prioritario da un bacino di popolazione ampio come quello dell’Unione europea. E l’ondata migratoria del 2015, che allora evidenziò tutti i limiti del sistema di accoglienza comunitario, oggi si riverbera anche sulle carenze diffuse in tema di integrazione. Inoltre, bisogna considerare che nel 2015 l’Ue era ancora scossa dagli echi della crisi economica greca, in grado di condizionare gli umori della popolazione europea, specie nel Sud del continente. Ma pur con queste premesse, dice a Lettera43.it il ricercatore dell’Ispi Matteo Villa, «se l’immigrazione si trova ora in cima all’agenda dei cittadini, a fronte di una contrazione sempre più marcata degli arrivi, lo si deve anche alla retorica imbracciata da alcune forze politiche». Che, riunite sotto il vessillo del sovranismo, cavalcano l’incapacità palesata finora dagli Stati membri della Ue di trovare una risposta comune al fenomeno.
VIDEO QUI: https://www.lettera43.it/dcdae298-0cec-47de-9c64-73f45aec087b
COSA È STATO FATTO NELL’ULTIMA LEGISLATURA
La legislatura ora al tramonto è stata caratterizzata da cambi di rotta, riforme abortite e, più in generale, da una gestione emergenziale del dossier immigrazione, orfana di qualsiasi tipo di soluzione strutturale. E questo vale sia per il tema del soccorso in mare, sia per quello dell’accoglienza. Sul primo fronte, l’operazione Mare Nostrum, missione di salvataggio a guida italiana creata in seguito al naufragio di Lampedusa del 3 ottobre 2013, venne chiusa sei mesi dopo le elezioni europee del 2014. Un errore, riconobbe il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker nell’aprile del 2015, quando l’erede di Mare Nostrum, Triton, aveva già mostrato tutti i propri limiti: l’operazione gestita da Frontex aveva come mandato il controllo delle frontiere e non il salvataggio, oltre a un raggio d’azione (si fermava a 30 miglia dalle coste italiane) e un parco mezzi inadeguati che le valsero critiche dal Consiglio d’Europa e dall’Unhcr, l’agenzia Onu per i rifugiati.
Se il Sud Europa è stato lasciato solo, la responsabilità non è della Ue, bensì dei suoi Stati membri. A partire da quelli dell’Est con cui Salvini fa fronte
Nell’aprile del 2015 aprì i battenti Eunavfor Med, meglio nota come Operazione Sophia
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ECONOMIA
L’Italia perde un altro pezzo: Magneti Marelli ai giapponesi
ANDREA MURATORE – 4 MAGGIO 2019
Nei giorni scorsi Fiat Chrysler Automobiles ha perfezionato la cessione di Magneti Marelli ai giapponesi di Calsonic Kansei, conglomerato dell’industria meccanica controllato dal fondo di private equity statunitense Kohlberg Kravis Roberts. L’operazione di vendita dell’azienda di componentistica fondata un secolo fa a Sesto San Giovanni, che nel 2017 fatturava oltre 8 miliardi di euro, era stata annunciata nell’ottobre 2018 e rappresenta l’ultimo capitolo della perdita del controllo italiano sull’industria nazionale.
A ottobre l’Agi ha raccolto la Spoon River industriale delle aziende italiane passate sotto controllo straniero, l’ultima delle quali è Magneti Marelli. Parliamo di aziende di cui le imprese di bandiera o a conduzione italiana hanno, nella maggior parte dei casi, perso la titolarità senza che a questo passaggio si aggiungessero garanzie per investimenti produttivi per il loro rafforzamento o per un impiego strategico dei dividendi della cessione. E il caso Magneti Marelli sembra andare nella stessa direzione.
