NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI
25 GIUGNO 2019
A cura di Manlio Lo Presti
Esergo
Ricorda, per quanto il mondo vada male,
va sempre meglio di come andrebbe
se fossi tu a guidarlo.
DIEGO DE SILVA, Superficie, Einaudi, 2018, pag. 33
https://www.facebook.com/Detti-e-Scritti-958631984255522/
Le opinioni degli autori citati possono non coincidere con la posizione del curatore della presente Rassegna.
Tutti i numeri dell’anno 2018 della Rassegna sono disponibili sul sito www.dettiescritti.com
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Fonte: Instagram
LA TRAGEDIA E L’EROISMO DI OGNI GUERRA
Una foto che dice molto.
Fa vedere un uomo solo sopravvissuto a tutti e a sé stesso,
che si sente in colpo per questo.
C’è la tristezza della mancata condivisione e di una esperienza che non sarà più compresa.
Fa capire gli immensi costi umani che ogni guerra infligge senza pietà…
Manlio Lo Presti, 25 giugno 2019
IN EVIDENZA
Il mercato nero dell’aborto. Bimbi fatti a pezzi per venderne gli organi
Planned Parenthood (PP), la catena di cliniche abortiste più grande d’America e forse del mondo, con un giro d’affari di oltre un miliardo di dollari, è da diversi mesi nell’occhio del ciclone dopo la pubblicazione di una serie di video, segretamente girati, che la incriminano per commercio di organi e parti del corpo di bambini abortiti. Gli autori dell’inchiesta, membri dell’associazione pro-life Center For Medical Progress, pubblicando a luglio il primo video dopo un’investigazione sotto copertura durata tre anni, hanno fatto scoppiare il caso su tutto il territorio americano.
La prima a cadere nella “trappola” è stata la dottoressa Nucatola, che all’interno del colosso abortista riveste l’incarico di Senior Director of Medical Services, ovvero una posizione di vertice.
Tra un calice di vino rosso e una forchettata di insalata, la dottoressa racconta il rivoltante commercio che Planned Parenthood farebbe di organi e altre parti di bambini appena abortiti, commentando con orgoglio come siano diventati esperti nel preservare polmoni, fegato e soprattutto il cuore, per il quale, riferisce, c’è un’altissima domanda.
Negli U.S.A il commercio di parti del corpo umano costituisce un reato federale punibile con la reclusione fino a 10 anni e/o una multa fino a 500mila dollari.
La dottoressa spiega come in un aborto la parte più difficile sia riuscire a mantenere la testa intatta: se il bambino è posizionato a testa in giù, la dilatazione all’inizio della procedura medica non è sufficiente per preservare l’integrità del cranio. Per questo motivo il medico abortista deve girare il bambino in modo da poter effettuare un’estrazione podalica. La Nucatola non dice in quale momento il bambino venga ucciso ma questa “tecnica” è identica a quella dell’aborto a nascita parziale, una pratica dichiarata illegale a livello federale nel 2003, soprattutto se diretta al commercio di parti umane.
In questo tipo di procedura si afferra una gamba del bambino con il forcipe per estrarne il corpo, eccetto la testa. Con le forbici si perfora il cranio all’altezza del foro occipitale e, dopo averne ingrandito il foro, si inserisce un tubo collegato a una pompa aspirante. Il cervello viene quindi risucchiato e infine il cranio è estratto dall’utero e il bambino rimosso. Se non facesse così il medico dovrebbe ucciderlo una volta nato e incorrerebbe, per legge, nel reato di omicidio.
Pochi giorni dopo l’uscita del primo video-denuncia Cecile Richards, Presidente del colosso abortista incriminato, dice «Voglio essere molto chiara: l’accusa che Planned Parenthood tragga profitto in qualunque modo da donazioni
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Fegati estratti da bambini vivi dopo un aborto: l’orrore che è realtà
24 Giugno 2019 – Chiara Chiessi
Agghiacciante è quanto testimoniato su LifeNews dal giornalista David Daleiden, il quale ha partecipato alla realizzazione dei video sotto copertura del Centro per il progresso medico dei dirigenti di alto livello di Planned Parenthood, che hanno ammesso il coinvolgimento nell’organizzazione del commercio di parti del corpo dei bambini.
Bambini utilizzati come pezzi di ricambio, fatti nascere appositamente vivi per prelevare loro gli organi, in particolare il fegato. Non è un film horror ma realtà.
Il Dr. Jörg C. Gerlach, chirurgo sperimentale dell’Università di Pittsburgh, ha sviluppato e pubblicato una tecnica agghiacciante per prelevare da bambini partoriti vivi a seguito di aborto tardivo ad un’età gestazionale di 18-22 settimane, fegati incontaminati. Il “protocollo” di Gerlach per la raccolta del fegato è utilizzato per i trapianti sperimentali di cellule staminali secondo le “Current Good Manufacturing Practice”, o cGMP, linee guida sviluppate dalla U.S. Food and Drug Administration (FDA), un altro ramo della HHS (Dipartimento della Salute e dei servizi umani degli Stati Uniti).
“Gli aborti associati al nostro protocollo sono stati eseguiti per induzione medica di routine; il parto è stato indotto dalla somministrazione locale di prostaglandine” ha affermato Gerlach ed il suo team del Centro Medico dell’Università di Pittsburgh. “Poiché abbiamo ottenuto il tessuto dagli addominali intatti e rimosso i fegati chirurgicamente in condizioni cGMP, il tessuto potrebbe essere ottenuto in modo sterile”.
Le linee guida cGMP della FDA richiedono prodotti sterili per il trapianto
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Sea Watch, lo scoop di Nicola Porro a Quarto Grado: “Lampedusa, la vergogna degli aerei della ong”
18 Giugno 2019
Un caso piuttosto clamoroso, sul quale alza il velo Nicola Porro.
Lo fa nella trasmissione su Rete 4, Quarta Repubblica (recentemente prolungata a luglio e riconfermata da Mediaset per la prossima stagione), dove mostra un servizio che rivela come l’aeroporto di Lampedusa sia diventato, scrive, “una vera e propria base operativa degli aerei delle ong che fanno le ricognizioni nel Mediterraneo dopo che Malta ha negato loro l’autorizzazione a volare”.
E ancora: “Si tratta di due velivoli gestiti e coordinati dalla ong Sea Watch e finanziati dalla chiesa evangelica tedesca”.
