NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI 10 MAGGIO 2019
A cura di Manlio Lo Presti
Esergo
Non tutto ciò che può essere contato conta,
non tutto ciò che conta può essere contato.
(Albert Einstein)
GINO & MICHELE, Le cicale 2008, Kowalski, 2004, pag.60
https://www.facebook.com/Detti-e-Scritti-958631984255522/
Le opinioni degli autori citati possono non coincidere con la posizione del curatore della presente Rassegna.
Tutti i numeri dell’anno 2018 della Rassegna sono disponibili sul sito www.dettiescritti.com
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SOMMARIO
Di cosa ha il terrore la sinistra che ci ha tradito in Europa
Gli Stati Uniti ci riprovano: “La Russia interferirà alle europee”
Venezuela, Blackwater pronta a intervenire con 5.000 mercenari
Tendine
La grande firma di “Repubblica” contagiata dal virus del copia e incolla
San Marino
L’Anpi chiede di perseguire chi va a Predappio alla tomba del Duce.
Censori 2.0
Donne velate a Bergamo
Non incredibile, ma vero: a Montecitorio tracce di cocaina in tutti i bagni
L’oligarca Kolomoisky
Battaglia di Caracas
Dante
Comprate i libri di Altaforte
La morte di Ivan Il’ic
Il Salone del libro e la censura del politicamente corretto
LA LEZIONE DEL PAPA E DEL RE DI NAPOLI
Fubini confessa di aver nascosto la notizia dei bimbi morti in Grecia. La verità viene a galla!
I migranti rispediti in Italia sono più di quelli che sbarcano
La Cina contro gli uiguri. Usa: “Violano diritti umani”
Seimila bambini palestinesi imprigionati da Israele dal 2015
I Dioscuri ci liberano dall’euro
Cos’è e come funziona la MMT in 7 punti
Bergoglio mondialista
Genocidio Yemen, la Germania addestra soldati sauditi
QUELLO STRANO CONCETTO DI ANTIFASCISMO SENZA DIRITTI
Il piano delle toghe: fermare un esecutivo di centrodestra
Mori: “Senza Italexit non esiste sovranità. Se resti nella Ue non cambi un bel niente”
OLANDA: INSOSTENIBILI LE TERAPIE AGLI OVER 70
IN EVIDENZA
Di cosa ha il terrore la sinistra che ci ha tradito in Europa
Scritto il 09/5/19
Queste cose vanno delle col mento girato a sinistra. Ho avuto uno scambio col il professor Farrow Kabub, un astro nascente della Mmt in America, alla Denison University. E gli ho detto questo: è vero che i populisti sono impauriti, destabilizzati; quindi hanno rabbia, se la prendono con i capri espiatori – i migranti, i musulmani, i cosiddetti complotti dei media– invece di capire che è l’economia, che li ha traditi. Ma è proprio qui il punto: l’economia di chi, li ha traditi? Non quella delle destre, che sono rimaste identiche a se stesse. E’ la sinistra. Dal 1980, con protagonista il Pci di Napolitano e Segre, proprio lui, le sinistre europee hanno organizzato il più osceno tradimento della classe mediadella storia occidentale. Hanno letteralmente stracciato le destre, in ferocia economica, su tutto. Quarant’anni che ci hanno devastati: dall’Italia dell’operaio, che risparmiava il 25% in media e comprava la seconda casa, a quella di oggi, dove il 12% dei ragazzi di classe media è classificato come “sulla strada della povertà” (scritto dalla stessa Commissione Europea).
Da qui è nata la rabbia. La sinistra la chiama “populista”, e la cauterizza a morte. Perché? Perché se la si lascia libera, alla fine, la gente lo scopre, chi li ha traditi: la sinistra. Il politically correct è inquisizione mentale. Perché, se si lasciano i populisti liberi di esistere, alla fine lo scoprono, chi li ha traditi
Continua qui: http://www.libreidee.org/2019/05/di-cosa-ha-il-terrore-la-sinistra-che-ci-ha-tradito-in-europa/
Gli Stati Uniti ci riprovano: “La Russia interferirà alle europee”
9 maggio 2019
La Russia sta interferendo nel processo democratico in vista delle elezioni di Bruxelles. È questa, ancora una volta, la denuncia degli apparati di sicurezza americani che lanciano l’allarme raccolto dal commissario alla Giustizia per l’Europa Vera Jourova. Citando i report del Federal Bureau of Investigation, l’agenzia governativa americana specializzata in reati federali e sicurezza interna, il commissario europeo ha affermato che ci sono chiari segnali che “sulle elezioni sono già iniziate le interferenze dei russi”. Questa sarebbe l’ennesima accusa lanciata nei confronti di Mosca, che potrebbe nuovamente cadere nel vuoto, soprattutto dopo il flop dell’inchiesta “Russiagate”.
Il commissario europeo per la Giustizia, Vera Jourova, ha recentemente lanciato un allarme ufficiale sulla possibile ingerenza russa nelle prossime elezioni europee, che si terranno il 26 maggio, dopo essersi recata il mese scorso a Washington per discutere di questa minaccia incombente con i funzionari della Casa Bianca. Nei mesi scorsi gli Stati Uniti hanno lanciato già diversi moniti agli Stati europei, considerando l’Italia tra i paesi più soggetti al rischio di interferenza russa nelle elezioni politiche.
Secondo il capo dell’Fbi, Christopher Asher Wray, l’attività russa basata su una vasta campagna di disinformazione e influenza del voto, che mira a portare il consenso in partiti e movimenti che potrebbero destabilizzare l’Unione Europea, è “ripresa ovunque”; e queste elezioni di medio termine non sono altro che una “prova generale per il grande show del 2020” che si manifesterà per le presidenziali negli Stati Uniti. All’attenzione del Council on Foreign Relations, Wray ha affermato che “non si tratta di un pericolo legato solo ad un ciclo elettorale, ma una minaccia che dura 365 giorni l’anno”.
Ma è davvero una minaccia incombente questa “attività russa”, dato che non sembra preoccupare seriamente nessuno, al di fuori degli americani? Nonostante l’intelligence statunitense continui a guardare con grande attenzione al voto europeo di fine maggio, ritenendo che Mosca abbia l’interesse strategico di testare il suo apparato di “interferenza elettorale” con una doppia finalità – destabilizzare l’Europa al fine di avere una base più solida per influenzare le sue scelte in futuro, e tararsi al punto giusto per intraprendere una vera e propria “guerra” in occasione delle prossime presidenziali americane – in Europa sono pochi i governi che si stanno davvero “preoccupando” di queste interferenze.
