NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI 29 AGOSTO 2019
A cura di Manlio Lo Presti
Esergo
Tutte le società hanno due cose in comune:
il socio che truffa e quello che viene truffato.
Nel film: Fritz Lang, Il covo dei contrabbandieri, USA, 1955
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SOMMARIO
Congiura (europea) contro Salvini. 1
Terrore e menzogne: tutto, purché l’Italia non rialzi la testa.. 1
Volete prendervi anche la mia giacca?
Pd-M5s, Meluzzi: lettera aperta agli Italiani su “gli anni che verranno”. 1
UN GOVERNO CONTRO ITALIANI E DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA 1
Siamo ostaggi di Mattarella e dei diktat trasmessi dall’Europa. 1
Chelsea Clinton afferma che il satanismo è una religione che merita rispetto. 1
La mostra come critica di azione. 1
Droga, madre di tutti i crimini, figlia del sistema. 1
Un programma decenale per l’Italia
E adesso ritorna anche il circo dei soliti intellettuali radical chic. 1
IL MISTERIOSO ATTACCO CON DRONI A BEIRUT…. 1
Le follie israeliane sono terminali 1
Bolton: la Cina ci ha copiato i caccia di 5° generazione
Il compagno Cesare Pavese non è un buon compagno?
Fatale Russiagate: dietro la crisi, gli 007 di Conte e Macron.. 1
Immigrazione clandestina, Bosnia: 21mila arrivi nel 2019. 1
Maxievasione da 3 milioni, arrestato il “re” delle coop che gestivano i migranti 1
Anche Boeri vittima della panzana dell’aumento dell’Iva come svalutazione competitiva. 1
Pieni poteri a Grillo: l’uomo del Britannia ha in mano l’Italia.. 1
COME RENZI HA MANIPOLATO CONTE PER ABBATTERE SALVINI 1
Il fenomeno Giuseppe Conte
L’elenco di tutti gli indagati del Pd (li ha pubblicati Grillo 4 mesi fa. Se li è scordati?) 1
De Falco: “Rousseau sta a democrazia come rito pagano al cristianesimo”. 1
Farage all’attacco di Conte: «Non fa gli interessi dell’Italia ma di Bruxelles» 1
Il giorno che fece perdere la faccia agli antifascisti 1
IN EVIDENZA
Congiura (europea) contro Salvini
Andrea Indini – 26 agosto 2019
C’è una data, il 16 luglio, che va tenuta bene a mente per capire la crisi di governo che ha portato alle dimissioni di Giuseppe Conte da Palazzo Chigi. Certo, a rompere è stato Matteo Salvini facendo presentare dai suoi uomini una mozione di sfiducia contro il presidente del Consiglio, ma il ministro dell’Interno si è di fatto trovato “stritolato” tra congiuranti che stavano già preparando l’inciucio giallorosso. Non stupisce, infatti, che Romano Prodi, massimo supporter italiano di un’Europa antisovranista, si sia speso in prima persona per un’intesa tra il Movimento 5 Stelle e il Partito democratico. Il tutto per arginare l’avanzata della Lega che, a fine luglio, era data dai sondaggisti a un passo dal 40%.
Ma proviamo a mettere in fila alcune date. E partiamo dal 16 luglio, quando Ursula von der Leyen viene eletta presidente della Commissione europea con 383 voti a favore, 327 voti contrari e 22 astensioni. Non si tratta di un nome qualunque, ma di una vera e propria propagazione di Angela Merkel. Iscritta alla Cdu dal 1990, è stata ministro per vari portafogli in tutti i governi presieduti dalla cancelliera tedesca. La sua elezione è lo scacco matto di Berlino al termine di una partita giocata al fianco di Emmanuel Macron per spaccare il blocco sovranista in Europa. Ovviamente, in quell’occasione, la Lega vota contro. Inaspettatamente, però, il Movimento 5 Stelle si schiera a sostegno della von der Leyen vantandosi addirittura di essere “ago della bilancia” per la sua elezione.
Quell’appoggio viene letto da alcuni leghisti come un “complotto”. O meglio: una congiura per frenare l’avanzata sovranista in Italia. Col senno del poi, ci vedono giusto. Il Russiagate all’italiana risale, infatti, a una manciata di giorni prima. Il 10 luglio Buzzfeed, un sito americano già criticato per aver dato voce a fake news sui rapporti tra Donald Trump e Vladimir Putin, rilancia un audio “rubato” all’hotel Metropol di Moscain cui si mercanteggiano forniture energetiche in cambio di un sostegno (economico) alla Lega. Già in quell’occasione gli uomini di Nicola Zingaretti in Parlamento trovano nel presidente della Camera, Roberto Fico, il sostegno necessario per accelerare l’informativa di Salvini in Aula su questi presunti (e finora mai dimostrati) finanziamenti russi al Carroccio. E ancora: giocando di sponda con Bruxelles, il ministro dell’Economia Giovanni Tria osteggia ferocemente la riforma fiscale
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http://blog.ilgiornale.it/indini/2019/08/26/congiura-europea-contro-salvini/
Terrore e menzogne: tutto, purché l’Italia non rialzi la testa
Scritto il 29/8/19
Qualunque cosa accada o non accada all’Italia, ombelico fragile e vittima predestinata dell’ordoliberismo post-democratico europeo, non si può prescindere dal ricordare la grande menzogna che ammorba il pianeta dall’11 settembre 2001, il maxi-attentato alle Torri Gemelle di Manhattan.
L’impensabile era già in marcia da molti anni, certo: il Memorandum Powell per la riscossa storica delle oligarchie, la “crisi della democrazia” promossa dalla Trilaterale, la liquidazione di Allende e Sankara, Olof Palme e Aldo Moro, l’ipocrita “terza via” battuta da Blair e Clinton per rottamare la sinistra classica e lanciare la post-sinistra mercantilista dei Prodi, degli Schroeder, dei Renzi. Ma fu il fatidico 2001 a metter fine nel modo più brutale al breve sogno del globalismo mite vagheggiato da Gorbaciov dieci anni prima, che aveva dato al pianeta una meravigliosa e breve illusione: poter finalmente vivere un disgelo universale, con la fine della guerra fredda, cominciando a rimettere insieme i cocci di un mondo devastato dall’ingiustizia. Oggi sono i vigili del fuoco di New York a invocare la riapertura del caso 11 Settembre, sostenendo che le Twin Towers sarebbero state minate con esplosivi.
Dopo 18 anni, tuttavia, a tener banco è ancora la verità ufficiale: aerei dirottati da fanatici islamisti ispirati da Osama Bin Laden, l’ex socio dei Bush ed ex fiduciario della Cia che poi il signor Obama ha raccontato al mondo di aver fatto assassinare il 2 maggio 2011 ad Abbottabad, in Pakistan, da un reparto speciale di Navy Seals poi stranamente morti a loro volta, abbattuti da fuoco amico a Kabul. Spesso si evita di mettere in relazione l’11 Settembre, e quindi la conseguente devastazione del mondo tuttora in corso a suon di guerre, con l’evento quasi altrettanto simbolico che lo precedette: l’inaudito delirio di violenza esploso al G8 di Genova, due mesi prima. A indicare la connessione è Wayne Madsen, all’epoca dirigente della NSA: Madsen sostiene che la strategia della tensione affidata ai misteriosi black bloc, accuratamente preparata dalla National Security Agency, doveva servire a stroncare una volta per tutte il caotico movimento NoGlobal, di cui l’élite finanziaria pare avesse una gran paura.