Il duplice errore su Magneti Marelli
La cessione di Magneti Marelli, infatti, priva Fca di un’importantissima azienda del suo indotto, dotata di un know-how notevole sulla componentistica, per ragioni strategiche che non si riescono ad individuare, e non offre garanzie adeguate sul mantenimento del livello occupazionale e della produzione di un attore industriale rilevante, che occupa 10mila persone in Italia e circa il triplo al di fuori dei confini nazionali.
Giulio Sapelli si è schierato in prima linea tra coloro che hanno sottolineato la problematicità della cessione di Magneti Marelli, rilasciando a StartMag dichiarazioni difficilmente equivocabili: “Si tratta di un’eccellenza tecnologica, e il fatto che Fca la voglia cedere pare contraddittorio rispetto alle sue strategie aziendali. Il gruppo non riesce a raggiungere la soglia di break even di 6 milioni di auto l’anno, che le permetterebbe di stabilizzarsi come uno dei leader a livello mondiale. Ci ha provato con General Motors, ci è quasi riuscita con Chrysler, eppure la storia di Fca dimostra che quell’obiettivo ancora non è stato raggiunto”.
“Fiat-Chrysler non basta, sono alla ricerca costante di una crescita, magari di un accordo di fusione con qualche grande gruppo”, ha sottolineato l’accademico torinese. “In quest’ottica l’asset di Magneti Marelli avrebbe dovuto essere usato per la valorizzazione di Fca. Aspettiamo di sapere le condizioni dell’accordo, ma sarà cruciale capire dove rimarrà il cervello strategico di Magneti Marelli. Vista così, mi sembra più che altro un’operazione finalizzata alla copertura di un debito, e sarebbe una vittoria dell’economia giapponese e sicuramente una sconfitta per l’Italia”.
Magneti Marelli, un’eccellenza italiana
Magneti Marelli ha rappresentato un gioiello dell’industria italiana e un esempio notevole del modello di multinazionale tipica del nostro Paese. Più grande delle classiche “multinazionali tascabili” come De Longhi e Mapei e inserita nel contesto di un grande gruppo industriale, il gruppo di Corbetta è ad esse accomunato dalla capacità di produrre una gamma vasta di prodotti ad alto valore aggiunto e dall’elevata specializzazione tecnica: quadri di bordo, sistemi di illuminazione sensori, ammortizzatori, sistemi di controllo motori benzina e diesel e, prodotto in prospettiva di importanza cruciale, motori elettrici, forniti di recente al team di Formula E della Mahindra.
Vendendo Magneti Marelli, Fca prosegue nella fase di confusione organizzativa seguita alla morte improvvisa di Sergio Marchionne. I sei miliardi di euro che la cessione ha garantito non sono stati dirottati nella loro interezza né
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FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI
Se nelle banche la meritocrazia non esiste
Un manager bravo spesso non può dimostrarlo nei grandi istituti di credito perché le posizioni sono assegnate dai pluridecorati che danno le poltrone spesso a chi ha raggiunto risultati tutt’altro che invidiabili.
VINCENZO IMPERATORE – 3 MAGGIO 2019
Non ci sono dubbi, Il Sole 24 Ore è il primo giornale economico del Paese, per storia e autorevolezza.
Un quotidiano che ultimamente ha attraversato (e sta vivendo) momenti difficili ma che, da sempre, è formalmente sostenitore di un giornalismo libero e della libertà d’espressione non influenzabile da soggetti terzi. Eppure, c’è qualcosa che non torna, un caso che va sceverato per arrivare ad una comprensione certa. In uno degli ultimi articoli del famoso quotidiano, il più diffuso nel proprio settore e il quinto assoluto in Italia, potete leggere «Quale scuola manageriale sta guidando le banche italiane?». Un tema interessante che molto ci dice sul management attuale del sistema bancario italiano. A conti fatti ne esce che in futuro ai vertici potremmo trovare una generazione di manager che arriverà dal Fin-Tech (e non potremmo non essere d’accordo), ma al momento quegli stessi vertici sono dominati dalle scuole Intesa e Unicredit, dagli uomini che si sono fatti le ossa in quegli istituti.
