NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI 4 SETTEMBRE 2019

NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI 4 SETTEMBRE 2019

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

Verrà il tramonto, mia rosa

e al di la della notte

mi aspetterà

spero

il sapore di un nuovo azzurro

NAZIM HIKMET, Poesie d’amore, Mondadori,2006, pag. 126

 

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SOMMARIO

L’Italia del televoto e delle Primarie

La Merkel assume Conte, il cameriere della Trattoria Italia 1

Davvero gli italiani accetteranno il Governo dei Prestanome? 1

ORA CHE COMINCIA IL GOVERNO DEGLI “ACCOGLIENTI” ….. 1

Pagliacciocrazia 1

Ladri di democrazia: contro il popolo, per svendere l’Italia 1

PRENDONO TUTTO IL POTERE – PER COPRIRE I LORO CRIMINALI ERRORI 1

Pederoclastia, la mostra che fa infuriare Vox. E la Chiesa di Spagna. 1

Quanto guadagnano le Ong? Ecco lo stipendio da favola dei volontari 1

Ong, ecco quanto guadagna chi tifa invasione: Sea Watch, la “paga stellare” di Giorgia Linardi 1

Ong, quante sono, cosa fanno in mare e come si finanziano

Quanto guadagna una Ong a migrante

Aquarius, diario di bordo – Giorno 5. “11mila euro al giorno di costi operativi. Sopravviviamo con le donazioni dei privati” 1

Media, Sinistra e Bergoglismo complici dell’islam contro i cristiani 1

Grillo coi nemici dell’Italia che vogliono Draghi al Quirinale 1

L’Albania è diventata un narco-stato: parla Sali Berisha. 1

A Idlib gli Stati Uniti bombardano Al Qaeda 1

Non morì in croce e aveva 43 anni: l’altro Gesù, quello vero. 1

Migranti, nave Eleonore entra al porto di Pozzallo

Pd, De Luca: “bande di nigeriani hanno occupato militarmente i territori” 1

Giulio Sapelli: “Il governo 5s-Pd è il governo Macron: così la Francia ci invade per dominare il Mediterraneo” 1

Il traditore Sakharov 1

La Bulgaria ribadisce il no a Shengen per paura di un’invasione di migranti

La comunicazione, unico scopo del G7 di Biarritz 1

Precisazioni sulla foresta amazzonica 1

La propaganda sull’Amazzonia 1

I paletti del Colle su Economia e Viminale 1

Conte non s’illuda, verrà presto il giorno del #Giuseppestaisereno 1

“OGGI MUORE IL MOVIMENTO DI GIANROBERTO CASALEGGIO” 1

Le fiabe di Don Marco (Travaglio) per incantare Rousseau. 1

I riti bizantini della politica italiana

L’app cinese Zao diventa un caso privacy come FaceApp 1

Quando Keynes “corresse” il Trattato di Versailles E vide il futuro dell’Europa 1

 

 

EDITORIALE

L’Italia del televoto e delle Primarie

Manlio Lo Presti – 4 settembre 2019

Il disconoscimento del confronto teorico da posizioni diverse, esclusivamente per via parlamentare è una opzione che il movimento 5 stelle ritiene superato dalla pseudo-immediatezza del voto elettronico. Siamo ad una riedizione del primato della casalinga di Voghera (*) degli anni 60: una specie di Sibilla seminascosta che le imprese consultavano prima di intraprendere qualsiasi campagna commerciale. Lo strumento di consultazione commerciale si è evoluto. E’ diventato un test elettorale, politico usato per ogni occasione a tutela delle proprie ragioni e contro quelle del NEMICO di turno, fino ad arrivare al conseguimento del più alto numero dei cosiddetti “like” su eventi mediatici e/o giornalistici – non importa quale sia il contenuto di questi accadimenti! Ciò che conta è l’entità dell’attenzione catturata che a sua volta misura l’entità dei ricavi pubblicitari, ecc. ecc. ecc. ecc. Come al solito, c’è

SEMPRE UNA QUESTIONE DI PICCIOLI

DIETRO OGNI MANIFESTAZIONE DELLA VITA UMANA

 

Il movimento 5 stelle nasce all’improvviso con dinamiche molto somiglianti al partito dell’UOMO QUALUNQUE (**) formatosi poco dopo la fine della II Guerra mondiale. Non aveva un progetto politico specchio di una idea di società. Si muoveva a seconda delle proprie convenienze appoggiando ora uno, ora l’altro schieramento.

Non c’era però il voto elettronico a discredito della efficacia del confronto parlamentare!

Un raggruppamento quello del M5S che quindi presenta imbarazzanti somiglianze con L’UOMO QUALUNQUE che si estinse rapidamente come neve al sole. (***) con temi politici molto somiglianti a quanto scritto sul documento del P.R.D. di Gelli:

  • dimezzamento del numero dei parlamentari;
  • spodestamento dei sindacati;
  • sostituzione dei diritti negoziati fra parti sociali (che diventano DIRITTI ACQUISITI) con aiuti irrogati dall’alto dai governi di turno che li fanno diventare uno strumento elettorale, senza peraltro essere denunciati per VOTO DI SCAMBIO DI MASSA;
  • eliminazione dell’articolo 18
  • abolizione del bicameralismo
  • soppressione delle Province.

Il gruppo politico parlamentare apartitico, apolitico, aconfessionale (richiama comicamente – ma mica tanto – la tirata teatrale di Petrolini in Nerone) non prende decisioni come il ruolo parlamentare gli consente, non si prende responsabilità. Ricorrendo continuamente alla consultazione di una opaca piattaforma elettronica costituita da una assoluta minoranza di iscritti che decidono per 60.000.000 di italiani. Si è realizzato il controllo tecnetronico che avrebbe mandato in visibilio Hitler, Stalin, Mussoli e lo stesso Nerone!

All’altra parte, quella del PD, abbiamo la scelta dei candidati segretari attuata da i cittadini qualunque e non solo iscritti mediante il procedimento delle cosiddette PRIMARIE (****). Alcuni di questi votanti occasionali hanno candidamente dichiarato – in varie parti d’Italia – di aver votato nello stesso giorno in vari gazebo dislocati nella città.

Le procedure del VOTO ELETTRONICO e delle PRIMARIE sono due eventi senza controlli da parte di strutture estranee e di garanzia (terze) responsabili penalmente del verificarsi di eventuali brogli.

Inoltre, il voto elettronico è stato più volte sotto il mirino del Garante delle telecomunicazioni per la scarsa tutela alla riservatezza dei dati pervenuti.

P.Q.M.

Si tratta di procedure sono totalmente opache, non controllabili con criteri oggettivi, condivisi e quindi verificabili.

Si tratta di procedure che danno valore totalitario ad opzioni esercitate da una percentuale di votanti minima rispetto al destino di oltre sessantamilioni di cittadini.

Si tratta di screditare la validità dello scambio democratico per via parlamentare.

Si tratta di uno dei tanti modi perché la popolazione si allontani schifata dalla politica lasciando così mano libera ai manovratori che continuano a trasferire risorse dello stato sociale ad imprese private (banche straniere, assicurazioni, cliniche private, Farmaceutiche, ecc.).

TUTTO CIO’ PREMESSO

Ritengo che ci siano tutti gli estremi per una denuncia per eversione, con arresto immediato di tutti i promotori di questa farsa costituita da voti finti non verificabili e quindi totalmente non validi.

Andrebbe consentito che questa setta di serial killer ricattati per corruzione, pedofilia, tossicomania, criminalità economica fosse rapidamente tradotta nei penitenziari che prevedano i lavori forzati.

