NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI
28 GIUGNO 2019
A cura di Manlio Lo Presti
Esergo
La Civiltà è la violenza domata,
la vittoria sempre incompiuta sull’aggressività del primate.
MURIEL BARBEY, L’eleganza del riccio, E/O, 2007, PAG. 101
https://www.facebook.com/Detti-e-Scritti-958631984255522/
Le opinioni degli autori citati possono non coincidere con la posizione del curatore della presente Rassegna.
Tutti i numeri dell’anno 2018 della Rassegna sono disponibili sul sito www.dettiescritti.com
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SOMMARIO
Assediare l’Italia, espugnarla e poi sterminarla
Meluzzi su scosse elettriche ai bambini
Reggio Emilia, lavaggi del cervello e scosse elettriche sui minori da dare in affido. 1
Ce lo chiede l’Europa (perché?) 1
SEAWATCH, L’OBIETTIVO DELL’ONG È DISTRUGGERE L’ITALIA SU MANDATO DEI SOROS 1
Scoprire il labirinto con Ifigenia. 1
Sardegna, servitù militari nel mirino. 1
Chomsky spiega l’ostilità degli Usa verso l’Iran. 1
IL CANONE DI BOLAÑO. Spirito e corpo della fantascienza 1
VELIERO CARICO DI CLANDESTINI RESPINTO IN GRECIA PER LA PRIMA VOLTA. 1
Perché la CGIL gira a braccetto con Confindustria e i poteri forti?. 1
Lavoratori abbandonati: il patto tra sindacati e Confindustria per avere più Europa. 1
Contro il politicamente corretto. La deriva della civiltà occidentale
Macchine intelligenti e evoluzione non deterministica
EDITORIALE
Assediare l’Italia, espugnarla e poi sterminarla
Manlio Lo Presti – 28 giugno 2019
Gli sbarchi sempre più numerosi verso le coste italiane e non verso gli altri Paesi più vicini dove l’approdo sarebbe più veloce e quindi meno dannoso per i passeggeri evidenzia che la questione immigrazione forzata è pianificata scientificamente a tavolino dalla sovragestione UE-anglofrancotedesca-USA. Lo scopo della cabina di regia è quello di ridurre il nostro Paese ad un campo di raccolta razziale che faccia da cuscinetto ai Paesi del Nordeuropa. Si tratta di una riflessione che vado evidenziando da tempo e che oggi, con il comportamento arrogante e piratesco assunto dalla Sea watch 3 che probabilmente vanta protezioni internazionali fortissime.
Le cosiddette immigrazioni solo per nordafricani, pakistani (che sono dall’altra parte del mondo) e cinesi. Non ci sono flussi provenienti dai Balcani che sono veramente in guerra da decenni, né dall’Ucraina e nemmeno dai tibetani, popoli che sono molto ma molto più vicini dei pakistani e dei cinesi e perfino di molte nazioni africane. Perché? È presto detto. I tibetani non possono per non inimicarsi la Cina, gli ucraini non possono entrare perché sono di destra e non voterebbero MAI il Pd, i popoli balcanici perché l’Italia – dietro ordine dei soliti USA, NATO, ecc., li ha bombardati a più non posso.
Le politiche coloniali francesi, l’imperialismo cinese, la crescente presenza russa sebbene ancora marginale, creano ulteriori instabilità in Africa. Il caos è diventato da tempo una fonte di guadagno degli schiavisti e dei trafficanti di vario genere che usano le navi per scopi ben diversi da quelli del trasporto dei c.d. immigrati che quindi sono una copertura di ben altri traffici:
- armi e loro parti di ricambio
- quintali di contanti per riciclaggio di denaro che va nelle banche e nei conti di organizzazioni terroristiche gestite dalla NATO e/o nei conti di evasori grandi imprese, governi, forze mercenarie, ecc. ecc. ecc. ecc. ecc. ecc.
- organi umani che vanno consegnati con rapidità (forse questo è uno dei motivi che spingono le navi a sbarcare in fretta?)
- quintali di stupefacenti
- minori nascosti nelle stive da consegnare a potentissime e protettissime reti pedofile internazionali (non si sa il destino di decine di migliaia di bambini scomparsi nel nulla)
- uomini e donne appartenenti ad unità paramilitari e di assassinio che si nascondono nel nostro territorio in attesa dell’ordine convenuto di diffondere sterminio e caos tra la popolazione italiana
Questo elenco – purtroppo non esaustivo – fa comprendere che il mero traffico di neoschiavi rappresenta una parte marginale del giro di affari che le imbarcazioni possono gestire in mare e verso le nostre lunghissime coste che, apparentemente, sono prive di controllo.
Il mancato controllo delle coste nazionali è una ipotesi a cui non credo perché è funzionante un sistema mondiale satellitario che è capace di controllare a tappeto anche il passaggio di un gatto.
Questo sistema totalitario consente di sapere TUTTO in ogni secondo della giornata e ovunque, senza soluzione di continuità.
TUTTO CIÒ PREMESSO
Ci domandiamo perché la stampa nazionale asservita e totalmente drogata continua a diffondere messaggi contraddittori?
Si comprende la mistificazione disinformativa diffusa alla popolazione italiana se leggiamo con attenzione la messe di notizie che è possibile reperire sulla rete e sulla stampa di elettronica e di telefonia. Notizie che illustrano il livello sbalorditivo di controllo minuzioso e ossessivo di ogni minimo particolare delle nostre vite.
Perché allora queste cognizioni da tempo acquisite ed in continuo aggiornamento non sono usate metodicamente per combattere le infiltrazioni delle navi ong, delle migliaia di barchette con 5/6 persone ciascuna che approdano di notte lungo i 2.000 km di costa italiane?
PERCHÉ NON C’È L’INTENZIONE DI CONTROLLARE
E CONTRASTARE EFFICACEMENTE QUESTI FLUSSI
In Australia queste ondate di cosiddetti immigrati non esistono. Sono molto dure e capillari le politiche di immigrazione nel vastissimo territorio australiano, per non consentire lo sviluppo di ondate incontrollabili di milioni di arrivi.
Nei Paesi arabi gli immigrati sono rifiutati,
In Israele non arrivano né approdano, sarebbero brutalmente respinti per salvaguardare la specificità sacra della propria razza semitica.
Nel nord Europa non li vogliono e prendono tempo perché hanno la certezza assiomatica che rimarranno tutti in Italia: esiste quindi un piano per la sostituzione etnica dell’Italia che dovrà fungere da
SACCA RAZZIALE DI TUTTA L’UNIONE EUROPEA
P.Q.M.
Mi domando perché devono venire per forza in Italia quando possono essere sbarcati in approdi molto più vicini come Tunisia e area maghrebina?
Perché l’Italia non ha intrapreso iniziative diplomatiche e di intelligence efficaci (ne ha tutti i mezzi per farlo) per la gestione della delicata questione libica? Perché questa inerzia? Chi l’ha ordinata?
Perché i partiti nazionali di maggioranza e di opposizione tacciono su tali problemi???
Il motivo VERO è la marea di guadagni che c’è dietro la vasta operazione di pseudo salvataggio umanitario che è la copertura di ben altri traffici molto più lucrosi ma che costituiscono un pericolo EVERSIVO sempre più incombente per l’Italia.
Si tratta di una vera e propria EMERGENZA NAZIONALE i cui contorni sono chiarissimamente conosciuti dai nostri servizi segreti
QUANTO DURERÀ IL PIANIFICATO IMMOBILISMO ITALIANO?
Ne riparleremo molto presto!
IN EVIDENZA
Meluzzi su scosse elettriche ai bambini: “Il buonismo della sinistra genera mostri”
Di Cristina Gauri – 27 Giugno 2019
E’ emerso un orrore senza fine dalle indagini della procura di Reggio Emilia, che hanno portato all’arresto di 18 persone (tra cui il sindaco dem di Bibbiano Andrea Carletti) e rivelato l’esistenza di un business da centinaia di migliaia di euro basato sull’affidamento di minori allontanati pretestuosamente dalle famiglie naturali; un pozzo di disumanità e menzogne in cui i minori subivano freddi e sistematici abusati, i loro ricordi “riprogrammati” con scosse elettriche per poterli strappare ai genitori naturali, e ogni tentativo di questi ultimi di entrare in contatto coi propri figli, scoraggiato. Abbiamo chiesto al professor Alessandro Meluzzi, psichiatra, criminologo, scrittore e collaboratore della versione cartacea della nostra testata, una sua opinione sulla vicenda.
Nella civile e democratica Emilia si è scoperchiato un vaso di Pandora di abusi e atrocità che vedono come protagonisti un sindaco Pd, servizi sociali e una Onlus. Pensiamo anche allo scandalo degli abusi di Oxfam e Save the Children nei Paesi del terzo mondo, o ai casi di mobbing di Amnesty International. Progressismo, diritti, #restiamoumani, e poi? Cosa succede nella mente di queste persone?