Sembra che passino per eroi del sistema quelli che il sistema hanno contribuito ad affossarlo
Intesa e Unicredit dominus, che hanno raccolto l’eredità lasciata dagli ex-Mc Kinsey Passera e Profumo. E, c’è di più, se Unicredit nello scorso decennio sembrava prevalere sulla sua rivale, ad oggi, Intesa si dimostra avanti, basta leggere i nomi alla guida delle top banks italiane. Si può addirittura parlare di una intesizzazione dei vertici del sistema bancario ma, attenzione, Unicredit non è lontana (vi avevo parlato di un’unicreditizzazione), la sfida è destinata a continuare. Per chi non ha mai abitato quel sistema potrebbe sembrare che tutto fili liscio, ma non è proprio così, c’è qualche ostacolo. Sembra che passino per eroi del sistema quelli che il sistema hanno contribuito ad affossarlo. E, allora, viene lecito domandarsi: «Siamo di fronte ad un endorsement, quasi al limite del pubblicitario, il che sarebbe davvero grave visto i protagonisti e la compartecipazione nel consolidamento di una lobby, oppure si vuole semplicemente instaurare un dubbio?». Conviene sperare nella seconda alternativa fiduciosi in un’informazione che stimoli le persone a riflettere e che porti a quei cambiamenti raggiungibili solo attraverso una formazione differente.
SCANDALI E CRAC NON PORTANO QUASI MAI AD ALLONTANAMENTI
Dico questo perché se lasciamo da parte Intesa e ci focalizziamo su Unicredit, possiamo notare che dove c’è una banca fallita o prossima al default, arriva una manager ex Unicredit, quelli fatti dimissionare da Mustier, coloro
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Troppi risparmi sul conto: arrivano i controlli del fisco
1 Maggio 2019
Parte la Superanagrafe dei conti correnti. Ecco quando entra in vigore il Rispamiometro.
Nella prima trilogia di Guerre Stellari, la minaccia nemica era la “Morte Nera”, una potente macchina da guerra in grado di distruggere i pianeti. Negli ultimi anni, la morte nera dell’Agenzia delle Entrate si chiama Risparmiometro, uno strumento appena ultimato che consente di stanare le evasioni al pari – e forse anche meglio – del Redditometro. Se n’era parlato parecchio negli scorsi mesi e non senza pochi timori da parte dei contribuenti titolari di risparmi sul conto corrente. Ma ora è arrivato il momento in cui il nuovo algoritmo del fisco può essere messo alla prova ed entrare definitivamente in funzione.
Troppi risparmi sul conto? Arrivano i controlli del fisco. La tanto attesa Superanagrafe dei conti correnti entra ora in azione non solo nei confronti dei grandi evasori, ma anche dei piccoli contribuenti: le persone fisiche e le ditte individuali, i lavoratori dipendenti e i disoccupati, i pensionati e le piccole società. Furbetti coi giorni contati quindi.
Vediamo meglio di cosa si tratta e quando entra in vigore il risparmiometro.
Indice
- 1 Risparmiometro: cos’è?
- 2 La nuova Superanagrafe dei conti correnti
- 3 Le liste di contribuenti
- 4 Risparmiometro anche per le società
- 5 GUARDA IL VIDEO
Il meccanismo del Risparmiometro è semplice e funziona più o meno in senso opposto al Redditometro. Quest’ultimo è un software che “pesa” gli acquisti fatti dai contribuenti nell’arco di un anno e li confronta con le “entrate”, ossia coi guadagni dello stesso periodo per come indicati nella dichiarazione dei redditi. Se il contribuente ha speso più di quanto ha incassato è verosimile che abbia ricevuto redditi “in nero”, salvo dimostri di aver ricevuto donazioni, eredità, vincite al gioco o mutui. Questo “nero” viene così tassato e sanzionato. Il redditometro non misura però i centesimi: si accorge delle anomalie solo quando tra le spese e le entrate c’è una sproporzione di oltre il 20%.