SVEGLIAMOCI! SI TRATTA DI UN SOGNO …

Tutto questo non avverrà MAI.

La situazione attuale italiana è bloccata

da una classe politica totalmente ricattata e collusa.

Il Paese sta affondando in un immobilismo che le impedirà di respingere le ondate di sciacallaggio anglofrancotedescoUSAvaticana sulle nostre imprese, sui nostri risparmi bancari, sulle nostre case.

Unica via d’uscita sembra essere la difesa della autonomia e della democrazia italiana mediante una crescente iniziativa non parlamentare da parte di una popolazione che sta perdendo la pazienza, con esiti che – come dimostra la storia – producono conseguenze sanguinarie…

Ma a nessuno frega una BEATA M…..A!!!!!! 

In molti continuano furbescamente – e stupidamente – a pensare che ci sia sempre lo ZIO SAM A CAVALLO DI UN CAVAL.  

Ma ora ma musica è veramente cambiata: SI SALVI CHI PUO’

 

Ne riparleremo!

 

Note

 

(*) cfr https://www.diredonna.it/la-casalinga-di-voghera-perche-e-tanto-famosa-1652017.html

(**) cfr https://it.wikipedia.org/wiki/Fronte_dell%27Uomo_Qualunque  

(***) cfr https://www.corriere.it/cultura/12_aprile_26/battista-uomo-qualunque-movimento-stelle_00c4b970-8fa3-11e1-b563-5183986f349a.shtml

(****) cfr https://it.wikipedia.org/wiki/Elezioni_primarie 

 

 

 

IN EVIDENZA

La Merkel assume Conte, il cameriere della Trattoria Italia

Scritto il 02/9/19

 

«Da quando l’Unione Europea di Merkel e Macron lo ha promosso cameriere capo della trattoria Italia, il professore di Volturara Appula si è montato la testa: si è persuaso di valere quanto Winston Churchill», scrive Pietro Senaldi, direttore di “Libero”, a proposito di Giuseppe Conte, il candidato del Vaticano scelto dai poteri forti per affondare il governo gialloverde, licenziare Salvini e riportare il controllo dell’Italia sotto la custodia del Pd, che ha perso tutte le elezionidegli ultimi anni (politiche, regionali, europee). Non si nasconde Angela Merkel, madrina di Conte, a cui l’allora premier gialloverde spiegava, in birreria, come avrebbe impedito a Salvini di governare. La cancelliera – racconta Goffredo De Marchis su “Repubblica” – non ha perso tempo: ha telefonato al Pd per ordinare che il Conte-bis si faccia ad ogni costo. «Il retroscena – scrive Andrea Indini sul “Giornale” – la dice lunga sulle pressioni internazionali per non far tornare gli italiani al voto». Obiettivo: «fermare la formazione di un esecutivo sovranista», specie ora che la Merkel ha subito in Sassonia l’exploit di “Alternative für Deutschland”, al 27% stando agli exit poll. «La Merkel perde a casa sua e impone il governo in Italia», sintetizza lo stesso Salvini, sempre sul “Giornale”.

Nel frattempo, a Roma, in soli quattro giorni di trattative si è già capito che le liti per formare il governo-vergogna non sono che l’antipasto: «Cinquestelle e Pd sono destinati a fare a cazzotti per tutta la durata della loro esperienza insieme», scrive Senaldi, sul giornale di cui Vittorio Feltri è direttore editoriale. «I dissidi sono tali che stavolta Conte sarà costretto a lavorare, non potrà fare il semplice portavoce di idee altrui». Di fatto, «c’è grande attesa per le poltrone più che per il programma, che arriverà da Bruxelles o direttamente da Berlino». Continua Senaldi: «L’impomatato ricandidato a Palazzo Chigi si è fatto garante presso il Quirinale e il Pd(tra i due soggetti non c’è molta differenza) dell’accordo col M5S». Problema: «In realtà lui i Cinquestelle non li controlla. Si fa forte dell’investitura che gli ha dato Grillo, ma il comico guru è un bipolare, un giorno dice una cosa ma subito dopo già ne pensa un’altra». Altre carte, Conte non ne ha in mano: è vero che ha alle spalle Bergoglio, Merkel e Macron, ma – sul piano tattico – quello romano si annuncia come una specie di Vietnam: «Sull’ambiguità di Casaleggio junior non può contare, mentre la trimurti pentastellata ha interessi divergenti e non voga al suo comando».

Di Battista? «Vuole tornare al voto per recuperare uno stipendio». Quanto a Di Maio, «già fatto quasi fuori dal M5S, non può acconsentire all’ulteriore ridimensionamento al governo che per lui vorrebbero i dem, il Colle, i grillini e il premier stesso». Roberto Fico tifa per l’inciucio, ma senza lasciare la comoda poltronissima della Camera. «L’esperienza giallorossa sarà burrascosa», vaticina Senaldi. I grillini? Sono «una maionese impazzita peggio del Pd, che al confronto è un monolite di coerenza e compattezza privo di individualismi». Per Senaldi, «Zingaretti e compagni fanno lo stesso errore che fu di Bersani e Renzi e li trattano come politici normali: propongono, mediano, ragionano. Non serve a nulla: per spuntare qualcosa col M5S bisogna imitare Salvini, altro politico senza schema, che li ascoltava, diceva loro di sì e poi faceva quello che voleva lui». Il Pd inoltre ha un altro guaio, speculare a quello dei 5 Stelle: «Neppure i dem hanno un vero segretario che può condurre i negoziati, visto che l’accordo è sponsorizzato da Renzi e che Zingaretti non entrerà nel governo. Ecco spiegato il caos, alimentato dalla figura di Conte, che virtualmente ha acquisito potere». Ma il professore «è considerato troppo vicino a Mattarella e all’Europa, quindi i grillini non gli vogliono consegnare le chiavi della macchina e rivendicano un vicepremier».

Morale, la trattativa langue e la rissa sembra senza fine: «Siamo certi che continuerà anche dopo il varo del governo, che difficilmente durerà molto», dice ancora Senaldi, anche se la rediviva Daniela Santanchè, ora in quota a Fratelli d’Italia, confida al “Fatto Quotidiano”: «Non mi sento di escludere che alla fine Forza Italia decida di astenersi sulla fiducia a Conte, dando dunque soccorso a questa alleanza tra perdenti che darà vita a un governo tra trombati, in cui la “golden share” appartiene a gente come Matteo Renzi e Maria Elena Boschi». In questa situazione, dice ancora Senaldi, quando si inizierà a parlare di programmi, sarà il caos, «e non solo perché, mettendo insieme i venti punti di Di Maio e i cinque di Zingaretti non si fa neppure un ambo». Non ci sarebbe da stupirsi se i nuovi alleati di governo “si menassero” più dei precedenti, aggiunge il direttore di “Libero”: «La sintesi dei progetti di M5S e Pd (più immigrati, meno sicurezza, più spesa e meno etica per tutti) ha l’instabilità nel dna. È improbabile poi che, dopo anni passati a cercare di diventare una sinistra riformista, il Pd si consegni mani e piedi a Fratoianni e Boldrini, i cui voti però saranno indispensabili per prolungare la vita del governo». Gli sponsor dell’esecutivo giallorosso affermano che deve partire per salvare l’Italia? «Viste le premesse, pare

 

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https://www.libreidee.org/2019/09/la-merkel-assume-conte-il-cameriere-della-trattoria-italia/

 

 

 

 

 

Davvero gli italiani accetteranno il Governo dei Prestanome?