Io l’ho sempre detto: il buonismo è il contrario della bontà, per due ordini di ragioni. La prima è per così dire “veniale”, legata al fatto che il buonismo, diversamente dalla bontà, esclude — nel nome della morale e delle buone intenzioni di cui sono lastricate le vie dell’inferno — l’etica delle responsabilità. Ogni azione compiuta, cioè, comporta delle conseguenze. Quindi se io immetto delle risorse in una direzione, inevitabilmente le sottraggo a un’altra, per cui devo fare un calcolo equo di cosa è giusto, evitando di inseguire follemente il «migliore dei mondi possibili» e l’utopia. La seconda è che dietro il buonismo si nasconde anche un’ipocrisia da farisei, per cui queste persone, vivendo in un mondo fatto di grandi ideali e di porcissimi comodi, nascondono dietro l’esibizione vanagloriosa di grandi sentimenti gli abissi più profondi della natura dell’animo umano, intrisi di corruzione, di male, di false verità con le quali non osa neppure misurarsi perché ha un’immagine totalmente falsa del proprio Io ideale e del Super-io ideologico. Si tratta quindi di persone pericolosissime, che come nei tempi terribili del socialismo reale e di tutte le dittature giacobine esprimono il peggio della natura umana. È l’esibizione della luce da dentro un abisso di fogna. Come disse Gesù dei farisei “sepolcri imbiancati, dipinti di bianco di fuori ma dentro pieni di putridume e di ossa di morto”.
Quali saranno le conseguenze a livello psichico per i minori vittime di quegli abusi?
Gravissime e irreversibili.
La cronaca è punteggiata di casi in cui le istituzioni e gli organismi che dovrebbero prendersi cura dei più deboli finiscono poi per rivelarsi il vero problema. Pamela che si allontana da una comunità senza alcun apparente ostacolo e senza sorveglianza, le relazioni mendaci dei servizi sociali nel caso di Reggio Emilia. Ritiene che ci sia un problema con i controlli su queste istituzioni e sul potere che esse esercitano?
Non solo. C’è anche una complicità, che andrà indagata, di molti tribunali e di molte
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Reggio Emilia, lavaggi del cervello e scosse elettriche sui minori da dare in affido
Diciotto persone arrestate, anche un sindaco Pd. Tutti accusati di aver alterato relazioni e ricordi dei bambini per toglierli ai genitori di origine e affidarli ad altre famiglie
Alessandro Fulloni – 27 giugno 2019
Certificazioni false per strappare i bimbi a famiglie in difficoltà e affidarli ad altre con requisiti più idonei (tra cui il titolare di un sexy shop e dove, in due casi, si sarebbero verificati degli stupri). Ma non solo. Man mano che i dettagli aumentano e vengono resi noti, questa indagine dei carabinieri condotta dai carabinieri di Reggio Emilia — e che prende il nome, eloquente, di «angeli e demoni» — appare sempre più sconvolgente. Si parla, in sintesi, di piccoli tolti illecitamente ai genitori per darli (dopo un giro di soldi) ad altri. Ma per costruire le condizioni necessarie a questo passaggio, ogni mezzo era lecito: comprese false relazioni, terapeuti travestiti da personaggi «cattivi» delle fiabe in rappresentazione dei genitori, falsi ricordi di abusi sessuali generati attraverso impulsi elettrici per alterare lo stato della memoria dei piccoli in prossimità dei colloqui giudiziari. Un vero e proprio «lavaggio del cervello», insomma. Diciotto persone, tra cui il sindaco Pd di Bibbiano (Reggio Emilia) Andrea Carletti rieletto poche settimane fa al secondo mandato, politici, medici, assistenti sociali, liberi professionisti e psicologi e psicoterapeuti di una Onlus di Torino sono stati raggiunti da misure cautelari varie, che vanno dai domiciliari (come nel caso dello stesso primo cittadino) al divieto temporaneo di esercitare la professione. Una disposizione, questa, indirizzata a dirigenti amministrativi e operatori sociosanitari. L’inchiesta vede al centro la rete dei servizi sociali della Val D’Enza, accusati di aver redatto le false relazioni per allontanare bambini dalle famiglie e collocarli in affido retribuito da amici e conoscenti. Uno sconvolgente «business» attorno all’infanzia che andava avanti da svariati anni e che coinvolgerebbe decine e decine di minori.
«Impulsi elettrici sui bambini»
Il sindaco di Bibbiano Andrea Carletti
Nella medesima inchiesta, coordinata dalla pm Valentina Salvi ci sono anche decine di indagati. Quello ricostruito dagli investigatori è un giro d’affari di centinaia di migliaia di euro. Tra i reati contestati ci sono frode processuale, depistaggio, abuso d’ufficio, maltrattamento su minori, lesioni gravissime, falso in atto pubblico, violenza privata, tentata estorsione, peculato d’uso. Tra i metodi contestati, ore e ore di intensi «lavaggi del cervello» durante le sedute di psicoterapia, bambini suggestionati anche con l’uso di impulsi elettrici, spacciati ai piccoli come «macchinetta dei ricordi», un sistema che in realtà avrebbe «alterato lo stato della memoria in prossimità dei colloqui giudiziari».
«Difficili situazioni sociali»
La finalità del gruppo di persone sotto inchiesta, secondo la procura, era sottrarre figli a famiglie in difficili situazioni sociali, e affidarli, dietro pagamento, ad altri genitori. Per ottenere questo scopo sarebbero stati usati metodi per manipolare la memoria e i racconti delle vittime e falsificare i documenti. Appunto: ecco il perché dei falsi dossier composti da disegni dei bambini falsificati con l’aggiunta di dettagli a carattere sessuale, abitazioni descritte falsamente come fatiscenti, stati emotivi dei piccoli relazionati in modo ingannevole, travestimenti dei terapeuti da personaggi «cattivi» delle fiabe messi in scena ai minori in rappresentazione dei genitori intenti a fargli del male, denigrazione della figura paterna e materna.
Stupri nelle nuove famiglie e affido al titolare di una sexy shop
Tutto ciò serviva a «pilotare» i ricordi e i racconti dei bambini in vista dei colloqui con i giudici incaricati di decidere sul loro affido. Che erano indirizzati, tra l’altro, ad amici e conoscenti degli operatori dei servizi sociali, tra cui titolari di sexy shop. Un particolare è ancora più sconvolgente, in questa storia dove tutto sembra sconvolgente: dopo l’allontanamento dalle famiglie
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https://www.corriere.it/cronache/19_giugno_27/reggio-emilia-lavaggi-cervello-scosse-elettriche-minori-dare-affido-ffc62328-98b5-11e9-a7fc-0829f3644f7a.shtml
Reggio Emilia, scosse elettriche ai bambini e affidi illeciti: il M5S attacca il Pd, il governo chiede chiarimenti sul sistema degli affidi
27 giugno 2019
Il vicepremier Luigi Di Maio annuncia di aver scritto al ministro della famiglia, Lorenzo Fontana, per verificare il sistema nazionale degli affidi. Matteo Salvini chiede una commissione d’inchiesta. Il premier Giuseppe Conte: «Sconvolgente». Nicola Zingaretti: «Schifoso ma no a strumentalizzazioni»
BOLOGNA – «Nuovo vergognoso scandalo Pd. Lucravano sui bambini allontanati dalle famiglie e collocati in affido retribuito presso amici e conoscenti. Lavaggi di cervello, impulsi elettrici, lettere dei genitori nascoste, due casi di stupro. Queste le accuse. Un sistema vergognoso sull’affidamento dei minori per un giro d’affari di centinaia di migliaia di euro. Tra gli arrestati anche il sindaco PD di Bibbiano. Assurdo!», scrivono i Cinque Stelle a commento di una foto che riprende il sindaco di Bibbiano Andrea Carletti, con tanto di simbolo dem. Il ministro Di Maio ha dato indicazione ai suoi uffici di scrivere immediatamente una lettera al ministro Fontana per chiedere una verifica immediata di tutto il sistema di affidi nazionale, perche’ «orrori simili non sono accettabili. E non lo saranno mai!», dice a proposito degli arresti a Reggio Emilia.
Salvini: «Commissione d’inchiesta sulle case famiglia»
«È urgente attivare una Commissione d’Inchiesta sulle case famiglia in Italia: troppo spesso si guadagnano milioni di euro sulla pelle di bambini sottratti alle famiglie.» Lo scrive il vicepremier e Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, annunciando sull’argomento la presentazione di un disegno di legge della Lega al Senato.
Conte: «Sconvolgente e raccapricciante»
«Tutto cio’ che riguarda i bambini rischia di essere drammatico. Ho letto le notizie su Reggio Emilia. Se fossero confermate, si tratta di ipotesi accusatorie sconvolgenti e raccapriccianti». Lo dice il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in un posto stampa a Osaka in Giappone alla vigilia del G20 Summit, parlando dell’inchiesta aperta dalla procura di Reggio Emilia sull’affido dei minori.
Zingaretti: «Schifoso quanto successo, ma no a strumentalizzazioni»
«Schifoso e orribile quanto emerge dall’inchiesta `Angeli e Demoni´ sulla gestione di minori. Si vada avanti, fino in fondo, per accertare le responsabilità, la verità e per punire i colpevoli senza esitazione. Patetici i tentativi di strumentalizzare politicamente questo dramma».Lo scrive su Twitter il segretario nazionale del Pd Nicola Zingaretti.