Il Risparmiometro, dicevamo, si basa su un meccanismo simile, ma inverso. Il punto di partenza è un ragionamento logico e molto pratico: i soldi guadagnati non possono essere tutti messi da parte. Una percentuale deve per forza essere spesa in alimenti, affitto, utenze, benzina, medicine, ecc.: quelle spese cioè necessarie alla stessa sopravvivenza. Questo significa che, se alla fine dell’anno, sul conto corrente, c’è lo stesso volume di denaro che è stato denunciato con la dichiarazione dei redditi, è verosimile che il contribuente abbia “campato” con altri soldi. Soldi evidentemente non dichiarati. Ed ecco che scatta il controllo fiscale. Insomma, è davvero ambiguo che su un conto vi siano solo versamenti e non prelievi. Ecco che allora il risparmio diventa sospetto e indice di evasione fiscale.
Il Risparmiometro funziona pressappoco in questo modo: l’algoritmo estrapola, dall’Anagrafe dei conti correnti, i dati del conto corrente del contribuente. In particolare, prende a riferimento il saldo alla fine di ogni anno. Dopodiché, lo confronta con il reddito dichiarato e se tra i due vi è una sostanziale discrasia si passa alla fase B: la contestazione e l’accertamento fiscale.
Maggiori dettagli in: Come funziona il risparmiometro del fisco
La chiamano Superanagrafe dei conti correnti (e non solo dei conti correnti), visto che è in grado di censire tutti i rapporti finanziari, quindi anche i libretti di risparmio, i depositi, le cassette di sicurezza, i titoli, ecc. Annunciata già dal decreto salva-Italia del Governo Monti come arma finale contro l’evasione, ora è in grado di partire anche nei confronti delle persone fisiche ossia di tutti i contribuenti che non hanno partita Iva.
Proprio qualche giorno fa il Garante della Privacy ha dato il via libera ai provvedimenti dell’Agenzia delle Entrate che disciplinano l’utilizzo dei nuovi strumenti di controllo fiscale. E con l’ok dell’Authority, tanto l’Agenzia delle Entrate quanto la Guardia di Finanza potranno sfruttare le informazioni sui risparmi degli italiani per cercare di capire chi nasconde molta più ricchezza di quanta ne dichiari o ne faccia emergere.
In pratica, non sarà più possibile stipare i redditi ufficiali sul conto spendendo invece, per le esigenze di tutti i giorni, il nero: chi non preleva dal conto rischia di trovarsi addosso, ben presto, il Risparmiometro. Se vuoi ulteriori approfondimenti su questo spinoso tema ti consiglio di leggere la nostra guida dal titolo: Troppi soldi sul conto: cosa rischio?
Verranno, in questo modo, stilate le famigerate “liste selettive”, gli elenchi cioè dei contribuenti più a rischio evasione. E, una volta individuati i nomi e i cognomi di chi risparmia troppo, si procederà alle verifiche effettive.
L’enorme mole informativa di dati di sintesi (per essere chiari non ci sono i singoli movimenti in entrata o in uscita sui conti correnti, ma solo i saldi a inizio e a fine anno, la somma degli addebiti e degli accrediti e la giacenza media) serve a creare delle liste selettive di contribuenti che poi saranno condivise con gli uffici locali del fisco per procedere ad approfondimenti e controlli.