Scritto il 03/9/19

 

Riesce difficile immaginare che il popolo italiano possa accettare impunemente di essere tradito, calpestato e vilipeso dai mercenari arruolati nel governo-vergogna messo insieme in modo disperato per umiliare con ogni mezzo gli elettori. E’ arduo credere che la stragrande maggioranza degli cittadini possa davvero farsi rappresentare, in Italia e nel mondo, dal professor-avvocato Giuseppe Conte, mai eletto da nessuno ma messosi prontamente a disposizione di Angela Merkel ed Emmanuel Macron. Di Luigi Di Maio c’è poco da dire: un morto che cammina, politicamente, così come l’intero Movimento 5 Stelle. Un grande abbaglio rivelatosi per quello che era fin dall’inizio: un grande imbroglio. Milioni di voti già in fuga: dei 5 Stelle, a breve, non resterà più nulla. In compenso passerà alla storia il tragico pagliaccio Beppe Grillo, come uno dei maggiori traditori della nazione. Poco da aggiungere anche su Matteo Renzi, cancellato dall’agenda politica italiana col voto democratico e rientrato nel palazzo dalla finestra, tramite sotterfugio, dopo aver spedito a Parigi il diletto Sandro Gozi, alla corte del nemico numero uno dell’Italia, il simpatico Macron. Velo pietoso su Nicola Zingaretti: ha ingoiato il rospo del Conte-bis perché non aveva alternative, se non l’avesse fatto sarebbe stato triturato (lo sarà domani, insieme alla cricca di potere che porta il nome di Partito Democratico).

Il governo dello spread, caro all’oligarchia che ha fatto carne di porco del Belpaese, sarà accolto nel modo più benevolo del regime euro-italico, di cui è al servizio, contro l’interesse nazionale. Una speciale plastica facciale proteggerà i suoi ministri-camerieri e i suoi servili mandanti, presto in passerella in tutte le televisioni, a reti unificate, a spiegare che l’orrore è bellissimo, che la sottomissione è nobile, e che prendere a calci in faccia gli elettori, derubandoli, è un’arte civilissima, antifascista e antirazzista, politicamente corretta. Resta da capire come lo accoglieranno, gli italiani, il Governo dei Mascalzoni. Tutte le dittature, quando sono alla canna del gas, si comportano allo stesso modo: prima di sparare sulla folla tentano un’ultima mossa, la manovra di palazzo fondata sulla frode. Il potenziale di fuoco di cui gode l’establishment italiano al servizio del potere straniero è tuttora molto rilevate, virtualmente schiacciante. Per ora ha disarmato la popolazione, sottraendole l’arma democratica a sua disposizione: il voto. E si prepara a punire l’elettorato

 

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ORA CHE COMINCIA IL GOVERNO DEGLI “ACCOGLIENTI” …

Maurizio Blondet  3 Settembre 2019

“Le nostre città, la nostra nazione, la nostra Europa stanno attraversando una crisi mortale. La cifra della loro agonia è il freddo inverno demografico che stiamo attraversando.

La parola che Dio rivolge a noi pastori ci costringe ad alcune domande: stiamo compiendo l’opera di annunciare il Vangelo o ci accontentiamo di esortare le persone a buoni sentimenti morali, quali per esempio tolleranza, apertura, accoglienza? Non dobbiamo essere sordi al vero bisogno, alla struggente necessità che abita nel cuore di uomini e donne che vivono con ansia i giorni cupi e tristi che stiamo attraversando. Non dobbiamo, noi pastori, essere sordi all’angoscia che abita nel cuore di padri e madri, che pensano con paura al futuro dei loro bambini. È necessario che i pastori della Chiesa testimonino, dicano che dentro ogni istante, dentro ogni evento abita una Presenza, un Ospite che guida tutto ciò che accade al bene di coloro che Dio ama.

Fino a quando sulle nostre spirituali rovine sarà celebrata l’Eucarestia, esse potranno risorgere. Le pie esortazioni morali lasciamole ad altri.

(…) È questo Dio che ci dà il diritto di sperare, non un qualsiasi Dio, ma solo il Dio che ha un volto umano perché si è fatto uomo.

Il Signore dunque faccia tacere sulle nostre labbra di pastori parole vuote, e metta sulla nostra bocca parole vere.

(…) In questi momenti di grave incertezza mantenetevi fermi nella Chiesa. Abbiamo ragioni vere e belle per farlo. È in essa che incontriamo il nostro Salvatore.>>

 

Card. Carlo Caffarra
Solennità di sant’Agostino
Pavia, 28 agosto 2016

 

Questa addolorata presa di posizione del defunto cardinale fu  la reazione al messaggio di El  Papa alla “Giornata Mondiale del Migrante  2018”,  che Bergoglio  volle intitolare appunto:

 

Accogliere, proteggere, promuovere e integrare i migranti e i rifugiati”

In essa, El Papa,  er rispondere  alla ovvia preoccupazione che nelle  ondate di  clandestini potessimo importare torme di terroristi islamici e no (“ritualisti” nigeriani  ad  esempio),  replicò  che la “sicurezza personale” di ogni  “migrante”  viene prima della “sicurezza nazionale”.  Come titolò l’agenzia Zenit:

Letteralmente disse: “Il principio della centralità della persona umana […]  ci obbliga ad anteporre sempre  la sicurezza personale a quella nazionale”.

“Cioè”, commentava trasecolato il vaticanista Tosatti, “per meglio ospitare i migranti è preferibile mettere a rischio la sicurezza del Paese che li ospita? E dunque anche la loro? E’ un singolare principio”, diceva, “che non è applicato in Vaticano, dove entrare senza controlli, appuntamenti, riconoscimenti eccetera è impossibile a tutti, figuriamoci a migranti magari un po’ pericolosi”.

La teoria di Bergoglio, così “misericordiosa”, implica un disprezzo, e un odio profondo per i cittadini indifesi, proprio i più deboli e poveri, la cui sicurezza può – anzi deve cristianamente  –   essere calpestata   per favorire  la “sicurezza personale” dei migranti. Il cardinal Caffarra colse con  sgomento  questo favoritismo  perverso, questa mancanza di pietà , compassione  e comprensione delle tragedie reali di un paese dove i giovani sono resi dall’eurodisoccupati senza speranza, dove  dilaga la precarietà,  dove “l’inverno demografico” non può essere certo curato dalle torme dei  maghrebini o subsahariani   – i quali già adesso  violentano ragazze, accoltellano controllori ferroviari, pestano poliziotti sapendo che subito il giudice li rilascia perché è “reato di lieve entità”.  E se sono nigeriani, hanno già avviato – coi loro esperti cannibali – tagliatori di corpi umani –   il bel traffico internazionale di organi.

La sicurezza nazionale è andata già a pallino, ma certo i ricchi e gli abitanti dei palazzi vaticani, dietro le loro mura  protette dalle guardie, possono plaudire El Papa Spietato: mica devono prendere un treno pendolare notturno, mica hanno mai bisogno di salire su un autobus urbano, mica devono mai chiedere  il biglietto a  un negro che non  l’ha pagato; per dirla in breve, mica devono lavorare tutti i giorni, in un paese in  mano agli arroganti impuniti,  sempre  violenti e prepotenti di ogni  colore e  razza (anche italiana)  che si  permettono anche di deridere  quelli che, avendo moglie e figli, “fanno una vita di merda” (cit. Cirinnà)  per mantenerli onestamente.

 

Dunque, El Papa parla a nome dei ricchi, dei plutocrati dai Soros ai Fratoianni che non hanno bisogno di uscire per la strada di sera nei quartieri abbandonati dalla Sicurezza Nazionale.