Insomma, aerei che segnalano le posizioni delle navi in mare alla ong, in modo che
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Ci vuole una NORIMBERGA ROSSA
Di Paolo Becchi e Giuseppe Palma su Libero, 12/07/2017
Secondo l’ex ministro degli Esteri del governo Letta, Emma Bonino, dal 2014 al 2016 il governo Renzi si sarebbe impegnato per conto dell’Italia, d’accordo con altri governi europei, ad accogliere tutti i migranti che giungevano in Europa. E fin qui nulla di nuovo, visto che ciò è scritto nero su bianco sugli accordi relativi all’operazione Triton. Il problema sorge se, come ha lasciato velatamente intendere l’ex ministro della Difesa del governo Letta, Mario Mauro, ciò fosse avvenuto in cambio di una maggiore flessibilità da parte dell’Ue sui nostri conti pubblici, circostanza non scritta evidentemente da nessuna parte, ma tutto di un eventuale accordo segreto tra il governo Renzi e l’Ue. In cambio di una flessibilità, che gli serviva a scopi politici, è possibile che Renzi abbia tradito il Paese, consentendo l’invasione migratoria, indirizzata unicamente sul nostro territorio? Le dichiarazioni della Bonino e di Mauro, se lette insieme, a tanto porterebbero. Molti ne hanno parlato, avanzando critiche anche dure, ma nessuno ha sottolineato un punto decisivo: se un accordo di quel tipo vi è stato, come l’accordo segreto di scambio tra petrolio e migranti a Malta (di cui su Libero si è già data notizia), la cosa avrebbe persino riflessi penali.
Vi sarebbero infatti responsabilità penali, oltre che politiche, in capo all’ex presidente del Consiglio ed eventuali ministri in concorso con lui. L’art. 243 del codice penale recita: «Chiunque tiene intelligenze con lo straniero affinché uno Stato estero muova guerra o compia atti di ostilità contro lo Stato italiano, ovvero commette altri fatti diretti allo stesso scopo, è punito con la reclusione non inferiore a dieci ami. Se la guerra segue o se le ostilità si verificano, si applica l’ergastolo».
La finalità della condotta non deve essere necessariamente la guerra, ma un qualsiasi atto di ostilità verso lo Stato. E, a quanto pare, di accordi segreti si tratterebbe, visto che Renzi si difende parzialmente dichiarando che gli accordi
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E MO’ BERGOGLIO SE ‘NCAZZA
Sisto Ceci 23 06 2019
Genova – Il blitz è andato in scena nei giorni scorsi: gli uomini del nucleo di polizia tributaria della Finanza di Genova hanno sequestrato oltre 2 milioni di euro dai conti di Ettore Balestrero, nunzio apostolico in Congo (dopo aver ricoperto lo stesso ruolo per la Santa Sede in Colombia), e di alcuni familiari.
Balestrero – genovese, arcivescovo oggi poco più che cinquantenne e un tempo astro nascente delle gerarchie vaticane durante il papato di Joseph Ratzinger – è accusato di riciclaggio internazionale. Secondo la Procura ha riportato illegalmente in Italia i capitali neri guadagnati dalla famiglia in un maxicontrabbando di carni, importate illegalmente dall’Argentina in violazione dell’accordo internazionale del Gatt (predecessore del Wto, World trade organization).
L’inchiesta va avanti da più di un anno e la richiesta dei pm, il procuratore aggiunto Francesco Pinto e il sostituto Paola Calleri, era di sequestrare 7 milioni di euro: la pubblica accusa contesta alla famiglia Balestrero anche una mega evasione fiscale,
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ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME
L’imbecille globale è al potere
MV, Il Tempo 19 giugno 2017 RILETTURA
Ogni mattina, pomeriggio e sera, ovunque tu sei e a qualunque fonte d’informazione ti colleghi – video, radio, giornali, web ma anche film, concerti, omelie, lezioni a scuola o all’università, discorsi istituzionali – c’è un Imbecille Globale che ripete sempre lo stesso discorso: “Abbattiamo i muri, niente più frontiere tra popoli, fedi, razze, sessi e omosessi, non più chiusure in nazioni, generi, famiglie, tradizioni ma aperti al mondo”.
Te lo dice come se stesse esprimendo un’acuta e insolita opinione personale, originale; finge di ribellarsi al conformismo della chiusura e al potere del fascismo (morto da 72 anni) mentre lui, che coraggioso, che spregiudicato, è aperto, non si conforma, ha la mente aperta, il cuore aperto, le braccia aperte, è cittadino del mondo. Sfida i potenti, lui, che forte.
Sta ripetendo all’infinito, da imbecille prestampato qual è, il Catechismo Precompilato dei Cretini Allineati al Canone del Tempo. Tutti per uno, uno per tutti. L’Imbecille è globale perché lui sa dove va il mondo e si sente cittadino del mondo. L’idiota planetario si moltiplica in mille versioni.
C’è l’Imbecille Cantante che dal palco, ispirato direttamente dal dio degli artisti, dichiara che lui canta contro tutti i muri e tutti i razzismi. Che eroe, sei tutti noi.
Poi vedi l’Imbecille Attore o Regista che dal podio lancia il suo messaggio originale e assai accorato, perfettamente uguale a quello del precedente cantautore, ma lui lo recita come se l’umanità l’ascoltasse per la prima volta dalla sua viva voce. “Io non amo i muri, non mi piace chi vuole alzare muri” Che bravo, che anticonformista.
Segue a ruota l’Imbecille Intellettuale, profeta e opinionista che per distinguersi dal volgo rozzo e ignorante,
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http://www.marcelloveneziani.com/articoli/limbecille-globale-al-potere/
BELPAESE DA SALVARE
Lettera aperta a Lilli Gruber
21/06/2019 – Franco Caminiti 21 06 2019
Signora Gruber, non sono Alice e l’Italia è ben lontana dal sembrare il ‘paese delle meraviglie’. Tuttavia dal 2011 ho creduto nel Movimento 5 Stelle, e ci credo ancora (malgrado tutto). Non per il reddito di cittadinanza, o per altre promesse che forse hanno allettato gli elettori, ma perché ho sentito odore di onestà, quella vera, non l’onestà che si declama in campagna elettorale e di cui ci si dimentica una volta eletti.
Ma mi rendo conto che da qualche decennio essere onesti in Italia equivale ad essere fessi, sprovveduti, quasi ridicoli. E comprendo il sentimento di superiorità che può provare una persona invitata al Bilderberg davanti a un Di Maio, giovane indifeso scaraventato nella gabbia dei leoni. O un Di Battista che, ai suoi occhi, lei che ha visto la guerra in Iraq dal balcone di un grand hotel, sembrerà poco più di un turista per caso. Ma a me questi ragazzi piacciono, proprio perché sono indifesi, un po’ sprovveduti, smarriti, confusi, ma che restano onesti. Anche intellettualmente.
Vede, signora Gruber, l’onestà intellettuale, per dirla con Don Abbondio: “se non ce
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Le raccomandazioni dell’Europa all’Italia intervengono con una lettera dal linguaggio asettico.
Lisa Stanton 11 06 2019
Dopo aver distrutto la memoria storica delle nuove generazioni, essa ci “suggerisce” come creare un allevamento intensivo di schiavi umani sin dalla nascita, per il nostro bene. Un concentrato di schifezze (liberali) che puntano esplicitamente a demolire il nostro Paese e più ancora la nostra società. E’ un concentrato di schifezze liberiste che puntano esplicitamente a demolire il nostro Paese e più ancora la nostra società.
1) Aumentare le tasse su proprietà (perchè l’80% degli italiani è proprietario di casa) e sui consumi (l’IVA, tanto per azzerare quel po’ di domanda interna rimasta).