Gli specialisti della cybersicurezza che lavorano per i servizi occidentali sostengono di aver già individuato tra 250 account di Twitter attivi in Francia, 100 in Germania, e 22 in Italia che fungerebbero da piattaforme per influenzare il voto del 26 maggio attraverso la diffusione di fake news e il materiale associabile ad entità come la Internet Research Agency di San Pietroburgo. Gestiti da persone fisiche reali (che a loro volta controllano bots) spesate da strutture ufficiali, o beneficiarie di piccoli contributi difficili da tracciare provenienti da filantropi che “apprezzerebbero” il loro attivismo politico. Ma non è molto differente dalla rete di profili “fake” esistenti su tutte le piattaforme social, che condividono e supportano puntualmente i politici di ogni genere di fazione, bisognosi di un supporto “fedele” e continuato in ogni azione, dichiarazione e decisione divulgata pubblicamente.
Gli analisti aggiungono che nel tempo, ossia dopo le campagne di
Continua qui: http://www.occhidellaguerra.it/gli-usa-lanciano-allarme-russia-europee/
Venezuela, Blackwater pronta a intervenire con 5.000 mercenari
La compagnia di sicurezza privata starebbe reclutando contractor da affiancare a Guaidò. Tra gli sponsor molti sostenitori di Trump
Ultimo aggiornamento il 1 maggio 2019
Washington, 30 aprile 2019 – L’ombra di Blackwater sul Venezuela. Nel giorno del terzo tentativo di colpo di stato in tre anni, l’agenzia di stampa ‘Reuters’ in un articolo firmato da Aram Roston e Matt Spetalnick, lancia la minaccia Erik Prince, il fondatore della controversa compagnia di sicurezza privata di mercenari.
Infatti, secondo la stampa la società Blackwater (ora Academi) starebbe lavorando a un piano per schierare un esercito privato in Venezuela in supporto dell’autoproclamato presidente Juan Guaidò. Nell’articolo vengono citate quattro fonti diverse “direttamente informate dei fatti”.
Gli informatori avrebbero riferito che negli ultimi mesi Prince avrebbe cercato investimenti e supporto politico per questa operazione in sudamerica. E l’idea avrebbe importanti sponsor, tra cui molti sostenitori del presidente Trump ed influenti venezuelani in esilio.
La cifra che servirebbe per un blitz sarebbe pari a 40 milioni di dollari. Due persone direttamente coinvolte avrebbero confermato l’esistenza di un contingente che potrebbe arrivare a contare fino a 5mila mercenari.
L’esercito della Blackwater verrebbe reclutato tra contractor peruviani, ecuadoriani, boliviani e spagnoli.
Secondo un’altra fonte ci sarebbe stato a riguardo un importante incontro a
Continua qui: https://www.quotidiano.net/esteri/blackwater-venezuela-1.4566718
ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME
Tendine
di Simone Pillon
Sabato scorso il prof. Ambrosini dalle colonne di Avvenire (!) in nome della “libertà di culto” lamentava la scarsità di moschee in Italia e l’inadeguatezza di quelle esistenti, e chiedeva sostanzialmente alla politica italiana di costruire più luoghi di culto islamici nel nostro Paese così da dare un pulpito a quelli che definiva “imam preparati e convinti fautori del dialogo interreligioso”.
Ovviamente non mancava nel suo accorato articolo una lacrima di inconsolabile nostalgia del governo PD che – bontà sua – “Nel 2017, dopo lunghe e complesse trattative, era riuscito a raggiungere un’intesa con le principali associazioni rappresentative dei musulmani del nostro Paese, avviando la costruzione di un «islam italiano»”.
Islam italiano???
Ma di cosa parlano questi signori?
Quale sarebbero esattamente i passi del Corano da italianizzare?
Il problema non è la libertà di culto, che nel nostro Paese (a differenza di molti paesi islamici) è già perfettamente rispettata, e ognuno può pregare Chi vuole come vuole (tranne ovviamente i cristiani che vengono esortati a coprire con apposite tendine amovibili i loro simboli religiosi).
Ma la libertà di culto non significa affatto pretendere che i soldi pubblici siano usati per finanziare la costruzione di moschee o madrasse.
Tra l’altro per il diritto islamico il suolo di una moschea gode in eterno di una sorta di extraterritorialità, diventando parte integrante della c.d. umma, cioè della comunità islamica, e nessuno potrà più destinarlo ad altra funzione.
E poi, perché proprio le moschee e non invece i templi indù o gli altari animisti? In fondo ci sono molti immigrati che professano anche questi culti…
E ancora, cosa insegneranno gli “imam preparati e fautori del dialogo interreligioso” nelle moschee di Ambrosini in materia di diritti delle donne, di relazione tra maschi e femmine, per non parlare di sharia, o di jihad?
E chi mai dovrebbe controllare i sermoni del venerdì, o curare la formazione degli imam che secondo il professore dovrebbero promuovere «la piena attuazione dei princìpi civili di convivenza, laicità dello Stato, legalità, parità dei diritti tra uomo e donna»? Forse Ambrosini aspira a dirigere una commissione di censura per la italianizzazione dell’Islam?
Ma si è chiesto se tutto ciò sia reale e possibile e soprattutto se gli imam presenti in
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La grande firma di “Repubblica” contagiata dal virus del copia e incolla
L’inviato di lusso Rampini smascherato da una freelance inglese: “Clona articoli di giornali stranieri senza citare la fonte”. Dopo Saviano, Augias e Galimberti un’altra penna rossa col solito vizietto
Stefano Filippi – 09/03/2015
Con quei capelli un po’ così, quell’erre moscia un po’ così che ha Federico Rampini quando ci spiega il mondo, assumiamo anche noi un’espressione un po’ così nello scoprire che il biografo di Carlo De Benedetti nonché candidato alla successione di Ezio Mauro scopiazza qua e là le sue articolesse su Repubblica .
Per un giornalista che conosce il mondo come lui, si tratta semplicemente di «fonti» anche se spesso si dimentica di citarle. Per un comune mortale, invece, questa mancanza di originalità è un puro taglia-traduci-copia-e-incolla non nuovo nelle colonne del giornale debenedettiano.
La castigamatti di Rampini è una brillante traduttrice freelance che collabora con il Foglio , Eunews , Rivista Studio . Marion Sarah Tuggey ha sottomano le stesse fonti di Rampini, cioè giornali e siti americani. E ha colto quelle che all’inizio sembravano suggestioni, analogie, imbeccate, e col tempo si sono rivelate riproduzioni. Sul suo profilo twitter @masaraht ha cominciato a segnalare l’inaspettato fenomeno con precisione filologica: citazione dell’originale con il link della fonte, e citazione della copia, cioè il sito internet di Repubblica con la firma di Rampini.