Fu casuale la scelta di provocare quella mattanza proprio in Italia? Il nostro paese era già stato durissimamente colpito dal terrorismo, incluso quello delle stragi nelle piazze, fino all’epilogo del sequestro Moro: fu allora immolato un politico grigio ma tenace, che in fondo incarnava l’irriducibile diversità italiana, inconciliabile con il progetto turbo-mercantile in cantiere, truccato da europeismo. Non doveva sopravvivere, l’anomalia italiana, con la sua economia-boom sorretta dal decisivo volano pubblico dell’Iri, il complesso industriale più grande d’Europa. Nel romanzo “Nel nome di Ishmael”, per il quale Francesco Cossiga si complimentò con l’autore, Giuseppe Genna, si mette in luce un dettaglio inquietante: il nesso tra i “sacrifici rituali di bambini” e l’omicidio politico. Oscura “firma” di sapore occulto, contro-iniziatico, a marcare il ricorso al terrorismo come “instrumentum regni”, in particolare contro l’Italia, dai tempi di Enrico Mattei.
Quella dell’11 Settembre fu una strage immane: 3.000 morti nel crollo delle torri, più altre 12.000 vittime accertate nei giorni e mesi seguenti, a causa della nube d’amianto che avvolse i quartieri circostanti. E’
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https://www.libreidee.org/2019/08/terrore-e-menzogne-tutto-purche-litalia-non-rialzi-la-testa/
«Volete prendervi anche la mia giacca?» La lunga notte del duello Tsipras-Merkel
Lunedì 13 Luglio 2015 PER TEMERE CIÒ CHE STA PER ACCADERCI
Alberto Gentili
BRUXELLES Come in ogni dramma che si rispetti, il duello decisivo avviene all’alba. Tra capi di governo sbrandati, sherpa accasciati, occhiaie lunghe come amache, Angela Merkel e François Hollande per la terza volta in quattordici ore di trattativa alle sei del mattino si stanno lavorando Alexis Tsipras. «Un massiccio waterboarding mentale», per dirla con una fonte della Commissione. Una tortura. Una di quelle usate dalla Cia negli interrogatori: secchiate d’acqua in faccia per dare il senso dell’annegamento al prigioniero.
ALEXIS E ANGELA La Cancelliera tedesca, grintosa come mai, determinata a incassare la piena umiliazione del leader di Syriza o in alternativa la Grexit, chiede che nel fondo di garanzia per i creditori – quello da 50 miliardi che Atene non ha e mai avrà – vengano incluse anche le banche greche. Tsipras impallidisce. Trema qualche istante (c’è chi dice per stanchezza, altri per rabbia), accasciato sulla poltroncina. Poi si alza e si toglie la giacca porgendola alla Merkel. «A questo punto», sbotta, «prendetevi anche questa…». E fa un passo verso la porta. Il francese Hollande impallidisce. Donald Tusk, il polacco presidente del Consiglio europeo, invece tira fuori (a sorpresa) gli attributi: «Tutti fermi. Da questa stanza non si muove nessuno». E la trattativa riprende. Merkel si attacca al telefono con Wolfang Schaeuble, per chiedere indicazioni. «È, stato il potente ministro economico tedesco il vero convitato di pietra del vertice», fotografa uno sherpa italiano. E Tsipras si lessa il cervello al telefono con Atene. Urla, strepiti con i dissidenti di Syriza: «Dite che non votate l’accordo? Allora vi caccio!», lo sentono gridare, «ma non avete capito che qui vogliono il nostro scalpo? Un’umiliazione piena?». E poi, di nuovo rivolto verso Merkel, Hollande e Tusk: «Mi dispiace, ma non ho il mandato per vendere metà del mio Paese».
SCORRE IL SANGUE Insomma, diplomazia al bando. Nel summit più lungo della storia europea, ben 17 ore, all’ottavo piano di Palazzo Justus Lipsius corre il sangue. Quello greco a fiotti, ma anche qualche rivoletto di plasma tedesco. «Volevano l’uscita della Grecia dall’euro o la piena umiliazione di Tsipras. Non hanno ottenuto la prima e hanno incassato solo in parte la seconda», sintetizza un diplomatico belga. Invece prevale la linea della mediazione ma anche del rispetto delle regole, sostenuta da Hollande, Matteo Renzi, austriaci, lussemburghesi, irlandesi, portoghesi, spagnoli e dal presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker.
La partita dell’Eurosummit inizia malissimo. Del resto, l’Eurogruppo si è chiuso con Schaeuble che ha litigato con Mario Draghi: «Non prendermi per uno stupido». «Semplice scambio di vedute», minimizza la Bce. E la riunione dei capi di Stato e di governo si apre con una Merkel ringhiante. Tant’è, che poco prima della mezzanotte, Renzi lancia l’annunciato altolà ai tedeschi: «Se avete deciso di far fuori la Grecia, prendetevi la responsabilità di dirlo. Certo, il patto l’ha rotto Tsipras con il referendum, ma ormai ha mollato su tutto. E se si vuole davvero fare l’accordo, i margini ancora ci sono senza dover umiliare
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https://www.ilmessaggero.it/pay/edicola/tsipras_grecia_giacca-1141239.html
Pd-M5s, Meluzzi: lettera aperta agli Italiani su “gli anni che verranno”
28, agosto, 2019
Cari amici e fratelli italiani,
di fronte alla conclusione di questa fase politica si possono riassumere alcune elementari verità.
1) La grande #migrazione che ha subito qualche rallentamento nel corso di questo anno, come da grande regia finanziario-globalista, dovrà riprendere accelerando perché l’afro-islamizzazione dell’Italia non può attendere. Lo schema logico dell’#invasione programmata è anche giuridicamente, oltre che politicamente, chiarissimo:
- a) chiunque entri volontariamente in mare con un canotto è per definizione un naufrago;
- b) i naufraghi vanno obbligatoriamente salvati;
- c) i salvati che arrivano inesorabilmente nell’unico porto sicuro, la nostra #Italia, devono essere mantenuti dagli #Italiani eternamente;
- d) le cooperative rosse e le Caritas vaticane realizzano su questo fatturati da tre miliardi di #euro all’anno. Chi potrà arrestare questa valanga?
2) Sull’onda di tutto ciò cresce, come una gigantesca metastasi, il business della mafia nigeriana e delle altre mafie straniere africane, magrebine, cinesi:
- a) #droghe pesanti ed #eroina a basso costo, soprattutto per i minori;
- b) sfruttamento della prostituzione anche minorile e traffico d’organi;
- c) controllo paramilitare del territorio, come a Castelvolturno, compresi sfruttamento del lavoro nero, traffico di rifiuti tossici e attività mafiose di ogni genere.
C’è il rischio di vivere una totale perdita di controllo delle città e delle periferie con stupri, #violenze, furti, rapine e aggressioni impunite sia a cittadini che alle forze dell’ordine impossibilitate a difendersi.
3) Siccome le politiche #fiscali europee e la sudditanza al NWO Macron e Merkel tolgono ogni #sovranità all’Italia, le politiche assistenzialiste, stile reddito di #cittadinanza e il pagamento delle conseguenze della migrazione incontrollata, dovranno essere pagate dalle ultime parti produttive del Paese con una crescita selvaggia della fiscalità diretta e indiretta. E con un ulteriore incremento del controllo burocratico fiscale e giudiziario mascherato da ambientalismo per reprimere le ultime parti produttivamente vitali del nostro Paese. In altre parole, se un certo liberismo alla Rotschild-#Soros ieri faceva dire a chi cercava
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UN GOVERNO CONTRO ITALIANI E DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA
Da Yalta a Biarritz la mano del padrone: Trump, Macron e Merkel vogliono il Conte bis e Mattarella lo incarica in sfregio alla volontà degli Italiani, che vogliono votare.
