NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI 22 AGOSTO 2019

https://versoilfutur.org/il-nuovo-feudolasimo-un-mondo-cladestino

NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI 22 AGOSTO 2019

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

La capacità principale del denaro è consentire alla gente che ne ha

di continuare a fruttar e opprimere quelli che non ne hanno.

(Ben Kingsley nel film “I signori della truffa”)

In: Suonala ancora Sam, Bompiani, 2001, pag. 296

 

http://www.dettiescritti.com/

https://www.facebook.com/Detti-e-Scritti-958631984255522/

 

Le opinioni degli autori citati possono non coincidere con la posizione del curatore della presente Rassegna.

 

Tutti i numeri dell’anno 2018 e 2019 della Rassegna sono disponibili sul sito www.dettiescritti.com 

 

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SOMMARIO

 

PREVISIONI DISASTROSE SULL’ITALIA DIMENTICATA DALL’UE  1

Bidonville tecnologiche in Italia centrale terremotata

IL NUOVO FEUDALESIMO: UN MONDO CLANDESTINO. 1

Con Trump o con l’Ue: la vera crisi di governo. 1

Un video inchioda Open Arms. Ha lasciato i migranti in mare? 1

RIFIUTARE UN APPUNTAMENTO A UN TRANS È “DISCRIMINAZIONE” 1

A reality television programme kicked off a debate about whether it’s discriminatory or transphobic to refuse to date a transsexual person

Cani 1

Sotto lo «scudo» missili nucleari Usa in Europa 1

Qual è il progetto di Israele in Argentina? 1

DALLA GERMANIA ANCORA UNA VOLTA VITTORIOSA. 1

La Germania mette lo zampino in Medio Oriente 1

L’invasione degli ultratabù. 1

Abis: in che mondo ci fa vivere l’élite, con il nostro consenso 1

L’America ci spia tutti, ma noi ci preoccupiamo solo degli hacker russi 1

QUALI POLITICHE PER L’IMMIGRAZIONE? 1

L’EPOCA DELLE ASIMMETRIE. 1

La Germania prepara investimenti anticrisi: un’indicazione utile all’Italia 1

SCIENZIATA ITALIANA CURA GLI PSICO-REATI 1

La stimolazione cerebrale non invasiva contro pregiudizi e stereotipi sociali 1

Rammemorare 1

Disgregare l’Unione Europea: ecco l’obiettivo comune di Trump e Putin

Berlusconi gioca la carta Draghi: è la trappola per Salvini 1

Salvini avrebbe dovuto saperlo: l’Italia non è il Paese degli uomini soli al comando 1

I politici in guerra dell’Italia riusciranno a far uscire Salvini dal potere? 1

Ecco il testo dell’ordine del giorno di Zingaretti, approvato all’unanimità 1

Mattarella esaudirà Renzi-Grillo (Ue) o gli Usa, cioè Salvini? 1

NEURO-IMAGING PER CURARE L’ALZHEIMER. 1

 

 

IN EVIDENZA

PREVISIONI DISASTROSE SULL’ITALIA DIMENTICATA DALL’UE

di Ruggiero Capone – 3 LUGLIO 2019

 

Da destra a sinistra (dalla Lega al Pd) tutti sono convinti si possano cambiare le regole sulla distribuzione dei migranti.

La Convenzione di Dublino è il documento che determina la competenza all’asilo dei cittadini extraeuropei: è un “trattato internazionale multilaterale”, siglato quasi trent’anni fa. La caratteristica di questo tipo di trattati è la robusta e rigida impalcatura, che non permette ad un singolo stato (l’Italia per esempio) di pretendere vengano cambiate le regole. Pretendere di cambiare il trattato di Dublino è impresa ardua quanto cambiare le regole monetarie che sottendono l’Euro.

Nessuno stato dell’Ue voterebbe mai con l’Italia, nemmeno gli stati del gruppo di Visegrád: perché accontentare l’Italia significherebbe accettare la ripartizione dei migranti e, soprattutto, stracciare tutti gli accordi presi dai governi italiani in ambito Ue. Questi ultimi recitano chiaramente che l’Italia si fa completamente carico degli extracomunitari che hanno avuto accesso all’Unione europea tramite il confine italiano.

Nello specifico, questi accordi vennero raggiunti dai Governi Monti sino a quello guidato da Gentiloni, impegnando come contropartita che Germania e Olanda non imponessero il fallimento dell’Italia presso una corte europea.

In pratica dopo il 2012, ed in forza della Convenzione di Dublino, l’Italia ha preso il ruolo che era della Libia di Gheddafi: campo profughi e centro accoglienza dell’Ue. Il sottrarsi dell’Italia a quest’impegno europeo ed internazionale comporterebbe secondo Germania, Danimarca, Francia e Olanda che vengano comminate durissime sanzioni, sino ad imporre drasticamente il fallimento dello Stato italiano. Di fatto l’Italia è nell’angolo, in trappola, e da circa un decennio.

 

Circa un anno fa, la testata della Svizzera tedesca Die Weltwoche pubblicava l’intervista a Stephen Smith (forse il più autorevole antropologo americano, professore di “studi sull’Africa” presso l’Università Duke in North Carolina).

Da un calcolo di matematica applicata alla demografia emergerebbe che il numero di africani che vivono in Italia potrebbe raggiungere i 200 milioni entro un decennio: Stephen Smith tiene conto anche del fatto che l’Italia è Europa, quindi rimanendo in Italia sarebbero da considerare in Ue, anche non potendo valicare i confini alpini. La stima si basa anche su un confronto della migrazione dei messicani

Continua qui:

http://www.opinione.it/editoriali/2019/07/03/ruggiero-capone_lega-pd-distribuzione-migranti-convenzione-dublino-ue-visegr%C3%A1d-libia-gheddafi-campo-profughi-stephen-smith/

 

 

 

 

Bidonville tecnologiche in Italia centrale terremotata

Ruggiero Capone – 21 agosto 2019

Ricchi filantropi Usa, legati a Soros e finanziatori delle Ong,

stanno acquistando i terreni collinari dell’Italia centrale colpita dal terremoto.

Impianteranno in quei luoghi le “bidonville tecnologiche”.

A supportarli ci sarà il drappello politico di “Accogliamo l’Africa”, cioè esponenti di Ong con ramificazioni Leu, Bonino di Più Europa e Pd/fazione anti-renziana.

Prepariamoci ad accogliere 10.000.000 di africani entro il 2020.

Fonte: messaggio Ruggiero Capone, Giornalista de L’OPINIONE – Whatsapp 22 08 2019, 8:23

 

 

 

 

 

IL NUOVO FEUDALESIMO: UN MONDO CLANDESTINO

Fabrizio Valerio Bonanni Saraceno 18 Agosto 2019

 

In questi giorni stiamo assistendo all’ennesimo bieco tentativo di stravolgere la realtà dei fatti, vediamo processioni di guitti e guitte prostrarsi a difendere gli interessi di Poteri sovranazionali che speculano con l’immigrazione clandestina per diversi motivi.
I fatti sono tanto semplici quanto chiari:

1 – la Francia sfrutta la zona sud-sahariana delle sue ex colonie applicando il signoraggio sulle monete che la Banca Centrale Francese stampa per loro.
Inoltre la stessa Francia impedisce che queste nazioni pseudo indipendenti possano sviluppare una propria autonomia economica sia da un punto di vista agricolo che industriale, infatti la Francia vende a queste popolazioni prodotti a costi 4 volte superiori ed impedisce a loro di poterli produrre localmente.

Dopo la decolonizzazione, fatta perché ormai la colonizzazione era ritenuta troppo costosa ed inutile, la Francia ha imposto i capi locali di suo gradimento per continuare a sfruttarne le risorse naturali e a sfruttarli economicamente.
La Francia con questo ignobile sfruttamento applica una concorrenza ILLEGALE nei confronti degli altri Paesi membri dell’Eu, perché produce ricchezza grazie allo sfruttamento degli africani della zona sud-sahariana ed il suo debito pubblico non sfora come il nostro proprio grazie a questo sfruttamento post coloniale, ma nonostante ciò si permette di avere un rapporto deficit/Pil pari al 4%, ossia oltre il limite del 3% previsto dal Fiscal Compact, che invece noi, con tutti i nostri problemi, siamo costretti a rispettare;

2 – la Francia vende le armi e finanzia il criminale libico Haftar, oppositore del leader

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Con Trump o con l’Ue: la vera crisi di governo

 

Lorenzo Vita – 20 AGOSTO 2019

Una crisi di governo che ha anche il sapore di uno scontro internazionale. Il voto sulla nomina del nuovo presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, aveva già chiarito quale fosse la linea di faglia tra Lega e Movimento Cinque Stelle in campo internazionale. Da una parte il partito di Matteo Salvini, profondamente incastonato su posizioni atlantiche e orientato all’asse con l’amministrazione Trump in un’ottica antieuropea e legato allo schieramento sovranista mondiale. Dall’altra parte il Movimento 5 Stelle, che sposa invece la linea della moderazione, incentrata sul sostegno alla Von der Leyen e che ha ribadito, proprio con il discorso di Giuseppe Conte in Senato, la concezione dei due pilastri su cui si fonda la linea internazionale pentastellata: Europa e alleanza atlantica.

Due visioni non per forza contrapposte, ma che in questo periodo si sono sempre più polarizzate. All’ombra della crisi di governo, si staglia infatti uno scontro di rilevanza internazionale che nella contesa del Senato si è manifestata in tutte le sue forme. Con l’Unione europea, questa Unione europea, a esser l’epicentro di una crisi nazionale che ha il sapore di un redde rationem di matrice interiorizzale. E non a caso è proprio dagli Stati Uniti che è arrivato il placet a Salvini per scatenare una crisi di governo che nasce da questioni interne ma che ha profonde motivazioni strategiche.