 

Il Papa è il Papa dei ricchi dei Parioli, di Montenapo, di quelli che non devono “accogliere” migliaia “di migranti”  nei loro quartieri già degradati,  senza poter scegliere come Gad Lerner di starne  alla larga nei quartieri alti, dove (ci ha insegnato)  “per l’elevato valore degli immobili  nessuno mai penserebbe di destinarlo all’accoglienza dei richiedenti

 

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https://www.maurizioblondet.it/ora-che-comincia-il-governo-degli-accoglienti/

 

 

 

 

Pagliacciocrazia

MARCELLO VENEZIANI, La Verità 29 agosto 2019

 

Provate a togliere il sonoro alla crisi e a guardare con distacco a quel che sta succedendo: due partiti che fino a ieri si disprezzavano pubblicamente si incontrano sul nulla, cioè sull’avvocato Giuseppe Conte e danno luogo a un rovesciamento totale di alleanze e di indirizzi. Lasciamo da parte i giudizi soliti che si sentono in questi giorni e arriviamo perfino ad accogliere due obiezioni: 1) anche l’alleanza tra grillini e leghisti non scaturì dalle urne e la loro alleanza non fu prima presentata al giudizio degli elettori 2) Siamo in una democrazia parlamentare e finché sussistono i numeri in Parlamento per esprimere un’altra maggioranza, non possono essere i sondaggi o altre votazioni, come quella europea, a decretare l’obbligatorietà di tornare alle urne. Diciamo che dovrebbe essere una scelta di buon senso e di rispetto della sovranità popolare ma formalmente non c’è alcun obbligo a farci votare.

E allora cosa suscita disgusto? Due cose, anzi tre. Innanzitutto, è la quarta volta che la sinistra si accinge ad andare al governo, senza peraltro aver mai lasciato il potere, e ad arrivarci senza passare dal voto, con un’indicazione popolare. La quarta volta dopo Letta, Renzi e Gentiloni. Una volta può accadere, due magari con qualche forzatura si può capire, ma se accade sistematicamente vuol dire che la sinistra in Italia è una cupola che non può essere rimossa dal potere e chiunque cerchi di farlo è per definizione un delinquente, sottoposto a processo mediatico-giudiziario e additato al pubblico disprezzo.

La seconda cosa è che non c’è nessun perno programmatico che unisca le due forze in via di allearsi, ma solo la comune preoccupazione di non andare al voto e di mettere fuori gioco il leader fino a oggi acclamato a furor di popolo. Non c’è un orizzonte di programma comune, non c’è un punto essenziale. L’alleanza Lega-grillini era anch’essa tra due soggetti molto diversi ma una linea in comune ce l’avevano: erano definiti entrambi populisti, erano contro l’establishment e critici ambedue verso i diktat europei. Era già qualcosa, poi differivano, e tanto, le visioni del mondo (o del web, per i grillini).

Adesso è ridicolo pensare che il Pd diventi populista e anti-establishment ed è raccapricciante vedere che il partito più antisistema abbia scelto un democristiano duttile, multitasking e paraculista come Conte a farsi rappresentare e ad allearsi col partito-sistema, il partito-apparato, previo bacio della pantofola all’Unione Europea col voto a Ursula. Penosa l’assenza di contenuti e la fame assoluta di contenitori.

Ma superate queste due riserve contingenti, c’è uno spettacolo di fondo che avvilisce e indigna al tempo stesso. È la riedizione, a un gradino ancora più basso, della storica miseria delle classi di potere in Italia. Non sono classi dirigenti, e non sono neanche classi dominanti come le fustigava Antonio Gramsci: perché i dominatori almeno hanno qualche vaga responsabilità di comando rispetto al popolo. No, queste sono classi sovrastanti, che cioè stanno sopra la gente e non vogliono scendere al piano terra, prescindono dal popolo; e anche quando l’ultimo masaniello arriva, sbucato dal nulla (espressione che oltre Conte evoca Fico, Di Maio, a’ Raggi e compagnia cantante), sono pronti a ogni compromesso pur di restare aggrappati a quel piano. La sinistra è per sua essenza ormai da anni quella delle terrazze e dei piani alti, è al potere e appena qualcuno vuole aprire la porta per farli scendere, si barricano e gridano al nazista di turno, al delinquente in arrivo e al razzismo montante. Ma lo spettacolo è antico e ciclico. E mostra la vigliaccheria, l’egoismo furbetto, la misera morale e intellettuale del ceto sovrastante. Avevo rispetto per la vecchia sinistra comunista, avevo rispetto per chi nutriva ideali e passioni di giustizia sociale, rappresentava la classe operaia e il proletariato. Ma che considerazione si può avere di questa roba qui, dei loro moventi, delle loro scelte, dei loro anatemi e dei loro compromessi? L’unico ideale che riescono a esprimere è in negativo, antinazionale

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https://www.marcelloveneziani.com/articoli/pagliacciocrazia-2/

 

 

 

 

 

 

 

Ladri di democrazia: contro il popolo, per svendere l’Italia

Scritto il 31/8/19

 

Costituzione alla mano, Mattarella avrebbe dovuto incaricare Salvini, come possibile primo ministro, già nel 2018: era il leader più votato della coalizione vincente, il centrodestra, e la legge elettorale imporrebbe appunto di premiare la coalizione, non il singolo partito. Lo afferma l’avvocato Marco Della Luna, brillante saggista euroscettico, nel denunciare lo “scippo di democrazia” ora attuato con il via libera all’osceno governo giallorosso, grazie al colpo di mano di Beppe Grillo che ha prima sabotato Salvini e l’esecutivo gialloverde e poi imposto ai parlamentari grillini di allearsi con il loro nemico storico, il Pd renziano. «Da Yalta a Biarritz la mano del padrone: Trump, Macron e Merkel vogliono il Conte bis e Mattarella lo incarica in sfregio alla volontà degli italiani, che vogliono votare», scrive Della Luna nel suo blog. «La maggioranza del popolo assiste impotente al turpe gioco della partitocrazia: due partiti che si erano presentati fino a ieri dichiarandosi tra loro incompatibili, ora, dopo essere stati sconfitti molte volte nelle ultime elezioni (politiche, amministrative, europee), con l’approvazione del Quirinale si coinciuciano allo scopo palese di tenersi il potere e di togliere alla gente la possibilità di essere rappresentata».

Peggio: gli usurpatori «si vogliono appoggiare non al consenso degli italiani, che non hanno, ma al sostegno interessato di FranciaGermania via Ue e Bce, di cui sono fiduciari». In questo modo «è stato fatto, contro la maggioranza degli italiani e con la dichiarata pretesa di imporre una “svolta” al paese, un governo che è costituzionalmente illegittimo e illegale, secondo l’ordinamento costituzionale», sostiene Della Luna. Il ruolo del presidente della Repubblica? Nella fase di consultazioni è quello di «verificare se il candidato premier abbia una maggioranza parlamentare e se questa corrisponda sostanzialmente alla maggioranza degli elettori, affinché non vi sia contrasto tra popolo e governo». Secondo l’avvocato, invece, «Mattarella ha tradito questo suo compito, poiché ha incaricato Conte pur sapendo benissimo che quasi il 70% degli italiani vuole votare e non vuole questo governo Pd-5S». Sempre secondo Della Luna, i parlamentari grillini e piddini «hanno violato la funzione del Parlamento di rappresentare il popolo, perché la maggioranza del popolo vuol votare ed essi si sono associati per impedirlo, cioè per impedire che la maggioranza sia rappresentata, quindi per impedire la rappresentatività della democrazia».