2) Ridurre le pensioni ed i servizi sociali per gli anziani, a causa dei quali il paese paga troppe tasse mentre il debito alto ci impedisce di fare gli investimenti necessari alla kreshita.
3) Basta con una scuola che si limita ad erudizione, cultura e perfino spirito
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CONFLITTI GEOPOLITICI
Ieri Iraq e Siria, domani Iran: l’America in Medio Oriente sa solo distruggere (e Trump c’entra poco)
Gli Usa sono sempre stati campioni di un neocolonialismo “muscolare”. Ma con l’Iran la guerra non implicherebbe nessun progetto di rifondazione o “nation building”. Del resto, i casi dii Afghanistan, Iraq, Libia, parlano chiaro. Ciò che conta è distruggere
24 giugno 2019 Fulvio Scaglione
Nuove sanzioni, per rendere ancora più fragile la già precaria economia iraniana. E una pallida apertura diplomatica in forma di polpetta avvelenata: la pace in cambio di una revisione dell’accordo del 2015 sul nucleare, ma a condizioni così umilianti da risultare inaccettabili per Teheran. Ecco l’ultima mossa degli Usa. Da parte dell’Iran, minacce di ritorsione contro gli interessi degli Usa e dei loro alleati nella regione. Inutili nel gioco lungo, perché l’asse Usa-Arabia Saudita-Israele finirebbe comunque col prevalere, ma temibili nell’immediato.
Questo, però, è il giorno per giorno della crisi tra Usa e Iran, l’elenco dei titoli dei Tg. La sostanza è altrove, ed è terribile. Se appena ci guardiamo dietro le spalle, non possiamo non notare il cambio di paradigma. L’invasione internazionale dell’Afghanistan, nel 2001, e quella anglo-americana dell’Iraq nel 2003, avevano un tratto preciso in comune. Nell’uno come nell’altro caso, l’ambizione era di prendere un Paese e ricostruirlo con robuste iniezioni di cultura politica e tecnologia occidentale. Il famoso “nation building”. Magari con il contorno di un regime più o meno fasullo ma amico.
Sappiamo com’è andata. In Afghanistan, dopo diciotto anni, il potere legittimo si esercita sulla capitale Kabul e i dintorni mentre i talebani sono forti come non mai e trattano da pari a pari con gli americani, che non vedono l’ora di tornarsene a casa. Per questo bel risultato sono morti 110 mila afghani, dei quali più di 30 mila civili, accanto a 3.541 soldati della coalizione occidentale, tra i quali 54 italiani. Scenario simile, nella sostanza, in Iraq. Dopo l’invasione del 2003, gli occupanti inglesi e americani cercarono di amministrare il Paese, con risultati disastrosi. Poi passarono la mano a un governo locale, dominato dagli sciiti, che si comportò anche peggio. Risultato: tra mezzo milione e un milione di iracheni morti, migliaia di soldati caduti, un tale livello di insoddisfazione e instabilità da spingere le regioni sunnite a diventare un feudo dell’Isis.
Ultima considerazione. Linda Bailmes, economista di Harvard, ha calcolato il costo di quelle due guerre per i soli Stati Uniti. La cifra è astronomica: tra 4mila e 6mila miliardi di dollari a fine 2016, con operazioni militari prolungatesi per questi tre anni e destinate a durare ancora chissà quanto. Per farla breve: il famoso “nation building” è diventato impossibile, produce disastri. E infatti, come si diceva, il paradigma è cambiato. Siamo passati al disastro puro, senza alcun tentativo di costruire alcunché. È questa la
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https://www.linkiesta.it/it/article/2019/06/24/trump-usa-iran-guerra-crisi/42633/
La Banca di Grecia: il sistema sanitario è al collasso, cala l’aspettativa di vita
Quando scrivevamo, giusto poco tempo fa, che il programma dell’Unione Europea era fondamentalmente un “dovete morire prima” (voi poveri e miserabili, mica loro!), alcuni – anche “sinistrissimi” – storcevano il naso. Questo reportage dalla Grecia attuale esemplifica con ricchezza di dettagli quel che era prima soltanto una previsione. Scientifica, però…
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Keep Talking Greece aggiorna la drammatica situazione sanitaria greca. Tra aumento della mortalità infantile, malati senza soldi per le cure, adulti e bambini malnutriti la dimostrazione che l’austerità uccide avviene sotto i nostri occhi. Interessante notare gli effetti di politiche che ora vengono attuate o sostenute anche qui da noi: l’accorpamento di ospedali rende inaccessibili le cure a interi paesi, l’utilizzo dei ticket provoca la rinuncia alle cure dei malati indigenti, ecc. All’interno dell’eurozona, l’Italia rischia seriamente di fare la fine della Grecia.
Da Keep Talking Greece, 16 giugno 2016
tradotto da Malachia Paperoga per http://vocidallestero.it/
La crisi economica e la dura austerità associata agli aiuti del piano di salvataggio uccidono. Uccidono i greci. La banca di Grecia forse non lo scrive in modo melodrammatico nella sua relazione di politica monetaria del 2015-2016. Tuttavia, le conclusioni del capitolo su “Riforme della salute, crisi economica e impatto sulla salute della popolazione” sono scioccanti e confermano ciò che abbiamo udito e letto da parenti e amici negli ultimi anni: che la salute fisica e mentale dei greci si è deteriorata – in parte a causa dell’insicurezza economica, della disoccupazione, della precarietà del lavoro, della diminuzione del reddito della costante esposizione allo stress. In parte anche a causa dei problemi economici che impongono ai pazienti di interrompere le loro cure, in parte a causa degli incredibili tagli e delle carenze del sistema di sanità pubblica.
La relazione constata che “mentre ci vuole più tempo per registrare gli effetti esatti, le tendenze mostrano un peggioramento della salute dei greci durante gli anni degli accordi di prestiti e dei tagli dell’austerità.”
La Banca di Grecia dice che:
– I suicidi sono aumentati. “il rischio di tendenze suicide aumenta quando si verificano i cosiddetti fattori di rischio primario (condizioni mediche psichiatriche), mentre i fattori secondari (la situazione economica) e terziari (età, sesso) hanno influenza sui suicidi, ma solo se i fattori primari sono già presenti.
– La mortalità infantile è aumentata quasi del 50%, principalmente per l’aumento delle morti di bambini di meno di un anno, e la diminuzione delle nascite è stata del 22,1%. La mortalità infantile è aumentata: dal 2,65% nel 2008 al
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OBAMA E I MULLAH (L’IRANGATE)
Maurizio Gustinicchi 22 06 2019
Per Obama, sostenere i mullah era coerente con il suo obiettivo di politica estera di creare un cuneo sciita mediorientale contro Israele e l’Arabia Saudita sunnita. I governi israeliano e saudita hanno potuto vedere cosa stava succedendo e dal 2010 avevano sviluppato un’alleanza militare segreta per contrastare la crescente alleanza tra Stati Uniti e Iran nella regione.