Il giochino è diventato addirittura un hashtag , #Rampinomics: un neologismo modellato sulla tendenza tutta americana di definire le strategie economiche dei big Usa (Reaganomics, Obamanomics, perfino Madoffnomics), e che quindi a pieno diritto si attaglia al corrispondente da New York del giornale fondato da Eugenio Scalfari. E tuttavia esso riecheggia anche i comics, le strisce di fumetti. Una sorta di irriverentissimo «oggi le comiche».
Lo storify dell’hashtag (l’inglese è d’obbligo quando si parla di Mr Rampini) ha una premessa d’obbligo: «Se voglio leggere il New York Times, mi abbono a quello, non a Repubblica», scrive @masaraht. Sacrosanto. Chiunque abbia un account twitter può verificare. Si parte il 6 luglio scorso con un calco dal Financial Times : «Prendi, taglia il troppo tecnico, traduci (nota di colore, i trattori) ed ecco» due giorni dopo un Rampini doc, che in realtà cita lo stesso Ft e una precedente analisi del Wall Street Journal ma il pezzo è in effetti una sintesi del quotidiano britannico. Al tweet risponde addirittura l’autore dell’articolo originale, David Pilling, entusiasta perché il suo scritto ha meritato una versione in italiano e aggiunge: «A proposito, quand’è che qualcuno tradurrà in italiano il mio libro sul Giappone?».
Passa un mese e il 1° agosto Sarah Tuggey segnala che #Rampinomics colpisce ancora: stavolta la fonte è un’analisi sulla situazione argentina apparsa due giorni prima sul Nyt , non citato. Altri 30 giorni e il 9 settembre il guru di Cindia pubblica una riflessione sui «padroni del pensiero» e il «lato oscuro» dei think tank tratta da un articolo del 6 settembre uscito ancora sul Nyt . Dopo un mese « here we go again », rieccoci: la denuncia di una «gola profonda» che inchioda la Federal Reserve («Era succube di Goldman Sachs») è un copia-incolla-traduci di Propublica , un giornale online della Grande Mela specializzato nell’ investigative reporting .
Ai primi di ottobre l’attività di «libero adattamento» di testi originali per la regia di Federico Rampini raggiunge l’apoteosi. È un’intervista a Vandana Shiva, l’indiana leader del movimento mondiale contro gli organismi geneticamente modificati, che era stata attaccata dal New Yorker. «Lei, a Repubblica, ribatte alle accuse una per una», titola la punta di diamante del gruppo L’Espresso. «Dalla sua casa di New Delhi mi dedica un’ora del suo tempo al telefono», puntualizza Rampini. Ma le risposte, tranne una, sono la trascrizione della lunga autodifesa pubblicata dall’eroina anti-Ogm sul sito vandanashiva.com il 26
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San Marino
Giampaolo Sardella 7 05 2019 UNA LETTURA COMICA, MA MICA TANTO
Ero sull’ Autostrada oggi per andare su a Milano, e all’altezza di Pescara vedo una fila di macchine spaventosa, un Traffico infernale. Mi son detto “sarà successo qualcosa, che so’ un incidente forse”.
Poi ho notato che il traffico per il nord aumentava, e mi sono fermato per un caffè all’autogrill e ho chiesto al barista. Non ho mai visto tanto Traffico, una fila di macchina SPAVENTOSA”.
E indovinate il barista che mi ha detto? È da stamattina sto’ casino
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BELPAESE DA SALVARE
L’Anpi chiede di perseguire chi va a Predappio alla tomba del Duce.
E gli innocenti trucidati dai partigiani?
mercoledì 8 maggio 16:48 – di Antonio Pannullo
Negano la storia, negano la verità: e soprattutto si disperano perché la pubblicistica da anni sta mettendo in luce le zone d’ombra della ferocia partigiana compiuta su persone inermi. E per sfogare la loro rabbia chiedono di perseguitare chi va a onorare i defunti: oggi la presidente dell’Anpi, Carla Nespolo, ha scritto al procuratore capo di Forlì, Maria Teresa Cameli, chiedendo una “risposta giudiziaria” alle molte commemorazioni che si svolgono a Predappio, città natale di Benito Mussolini, ultima in ordine di tempo quella del 28 aprile scorso, anniversario della morte del duce. “A fronte dell’ennesimo sfregio dei valori rappresentati dalla nostra Costituzione – scrive Carla Nespolo – l’Anpi evidenzia l’esigenza di una pronta risposta da parte dell’Autorità giudiziaria all’allarmante fenomeno rappresentato dai neofascismi che, con sempre maggior frequenza, pongono in essere pubblicamente condotte di apologia del fascismo, oltre a offendere la memoria delle migliaia di vittime del passato regime”.
La presidente dell’Anpi ricorda i casi precedenti, tra cui la manifestazione del 28 ottobre scorso, per celebrare l’anniversario della marcia su Roma, per la quale l’Associazione aveva presentato un atto di denuncia-querela, “evidenziando come l’aver autorizzato o l’aver partecipato a una simile manifestazione costituisca un’evidente violazione della XII disposizione di attuazione della Carta costituzionale che vieta la riorganizzazione del partito fascista”. L’ignoranza è tanta: la costituzione, scritta peraltro in periodo di guerra civile e certamente con gli
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Censori 2.0
Federica Francesconi 9 05 2029
Alla fine, hanno vinto i nuovi censori 2.0.: casa editrice Altaforte è stata estromessa dal Salone del libro di Torino. Hanno vinto quelli di Genitore 1 e 2, perché dire padre e madre è una mancanza di rispetto verso il vacuum della neutralità di genere. Hanno vinto quelli che i simboli cristiani nei cimiteri devono essere oscurati perché rappresentano una bestemmia verso la religione laicista del mondialismo. Hanno vinto quelli che si sbrodolano in condanne verso presunti rigurgiti di fascismo quando sono i primi a esigere provvedimenti illiberali nei confronti di chi dissente dalla loro patetica narrazione zuccherosa della realtà . Hanno vinto quelli che strillano che sta tornando il fascismo mentre, come le scimmiette, non lo vedono nelle statistiche della
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Donne velate a Bergamo
Patrizia Emanuela Fiona 6 05 2019
siamo alla Follia, alla contraddizione malata.
Io mi preoccuperei di più dell’invasione islamica che sta arrivando, non del Fascismo, idiote che non sono altro.