La maggioranza del popolo assiste impotente al turpe gioco della partitocrazia: due partiti che si erano presentati fino a ieri dichiarandosi tra loro incompatibili, ora, dopo essere stati sconfitti molte volte nelle ultime elezioni (politiche, amministrative, europee), con l’approvazione del Quirinale si inciuciano allo scopo palese di tenersi il potere e di togliere alla gente la possibilità di essere rappresentata; e si vogliono appoggiare non al consenso degli italiani, che non hanno, ma al sostegno interessato di Francia e Germania via UE e BCE, di cui sono fiduciari. In questo modo è stato fatto, contro la maggioranza degli italiani e con la dichiarata pretesa di imporre una “svolta” al Paese, un governo, che è costituzionalmente illegittimo e illegale, secondo l’ordinamento costituzionale, per le seguenti ragioni:
1- Il ruolo del Presidente della Repubblica, nella fase di consultazioni, è quello di verificare se il candidato premier abbia una maggioranza parlamentare e se questa corrisponda sostanzialmente alla maggioranza degli elettori, affinché non vi sia contrasto tra popolo e governo (1); Mattarella ha tradito questo suo compito poiché ha incaricato Conte pur sapendo benissimo che quasi il 70% degli Italiani vuole votare e non vuole questo governo PD-5S, e sapendo anche quanto segue.
2-I parlamentari grillini e piddini hanno violato la funzione del parlamento di rappresentare il popolo, perché la maggioranza del popolo vuol votare ed essi si sono associati per impedirlo, cioè per impedire che la maggioranza sia rappresentata, quindi per impedire la rappresentatività della democrazia, sapendo che il 67% vuole andare a votare e che, se si andasse al voto, perderebbero;
3- La ragione per la quale tolgono al popolo questo diritto e vogliono governarlo, è proprio la loro consapevolezza di non rappresentarlo: ossia lo fanno con dolo;
4- Quindi lo fanno nell’interesse proprio, privato, di parte, cioè per mantenere le poltrone e per nominare loro uomini alla guida di 500 grandi aziende pubbliche;
5- Mirano a scegliere, pur non rappresentando il Paese, il nuovo Capo dello Stato, ossia l’organo che dovrebbe rappresentare il Paese, in modo da assicurarsi la sua copertura;
6-Essi mirano a continuare la loro già avviata opera di svendita degli interessi e della sovranità nazionale in favore di interessi e potenze straniere, controllanti l’Unione Europea, e imponenti direttive di finanza
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Siamo ostaggi di Mattarella e dei diktat trasmessi dall’Europa
28 agosto 2019
E’ il momento forse più drammatico per il nostro Paese e per la sua tradizione identitaria e culturale:
siamo Ostaggi di Mattarella e dei diktat trasmessi dall’Europa.
Siamo Ostaggi di una Sinistra che, per l’ennesima volta bocciata dall’Elettorato, va al Governo.
Siamo Ostaggi di un Gruppo di Incapaci; Dilettanti ormai in caduta libera; Ignoranti guidati da un Soggetto subdolo, bugiardo, invidioso, codardo ed opportunista.
Dunque, 5Stelle, PD, LEU e Gruppo misto: una oscena ammucchiata per un Conte bis, ridefinito “Conte zero”, nella grottesca visione dell’Aritmetica proposta da un Avventuriero.
Quello del “Mandato zero”.
Quello che si autocelebra, nella consapevolezza di riscuotere credito pari allo Zero nel quale freudianamente si riconosce
Quello che ha svenduto il proprio Corpo elettorale sostenendo di essere impegnato a fornire “…il meglio per il paese … non il meglio per me stesso…”
Quello che definisce il movimento cui appartiene “ un partito postideologico”, non avendo cognizione alcuna di sistemi ideologici possibili per un’associazione d’Impresa come la Casaleggio & Associati, nella quale trova ruolo anche un Comico.
Quello che con sfrontatezza pretende di sapere cosa meritino gli Italiani e che è ricorso ad ogni censurabile espediente propagandistico pur di sventare il voto e di arginare la perdita di consensi, fino al recupero di
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https://www.imolaoggi.it/2019/08/28/siamo-ostaggi-di-mattarella-e-dei-diktat-trasmessi-dalleuropa/
Chelsea Clinton afferma che il satanismo è una religione che merita rispetto
Chelsea Clinton ha descritto il satanismo come una “religione” che “merita il nostro rispetto”, poiché lo scandalo “Satan-gate” continua a sfuggire al controllo, minacciando di far deragliare la nascita delle aspirazioni politiche in erba di Bill e Hillary Clinton.
VIDEO QUI:
Il 37enne Clinton, ha risposto alla critica che ha denunciato il suo caloroso saluto alla Chiesa di Satana su Twitter il 1 ° gennaio, sostenendo che Satanisti, adoratori del diavolo e Luciferiani meritano civiltà e rispetto.
La Chiesa di Satana adora apertamente la Bestia e afferma che il Male è uno
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https://newspunch.com/chelsea-clinton-satanism-respect/
ARTE MUSICA TEATRO CINEMA
La mostra come critica di azione
Filiberto Menna. Progettare il futuro – 26 AGOSTO 2019
La riflessione critica di Filiberto Menna ha giocato un ruolo fondamentale, non soltanto nello spazio della scrittura, ma anche nel momento espositivo, nella costruzione delle mostre, intese come occasione di dialogo tra artista e critico, tra pubblico ed esposizione, come un agire nel tessuto dell’arte e della critica in maniera attiva. Come ha precisato nel chiarimento preliminare alla mostra Tendenze confrontate. Arte Visuale e Figurazione Oggettuale a confronto, allestita alla Galleria d’arte Il Centro e realizzata in collaborazione con Alberto Boatto nel 1966, «il punto di vista della critica che opera all’interno dei fatti contemporanei non è mai un guardare olimpicamente dall’alto e dall’esterno, ma è il punto di vista di uno che sta dentro e opera con gli altri per agire sulla realtà che lo circonda e nella quale egli vive». La critica militante, quindi, «non si pone di fronte alle diverse manifestazioni artistiche con un atteggiamento solo preoccupato di cogliere l’emergenza del fatto poetico, ma intende operare una scelta che investe molte più cose che il risultato estetico o che presuppone un impegno preliminare sulle poetiche e sui problemi di linguaggio affrontati dagli artisti e si compromette anche con essi. Questo vuol dire che il fare critica non è un atto contemplativo, ma un agire insieme agli altri, è cioè sempre critica di azione»1. Questa posizione mette in chiaro, da subito, che, per Filiberto Menna, l’esposizione è una pratica critica, un esercizio filosofico che si applica al giudizio e alla valorizzazione delle opere, intesa come costruzione culturale concreta e, soprattutto, come opportunità per aprire lo spazio dell’opera verso una posizione più estesa, una disseminazione, una dimensione comunicazionale e dialogica, che propizia l’incontro tra artista, critica e pubblico. Una riflessione epistemologica che sposta, parafrasando Louis Althusser, l’opera d’arte da oggetto reale a oggetto di conoscenza, prendendo in considerazione la prassi conoscitiva come vera e propria produzione teorica.
Tale prospettiva teorico-espositiva viene ridefinita l’anno successivo, non a caso nuovamente con il collega e amico Alberto Boatto, nella realizzazione della mostra, alla Seconda Rassegna Internazionale di Pittura ad Amalfi, L’impatto percettivo. Ancora una volta sono chiamate in causa le ricerche artistiche più attuali di quegli anni, la linea dell’oggettività percettiva di esperienze e di origini diverse: new-dada e pop art, visualità pura e astrazione lirica. Nel testo di presentazione della mostra viene subito chiarito il senso del progetto, la possibilità di un incontro tra queste due differenti esperienze nella comune zona di impatto percettivo, tra il dato oggettuale e la struttura dell’opera. Il quadro diventa, così, «una presenza oggettiva in grado di proiettarsi all’esterno, di invadere
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ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME
Droga, madre di tutti i crimini, figlia del sistema
Marcello Veneziani, Panorama n. 35 (2019)
Cos’hanno in comune il padre, la madre che uccide il suo neonato o il figlio, il nipote che uccide la nonna o sua madre, l’ultra ucciso e la violenza negli stadi, il ragazzo che accoltella il carabiniere, il clan di ragazzini che provoca una strage in discoteca, il terrorista che ammazza la gente come capita, il guidatore che si schianta in auto o su ignari passanti, il guappo che spara sulla folla, il rapinatore che deruba e tortura il rapinato, l’adolescente che uccide o si uccide per futili motivi? La droga. Procurarsi la droga, spacciare la droga, controllare lo spaccio della droga, agire sotto effetto della droga o in crisi d’astinenza… In agosto si reclutano novizi.