Al centro della loro preoccupazione c’era l’Iran’s Deal di Obama, firmato il 14 luglio 2015.
Il “Deal iraniano” del 2015 è il peggior affare mai fatto da un’amministrazione americana. Sulla carta, Obama ha sostenuto che stava risolvendo “la minaccia nucleare iraniana” come giustificazione per l’accordo.
Tuttavia, non essere in dubbio. Questo era inteso come un fondamentale riallineamento delle alleanze americane.
Incredibilmente, Obama si è impegnato a fornire un percorso per i mullah, da tempo considerati il principale sponsor mondiale del terrorismo e uno dei più grandi nemici d’America, per diventare una superpotenza regionale.
Nel gennaio 2016, Obama ha firmato un ordine di grazia per revocare le sanzioni contro l’Iran, senza l’approvazione o la supervisione del Congresso. Nel 2018, fu rivelato che l’amministrazione Obama cercava segretamente di dare accesso all’Iran al sistema finanziario degli Stati Uniti, aggirando le sanzioni. L’amministrazione ha fatto questo nonostante abbia ripetutamente detto al Congresso
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CULTURA
Nemico (e) immaginario. La morte, l’oblio e lo spettro digitale
di Gioacchino Toni
Il sopraggiungere della morte comporta per ogni essere umano un, più o meno lento, scivolamento nell’oblio. Per certi versi ciò che sembra spaventare maggiormente gli esseri umani, per dirla con Antonio Cavicchia Scalamonti, è «la morte in quanto oblio»1 e, proprio per differire l’oblio, nel corso del tempo l’umanità ha tentato in ogni modo di costruire una memoria duratura.
Anche a causa dell’entrata in crisi delle promesse religiose, almeno in Occidente, il rischio di scivolare nell’oblio velocemente pare essere percepito dall’essere umano con crescente inquietudine. Risulta pertanto particolarmente interessante, in una società iperconnessa come l’attuale, interrogarsi circa il significato che assume il concetto di “immortalità” sul web.
Spunti di riflessione su tali questioni, ed in particolare sulla Digital Death, sono offerti da alcuni episodi di Black Mirror (dal 2011), produzione audiovisiva seriale ideata da Charlie Brooker che, scrive Alessandra Santoro nel libro collettivo dedicato alla serie curato da Mario Tirino e Antonio Tramontana,2 con acume e lucidità disarmante sembra «portare iperbolicamente all’esterno le paure, le dissonanze, le ferite aperte e le crepe di un mondo dominato da una crescente deriva tecnologica. Deriva che riflette non tanto una società governata dai media, quanto un futuro distopico e pessimista dominato dagli uomini attraverso i media» (p. 157).
Affrontando nel volume il lemma “Morte”, scrive Santoro: «la cultura digitale, oggi, sembra […] impegnata nel tentativo di mettere in discussione la stasi che deriva dall’interruzione che la morte porta nello scorrere del tempo, e lo fa offrendo la possibilità concreta di accumulare tracce con l’intento di conservare una memoria digitale (o eredità digitale) di quello che siamo stati e, in alcuni casi, si propone di rielaborare l’insieme dei tratti accumulati nel corso dell’esistenza nel tentativo di realizzare una sorta di immortalità digitale: far sopravvivere i defunti sotto forma di “spettro digitale”, fornendo tecnologicamente un’autonomia vivente ai nostri dati, i quali, sottratti dalla sostanza corporea che li
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Nontuttosubitismo, subito!
10 marzo, 2019
Oggi esiste una parola nuova: il «tuttosubitismo». Che alcuni usano per deplorare chi, tra gli elettori della frazione euroscettica e leghista del governo, esprime delusione e amarezza per la mancata realizzazione del programma Basta Euro di Matteo Salvini e accusa di «tradimento» i suoi autori. Dopo un anno di governo, notano i «tuttosubitisti», non sono stati adottati provvedimenti per emanciparsi dal giogo politico, economico e monetario dell’Unione, mentre alcuni messaggi pubblici suggeriscono l’intento opposto. Dall’altra parte, esponenti e sostenitori del partito controbattono che il peso relativamente esiguo della componente parlamentare sovranista nella coalizione, il sostegno sinora scarso dell’opinione pubblica, i compromessi dettati dall’alleanza di governo, le resistenze istituzionali che riflettono interessi e automatismi culturali sedimentati da decenni, nonché la delicatezza degli equilibri internazionali sottesi, rendono il percorso di recupero della sovranità nazionale necessariamente lento e faticoso. Che, appunto, non si può ottenere tutto e subito, ma ci si prova.
La querelle del «tuttosubitismo» solleva nell’elettore interrogativi importanti sulla volontà del partito di perseguire davvero gli obiettivi dichiarati in campagna e su quanto sia coeso, o lo sia mai stato, nel farli propri. Il problema non è nuovo:
Look at the Thiers, look at Guizot, in opposition and in place! Look at the Whigs appealing to the country, and the Whigs in power! Would you say that the conduct of these men is an act of treason, as the Radicals bawl,—who would give way in their turn, were their turn ever to come? No, only that they submit to circumstances which are stronger than they,—march as the world marches towards reform, but at the world’s pace (and the movements of the vast body of mankind must needs be slow), forgo this scheme as impracticable, on account of opposition,—that as immature, because against the sense of the majority,—are forced to calculate drawbacks and difficulties, as well as to think of reforms and advances,—and compelled finally to submit, and to wait, and to compromise. (W. M. Thackeray, Pendennis, 1851)
Il «tuttosubitismo» e la sua critica hanno a che fare con il consenso di un partito politico e il suo debito elettorale. Possono perciò difficilmente offrire un criterio di valutazione della legislatura intera. Anzi, rischierebbero di anestetizzare quella valutazione se appiattissero i tanti e gravi pericoli della condizione politica attuale in una dialettica senza uscita. Se cioè, nel divergere tutta l’attenzione di chi lotta verso il cuore inespugnabile della cittadella nemica, lo rendessero ignaro delle incursioni, dei saccheggi e delle stragi delle truppe ostili, fino all’irrecuperabile sconfitta. Mi spiego.
Per molti, grazie anche al lavoro di chi oggi siede nelle aule, lo stretto nesso causale tra l'(auto)imposizione dei vincoli europei e la regressione produttiva, salariale, occupazionale, infrastrutturale ecc. del nostro Paese non è più un mistero. Oggi quasi un quinto degli italiani ritiene che l’appartenenza all’Unione Europea sia «un male» e quasi la metà di non averne tratto vantaggi. Ciò che invece sfugge di norma, o si sottintende con troppa facilità, è che i trattati europei non sono che l’agente di un più ampio processo i
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http://ilpedante.org/post/nontuttosubitismo-subito
DIRITTI UMANI – IMMIGRAZIONI
Sea Watch chiede intervento Corte Strasburgo per sbarcare in Italia. Diocesi Torino pronta ad accogliere
Il tribunale ha rivolto una serie di domande sia alla ong che al Governo italiano. Nosiglia: “Se il Governo è d’accordo ce li andiamo a prendere sulla nave”
24/06/2019
La Corte di Strasburgo ha reso noto di aver ricevuto una richiesta di “misure provvisorie” da parte della Sea Watch 3 per chiedere all’Italia di consentire lo sbarco dei migranti. La Corte ha rivolto una serie di domande sia alla Sea Watch 3 che al Governo italiano. Questi ultimi dovranno rispondere entro oggi pomeriggio. La Corte in base ai suoi regolamenti può chiedere all’Italia di adottare quelle che vengono definite “misure urgenti” e che “servono ad impedire serie e irrimediabili violazioni dei diritti umani”.