Come spiegato più volte in queste settimane, Washington è apparsa molto delusa dal governo gialloverde. E il voto finale sulla von der Leyen è stata una sorta di dichiarazione di voto generale sulla direzione che avrebbe intrapreso questo esecutivo nel prossimo futuro. Nel momento in cui l’amministrazione Trump ha chiesto una netta presa di posizione nei confronti dell’asse franco-tedesco, Conte ha scelto un’altra strada: quella promosso proprio da Angela Merkel e Emmanuel Macron. Un cambiamento rispetto ad alcune battaglie pentastellate che è stata confermata dallo scontro frontale di oggi, a Palazzo Madama, dove il premier ha ribadito quella scelta mentre il leader della Lega, ricordando dei punti tipici di tutti i programmi sovranisti europei (di cui Trump è pienamente concorde), ha parlato di un’italia libera dai vincoli dell’Europa sia sul fronte migratorio sia su quello economico e finanziario. Solo alcuni passaggi che però hanno chiarito come una delle grandi questioni su cui è nata questa crisi agostana

Continua qui:

https://it.insideover.com/politica/vera-crisi-governo-salvini-trump-5-stelle.html

 

 

 

 

Un video inchioda Open Arms. Ha lasciato i migranti in mare?

Dopo averli recuperati a 800 metri dalla costa italiana li hanno lasciati andare. Il tutto per farli salvare dalla Guardia Costiera

Michel Dessì – 21/08/2019

Irresponsabili. L’equipaggio della ONG spagnola Open-Arms butta in mare gli immigrati.

 

VIDEO QUI:

http://www.ilgiornale.it/video/cronache/video-che-inchioda-open-arms-lascia-i-migranti-mare-1742146.html

Il gommone che si vede nel video, di solito viene utilizzato per soccorrere i migranti, e non per recuperarli, trarli in salvo, e gettarli nuovamente in mare. Le immagini parlano chiaro. Sono inequivocabili, e la dicono lunga sulla condotta delle ONG. Pronte a tutto pur di aggirare il Decreto Sicurezza voluto da Salvini. Sono stati loro, gli uomini dal “cuore grande” a mettere a rischio la vita dei migranti. La vita di persone stanche, traumatizzate, violentate, torturate. Uomini e donne senza forze. Senza le energie per affrontare le onde del Mediterraneo.

Sono stati proprio loro a denunciarlo durante i giorni di stallo. Quindici i migranti che hanno deciso di fare il gesto estremo. Infilare il giubbotto salvagente e via, buttarsi dalla poppa della nave. Sotto gli occhi attenti e vigili delle telecamere che guardavano dalla costa. E a quelli inermi dell’equipaggio della nave. “Guidati dalla disperazione”, dicono sull’isola. Ma ne siamo davvero sicuri? O è stata solo una mossa politica? I dubbi sono leciti, soprattutto dopo aver assistito alla scena.

Dopo averli recuperati a 800 metri dalla costa italiana li hanno lasciati andare. Senza remore. Senza pensarci due volte. Liberi. Non potevano essere loro a salvarli per la seconda volta. No. A recuperarli dovevano

Continua qui:

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/video-inchioda-open-arms-ha-lasciato-i-migranti-mare-1742145.html

 

 

 

 

ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME

RIFIUTARE UN APPUNTAMENTO A UN TRANS È “DISCRIMINAZIONE”

Maurizio Blondet  11 Agosto 2019

https://www.maurizioblondet.it/rifiutare-un-appuntamento-a-un-trans-e-discriminazione/

 

 

 

 

A reality television programme kicked off a debate about whether it’s discriminatory or transphobic to refuse to date a transsexual person.

12 January 2018

The argument started on UK reality television show Celebrity Big Brother, where minor celebrities are locked into a studio made to look like a house, then filmed 24/7.

As might be expected in such a situation, tensions run high and conversations can be fractious. One of the housemates is India Willoughby, a TV journalist who had an established career as a man before transitioning to become a woman.

Willoughby asked her housemates about their dating preferences, and the resulting conversation kicked off a social media storm.

“Would you go out with a transsexual woman?” she queried.

“I believe it’s your choice… I would choose not to,” replied the R’n’B singer Ginuwine. “That doesn’t make me scared.”

“You would go out with a woman?” Willoughby asked.

“Yes.”

“But you wouldn’t go out with a transsexual woman?”

“No.”

The conversation rumbled on. When Willoughby suggested “Let’s have a kiss,” Ginuwine replied “no” and leaned away from her.

India was later seen telling another guest that “all this superficial stuff that you are a woman

Continua qui:

https://www.bbc.com/news/blogs-trending-42652947

 

 

 

 

 

 

Cani

16 Agosto 2019 DI TONGUESSY

comedonchisciotte.org

 

Non so voi, ma chi mi piscia sui cerchioni dell’auto appena lavata non lo chiamerei “il mio migliore amico”. Eppure, un sacco di persone lo definiscono così. Né sarei in grado di sopportare che una persona presentatami dal mio migliore amico invece di stringermi la mano mi annusasse il culo. Se cercate in rete “il migliore amico dell’uomo” vi saltano fuori 166 milioni di risultati, tutti identici, e con tanto di pedigree scientifico. A Princeton dei ricercatori hanno scoperto che i cani hanno subito mutazioni genetiche rispetto ai lupi loro antenati che negli uomini possono “portare alla cosiddetta sindrome di Williams-Beuren e quindi ad un ritardo mentale abbinato ad un carattere estremamente estroverso”.

Non mi sembra un gran complimento, a essere sincero: rispetto ai lupi sono più scemi e decisamente più inclini al cazzeggio. Non ho mai avuto modo di conoscere da vicino dei lupi, ma di cani ne ho avuti 3, quindi so di cosa stiamo parlando. Un cane ha bisogno di fare delle passeggiate diverse volte al giorno, poi c’è il tempo in coda dal veterinario, quello perso a girovagare per i prati aspettando che lui si decida a farla… Quando esce, non innervosirti se si ferma a sentire qualche odore per molto tempo… insomma, se il tempo è denaro, il cane è un grande spendaccione.

Fin qui mi sembra ancora tutto ragionevole: il cane è un impegno. Talmente grosso che alle volte qualche incosciente giunge al punto di abbandonarlo in tangenziale. Nel versante opposto ci sono persone che vivono in funzione del cane. Certe vecchiette, ad esempio. Incapaci di farsi una vita sociale e inabili al matrimonio si rifugiano nell’accudimento 24/7 della bestiola, succedanea di qualità inespresse nel mondo circostante. L’abbinamento anziana sola/ cane rompicoglioni di piccola taglia è un must della modernità. Fateci caso. Ricordo ancora quei pomeriggi estivi con una canicola che consigliava ogni essere senziente ma non adolescente di barricarsi in casa con le imposte socchiuse: il silenzio era tale da permettermi di pensare agli affaracci miei mentre passeggiavo per raggiungere gli amici. Nel solito posto, posizionato dietro ai balconi socchiusi ad altezza uomo mi attendeva lui. Appena i miei timpani erano nella posizione migliore per essere sfondati iniziava ad abbaiare con quella sua frequenza acuta e stridula. Alle volte c’era il rantolo della vecchia semiaddormentata che consigliava inutilmente il quadrupede di lasciar perdere. Ci cascavo molto spesso perché non sempre c’era la canicola e non sempre passavo per quel posto. Fatto sta che da allora i cani di piccola taglia non li ho mai potuti sopportare. L’alternativa sarebbe imporre l’eutanasia alle zitelle: sparirebbero tutti quei bastardini rabbiosi ed i loro patetici tentativi di ridurre in poltiglia chiunque osi avvicinarsi a loro.

Meritano invece la mia ammirazione (?) per la loro innata vocazione al martirio quelle persone che, vivendo in appartamento e dovendo essere in ufficio di buonora, si alzano all’alba per far fare la passeggiatina quotidiana alla bestia per permetterle di espletare le proprie funzioni corporali. Non è una cagata e via, tutt’altro. La bestia, lo sappiamo bene, vuole prima di tutto annusare se qualche suo simile ha marchiato il SUO territorio (esiste qualcosa che non sia suo?), questione non proprio semplice dato che richiede una minuziosa perizia olfattiva a cui segue la nuova marchiatura e, quando capita, si ferma per defecare.

Il che non succede sempre nel posto migliore. Può piantarsi a terra in mezzo alla ciclabile mentre arrivano dei ciclisti (camionisti e portuali usano, in casi simili, espressioni altrettanto volgari), oppure sul marciapiede mentre stanno passando i vigili urbani. Nel migliore dei casi segue l’insacchettamento della merda, operazione che da sola mi fa pensare se davvero possa essere considerato mio amico che mi obbliga a osservarlo mentre caga per poi raccogliere il tutto. I miei veri amici si arrangiano, io al massimo garantisco loro la carta igienica.

Quando i cani saranno in grado di sedersi sul water e farla lì dentro (non chiedo nemmeno di tirare lo sciacquone) allora ne potremo riparlare. Nel frattempo è scontato che la facciano altrove. Qui si apre uno scenario agghiacciante, dato che non tutti i cani vivono in appartamento. Alcuni vivono in villette con giardino.

Tra l’abbandono in autostrada e la dedizione totale esistono varie sfumature di disinteresse. Una di queste è lasciare il cane libero di fare i suoi bisogni in giardino proprio per evitare di alzarsi all’alba etc. E’ senza dubbio una comodità, ma ha aspetti negativi importanti. Uno di questi è l’olezzo di piscio che avviluppa chi si avvicina alla villetta in questione. I cani delle villette diversamente da quelli delle zitelle, sono di taglia media (quelli delle ville di taglia grande) e fanno i loro bisogni svariate volte al giorno. Tipicamente nella stessa area limitata, che dopo poco inizia a puzzare terribilmente. Ogni tanto piove e il tanfo diminuisce, ma si tratta di poca roba. Ho inutilmente cercato di “istruire” il mio cane a non pisciare

Continua qui:

https://comedonchisciotte.org/cani/

 

 

 

 

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

Sotto lo «scudo» missili nucleari Usa in Europa

di Manlio Dinucci

Dopo il ritiro degli USA dal Trattato INF, l’Alleanza Atlantica riposiziona vettori e testate nucleari di media gittata. Sta trasformando l’Europa centrale e occidentale nonché il Pacifico in campi di battaglia.

RETE VOLTAIRE | ROMA (ITALIA) | 20 AGOSTO 2019

l sito missilistico Nato di Deveselu in Romania, facente parte del sistema statunitense Aegis di «difesa missilistica», ha terminato «l’aggiornamento» iniziato lo scorso aprile.

Lo comunica la Nato, assicurando che «esso non ha conferito alcuna capacità offensiva al sistema», il quale «rimane puramente difensivo, focalizzato su potenziali minacce provenienti dall’esterno dell’area euro-atlantica».