La droga è il ponte tra la criminalità e l’immigrazione clandestina, tra la delinquenza e la povertà, tra lo sfruttamento e la disperazione; è una rotta globale che ci collega da Oriente al Sud-America. Lasciamo da parte le cronache giudiziarie, i temi di ordine pubblico e i rimedi efficaci per fronteggiare la piaga. Certo, c’è droga e droga. Ma il piano è inclinato, il fenomeno è progressivo, e l’allarme va graduato secondo il livello di pericolosità, ma si deve partire dall’alveo in cui sorge. Cerchiamo di fare la psico-storia della droga, la più rapida promessa di vita meravigliosa, per i guadagni illeciti che procura ai suoi impresari o per gli stati paradisiaci che produce ai suoi consumatori.
La droga è il sogno di un paradiso terrestre a portata di mano. È la via più breve per cambiare stato. Un sogno portatile e individuale, quando declinano le attese di redenzione affidate al cielo e agli dei, e quando finiscono pure i loro surrogati in terra, le utopie rivoluzionarie con l’attesa di un mondo migliore.
È la Ztl per entrare in paradiso da vivi e da subito. Se vuoi andare in cielo senza aspettare il permesso degli dei, anzi senza credere in loro e senza temerli, se vuoi fabbricarti l’eden a una piazza, tutto tuo, qui e ora, se l’importante – come dice la retorica del nostro tempo – è stare bene con sé stessi, allora sei in cerca di droga o di un suo succedaneo. Come l’alcol, la ludopatia, la pornografia, l’avventura esotica o altre scorciatoie per la beatitudine, dimenticando la vita reale. Il Dio segreto del nostro tempo è Dioniso, Bacco a Roma, il dio notturno dell’ebbrezza, del delirio e della trasgressione, dell’alcol e della droga, dell’orgia e dei tatuaggi.
L’uso della droga proviene da due mondi diversi rispetto alla tossicodipendenza presente. La prima è la pista remota di alcune civiltà premoderne, soprattutto orientali, che ne facevano uso rituale prima
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http://www.marcelloveneziani.com/articoli/droga-madre-di-tutti-i-crimini-figlia-del-sistema/
BELPAESE DA SALVARE
UN PROGRAMMA DECENNALE PER L’ITALIA
Piero Rivoira, 28 agosto 2019
Bisogna stampare 50 miliardi di minibot / anno.
Alternativamente, se ciò non fosse possibile, si potrebbe fare così: lo Stato spende (a deficit) la stessa somma all’anno per 10 anni per:
assumere nella sanità,
nella scuola,
nell’università,
finanziare la ricerca e l’innovazione in tutti i campi,
la protezione ambientale,
le bonifiche dei siti inquinati (a cominciare dalla Terra dei Fuochi),
il rimboschimento,
le sistemazioni idraulico-forestali,
la manutenzione delle strade e degli edifici pubblici,
la revoca delle concessioni autostradali ai privati,
l’ammodernamento della rete ferroviaria,
le fonti di energia rinnovabile,
il taglio del cuneo fiscale,
l’abolizione delle accise e dell’IVA su metano e GPL,
oltreché su tutti i prodotti alimentari venduti sfusi (secondo il principio “chi produce rifiuti paga”),
il sostegno allo sport e alle attività all’aria aperta,
la cultura,
la riqualificazione ecologica delle città attraverso l’abbattimento di ecomostri e di altri edifici inutilizzati,
l’obbligo di convertire tutta l’agricoltura al biologico,
la messa a dimora di un miliardo di alberi,
soprattutto nelle città,
la riduzione dell’orario di lavoro,
congedi parentali più lunghi per entrambi i genitori…
Risultato: migliora la qualità della vita delle persone, le quali sono meno stressate e più in forma, si ammalano di meno, hanno più tempo da trascorrere con i figli e/o per assistere i genitori anziani, le donne ricominciano a fare figli, la criminalità diminuisce così come l’abuso di alcol e droga, le regioni risparmiano in spese sanitarie e lo Stato in spese per il sistema giudiziario e la sicurezza dei cittadini, il PIL aumenta, il rapporto debito / PIL si riduce.
Tutto ciò ha un valore? Certo! Tale valore può essere quantificato? Sì. Esagerando un po’, si potrebbe attribuire alle misure citate un moltiplicatore pari a 1,5. Quindi: 50 x 1,5 = 75 miliardi di euro. A questo punto lo Stato emette un Titolo di credito da 75 mld, motivato dal fatto che ha migliorato la vita di 60 milioni di persone (miglioramento di cui beneficiano indirettamente anche gli altri paesi europei).
La BCE lo compra e ci dà 75 mld, 50 dei quali sono già stati spesi mentre gli altri 25 servono a pagare gli interessi ed a ridurre il debito pubblico.
Alles klar?
Si può fare, secondo voi?
E adesso ritorna anche il circo dei soliti intellettuali radical chic
Alessandro Gnocchi – 28/08/2019
Ieri abbiamo scoperto quali sono i consiglieri di Nicola Zingaretti, leader (?) del Partito democratico, impegnato in una dura trattativa con i 5 stelle guidati da Luigi Di Maio.
Il segretario postcomunista ha dichiarato: «Mezza Italia mi ha chiesto di fare questo governo con Conte premier. Mi hanno chiamato persino i cantanti, gli attori, gli scrittori» (la Repubblica). Roba da toccare ferro e appendere corone d’aglio alle pareti di casa. «Cantanti, attori e scrittori» erano tutti fascisti: Mussolini è finito a Piazzale Loreto. Poi sono diventati tutti comunisti: è crollato il Muro di Berlino. Quindi hanno attaccato per vent’anni Silvio Berlusconi: tre volte presidente del Consiglio. Infine, hanno messo nel mirino Matteo Salvini: la Lega ha raggiunto il 37 per cento. A questo punto, si capisce perché Zingaretti dovrebbe lasciare che la trattativa fallisca. L’abbraccio con i 5 stelle, auspicato da «cantanti, attori e scrittori», sarà la fine del Partito democratico. Chi si è schierato per il governo MaZinga?
Secondo Goffredo De Marchis di Repubblica ci sarebbero indizi che conducono a esperti del calibro di «Monica Guerritore, Fiorella Mannoia, Alessandro Gassmann, Maurizio De Giovanni, Tommaso Paradiso». Sulla Stampa, tirano un sospiro di sollievo «cantanti, attori e scrittori» che si erano schierati con i 5 stelle e poi se ne sono pentiti.
Finalmente tornano a sinistra, tra i buoni. Fiorella Mannoia, Sabrina Ferilli,
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http://www.ilgiornale.it/news/cronache/tutti-sul-carro-dellinciucio-1744437.html
CONFLITTI GEOPOLITICI
IL MISTERIOSO ATTACCO CON DRONI A BEIRUT….
Che c’è nella capitale libanese?
Fabio Lugano – 28 agosto 2019
In Medio Oriente l’atmosfera si sta caricando di tensione, dopo che Israele ha minacciato Hezbollah di una fortissima rappresaglia militare in caso di attacco,minacciando un’altra invasione come quella del 2006. Poi ci sono gli attacchi misteriosi.