Se prende piede l’islam in Italia, la Donna ha finito di vivere, perderà
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Non incredibile, ma vero: a Montecitorio tracce di cocaina in tutti i bagni
05.05.2017 di Silvia Brasca
La prova in un giorno di voto. Un’inchiesta di Millennium, il mensile del fatto quotidiano rivela che nei bagni di Montecitorio sono state trovate tracce
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CONFLITTI GEOPOLITICI
L’oligarca Kolomoisky
Sempre più attuale, un articolo che invecchia bene, come il buon vino.
Geopolitica Integrale 21 04 2019
La stampa occidentale, inclusa Forbes, ha sottostimato l’influenza dell’oligarca Igor Kolomoisky. Kolomoisky ha utilizzato il concetto di “corporate raiding” alla lettera, utilizzando unità paramilitari a sua disposizione per tutta una serie di acquisizioni ostili. Senza dubbio astuto uomo d’affari, è riuscito a sottrarre diversi affari a potenti concorrenti come l’attuale presidente del Tartastan e, se dobbiamo credere a Putin, come l’oligarca russo Roman Abramovich. La recente incursione nella politica di Kolomoisky è avvenuta sulla stessa imponente scala. Nonostante abbia la residenza in Svizzera, è stato eletto governatore della regione di Dnepropetrovsk. Ha offerto una taglia di 10.000 dollari per ogni “Separatista Russo”, ha dotato l’esercito ucraino dei mezzi necessari e ha armato i volontari nazionalisti. Mentre l’esercito ucraino regolare è riluttante a sparare alla sua stessa popolazione, le unità di Kolomoisky hanno partecipato a vari attacchi militari nell’est, incluso l’assalto del 9 maggio a Mariupol, dove sono stati uccisi molti civili. Fonti russe lo collegano al massacro di Odessa. Membri del nuovo governatorato di Odessa, nominato dopo il massacro, sono suoi stretti collaboratori.
Anche le attività “pro-ebrei” di Kolomoisky sono molto controverse. Egli fa donazioni in denaro a vari progetti di ristrutturazione o costruzione, da Gerusalemme alla sua nativa Dnepropetrovsk, riveste la carica di presidente della comunità ebrea ucraina, e nel 2010 è diventato il presidente del Consiglio Europeo delle comunità ebree, a seguito della sua promessa di donare 14 milioni di dollari per vari progetti. Altri membri del Consiglio hanno descritto la sua nomina come un “atto ostile in stile Est Europeo”. Dopo che molti tra loro hanno dato le dimissioni per protesta, Kolomoisky ha lasciato il Consiglio, ma solo dopo aver impostato un comitato “alternativo” chiamato Unione degli Ebrei Europei.
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Battaglia di Caracas
Paolo Borgognone 1 05 2019
Questa è la stampa italiana, DOMINANTE. Con Rampini, l’amerikano (è cittadino americano, non è colpa mia…), che strilla: «Blindati socialisti che si scagliano contro civili indifesi come a Budapest e Praga». Notare che Rampini è un ex comunista piccista…
Quando ci saremo finalmente rotti gli zebedei di essere subalterni a questa narrativa che legittima i colpi di Stato, chiamandoli “rivoluzione democratica” quando i golpe sono pianificati al Dipartimento di Stato e attuati per gettare nella merda i pezzenti ed elevare sugli scudi gli oligarchi e i prepotenti, allora, forse, smetteremo di dividerci e di guardarci in cagnesco tra di noi perché
- uno è di destra,
- uno di sinistra,
- uno ha avuto il bisnonno partigiano,
- l’altro il prozio fascista,
- uno 10 anni fa ha scritto un pezzo su un sito considerato “di destra” per cui è bandito per tutta la vita dal campo visuale della “sinistra”,
- uno ha preso un caffè con un comunista per cui si è contaminato
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CULTURA
Dante
Ultima Voce 9 05 2019
Figura di indubbia importanza nella letteratura, Dante, con la sua opera, ha raggiunto livelli altissimi di valore artistico, di bellezza e raffinatezza. La sua “Divina Commedia” viene considerata come la più grande opera della letteratura italiana, contenente una visione cristiana filosofica del destino eterno dell’uomo; è possibile affermare che Dante abbia creato lui stesso l’italiano letterario, in quanto fu il primo a usarlo in modo così ricco e ampio.
Nei suoi testi si riflettono tutti i caratteri tipici del Medioevo, che egli ha saputo esprimere in una straordinaria sintesi. Della sua vita sappiamo con certezza solo alcuni fatti: nacque a Firenze da una famiglia della piccola nobiltà il 9 maggio1265 (la data è presunta) , sposò per decisione familiare, Gemma Donati, dalla quale ebbe tre figli; partecipò alla battaglia di Campaldino (tra Firenze e Arezzo) e, dal 1295 al 1302, si dedicò all’attività politica, ricoprendo cariche importanti nel comune di Firenze.
Questo periodo fu fondamentale per il peso delle sue responsabilità civili è per le
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Comprate i libri di Altaforte
Inizi ora la battaglia di libertà, la battaglia generazionale contro la miseria umana e culturale della sinistra peggiore
Emanuele Ricucci – 9 maggio 2019
È l’ora di una battaglia generazionale che sancisce l’esistenza oltre la resistenza.
Liste di proscrizione, censure, impedimenti, diarrea linguistica (dal “Ministro della Malavita” di Saviano, riferito a Salvini, al “nazisti” di Zerocalcare verso gli editori che non la pensano come lui. Nazisti…).
Un circo da chiudere per il bene comune.
Un incredibile affronto al buon senso di ogni italiano libero, oltre le sigle. Ancora una volta prevale l’opinione e l’ossessione ideologica, fuori tempo e fuori luogo, al dibattito, alla misura dei contenuti, delle visioni, delle idee. Del rispetto altrui. Alimentando così il presente non si fa altro che cadere in un passato peggiore. Epurazione, non cultura. E ora uniti, in una battaglia generazionale ben più grande di una tessera di partito.