“La diocesi di Torino è disponibile ad accogliere le 43 persone che sono a bordo della Sea Watch al largo di Lampedusa, senza oneri per lo Stato, perché al più presto si possa risolvere una situazione grave e ingiusta” ha detto l’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, al termine della messa per San Giovanni, patrono di Torino. “Come vescovo e come cristiano sento tanta sofferenza”, ha aggiunto invocando l’aiuto di San Giovanni “che ha sempre difeso i poveri”. “Noi ci siamo. Torino ha un numero abbastanza elevato di famiglie disposte ad accoglierli, è una particolarità specifica della nostra città” prosegue Nosiglia, “non ci sono solo realtà istituzionali o del terzo settore ma anche famiglie che hanno dato la loro disponibilità. Siamo pronti. Se il Governo e il ministro sono d’accordo li andiamo a prendere e li portiamo su, ma credo sia una disponibilità che potrebbe essere accolta per trovare uno sbocco a questa situazione”.
Da Bruxelles dicono che “la Commissione ha fatto pressione sugli Stati membri per concordare meccanismi temporanei a seguito degli sbarchi per assicurare più prevedibilità per tutti quelli coinvolti nelle operazioni di ricerca e
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Quindi, riepilogando la faccenda dei profughi
Daniele Porta 21 06 2019
Partono da casa perché c’è una qualche guerra che conoscono solo loro, attraversano il deserto senza nulla appresso, arrivano in Libia dove vengono tutti catturati dai cattivi libici che li rinchiudono nei loro lager e li torturano per anni.
Ovviamente ci sono anche donne e bambini e anche loro hanno attraversato il deserto e sono stati torturati per anni.
Poi però scappano in migliaia, perché ovviamente nel lager libico i torturatori si sono distratti.
Si sono distratti talmente tanto che le migliaia che scappano hanno con loro lo smartphone da 800 euro sempre carico, perché la loro batteria si ricarica con il sole del deserto o forse con il ghibli che facendo girare una paletta eolica portatile produce una ricarica ecosostenibile.
Arrivano sulla spiaggia e, ovviamente, hanno in tasca quei 1500-2000 euro che gli esperti del PD dicono siano il prezzo da pagare agli scafisti. Li hanno perché a casa loro avevano tutti 2000 euro da investire e perché i torturatori libici si sono dimenticati di sequestrarli, impegnatissimi a vigilare affinché donne e bambini non scappassero dalle loro amate torture che durano anni.
Comunque, salgono tutti sul barcone e, sfiga delle sfighe, alcuni di loro, dopo aver scampato la guerra, attraversato il deserto, subito anni di torture nei lager libici, affogano in mare a cento metri dalla Libia.
Che sfiga.
Ecco che però arrivano in Italia, dove ci sono i razzisti e i fascisti che non li vogliono mantenere.
Ma per fortuna c’è una luce in fondo al tunnel: arriva quello intelligente del PD che li guarda negli occhi e coglie le loro sofferenze.
La storia ha un lieto fine.
Ma davvero siete convinti di poter prendere in giro tutti gli italiani?
DANIELEPORTA/Facebook.com
Pizzagate
Lisa Grazia 24 06 2019
È il marito (ex) di Huma Abedin, la “collaboratrice personale” nonché vicepresidente della campagna elettorale di Hillary Clinton nel 2016.
Huma, di famiglia musulmana indiana, è ritenuta essere collegata ad una società islamica simile, o sorella, dei Fratelli Musulmani.
NCBC ha dato notizia, il 20 giugno, che Keith Raniere è stato riconosciuto colpevole da un tribunale di New York di tutte le accuse elevate contro di lui: riduzione in schiavitù di donne per sfruttamento sessuale, pornografia infantile, associazione a delinquere, estorsione, sfruttamento sessuale di una bambina, furto d’identità, frode….
Arrestato un anno fa, Raniere è il co-fondatore di NXIVM (“Nexium”), che
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ECONOMIA
Le raccomandazioni dall’Europa all’Italia. Intervengono con una lettera dal linguaggio asettico.
Lisa Stanton 11 06 2019
(cit Il Pedante)
Dopo aver distrutto la memoria storica delle nuove generazioni, essa ci “suggerisce” come creare un allevamento intensivo di schiavi umani sin dalla nascita, per il nostro bene.
Un concentrato di schifezze (liberali) che puntano esplicitamente a demolire il nostro Paese e più ancora la nostra società.
È un concentrato di schifezze liberiste che puntano esplicitamente a demolire il nostro Paese e più ancora la nostra società.
1) Aumentare le tasse su proprietà (perché l’80% degli italiani è proprietario di casa) e sui consumi (l’IVA, tanto per azzerare quel po’ di domanda interna rimasta).
2) Ridurre le pensioni ed i servizi sociali per gli anziani, a causa dei quali il paese paga troppe tasse mentre il debito alto ci impedisce di fare gli investimenti necessari alla kreshita.
3) Basta con una scuola che si limita ad erudizione, cultura e perfino
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Giuseppe Conte, le strane manovre in Borsa: “Siamo vicini”, il governo ha i giorni contati?
24 Giugno 2019
Le grandi imprese italiane non si fidano di questo governo, sono preoccupate dallo scontro continuo con la commissione europea e temono nuove ferite dallo spread nel 2019. Il giudizio è contenuto all’interno delle relazioni di accompagnamento ai bilanci 2018 delle principali società quotate alla borsa di Milano. La preoccupazione regna sovrana – riferisce Il Tempo – nei bilanci delle aziende, ad eccezione di Rai way, approvati quando in mano già avevano le previsioni degli istituti economici internazionali. Ad essere intimorita per quel che riserberà il futuro anche le regine di Piazza Affari, Enel per cui “l’Italia ha sofferto dell’incertezza politica e delle discussioni con Bruxelles”. Non si pronuncia, invece sul caso, l’altra big, Eni, il cui mercato è internazionale.
Le paure aumentano quando si parla del 2019: “Tra le economie europee di interesse per il Gruppo – scrive l’Enel in bilancio – , l’Italia ha registrato un aumento del rischio, recepito nelle proiezioni del modello. Questa situazione potrebbe creare una recessione tecnica nella seconda metà del 2019″. Fra le società private – prosegue Il Tempo – spicca invece il quadro tagliente offerto da Intesa San Paolo che, come tutte le società finanziarie, ha patito il rialzo dello spread: “Lo stato di tensione ha riflesso i dubbi degli investitori
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Le asimmetrie della zona euro. Ci vuole più Europa e meno Europa?
di Sergio Farris – 25 06 2019
Il processo di aggregazione dei paesi europei è il portato dell’ideologia del libero mercato, condotta ai suoi estremi. L’unificazione monetaria rappresenta l’apice di tale processo.