I “golpisti” sanno benissimo che il 67% degli italiani vorrebbe andare a votare. E sanno anche che, se si votasse, perderebbero: il Pd resterebbe al palo, e i 5 Stelle sarebbero letteralmente spazzati via. «La ragione per la quale tolgono al popolo questo diritto e vogliono governarlo – insiste Della Luna – è proprio la loro consapevolezza di non

 

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PRENDONO TUTTO IL POTERE – PER COPRIRE I LORO CRIMINALI ERRORI

Maurizio Blondet  2 Settembre 2019

Ricapitoliamo.

Sapete già dai giornali – persino mainstream  – che mentre sembrava che le trattative fra Di Maio e Zingaretti  fossero  sul punto di fallire,  la Merkel ha  telefonato a  Gentiloni per ordinare: il governo va fatto ad ogni costo, occorre fermare i sovranisti.

https://www.laverita.info/la-merkel-chiama-i-dem-eseguono-fate-il-governo-contro-i-sovranisti-2640139349.html?utm_campaign=RebelMouse&socialux=facebook&share_id=4850810&utm_medium=social&utm_content=La+Verit%C3%A0&utm_source=facebook

Ormai non fanno nemmeno più finta.

Sapete anche che  il 2 luglio, Conte  e Tria si sono impegnati con la UE (Moscovici, specificamente) a una riduzione del deficit dell’1,7 per cento, con ciò eliminando ogni prospettiva di  riduzione delle tasse (flat tax)  che annunciava  da mesi Salvini; ovviamente all’insaputa di Salvini,  troppo  occupato al Papeete,  e a coltivare i  suoi successi nelle  spiagge  fra selfie e mojitos.  Di questo strappo s’è  accorto Borghi , ma solo il 25 luglio. Ormai  Conte e i grillini avevano aderito totalmente al dettato burocratico offrendosi come i Quisling del Reich merkeliano (e  macroniano) in un progetto di definitivo esproprio del nostro paese  e il suo  assoggettamento agli  interessi francesi.

Sapete già che, se  mancasse qualche voto al governo (Paragone e qualche altro grillino non vogliono aver parte a questo vergognoso tradimento), interverrà a  salvarlo la Corrente Escort di  cui Berlusconi ha riempito il parlamento a spese  nostre.

Nel nuovo governo PD-5Stelle , i giornali hanno scritto anche questo senza vergogna, il Quirinale si riserva di nominare tre ministri, Economia, Interni, Difesa (pare che per quest’ultima, il Mattarella  voglia la Bonino). Si annuncia che PD e Grillo governeranno  coi loro servi  almeno fino al 2022,  perché si tratta di eleggere un capo dello stato  prono  – o organico  – alla UE e alla BCE  ancor più di Mattarella.

E se rimanesse una qualche velleità di opposizione democratica a questo mostruoso e sfrontato abuso di  potere, se qualche ingenuo invocasse elezioni  c’è il Procuratore totale, il corpo dell’intera magistratura, che incrimina il povero distratto del Papeete  per avviarlo alle carceri: ad Agrigento  la procura non solo ha ordinato il dissequestro della  Open Arms onde possa tornare a scaricare i pregiudicati  neri e oliva,  ma ha  aperto un’indagine “contro ignoti” per “sequestro di persona”   avendo tali ignoti messo in atto   “illecita e consapevole privazione della libertà personale per i naufraghi presi in carico dalla Ong spagnola”.

Un  blocco corazzato e inespugnabile  di plutocrati

Ma anche questo lo sapete già. Volevo solo sottolineare come tutti i poteri  nazionali e internazionali,  la “Europa”  e la “BCE”   che gestisce lo spread,  tutte le  “istituzioni legali” da El Papa alle Escort di Berlusconi e alle escortine  dei media, dal Quirinale alla magistratura, hanno ormai costituito un blocco corazzato,  si sono  costruiti una  fortezza del tutto sicura, una muraglia  liscia e non scalabile,  inattaccabile dal  metodo democratico;  su ogni  vaga velleità di opposizione, cala la mazza ferrata dei giudici.

Il gioco è  totalmente sleale.  Costoro usano le “istituzioni”  nazionali e sovrannazionali a propria difesa insindacabile, senza alcuno scrupolo di oggettività e neutralità,  men che meno di lealtà.  E contro  la loro bruciante e aperta  negazione di giustizia, non  c’è istanza di appello possibile.

Cosa difendono? L’ideologia liberista, dicono loro, i “mercati” che devono rassicurare.

E’ appena il caso di notare che tutti loro da Mattarella  alle Escort ai Palamara , non devono la loro posizione  ad alcun “libero mercato”,   non li hanno guadagnati nella concorrenza in una libera competizione. Loro si  sono esentati da ogni rischio e controllo di “efficienza”, si sono cooptati  nei modi più occulti ed oscuri. E non sono pagati dai “mercati”,  né  la loro utilità è mai stata dai “mercati” valutata e tradotta negli emolumenti per merotocrazia …    Sono una plutocrazia che  si paga emolumenti principeschi, e  li estrae tutti non dai “mercati”   ma  dalle vostre tasche – tasche di contribuenti che loro hanno impoverito e che ora si apprestano a spogliare degli ultimi risparmi.  Utilizzando senza alcun limite né scrupolo di equità i l loro potere assoluto e “legale” o pretesamente “scientifico” tecnocratico.

Conte  ha il permesso di sforare  –  come  Macri

Subito i media  ufficiosi e la propaganda di Bruxelles e Berlino  si sono prodigati a  rifare l’immagine di Conte – lo statista europeista,   ha carisma, ha avuto coraggio e fatto fallire il disegno di Salvini  – ed è  rispettoso dei limiti di bilancio.  Anzi, così rispettoso  di tali imiti, che l’Europa può  persino lasciargleli violare. Sforare il deficit. Fino al 2,4%  magari oltre il 3, adesso è possibile. Prima, non si poteva né doveva concederlo ai sovranisti; lo spread  si  alzava a 250, 300 –  adesso invece si può, il deficit non è più  un problema… lo spread s’è abbassato. A Conte sarà consentita un po’ di spesa pubblica aggiuntiva, gli italiani  devono vedere che la loro rinuncia alla sovranità   sarà premiata, che aumentano le razioni . All’Italia “tutto il sostegno possibile, adesso che cambiano i toni”,  come ha detto il commissario Oettinger.

Ma come?, potreste domandarvi: il ferreo limite al deficit di bilancio   non ha un motivo ferramente oggettivo, addirittura scientifico-tecnocratico? Si può applicare con meno severità per favorire un governo amico, ed invece intimarlo  facendo aumentare lo spread al governo insubordinato e ribelle?  Eh sì. Che non ci sia alcun  motivo tecnico nelle scelte  delle tecnocrazie, ma solo moventi disonestamente politici, è stato denunciato pochi giorni fa; in Argentina, che  ha di nuovo fatto bancarotta (è  la nona volta) e non restituirà quindi i 57 miliardi di dollari che il Fondo Monetario – sotto la direzione di madame Lagarde – ha elargito al presidente Macri appena un anno fa.

Questo prestito colossale “è stato  la più costosa campagna per la rielezione  della storia umana”, ha detto il candidato peronista Alberto Fernandez . La rielezione di chi? Di Macri.  Il presidente gradito al Fondo Monetario  perché “liberista”,  e sbarrava la strada del potere  ai peronisti  che sono ”sovranisti”:  dunque non per una  valutazione  tecnica e scientifica  il FMI  ha prestato 57 miliardi, ma per mandare al potere  il candidato organico alla sua ideologia. Un motivo surrettiziamente politico,  arbitrario, disonesto.   Un  dispotismo inespugnabile, insindacabile, in giudicabile  perché ha dalla sua la corporazione “giustizia”   – che può affamare i popoli , come ha già dimostrato sul sangue dei greci, senza la minima pietà e coscienza.

https://www.zerohedge.com/geopolitical/imf-guilty-argentinas-next-president-blames-lagarde-countrys-default

Hanno bisogno di occupare ogni angolo residuo di potere, di espropriare   anche le menti, perché devono nascondere il loro gigantesco  fallimento.