Altaforte ufficialmente fuori dal Salone del libro. Il libro dei morti. Dei morti viventi, come la sinistra peggiore, neanche lontana ombra di quella che, anni fa, difendeva a spada tratta l’articolo 21 della Costituzione, il diritto di potersi esprimere nella libertà della democrazia, che avrebbe agito sui messaggi che cambiano la storia; quella che si sarebbe fatta ammazzare pur di difendere il diritto all’esistenza culturale e al dibattito democratico. Perché avrebbe chiamato il contrario FASCISMO. Lontana da ogni forma di incredibile maturità civile, garanzia di libertà nella cultura, e viceversa, come quella espressa da Giampiero Mughini, Pierluigi Battista, Vittorio Sgarbi, e molti altri, in queste ore, solidali con l’editore cassato dalla rassegna torinese, pur godendo di due prospettive diverse del mondo. Il libro dei morti viventi, come Altaforte, che grazie a questa ignobile e stupida bagarre, cade sul campo del Salone deli libro, ridotto a tinello delle belle menti incattivite da una spietata adolescenza isterica, sintomo del terrore di perdere l’egemonia e la gestione del sentore comune, e risorge in libreria, con le vendite che schizzano alle stelle, con la dignità culturale che popola i temi dei suoi libri, la semplice possibilità di esprimere un apparato teorico, la propria visione del mondo.
Quello vistosi a Torino è un assalto alla cultura, sputi in faccia alla dea madre, una coltellata al suo significato più profondo, alla sua più sincera evocazione: coltivazione. Coltivazione dello spirito, del pensiero critico che rende davvero gli uomini liberi, che si srotola nella vita di ognuno, collettiva e individuale, tramite lo studio, le esperienze, il contatto con la propria profondità sensoriale, istintiva, intima. Processo vitale che richiede nutrimento. Per non crepare di fame come bestie nel villaggio globale, etichettate, come uomini replicati, versione marcia degli uomini ancora integri, sovrani, sì, ma prima di tutto di se stessi, ancora prima che della propria economia.
Volere la democrazia, vietandola.
Volere la libertà, censurandola.
La legge non è uguale per tutti. La libertà non è (uguale) per tutti. La democrazia non è (uguale) per tutti. La cultura non è (uguale) per tutti. L’Italia non è un posto per tutti.
Potremmo star qui a sottolineare la morte dell’egemonia culturale dominante, del progressismo pensante. Ma sarebbe banale. Da figli del nostro tempo, invece, dobbiamo incarnare la nuova storia, che non si alimenta solo di romanticheria di piombo, e storie militanti che furono. Assumersi le nostre responsabilità in un mondo che vuole discolparsi da tutto, sottraendosi da ogni eredità nazionale, di identità, storica, spirituale. E allora eccola la vera battaglia generazionale che risponde a una domanda fondamentale: come può questa egemonia culturale, questa cricca di censori, la sinistra pensante, che ripete spesso che senza la Resistenza oggi non potremmo liberamente esprimerci, che censura, uccide la democrazia con martellate alla testa e il dibattito, impedisce e fornisce un esempio di contraddizione totale sulla predica del Vangelo pacifista, garante delle libertà,
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La morte di Ivan Il’ic
Quello di Lev Tolstoj è un libro capace di prevedere con incredibile lucidità la disgregazione morale dei giorni nostri. Un monito che mette in guardia l’uomo moderno contro il dilagare della vanità, del cinismo e del conformismo borghese.
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Sergio Lore – 9 maggio 2019
La cosa che davvero stupisce della letteratura russa del XIX secolo è la sua capacità di risultare sempre attuale. È quasi un paradosso: il Paese europeo che per ultimo è stato infettato dai germi della modernità, ne ha subìto prima e peggio di tutti le conseguenze. Ateismo materialista, nichilismo e liberalismo sono arrivati in Russia con più di un secolo di ritardo rispetto alle nazioni d’Occidente. Eppure è a Est che si deve guardare se si vogliono vedere la più brutale rivoluzione socialista, e la peggiore depredazione capitalista che ne ha seguito il crollo.
Disastri già previsti da una generazione di scrittori vissuta decenni prima: la rivoluzione comunista viene ipotizzata ne I Demoni di Dostoevskji, e tra le pagine del suo Delitto e Castigo, del 1865, si possono leggere passaggi che fanno intuire come lo scrittore avesse già ben chiara la fine delle ideologie e il nichilismo imperante che avrebbero annientato l’Occidente e, se ne avesse seguito l’esempio, la Russia.
Ritratto di Lev Tolstoy (Efimovich Repin)
La morte di Ivan Il’ic di Lev Tolstoj è un racconto che si può inserire in questo filone. Articolata in meno di 100 pagine, la trama dell’opera scritta nel periodo post-conversione di Tolstoj è apparentemente banale, per stessa ammissione dell’autore: la storia di Ivan Il’ic è la più semplice e comune, e la più orribile.
Un giovane uomo, affascinante e capace di destreggiarsi nei circoli sociali ‘che contano’, fa carriera come giudice istruttore. Sposa una donna bella e mondana quanto lui. Sfoga le frustrazioni di un matrimonio che procede tra alti e bassi nei momenti di sensualità con la moglie e nel suo lavoro. Compra e rinnova un appartamento, e si trasferisce in città. Ha dei figli capaci nello studio, che già pregustano un futuro di successi come quello del padre. Nel tempo libero discute di liberalismo e gioca a carte con gli amici. A casa
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Il Salone del libro e la censura del politicamente corretto
di Marco Gervasoni – 8 maggio 2019
Non lasciamoci ingannare dal sapore di «rosso antico» che emana dalla ridicola vicenda del Salone del Libro di Torino. Dietro la patina vintage, che pure è assai presente, si cela qualcosa di nuovo, e persino di peggiore: la dittatura del politicamente corretto. Gli interventi di Christian Raimo e di Nicola Lagioia che hanno fatto partire tutto insistevano infatti su due punti. Non tanto il fascismo, quanto il presupposto «razzismo» di alcuni editori. E la preoccupazione degli organizzatori del Salone di non «offendere».
«Offendere»: questa è la parola chiave dietro la quale si celano i nuovi censori. Siccome non si può dire che si toglie la parola a qualcuno per le proprie idee, lo si fa con la scusa che queste parole «offenderebbero», in questo caso i sopravvissuti dai campi nazisti, in altri casi gli Lgbt, in altri ancora i «migranti».
Da anni ormai negli Stati Uniti e nel Regno Unito, e più recentemente in Francia (vedi la censura ad Alain Finkielkraut a Sciences Po) si contestano professori e scrittori, si impedisce loro di parlare, di tenere lezione, di pubblicare, si interdice loro la presenza sui media, li si fa cacciare dalle università in cui si insegnano, dai giornali in cui scrivono, dalle tv o dalle radio in cui dirigono programmi: anzi, diventa vietato persino invitarli come ospiti.
I casi sono talmente numerosi che non serve neppure citarli. E però, come molti di noi temevano, la tabe sta arrivando anche in Italia e la stupida querelle del Salone del libro ne è un esempio.