Martedì scorso c’è sta un misterioso attacco a quella che dovrebbe essere un’installazione militare di Hezbollah a sud di Beirut, dove, a quanto pare, era in preparazione una base di lancio per missili molto avanzati. Anche se tutto è circondato da grandissima segretezza quello che traspare è che nel sito fossero presenti macchinari avanzati e nuovi tipi di carburante avanzati, probabilmente di provenienza iraniana. Insomma, un grosso pericolo per Israele, ma un misterioso drone è
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https://scenarieconomici.it/il-misterioso-attacco-con-droni-a-beirut-che-ce-nella-capitale-libanese/
Le follie israeliane sono terminali
da aurorasito
Syria Truths 26 agosto 2019
“Non c’è dubbio che tali folli operazioni saranno le ultime del regime sionista”, affermava il Maggior-Generale Qasim Sulaymani, secondo un account twitter a lui attribuito. Apparentemente il Generale Soleimani si riferiva ai recenti attacchi israeliani contro Siria, Iraq e Libano che Tel Aviv sostiene mirassero su posizioni “iraniane”. Il 24 agosto notte, Israele lanciò raid aerei contro obiettivi vicino la capitale siriana Damasco. L’esercito israeliano affermava che i suoi attacchi avevano impedito un attacco ai territori occupati da Israele “usando droni assassini”. In una dichiarazione rilasciata pochi minuti dopo che l’esercito israeliano annunciò il suo attacco, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu salutava il “grande sforzo operativo” dell’esercito. L’Iran, tuttavia, smentì quali mere “bugie” l’affermazione secondo cui obiettivi “iraniani” furono colpiti dagli attacchi israeliani.
Un alto funzionario iraniano smentiva come mere bugie le affermazioni del regime israeliano secondo cui i suoi raid aerei avevano colpito obiettivi iraniani in Siria. Il Segretario generale di Hezbollah Sayad Hasan Nasrallah aveva dichiarato che i missili israeliani presero di mira una delle strutture civili di Hezbollah alla periferia di Damasco in Siria,
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http://aurorasito.altervista.org/?p=8189
Bolton: “La Cina ci ha copiato il caccia di quinta generazione”
28.08.2019
Il Consigliere per la Sicurezza Nazionale USA John Bolton ha accusato la Cina di aver rubato agli Stati Uniti i progetti per il suo nuovo caccia di quinta generazione.
Bolton “il falco” torna alla carica con delle nuove accuse di spionaggio industriale in ambito militare. A finire sotto attacco da parte del Consigliere per la Sicurezza Nazionale americano è stata questa volta la Cina, rea secondo lui di aver rubato i progetti per il suo nuovo caccia di quinta generazione.
Secondo Bolton le somiglianze tra i due velivoli militari sarebbero infatti troppo marcate perché si tratti solamente di un caso: “Il caccia cinese di quinta generazione sembra molto simile all’F-35 perché è un F-35: ce
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CULTURA
Il Compagno Cesare Pavese, “non è un buon compagno”?!
23 Agosto 2019
Autore originale del testo: Gian Franco Ferraris
« “P. non è un buon compagno”….discorsi d’intrighi dappertutto. Losche mene, che sarebbero poi i discorsi di quelli che più ti stanno a cuore», annotava Pavese amaramente sul suo diario il 15 febbraio del 1950 e nello stesso giorno aggiungeva ,«La vita storica si sviluppa dal mito, non dalla religione. Mito pre-storia, religione sopra-storia.»
Sul rapporto di Cesare Pavese con il PCI si sono scritte cose controverse, vere e proprie bugie. Lo scrittore nel 1947 ha scritto “Il Compagno”, un libro fiducioso del futuro, ricco di vitalità e di speranze.
La trama
Il protagonista di questo romanzo, Pablo, ama la musica e suona la chitarra e non ha un’idea precisa di cosa fare nella vita.
“Mi chiedevano perché suonavo la chitarra. La notte che Amelio si ruppe la schiena sulla strada di Avigliana, ero andato con tre o quattro a una merenda in collina, non lontano si vedeva il ponte… avevamo bevuto e scherzato sotto la luna di settembre, finché per via del fresco ci toccò cantare al chiuso.”
Nell’incidente in motocicletta, Amelio che svolgeva attività politica antifascista a cui Pablo era estraneo, resta paralizzato e tra Linda (la ragazza di Amelio) e Pablo nasce una attrazione e iniziano a frequentarsi. L’ambiente è quello popolare e proletario di Torino, Pablo fa il camionista, ma spera di poter vivere con Linda. Ben presto la speranza di Pablo si rivela solo una fantasia amorosa perché Linda si fidanza con Lubrani, un impresario teatrale frequentatore della vita notturna torinese.
Per dimenticare la delusione amorosa, Pablo si trasferisce a Roma e inizia la seconda parte del libro. Nella capitale Pablo si fa nuovi amici, si accosta alla politica antifascista e aiuta Gina, una giovane vedova, a gestire un negozio di ciclista che la donna ha ereditato dal marito e si fidanza con lei.
«Lei mi disse che andava al cinema quel giorno, io pensai “Con la blusa a quadretti?”. Nel pensarlo le diedi un’occhiata. Lei mi capì e la vidi ridere con gli occhi. Accidenti, era ben sveglia… e sembrava un ragazzo. Fino a notte rividi la testa riccia e quella bocca e il camminare nella tuta. Fu quella volta che scappai senza aspettare che chiudessimo.»
Pablo legge libri proibiti dal regime che lo motivano e con maggiore consapevolezza all’impegno politico partecipa al movimento antifascista operaio della Capitale, finchè non apprende dell’arresto di Amelio a Torino e di altri arresti nel movimento antifascista romano. Dopo qualche giorno lo stesso Pablo viene arrestato. Nonostante le percosse il giovane non confesserà e verrà rilasciato per assenza di prove con l’obbligo di rientrare a Torino dove incontra Gina con cui il rapporto si è fatto serio e positivo e lascia la città con la speranza che la donna lo raggiungerà nella città sabauda.
Pavese ne “Il Compagno” è riuscito a raccontare la cospirazione politica con minuzia asciutta e senza cedimenti alla retorica, i protagonisti sono operai che fanno attività clandestina come un dovere, un lavoro al di là della decantazione, dell’incanto e senza un gesto eroico o solo eccezionale.
Il libro unico per Pavese sia per le speranze politiche e sociali che corrispondevano alle aspettative del dopoguerra, che per il rapporto positivo tra un uomo e una donna, condizione che non si ripeterà negli altri libri e racconti dello scrittore.
Il romanzo venne accolto con favore dalla critica, Emilio Cecchi “..sembra ormai una profezia a buon mercato che di questo passo egli dovrà arrivare assai lontano” e altri critici prevedevano per Pavese che non aveva ancora 40 anni, un ruolo di protagonista nella letteratura italiana.
Nel coro di critici entusiasti, si distingue la recensione di Giancarlo Vittorelli “Pavese ha qualità. Ma perché la struttura interna del libro è all’americana? …E glielo domando, anche in nome di quel marxismo che Pavese professa e che ne Il compagno vuole, sia pure artisticamente, servire …
.. mi domando però come mai il suo “compagno” ha tutta l’abulia, la meccanica indifferenza, il vagabondaggio lirico del convenzionale personaggio all’americana. Di italiano non ha niente. Ma allora perché farne
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CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE
Fatale Russiagate: dietro la crisi, gli 007 di Conte e Macron
Scritto il 28/8/19
Col passare dei giorni è apparso sempre più evidente, in controluce, il vero scontro andato in scena nella strana “crisi di ferragosto”, quello cioè che ha opposto Matteo Salvini e Giuseppe Conte. La fine del governo gialloverde – già in agonia a causa del fallimento politico dei 5 Stelle, incapaci di tener fede alle proprie promesse e pronti a frenare la spinta riformatrice leghista (dai minibot alla Flat Tax) – è letteralmente esplosa con il cosiddetto Russiagate. Sulle intercettazioni dei colloqui moscoviti di Gianluca Savoini, “ambasciatore” della Lega dalle parti del Cremlino, si è prontamente scatenata la stampa maninstream, dall’“Espresso” al “Fatto Quotidiano”. Pessimo, Salvini, nel fingere di non avere strettissimi rapporti con Savoini. Peraltro, non risulta alcuna transazione di denaro dalla Russia alla Lega, men che meno per tramite dell’Eni. Perché mai il Carroccio avrebbe avuto bisogno di denaro extra, comunque non incassato? Forse per resistere all’abnorme richiesta di dover “restituire” 49 milioni, in realtà mai sottratti allo Stato? La cifra imputata è infatti il totale dei rimborsi elettorali percepiti negli anni, anche lecitamente, mentre l’antico illecito (di Bossi e Belsito, non di Salvini) ammontava a meno di un milione.