Il sito di Deveselu è dotato (secondo la descrizione ufficiale) di 24 missili, installati in lanciatori verticali sotterranei, per l’intercettazione di missili balistici a raggio corto e intermedio.

Un altro sito, che entrerà in funzione nel 2020 nella base polacca di Redzikowo, sarà anch’esso dotato di tale sistema. Lanciatori dello stesso tipo sono a bordo delle quattro navi della US Navy che, dislocate nella base spagnola di Rota, incrociano nel Mediterraneo, Mar Nero e Mar Baltico.

La dislocazione stessa dei lanciatori mostra che il sistema è diretto non contro la «minaccia iraniana» (come dichiarano Usa e Nato), ma principalmente contro la Russia. Che il cosiddetto «scudo» non sia «puramente difensivo», lo spiega la stessa industria bellica che lo ha realizzato, la Lockheed Martin. Essa documenta che il sistema è «progettato per installare qualsiasi missile in qualsiasi tubo di lancio», per cui è adatto a «qualsiasi missione di guerra», compreso «l’attacco a obiettivi terrestri».

La Lockheed Martin specifica che i tubi di lancio di maggiori dimensioni possono

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https://www.voltairenet.org/article207380.html

 

 

 

 

 

 

Qual è il progetto di Israele in Argentina?

di Thierry Meyssan

Le autorità argentine si interrogano sul massiccio acquisto di terre in Patagonia da parte di un miliardario britannico e sulle “vacanze” che vi trascorrono decine di migliaia di soldati israeliani.

RETE VOLTAIRE | BEIRUT (LIBANO) | 16 DICEMBRE 2017

 

Proprietario di 175 società, tra cui catene di ristoranti e il club di calcio del Tottenham – autoproclamatosi «Esercito degli Yid», il molto discreto miliardario Joe Lewis specula sul mercato dei cambi in partnership con il suo amico George Soros.

Nel XIX secolo il governo britannico era indeciso se istallare lo Stato di Israele nell’attuale Uganda, in Argentina o in Palestina. All’epoca l’Argentina era controllata dal Regno Unito e, per iniziativa del barone francese Maurice de Hirsch, era diventata terra di accoglienza per gli ebrei che fuggivano dai pogrom dell’Europa centrale.

Nel XX secolo, dopo il colpo di Stato militare contro il generale Juan Domingo Peron, presidente democraticamente eletto, nelle forze armate si affermò una corrente antisemita. Questa fazione dell’esercito diffuse una brochure in cui accusava il nuovo Stato d’Israele di preparare un’invasione della Patagonia, il Piano Andinia.

Oggi emerge che, nonostante l’esagerazione dei fatti dell’estrema destra degli anni ’70, esisteva davvero un progetto di insediamento (e non di invasione) in Patagonia.

Tutto cambiò con la guerra delle Malvine del 1982, quando la giunta militare argentina tentò di rientrare in possesso delle isole Malvine, della Georgia del Sud e del Sandwich del Sud, territori dal suo punto di vista occupati da un secolo e mezzo dai britannici. L’ONU riconobbe la legittimità della rivendicazione dell’Argentina, ma il Consiglio di Sicurezza ne condannò il ricorso alla forza al fine di recuperare i territori contesi. La posta in gioco era considerevole perché le acque territoriali di questi arcipelaghi danno accesso alle ricchezze del continente antartico.

Alla fine della guerra delle Malvine, che fece oltre un migliaio di morti (i numeri ufficiali britannici sono di molto inferiori), Londra impose a Buenos Aires un trattato di pace particolarmente duro che riduceva al minimo le forze armate argentine. In particolare, all’Argentina venne sottratto il controllo dello spazio aereo del sud del Paese e dell’Antartico, che

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https://www.voltairenet.org/article199044.html

 

 

 

 

 

 

DALLA GERMANIA ANCORA UNA VOLTA VITTORIOSA

Maurizio Blondet  22 Agosto 2019  0

Lo stato ha cercato di vendere 2 miliardi di euro di  Bund (buoni del Tesoro) scadenza 2050 (trentennale)   al tasso d’interesse di –  (meno) 0,11.

Bund germanici, debito pubblico così sicuro che i leggendari mercati se li sarebbero strappati l’un l’altro, anche con rendimento negativo. Invece no : solo 824 milioni di euro sono stati venduti.

È tecnicamente un’asta fallita”, ha dichiarato Jens Peter Sorensen, capo analista di Danske Bank AS. “Non sono preoccupato per questo, poiché gli investitori possono sempre acquistare in futuro e non devono partecipare alle aste”.

Ma la cosa importante per noi italiani è un’altra: che l’invenduto se l’è accollato la Bundesbank.

In Germania, il divorzio Tesoro-Banca Centrale non è mai avvenuto.

“La Germania è il primo stato al mondo che riesce a vendere titoli di stato trentennali con rendimento negativo”, si rallegra  la stampa germanica.

Commerzbank annuncia la chiusura di 200 sedi. Forse di 400.  Con migliaia di licenziamenti.

Navi tedesche ad Hormuz: ci saranno

Ricapitoliamo i fatti. Gli Usa avevano chiesto agli alleati europei di fornire navi militari per sorvegliare lo stretto di Hormuz; una misura concepita dalla lobby ebraica contro l’Iran, nel quadro delle sanzioni intentate contro Teheran quando Trump ha stracciato unilateralmente  l’accordo sul nucleare iraniano.  Hanno risposto positivamente solo Regno Unito e Israele; la UE e la Germania no, e con ragione, perché gli europei (con i russi)  non hanno  ripudiato  l’accordo con Teheran.

Poi   sono accaduti due danneggiamenti di due petroliere sullo stretto di Hormuz, la Kokuka  Couragous (giapponese) e la Front Altair (norvegese):  ovviamente gli Usa e Israele e Londra hanno accusato le forze armate iraniane di questi misfatti  – cosa palesemente falsa, visto che  le due navi stavano portando greggio   iraniano, acquistato  sottobanco a sfuggire   alle sanzioni Usa:  non s i vede che interesse avesse Teheran a sabotare i suoi affari e i suoi clienti.  Allora, per far aumentare la tensione, gli inglesi hanno sequestrato a Gibilterra una petroliera iraniana; Teheran ha risposto sequestrando nello stretto di Hormuz  la petroliera britannica Stena.

Quindi il  19 luglio, il Comando centrale degli Stati Uniti ha   rilanciato con la chiamata a raccolta generale degli “alleati” a costituire “una coalizione marittima”  per controllare da vicino il Golfo Persico: “Ci saranno tante nazioni da tutto il mondo che parteciperanno”; ha detto Mike Pompeo. Ha detto sì ovviamente l’Arabia Saudita di Bin Salman. Il Giappone ha subito detto no.

Il  ministro russo degli Esteri, il grande  Lavrov, ha avanzato – e fatto approvare dalle Nazioni Unite – un piano che propone la creazione di un  nuovo concetto di sicurezza collettiva nel Golfo Persico , corresponsabilizzando alla sicurezza del traffico navale sullo Stretto anzitutto i paesi rivieraschi (Iran compreso) e una conferenza che ristabilisca la fiducia e il dialogo fra questi paesi.  “L’unica strada da percorrere è attraverso il multilateralismo, il rispetto reciproco, il dialogo e l’adesione al diritto internazionale. Il conflitto è uno scenario da perdere. La pace è vantaggiosa per tutti”,   ha detto Dimitri  Polyanski, il vice-ambasciatore russo all’ONU.

Così parlano i costruttori di pace, a cui è promesso che saranno beati. Ma la pace non convenendo all’unico staterello che sappiamo, che si prodiga all’attività contraria: distruttore di pace.

Provocazione dopo provocazione, in modo che diventa “necessario”  controllare lo stretto, da cui passano gran parte delle forniture  di greggio e le esportazioni tedesche….Sicchè Frau Kasner   manderà le navi – insomma si schiera con Trump e Sion.  Quel Trump da cui voleva prendere le distanze. Spinta, come sempre, dai suoi industriali.

https://deutsche-wirtschafts-nachrichten.de/2019/07/29/deutsche-industrie-fuer-einsatz-der-bundeswehr-persischen-golf/

“Ein Schiff wir kommen?”  – Una nave arriverà?   Così si intitola un documento uscito   mercoledì ,  firmato  dall’esperto  di politica internazionale dell’Università delle forze armate federali di Monaco Carlo Masala  e de  esperti della DGAP (Società Tedesca per la Politica Estera)  che sanciscono: “L’uso senza ostacoli delle vie di trasporto, di approvvigionamento e commerciali, nonché la sicurezza dell’approvvigionamento di materie prime  ed energetiche sono tra le priorità  di una nazione dipendente dall’export come la repubblica federale”. Parole sante: le esportazioni tedesche costituiscono il 50%   del PIL –  uno squilibrio patologico il cui effetto è rendere  il  paese estremamente vulnerabile ad un qualunque deterioramento della  domanda estera  – ed ora il deterioramento è già  ben avviato.

Pertché (cito: “È bastato uno starnuto di Trump, un singhiozzo in Cina e la prospettiva di perdere gli importanti clienti inglesi, per mandarli in recessione. E sono ancora aiutati da euro debole. Questi sono quelli che ‘i prodotti si vendono da soli grazie alla qualità’.

E mica uno starnuto: nei primi venti giorni di agosto, le esportazioni della Corea del Sud (la grande produttrice di elettronica da inserire in tutto…)   è calata del 20% verso la Cina, del meno 13% verso il Giappone, del -8,7  verso gli USA:  una recessione già  in corso. E siccome la Cina importa meno, la Germania esporta meno ancora,  mettendo in pericolo il suo  potere basato sull’export. E’ il bello del capitalismo senza confini

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https://www.maurizioblondet.it/dalla-germania-ancora-una-volta-vittoriosa/

 

 

 

 

 

La Germania mette lo zampino in Medio Oriente

Paolo Mauri  – 21 AGOSTO 2019

 

L’Agenzia Nova riporta che il ministro della Difesa tedesco, Annegret Kramp-Karrenbauer, è arrivata a Baghdad, dove nella giornata del 20 ha incontrato il primo ministro iracheno Adel Abdul Mahdi. In agenda anche un colloquio con il capo dello Stato Barham Salih, il presidente del parlamento Salim al Jabouri e l’omologo alla Difesa Najah al Shammari.