La Meloni: «Sono agghiacciata»
«False relazioni per allontanare i bambini dalle famiglie e darli in affido retribuito ad amici e conoscenti, ore e ore di `lavaggi del cervello´ durante le sedute di psicoterapia e falsi ricordi di abusi sessuali ingenerati nei bimbi con gli elettrodi, terapeuti travestiti da personaggi `cattivi´ delle fiabe per raffigurare i genitori intenti a far loro del male, bambini affidati a titolari di sexy shop e a persone con problematiche psichiche e figli suicidi e due stupri accertati nelle famiglie affidatarie e in comunità. Il tutto per mettere in piedi un business illecito da centinaia di migliaia di euro. È raccapricciante quanto sta emergendo dall’inchiesta `Angeli e Demoni´ sulla rete dei servizi sociali della Val D’Enza e che coinvolge politici, medici, assistenti sociali e liberi professionisti». Lo afferma la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. «Sono agghiacciata – prosegue – dall’idea che a sfruttare i minori siano stati proprio coloro che, per lavoro e missione, avrebbero dovuto difenderli per primi. Grazie di cuore alle Forze dell’Ordine e agli inquirenti che hanno portato alla luce questo quadro ripugnante. Se i fatti dovessero essere confermati, chiediamo pene esemplari. Bisogna stroncare l’orrore dei bambini tolti alle famiglie per farci sopra business e arricchire i soliti circuiti dell’accoglienza: chi sfrutta i più piccoli deve marcire in galera».
Il ministro Fontana
«Quanto sta emergendo dall’inchiesta`Angeli e Demoni´ è di una gravità inaudita. Grazie ai Carabinieri e agli inquirenti per il loro lavoro. D’intesa con i gruppi Lega ci siamo già attivati per istituire una commissione d’inchiesta sulle comunità familiari che accolgono minori. Nei confronti dei bambini deve essere garantita la massima trasparenza e ogni forma di tutela». Così il ministro per la Famiglia e le Disabilità, con delega alla tutela minori, Lorenzo Fontana.
Morrone (Lega): «Bonafede sostenga Fontana»
«I particolari che emergono dall’inchiesta “Angeli e demoni” fanno orrore. Chiedo al ministro Bonafede di sostenere la proposta di legge Lega, elaborata d’intesa col ministro Fontana, per l’istituzione della commissione di inchiesta sulle comunità familiari che accolgono minori». Così il sottosegretario alla Giustizia Jacopo Morrone, per il quale è’ «doveroso che il ministero della Giustizia dia un fattivo contributo su questo tema, mettendo al primo posto la necessità per i minori di crescere nella propria famiglia d’origine, al centro della nostra iniziativa normativa. L’allontanamento dalla famiglia di origine deve sempre essere una extrema ratio».
«Quadro inquietante»
«Il quadro delineato dalle indagini che hanno portato agli arresti domiciliari il sindaco di Bibbiano è davvero inquietante. Una situazione che, purtroppo, sembra ricalcare in parte ciò che accadde a Modena anni fa e che recentemente è stato portato a galla da un’inchiesta giornalistica». E dunque Raffaella Sensoli, consigliera regionale del M5s, dice che «la Regione non può far finta di
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https://corrieredibologna.corriere.it/bologna/cronaca/19_giugno_27/reggio-emilia-scosse-elettriche-bambini-affidi-illeciti-m5s-attacca-pd-cd41e96c-98cb-11e9-a179-975f29b0e2d3.shtml
Ce lo chiede l’Europa (perché?)
Come è noto, all’indomani del voto europeo la Commissione Europea ha raccomandato l’apertura di una procedura di infrazione ai sensi dell’art. 126 del Trattato di Maastricht a carico del nostro Paese, per non avere rispettato l’impegno di ridurre il debito pubblico. Qualora attivata, la procedura comporterebbe una multa fino allo 0,5% del PIL e il congelamento dei fondi strutturali e dei prestiti della Banca europea degli investimenti, con conseguenze molto pesanti per la nostra economia.
Il 6 giugno scorso il Consiglio dell’Unione Europea ha indirizzato al nostro governo un elenco di raccomandazioni per non incorrere nelle sanzioni. Le misure di «risanamento» caldeggiate nel documento, consultabile qui in italiano, non fanno che riproporre lo stanco copione dell’austerità fiscale: dalla diminuzione della spesa a deficit (cioè i servizi ai cittadini e le commesse pubbliche ai privati) all’aumento delle tasse sulla proprietà (cioè sulla casa) e sui consumi (cioè l’IVA), fino all’evergreen di tagliare le pensioni d’anzianità.
La questione che qui più interessa è quella sollevata al punto 11 dell’analisi di contesto e al punto 1 delle raccomandazioni dove, dopo avere elogiato il nostro Paese… per l’introduzione della fattura elettronica, i consiglieri si dicono preoccupati per il presunto uso eccessivo del denaro contante in Italia. Scrivono:
Negli ultimi anni… sono stati innalzati i limiti legali per i pagamenti in contanti, misura che potrebbe scoraggiare l’uso dei pagamenti elettronici, la cui promozione, invece, potrebbe incentivare l’emissione di fatture e scontrini fiscali, migliorando
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http://denarolibero.org/ce-lo-chiede-leuropa-perche/
SEAWATCH, L’OBIETTIVO DELL’ONG È DISTRUGGERE L’ITALIA SU MANDATO DEI SOROS
28 giugno 2019
E le ong lavorano per il ‘capitale’, non è un caso siano finanziate da multinazionali e speculatori. Come spiega Diego Fusaro, SeaWatch è in missione per ‘eliminare le frontiere’, che è poi il sogno degli speculatori:
Perché, diciamolo chiaramente, le multinazionali hanno un solo problema, un unico ostacolo che si frappone tra loro e un futuro fatto di megacorporazioni che controllano il mondo: gli Stati nazionali.
L’unica forma statuale che garantisce la libertà dei cittadini e la protezione dei loro diritti sociali e democratici. Né troppo piccoli per risultare nani da giardino irrilevanti, come sarebbe un’Europa alla ‘catalana’, né troppo grandi da minacciare l’identità.
E l’immigrazione – oltre alla propaganda Lgbt, non per caso le multinazionali sponsorizzano i Pride – è il fenomeno perfetto per abbattere gli stati attraverso la polverizzazione dei legami etnici: una volta che l’Europa sarà abitata da una
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ARTE MUSICA TEATRO CINEMA
Scoprire il labirinto con Ifigenia
Anni fa lo studioso George Steiner annunciava la morte della tragedia, con riferimento al genere letterario e alle sue regole; il tragico però continua a essere vivo fra noi e il mondo attuale torna alle forme antiche per interrogarsi. Nel suo nuovo progetto Ifigenia, liberata il regista Carmelo Rifici, in collaborazione con Angela Dematté (produzione LAC – Lugano) ci invita a un itinerario di problematizzazione sull’antico, alla scoperta di una voce per l’oggi, e la tragedia Ifigenia in Aulide di Euripide è uno dei pre-testi per indagare il tema della violenza.
Una rinnovata forma di “teatro didascalico” in senso brechtiano, oppure il regista intende ricreare il clima di condivisione della polis ateniese raccolta a teatro? Senz’altro Rifici muove dalla necessità di un dialogo con la comunità, attraverso uno scavo profondo e generoso che attinge agli archetipi, passando per la riflessione filosofica (Eraclito, Platone, Nietzsche) e antropologico-religiosa (René Girard, Giuseppe Fornari, Antico e Nuovo Testamento), una folla di suggestioni e riferimenti talvolta ridondanti. Ma alla foga del pensiero indagatore non si comanda, non si possono imporre fili rigorosi e lineari. Lo sforzo ermeneutico procede infatti per tentativi, mentre domande ingombranti restano senza risposta, il pensiero si blocca in vicoli ciechi e la speranza di soluzioni luminose resta assai flebile.
Gli arredi della scena (Margherita Palli) riproducono la sala prove di un teatro (microfoni, strumentazione tecnica audio-video e musica dal vivo con Zeno Gabaglio). Un’enorme libreria a muro rivelerà indizi di un’altra epoca (idoli e maschere) e infine un grande schermo avrà il duplice scopo di svelare in presa diretta ciò che avviene nel retro e di suggerire visivamente temi ricorrenti (Dimitrios Statiris).
Ciò che vedremo si presenta come “prova” di una messinscena, dunque: interruzioni, consigli del regista, commenti degli attori e continuo distanziamento dai propri personaggi. L’artificio metateatrale non ha le complessità pirandelliane, ma è condotto con leggerezza dal Regista (Tindaro Granata), credibile nel suo timido imbarazzo di fronte al pubblico, forse troppo gentile con gli attori, inquieto e dubbioso sull’esito dell’esperimento. Al suo fianco, la Drammaturga (Mariangela Granelli) espone alla troupe e al pubblico i grumi problematici, talvolta con eccesso di zelo. Rifici ha voluto condividere con il pubblico l’atmosfera del “fare teatro” e mette in discussione quel linguaggio: non basta più la recitazione di un testo, occorre andare oltre, trovare nuovi codici di lettura.
La tragedia euripidea desta tematiche universali: guerra, affetti e Real Politik, comando e invidia, eroismo e innocenza, religione e sangue. Siamo agli antefatti della guerra di Troia: i Greci sono accampati in Aulide e l’intera spedizione è compromessa perché la partenza è ostacolata dalla bonaccia. L’indovino Calcante rivela che per placare gli dèi avversi occorre il sacrificio di una vittima: Ifigenia, la figlia primogenita del capo Agamennone. Lacerato dal dilemma di padre e comandante, egli fa chiamare la figlia con il pretesto delle nozze con il glorioso Achille.