I dati degli algoritmi – raccomanda però il Garante – vanno comunque presi “con le pinze”, nel
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Soldi facili, senza debito: arriva la Mmt, lo dice Ray Dalio
Scritto il 06/5/19
Sono passati anni! Non mesi, ma anni, da quando ai lettori di questo sito ho presentato Ray Dalio: le sue tesi per ottimizzare il lavoro, i suoi video (all’epoca ancora rigorosamente disponibili solo in lingua inglese), la sua conoscenza profonda dei meccanismi che regolano la macchina economica oggi. Sono stati i miei articoli meno cliccati. Fino a che… Fino a che non è arrivato il giornalista di controinformazione più quotato d’Italia, Paolo Barnard, che ha cominciato a parlarne. Male. Io, nel mio piccolo, ed il grande trader modenese Giovanni Zibordi a proporre qualche articolo, ci sforzavamo di difenderne la profondità di pensiero. Poi, ultimo ma non ultimo, è arrivato Marco Montemagno, l’influencer senza dubbio più importante d’Italia, che ha cominciato a fare delle recensioni sul suo libro, “Principles”. Ora tutti si comportano come se lo conoscessero da sempre, tutti avrebbero letto il suo libro (ahahahaha), e avanti così. Nessuno, però, si è accorto che Dalio sta analizzando la Mmt di Mosler, la teoria economica neokeynesiana portata in Italia proprio da Barnard.
Nessuno, tranne il vostro blogger preferito (cioè io) e “Bloomberg”, un giornaletto che pare essere apprezzato oltreoceano da qualche attento lettore di cose economiche. Ecco cosa scrivono: il sistema bancario centrale, come sappiamo, è in via di estinzione, ed è “inevitabile” che qualcosa come la teoria monetaria moderna lo sostituirà, ha detto l’investitore miliardario Ray Dalio. La dottrina, nota come Mmt, afferma che i governi dovrebbero gestire le loro economie attraverso la spesa e le tasse – invece di affidarsi a banche centrali indipendenti per farlo attraverso i tassi di interesse. La Mmt cerca anche di placare i timori sui deficit di bilancio e sui debiti nazionali, sostenendo che paesi come gli Stati Uniti, che hanno una propria valuta, non possono andare in rovina e avere più spazio da spendere di quanto si supponga normalmente – purché l’inflazione sia contenuta, poiché è questo il momento. Il dibattito sulla Mmt, che languiva nell’oscurità da decenni, è esploso negli ultimi mesi. L’idea è stata criticata da una serie di pesi massimi finanziari, da Warren Buffett al presidente della Federal Reserve Jerome Powell. Ma Dalio, il fondatore di Bridgewater Associates, il più grande hedge fund del mondo, ha detto che i politici non avranno altra scelta che abbracciarlo.
La loro sfida sarà «produrre un benessere economico per la maggior parte delle persone quando la politica monetaria non funziona», ha scritto Dalio nel suo ultimo articolo su LinkedIn. Negli ultimi quarant’anni, l’era della dominanza della banca centrale, della disuguaglianza di reddito e di ricchezza è cresciuta nella maggior parte delle nazioni sviluppate. Tagliando i tassi di
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GIUSTIZIA E NORME
Una sentenza del tribunale di Bologna: residenza ai migranti
Alessandro Sallusti – Sab, 04/05/2019
Il decreto sicurezza in base al quale gli immigrati clandestini devono lasciare il Paese e non possono iscriversi all’anagrafe per alcuni magistrati è carta straccia.
Tanto che nel giro di pochi giorni i tribunali di Firenze prima e Bologna ieri hanno accolto il ricorso presentato da alcuni ospiti dei centri di accoglienza che in base alla nuova legge si erano visti rifiutare dai comuni la domanda di registrazione come cittadini a tutti gli effetti. La sinistra esulta, Salvini incassa il secondo ceffone in poche ore (il primo è stato il licenziamento del suo sottosegretario Armando Siri) e va su tutte le furie: «Se i magistrati vogliono fare politica – ha detto – prima si candidino alle elezioni». In effetti il decreto sicurezza, che piaccia o no, è una legge dello Stato approvata da un Parlamento sovrano e controfirmata dal Presidente della Repubblica che ne
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LAVORO PENSIONI DIRITTI SOCIALI
Reddito di cittadinanza: 130mila rinunce, troppi controlli
Una valanga di disdette sono arrivati ai Caf italiani di persone che inizialmente volevano il Reddito di cittadinanza mentre ora ci rinunciano. La causa sembrerebbero gli eccessivi controlli applicati sullo stesso
Nicola De Angelis – Dom, 05/05/2019
Potrebbero essere in molti a voler rinunciare al Reddito di cittadinanza dei pentastellati.