Nell’agenda della visita del ministro tedesco c’è, oltre al miglioramento della cooperazione bilaterale per la ricostruzione dell’Iraq che vede la Germania tra gli sponsor principali, la visita a Erbil, nel Curdistan iracheno, per incontrare il contingente tedesco impegnato nella lotta al terrorismo nell’ambito della coalizione internazionale a guida statunitense.

La Germania, infatti, mantiene dal 2014 un piccolo contingente di 150 uomini in quel settore per appoggiare l’attività dei Peshmerga curdi nella lotta contro l’Is – quindi appoggiando il Kurdish Regional Government (Krg) – che hanno beneficiato sino ad oggi dell’arrivo di 2mila tonnellate di armi in più di 30 spedizioni che hanno incluso oltre 20mila fucili d’assalto, 8mila pistole e sistemi missilistici anticarro Milan ritenuti essenziali per difendersi dalle autobomba suicide dei terroristi islamici.

La missione tedesca in Iraq è stata al centro di una piccola crisi parlamentare a marzo del 2018, ma Berlino ha deciso di rifinanziarla con una modifica sostanziale: il contingente verrà diviso in due mantenendo la metà degli uomini a Erbil e l’altra metà a disposizione di Baghdad, e a breve vedremo il perché di questa scelta.

L’aquila tedesca nei cieli mediorientali

Prima di addentrarci nella questione irachene è bene dare un quadro generale della politica del Bundestag in Medio Oriente. La Germania, nelle ultime decadi ha sempre sostenuto la politica americana in Medio Oriente opponendosi solo raramente alle risoluzioni dell’Onu o della Nato che implicavano un intervento in aree di crisi come quella irachena.

Dopo l’invasione irachena del Kuwait nel 1990, Berlino ha supportato la

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https://it.insideover.com/politica/la-germania-mette-lo-zampino-in-medio-oriente.html

 

 

 

CULTURA

L’invasione degli ultratabù

05 dicembre, 2018

Ogni civiltà ha i suoi tabù, perché di ogni civiltà è il sacro. Ciò che è sacro è intoccabile, inavvicinabile, perché in origine maledetto. Scrive Pompeo Festo (De verborum significatione) che l’homo sacer è «quem populus iudicavit ob maleficium… quivis homo malus atque improbus». Tra le etimologie proposte, l’accadico sakāru rimanda appunto all’atto del bloccare, interdire, ostruire l’accesso. In una comunità di persone il sacro postula l’indiscutibile, i riferimenti invalicabili dell’identità e dei valori comuni di norma rappresentati nella sintesi di un simbolo o di una formula rituale. L’ambivalenza del sacro è prospettica: nel tracciare un confine inviolabile discrimina ciò che deve restare fuori – il tabù – da ciò che sta dentro e attorno a cui ci si deve raccogliere – il totem. Il binomio freudiano svela così i due volti del sacro: dove c’è un totem c’è un tabù, e viceversa. Se la Repubblica Italiana si rispecchia nel totem dell’antifascismo, il fascismo è un tabù. Se una chiesa fissa il suo totem nel dogma, i tabù sono l’eresia e la bestemmia che lo negano.

Non si ha notizia di civiltà senza tabù, perché il sacro soddisfa un fabbisogno spirituale che si riscontra ovunque. Sarebbe perciò sciocco credere che i tempi laici in cui viviamo si siano emancipati dal sacro e quindi dai tabù. L’errore nasce dalla confusione di sacer sanctus, dove il secondo rimanda in modo specifico alla sacralità religiosa. Sanctus è participio passato di sancīre, attestato anche nel significato di interdire, separare, dedicare (a una divinità), accomunato a sacer da una possibile radice comune sak-. La convergenza e quasi sovrapposizione nell’uso dei due termini sembra illustrare un processo che dall’era classica a quella cristiana ha progressivamente «relegato» il sacro nelle cose ultraterrene, con il vantaggio di trattare più pragmaticamente le cose umane e della terra, di schivare cioè il rischio di sacralizzarle rendendole così inconoscibili perché inaccessibili al λόγος. Un rischio che si sarebbe confermato e si sta più che mai confermando reale.

Ben lontano dall’essere desacralizzata, la nostra è una società desantificata che nel rinunciare al santo ha trascinato il sacro nel fango della storia. Attaccando il divino nella speranza di guadagnarne una liberazione dagli «schemi», dagli «errori» e, appunto, dai tabù del passato, lo ha frantumato in tante schegge semidivine disseminando il sacro in ogni forma e in ogni dove. Da questo schianto è sorto un politeismo i cui feticci non portano più le insegne della divinità ma ne preservano l’inattaccabilità e il dogmatismo. Se l’esperimento novecentesco dell’ateismo di Stato ha colmato il vuoto del sacro religioso con il suo rimpiazzo politico mantenendo e possibilmente aumentando i corollari presidi di repressione e censura degli eterodossi, il fenomeno è letteralmente esploso negli ultimi anni in seno alle democrazie occidentali.

Svincolati dalla sorveglianza di una dottrina riconosciuta e centrale, i nodi del sacro si sono moltiplicati e

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http://ilpedante.org/post/l-invasione-degli-ultratabu  

 

 

 

 

Abis: in che mondo ci fa vivere l’élite, con il nostro consenso

Scritto il 21/8/19

Oggi voglio fare da cattivo, e dirvi quanto molti di voi sono condizionati. Le oligarchie hanno due motti: 1 – unisci quello che non può essere unito; 2 – dividi quello che può essere unito. E così hanno inventato: lotte tra vegani e onnivori; lotte tra destra e sinistra; unificazione italiana, americana ed europea; hanno inventato i termini: maschilismo, femminismo, razzismo, accoglienza, bontà, partitismo, fede e devozione; impongono il concetto di cosmopolitismo; fanno sembrare naturale vivere dentro assurde megalopoli. Hanno inventato milioni di giornate mondiali(ste) di questo e di quest’altro, delle mimose e delle scarpette rosse, delle memorie più o meno fantasiose; loro genocidano, e poi chiedono soldi a chi ne ha meno di loro per ovviare alle loro devastazioni; fanno i moralisti e diffondono oscenità, a parole pontificano sulle libertà e fabbricano catene, hanno inventato la globalizzazione per le loro merci e i loro schiavi, hanno stabilito che col lavorosi può rubare il tempo alla gente; hanno occupato tutti gli strumenti per intrattenere, l’arte e la musica possono variare a seconda dei loro scopi, si sono impossessati del cielo e dell’acqua …

Hanno inventato le libertà parziali, ecco alcuni termini: separatismo, indipendentismo, autonomismo, zonafranchismo. Hanno inventato la “libertà” del “libero” mercato. Hanno inventato regole, prigioni, confini e recinti per il bestiame umano. Hanno inventato la televisione. Hanno inventato i giornali. Hanno inventato gli opinionisti, il concetto di cittadino, gli albi professionali, le scuole che fanno il contrario di quello che dovrebbero fare. Hanno inventato imposte, tasse, aste giudiziarie e pignoramenti. Hanno inventato i premi Nobel, Greenpeace e “Save the” non si sa cosa, le olimpiadi e i campionati, Hollywood, le Ong, la new age, la ricerca scientifica sotto ricatto. Hanno nascosto le cure ancestrali che funzionavano, e le hanno sostituite con farmaci in grado di curare possibilmente solo i sintomi. Hanno inventato le organizzazioni ambientaliste preventive, tutti i premi letterari e cinematografici. Hanno inventato le fondazioni per nascondere le loro malefatte, non certo per lavarsi la coscienza, visto che non sanno cosa sia. Hanno inventato le vaccinazioni di massa.

Hanno inventato le guerre, con conseguente spopolamento, così possono ricavare tutto quello che vogliono da terre abbandonate. Hanno inventato tutti i gruppi terroristici. Affibbiano il termine complottista a chi cerca la verità sui loro complotti

 

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https://www.libreidee.org/2019/08/abis-in-che-mondo-ci-fa-vivere-lelite-con-il-nostro-consenso/

 

 

 

CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE

L’America ci spia tutti, ma noi ci preoccupiamo solo degli hacker russi

Le rivelazioni di Wikileaks definiscono meglio i contorni di una realtà già nota: gli Usa spendono oltre 53 miliardi di dollari per le loro agenzie di intelligence, molto più di quanto la Russia investe nella difesa

 

10 marzo 2017                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                           RILETTURA

 

La nuova botta di rivelazioni di Wikileaks ha il grande pregio di riportare sulla terra una serie di fantasie che si erano levate come palloncini e che, come quelli, erano destinate a scoppiare appena arrivate in quota. Gli 8 mila nuovi file, per farla breve, ribadiscono quanto ci avevano già fatto sapere la soldatessa e analista dell’intelligence militare Chelsea Manning (all’epoca dei fatti, nel 2009, ancora con l’identità maschile di Bradley Manning) e, più avanti, nel 2013, l’ex tecnico della Cia e consulente della Nsa Edward Snowden. E cioè, che l’apparato spionistico degli Usa è in grado di intercettare tutto e tutti, e lo fa. Che erano finiti sotto controllo i telefoni di Hollande e della Merkel e di altri leader europei e asiatici, che grazie alla Rete Echelon (il programma avviato da Usa, Gran Bretagna, Australia, Canada e Nuova Zelanda) le nostre comunicazioni private sono esposte come se fossero pubbliche, che persino le ultime elezioni presidenziali in Francia erano state accuratamente “ascoltate”.

Il particolare più divertente delle ultime scoperte di Wikileaks è che, in aggiunta a tutto il resto, fin dal 2014 la Cia può utilizzare un software capace di intercettare le conversazioni che facciamo in salotto mentre guardiamo un qualunque programma con la smart Tv di cui andiamo tanto fieri e che riporta le nostre parole anche quando è spenta.

Tutti i Governi, democratici e no, si dotano di un apparato spionistico. Quindi che le spie spiino non desta scandalo. A patto, però, che si tengano i piedi (e i palloncini) a terra. Veniamo da una lunga campagna tesa a farci credere che il “mondo libero” sia ormai alla mercé degli onnipotenti hacker russi, capaci di mandare a monte le elezioni negli Usa e pronti, con qualche “baco” ben sistemato, a rovesciare l’Europa, cambiare l’esito di questo o quel voto, far vincere i populisti o chi per essi e così via. A un certo punto volevano convincerci anche del fatto che la vittoria della Brexit fosse dovuta agli smanettoni al servizio del Cremlino.