Il fallimento di Draghi spiegato bene

Il fallimento di Draghi e della cosca occupante la banca centrale europea, che ha applicato le ricette sbagliate  per mantenere il potere delle banche,  e il loro proprio,  ed ora non sa più  che reiterare le stesse ricette – inutili e dannose.

Draghi ha immesso migliaia di miliardi nel sistema, e  l’Europa – come se l’economia mancasse di credito  –  invece soffre  “di eccesso di debito”, accusa l’economista Daniel Lacalle  del Mises  che ricorda

“il trionfalismo della Commissione europea nell’agosto 2017,  quando   esaltò  la “forte ripresa” attribuita all’azione decisiva dell’Unione europea  e della BCE coi suoi ripetuti quantitative easing,   e miliardari stimoli monetari. Da allora, la BCE ha ridotto costantemente le stime di crescita;  “e oggi si aspetta un livello di crescita pari alla metà di quello che avevano previsto diciotto mesi fa”.

“Il rallentamento della zona euro è diverso da   quello delle altre economie”, dice Lacalle. Non è dovuto al fatto, come fan  credere i media, che la  BCE  “ha  cessato lo stimolo. Al contrario . Ricordiamo che la Banca centrale europea riacquista tutte le scadenze dei debiti pubblici che ha accumulato  nel suo bilancio e che ha lanciato una nuova iniezione di liquidità (TLTRO) nel marzo di quest’anno…e adesso annuncia un nuovo piano di iniezione di liquidità.

“Per comprendere il grave errore di inciampare costantemente sulla stessa pietra, dobbiamo comprendere le dimensioni dei programmi fiscali e monetari” che la  BCE ha già attuato in questi anni, dice Lacalle .

E stila una lista di interventi  apparentemente formidabili, alquanto impressionanti, alcuni dei quali non abbiamo visto , noi del Sud:

  • 2008: “Piano di ripresa economica”, 200 miliardi di euro di spesa pubblica , infrastrutture e “settori strategici”   che avrebbe creato “milioni di posti di lavoro”.
  • “Piano di investimenti per l’Europa 2014”, di cui oltre  424 miliardi di euro sono stati mobilitati e 77 miliardi approvati . Scopo  dichiarato:  “aumentare il PIL dell’Unione europea dell’1,3% fino al 2020”. Risultato: il PIL dell’Unione europea è della metà della crescita stimata dalla BCE circa due anni fa.
  • La direttiva sull’energia  mirava a mobilitare decine di miliardi di euro in investimenti in energia verde e reti e creare, anche qui,  “milioni di posti di lavoro”.
  • Oltre due miliardi di euro di espansione monetaria . A  forza di comprare titoli  di debito pubblico  e  obbligazioni   contro pagamento di denaro creato dal nulla, la  Banca centrale europea    possiede   “ il  40% del PIL della zona euro , rispetto al 18% nel caso della Federal Reserve”.  Praticamente è una   paradossale nazionalizzazione  dell’economia .
  • TLTROs . Tre serie di iniezioni di liquidità nel 2014, 2016 e 2019.
  • Tassi negativi . Spesa in deficit finanziata a tassi negativi,  anche i debiti-spazzatura  ora  hanno  rendimenti negativi;  politica sui tassi di interesse pari a zero e aumento del credito concesso a tassi pericolosamente bassi (con la conseguente proliferazione di  imprese zombi  .
  • Politiche fiscali straordinarie . I 19 paesi della zona euro hanno risparmiato oltre 1,15 trilioni di euro di interessi debitori grazie alla  politica espansiva  (a spese  di risparmiatori e pensionati), ma la stragrande maggioranza continua a finanziare la spesa pubblica e i deficit strutturali.

“Possiamo comprendere l’entità del fallimento e il deterioramento dell’economia europea   solo nel   quadro di quella che è  la più grande successione di stimoli mai attuata. Quando certi analisti ci dicono che l’Europa “non è poi così male” o che “è solo un rallentamento”, ignorano che il rallentamento avviene nonostante una successione di stimoli senza precedenti. I risultati non sono solo estremamente scarsi, ma sono anche profondamente inquietanti

“Adesso, secondo Morgan Stanley, la Banca centrale europea si appresta ad attuare  un nuovo  programma di riacquisto da 2,2 a 3,3 trilioni di euro. Non solo riacquisto di obbligazioni dai governi, ma anche da banche e società.

MA a  cosa serve”?” dice Lacalle: “oggi perfino l’Italia –   e nel mezzo di una crisi politica – ha rendimenti dei titoli sovrani  negativi. Il debito sovrano di tutti i paesi dell’Eurozona mostra rendimenti negativi con scadenza a due anni e negativo anche fino a sette anni. La Germania ha appena lanciato un’obbligazione trentennale al -0,11%. È davvero necessario deprimere artificialmente ancora di più  la raccolta?

“Il problema dell’eurozona non è la mancanza di liquidità  – la  liquidità raggiunge 1,8 trilioni di euro, è in eccesso  – ,  né  di tassi  troppo alti:  sono già negativi. Il problema della zona euro è proprio la pratica costante di

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https://www.maurizioblondet.it/prendono-tutto-il-potere-per-coprire-i-loro-criminali-errori/

 

 

 

ARTE MUSICA TEATRO CINEMA

Pederoclastia, la mostra che fa infuriare Vox. E la Chiesa di Spagna

Roberto Pellegrino – 3 settembre 2019

 

Succede che a Toledo l’artista spagnolo Fernando Barredo ha creato una sua istallazione che non è molto piaciuta ala Chiesa di Spagna e ai molto fedeli. L’istallazione è in mostra in una Chiesa sconsacrata e si chiama Obispóptero e rappresenta un vescovo con sei braccia circondato da bambini che sono “oggetto della sua lussuria e della sua malvagità”.

Già dal titolo piuttosto esplicito e offensivo “Pederoclastia”, si capisce che Barredo ha voluto trovare una bomba a mano sul tema scomodo dei preti pedofili. Ovviamente l’opera ha scatenato le ire, oltre che della Chiesa di Spagna, anche del partito politico di destra Vox. La composizione di Fernando Barredo esposta presso il locale Circolo di Arte è una composizione tridimensionale, di natura teatrale, che affronta il tema degli abusi sessuali commessi da alcuni chierici. La composizione, installata nella navata della vecchia chiesa di San Vicente, ora sconsacrata. L’artista, attraverso una dichiarazione alla stampa, ha detto che la sua mostra, visitabile fino al 15 settembre (salvo chiusura anticipata) vuole denunciare la “pedofilia delle migliaia di sacerdoti che hanno violato i bambini nella più assoluta impunità”.
Barredo ha sottolineato che questa installazione non attacca tutti i sacerdoti di Spagna ma solo “coloro che hanno abusato sessualmente di bambini o violentemente li hanno violati mentre alti prelati li hanno coperti, limitandosi a cambiarli dalle parrocchie, favorendo l’opportunità, sempre sfruttata, di continuare a stuprare i bambini in altre aree”.