Infatti, nel mese di maggio sono giunte moltissime richieste di annullamento nei vari Caf del territorio italiano. Molti i fattori che avrebbero portato i cittadini a rinunciare: primo fra tutti il bassissimo importo erogato sulle carte gialle. Soltanto al 16% delle carte è stato concesso un importo superiore ai 750 euro a fronte di controlli strettissimi.
In realtà la procedura per rinunciare non era stata prevista, la platea di persone che si sono rivolte a Caf e sedi Inps per poter dimostrare la loro delusione per il reddito erogato è stata talmente vasta che ora si deve cercare una soluzione. Da una parte c’è chi promette una soluzione entro la fine del mese, un modulo apposito in cui il cittadino potrà dimostrare tutta la sua volontà di rinuncia. Ciò che mina la credibilità del cavallo di battaglia dei pentastellati in campagna elettorale è che a rinunciare non è stato solamente chi si è visto un bonus mensile
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PANORAMA INTERNAZIONALE
Svolta su Regeni, a un passo dalla verità. Uno dei 5 indagati ha ammesso: «Lo uccidemmo noi»
Redazione – 05/05/2019
«Ci convincemmo che era una spia e scoprimmo che il 25 gennaio doveva incontrare una persona che ritenevamo sospetta. Per questo entrammo in azione»
Siamo nel 2017. Al tavolo di un ristorante di un Paese africano non ancora reso noto sono seduti gli uomini dell’intelligence. Parlano della sicurezza interna dell’Egitto con un ufficiale ai vertici della National Agency Security egiziana che confessa, sia pur indirettamente, la sua partecipazione al sequestro di Giulio Regeni. «Caricammo il ragazzo in macchina e io stesso lo colpii più volte duramente al volto. Credevamo fosse una spia inglese». Alla conversazione assiste un “supertestimone” – la cui identità non è ancora stata rivelata – che ha raccontato tutto alla procura di Roma, facendo luce per la prima volta sui fatti di quel 25 gennaio 2016, quando si persero le tracce di Giulio.
A raccontare gli ultimi sviluppi sul caso del ricercatore friulano, trovato morto al Cairo il 3 febbraio 2016, sono La Repubblica e il Corriere della Sera. Ora la procura di Roma ha trasmesso una rogatoria ai colleghi del Cairo: le autorità egiziane sono le uniche in grado di confermare con esattezza gli spostamenti e i colloqui intrattenuti dallo 007 del loro Paese durante l’estate del 2017. È l’atto di cui ha parlato il premier Giuseppe Conte nel colloquio intrattenuto in Cina col presidente egiziano Al-Sisi. Il funzionario di cui parla il supertestimone è uno dei cinque indagati dai magistrati romani: a gennaio, Open vi aveva mostrato in esclusiva i loro nomi e i loro volti
Il pranzo tra 007 africani
Al ristorante, gli 007 parlano di come l’Egitto stia affrontando l’opposizione interna. Al tavolo accanto, un funzionario sta ascoltando tutto ciò che l’ufficiale al servizio di al-Sisi racconta sul «ragazzo italiano». La testimonianza dell’uomo è ritenuta attendibile perché i dettagli sulla vicenda sono corretti e, inoltre, ci sono evidenze che quel pranzo sia realmente avvenuto, con quei commensali che lui stesso cita.