Rifici espunge la figura di Achille, aggiunge quella di un Odisseo (Igor Horvat) ambiguo calcolatore e figura nietzschana che, sul crinale fra razionalità e follia, annuncia: «siamo i resti di un sogno di un dio che è già
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http://fascinointellettuali.larionews.com/scoprire-il-labirinto-con-ifigenia/
BELPAESE DA SALVARE
Sardegna, servitù militari nel mirino
Irene Masala on 27 giugno 2019
Le servitù militari della regione Sardegna, più del 60% di quelle nazionali, sono state oggetto della quarta Commissione di inchiesta Parlamentare sull’uranio impoverito. “Nulla sarà più come prima”, questa la conclusione del presidente della Commissione Gian Piero Scanu, esponente del Pd, “abbiamo visitato i poligoni di Quirra, Capo Frasca e Capo Teulada: il cammino della Sardegna verso l’emancipazione dalle servitù non si può fermare”. Non è la prima volta che si sentono pronunciare farsi come questa nel panorama politico sardo. Questa volta, però, un piccolo cambiamento ci sarà: “All’Inail, e non più al ministero della Difesa, la competenza su malattie e morti di militari per esposizione all’uranio impoverito”. La proposta di legge intende spostare su un ente terzo e autonomo, l’Inail, la competenza sulla valutazione dei rischi per la salute dei militari.
É tempo di dismettere i poligoni militari
«E’ un’esigenza politica forte la predisposizione di un addendum al Patto per la Sardegna che scriva il piano per la progressiva diminuzione delle aree soggette a vincoli militari e la totale dismissione dei poligoni, nonché determini la compensazione
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https://www.ilfarosulmondo.it/sardegna-servitu-militari-nel-mirino/
CONFLITTI GEOPOLITICI
Chomsky spiega l’ostilità degli Usa verso l’Iran
Salvo Ardizzone on 12 giugno 2019
Noam Chomsky, il noto storico e filosofo americano, spiega che gli Usa sono ostili verso l’Iran perché non possono accettare uno stato indipendente in Medio Oriente. In un’intervista, Chomsky ha dichiarato che l’establishment e i media Usa considerano la Repubblica Islamica il Paese più pericoloso del pianeta perché sostiene i movimenti della Resistenza come Hezbollah e Hamas.
Secondo la narrazione bugiarda di Washington, l’Iran è una doppia minaccia, perché sarebbe il principale sostenitore del terrorismo e i suoi programmi nucleari costituirebbero una minaccia esiziale per Israele, una minaccia talmente grave da aver costretto gli Usa a posizionare un sistema antimissile sui confini russi per proteggere l’Europa dalle (inesistenti) testate nucleari iraniane, malgrado non si comprenda come e perché la leadership della Repubblica Islamica avrebbe dovuto lanciare un simile attacco, dando agli Usa l’opportunità d’incenerirla un attimo dopo.
Chomsky ha denunciato la mistificazione statunitense, affermando che nella realtà il cosiddetto sostegno iraniano al terrorismo si traduce nel supporto dato a Hezbollah, il cui crimine principale è di essere il solo deterrente contro un’altra rovinosa invasione israeliana del Libano, e ad Hamas, colpevole di aver vinto una libera elezione nella Striscia di Gaza, un crimine che ha suscitato immediate e severe sanzioni, oltre ad aver portato gli Usa a tramare per scalzarla dal governo della Striscia.
Lo storico ha continuato affermando che le colpe principali per cui Hezbollah e Hamas sono considerate organizzazioni terroristiche dagli Stati Uniti, risiedono nella loro ferma opposizione all’espansionismo aggressivo del regime israeliano; i sionisti hanno sempre aspirato al Grande Israele, o Terra Promessa, che secondo Theodor Herzl si sarebbe dovuto estendere dal Nilo all’Eufrate, da buona parte della Turchia alla Penisola Arabica. Se non ci fossero stati i movimenti di Resistenza come Hezbollah o Hamas, i sionisti si sarebbero impadroniti di gran parte del Medio Oriente.
Riagganciandosi a questo, Chomsky ha spiegato che l’inconciliabile ostilità di Usa e Israele nei confronti dell’Iran sta nel fatto che essi non possono tollerare una potenza indipendente in una regione che essi pretendono di dominare. Per questo la Repubblica Islamica non può essere perdonata per aver rovesciato il regime dittatoriale insediato da Washington nel 1953.
Lo studioso americano ricorda che allora un colpo di Stato ordinato dagli Usa e messo in atto dalla Cia ha rovesciato Mohammad Mossadeq, il Primo Ministro iraniano colpevole agli occhi dell’Occidente di voler nazionalizzare le risorse petrolifere dell’Iran e usarle per far progredire il Paese. Una colpa grave che ha spinto l’Inghilterra (allora padrona di quel petrolio) a chiedere l’aiuto degli Stati Uniti che diedero il via all’Operazione Ajax, ufficialmente ammessa dalla Cia 60 anni dopo; fu la fine della prima esperienza democratica in Iran e l’inizio del risentimento del Popolo iraniano verso le ingerenze americane.
Ma gli Usa non si limitarono a questo, Chomsky ricorda che per 26 anni Washington ha sostenuto Reza Pahlavi, un brutale dittatore che regnava torturando e uccidendo ogni oppositore grazie alla Savak, la sua polizia segreta. Tuttavia, malgrado il costante appoggio degli Stati Uniti e di tutto l’Occidente al regime sanguinario, nel 1979 il Popolo iraniano, sotto la guida dell’Ayatollah Khomeini, è riuscito a far crollare il potere dei Pahlavi.
Nel descrivere la costante ostilità statunitense verso l’Iran, lo storico americano ha
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https://www.ilfarosulmondo.it/chomsky-ostilita-usa-verso-iran/
CULTURA
IL CANONE DI BOLAÑO. Spirito e corpo della fantascienza
Pubblicato il 18 Settembre 2018 ·di Alessandro Fambrini
Adelphi non è nuova in assoluto alla fantascienza: ricordiamo anni fa (1997) l’inclusione di un classico del genere scaturito dal serbatoio caotico e vitale del pulp, il romanzo Cristalli sognanti di Theodore Sturgeon, uno dei pochi passaggi della patinata casa editrice milanese a un regime proletario. E ancora prima: c’erano state le distopie di Guido Morselli e le fantasmagorie allucinate di Stelio Mattioni e J. Rodolfo Wilcock, la archeofantascienza del Viaggio sotterraneo di Niels Klim di Ludvig Holberg, la protofantascienza de La nube purpurea di Matthew P. Shiel e la parafantascienza della trilogia Lontano dal pianeta silenzioso – Perelandra – Quell’orribile forza di C. S. Lewis, e poi le utopie di Samuel Butler e René Daumal, oltre a molto fantasy, anche incrociato con l’horror, da Tolkien a Mervyn Peake, da Shirley Jackson a Meyrink. Senza dimenticare che, risalendo alle origini dell’attività della casa editrice, al primo numero della “Biblioteca Adelphi”, ci s’imbatte in un classico del fantastico novecentesco, L’altra parte di Alfred Kubin.
Ora, tuttavia, esce Lo spirito della fantascienza di Roberto Bolaño, ed è la prima volta che il sostantivo “fantascienza” campeggia in copertina, e anzi è in assoluto una delle prime volte in Italia che il termine si presenta nel titolo stesso di un romanzo (ricordiamo, ormai quasi una ventina di anni fa, Il venditore di libri usati di fantascienza di Romolo Bugaro; qualche anno prima c’era stato il metonimico Le copertine di Urania di Michele Mari, ma quello era solo un racconto), a sancirne non solo e non tanto l’appartenenza, quanto l’affermazione di uno statuto oggettivo, di una categoria della letteratura e della realtà, nonché a esprimere una volontà di riflessione sul genere, a dichiarare il suo incasellamento in una dimensione fondativa, costitutiva dello spirito. Lo spirito della fantascienza, appunto.
Tutto questo mentre “la parola fantascienza [è] ormai scomparsa da tempo dalle copertine dei libri” (http://www.fantascienza.com/18928/gli-oscar-riportano-la-fantascienza-in-libreria, 16 maggio 2014): ma il romanzo di Bolaño, che risale agli anni Ottanta e, rimasto per decenni tra le sue carte, è stato pubblicato solo nel 2016, non indica certo un’inversione di tendenza. Accenna, semmai, a una direzione utopica, o se non a quella di un’utopia almeno di un idillio, a un mondo di possibilità irrealizzate in cui la fantascienza è un’entità definita e il suo ampio paradigma ha consistenza di realtà, a differenza di oggi in cui i suoi stilemi sono diffusi ovunque e contaminano di sé un campo culturale molto ampio, fino a renderne vaga e irriconoscibile la matrice. In questo Bolaño, invece, la fantascienza è proprio fantascienza, fatta di scrittori targati, chiamati con il loro nome e anzi chiamati in causa direttamente, attraverso le lettere che Jan Schrella, personaggio un po’ dissociato e un po’ folle, proiezione dell’autore (e anzi alla fine del romanzo smascherato come suo alter ego) scrive loro, invitandoli a improbabili confronti, ad assunzioni di responsabilità, a chiamate in correo in cui la loro opera diviene specchio in cui si confrontano le sue azioni e la sua percezione del mondo.