La mostra ha provocato un’ondata così forte di indignazione tra i fedeli cattolici che lo stesso Arcivescovo di Toledo, monsignor Braulio Rodríguez Plaza, non ha avuto timore a condannare “Pederoclastia” come una mostra che attacca la Chiesa cattolica, violando l’onore di tutti i sacerdoti della Chiesa attraverso un’opera che è basata su “espressioni di odio alla fede”. I cattolici di Spagna “possono sopportare insulti e calunnie e non reagire istericamente, ma abbiamo il diritto di difendere la verità e chiedere il rispetto, in una città pluralista che cerchiamo di servire fedelmente e fino a quando saremo membri su un piano di parità

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http://blog.ilgiornale.it/pellegrino/2019/09/03/pederoclastia-la-mostra-che-fa-infuriare-vox-e-la-chiesa-di-spagna/

 

 

 

 

ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME

Quanto guadagnano le Ong? Ecco lo stipendio da favola dei volontari

18-06-2019

Fino a 1.000$ al giorno per un presidente, e una paga niente male per Giorgia Linardi portavoce italiana della Sea Watch

Quando sentiamo parlare di volontariato pensiamo automaticamente a qualcosa che si fa per senso di responsabilità, a costo di rimetterci di tasca propria. Non è sicuramente il caso di chi decide di imbarcarsi su una nave delle Ong che si occupano del rastrellamento e del trasporto dei migranti dalle coste al largo della Libia fino all’Italia.

In questi giorni si è parlato molto della Sea Watch 3, tutt’ora in acque internazionali con un carico di 56 migranti che non intende riportare indietro. Ma di navi che fanno questo stesso lavoro ce ne sono molte, come ad esempio la Vos Hestia, appartenente all’

Ong americana Save the Children,

il cui presidente percepisce uno stipendio di 

365.000 dollari l’anno.

Non se la passa tanto male neppure il più alto dirigente della Ong Care, che si mette in tasca una paga da 250.000 dollari l’anno. Naturalmente non è sempre così, perché sulle navi delle Ong si può iniziare a lavorare anche con meno di 2mila euro al mese, ma non mancano le prospettive di carriera. Purtroppo, di cifre esatte riguardanti gli stipendi dei volontari spesso si fa fatica a parlare, quindi i dati scarseggiano.

“Per caso qualcuno pretende che i vigili del fuoco non vengano pagati? O i dottori? Qui siamo tutti professionisti. Non ci si può improvvisare soccorritori. Quindi le persone sono pagate. Certo non si arricchiscono: fanno questo lavoro non per soldi ma per altre ragioni.” Questa la risposta data ad un giornalista, da uno dei marinai dell’Acquarius, la nave che salì alla ribalta della cronaca qualche mese fa.

Ma tornando alla Sea Watch, in questi giorni sui social network circolava un volantino che denunciava lo stipendio della sua portavoce italiana: Giorgia Linardi. Pare che la volontaria che ha parlato della sua vocazione in un’intervista con Elle, percepisca intorno ai 60mila euro l’anno. Insomma, intorno ai 5mila euro al mese, che di questi tempi forse non ti fanno arricchire, ma qualche bolletta riesci a pagarla.

Quando si parla della Sea Watch 3, parliamo di una delle navi di una Ong di Berlino, nata e sostenuta grazie a donazioni di privati. Nel solo 2018, tra una campagna e l’altra contro la Lega, questa Ong tedesca ha raccolto qualcosa come 1 milione e 800mila euro in donazioni. Una somma che grazie alla pubblicità che si sta facendo polemizzando

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https://www.borsainside.com/news/70163-quanto-guadagnano-le-ong-ecco-lo-stipendio-da-favola-dei-volontari/

 

 

 

 

 

Ong, ecco quanto guadagna chi tifa invasione: Sea Watch, la “paga stellare” di Giorgia Linardi

17 GIUGNO 2019 di Lorenzo Mottola

 

Volontari sì, ma a pagamento. È questa la condizione di buona parte degli operatori delle Ong che si occupano di immigrazione, partendo dai centri profughi per arrivare ai marinaretti che pattugliano le coste al largo della Libia per rastrellare e trasportare in Italia clandestini. Per qualcuno il cosiddetto no-profit è una pacchia, per usare una definizione cara a Matteo Salvini. Ad esempio, per i vertici delle organizzazioni più importanti.

 

Recentemente ha fatto molto discutere lo stipendio del presidente dell’americana Save the Children, che si mette in tasca 365 mila dollari l’anno.

 

E parliamo di un’associazione che con la sua nave – la Vos Hestia – ha collaborato a riempire l’ Italia di profughi. Un altro dirigente fortunato è quello di Care, che prende 250 mila dollari l’anno. Belle buste paga, insomma, anche se ovviamente non per tutti va così: sui battelli si inizia a lavorare guadagnando meno di 2.000 euro al mese. Fare carriera, tuttavia, non è impossibile. Le organizzazioni in questione, però, fanno molta fatica a fornire le cifre esatte, per ragioni facilmente intuibili.

LE DONAZIONI


In questi giorni si parla molto della SeaWatch, nave armata da un’organizzazione creata da cittadini tedeschi che continuano a sfidare la dottrina del governo italiano dei “porti chiusi”. A furia di campagne contro la Lega, la Ong di Berlino ha raccolto nel 2018 circa 1.800.000 euro in donazioni da parte di privati. Una somma che quest’ anno, grazie proprio all’ esposizione mediatica data dalle polemiche con il Viminale, dovrebbe crescere considerevolmente. Dirà qualche insolente: sarebbe molto bello se queste cifre finissero realmente nelle tasche dei poveracci in fuga da miseria e guerre. In realtà circa il 30% delle spese serve a pagare gli stipendi di persone che il mar Mediterraneo lo vedono al massimo durante le ferie estive. La gran parte finisce ad attivisti che restano tranquillamente a organizzare le grandi manovre contro il Viminale a Berlino. Poi troviamo un minuscolo “distaccamento” italiano. In pratica, c’ è una persona sola, la portavoce: Giorgia Linardi. Un volantino circolato sui social network in questi mesi denunciava gli incassi della signora: 5.000 euro al mese. Sicuramente si tratta di un’esagerazione: effettivamente il bilancio rivela che i coordinatori hanno stanziato nel 2018 circa 60mila euro per la delegazione nel nostro paese, ovvero 5.000 ogni trenta giorni, ma in questo conto bisogna inserire anche le spese per i viaggi i telefoni e altro. Difficile stabilire una cifra esatta, visto che SeaWatch – contattata da Libero – non ha risposto.

La trasparenza, d’ altra parte, non è la priorità di chi si avventura a caccia di disperati del canale di Sicilia. Open Arms, per esempio, si limita a dire che il 91% delle risorse vengono spese per la missione, senza degnarsi di dettagliare. I più disponibili a parlare dei loro incassi sono gli italiani di Mediterranea, ovvero l’imbarcazione messa in acqua grazie a una grande colletta tra politici e notabili della sinistra italiana. In tutto, sono stati raccolti 769mila euro, per portare in Italia meno di 80

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https://www.liberoquotidiano.it/news/italia/13474031/ong-guadagni-volontari-invasione-immigrati-sea-watch-giorgia-linardi.html

 

 

 

 

 

Ong: quante sono, cosa fanno in mare e come si finanziano

di Alberto Magnani – 21 GIUGNO 2019

Linea dura Conte-Salvini su migranti

Il caso di Aquarius, la nave respinta dalle coste italiane con 629 migranti a bordo, ha fatto tornare alla ribalta un vecchio repertorio di accuse alle Ong che solcano le acque del Mediterraneo. La tesi, sposata anche da diversi esponenti del centrodestra, è che le Ong servano da «taxi del mare» dal Nord Africa all’Italia, in un rapporto di connivenza con i trafficanti di esseri umani attivi sulla costa della Libia. Alle spalle del tutto ci sono anche ipotesi più pittoresche, ma accreditate sul Web, come quella di un «complotto» per la deportazione di forza lavoro a basso costo o una specie di regia oscura del finanziere americano George Soros.