Il supertestimone è certo che la confessione arrivi da un ufficiale della National agency security egiziana. L’identificazione dell’uomo di al-Sisi avviene in modo semplice: a fine pranzo i due si scambiano i propri biglietti da visita. Ma l’ufficiale dell’Egitto non si era reso conto che chi gli aveva chiesto i riferimenti l’aveva ascoltato durante tutta la durata del pranzo. Seduto al tavolo accanto, aveva parlato liberamente dei pedinamenti, delle intercettazioni telefoniche fatte a Regeni fino al 24 gennaio del 2016: tutte le prove del coinvolgimento della sicurezza di al-Sisi insomma. Adesso i magistrati italiani attendono la risposta della procura del Cairo: è necessaria la loro collaborazione per confermare le accuse contro l’ufficiale, già tra i 5 uomini di rilievo iscritti al registro degli indagati della procura di piazzale Clodio.
25 gennaio 2016: tra le 19:30 e le 20:00 Giulio Regeni scompare al Cairo dove viveva dal settembre 2015 per svolgere la sua ricerca di dottorato per l’Università di Cambridge. Quella sera, da casa sua nel quartiere di Dokki, si sta dirigendo alla fermata Naguib: doveva incontrare un suo amico che però non l’ha mai visto arrivare;
3 febbraio 2016: il ministro delle Attività produttive, Federica Guidi, è in visita istituzionale in Egitto. Nel pomeriggio esce la notizia del ritrovamento del corpo di Regeni sul ciglio di una superstrada alla periferia del Cairo. Mentre la stampa nazionale già scrive di evidenti segni di tortura, parte il primo depistaggio: il capo della polizia di Giza, Khaled Shalaby, sostiene che si è trattato di un incidente stradale;
4 febbraio 2016: le autorità italiane smascherano il primo tentativo di depistaggio. Il corpo di Regeni racconta di violenze inaudite, fratture e segni di tortura. Il Governo italiano e il presidente della Repubblica Mattarella intervengono immediatamente per chiedere risposte dall’Egitto;
6 febbraio 2016: archiviato l’incidente stradale, le autorità egiziane provano a sviare le indagini e ad ammortizzare le pressioni dell’estero. Omicidio a sfondo sessuale, rapina, droga. Le provano tutte, ma escludono che «Regeni sia stato ucciso per motivi politici»;
12 febbraio 2016: cresce la mobilitazione internazionale. Il New York Times pubblica un articolo in cui si parla di partecipazione delle autorità egiziane e, il giorno dopo, sulla prima pagina del cartaceo un editoriale accusa direttamente le più alte cariche dei servizi egiziani;
24 marzo 2016: al-Sisi ha promesso massimo impegno. La polizia egiziana, in uno
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Gli Usa hanno schierato portaerei e cacciabombardieri contro l’Iran
Washington vuole inviare un «messaggio chiaro al regime» di Teheran. «Non vogliamo la guerra», spiegano dalla Casa Bianca, «ma siamo pronti a rispondere agli attacchi».
La tensione sul fronte Usa Iran è sempre più alta.
Gli Stati Uniti stanno dispiegando la portaerei Abraham Lincoln e un cacciabombardiere al Us Central Command region, un’area che comprende anche il Medio Oriente, per «inviare un messaggio
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Turchia-Venezuela o imbecilli, ipocriti e altro futuro concime per i campi (estratto da “Venezuela: opportunisti e imbecilli al lavoro”)
Le relazioni diplomatiche ed economiche tra Turchia e Venezuela hanno avuto un aumento consistente nel 2018. Complice la crisi economica del paese sudamericano e il prezzo del petrolio sempre più basso, Maduro annunciava il 9 Luglio 2018 come “una rete di imprenditori turchi sono pronti ad investire nel campo della produzione agricola, mineraria (oro), turismo e altri settori economici”. (1)
Durante l’incontro commerciale tra i rappresentanti istituzionali e imprenditoriali dei due paesi a Istanbul, Vasip Sahìn, governatore della provincia di Istanbul, si dichiarava entusiasta di “appoggiare in ogni modo possibile” Nicolas Maduro nonostante attraversasse un periodo difficile. Le parole di Sahìn trovavano il plauso di Nail Olpak, membro dell’Alto comitato consultivo del Müstakil Sanayici ve İşadamları Derneği (MÜSİAD) (2) e amministratore delegato del Dış Ekonomik İşler Kurulu (DEİK) (3), che sottolineò la collaborazione tra i due popoli e un il maggiore impulso al commercio (specie prodotti alimentari e tecnologici).