La storia che ha condotto all’euro è una storia tutta incentrata su tentativi di ricostituire un accordo di cambio valutario dopo la cessazione del sistema di Bretton Woods, avvenuta nel 1971. Risiede alla sua base il postulato che – innanzitutto – l’integrazione dei mercati incentivi gli scambi internazionali e rechi vantaggi generalizzati; oltreciò, tale risultato si otterrebbe tramite l’abolizione di fattori di impedimento o di incertezza per gli scambi commerciali e la circolazione finanziaria.
L’euro, in particolare, è il risultato di diverse esigenze, condensate in un compromesso: da un lato la Germania – da sempre titubante per via della propria concentrazione sul pericolo dell’inflazione -, la quale ha acconsentito all’istituzione della moneta unica dopo varie proposte avanzate nei decenni, da parte francese. Pare che, alla fine, la Germania abbia acconsentito all’istituzione della moneta unica con l’occhio rivolto alla possibilità di difendersi dalle svalutazioni competitive dei vicini e, si dice, anche per ottenere il via libera alla riunificazione. Dall’altro lato la Francia, con le sue mire rivolte a contenere il potere del marco e altri paesi – come l’Italia – preoccupati dell’inflazione, dovuta anche alle svalutazioni e alle fluttuazioni dei tassi di cambio (oltre che mossa dalla richiesta padronale di frenare la dinamica salariale).
Ne è emerso un modello fondato sull’esasperazione della concorrenza e sull’ossessione per l’inflazione (i sistemi di cambio valutario fisso hanno infatti – quale costante giustificazione, il timore per l’inflazione e per i presunti danni che l’incertezza derivante dalle oscillazioni del cambio arrecherebbe alle relazioni di mercato).
Nell’ambito del mercato comune è, come si sa, consentito il libero movimento di capitali, lavoro, beni e servizi. La politica monetaria è unica, è cioè valida per l’intera unione.
L’eliminazione del rischio di cambio avrebbe così dovuto creare stabilità, convergenza e incremento dei commerci, in un contesto di totale liberalizzazione dei movimenti di capitale (già decisa alla fine degli anni ’80); ma la convergenza non si è avuta. In una temperie ideologica liberista, la cieca fiducia nel mercato l’ha fatta – alfine – da padrona. Alle classi dirigenti nazionali non è dispiaciuto, fra l’altro – come accennato – di poter disciplinare il lavoro ponendo le briglie alla dinamica retributiva – ossia riuscendo ad imporre salari reali fermi o calanti.
Storia del Serpente e dello Sme
Il percorso di integrazione europea comincia nell’immediato secondo dopoguerra. In quel periodo, la politica internazionale era caratterizzata dal sistema bipolare, che vedeva opposti gli Stati Uniti d’America all’Unione Sovietica. Gli stati europei erano costretti a muoversi entro le coordinate fissate dalle due superpotenze. La parte europea occidentale, sotto l’influenza americana, sperimenta allora una traiettoria di cooperazione fra i suoi stati – ai quali venivano concessi gli aiuti per la ricostruzione riconducibili al noto “Piano Marshall”. Si tratta di un percorso di cooperazione che denotava una funzione antisovietica. Lo sviluppo dei paesi europei occidentali avrebbe contribuito a consolidare la strategia statunitense di difesa nei confronti della sfida comunista. La fase storica fra il 1945 e il 1954 ha come momenti preminenti quelli relativi all’avvio dell’integrazione economica – sotto l’impulso del Piano Marshall – mentre resta in ombra la finalità dell’integrazione politica. Nel 1948 nasce l’Organizzazione europea di cooperazione economica, con l’intento di dare avvio alla liberalizzazione degli scambi ed alla cooperazione monetaria. Nel 1951 nasce la Comunità europea del carbone e dell’acciaio (la Ceca, formata da sei paesi membri), primo embrione di comunità alla quale veniva attribuita la potestà di emanare atti efficaci all’interno degli stati aderenti. Nel 1954, invece, non trova seguito il proposito di costituire la Cep, ossia la Comunità politica europea. Nel 1957 vedono la luce la Cee (Comunità economica europea) e la Comunità europea per l’energia atomica (Euratom). Obiettivo della Cee era l’eliminazione graduale degli ostacoli alla libera circolazione dei prodotti industriali e agricoli, dei servizi, delle persone e dei capitali. Si trattava, cioè, di un’Unione doganale, che verrà completata nel 1968. La crescita economica di quegli anni, tuttavia, è stata caratterizzata da varie distorsioni, come il divario fra regioni sviluppate del centro Europa e regioni periferiche, le emigrazioni di massa, le concentrazioni delle popolazioni nei centri urbani. Lo sviluppo economico europeo è stato lasciato – già allora – al gioco del mercato e delle imprese transnazionali. Il che non poteva che generare una crescita contraddittoria. Con il Trattato di Roma del 1957 – che verrà nei decenni successivi integrato da altri trattati – si forma la base dell’Unione europea.
Dunque, il processo di integrazione economica e monetaria europea risale agli anni ’50 del novecento, ma gli anni cruciali sono stati quelli seguenti alla firma del Trattato di Maastricht nel 1992 – col quale è stato definito il percorso per l’implementazione dell’Unione economica e valutaria. Fino ad allora permanevano controlli sui movimenti di persone, attività e transazioni fra residenti nei vari paesi europei. Uno degli inconvenienti generalmente citati, a proposito di tale situazione, è l’incertezza derivante dall’impiego – nelle transazioni – di diverse divise e dalla vigenza di diversi tassi di cambio. Rimosso questo inconveniente, però, si è andati incontro a un costo – probabilmente più ingente – derivante dall’adozione della moneta unica: la perdita dell’autonomia nella gestione della moneta e della politica monetaria (la fissazione del tasso d’interesse). Ciò pone limiti anche alla gestione della politica fiscale. Va inoltre aggiunto il costo dell’azzeramento di politiche intracomunitarie del tasso di cambio e di svalutazioni competitive per attenuare le recessioni. La questione è: i benefici che ci si attendeva dalla moneta unica sono stati in grado di compensare i costi?
La grande preoccupazione all’epoca dell’istituzione dell’Ume era la fluttuazione dei cambi. Questo anche in ragione del grado di apertura commerciale degli stati europei. In un contesto di liberalizzazione dei mercati, il mercato unico – si reputava – non sarebbe stato tale senza una moneta comune a suo complemento.