La maxi-stangata giudiziaria ha messo in ginocchio la Lega, esponendola alla tentazione di una sorta di questua per poter sopravvivere politicamente? Nel caso, al Carroccio è stata tesa una trappola, a Mosca. Da chi? E’ più che un sospetto: dai servizi segreti italiani, gestiti da Conte. L’avvocato democristiano venuto dal nulla,
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https://www.libreidee.org/2019/08/fatale-russiagate-dietro-la-crisi-gli-007-di-conte-e-macron/
Sistema di pianificazione dello stato profondo simile agli avvisi AMBER alle condizioni intermedie di influenza
Il Dipartimento di Giustizia, diretto dal viceprocuratore generale Rod Rosenstein, sta creando un sistema simile al sistema di allarme AMBER, per avvisare gli americani che potrebbero essere soggetti a intromissione russa.
Il sistema creato dal DOJ, che darà al dipartimento ampio potere di inviare notifiche push ai telefoni cellulari in tutto il paese, viene fatturato internamente come un modo per frenare l’influenza russa a metà trimestre del 2018 e presumibilmente, ogni elezione degli Stati Uniti a venire. Mentre non è chiaro se il sistema dirà agli americani quali candidati la Russia sta tentando di sostenere o soffocare, molti temono che un tale sistema eserciti un’indebita influenza sugli elettori americani.
Allo stesso modo in cui i telefoni cellulari ricevono allarmi sonori e visivi quando un bambino viene rapito, quegli stessi telefoni cellulari in tutto il paese possono dire agli americani che la Russia vuole che votino per un
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DIRITTI UMANI – IMMIGRAZIONI
Immigrazione clandestina, Bosnia: 21mila arrivi nel 2019
26, agosto, 2019
SARAJEVO – In Bosnia-Erzegovina dall’inizio dell’anno sono arrivati 21 mila migranti, con il Paese balcanico che è sempre più sotto pressione a causa dei problemi logistici e sociali creati dal crescente flusso migratorio. “Nei primi sette mesi il numero dei migranti entrati nel Paese è risultato superiore rispetto all’intero scorso anno”, ha detto Nermin Kljajic, ministro dell’Interno del cantone Unsko-Sanski, la regione nel nordovest della Bosnia-Erzegovina al confine con la Croazia dove si concentra la grande maggioranza dei migranti in arrivo.
Per lo più, ha precisato Kljajic citato dai media locali, si tratta di afghani, pachistani e marocchini,
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https://www.imolaoggi.it/2019/08/26/immigrazione-clandestina-bosnia-21mila-arrivi-nel-2019/
Maxievasione da 3 milioni, arrestato il “re” delle coop che gestivano i migranti
Matteo Leoni – 25 LUGLIO 2019
MONTELUPO. Il titolare del consorzio Multicons di Montelupo Stefano Mugnaini, attivo (in passato anche a San Romano e a Fucecchio) nel settore della gestione dell’accoglienza dei migranti, è agli arresti domiciliari. La procura di Firenze lo accusa di aver evaso imposte e tasse per 3 milioni di euro, attraverso l’emissione di centinaia di fatture false, per un totale di 17 milioni di euro, tra il 2012 e il 2017. Con lui sono indagate altre 8 persone.
Secondo il pm Leopoldo De Gregorio le coop consorziate erano intestate a prestanome e venivano usate come “cartiere” che fatturavano alla Multicons Scarl costi per operazioni mai avvenute, permettendo così a Mugnaini di abbattere il reddito imponibile ed evitare di versare denaro alla casse dello Stato. Le coop intanto non pagavano né tasse né i contributi ai dipendenti. Quando arrivano le sanzioni erano già state chiuse. Per il gip Angelo Antonio Pezzuti, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari per l’imprenditore 44enne di Capraia e Limite, Mugnaini aveva creato «un’organizzazione piramidale finalizzata a frodare l’imposta sul valore aggiunto, e se del caso anche le altre imposte». Un giochetto che sarebbe andato avanti per anni, fino a che l’operato della Multicons non è finito sotto gli occhi della Finanza e dei carabinieri, mentre erano impegnati in accertamenti su presunte irregolarità nella gestione dell’accoglienza migranti. Le coop del gruppo venivano aperte e per due anni lavoravano in modo regolare, poi smettevano di pagare tasse e contributi. Quindi cessavano ogni attività e venivano messe in liquidazione. I prestanome a cui erano intestate erano spesso extracomunitari, comunque persone nullatenenti.
A Mugnaini le forze dell’ordine hanno notificato un decreto di sequestro
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ECONOMIA
Anche Boeri vittima della panzana dell’aumento dell’Iva come svalutazione competitiva
27 agosto 2019
Autore originale del testo: Giovanni La Torre
Fonte: i gessetti di Sylos
L’idea che un aumento dell’Iva equivarrebbe a una svalutazione competitiva (fiscale), con conseguente beneficio per il commercio estero, è una bufala che circola da tempo e ogni tanto riemerge. Ultimamente è stato Tito Boeri a ripescarla in un articolo su Repubblica di oggi, dove nel parlare della questione della clausola di salvaguardia di aumento dell’Iva, a un certo punto ha scritto: “l’impegno a non aumentare le tasse non significa rinunciare a cambiare la composizione del prelievo fiscale che in Italia grava troppo sul lavoro. Un aumento selettivo e ben congegnato dell’Iva aprirebbe lo spazio per riduzioni delle tasse sul lavoro con benefici importanti per la crescita del nostro Paese. Bene ricordarsi che proprio una riduzione della pressione fiscale sul lavoro, abbinata a un aumento dell’Iva è stata la chiave del ritorno alla crescita della Germania agli inizi del nuovo millennio. Allora era la Germania il grande malato d’Europa. Oggi siamo noi a vantare questo triste primato. E una svalutazione fiscale, che fa aumentare il prezzo delle importazioni ma non quello delle esportazioni, cui non si applica l’Iva, è l’unica consentita nella moneta unica.”
Della natura regressiva (a prescindere da tutto), e quindi ineguale, dell’Iva, nonché dell’inopportunità di un suo aumento, abbiamo già parlato nel “gessetto” n. 430 del 9 luglio, cui rinviamo, ora cerchiamo di dimostrare che non è affatto vero che un aumento dell’Iva renderebbe meno convenienti le importazioni.
Nell’Ue prevale il principio che un bene sconta l’Iva del paese in cui viene venduto: se la Germania compra un bene italiano l’importatore tedesco paga l’Iva con l’aliquota tedesca, qualunque sia l’aliquota italiana per quel bene. Lo stesso principio vale per le importazioni in Italia di un bene, che paga così l’Iva italiana.
Ora i sostenitori della “panzana” sostengono che aumentando l’Iva vengono a costare di più le importazioni diminuendone la convenienza, mentre le esportazioni pagherebbero sempre l’aliquota del paese di destinazione, quindi la bilancia commerciale ne beneficerebbe.
Ma si tratta di una cretinata, perché con l’aumento dell’Iva aumenterebbero anche i prezzi interni, quindi il confronto acquisto interno – importazione resterebbe allo stesso livello.