Il Foro de Negocios Venezuela-Turquía del Dicembre 2018 ha portato a stringere i rapporti tra le borghesie e le dirigenze burocratiche. Lo sfruttamento aurifero ha permesso all’azienda mineraria turca Sardes Kiymetli Madenler SA, nel 2018, di acquistare quasi 24 tonnellate di oro.
Se si tiene conto di questo dato e di come il Venezuela sia il quarto produttore mondiale di oro, non dovrebbe stupirci che le esportazioni aurifere tra Venezuela e Turchia abbiano toccato i 900 milioni di dollari nel solo 2018.
A questo va sommato un altro fattore. Come detto precedentemente, il Sistema de las Misiones Sociales ha al suo interno dei programmi per sostenere l’alimentazione della fascia di popolazione meno abbiente. Nella crisi economica che il Venezuela sta attraversando, le derrate alimentari sono sempre razionate, e le aziende agro-alimentari e della Grande Distribuzione Organizzata venezuelana non riescono a rispondere alle esigenze del pubblico a causa dei profitti esigui. In tal modo le aziende agro-alimentari
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POLITICA
Nicola Biondo: “Davide Casaleggio lobbista più potente d’Italia. M5s ormai è solo un brand”
di Roberta Benvenuto – 5 aprile 2019
Nicola Biondo, giornalista e scrittore, ex capo della comunicazione del M5s, parla a Servizio Pubblico di come “Davide Casaleggiogestisce il M5s come suo braccio politico”.
Nel libro “Il Sistema Casaleggio” (Ponte alle Grazie) scritto insieme a Marco Canestrari “abbiamo scoperto un intero sistema, fatto di relazioni politiche, commerciali, di notai, di imprenditori”.
Nicola Biondo: Casaleggio, un imprenditore che gestisce il primo partito di governo
Davide Casaleggio da imprenditore “può ricevere altri imprenditori avendo dalla propria la gestione indiscutibile del primo partito d’Italia, da cui, per altro, tramite la sua Associazione Rousseau, drena 300 euro al mese da tutti i parlamentari pena l’espulsione”. Un conflitto di interessi che per Biondo e Canestrari è “più subdolo e pericoloso di quello di Silvio Berlusconi. Quello
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Salvini minacciato di morte. Ma i “democratici” restano in silenzio
A Bologna, Roma e Torino scritte e minacce al ministro dell’Interno. Che ora è “stufo”: “Attendo le condanne dei democratici”
Giuseppe De Lorenzo – Dom, 05/05/2019
Immaginate se tutte quelle minacce, gli insulti, il “Salvini muori” o “spara a Salvini” le avessero indirizzate a qualcun altro.
Magari un politico di sinistra, democratico e con bollinatura antifascista. Sarebbe scoppiato un pandemonio: condanna unanime, solidarietà bipartisan, titoli di giornale e commenti accalorati. Ma se i manichini appesi a testa in giù, gettati nel fiume o dati alle fiamme portano il volto del ministro dell’Interno leghista, allora può pure regnare il silenzio.
Fare qui un elenco dei messaggi intimidatori diretti al leader della Lega in questi ultimi giorni sarebbe superfluo. Ne sono apparsi a Bologna ( “Prendi la mira e spara a Salvini”), Roma (“Salvini morto!”), Ferrara, Modena e
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