La storia dell’unificazione del mercato europeo è riassumibile in tre fasi: 1) dagli anni ’50 – in particolare dal Trattato di Roma – fino al 1970; 2) dal Serpente monetario fino allo Sme, nel 1979; 3) dallo Sme all’Atto unico del 1986, fino al Trattato di Maastricht del 1992, con l’introduzione dell’euro nel 1999 (materialmente circolante dal 2002).Dopo il 1971, ossia dopo la fine del sistema di Bretton Woods (il sistema monetario internazionale vigente dal secondo dopoguerra), l’ampliamento dei margini di oscillazione delle valute internazionali nei confronti del dollaro Usa passò da più o meno 1% a più omeno 2,25% (una banda del 4,5%). La banda di fluttuazione fra due valute arrivava quindi al 9% (il doppio rispetto a quella con il dollaro). Ciò era considerato un margine eccessivo, così le autorità monetarie europee decisero di riportare il cambio massimo fra due valute europee al limite vigente con il dollaro, cioè 4,5% (1,125% in più o in meno con il dollaro; più o meno 2,25% fra le valute europee). Il margine di oscillazione del 2,25% era il cosiddetto Serpente monetario, mentre quello nei confronti del dollaro era detta il Serpente nel Tunnel. Questo richiedeva un coordinamento delle politiche comunitarie e interventi di aiuto nel caso di problemi delle bilance dei pagamenti (situazioni di squilibrio in cui un paese registra un eccesso di flussi finanziari e/o commerciali in ingresso rispetto ai flussi in uscita). Il che non avvenne, e si verificarono varie crisi valutarie. Con la svalutazione del dollaro Usa del dopo Bretton Woods e con la crisi petrolifera emersero difficoltà di
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FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI
IL SONNO DELLA RAGIONE
Andrea Zhok 24 06 2019
Verrà il giorno in cui guarderemo al mondo attuale con l’incredulità con cui oggi guardiamo retrospettivamente ai processi alle streghe o al genocidio degli eretici.
Mentre FB sta lanciando la sua criptovaluta, la UE consuma (da anni) tutte le proprie energie a risolvere i problemi che essa stessa genera.
Mentre pensosi esperti spiegano al popolino che ogni denaro a disposizione dell’erario pubblico deve essere coperto da una libbra di oro o di carne, un gioviale multimiliardario americano ti annuncia in faccia che dall’anno prossimo lui stamperà moneta garantita dal fatto che, se circolerà, funzionerà come moneta, e altrimenti chissene, tanto i costi di produzione sono risibili.
Il contrasto cognitivo tra governi che vanno con il cappello in mano a chiedere il permesso di aiutare i popoli che li hanno eletti, e gruppi privati (FB, ma naturalmente ciò vale per ogni istituto di credito) che producono la liquidità che
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GIUSTIZIA E NORME
Paolo Becchi, caos-Csm: “Possibile che Sergio Mattarella non ne sapesse nulla?”
15 Giugno 2019 di Paolo Becchi e Giuseppe Palma
Li hanno beccati con le mani nella marmellata. Ma visto che sono giudici, allora si possono pure leccare le dita. Da quando la politica ha abdicato di fronte alla magistratura, correva l’anno 1992, siamo costretti a fare i conti con la vera casta, quella dei giudici. Impunita e, col beneficio del dubbio, anche corrotta.
È il caso dello scandalo che ha colpito l’ex presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati Luca Palamara, indagato per corruzione dalla Procura di Perugia. Secondo le ricostruzioni di questi giorni, Palamara – unitamente ad alcuni membri del Consiglio Superiore della Magistratura, seppur a vario titolo – si sarebbe interessato alla nomina “pilotata” delle procure rimaste vacanti, tra cui la scelta del successore di Giuseppe Pignatone alla Procura di Roma. Ad un incontro segreto avvenuto la sera del 9 maggio in un albergo a Roma vi avrebbe partecipato anche Luca Lotti, renziano di ferro ed ex ministro dello sport del governo Renzi, indagato proprio dalla Procura di Roma sul caso Consip.
Il procuratore della Cassazione definisce la riunione del 9 maggio «perfettamente programmata», adducendo che la volontà di Lotti «abbia contribuito alla scelta del futuro dirigente dell’ufficio di procura deputato a sostenere l’accusa nei suoi confronti». Un bel casino. Possibile che Mattarella non ne sapesse nulla? Il presidente della Repubblica presiede il Csm e, di fronte allo scandalo, ha chiesto – dopo quasi un mese – di tenere elezioni suppletive dei consiglieri del Csm dimissionari. Una soluzione talmente blanda da far
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LA LINGUA SALVATA
ba-tra-co-mi-o-ma-chì-a
SIGN Lotta delle rane e dei topi; contesa vana, futile e ridicola
voce dotta, recuperata dal greco Batrachomyomachía ‘battaglia delle rane e dei topi’, titolo di un poema greco di genere epico-comico del VI secolo a.C. e tradizionalmente attribuito a Omero; è un composto di bátrachos ‘rana’, mys ‘topo’ e máche ‘lotta’.
Gonfiagote, re delle rane dello stagno, incontra sulla riva Rubamolliche, figlio del re dei topi Rodipagnotte. Con l’immediato attrito che ci si aspetta fra teste coronate, Rubamolliche vanta le leccornie che lui e i suoi sono in grado di procurarsi fra gli umani; Gonfiagote lo rintuzza: non sa quali sono le meraviglie dello stagno. Insiste per farselo salire in groppa e fargli fare un tour delle acque, e Rubamolliche, sconsiderato, non ci pensa due volte. Quando sono nel mezzo delle acque appare una biscia mostruosa che spaventa Gonfiagote. Subito s’inabissa per sfuggirle, e il principe topo affoga lanciando una terrificante maledizione. La scena, vista da un suddito roditore da riva, viene riferita a re Rodipagnotte, che straziato dal dolore richiama il parlamento e lo muove a guerra contro le rane traditrici. Vengono spezzati baccelli e indossati come schinieri, indossate armature di pelle di gatto, elmi di noce, affilati gli aghi di bronzo, e inviato l’araldo. Ricevendo l’ambasceria, Gonfiagote nega pubblicamente ogni responsabilità: lo sciocco topo voleva nuotare ed è annegato da sé. Però le rane si preparano, attenderanno i topi e cercheranno di affogarli tutti, intanto con foglie di bietola e di cavolo fanno armature e scudi, calzano caschi di chiocciola, aguzzano lance di giunco. Gli dèi non parteciperanno parteggiando per una o l’altra fazione: i topi rosicano le loro offerte e i paramenti dei templi, le rane li tengono svegli la notte. Inizia la carneficina, i topi rapidamente si mostrano in vantaggio, ma lo stesso Zeus, mosso a compassione dall’imminente fine delle rane, interviene
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PANORAMA INTERNAZIONALE
L’Europa non sarà l’Europa
di Guy Millière – 22 giugno 2019
Pezzo in lingua originale inglese: “Europe Will Not Be Europe”
Traduzioni di Angelita La Spada
Nel Regno Unito, la vittoria del Brexit Party, con il 31,6 per cento dei voti, è stata un risultato notevole che ha mostrato l’ostinata intenzione di milioni di cittadini britannici di uscire dall’Unione europea. Le posizioni “populiste” – la difesa della sovranità nazionale e della civiltà europea, il rifiuto dell’immigrazione incontrollata e i diktat dei tecnocrati di Bruxelles – hanno guadagnato terreno.