Siccome la censura ha sempre bisogno, nella visione del nuovo Minculpolcorr (Ministero della Cultura politicamente corretta) di appoggiarsi su una «legge», ecco inventato l’escamotage: il codice etico. Vale a dire un insieme vago e confuso di precetti, talmente generici da far rientrare tutti e nessuno, e talmente banali da sembrare innocenti,
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LA LEZIONE DEL PAPA E DEL RE DI NAPOLI
Mauro Mellini – 9 maggio 2019
Qualche volta, di fronte al dilagare, oltre tutto pubblicizzato e “gonfiato” (se possibile) dalla stampa, siamo portati a domandarci se la corruzione, la disonestà nella vita pubblica e negli affari pubblici siano qualcosa che è nel DNA Italiano.
Non siamo razzisti, ma crediamo nelle tracce della storia, della religione anche e soprattutto, sulla morale pubblica.
Non vi è dubbio che l’intrigo delle “raccomandazioni”, delle “influenze”, su cui si regge tanta parte della vita pubblica e sociale del nostro Paese, sia speculare ad un assai complesso sistema di intercessioni, benedizioni, salvataggi, propri della religione cattolica e della sua pratica soprattutto nel Meridione d’Italia. Pregare questo o quel Santo, perché è “del posto”, è uno che con i miracoli ci sa fare (taumaturgo) perché “interceda” presso Gesù, e presso tutte e tre le espressioni della Trinità. Promettere donativi a questa o quella cappella, impegnarsi a far pellegrinaggi, far dire Messe etc. sono tutte espressioni di una religione che non è facilmente definibile come “monoteista” e crea mentalità tale e quale a quella su cui si fondano clientele politiche, raccomandazioni, corruzioni.
Questo è vero ancora oggi. Ma assai di più era evidente prima dell’Unità. Dove più forte era la
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CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE
Fubini confessa di aver nascosto la notizia dei bimbi morti in Grecia. La verità viene a galla!
Italexit con Paolo Savona 8 05 2019
“In Grecia morti 700 neonati in più per la crisi. Ma ho nascosto la notizia”. Fubini ha ammesso di aver censurato tale notizia per non incoraggiare gli euroscettici e i partiti sovranisti.
Ben 700 bambini morti grazie alle “magnifiche sorti e progressive” del progetto chiamato Unione Europea, con le “crisi” che essa fisiologicamente produce: e che, in realtà, sono il necessario portato delle politiche liberiste fondative della Ue, pensate ad hoc dai dominanti per massacrare le classi deboli. Le chiamano crisi: sono aggressioni con morti condotte dalla classe dominante capitalistica contro i dannati della cosmopolitizzazione europeista. L’ho detto e lo ridico: gli euroinomani di Bruxelles la chiamano gloriosamente Unione Europea, in verità è l’unione delle classi dominanti europee contro i popoli e le classi lavoratrici d’Europa.
Questa è realmente la Ue, un immenso campo di concentramento finanziario
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DIRITTI UMANI – IMMIGRAZIONI
I migranti rispediti in Italia sono più di quelli che sbarcano
–di Valentina Furlanetto – 09 maggio 2019
La Cina contro gli uiguri. Usa: “Violano diritti umani”
“Gli Stati Uniti smettano di interferire nei nostri affari”
La risposta di Pechino non si è fatta attendere. Come riporta Agenzia Nova, il
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Seimila bambini palestinesi imprigionati da Israele dal 2015
Giovanni Sorbello – 12 aprile 2019
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I Dioscuri ci liberano dall’euro
5 Maggio 2019 DI MARCO DELLA LUNA
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Cos’è e come funziona la MMT in 7 punti
di Piero Cingari – 8 Maggio 2019
La MMT (Modern Monetary Theory) è senz’altro uno dei temi più discussi nei dibattiti politici ed economici degli ultimi tempi.
Si tratta di un nuovo approccio alla macroeconomia che ribalta totalmente il modo di pensare comune alla moneta e al debito pubblico. Tutti noi infatti crediamo che uno stato debba necessariamente tassare prima di spendere. Per la MMT, il panico che si genera attorno al deficit e al debito pubblico è del tutto insensato. Ma pian piano ci arriveremo…
Le origini della MMT
La Teoria Monetaria Moderna (MMT) è una teoria economica che si sviluppa negli anni ’90 negli Stati Uniti ad opera dell’economista e investitore americano Warren Mosler.
Dopo aver fondato una società di investimenti finanziari, Mosler decide di dedicarsi alla ricerca accademica. Sin da subito, stringe rapporti con famosi economisti come Arthur Laffer, l’inventore della “Curva di Laffer” che mette in relazione la pressione fiscale con il gettito. Laffer avvicina Mosler ad un gruppo di economisti cartalisti e post-keynesiani, tra cui la docente di economia politica Stephanie Kelton. Grazie al contributo offerto di Mosler nasce così una nuova teoria economica chiamata MMT.
Cos’è la MMT?
Il punto chiave su cui si fonda la MMT è che uno stato che emette una propria valuta non presenta vincoli finanziari di bilancio.
In particolare, non è necessario che il governo imponga le tasse prima di spendere, poiché la spesa può essere finanziata facendo ricorso al denaro stampato dalla banca centrale.
In altre parole, la spesa pubblica non è più vincolata dalle entrate fiscali.
La banca centrale non è più un’istituzione separata e indipendente, come invece lo è oggigiorno la Bce in Europa, ma torna a servizio della politica fiscale del governo.
Un momento…
La MMT sostiene che non occorre fissare le imposte per sostenere qualsivoglia livello di spesa poiché la banca centrale può sempre stampare tutto il denaro necessario per finanziare il deficit pubblico.
E fin qui, potremmo dire che non c’è nulla di nuovo rispetto al celebre gioco del “Monopoli”. Ma se prendiamo come esempio gli Stati Uniti, la MMT può avere implicazioni molto interessanti.
Ma se il governo non ha bisogno delle nostre tasse, a cosa servono allora le imposte?
Secondo la MMT, le tasse hanno una duplice funzione.
In primo luogo, creano la domanda di moneta da parte di imprese e famiglie che sono costrette appunto ad ottenere denaro per pagare le tasse.
Le tasse inoltre riducono il potere di spesa all’interno dell’economia controllando l’inflazione
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PANORAMA INTERNAZIONALE
Bergoglio mondialista
Federica Francesconi 9 maggio 2019
Quando la coscienza busserà alla porta di Bergoglio – la Coscienza! – sarà troppo tardi. Per il momento a ispirarlo è il sovversivo verbo mondialista. Dov’è finita la Dottrina sociale della Chiesa che denunciava, seppur cautamente, le ingiustizie economico-sociali del mondo? Dove la condanna della povertà e l’additamento dei veri responsabili contenuti nella Populorum Progressio di Giovanni XXIII?