La fantascienza di questo romanzo, in effetti, non è fantascienza (se non indirettamente, come riflesso di un riflesso: il riflesso dei racconti di fantascienza scritti da uno Jan ragazzino e che il suo professore di letteratura, “un uomo in buona fede, innamorato selvaggiamente di Scott Fitzgerald e in modo più tranquillo della Repubblica delle Lettere”, liquida con un’alzata di spalle, esclamando mestamente: “Caro Jan, spero che tu non stia fumando”), ma ciò che il titolo puntualizza: ancora una volta, lo spirito della fantascienza, il senso di una realtà fluida, soggetta a cambiamenti, pervasa da un dinamismo che mette in relazione le leggi della fisica con i moti della psiche umana. Il tutto
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https://www.carmillaonline.com/2018/09/18/il-canone-di-bolano-spirito-e-corpo-della-fantascienza/
CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE
Per gli scienziati della comunicazione il termine gatekeeping indica l’omissione selettiva delle notizie da parte di un organo di stampa o di un’autorità politica, per influenzare l’opinione pubblica.
Il primo a scriverne fu il ricercatore David Manning White nel saggio The Gatekeeper: A Case Study in the Selection of News(1950). Utilizzando categorie a noi più vicine, il gatekeeping così inteso è uno spin di tipo passivo – dove cioè lo spin doctor non fabbrica le notizie, ma le omette – e anticipa la fattispecie della «falsa sineddoche» introdotta da Vladimiro Giacché ne La fabbrica del falso. Lì si osservava come la manipolazione del pubblico non scaturisca tanto dalla mancata informazione, quanto piuttosto dalla sua propensione a interpretare la totalità dell’evento relato sulla base delle informazioni selezionate dal gatekeeper. Come nella figura retorica della sineddoche, la parte diventa così il tutto e lo deforma per adattarlo ai significati di chi l’ha estrapolata. A chiosa di quella intuizione, scrivevo ne La crisi narrata:
poiché il lettore… tenderà a riempire gli spazi vuoti tra gli episodi narrati per ricostruire interiormente una visione dell’oggetto intero che replichi quegli input informativi istintivamente assunti come rappresentativi, la disonestà del narratore non risiede tanto nella reticenza o nei giudizi quanto nella sottintesa promessa di offrire un campionario di rappresentazioni proporzionalmente fedele alla realtà.
Negli ultimi anni si è diffusa una seconda accezione del termine, piuttosto lontana dall’originale, in cui l’elemento da trattenere non è più l’informazione bensì la sua possibilità di sortire gli effetti per i quali è stata concepita e diffusa. Ciò avviene segregandone i messaggi in un «recinto» (gate) dialettico e affidandoli alla sorveglianza di un «guardiano» (gatekeeper) che, allo scopo, si intitola il discorso da contenere facendosene leader, portavoce, finanziatore, ispiratore, teorico ecc. Egemonizzata la dialettica a sé ostile, il gatekeeper può così dettarne i contenuti e sterilizzarne gli esiti, ad esempio politici, censurarli o asservirli a scopi diversi da quelli originali, in certi casi opposti. Il gatekeeping così inteso può ricondursi a due momenti o requisiti più uno: intitolazione + segregazione (+ perversione).
La tecnica pubblicitaria offre numerosi esempi. In uno spot di qualche anno fa si reclamizzava un marchio di biscotti raccontando per immagini l’esistenza felice di una famiglia presso un vecchio mulino immerso nella campagna. La trama rispecchiava il desiderio del pubblico di consumare cibi genuini nella cornice rassicurante di manifatture artigiane, affetti famigliari e paesaggi incontaminati. Dovrebbe perciò strabiliare che il suo scopo era invece quello di promuovere… prodotti industriali fabbricati in serie in qualche grigio capannone di periferia, con conservanti e additivi certamente estranei a ogni canone di «tradizione». I registi prima blandivano i destinatari mettendone empaticamente in scena i bisogni, poi, conquistata la loro fiducia, accreditatisi cioè come titolari e interpreti credibili di quei bisogni (intitolazione), li indirizzavano verso la loro negazione (perversione). Lo spot tracciava il «recinto» dentro cui si catturava (segregazione) un discorso che, qualora libero di svilupparsi, avrebbe minato gli interessi della committenza. Intitolandoselo ne sfruttava invece la seduzione per promuovere quegli interessi.
Il cinema di Hollywood è un altro, mastodontico, laboratorio di gatekeeping nella misura in cui si presta alla rappresentazione (intitolazione) dei mali della società occidentale e nordamericana – corruzione, collusione dei poteri pubblici con organizzazioni private e criminali, militarismo, terrorismo, mercificazione e tecnicizzazione della vita umana, deindustrializzazione, violenza, degrado, esclusione sociale ecc. – per soffocare in fasce la denuncia e le eventuali contromisure politiche del pubblico (segregazione). In che modo? Includendo nella finzione cinematografica gli «anticorpi» che sconfiggono quei mali e attribuendo loro il lieto fine della trama: un manipolo di (super)eroi senza paura, funzionari e soldati integerrimi, la «parte sana» della società, un cattivo che si pente ecc. sì da coltivare nello spettatore la percezione di una civiltà nonostante tutto in grado di emendare se stessa o, ancora più a monte, di stigmatizzare ed espiare in pubblico le proprie vergogne.
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Nelle vicende politiche è plausibile che il gatekeeping sia sempre esistito, in qualche forma. Giuseppe Tomasi di Lampedusa faceva dire a un suo personaggio che «se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi», che cioè chi ha interesse a mantenere lo status quo deve intitolarsi le istanze del cambiamento per portarle su un binario morto e, possibilmente, arruolarne i fautori contro ogni tentativo di cambiamento reale. È in democrazia che il gatekeeping trova il suo terreno ideale perché lì, non potendosi reprimere l’espressione delle idee, chi ne è minacciato non può che farle sue per attenuarle, screditarle o dirottarle secondo il proprio vantaggio. Non è però un investimento inutile, né eccessivo. Calatosi tra le fila dei suoi antagonisti, il gatekeeper li assimila e li lega a sé tessendo una rete di obbligazioni reali e morali che rendono difficile, quando non impossibile, la sua identificazione nel campo ostile e, quindi, anche una schietta contrapposizione di interessi, ad esempio di classe. Ecco il vantaggio: che il gatekeeping scombina la dialettica amico-nemico e la intorbidisce non solo perché poggia in definizione sul travestimento, ma più ancora perché, nel propagarlo a cascata, fa sì che i kept diventino keeper e mettano il loro zelo a sorvegliare il recinto. Sarebbe perciò fuorviante parlare di buona o cattiva fede.
Può anzi darsi una lettura spersonalizzata del fenomeno e riconoscervi il sistema immunitario di un investimento sociale che va difeso non tanto dai suoi nemici, ma prima dai suoi fallimenti. Perché le strategie di questa risposta rivelano il vizio fondamentale, il nucleo molle di un ordine sociale che dichiara di reggersi sul libero incontro di domanda e offerta – di prodotti e servizi, ma anche di idee, di proposte politiche – che nella pratica premia però chi rappresentaempaticamente i bisogni e non chi li soddisfa, chi narra i problemi e non chi li risolve. Si spiega così la fitta coltre di simboli e di narrazioni, quasi sempre infantili, che opprimono la sedicente epoca del freddo dato scientifico e gli investimenti davvero abnormi che assorbono le succitate industrie cinematografica e pubblicitaria, per tacere di quella dell’«opinione» giornalistica. Sul palcoscenico di questo baraccone perenne si mimano i bisogni materiali e spirituali degli uomini per esorcizzare la loro negazione. È la «société du spectacle» di Guy Debord dove «le consommateur réel devient consommateur d’illusions».
La strategia funziona? Ni. Riprendendo una formula antica, il gatekeeping reincarna i circences che scaldano il tifo delle masse, lo polarizzano e lo indirizzano verso fini reconditi sotto insegne manifeste. Per essere efficace il suo
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http://ilpedante.org/post/gatekeeping
25 aprile, 2019
DIRITTI UMANI – IMMIGRAZIONI
VELIERO CARICO DI CLANDESTINI RESPINTO IN GRECIA PER LA PRIMA VOLTA
ella giornata di ieri brillante operazione della GdF che è riuscita, a memoria per la prima volta, ad individuare un veliero carico di clandestini partito dalla Turchia e diretto in Italia, prima che entrasse in acque di nostra competenza:
È molto complicato individuare una barca a vela di clandestini, distinguendola da una normale, soprattutto in questo periodo dell’anno.
A bordo c’erano 75 clandestini. La segnalazione è stata girata alla guardia costiera greca
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https://voxnews.info/2019/06/28/veliero-carico-di-clandestini-respinto-in-grecia-per-la-prima-volta/
FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI
Leggiamo spesso che dalla società cashless non si torna indietro, perché i benefici di un’economia senza contanti sono così evidenti da non far rimpiangere le vecchie banconote. Leggiamo anche che la Svezia, dove quasi nessun negozio e nessuna banca accettano più contanti, ne sarebbe la dimostrazione vivente.
Un’inchiesta recentemente pubblicata da Amelia Lucas su Pulitzer Center ci informa che le cose non stanno proprio così. Se nel 2014 il 24% degli svedesi si dichiarava contrario all’abolizione delle transazioni in contanti, nel 2016 la percentuale era già salita al 31%. Nel frattempo alcuni cittadini si sono organizzati per premere sul governo nazionale affinché vari una legge che obblighi banche ed esercizi commerciali ad accettare il contante.