Facciamo un esempio numerico. Con l’aliquota al 22% un bene dal prezzo
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PANORAMA INTERNAZIONALE
Marcello Veneziani, Panorama n. 38 (2019)
Condannando senza appello il sovranismo e accostandolo alla guerra e al nazismo, Papa Bergoglio ha fatto nell’agitato clima d’agosto una dichiarazione di guerra mondiale nel nome della pace e dei migranti. Non ha solo scomunicato Salvini e benedetto la santa alleanza tra grillini e pd, come molti hanno sottolineato, ma ha colpito tutti i sovranisti del mondo, da Trump a Putin, dal nazionalista indiano Modi al cattolico Orban e al brasiliano Bolsonaro che guida il paese cattolico più popoloso al mondo. Non ricordo un’accusa politica così radicale ed esplicita da parte di un Papa, almeno negli ultimi settant’anni con un paragone così infamante col nazismo e la guerra. Per trovare un vago precedente bisogna risalire alla scomunica di Papa Pio XII, nell’estate del 1949, nei confronti dei comunisti. Ma il comunismo era un regime totalitario e ateo in atto, perseguitava i credenti e i dissidenti, soffocava nel sangue e nel gulag la libertà. Qui siamo a una scomunica a priori nei confronti di leader e movimenti popolari, democratici e liberamente eletti che non si sono macchiati di alcun crimine e non hanno fatto nessuna azione o dichiarazione ostile verso la fede, la Chiesa e i credenti. Scomunicandoli, Bergoglio si è lanciato in uno spericolato paragone tratto dalla propaganda corrente, tra il sovranismo di oggi e il nazismo e la guerra di ieri e di domani. Sarebbe come accusare di comunismo antioccidentale o di complicità col fanatismo islamico chiunque voglia far sbarcare i clandestini e imporne l’accoglienza. Un processo alle intenzioni senza fondamento.
Del resto quante guerre recenti sono state combattute nel nome della pace e del Bene contro le potenze del Male; quante guerre pacifiste, quanti stermini umanitari, quante bombe progressiste sganciate sulle popolazioni, quante invasioni a fin di bene, quanti maltrattamenti e respingimenti democratici di immigrati clandestini. Fu il democratico e pacifista Kennedy a far la guerra in Vietnam e a sfiorare la guerra a Cuba con l’Urss; toccò al “cattivo conservatore” Nixon chiudere la sciagurata guerra in Vietnam e dialogare col comunismo cinese.
Con la sua dichiarazione di guerra ai sovranisti, Bergoglio ha compiuto tre atti ostili in uno: ha offeso i cattolici che liberamente votano per i “sovranisti” riducendoli a potenziali seguaci di Htler e nemici dell’umanità e della cristianità, erigendo così un muro d’odio e disprezzo nei loro confronti; proprio lui che dice di voler abbattere tutti i muri ne ha eretto uno gigantesco, insormontabile. Ha poi schiacciato la Chiesa su un versante politico a fianco di movimenti, governi e organi laicisti, atei, massonici, di sinistra radicale o all’opposto filo-islamici, comunque avversi alla cristianità e ai suoi valori, alla civiltà cattolica e alla famiglia
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http://www.marcelloveneziani.com/articoli/bergoglio-va-alla-guerra/
POLITICA
Pieni poteri a Grillo: l’uomo del Britannia ha in mano l’Italia
Scritto il 28/8/19
Beppe Grillo era sul Britannia, il 2 giugno 1993, insieme a Mario Draghi e a tutti gli altri uomini del Deep State italiano, reclutati dalla finanza globalista per spennare il Belpaese. Lo afferma l’avvocato Gianfranco Pecoraro, alias Carpeoro, saggista e massone progressista, acuto osservatore dei retroscena italici. Moviola storica: cade il Muro di Berlino, i partiti della Prima Repubblica diventano inutili come diga contro l’Urss e quindi vengono rasi al suolo dai giudici di Mani Pulite, che – dopo cinquant’anni – si accorgono che la corruzione domina la politica nazionale. Cadono Craxi e Andreotti, ma si risparmia il Pci-Pds, incaricato di ereditare il potere nella colonia-Italia. A inceppare il piano, l’anno seguente irrompe Berlusconi (variante classica del neoliberismo puro, visto da destra). Un anno prima, invece, a condurre il gioco è ancora l’ex sinistra, da integrare nell’establishment attraverso notabili e tecnocrati, a patto che ammaini tutte le bandiere della sinistra storica, le battaglie per i diritti sociali. Mario Draghi, di formazione keynesiana, è l’uomo giusto al momento giusto, ma anche nel posto giusto (la direzione del Tesoro, da cui gestirà le turbo-privatizzazioni all’italiana che metteranno in croce il paese, svenduto a Francia e Germania). L’altro partner si chiama Romano Prodi, in quota alla sinistra Dc, incaricato di smantellare l’Iri, cioè il complesso industriale (pubblico) più grande d’Europa. Oggi, Prodi e Draghi sono i due maggiori candidati a succedere a Mattarella. E il possibile king-maker, dietro le quinte, è proprio il finto outsider Beppe Grillo.
Legato a De Mita, poi cacciato dalla Rai per una celebre battuta sui socialisti “ladri”, l’ex comico genovese s’è reinventato – assai prima dell’incolore Giuseppe Conte – nel ruolo di “avvocato del popolo”. Per anni ha riempito i palasport con coraggiose invettive contro gli abusi del potere politico-economico. Poi ha provocato il neonato Pd, proponendosi come candidato alle primarie. «Se vuol fare politica, Grillo si faccia un partito», lo respinse il sempre profetico Fassino. Dieci anni fa, il Partito del Vaffa nacque davvero. E che partito: vietato il dissenso, niente congressi, zero democrazia interna. Proprietario del marchio, Beppe
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https://www.libreidee.org/2019/08/pieni-poteri-a-grillo-luomo-del-britannia-ha-in-mano-litalia/
COME RENZI HA MANIPOLATO CONTE PER ABBATTERE SALVINI
Maurizio Gustinicchi – 29 agosto 2019
La regia occulta per l’abbattimento di Salvini è del Salsicciaio:
La strategia appartiene al duo Macrón-Attalì: DALLI AL PHASCISTA!
Tutto comincia con l’intuizione nel 2018 di Renzi: AFFIDARSI AL RE DELLA PRESA DEL POTERE SENZA VOTI COPIANDONE I PASSI, RIUNIRE CHIUNQUE ODIA SALVINI.
Per vincere avrebbe però dovuto portare a se’ M5S e quale miglior strada se non
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https://scenarieconomici.it/come-renzi-ha-manipolato-conte-per-abbattere-salvini/
Il fenomeno Giuseppe Conte
© AFP 2019 / Andreas Solaro
28.08.2019 – Tatiana Santi
Giuseppe Conte convocato al Colle dopo l’annuncio dell’accordo raggiunto dal Partito Democratico e il Movimento 5 stelle. L’“avvocato del popolo italiano” secondo un recente sondaggio dell’Istituto Gpf per l’elettorato 5 stelle dovrebbe fare da guida al Movimento. Come si spiega il fenomeno Giuseppe Conte?
Ci sarà il Conte bis. Dopo venti giorni di crisi di governo, arriva una svolta. Il partito democratico e il Movimento 5 stelle, fino a poco tempo fra terribili nemici, hanno raggiunto l’accordo. Il professore Giuseppe Conte è atteso alle 9.30 di giovedì 29 agosto dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Il primo ministro uscente riscuote un gran successo fra l’elettorato dei 5 stelle che lo preferirebbe a Di Maio e a Di Battista nel ruolo di leader del Movimento, è quanto emerge dal sondaggio dell’Istituto Gpf. Ebbene, qual è il vero ruolo di Conte nell’attuale fase politica italiana? Che prospettive avrebbe l’Italia sotto un governo PD-5 stelle?
Sputnik Italia ha raggiunto per un approfondimento Roberto Baldassari, presidente di Gpf e Marco Tarchi, politologo, professore di scienza politica all’università di Firenze.