Oggi ciò che la Chiesa snaturata di questo ascaro del mondialismo riesce a produrre è immondezza arcobalenata e ciarpame immigrazionista. Come si fa ad essere così ciechi di fronte allo snaturamento del Vangelo da parte di questa congrega gerarchica serva del mondialismo? I cattolici, perché non reagiscono? Per convenienza? Per piaggeria? Per paura? Dove caspita siete quando c’è da difendere Cristo, ridotto a icona pagliaccesca dell’immigrazionismo e delle minoranze etniche? Forse che Cristo si è dimenticato dei poteri di questo mondo, che inquinano tutto, anche ciò che idealmente è cosa giusta, come il terzomondismo e la lotta alle ingiustizie? Si può eliminare un’ingiustizia, la lotta contro la povertà nel Terzo Mondo, con un’altra ingiustizia, l’invasione di massa pianificata a tavolino? No! Questo è diabolico, nel senso etimologico del termine divisivo della coscienza. Non è riversando sull’Italia milioni di esseri umani che li si aiuterà, giacché tale invasione ha come unico effetto quello di alienarli e di alienare la popolazione autoctona.
Perché la Chiesa ha rinunciato al proprio orizzonte metafisico, che parla di Risurrezione e di aldilà, accartocciandosi sul moralismo da quattro soldi propagato ai quattro angoli del mondo grazie a una gerarchia connivente
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Genocidio Yemen, la Germania addestra soldati sauditi
di Giovanni Sorbello – 2 maggio 2019
È notizia di questi giorni la volontà della Germania di continuare ad addestrare i soldati dell’Arabia Sauditanonostante la brutale aggressione militare del regno contro lo Yemen.
Cinque soldati sauditi dovrebbero iniziare un corso di addestramento ufficiale a luglio con l’esercito tedesco, mentre altri due riceveranno una preparazione simile con l’aviazione, ha riferito lunedì l’agenzia di stampa tedesca Dpa. Altri sette soldati sauditi inizieranno a studiare la lingua tedesca a luglio in previsione della formazione degli ufficiali di partenza nel 2020. La formazione fa parte di un accordo stipulato nel 2016 durante una visita ufficiale del ministro della Difesa tedesco Ursula von der Leyen.
L’anno scorso, la Germania ha imposto una temporanea sospensione delle esportazioni di armi in Arabia Saudita in seguito all’assassinio del giornalista saudita Jamal Khashoggi presso il consolato saudita di Istanbul diplomatico. Tuttavia, ha revocato le restrizioni su alcuni componenti in seguito alla pressione francese e britannica. L’aggressione saudita ha innescato quello che l’Onu ha descritto come “il più grande disastro umanitario al mondo”.
Christian Blex, un legislatore di opposizione per l’alternativa di estrema destra per la Germania, ha criticato la cooperazione militare in un tweet, affermando: “Angela Merkel, Heiko Maas, von der Leyen – chiunque abbia una mano nel gioco è un disonore”, riferendosi rispettivamente al cancelliere tedesco, ministro degli Esteri e ministro della Difesa.
Mentre la Germania ha approvato un numero notevolmente inferiore di esportazioni di armi
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POLITICA
QUELLO STRANO CONCETTO DI ANTIFASCISMO SENZA DIRITTI
Guglielmo Totti 9 05 2019
Vi avevo già parlato del fatto che il reato di apologia del fascismo si configura per legge solo nei casi in cui venga rilevata una struttura organizzativa volta a sovvertire l’ordine democratico costituito.
E la risposta sta sia nella Costituzione (art.21) che nelle successive interpretazioni della Cassazione sulla legge Scelba/Mancino:
Il reato di pura e semplice opinione non può essere perseguito. Per una ragione che i Padri Costituenti avevano ben compreso (di qui la necessità di tornare all’interpretazione autentica delle disposizioni)
Il referendum del 1946 tra Monarchia e Repubblica ebbe come risultato:
12 milioni (circa) per la Repubblica
10 milioni (circa) per la Monarchia
Dunque, venne cristallizzata la forma Repubblicana dello Stato, ma era ovvio che il giorno dopo non si potessero incarcerare (o persino uccidere) 10 milioni di italiani che non fossero democratici. E questo i Padri Costituenti lo sapevano bene, dunque la linea
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Il piano delle toghe: fermare un esecutivo di centrodestra
Le procure in soccorso del M5s mandano un messaggio alla Lega: fate attenzione a tornare con Berlusconi
Augusto Minzolini – 08/05/2019
A Montecitorio, il giorno dell’ennesima incursione della giustizia nella politica, il sottosegretario leghista Claudio Durigon, lo ammette senza remore. «Io confida ho paura su tutto. Se vado in bagno ho paura pure di fare la pipì fuori dal vaso, perché mi becco un avviso di garanzia.
Mi hanno messo in mezzo alla storia dei rom a Latina, quando all’epoca dei fatti non ero neppure leghista. Mi hanno dato del fascista, ma vengo da una famiglia democristiana, con tanto di zio prete e tre zie suore. Con questa storia del traffico di influenze mi occupo solo delle cose che mi riguardano, quando invece mi piacerebbe tanto sbloccare i cantieri per l’ampliamento della Pontina che è fermo da dieci anni anche se tutti lo vogliono. Ma come faccio? Ogni campagna elettorale si gioca sulle inchieste giudiziarie: l’atmosfera è terribile». Poco più in là, altro uomo del Carroccio, Paolo Tiramani, si lascia andare alla stessa confessione. «Dopo gli arresti di oggi, con quei capi d’imputazione racconta come fai a non aver paura!?». E seduto, accanto a lui, un altro leghista, Alessandro Giglio Vigna, rispolvera un vecchio adagio: «È la solita inchiesta ad orologeria, ma alla fine vinceremo lo stesso».
Appunto. Un altro giorno di campagna elettorale, un’altra inchiesta giudiziaria, altri arresti, altri avvisi di garanzia. In questi trent’anni il copione si è ripetuto tante volte che non si contano, con obiettivi diversi, ma con logiche politiche sempre stringenti, nascoste dietro lo spauracchio dell’obbligatorietà dell’azione penale. Ieri è stato il turno di quello che una volta era chiamato il centrodestra: bersaglio principale Forza Italia e i suoi esponenti (un candidato alle Europee, un sottosegretario alla Regione, e una serie di coordinatori del partito), ma dentro c’è finito anche il partito della Meloni e qualche uomo d’area della Lega. E la lettura dentro il Palazzo è fin troppo semplice, quasi elementare: un modo per parlare alla suocera (Forza Italia) perché nuora (la Lega) intenda. «Il colpo a noi spiega Gregorio Fontana, responsabile dell’organizzazione degli azzurri è stato pesante, ma il fine di una certa magistratura è un avvertimento ai leghisti: State attenti a riallearvi con Berlusconi…».