Le nuove rivelazioni di Wikileaks ribadiscono quanto già si sapeva, e cioè che l’apparato spionistico degli Usa è in grado di intercettare tutto e tutti. E lo fa

Una bella ed efficace campagna di disinformazione cui molti si sono prestati e che in effetti avrà reso orgogliosi coloro che l’hanno ideata e lanciata. Con ogni probabilità, gli specialisti di qualche agenzia d’intelligence. Come si diceva, le rivelazioni di Wikileaks definiscono meglio i contorni di una realtà già nota. Nel 2016 (si veda il rapporto Ihs Markit) la spesa mondiale per la difesa è stata di 1.570 miliardi di dollari. Il 40% di questa somma è stata impiegata dagli Stati Uniti che, dal 2011 a oggi, hanno speso in quel settore oltre mille miliardi di dollari. Nel 2016, inoltre, sono cresciute pure le spese per la Nato. La Russia, sempre nel 2016, ha investito nella difesa 48,5 miliardi di dollari che, per dare un’idea, sono appena più del doppio di quanto spende

 

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https://www.linkiesta.it/it/article/2017/03/10/lamerica-ci-spia-tutti-ma-noi-ci-preoccupiamo-solo-degli-hacker-russi/33501/

 

 

 

 

DIRITTI UMANI – IMMIGRAZIONI

QUALI POLITICHE PER L’IMMIGRAZIONE?

di Gustavo Micheletti – 19 agosto 2019

 

L’ondata migratoria che si sta abbattendo da qualche anno sull’Europa provoca, ormai da troppo tempo, un numero di vittime che non può lasciare nessuno indifferente. Sebbene queste siano diminuite negli ultimi anni (secondo dati Unhcr 4578 nel 2016, 2873 nel 2017, 1311 nel 2018 e in ulteriore diminuzione nel 2019) sono sempre troppe, specialmente considerando che è nel contempo cresciuto anche il numero di coloro che sono detenuti nelle carceri libiche, dove sono costretti a subire ogni sorta di torture e sevizie.

La stessa Unione europea e il Trattato di Schengen sono oggi messi in discussione anche per i disaccordi che sono sorti sul tipo di politica che sarebbe più opportuno adottare. Le due opposte strategie che sembrano fronteggiarsi possono essere grosso modo riassunte come segue: da un lato ci sono i paesi del sud Europa, come la Grecia o l’Italia, che vorrebbero organizzare e gestire l’accoglienza di migranti sul territorio europeo tramite un’equa ripartizione di quote tra i paesi membri; dall’altro ci sono i paesi del nord e dell’est Europa che si stanno orientando sempre più esplicitamente per porre degli argini nazionali all’ondata migratoria, considerando la ripartizione di quelli che continueranno comunque ad arrivare una questione subordinata.

La prima strategia (quella della quasi totalità dei paesi nordeuropei ed esteuropei) sembra a molti in genere più realistica, ma ad altri anche “spietata”; la seconda, forse meno realistica (almeno per i primi), ma nel complesso più “umana”. Il dubbio che può sorgere rispetto a quest’ultima posizione rischia però di capovolgere quest’impressione.

Il dubbio è il seguente: se qualche forza politica al governo è davvero convinta che un’accoglienza illimitata possa costituire la soluzione del problema, o almeno quella che provoca il male minore, e quindi che non debba essere costruito alcun tipo di muro, o argine, o filtro utile per difendere i confini nazionali o europei, perché non provvede a far arrivare i migranti senza foraggiare le organizzazioni criminali che gestiscono attualmente il loro traffico facendone strage? Ciò sarebbe infatti possibile in una maniera molto semplice.

La tariffa media che bisogna pagare alle organizzazioni criminali per tentare di arrivare in Europa si aggira intorno ai 5000 euro.

Si potrebbe allora stabilire che chiunque voglia venire – per esempio, in Italia – possa recarsi nel consolato italiano più vicino – nel proprio paese se ve n’è uno, o in un paese limitrofo – e fare la richiesta di visto, che potrebbe, per esempio, avere un costo di 3500 euro. Una volta giunto in Italia con regolare volo di linea i soldi che ha versato per il visto gli sarebbero restituiti in tre rate mensili. La spesa complessiva risulterebbe senz’altro assai minore, la sua parte più cospicua verrebbe restituita al migrante e, soprattutto, questi potrebbe viaggiare in tutta sicurezza. Dopo il terzo mese di soggiorno si potrebbe fare il punto della situazione: se ha trovato un lavoro, anche a tempo determinato, e se naturalmente nel frattempo non ha commesso reati, il permesso di soggiorno gli verrebbe rinnovato. Altrimenti, con i 500 euro trattenuti dallo Stato verrebbe organizzato il suo rimpatrio.

Questo tipo di provvedimento avrebbe alcuni indubbi vantaggi: in primo luogo eviterebbe la morte di molte persone in mare; poi sottrarrebbe enormi risorse a tutte le organizzazioni criminali che gestiscono attualmente il traffico dei migranti

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http://www.opinione.it/editoriali/2019/08/19/micheletti_editoriali-immigrazione-ue-accoglienza-illimitata/

 

 

 

 

ECONOMIA

L’EPOCA DELLE ASIMMETRIE

27 marzo 2019

Le asimmetrie dominano l’epoca in cui viviamo e ogni angolo del pianeta, stanno plasmando ogni aspetto dell’esistenza umana e del nostro rapporto con lo spazio, il corpo, l’altro e tutto ciò che ci circonda.

Le asimmetrie dominano ogni angolo del pianeta, stanno plasmando ogni aspetto dell’esistenza umana e del nostro rapporto con lo spazio, il corpo, l’altro e tutto ciò che ci circonda.

Il riscaldamento globale è frutto di un’asimmetria tra utilizzo e disponibilità delle risorse, tra eco-sostenibilità e sovrapproduzione di rifiuti inquinanti. Azione, reazione: le conseguenze sono desertificazioni e maremoti, scioglimento dei ghiacciai e tempeste improvvise.

Le diseguaglianze sociali sono invece asimmetrie prodotte da accumulazioni infinite di ricchezze perpetrate attraverso un immane sfruttamento della forza lavoro. L’essenza del capitalismo e la sua emanazione sistemica: minare i diritti fondamentali dei più, preservare le speculazioni dei pochi.

La politica è sempre più asimmetrica e con essa le condizioni di vita, i mezzi di produzione e le relative proiezioni di questo malessere sull’elettorato: da un lato la ricerca di una fantomatica identità perduta nelle recrudescenze dei nazionalismi; dall’altra la difesa a oltranza di un fortino di privilegi che sono aumentati a dismisura.

Esplodono anche le asimmetrie dell’avanzamento tecnologico. I dati sono il nuovo capitalismo e i nuovi padroni sono coloro che dispongono delle tendenze comportamentali dell’umanità intera.

Sono quelli in grado di prevedere e orientare qualsiasi trend, di influenzare decisioni future e di mettere a reddito tutto questo, vendendo le informazioni e i dati sensibili che hanno accumulato al miglior acquirente, o utilizzandoli loro stessi per consolidare il loro impero.

Non è un complotto, come lo definirebbero i populisti per gettare fumo negli occhi delle persone e accaparrarsi voti, è il potere della tecno-finanza.

Lo sfruttamento privatistico dei dati è asimmetrico per definizione, ed è l’umanità connessa a fornire la materia prima alla gigantesca industria digitale.

Volendolo sintetizzare in un mantra, suonerebbe così: metti un like, lavora sempre, non dormi mai. L’accumulazione originaria diventa “continua”, come osservava Hanna Arendt. Non si limita più a una fase iniziale ma si trasforma in accumulazione per espropriazione, come afferma David Harvey. Sorvegliare ed estrarre, dunque.

Il capitalismo digitale accumula dati e ricchezza tramite l’espropriazione volontaria dei dati riversati consapevolmente o meno da tutti coloro che si connettono. Per dirla con Matrix: pillola blu ovvero l’estrazione per sorveglianza; pillola rossa ovvero l’estrazione per espropriazione del valore.

Un’asimmetria, quella dei dati, davvero eclatante eppure impunita: la materia prima del capitalismo digitale viene estratta dal comportamento di miliardi di persone che interrogano le piattaforme gratuite o interagiscono candidamente nell’info-sfera.

Mondo virtuale, certo. E tuttavia, riavvolgendo il nastro, le asimmetrie modellano anche e soprattutto gli spazi e i corpi nello spazio, i tempi produttivi e quelli del sedicente svago.

Il calcio, ad esempio. Dimenticate le banlieues e abbandonate tutte le periferie in cui era collante sociale e fuga dall’inferno, il calcio è oggi ridotto a farsa speculativa in cui i fatturati delle squadre più forti sono multipli di quelle piccole.

Di sicuro è sempre stata questa la tendenza di uno sport che nasce capitalista e quindi niente affatto innocente. «Uccidi Paul Breitner!» sentenzia il personaggio provocatorio di un libro provocatorio uscito lo scorso anno.

Però la trasmutazione odierna ha forse raggiunto vette mai toccate.

Le asimmetrie dilagano anche tra città e città. In Italia, Milano è cresciuta a dismisura – insieme alle contraddizioni che questo comporta, certo – mentre il resto del Paese è rimasto al palo.

Le città che riescono a intercettare i flussi di capitale globali hanno una vita propria, totalmente avulsa dal resto del Paese e volta a cristallizzare le proprie asimmetrie fuori e dentro.

Siamo, dunque, nell’epoca delle asimmetrie, come la definisce il filosofo inglese Timothy Morton. Asimmetrie che ormai sono accettate, considerate quasi ineluttabili e trattate alla stregua di un male minore su cui sorvolare, a cui rassegnarsi per non intralciare il cammino del capitalismo avanzato.

L’inquinamento globale e l’immane sfruttamento della forza lavoro esistono e uccidono, ma le grandi corporation non possono essere limitate o danneggiate. L’estrattivismo digitale esiste, ma la tecnologia è il motore del pianeta e le grandi aziende non possono essere scalfite nei loro interessi.