— Roberto Baldassari, secondo il vostro sondaggio l’elettorato 5 stelle reputa che Giuseppe Conte dovrebbe guidare il movimento. Perché secondo lei?
— Non è solo legato all’elettorato 5 stelle, ma è una questione generale, in questo momento in Italia c’è una generale sfiducia verso gli attuali politici, per cui quello meno “politico” tra Di Maio, Di Battista e Conte è sicuramente quest’ultimo.
In secondo luogo è quello che ha un profilo meno litigioso, in questo momento c’è una forte dialettica tra Di Battista e Di Maio. Conte per l’elettorato 5 Stelle è come un elemento super partes che potrebbe riunificare e guidare l’intero Movimento. Vi è la dicotomia Di Battista – Di Maio e poi la dicotomia Grillo – Casaleggio junior, è come se all’interno del movimento ci fossero almeno due grandi aree. Conte al momento sembra il connubio giusto per traghettare in questo momento i 5 Stelle.
Bisogna tenere conto che il valore di Conte è molto alto, intorno al 67%. Gli altri due leader del movimento si mangiano il consenso dividendosi la loro parte di elettorato, come si suole dire tra i due litiganti il terzo gode.
— Secondo lei, in questo determinato momento storico, per la gente è più importante il leader rispetto al partito?
— In Italia siamo abituati che la piazza è stata affascinata dai leader forti ben prima di Mussolini. Recentemente abbiamo avuto Berlusconi o Renzi, gli italiani sono affascinati dalle leadership forti e non da quelle calme. Tenendo però presente che le leadership “alla Salvini” ciclicamente tornano in Italia. Salvini ha occupato uno spazio nel centrodestra che
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https://it.sputniknews.com/italia/201908288031601-il-fenomeno-giuseppe-conte/
L’elenco di tutti gli indagati del Pd (li ha pubblicati Grillo 4 mesi fa. Se li è scordati?)
22 agosto 15:11 – di Milena De Sanctis
L’inciucio, le poltrone. Sono lontani i tempi di onestà, onestà. Perché i Cinquestelle l’accordo vogliono farlo proprio con quello che definivano il partito degli indagati, la piovra del Pd. «Pd Black Hole. Ogni giorno in un Paese conosciuto con il nome Italia… Tutti gli indagati del Pd: armatevi di pazienza». Altro che Siri, dunque. Qualche mese fa Beppe Grillo sulla sua pagina Facebook pubblicava un video, già messo in rete nel 2016,
in un cui faceva l’elenco di tutti gli indagati del Partito democratico, suddiviso per regione e filoni d’indagine. Quella di contare gli indagati del Pd non è un’idea fissa solo di Grillo, il blog dei 5S a maggio scorso pubblicava un articolo dal titolo La lunga lista di inchiesta che coinvolge il Pd: Zingaretti espellerà mai qualcuno. Nell’articolo si parlava del caso della governatrice Pd Catiuscia Marini, indagata nell’inchiesta legata alla sanità umbra e delle sue dimissioni. Si legge nell’articolo: «Nel pieno di questa farsa assurda, Zingaretti ha dichiarato testualmente dalla Annunziata: “Il Pd che voglio è un partito dove se qualcuno si vende le domande dei concorsi siamo noi a cacciarlo prima che se ne accorgano i Pm”. Il giorno prima aveva detto che la politica dovrebbe fare piazza pulita
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De Falco: “Rousseau sta a democrazia come rito pagano al cristianesimo”
Pubblicato il: 28/08/2019
“La piattaforma #Rousseau sta alla democrazia rappresentativa come il rito pagano sta alla religione cristiana“.
Lo scrive il senatore ex M5S Gregorio De Falco su Twitter, e aggiunge: “Elementi pagani sono, infatti, rimasti nel rito cristiano, come gli istituti di democrazia diretta rimasti quali elementi complementari rispetto alle istituzioni della democrazia rappresentativa parlamentare”.
Farage all’attacco di Conte: «Non fa gli interessi dell’Italia ma di Bruxelles»
martedì 2 luglio 16:14 – di Redazione
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte si prende i rimbrotti persino da Nigel Farage. “Sono molto sorpreso dal comportamento del primo ministro italiano. Ho la sensazione che il premier Giuseppe Conte abbia un approccio molto diverso rispetto a quello dei due partiti che formano la sua coalizione di governo, il Movimento 5 Stelle e la Lega. Conte sembra essere incredibilmente il primo ministro più pro-Unione europea di tutti e non sembra nella maniera più assoluta essere euro-scettico. La mia forte impressione è che quasi sempre il primo ministro italiano non faccia nulla per difendere gli interessi nazionali del suo Paese e faccia solo
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STORIA
Il giorno che fece perdere la faccia agli antifascisti
Il patto Molotov-Ribbentrop rinnegava anni di lotta comunista. Ma fu giustificato dai dirigenti europei
Alessandro Gnocchi – 22/08/2019
Domani è il 23 agosto. Ottant’anni fa, Vjaceslav Molotov e Joachim von Ribbentrop firmavano il patto che porta il loro stesso nome. Hitler e Stalin, nazismo e comunismo, Terzo Reich e Unione sovietica si promettevano un futuro di pace lungo almeno dieci anni.
Non solo. Come emerso da documenti russi (protocolli a lungo segreti) i due regimi si spartivano l’Europa dell’Est. L’Unione sovietica si aggiudicava la parte orientale della Polonia (che includeva zone di Ucraina e Bielorussia), la Lettonia, l’Estonia e la Finlandia. Polonia occidentale e Lituania sarebbero andate al Terzo Reich. Negoziati successivi assegnarono anche la Lituania alla sfera di influenza sovietica. Pochi giorni dopo la firma dei ministri degli Esteri, appunto Molotov e Ribbentrop, la Germania invase la Polonia. Iniziò così, il 1º settembre 1939, la Seconda guerra mondiale.
Il patto di non aggressione gettava nella pattumiera le quasi ventennali lotte antifasciste dei partiti comunisti europei, in particolare il francese e l’italiano, i più importanti. Inoltre rivelava una sconcertante affinità di fondo tra il Terzo Reich e l’Unione sovietica, i volti gemelli del totalitarismo. La sinistra ne uscì lacerata. In Francia alcuni deputati comunisti uscirono dal partito, i sindacati condannarono l’intesa, intellettuali e scienziati di fama espressero il loro «stupore dinanzi al voltafaccia che ha riavvicinato i dirigenti sovietici ai dirigenti nazisti». Tuttavia già sui giornali comunisti del 24 agosto si leggevano lodi sperticate del compagno Stalin: il patto era un trionfo sovietico che garantiva la pace. Acrobazie dialettiche. Reagirono anche alcuni antifascisti italiani in esilio: Pietro Nenni si dimise da segretario del Psi, Leo Valiani lasciò il Pci; perplessità gravi afflissero una parte del gruppo dirigente comunista. Ma sui giornali dei comunisti italiani pubblicati in Francia toccò leggere che l’alleanza con Hitler era un grande successo contro… il fascismo. Palmiro Togliatti si lanciò nella difesa a tutto campo di Stalin: «Dirigete i vostri sguardi verso la stella della rivoluzione sociale e la stella dei soviet, e non sbaglierete mai». Il Patto è sacrosanto. Se i nazisti lo tradiranno saranno puniti. Stalin non sbaglia mai. Come Mussolini. La posizione di Togliatti divenne maggioritaria. A Ventotene, i confinati Luigi Longo, Mauro Scoccimarro e Pietro Secchia restarono fedeli ai sovietici mentre Umberto Terracini esprimeva il suo dissenso. Nel complesso, i comunisti accettarono le bugie della propaganda: il geniale Stalin, isolato da Francia e Inghilterra, prendeva tempo e si preparava alla Grande guerra patriottica contro Hitler, potenziando l’Armata Rossa
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