Una lettura magari troppo «politicista», che però non è priva di elementi. La richiesta degli arresti è di due mesi fa, ma hanno avuto il via libera alla vigilia del Consiglio dei ministri sul caso Siri e a 20 giorni dal voto europeo. Il governatore leghista, Attilio Fontana, appare come parte offesa, ma il capo della procura milanese, Greco, nicchia: «Valuteremo la sua posizione». E, poi, c’è il can can grillino sull’inchiesta con tanto di conferenza stampa di Di Maio e Bonafede (a dir poco irrituale) e le paure «speculari» dei leghisti. Un copione che alla fine ottiene il risultato di mettere all’angolo Salvini sul caso Siri: «Voteremo ha detto ieri sera – contro le dimissioni di Siri, se ci sarà un voto, ma il governo andrà avanti altri quattro anni».
Una resa. Poi, naturalmente, il vicepremier leghista è pronto a fare il buon viso e il cattivo gioco. Oggi il ministro del Carroccio, Erika Stefani, parlerà con il premier Conte per strappare una «pre-intesa» sulla legge sull’autonomia già nel Consiglio dei ministri della prossima settimana per avere una rivincita in questa campagna elettorale. Ma l’intenzione grillina è quella di tergiversare. La verità è che grazie alla questione «giustizia» il vertice pentastellato è convinto di poter nuovamente esercitare una sorta di egemonia sul governo. «Non ci sarà nessuna crisi sul caso Siri, sarà dimissionato e basta» scommetteva già ieri mattina il ministro della Giustizia, Bonafede: «Se poi Salvini diventerà più rigido sull’autonomia, sono convinto che alla fine troveremo la quadra. In fondo le firme per i referendum in Lombardia e Veneto le abbiamo raccolte anche noi». Miele per lenire le ferite dell’avversario. Come le parole del capogruppo dei deputati grillini D’Uva: «Il caso Siri ha una sua specificità, ma non adotteremo una politica giustizialista: sui casi giudiziari di leghisti come Rixi e Molinari abbiamo avuto un atteggiamento diverso». Ma si tratta di dichiarazioni di circostanza: il bastone e la carota. Niente di più. Se parli con Di Maio, infatti, ti accorgi che l’iter dell’autonomia sarà lungo e ci metterà del tempo
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Mori: “Senza Italexit non esiste sovranità. Se resti nella Ue non cambi un bel niente”
Di Valerio Benedetti – 8 Maggio 2019
In vista delle elezioni europee del 26 maggio, sta crescendo l’ottimismo nelle fila dell’elettorato sovranista: grazie al boom dei partiti euroscettici – questo è il pensiero – finalmente l’Europa potrà essere riformata. Poco convinto di questo scenario è però Marco Mori, noto avvocato genovese e volto noto del sovranismo italiano. Mori, infatti, sostiene da sempre che è impossibile «cambiare l’Europa dall’interno». Lo abbiamo raggiunto telefonicamente per saperne di più sulle sue posizioni.
Parla Marco Mori
Che cosa dobbiamo aspettarci da queste elezioni?
Ben poco. Anzi, possiamo dire che non cambierà nulla. Intanto perché i sondaggi parlano chiaro: le cosiddette forze euroscettiche non avranno i numeri per ottenere la maggioranza all’Europarlamento. E comunque, anche se i numeri li avessero, il discorso non cambierebbe. Non dobbiamo infatti dimenticare che il Parlamento europeo non è un organo dotato di potere legislativo. In altri termini, gli eurodeputati non avranno facoltà di rivedere i trattati. Di conseguenza, tutta questa retorica che sentiamo in tv altro non è che uno specchietto per le allodole utilizzato dai partiti della maggioranza per nascondere i fallimenti del proprio governo.
Quindi, anche in caso di crescita dei partiti euroscettici, dovremmo attenderci in autunno un’altra legge di Bilancio da lacrime e sangue?
Esattamente, è inevitabile. Del resto, sia la Commissione europea che il Consiglio della Ue, e cioè le istituzioni-chiave che hanno potere normativo, non potranno essere cambiati dal voto. E lo stesso Ppe è chiaramente posizionato su una politica di rigore economico. Ma tutto questo non stupisce. L’austerità, infatti, non è mai stata un fine, ma un mezzo per arrivare a un fine preciso: la cessione di sovranità degli Stati membri. Mario Monti lo disse esplicitamente: servono le crisi e serve l’austerità per forzare i Paesi europei a cedere pezzi della loro sovranità.
In sostanza, la strategia della Lega, che ha rinunciato al tema forte dell’Italexit, è destinata al fallimento?
Non vedo come possa essere altrimenti. Salvini, Borghi e Bagnai dicevano giustamente di voler uscire dalla Ue e dall’euro per recuperare l’indipendenza politica e la sovranità monetaria. Ora invece, con il cambio di rotta, sentiamo in televisione Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera, che l’Italia deve cedere sovranità. Non mi pare dunque si possa parlare, in merito alla Lega, di un programma sovranista…
Chi invece ha mantenuto la sua posizione per l’Italexit è senz’altro CasaPound Italia. E Lei, non a caso, è candidato a queste elezioni proprio nelle liste del partito di Simone Di Stefano. Che cosa potrebbe fare dunque CasaPound qualora entrasse all’Europarlamento?
Non voglio raccontare balle agli elettori, perché non è nel mio
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SCIENZE TECNOLOGIE
OLANDA: INSOSTENIBILI LE TERAPIE AGLI OVER 70
Il chimico scettico – 07 05 2019
Dicevano (dicono) che l’Olanda ha… un problema di sostenibilità della spesa sanitaria
(https://www.cesifo-group.de/DocDL/dicereport113-forum6.pdf).
L’Olanda è nota per le sue politiche in materia di eutanasia, che a gennaio sono state commentate sul Guardian con un’analisi preoccupata che dava voce anche ad operatori olandesi
E ieri ho visto circolare due notizie. La prima riguardava Robert Schurink, presidente di NVVE (l’associazione di advocacy per il fine vita assistito – o se preferite eutanasia) che vorrebbe la “euthaniasia pill” gratuita per gli over 70 (in realtà la “euthaniasia pill” è un cavallo di battaglia dell’associazione da anni). Non so se la notizia recente ci sia o meno
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