Guai a regolamentare o a tracciare vie alternative.

Il capitalismo, per superare il virus della crisi iscritto nei suoi geni, ha bisogno di espandersi all’infinito, di gettarsi persino alla conquista dello spazio.

Ancora la Arendt, del resto, afferma che il colonialismo – in tutte le sue forme – è il dispositivo necessario al capitalismo per mantenere acceso il moto dell’accumulazione. L’antica tecnica dello scovare settori o luoghi da poter saccheggiare imponendo la propria ragion d’essere: asservimento, speculazione.

La libertà d’azione speculativa che richiede il tardo capitalismo è dunque il vero ingranaggio che soggiace alle asimmetrie e che le alimenta senza soluzione di continuità

Sono invece simmetrici i poli “opposti” della risposta istituzionale al problema ambientale: da un lato i sedicenti progressisti che puntano il mirino sulle multinazionali senza però intervenire radicalmente sul sistema che ne avalla l’esistenza; dall’altra i

 

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https://www.idiavoli.com/it/article/lepoca-delle-asimmetrie

 

 

 

 

 

La Germania prepara investimenti anticrisi: un’indicazione utile all’Italia

19 agosto 2019 – Antonio Calabrò, Giornalista, scrittore e vicepresidente di Assolombarda

 

Alla vigilia di una preoccupante fase di recessione economica, la Germania si prepara a varare un piano anti-crisi da 50 miliardi. È una scelta importante, che può suggerire una serie di considerazioni utili anche per l’Italia.

La prima è semplice: in momenti di difficoltà è proprio la spesa pubblica la leva indispensabile per evitare che la crisi economica e sociale si aggravi. Lo aveva ben spiegato, poco meno di un secolo fa, uno dei più robusti e lungimiranti intellettuali del Novecento, John Maynard Keynes (servono, altroché se servono, le élite culturali ricche di conoscenze e competenze…). Ne avevano fatto un centro della politica le classi dirigenti dei principali paesi europei per sostenere la ricostruzione dopo la guerra e mettere in movimento lo sviluppo economico e il benessere sociale (rileggere la lezione di Ezio Vanoni, ministro del governo De Gasperi, per averne riscontri).

Ma quale spesa pubblica? Investimenti in infrastrutture e stimoli fiscali per gli investimenti delle imprese, ambiziosi programmi per innovazione, ricerca e trasferimento tecnologico, formazione, riforme economiche e sociali in grado di fare crescere produttività e competitività (in tempi più recenti, il “piano Delors” per la Ue, di cui alcuni tra gli imprenditori e i politici più lungimiranti chiedono giustamente una riedizione). Certo non una spesa pubblica assistenziale e clientelare (reddito di cittadinanza, quota 100 per le pensioni, etc., condoni fiscali come preludio d’una sgangherata flat tax) cara all’ormai ex governo Lega-5Stelle, che aggrava deficit e debito pubblico senza stimolare strutturalmente l’economia.

La seconda considerazione riguarda le condizioni per poter varare un robusto piano di investimenti pubblici: i conti in ordine. La Germania sta ben dentro i parametri di sicurezza Ue di deficit e debito e dunque può investire con sicurezza. Avrebbe potuto farlo prima, evitando di accumulare un altissimo avanzo commerciale che ha squilibrato gli altri paesi Ue e agendo semmai da responsabile protagonista della politica economica europea. Ma meglio tardi che mai, comunque.

“Conti a posto”, ha indicato ieri, in Senato, come orizzonte politico, il premier Giuseppe Conte, prima di rassegnare le sue dimissioni, al culmine di una crisi di governo che, come unico giudizio di sintesi, merita uno dei migliori aforismi di Ennio Flaiano: “La situazione è grave ma non è seria”. Conti a posto. Proprio quelli che il governo presieduto appunto da Conte, in un anno di vita allegra, ha

 

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https://www.huffingtonpost.it/entry/la-germania-prepara-investimenti-anti-crisi-unutile-indicazione-per-leconomia-italiana_it_5d5cea0fe4b0f667ed6a8584?utm_hp_ref=it-economia

 

 

 

 

GIUSTIZIA E NORME

SCIENZIATA ITALIANA CURA GLI PSICO-REATI

Maurizio Blondet  21 Agosto 2019

Da Huffington Post un importante articolo scientifico:

Nonostante la nostra società sia ora popolata da individui appartenenti a diverse culture, la nostra mente riflette ancora le tracce di un’eredità evoluzionistica dove gli esseri umani vivevano in piccoli gruppi composti da individui con caratteristiche genetiche e sociali simili tra loro, portandoci tuttora a preferire le persone che sono socialmente e culturalmente “simili a noi” rispetto a quelle che “differiscono da noi”.

La ricerca scientifica ha mostrato che la nostra mente contiene stereotipi e pregiudizi che sono legati alle diverse caratteristiche sociali degli individui, quali ad esempio l’etnia, il colore della pelle, il peso, il genere, l’età, l’orientamento sessuale, politico o religioso, la disabilità e la malattia fisica o mentale.

Per far fronte a questo problema, i ricercatori negli ultimi 20 anni hanno cercato di creare degli interventi che siano in grado di modificare tali stereotipi e pregiudizi

L’idea che sto portando avanti con la mia ricerca presso l’Istituto Italiano di Tecnologia è che questi stereotipi siano così instillati nella nostra mente che l’unico modo per cambiarli sia modificare i meccanismi biologici del cervello responsabili della generazione e controllo di tali stereotipi.

In particolare, i miei studi sono volti all’utilizzo di una procedura, chiamata stimolazione cerebrale

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https://www.maurizioblondet.it/scienziata-italiana-cura-gli-psico-reati/

 

 

 

 

 

La stimolazione cerebrale non invasiva contro pregiudizi e stereotipi sociali

6/08/2019

(A cura di Maddalena Marini, ricercatrice IIT)

 

Nel corso degli ultimi decenni, la globalizzazione ha portato a un’intensificazione degli scambi internazionali nella nostra società, favorendo su una scala senza precedenti il crescere dell’economia mondiale e la coesistenza di differenti gruppi socioculturali.

Tale processo, però, oltre ad avere certamente aspetti positivi molto rilevanti per l’evoluzione della società moderna come il superamento dei confini spazio-temporali, la velocità e la circolazione delle comunicazioni, e l’arricchimento culturale, ha portato a ripercussioni e scontri a livello sociale dovuti allo scambio culturale tra civiltà e culture molto diverse tra di loro.

Infatti, nonostante la nostra società sia ora popolata da individui appartenenti a diverse culture, la nostra mente riflette ancora le tracce di un’eredità evoluzionistica dove gli esseri umani vivevano in piccoli gruppi composti da individui con caratteristiche genetiche e sociali simili tra loro, portandoci tuttora a preferire le persone che sono socialmente e culturalmente “simili a noi” rispetto a quelle che “differiscono da noi”.

A conferma di ciò, la ricerca scientifica ha mostrato che la nostra mente contiene stereotipi e pregiudizi che sono legati alle diverse caratteristiche sociali degli individui, quali ad esempio l’etnia, il colore della pelle, il peso, il genere, l’età, l’orientamento sessuale, politico o religioso, la disabilità e la malattia fisica o mentale.

In particolar modo, è stato provato che tali stereotipi e pregiudizi operano a livello inconscio, cioè senza la nostra consapevolezza, e influenzano il modo in cui percepiamo e ci rapportiamo con gli altri individui, generando anche serie conseguenze.

Per esempio, studi hanno dimostrato che i pregiudizi inconsci di tipo etnico/razziale, influenzano persino le decisioni e i comportamenti dei medici e delle altre figure professionali in campo sanitario.

In particolare, medici con forti pregiudizi inconsci a favore delle persone bianche rispetto a quelle di colore, raccomandano meno spesso trattamenti terapeutici per quest’ultimi nonostante essi mostrino le stesse condizioni di salute e bisogno di cure dei pazienti bianchi.

Ma non solo questo. I pregiudizi e gli stereotipi possono influenzare anche le decisioni e i comportamenti che ci riguardano in prima persona, precludendo potenzialmente la nostra partecipazione in specifici settori lavorativi o ostacolando quelle che potrebbero essere le nostre potenzialità e quelle delle future generazioni.

Uno studio che ha analizzato dati raccolti in 34 nazioni per 8 anni ha infatti trovato che la forza dello stereotipo di genere in ambito scientifico (cioè il fatto che le discipline scientifiche siano maggiormente associate all’essere uomo anziché all’essere donna) di una nazione influenza la prestazione delle ragazze di 13-14 anni nei test di matematica e nelle altre discipline scientifiche in quella stessa nazione.

Per far fronte a questo problema, i ricercatori negli ultimi 20 anni hanno cercato di creare degli interventi che siano in grado di modificare tali stereotipi e pregiudizi. Per esempio, è stato scoperto che è possibile ridurre il pregiudizio etnico/razziale, fornendo delle informazioni che vanno contro lo stesso pregiudizio, come per esempio presentare uno scenario relativo a un’aggressione, in cui un uomo bianco interpreta il ruolo dell’aggressore e un uomo di colore interpreta il ruolo del soccorritore.

Questi interventi però, nonostante si siano mostrati efficaci hanno prodotto solo risultati limitati, soprattutto, in termini temporali. I loro effetti infatti non sono più presenti dopo qualche ora o giorno.

L’idea che sto portando avanti con la mia ricerca presso l’Istituto Italiano di Tecnologia è che questi stereotipi siano così instillati nella nostra mente che l’unico modo per cambiarli sia modificare i meccanismi biologici del cervello responsabili della generazione e controllo di tali stereotipi.

In particolare, i miei studi sono volti all’utilizzo di una procedura, chiamata

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https://www.huffingtonpost.it/entry/la-stimolazione-cerebrale-non-invasiva-contro-pregiudizi-e-stereotipi-sociali_it_5d53c03fe4b0c63bcbef8e8d

Nota del curatore della presente Rassegna:

Articolo “AD USUM DELPHINI” che non condivido perché – in un prossimo futuro – può dare una presunta base scientifica e quindi legittimare le violente e crudeli elettrificazioni dei bambini di Bibbiano!!!!

 

 

 

 

LA LINGUA SALVATA

Rammemorare

ram-me-mo-rà-re (io ram-mè-mo-ro)

SIGNRicordare

derivato di memorare ‘ricordare’, col prefisso composto ra- con valore intensivo.