- I partiti che governano l’Europa da decenni hanno ottenuto scarsi risultati, ma – salvo rare eccezioni – non sono crollati e continueranno a dominare l’Unione europea.
- I Verdi possono guadagnare più influenza, con le conseguenze che ne derivano. A chiunque legga i programmi dei Verdi risulta evidente che sono essenzialmente di sinistra con una maschera ambientalista ed ecologista. Sono favorevoli all’immigrazione incontrollata e al multiculturalismo. Sono (…) decisamente ostili a qualsiasi difesa della civiltà occidentale, alla libera impresa e al libero mercato. Sono spesso a favore della crescita zero. La maggior parte di loro appoggia una visione apocalittica del cambiamento climatico e afferma che la sopravvivenza dell’umanità sarà presto a rischio, se l’Europa non prenderà misure drastiche per “salvare il pianeta”. Tutti quanti sono favorevoli a decisioni autoritarie imposte da Bruxelles all’intera Europa.
- Un Parlamento europeo sotto l’influenza dei Verdi accelererà quasi certamente lo slittamento verso un maggiore potere conferito ai membri non eletti della Commissione europea e verso una graduale eliminazione dell’energia nucleare e dei combustibili fossili. Le politiche favorevoli a un’ulteriore immigrazione sono già in fase di preparazione.
La sera del 26 maggio, il vicepremier e ministro dell’Interno italiano Matteo Salvini ha così commentato i risultati delle elezioni europee: “È nata una nuova Europa”. Il partito da lui guidato, la Lega, aveva appena vinto con il 34,3 per cento dei voti. Ma hanno vinto anche altri partiti definiti in Europa come “populisti”: in Ungheria, l’alleanza Fidesz-KDNP (Unione civica ungherese e il Partito popolare cristiano democratico) ) ha ottenuto il 52,3 per cento dei consensi. In Polonia, il PiS (Diritto e Giustizia) ha vinto con il 45,4 per cento dei voti.
Il Partito popolare austriaco (ÖVP) di Sebastian Kurz ) ha conquistato il 34,6 per cento delle preferenze e il Partito della libertà austriaco (FPÖ), suo alleato, ha preso il 17,2 per cento dei voti, nonostante un recente scandalo che ha portato alle dimissioni di Heinz-Christian Strache, presidente del FPÖ, dalla carica di vicecancelliere austriaco (il governo Kurtz è caduto il 27 maggio). Nel Regno Unito, la vittoria del Brexit Party, con il 31,6 per cento dei voti, è stata un risultato notevole che ha mostrato l’ostinata intenzione di milioni di cittadini britannici di uscire dall’Unione europea. Le posizioni “populiste” – la difesa della sovranità nazionale e della civiltà europea, il rifiuto dell’immigrazione incontrollata
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https://it.gatestoneinstitute.org/14421/europa-non-sara-europa
POLITICA
È l’ora di conoscere e giudicare Craxi con la lente della Storia
Per la Collana sul Riformismo curata dalla Fondazione Turati, esce il volume dedicato a Bettino Craxi. Pagine di Storia vera, non quella fatta di agiografie e mutilazioni per assecondare la propaganda.
NICOLA CARIGLIA | 24 GIUGNO 2019
Mi auguro che l’evento editoriale possa fare rumore. E, soprattutto, possa contribuire a sfaldare definitivamente il muro di oblio eretto contro un uomo di governo fra i più importanti e innovativi della Storia italiana del secondo dopoguerra: la Storia vera, con la iniziale maiuscola, non quella fatta di agiografie o mutilazioni per piegarla alle esigenze della propaganda.
Mi riferisco a “CRAXI LE RIFORME E LA GOVERNABILITA’” cui è dedicato il terzo volume della collana dedicata ai temi e ai leaders del Riformismo, promossa dalla Fondazione Filippo Turati. Sono 312 pagine tutte da leggere che consentono di conoscere e giudicare il politico socialista e lo statista attraverso i suoi scritti ed i suoi discorsi raccolti da Edoardo Tabasso e con l’ausilio di un approfondito saggio introduttivo di Zeffiro Ciuffoletti. Si tratta di rinomati studiosi e docenti universitari. Pertanto, la loro è una accurata e finissima ricostruzione storica, al riparo tanto dalla demonizzazione quanto dalla acritica esaltazione di Bettino Craxi. Vengono così ricomposti, con la massima oggettività, il pensiero e l’azione politica del leader socialista, i grandi cambiamenti sociali e culturali del suo tempo, i costi legali
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http://www.pensalibero.it/e-lora-di-conoscere-e-giudicare-craxi-con-la-lente-della-storia/
SCIENZE TECNOLOGIE
Demenza artificiale: fenomenologia e progresso
16 gennaio, 2019
Questo articolo è apparso, in forma ridotta, su La Verità del 12 gennaio 2019.
Non basterebbero molte pagine per commentare l’ultima moda improvvisa e globale della digitalizzazione a tappe forzate, che per qualcuno – i soliti – dischiuderebbe «l’opportunità per pensare un mondo nuovo e per pensare anche un umano nuovo». Qui si può solo abbozzare una ricognizione preliminare sul tema, con l’intento non certo di chiosare le pretese «rivoluzioni» tecnologiche che lo rimpolpano, ma di raschiarne la patina retorica per ritrovarvi le dinamiche più antiche e familiari di un progetto di dominio degli uomini sugli uomini. Di cui la macchina è, insieme, lo strumento e il pretesto.
Da questa ricognizione emergerà che l’«e-government», il governo digitale, è esattamente ciò che dice di essere: l’ultima carnevalesca livrea della tecno-crazia, del potere sedicente tecnico che nel promettere la svolta storica di sottrarre le decisioni alle debolezze degli uomini… le sottrae agli uomini deboli per riservarle ai forti, come è sempre accaduto. Copertasi di sangue e di ridicolo nei campi dell’economia, svelatasi tribale e violenta in quelli della scienza e della medicina, darà spettacolo di sé con gli ultimi gingilli dell’ingegneria. A risultati invariati.
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In punto fenomenologico colpisce innanzitutto che le sedicenti innovazioni di cui si sostanzierebbe la «rivoluzione digitale» (qui una carrellata giornalistica) sono raramente tali, trattandosi piuttosto di nuove applicazioni integrate e in larga scala di tecnologie che già esistono: internet, le basi di dati, i dispositivi hardware programmabili, gli algoritmi biometrici, poco altro. Se l’innovazione rappresenta lo strumento, l’applicazione detta gli obiettivi del suo impiego: è, cioè, un atto politico. Trattandosi in molti casi di mere fantasie, delle nuove applicazioni non si divulgano di norma le proprietà tecniche ma piuttosto gli scenari sociali, politici e antropologici che dovrebbero
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http://ilpedante.org/post/demenza-artificiale-parte-i-fenomenologia-e-progresso
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