Se nel 2014 il 24% degli svedesi si dichiarava contrario all’abolizione delle transazioni in contanti, nel 2016 la percentuale era già salita al 31%.
I più renitenti alla moneta elettronica sarebbero gli anziani e coloro che vivono nelle
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http://denarolibero.org/gli-svedesi-ci-ripensano/
GIUSTIZIA E NORME
21 giugno 2019
Le novità sono due: la prima, più rilevante, che una procura della Repubblica ha aperto un’indagine su quel che succede al Consiglio superiore della magistratura, allorquando si dedica alle nomine; la seconda che di nomine ne hanno fatto molte, perché il governo (Renzi) decise di abbassare l’età pensionabile dei magistrati (uno sport nazionale, senza far troppa attenzione ai conti, che pure un certo peso lo hanno). Che le nomine siano fatte usando la bussola degli interessi politici e sindacali, invece, lo sapevamo già. Da molti anni.
Naturalmente non è un buon motivo per rassegnarsi e tollerarlo. Il fatto che un esponente politico della sinistra (l’onorevole Lotti, del Pd) se ne occupasse, attivamente e impropriamente, con una maggioranza di destra nel Consiglio, come il fatto che si dimetta il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, esponente di una corrente semmai di destra, non compensa, ma peggiora le cose. Se questi comportamenti prefigurano un reato non tocca a noi dirlo, ma alla giustizia. Per quanto paradossale sia, non vi è altra strada
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http://www.davidegiacalone.it/giustizia/csm-lo-sconcio-e-luscita/
LAVORO PENSIONI DIRITTI SOCIALI
Perché la CGIL gira a braccetto con Confindustria e i poteri forti?
26 giugno 2019
Le penne che animano gli scritti di questo portale nutrono seri dubbi circa le azioni intraprese dalla CGIL, principale sigla sindacale italiana e dal suo nuovo leader Maurizio Landini.
Chi legge sovente Elzeviro avrà certamente notato il nostro astio verso il tradimento di quella corrente ideologica ormai conosciuta come “sinistra fucsia”. Attraverso numerosi scritti abbiamo cercato di comprendere la trasformazione antropologica di un movimento che, affondando le sue radici in Gramsci e Turati, si trova ora incredibilmente a tessere le lodi di personaggi come Juncker, Zuckerberg e perfino Soros.
Esiste in effetti una ragione credibile, quanto terra terra, per spiegare un simile voltafaccia, ovvero la tutela dell’interesse di categoria.
i suoi esponenti ed i suoi elettori, sono lo specchio di quella parte di Paese che ha agitato le piazze insieme agli operai fintantoché non si è collocata in una buona posizione sociale. Portafoglio pieno e amicizie bancarie e assicurative hanno cosi fatto cambiare l’indirizzo delle loro preferenze politiche: da socialisti a liberisti. Per quanto possa sembrare del tutto incoerente, per non dire ipocrita, rinnegare le proprie idee semplicemente in funzione di un arricchimento personale, tale scelta appare del tutto umana e giustificabile.
Il quesito a cui invece non riusciamo proprio a rispondere riguarda il perché un simile voltafaccia sia stato fatto proprio anche dai principali sindacati italiani.
In un recente nostro articolo avevamo già fatto notare come fosse piuttosto bizzarro che la CGIL avesse redatto insieme a Confindustria un documento in difesa dell’Unione europea sorta dal Trattato di Maastricht e dal Trattato di Lisbona. Sarà forse sfuggito a Landini che dal 1992, anno in cui fu sottoscritto Maastricht, la disoccupazione in Italia è raddoppiata, i salari sono diminuiti, mentre le tutele contrattualistiche, conquistate dopo anni di lotte, si sono progressivamente deteriorate.
Si può perdonare a Landini il non aver compreso la correlazione tra la sottoscrizione dei parametri di Maastricht e il peggioramento delle condizioni del lavoro in Italia? Anche provando ad essere clementi rispetto a questa anomalia, continuiamo tuttavia ad imbatterci quotidianamente in episodi che gettano ombre sull’operato della CGIL. Per esempio, come si può’ spiegare l’assoluto rifiuto posto da questo sindacato rispetto alla proposta del Movimento 5 Stelle di introdurre un salario minimo, alla cifra di 9 euro all’ora?
Certo, l’introduzione di una simile normativa potrebbe avere effetti imprevisti e indesiderati sul lato dell’offerta, rischiando di comprometterne gli eventuali benefici. Tuttavia se il salario minimo fosse affiancato da una flat tax per le Piccole e Medie Imprese, come dovrebbe essere, i rischi dal lato dell’offerta verrebbero mitigati, se non annullati.
Sul salario minimo la CGIL non vuole però sentire ragioni
e decide di schierarsi, ancora una volta, dallo stesso lato di Confindustria. Passiamo oltre. La CGIL ha infatti dato sfoggio della sua metamorfosi ideologica anche durante la Giornata mondiale dei rifugiati. Il video pubblicato sul tema dalla pagina Twitter del sindacato è un surrogato di quello che si può definire come razzismo all’incontrario.
Una vecchia signora bianca, dall’aria contrita, intende rappresentare lo
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Lavoratori abbandonati: il patto tra sindacati e Confindustria per avere più Europa
9 Maggio 2019
Nel recente marasma mediatico è passata sotto silenzio una notizia curiosa, ovvero l’improbabile alleanza tra sindacati e Confindustria, concretizzata con la redazione di un “Appello per l’Europa“.
Bisogna ammettere che il clero massmediatico ce la sta mettendo tutta per incanalare l’attenzione su argomenti del tutto irrilevanti ai fini del futuro dei cittadini italiani.
La piaga della disoccupazione continua ad essere dilagante?
Meglio occuparsi dei dieci metri quadri comprati regolarmente da una casa editrice ritenuta minacciosamente sovversiva. L’emorragia dei cervelli italiani all’estero continua senza sosta? Una manifestazione di qualche centinaio di presunti nostalgici nella periferia romana può sicuramente far dimenticare questo fastidioso problema. La denatalità cronica ci obbliga a pensare alla migrazione in ottica di sostituzione della forza lavoro autoctona? Il caso Siri può farvi tornare a dormire sogni tranquilli.
In questo modo i media mainstream hanno compiuto la loro missione principale in vista delle elezioni: distogliere l’attenzione dei cittadini da temi fondamentali per il loro futuro, distraendoli con facete e circensi vicende gossippare.
Solo così in effetti è possibile nascondere sotto al tappeto quelle alleanze che mai ti aspetteresti e che farebbero gridare vendetta in maniera trasversale dall’operaio di fabbrica, fino all’impiegato d’azienda.
Risulta infatti che i rappresentanti delle principali sigle sindacali italiane
ovvero CIGL, CISL e UIL si siano incontrati con gli omologhi di Confindustria. Fino a qui nulla di male. Avranno sicuramente avuto modo di discutere, per esempio, su come poter conciliare una norma come il Fiscal Compact con la necessità dello Stato di investire in ricerca e sviluppo. E invece niente di tutto questo. Sindacati e Confindustria hanno usato le loro teste pensanti per redigere un documento dal titolo “Appello per l’Europa“. Il fatto davvero incomprensibile è che non si tratta di un coraggioso compendio di suggerimenti volti a riformare
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PANORAMA INTERNAZIONALE
di Giulio Meotti
26 giugno 2019
Pezzo in lingua originale inglese: The Suicide of France
Traduzioni di Angelita La Spada
- La “francesità” sta scomparendo e viene sostituita da una sorta di balcanizzazione delle enclave che non comunicano tra loro (…) questo non è l’ideale.
- Più le élite francesi con i loro redditi disponibili e il tempo libero culturale si chiudono nelle loro enclave, minore è la probabilità che comprenderanno l’impatto quotidiano della fallita immigrazione di massa e del multiculturalismo.
- “Le classi agiate ‘boboizzate’ [borghesi-bohémien]” e globalizzate stanno riempiendo le “nuove cittadelle” – come nella Francia medievale – e votano in massa per Macron. Hanno sviluppato “un unico modo di parlare e pensare (…) che permette alle classi dominanti di sostituire la realtà di una nazione soggetta a gravi condizioni di stress e a tensioni con la favola di una società gentile e accogliente.” – Christophe Guilluy, Twilight of the Elites,Yale University Press, 2019.
Il recente movimento dei cosiddetti “gilet gialli”, i cui manifestanti hanno protestato per mesi ogni sabato a Parigi, è un simbolo della divisione esistente tra la classe operaia francese e i progressisti imborghesiti.
“Per quanto riguarda la Francia nel 2019, non si può negare che sta per verificarsi una trasformazione epocale e pericolosa, un ‘Grande Cambiamento'”, ha osservato il fondatore e presidente del Jean-Jacques Rousseau Institute, Michel Gurfinkiel, il quale è addolorato per “la fine della Francia come paese distinto, o almeno come nazione occidentale giudaico-cristiana che fino ad oggi era considerata essere”. Una recente cover story del settimanale Le Point l’ha definito “il grande sconvolgimento“.