Davanti a questo verbo sorge spontanea una domanda: «Ma non si poteva dire ‘ricordare’?» In effetti i significati sono del tutto sovrapponibili, e anche buona parte degli usi. Però è un termine che permette alcune riflessioni interessanti.

La prima è un po’ piana: talvolta il ricordo ha una dignità tale, o vuole essere vestito di una dignità tale, che è funzionale farla percepire attraverso un termine di natura e registro letterari. Se voglio marcare l’importanza di un ricordo, evocare le ragioni di un rammemorare o di una rammemorazione può avere un effetto suggestivo; se con un’apertura o una dedica intendo rammemorare qualcuno, pongo l’atto su un livello elevato; difatti non rammemoro il frappè che servivano su quella spiaggia dello Ionio tanti anni fa: piuttosto me lo ricordo, me lo

 

Continua qui:

 

https://unaparolaalgiorno.it/significato/R/rammemorare?utm_source=newsletter&utm_medium=mail&utm_content=parola&utm_campaign=pdg

 

 

 

 

 

PANORAMA INTERNAZIONALE

Disgregare l’Unione Europea: ecco l’obiettivo comune di Trump e Putin

di Adriana Castagnoli – 15 luglio 2019

Si assisterà a ciò che una volta era l’impensabile ossia che al summit di Helsinki, il 16 luglio, Donald Trump tratterà il rivale russo Vladimir Putin meglio degli alleati europei? Il presidente americano ha manifestato più volte la sua ammirazione per Putin così come ha ribadito in più occasioni che l’Ue è stata creata unicamente per sfruttare gli Stati Uniti.

Con il ritorno alla Madman Theory, praticata in politica estera da Richard Nixon contro il Blocco comunista, Trump ha scompigliato la scena europea per fiaccare gli alleati. I durissimi attacchi alla Germania al vertice di Bruxelles dimostrano che questa amministrazione agisce per destabilizzare le basi di fiducia reciproca. E ciò nonostante l’impegno degli europei ad aumentare le spese per la difesa e il documento congiunto Nato che ribadisce il principio core dell’Alleanza.

D’altronde sentimenti e giudizi anti-UE sono radicati negli ambienti conservatori d’oltreoceano. In pratica Trump sta attuando ciò che la destra neoconservatrice americana più nazionalista aveva auspicato durante il primo mandato di George W. Bush quando si parlò apertamente di «Eurominaccia». Dopo il crollo dell’URSS certe divergenze avevano già creato tensioni nei rapporti transatlantici. Ma fu la guerra in Iraq a causare la frattura poiché Francia e Germania presero le distanze dall’intervento militare statunitense, mentre in Europa si moltiplicavano le manifestazioni di antiamericanismo. In alcuni ambienti neoconservatori il disprezzo per l’Ue e le istituzioni multilaterali giunse a un punto tale che, nel 2003, qualcuno propose di sostituirle con una triade fra Stati Uniti, Gran Bretagna e Russia.

La nostalgia degli anni dell’immediato post-Guerra Fredda, quando l’ex nemico era divenuto l’amico, spingeva a disegnare scenari Est-Ovest in funzione anti-Ue. Si auspicava che gli Stati Uniti, contando sulla capacità della Russia di tornare a essere una grande potenza, ponessero le premesse per una nuova strategia di intese fra Washington e Mosca che emarginasse quella che Donald Rumsfeld definì la “vecchia Europa”.

La visione di Trump è un distopico ritorno al passato con rapporti regolati dalla supremazia dell’hard power

È pur vero che gli europei sotto la pressione di interessi nazionali contrastanti non erano

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https://www.ilsole24ore.com/art/disgregare-l-unione-europea-ecco-l-obiettivo-comune-trump-e-putin-AEJLRaLF?refresh_ce=1

 

 

 

 

 

POLITICA

Berlusconi gioca la carta Draghi: è la trappola per Salvini

Scritto il 21/8/19

 

Tramite Alessandro Sallusti, il vecchio Berlusconi – in apparenza fuori gioco, costretto all’angolo – prova a giocare la carta Mario Draghi. Lo conferma l’editoriale del 20 agosto del direttore del “Giornale”. Titolo: “Una telefonata a Draghi ci allungherebbe la vita”. Sortita che conferma l’allarme lanciato settimane fa dal saggista Gianfranco Carpeoro, in contatto con l’élite massonica progressista europea. Già la scorsa estate, Carpeoro aveva rotto le uova nel paniere ai congiurati italo-francesi, intenzionati a impedire che Marcello Foa, candidato da Salvini, conquistasse la presidenza della Rai. Le rivelazioni di Carpeoro, in web-streaming su YouTube, avevano sortito l’effetto di smontare il piano. La notizia veicolata dall’avvocato milanese: il mentore di Macron, Jacques Attali, aveva telefonato nientemeno che a Giorgio Napolitano per chiedere lumi su come fermare Foa. Napolitano avrebbe consigliato ad Attali di contattare Antonio Tajani, allora presidente del Parlamento Europeo. «In seguito, Tajani ha sentito direttamente il Cavaliere». Una consuetudine che da allora non si sarebbe interrotta, e che – sempre secondo Carpeoro – oggi coinvolgerebbe in modo stabile anche lo stesso Beppe Grillo e Davide Casaleggio, figlio del massone occulto Gianroberto Casaleggio («fu lo stesso Gianroberto – dice Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt – a spiegarmi perché non voleva che si sapesse della sua affiliazione alla massoneria»).

Ora la rete sotterranea di contatti sarebbe in pieno fermento. Il nuovo piano, secondo Carpeoro, fino a ieri era il seguente: “cucinare” Salvini a fuoco lento, per costringerlo alla resa entro fine anno e aprire le porte a un “governo di salvezza nazionale”, presieduto proprio da Draghi, che nel frattempo – curiosa coincidenza – ha rifiutato di sostituire Christine Lagarde alla guida del Fmi. Poltrona prestigiosa, almeno quanto quella della Bce. Perché rifiutarla? Per tenersi libero in vista dell’approdo a Palazzo Chigi? Avverte Magaldi: l’Italia è l’epicentro di uno scontro epocale tra progressisti e reazionari a livello mondiale. E spiega: proprio in Europa si è sperimentato l’attuale modello di governance post-democratica, dove le elezioni

 

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https://www.libreidee.org/2019/08/berlusconi-gioca-la-carta-draghi-e-la-trappola-per-salvini/

 

 

 

 

 

 

 

 

Salvini avrebbe dovuto saperlo: l’Italia non è il Paese degli uomini soli al comando

Da Craxi a Berlusconi, da Renzi a Salvini, gli italiani si innamorano dell’uomo nuovo che ripete lo stesso messaggio: azzerare il sistema corrotto e far rinascere l’Italia. La fortuna politica può durare due mesi o due anni, ma se decide di fare la rivoluzione il sistema prepara gli anticorpi

 

20 agosto 2019

 

Non stupitevi: Salvini è solo l’ultimo di una lunga serie. La politica italiana è sempre la stessa recita. Inizia con l’ambizioso politico di turno abbastanza lucido e furbo da capire lo spirito del tempo. Che poi in Italia è sempre lo stesso: cambiare dalle fondamenta l’Italia burocratica, clientelare e corrotta; spazzare via la vecchia classe dirigente; creare ricchezza e nuovi posti di lavoro. Agli italiani piace inaugurare più che manutenere e si innamorano dell’uomo nuovo, come se da solo potesse rivoltare la penisola come un calzino. Dal decisionismo di Bettino Craxi nel paludoso pentapartito degli anni Ottanta, all’ottimismo aziendalista di Silvio Berlusconi nel post Tangentopoli; dalla sobrietà (il loden!) del tecnico Mario Monti dopo le cene eleganti di Arcore al civismo buonista del sindaco d’Italia Matteo Renzi, fino al capitano Matteo Salvini che difende l’Italia contro l’invasione dei migranti e gli attacchi di Bruxelles. Stesso messaggio, cambiano le sfumature nella narrazione, si adattano alla stagione politica e alla personalità dell’aspirante uomo solo al comando.

I mass media, sempre alla ricerca di novità, fanno da megafono all’ultimo arrivato, libero di picconare perché ancora vergine di governo e abile nel ripetere la sua ricetta magica, senza contraddittorio. Gli italiani con poca memoria e molto risentimento verso la classe politica si illudono che il personaggio televisivo abbia capito come sovvertire il sistema dei “poteri forti”. Anche se in Italia i poteri forti non esistono da decenni. Piuttosto c’è una ragnatela di poteri deboli, provinciali e autoreferenziali, ma tenaci. Tanti gangli di potere minuscoli che si fanno la guerra l’uno con l’altro. Banchieri, industriali, manager, magistrati, politici, che all’inizio delegittimano l’uomo nuovo per paura di essere la prima testa tagliata durante la rivoluzione. Poi quando vedono il politico acquisire sempre più consenso, a poco a poco salgono sul carro del vincitore per farsi dare una fetta di potere. Una poltrona, un sussidio statale, una trasmissione tv, una promessa. Sullo sfondo una sparuta minoranza formata dagli esclusi del vecchio corso e dai professionisti dell’indignazione denuncia il ritorno del fascismo. Ma l’unico effetto è quello di far salire sul carro altri potenziali elettori che giudicano esagerata una reazione del genere, non vedendo né manganelli, né olio di ricino.

La fortuna politica dell’uomo nuovo può durare due mesi o due anni, tutto sta nel non fare veramente la rivoluzione, ma solo annunciarla

La fortuna politica dell’uomo della provvidenza può durare due mesi o due anni: tutto sta nel non fare veramente la rivoluzione, ma solo annunciarla. Perché quando il sistema ha l’impressione che voglia davvero prendersi tutto, attiva gli anticorpi. Nel Paese di Machiavelli non c’è bisogno della pallottola in testa per far fuori l’uomo solo al comando, basta un avviso di garanzia,

 

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https://www.linkiesta.it/it/article/2019/08/20/salvini-crisi-governo/43255/

 

 

 

 

 

 

 

 

I politici in guerra dell’Italia riusciranno a far uscire Salvini dal potere?