Cambiamento o sconvolgimento, i giorni della Francia come la conosciamo sono contati: la società ha perso il proprio centro culturale di gravità. Il vecchio modo di vivere sta tramontando ed è prossimo alla “estinzione“. La “francesità” sta scomparendo e viene sostituita da una sorta di balcanizzazione delle enclave che non comunicano tra loro. Per il paese più colpito dal fondamentalismo islamico e dal terrorismo, questo non è l’ideale.
Il cambiamento francese sta inoltre diventando geografico. La Francia appare ora divisa tra “i ghetti dei ricchi” e “i ghetti dei poveri”, secondo un’analisi della mappa elettorale del più grande quotidiano francese, Le Monde. “Nel settore più povero, 6 famiglie su 10 appena insediate hanno una persona nata all’estero”, osserva Le Monde. Una sorta di abisso ora separa la Francia periferica – piccole città, sobborghi e aree rurali – dalle metropoli globalizzate dei “borghesi bohémien” o “bobo”. Più le élite francesi con i loro redditi disponibili e il tempo libero culturale si chiudono nelle loro enclave, minore è la probabilità che comprenderanno l’impatto quotidiano della fallita immigrazione di massa e del multiculturalismo.
Un recente sondaggio europeo mostra queste “due France che non si incrociano né parlano tra di loro”, ha osservato Sylvain Crépon dell’Università di Tours, analizzando il successo di Rassemblement National, il partito di Marine Le Pen, alle elezioni europee. La Le Pen e il presidente Emmanuel Macron, i due vincitori delle consultazioni elettorali, parlano a gruppi sociali completamente diversi. Nelle banlieue parigine – come Aulnay-sous-Bois, Sevran, Villepinte e Seine-Saint-Denis – Rassemblement National, di estrema destra, ha avuto un vero e proprio boom. Nelle città, Marine Le Pen si è piazzata meno bene: è arrivata quinta a Parigi, terza a Lille e quarta a Lione. Secondo Crépon:
“Queste città saranno protette dal voto di Rassemblement National grazie alla loro strutturazione sociologica. Ciò dà credito al discorso populista che diagnostica una élite disconnessa. E questo avvalora l’idea di una linea di demarcazione sociologica, che non è completamente sbagliata”.
Da un lato di questa linea di demarcazione ci sono città come Dreux, che Valeurs Actuelles ha definito la “città che prefigura la Francia di domani”:
“Da un lato, una città regale, vestigia di una storia più che millenaria, dall’altro delle città incancrenite dai traffici [di droga] e dall’Islam. I borghesi residenti nel centro urbano votano per Macron, i ‘piccoli bianchi’ per la Le Pen”.
Dall’altro lato c’è Parigi. “Tutte le metropoli del mondo stanno affrontando lo stesso destino. È qui che arriva il flusso di ricchezza ed è qui che si crea l’alleanza tra i ‘vincitori della globalizzazione’ e i loro ‘servitori’, immigrati che sono venuti a servire i nuovi padroni del mondo, a badare ai loro figli, a consegnare loro le pizze o a lavorare nei loro ristoranti”, scrive l’illustre commentatore sociale Èric Zemmour in Le Figaro. Oramai, egli afferma, “Parigi è una città globale e non è affatto una città francese”.
Secondo Christophe Guilluy, uno dei più autorevoli autori francesi, “le classi agiate ‘boboizzate’ [borghesi-bohémien]” e globalizzate stanno riempiendo le “nuove cittadelle” – come nella Francia medievale – e votano in massa per Macron. Hanno sviluppato “un unico modo di parlare e pensare (…) che permette alle classi dominanti di sostituire la realtà di una nazione soggetta a gravi condizioni di stress e a tensioni con la favola di una società gentile e accogliente. Guilluy è stato criticato da alcuni media francesi per aver parlato di questa realtà.
Il recente movimento dei cosiddetti “gilet gialli”, i cui manifestanti hanno protestato per mesi ogni sabato a Parigi, è un simbolo della divisione esistente tra la classe operaia francese e i progressisti imborghesiti. Secondo Guilluy, è uno “shock culturale e sociale“. Questo shock, come spiega il filosofo francese Alain Finkielkraut, riguarda la “bruttura della Francia periferica e i suoi effetti sulla vita concreta, la tristezza di queste classi proletarie che non hanno perso soltanto un tenore di vita, ma anche un riferimento culturale”. In Francia, ora c’è una sensazione dilagante di “spodestamento“.
Rassemblement National di Marine Le Pen ha conquistato 200 mila voti in più del partito di Macron. La leader di RN ha vinto nelle aree depresse e deindustrializzare della Francia settentrionale, centro-meridionale e orientale, dove è nato il movimento dei gilet gialli.
“Da quando mi sono trasferito in Francia nel 2002, ho visto il paese compiere una rivoluzione culturale”, ha scritto di recente Simon Kuper nel Financial Times.
“Il Cattolicesimo si è quasi estinto (solo il 6 per cento dei francesi ora partecipa abitualmente alla messa), sebbene non così a fondo come il comunismo, la ‘chiesa’ rivale di vecchia data. La popolazione non bianca ha continuato a crescere”.
Macron, spiega Kuper, è il simbolo di “una nuova società individualizzata, globalizzata, irreligiosa”.
La fuga della Francia dal Cattolicesimo è così evidente che un libro fresco di stampa, L’archipel français: Naissance d’une nation multiple et divisée, del sondaggista Jerôme Fourquet, descrive il fallimento culturale della società francese
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https://it.gatestoneinstitute.org/14453/suicidio-della-francia
Un lettore ci segnala un articolo apparso sul blog The Beijinger a firma di Charles Liu, in cui si descrivono gli sviluppi del sistema di crediti sociali recentemente adottato dal governo cinese. Ogni cittadino cinese è titolare di un «punteggio sociale» simile a quello della patente a punti, il cui valore è decurtato nel caso in cui commetta crimini o si macchi di condotte socialmente deprecabili. Si cita ad esempio il caso di una giovane donna che in gennaio avrebbe fatto ritardare di alcuni minuti la partenza di un treno da Hefei infastidendo il capotreno. Da lì il governo ha varato una “lista nera” di cittadini interdetti dall’acquisto dei biglietti ferroviari.
Secondo quanto riporta il Sydeny Morning Herald, già nove milioni di cinesi non possono acquistare biglietti aerei e altri tre milioni sono esclusi dalle prime classi dei treni nazionali. Dal mese di maggio potrebbero essere introdotte nuove restrizioni a carico di chi ha un credito sociale basso, ad esempio nell’acquisto di immobili e persino nell’accesso a internet e ai ristoranti. Il
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http://denarolibero.org/prove-di-distopia-in-cina/
POLITICA
CONTRO IL POLITICAMENTE CORRETTO. LA DERIVA DELLA CIVILTÀ OCCIDENTALE
DI ENZO PENNETTA E ETTORE GOTTI TEDESCHI
Dott. Enzo Pennetta, Lei è autore con Ettore Gotti Tedeschi del libro Contro il politicamente corretto. La deriva della civiltà occidentale edito da Giubilei Regnani: quando e come nasce il concetto di politically correct?
La nascita del concetto di politicamente corretto risale agli anni ‘30 ma ha avuto poi una maggior diffusione sia dopo il 68 che negli anni 90. Inizialmente si trattava di evitare nel linguaggio termini che potessero risultare discriminatori e offensivi verso determinate categorie sociali, ma aldilà di queste origini quello che è interessante è stato lo sviluppo successivo del fenomeno che è poi quello che ci riguarda direttamente.
L’idea di contrastare dei comportamenti negativi modificando il linguaggio appariva interessante perché di facile attuazione ma di fatto spostava l’azione dall’educazione ad un comportamento rispettoso ad autentiche forme di censura del pensiero. Con il politicamente corretto però non era l’idea, per fare un esempio, di razzismo ad essere contrastata ma l’uso di particolari termini come la parola “negro”, cioè anziché cambiare il modo di pensare si puntava ad impedire che certi pensieri potessero essere espressi.
La pericolosità di questo modo di procedere è evidente, si passa da un’azione educativa ad una repressiva che però lascia intatto il problema che si vuole eliminare e semmai introduce una tendenza all’ipocrisia.
Per capire come la situazione si sia evoluta nel tempo e, restando al caso citato del razzismo, possiamo osservare che negli anni ad esempio si sono succeduti termini come “di colore” e “nero” che però possono anch’essi venire impiegati in modo dispregiativo perché quello che in effetti conta è il senso con il quale le parole sono pronunciate.
Per capire è ad esempio interessante un caso come quello dell’On. Boldrini che intendendo indicare in positivo gli immigrati coniò il termine “risorse” ha finito con l’ottenere l’effetto opposto di far impiegare in senso ironico il termine e trasformarlo in uno dei più pungenti epiteti verso gli immigrati stessi.
Cosa è politicamente corretto?
Per dirla con Nietzsche “Nessun pastore e un solo gregge! Tutti vogliono le stesse cose, tutti sono uguali: chi sente diversamente, se ne va da sé al manicomio”, con queste parole scritte in “Così parlò Zarathustra” il filosofo dipinse lo spirito di omologazione di un’umanità senza più Dio e con il miraggio irraggiungibile dell’oltre uomo. La mancanza di un riferimento di tipo religioso
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SCIENZE TECNOLOGIE
Macchine Intelligenti ed Evoluzione non deterministica
di Giorgio Forti – 25 novembre 2018
Sono oggi esistenti strumenti elettronici capaci di funzioni molto complesse, e sono in continuo sviluppo: permettono la costruzione di macchine dalle raffinate prestazioni, inclusa la simulazione di attività umane e persino di sentimenti umani. La costruzione di calcolatori sempre più veloci ha permesso di costruire strumenti sempre più complessi, che imparano ad imitare (Learning machines,[1]) sempre meglio il comportamento umano, anche per quel che riguarda l’espressione di sentimenti, senza però distinguere quelli buoni da quelli cattivi: non hanno dunque la capacità di costruirsi un’etica razionale e adottarla come criterio di comportamento morale.