Nicholas Farrell – 20 agosto 2019

 

Ciò che ora sembra una possibilità distinta in Italia dopo le dimissioni odierne del primo ministro italiano Giuseppe Conte è un promemoria di una regola d’oro della politica moderna: la sinistra liberale dormirà con qualsiasi nemico comunque repellente per fermare il populismo di destra.

Matteo Salvini, che è di gran lunga il politico più popolare in Italia, forse ha dimenticato questa regola quando ha staccato il governo di coalizione del suo partito della Lega di destra radicale e il movimento a cinque stelle di alt sinistra lasciando un voto di sfiducia in Giuseppe Conte, che ha provocato le sue dimissioni.

O quello o semplicemente non poteva affrontare un altro giorno in un governo di coalizione che non era in grado di concordare nulla e che era dannoso e non aiutava l’Italia.

Qualunque cosa. Il vice primo ministro e il ministro degli interni, che ama brandire un rosario mentre parla al pubblico, deve pregare di non aver sparato a se stesso e al paese ai piedi. Si convinse che se avesse preso l’iniziativa avrebbe significato una rapida elezione in ottobre, che, data la sua popolarità nei sondaggi, avrebbe sicuramente vinto.

Tuttavia, ha rapidamente perso l’iniziativa (come ho suggerito potrebbe accadere nel mio pezzo sulla rivista questa settimana) quando è diventato chiaro che l’ex comunista, oggi di sinistra liberale, il partito democratico era pronto a contemplare la formazione di un nuovo governo di coalizione con il suo nemico giurato Five Star.

Nei sondaggi, la Lega è molto più avanti di qualsiasi altro partito con il 38% e potrebbe eventualmente vincere un’elezione generale da sola, cosa inaudita in Italia (un partito o una coalizione richiede il 40% dei voti per ottenere la maggioranza di seggi) – e vincerebbe sicuramente in coalizione con gli ex alleati Fratelli d’Italia (sei per cento) o Forza Italia (otto per cento). Five Star sta sondando un patetico 15 per cento.

Ma alle ultime elezioni generali del marzo 2018, Five Star ha ottenuto il 34% dei voti rispetto

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https://blogs.spectator.co.uk/2019/08/will-italys-warring-politicians-succeed-in-shutting-salvini-out-of-power/

 

 

 

 

 

 

Ecco il testo dell’ordine del giorno di Zingaretti, approvato all’unanimità

L’ordine del giorno del segretario

21 agosto 2019,12:15

Nicola Zingaretti

 

Questo l’ordine del giorno di Nicola Zingaretti approvato a unanimità dalla direzione nazionale del partito.

 

“La Direzione Nazionale del Partito Democratico: giudica la caduta del governo lo sbocco naturale e necessario del fallimento della maggioranza gialloverde responsabile di una paralisi dell’economia, di un impoverimento diffuso, un tessuto imprenditoriale ulteriormente provato e di un isolamento senza precedenti dell’Italia sulla scena europea e internazionale.

Rivolge un appello alle organizzazioni territoriali affinché sviluppino il massimo della mobilitazione e della iniziativa democratica in un passaggio particolarmente delicato per il futuro del Paese.

Ripone massima fiducia nell’azione del Presidente Mattarella che ringraziamo per l’opera incessante di tutela delle istituzioni e delle procedure democratiche.

Ritiene che in assenza di una chiara e solida maggioranza espressione del Parlamento attuale lo sbocco naturale della crisi siano nuove elezioni.

Nel pieno rispetto delle sue prerogative la delegazione del Pd indica al capo dello Stato i presupposti sui quali intende concentrare la propria iniziativa per l’avvio di una fase politica nuova e la verifica di un’altra possibile maggioranza parlamentare in questa legislatura.

L’impegno e l’appartenenza leale all’UE per una Europa profondamente rinnovata, un’Europa dei diritti, delle libertà, della solidarietà e sostenibilità ambientale e sociale, del rispetto della dignità umana in ogni sua espressione.

Il pieno riconoscimento della democrazia rappresentativa incarnata dai valori e dalle regole scolpite nella Carta Costituzionale a partire dalla centralità del Parlamento.

L’investimento su una diversa stagione della crescita fondata sulla sostenibilità ambientale e su un nuovo modello di sviluppo.

Una svolta profonda nell’organizzazione e gestione dei flussi migratori fondata su principi di solidarietà, legalità sicurezza, nel primato assoluto dei diritti umani, nel pieno rispetto delle convenzioni internazionali e in una stretta corresponsabilità con le istituzioni e i governi europei.

Una svolta delle ricette economiche e sociali a segnare da subito un governo di rinnovamento in una chiave redistributiva e di attenzione all’equità sociale, territoriale, generazionale e di genere. In tale logica affrontare le priorità sul fronte lavoro, salute, istruzione, ambiente, giustizia.

Evitare l’inasprimento della pressione fiscale a partire dalla necessità di bloccare con la prossima legge di bilancio

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https://www.agi.it/politica/crisi_governo_direzione_pd_zingaretti-6058098/news/2019-08-21/

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mattarella esaudirà Renzi-Grillo (Ue) o gli Usa, cioè Salvini?

Scritto il 21/8/19

 

Singolare coincidenza: nel momento esatto in cui in Senato Matteo Renzi “randellava” Salvini e lanciava segnali ai 5 Stelle, Nicola Zingaretti dettava alle agenzie una nota pesantissima contro Giuseppe Conte, accusandolo di aver taciuto per quindici mesi davanti alle “sgrammaticature istituzionali” del suo ministro dell’interno.

Ma attenzione: Sergio Mattarella non si lascerà trasformare in “ostaggio” del Pd, sostiene Anselmo Del Duca sul “Sussidiario”, commentando l’evoluzione della crisi di governo aperta formalmente il 20 agosto con l’annuncio delle dimissioni di Conte, che ha rimesso il mandato al presidente della Repubblica dopo lo scontro a distanza con Salvini, deluso dai grillini. Per i 5 Stelle proprio da Conte bisogna ripartire, mentre per il segretario del Pd evidentemente no. Eppure – scrive Del Duca – il premier uscente ha fatto di tutto per accreditarsi come leader moderato in grado di guidare un nuovo esecutivo “giallorosso”. «È di tutta evidenza che il punto critico che deciderà l’esito della crisi è dentro il Pd, con Renzi fautore di quell’accordo con il M5S che silurò quindici mesi fa, e Zingaretti gelido sostenitore dell’opportunità del ritorno al voto».

Bruciato Conte, secondo Del Duca resta impensabile che i 5 Stelle accettino un premier gradito al Pd. E se nell’assegnare l’incarico Mattarella si prenderà qualche giorno «sarà solo per consentire all’attuale premier di partecipare venerdì e sabato al G7 di Biarritz», da dimissionario, ma non ancora del tutto fuori gioco. «In ogni caso, il punto critico che determinerà l’esito della crisi appare il confronto dentro il Pd, con i renziani nettamente in vantaggio sul piano comunicativo, della narrazione di questa nuova convergenza come utile e necessaria per il bene del paese. Il favore della grande stampa a questo schema appare evidente». L’unico schema alternativo al “governo giallorosso” in grado di evitare le urne sarebbe quello di una ricomposizione in extremis di una convergenza fra 5 Stelle e Lega, «che in astratto non si può escludere, ma che non potrebbe vedere Salvini nella compagine di governo e – di conseguenza – neppure Luigi Di Maio». I segnali in questa direzione – dice Del Duca – non mancano, «soprattutto dal lato

 

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https://www.libreidee.org/2019/08/mattarella-esaudira-renzi-grillo-ue-o-gli-usa-cioe-salvini/

 

 

 

 

 

 

 

SCIENZE TECNOLOGIE

NEURO-IMAGING PER CURARE L’ALZHEIMER

di Francesca Romana Fantetti – 21  agosto 2019

 

La malattia dell’Alzheimer prende il nome dallo psichiatra tedesco Alois Alzheimer che descrisse il primo caso nel 1906 dopo avere effettuato l’autopsia di una delle sue pazienti a Monaco di Baviera ed avere osservato ciò che allora descrisse come “una particolare malattia della corteccia cerebrale” per l’abbondante presenza di placche senili – formate da aggregati del peptide (breve tratto di proteina) beta-amieloide – e grovigli neurofibrillari – formati da filamenti della proteina tau.

Scientificamente si tratta di un insieme di sintomi dovuti a varie cause che progressivamente determina il deterioramento della funzione cognitiva al di là di quanto sia dovuto al normale invecchiamento. L’Alzheimer è una malattia a sé, non una malattia dell’invecchiamento. Essa interessa la memoria, il ragionamento, l’orientamento, la comprensione, il calcolo, la capacità di apprendimento, il linguaggio ed il giudizio. Prima della comparsa dei suoi primi sintomi passano decenni, ed è oggi possibile, grazie alle nuove tecniche quali ad esempio, tra le altre, il neuro-imaging ovvero la visione in tempo reale di ciò che succede nel nostro cervello – da vivi – cogliere e vedere in anticipo i meccanismi biologici, prima cioè del palesarsi dei sintomi stessi della malattia.

Malgrado sia passato oltre un secolo dalla sua descrizione, solo nell’ultima decina d’anni si è cominciato , grazie alla genetica, alla biologia molecolare ed allo sviluppo di una fondamentale ed entusiasmante serie di nuove tecnologie, a comprendere quali siano le basi molecolari della malattia , per lo sviluppo di trattamenti efficaci e, possibilmente, la cura.

Il cervello umano è straordinariamente adattabile e resiliente. È in grado di mantenersi e di autoripararsi grazie alla sua caratteristica-fenomeno della plasticità, neuronale e sinaptica. Cominciamo inoltre a conoscere il ruolo della flora intestinale nell’attività della microglia ed il processo di neuroinfiammazione che si osserva oggi durante la neurodegenerazione.

Per diagnosticare le malattie si usano oggi i biomarcatori ovvero parametri biologici che possono essere misurati per indicare la presenza o l’assenza di una malattia o il rischio di svilupparla. Il livello di glucosio nel sangue ad esempio è un biomarcatore del diabete, mentre il livello del colesterolo è un biomarcatore del rischio di malattie cardiovascolari. Tra i fattori allo studio come possibili biomarcatori dell’Alzheimer

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http://opinione.it/hi-tech/2019/08/21/fantetti-hitech-neuro-imaging-cura-alzheimer/

 

 

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