L’utilizzazione dei calcolatori quantistici, ora allo studio in laboratori avanzati e che consentono di superare le limitazioni di velocità dei sistemi binari, consentirà probabilmente nuove realizzazioni di grande interesse pratico. Tuttavia di macchine si tratta, che eseguono programmi progettati e costruiti dai loro costruttori umani[2], dei quali rappresentano l’intelligenza a ciò applicata: comunque una piccola parte della loro intelligenza. Queste macchine non si possono quindi definire “intelligenza artificiale” come viene ormai correntemente fatto, se per intelligenza dobbiamo intendere la capacità di conoscenza sintetica-simbolica e di linguaggio sintetico-simbolico, in grado di comunicare a se stessi e ad altri membri della Specie i propri pensieri, sentimenti ed emozioni. Le macchine che agiscono eseguendo un programma, per quanto complesso, di azioni e/o comunicazioni di notizie, scritto in esse da esseri umani, non hanno una propria “intelligenza”. Per diventare realmente capaci di intelligenza creativa dovrebbero contenere nel loro programma elettronico la capacità di mutare, di variare sé stesse in modo autonomo, cioè mediante una variazione non programmata da esseri umani. La variazione dovrebbe avvenire nella macchina stessa, in momenti e modi imprevedibili dai costruttori umani. Infine, dovrebbe avere la capacità di duplicare sé stessa in modo fedele, dato che gli umani costruttori originali, non sarebbero più in grado di farlo, dopo avvenute alcune variazioni casuali. Si avrebbero così nuovi “individui” da cui inizierebbe una nuova discendenza: la discendenza di Homo sapiens, che avverrebbe in modo del tutto diverso da quello attualmente usato in natura per ogni animale o pianta: la riproduzione sessuale e la genetica mendeliana, con la ricombinazione genica e la duplicazione del DNA che contiene l’informazione genetica di tutte le funzioni dell’organismo vivente: tutte, compresa la riproduzione, compresa la acquisizione e comunicazione del sapere, dei sentimenti e dei desideri: che tutti, ora lo sappiamo, sono registrati in reti di neuroni che comunicano tra loro per sinapsi[3]. In linea di principio, questo potrebbe avvenire per modificazione in un punto essenziale della struttura della macchina la cui variazione (“mutazione”), mediante scelta casuale tra due o più alternative aventi ognuna una diversa e definita probabilità, crei una funzione diversa da quella preesistente. O, invece, causi la scomparsa di una funzione preesistente: se questa era indispensabileal funzionamento della macchina, la variazione determina la sua fine (morte?), a meno che possa essere riparata dal costruttore. Se la variazione avvenuta comporta un funzionamento diverso, con una nuova ma diversa funzione, la macchina è cambiata (“mutata”), e questo può essere compatibile con la sua persistenza nell’ambiente in cui è chiamata ad operare. O addirittura può funzionare meglio, con nuove possibilità prima impensate. Quel che è certo, è che a questo punto, dopo una o più variazioni, la macchina non è più una macchina, e sfugge al controllo dei suoi costruttori: ha una propria evoluzione nel tempo, non prevedibile, quindi libera. Siccome le variazioni di una struttura complessa che comunque deve essere capace di compiere lavoro utilizzando energia e conservare queste capacità, o addirittura accrescerle, sono eventi molto rari, essi sono formalizzabili con la statistica degli eventi rari. Non è impossibile che gli esperti di robotica arrivino a progettare e costruire una simile macchina, che però sfuggirebbe al loro controllo in tempi più o meno brevi, dipendenti dalla frequenza delle variazioni (mutazioni, per stare alla analogia con gli organismi intelligenti che conosciamo). Le conseguenze di simile evento potrebbero essere tragiche, se avvenissero p.e. in un drone lanciamissili, magari con testate nucleari. Si dovrebbe sperare che la macchina, oltre ad essere “intelligente”, sia anche dotata di capacità di pensiero etico, e sviluppasse un’etica compatibile con quella su cui si basa la sopravvivenza della specie umana e delle altre specie oggi adattate alla vita sulla Terra! Le caratteristiche di un nuovo essere intelligente, a partire da un progetto realizzato da esseri umani, potrebbero esser basate sul modello che attualmente osserviamo nei viventi comparsi circa 3,5- 4 miliardi di anni orsono, con l’evoluzione da un organismo primordiale (o da più organismi primordiali, una possibilità aperta, sulla base delle nostre attuali conoscenze), cioè le prime strutture capaci di autoduplicazione, per variazioni casuali, sottoposte poi alla selezione da parte dell’ambiente in cui è dato loro di “vivere”. Ciò di cui parlo sarebbe quindi un modo nuovo di continuazione della Storia della Vita sulla Terra, come si è evoluta secondo la attuale teoria dell’Evoluzione Biologica. Ne ho dato un brevissimo compendio in Nòema[4] (G.Forti-La Teoria dell’Evoluzione nella cultura moderna: evoluzione biologica ed evoluzione culturale). Ma ovviamente la si può leggere in libri scolastici destinati agli studenti delle Scuole Medie Superiori, e, meglio ancora, in testi universitari. La costruzione di simile struttura “intelligente” sarebbe la continuazione della creazione, questa volta a partire dal punto a cui si è arrivati nei nostri giorni: la nostra specie umana. Utilizzando però materiali diversi da quelli che oggi costituiscono i viventi e comprendono buona parte del Sistema Periodico degli Elementi di cui è fatto l’Universo, che sono oggi utilizzati per costruire tutte le cellule viventi conosciute ed attivare le loro funzioni. Indubbiamente, questo passo dell’evoluzione darwiniana sarebbe una tappa rivoluzionaria perché i “viventi” creati inizialmente da Homo sapiens sarebbero fatti dei materiali con cui si sono finora fabbricati gli strumenti elettronici, cioè una piccola parte degli atomi esistenti nell’Universo. E più rivoluzionario ancora sarebbe il sistema utilizzato per trasmettere l’informazione necessaria alla “eredità” dei nuovi organismi elettronici: algoritmi matematici inventati dagli esseri umani invece che i legami di idrogeno tra le basi nella doppia elica del DNA. Fantascienza? Certamente, finchè macchine intelligenti di questo tipo, cioè non più macchine ma persone intelligenti, siano effettivamente costruite! Nell’attesa, è chiaro che i robot capaci solo di eseguire programmi elettronici elaborati dagli umani che li hanno costruiti non possono essere considerati intelligenti. Inutile dire che questo non cambierebbe in modo significativo i rapporti tra le Scienze e le Religioni: la Creazione della Vita (e quella dell’Universo) potrebbe continuare ad essere rappresentata come nel Genesi, ovviamente interpretato non letteralmente, ma come il racconto di popoli primitivi che si esprimevano con il loro linguaggio ed immaginazione primitiva. Con la comparsa della Specie Homo sapiens è iniziata l’Evoluzione Culturale, grazie alla capacità di apprendimento individuale e di memorizzazione e comunicazione mediante il linguaggio sintetico-simbolico, ed essa procede a velocità molti ordini di grandezza superiore all’Evoluzione Biologica, che può procedere solo per eventi casuali selezionati dall’ambiente in base alla loro capacità di aumentare il tasso di riproduzione della specie, aumentandone la fitness, (adattamento all’ambiente). La “creazione” della nuova specie elettronica non sarebbe altro che la continuazione dell’Evoluzione darwiniana delle specie viventi. Le religioni potrebbero, a mio parere, tradurre in termini moderni i loro antichi racconti: colmare il divario che le ha separate dalle Scienze della Natura. Potrebbero così soddisfare l’esigenza culturale ed etica di spiegare ai loro fedeli cosa debbono credere, oggi (e nel futuro?), per considerarsi fedeli di una determinata religione. Nel caso del Giudeo-Cristianesimo, per me più familiare, e più in particolare in quello del Cattolicesimo, i fedeli dovrebbero esser informati di cosa significano in linguaggio moderno le parole del Credo di Nicea (che riassume la fede cattolica quale la Chiesa oggi la propone), per esempio l’espressione che afferma che il Figlio (Gesù Cristo) è sin da prima dell’inizio dei secoli “della stessa sostanza del Padre”. Infatti, per i Padri conciliari del Concilio di Nicea, nel 4° secolo, la parola tomista-aristotelica “sostanza” aveva un significato radicalmente diverso da quello che la stessa parola ha nella nostra cultura contemporanea, e viene usata sin dalle scuole medie inferiori per definire la materia di cui è fatto l’Universo, atomi e molecole, le stesse di cui sono fatti i viventi tutti, comprese le strutture del cervello ed il pensiero che consiste in sostanza nelle molecole organizzate nelle strutture di cui sono fatti i collegamenti (“sinapsi”) tra neuroni, le reti neuronali che si formano ad ogni acquisizione di conoscenza, ad ogni formazione di un desiderio o
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