I fondamenti dell’accusa? Tecnicamente nessuno, perché non sono mai emerse prove in materia. La Procura di Palermo ha anzi appena archiaviato due indagini distinte sulle Ong SeaWatch e Proactiva Open Arms, lasciando cadere l’inchiesta perché «non si ravvisano elementi concreti» per ipotizzare legami «tra i soggetti intervenuti nel corso delle operazioni di salvataggio a bordo delle navi delle Ong e i trafficanti operanti sul territorio libico».

Quante sono le Ong nel Mediterraneo

Le organizzazioni non governative presenti nel Mediterraneo sono calate dalle 12 del 2017 alle quattro rimaste sull’acqua ora: le tedesche SeaWatch e Mission Lifeline, la franco-tedesca Sos Méditerranée (che ospita a bordo delle sue imbarcazioni un team di assistenza medica di Medici senza frontiere, un tempo attiva con cinque imbarcazioni) e la spagnola ProActiva. L’incidenza dei loro salvataggi sul totale, secondo una ricostruzione Ispi (L’Istituto per gli studi di politica internazionale), è passato da meno dell’1% nel 2014 al 41% nel 2017, allineandosi all’esplosione della crisi migratoria nel triennio 2015-2017. Nel 2017, l’allora ministro degli Interni Marco Minniti ha imposto la firma di un «codice di condotta» che prevede, fra le altre cose, il divieto di intervenire nelle acque libiche. Tra i no più eclatanti c’è stato quello di Medici senza frontiere, rimasta comunque attiva nelle attività di soccorso in collaborazione a Sos Méditerranée.

Come «guadagnano» dalla loro attività di soccorso?

Per definizione, le Ong sono organismi no-profit: svolgono il proprio lavoro senza fini di lucro, foraggiandosi con donazioni esterne. I finanziamenti sono spesso privati e arrivano da singoli cittadini, aziende e fondazioni. La divisione italiana della più grande Ong attiva fino all’anno scorso, Medici senza frontiere, ha chiuso il 2017 con “proventi” (donazioni) per 57,9 milioni di euro da 292.742 finanziatori. Il raccolto, a quanto dichiara Msf in un resoconto pubblico, viene destinato per l’81% a missioni sociali, per il 17% a sostenere raccolte fondi e per il 2% per la gestione dell’organizzazione. Su scala globale, Msf ha speso nel 2017 circa 1,6 miliardi di euro in missioni. Le attività di soccorso nel Mediterraneo incidono per meno dell’1% sul budget complessivo: 8,9 milioni. «Anche nei periodi di picco delle attività di soccorsi, la componente Mediterraneo valeva per meno del 3% sul totale delle missioni

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https://www.ilsole24ore.com/art/ong-quante-sono-cosa-fanno-mare-e-come-si-finanziano–AEbB389E

 

 

 

Tra stipendi d’oro, nepotismi e fondi imboscati, le Ong non fanno una bella figura nel saggio di Furlanetto sull’industria della carità

di Tino Oldani

 

Lo tsunami che il 12 gennaio 2010 colpì l’isola caraibica di Haiti fece 222 mila morti e lasciò senza casa più di 3 milioni di persone. Immediatamente, la macchina della solidarietà si mise in moto nel mondo intero. Secondo Le Monde, fra donazioni e fondi statali, furono raccolti più di 5 miliardi di euro. Ma per ogni euro speso, alla popolazione arrivò soltanto un centesimo. Invece le Ong (Organizzazioni non governative), soprattutto quelle che operano su scala mondiale, ne trassero enormi vantaggi. Come ciò sia potuto accadere lo spiega molto bene Valentina Furlanetto, giornalista di Radio 24, in un saggio da poco in libreria (L’industria della carità, Chiarelettere): ogni pagina è un pugno nello stomaco.

«Il 66% di tutte le donazioni che sono state fatte nel mondo, non sono state investite per la gente di Haiti, ma per il funzionamento delle Ong», sostiene Evel Fanfan, presidente di una organizzazione haitiana di avvocati che si occupano della difesa dei diritti civili, intervistato dall’autrice del libro. «Alcune hanno comprato fuoristrada da 40-50 mila dollari, mentre il 20% delle donazioni è andato in stipendi del personale delle organizzazioni». Fanfan ha proposto alle Ong presenti sull’isola di creare un osservatorio per evitare lo spreco di denaro e verificare la trasparenza delle spese, ma la maggior parte non ha accettato.

Un altro testimone di questo saccheggio delle donazioni, citato nel libro, è Vittorio Cocci, volontario da una vita (la sua prima volta fu per l’alluvione di Firenze del 1966), che si recò ad Haiti un anno dopo lo tsunami, scappandone «letteralmente disgustato». Il motivo? «La povertà è diventata una merce. Serve a fare soldi sulla pelle dei poveri disgraziati. E le Ong e le Onlus non sono solo complici, ma sono gli artefici di tutto questo. A Port-au-Prince, come all’Aquila, esiste un mercato delle opere buone, e anche gli italiani, intesi come associazioni o filiali di grandi Ong, vi partecipano».

Sia chiaro: il saggio della Furlanetto non è contro tutte le Ong, tanto meno un soffietto alla politica che Marco Minniti e Matteo Salvini hanno messo in campo contro le navi delle Ong impegnate nel salvataggio dei migranti. Per l’autrice del saggio, le Ong che operano in mare sono buone, mentre quelle cattive sono soprattutto, con rare eccezioni, quelle che intervengono sulla terraferma. In quest’ultimo caso, la carità lascia sovente il posto agli affari e al tornaconto personale.

Il capitolo «Curriculum e carriere» è illuminante sull’ipocrisia di fondo

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https://www.italiaoggi.it/news/tra-stipendi-d-oro-nepotismi-e-fondi-imboscati-le-ong-non-fanno-una-bella-figura-nel-saggio-di-furlanetto-2310184

 

 

 

 

 

Quanto guadagna una Ong a migrante ad attraccare in Italia ?

Nomi, finanziatori e intrighi. Ecco tutti i segreti delle navi Ong

Settembre 2004      RILETTURA

Da Soros al tifoso di Hillary Clinton, ecco dove prendono i soldi e come li spendono le Ong che portano migranti in Italia
Giuseppe De Lorenzo – Ven, 21/04/2017 – 15:09
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Le Ong di nuovo nell’occhio del ciclone. Dopo le accuse di Frontex, le indagini di tre procure e il sospetto di “affari sporchi”, ieri anche Matteo Renzi ha accusato le organizzazioni umanitarie di “non rispettare le regole”.

È vero? Chissà. Di certo ci sono molti lati oscuri su cui è doveroso fare un po’ di luce.
Medici Senza Frontiere

Partiamo dalle associazioni più grandi. In cima alla lista va messa ovviamente Medici Senza Frontiere, che nel 2016 poteva contare su tre navi: la Dignity I, la Bourbon Argos e Aquarius. Oggi è rimasta attiva solo la Aquarius, a cui però è stato affiancato il nuovo acquisto “Prudence”, un’imbarcazione commerciale da 75 metri e 1000 posti a bordo. Un gigante del salvataggio.

Niente da ridire sulle attività che Msf porta avanti nel mondo. Anzi. Fa però sorridere il fatto che tra i suoi fondatori compaia Bernard Kouchner, medico francese che ha visto più palazzi della politica che sale operatorie. Dal 2007 al 2010 infatti è stato ministro degli Affari Esteri da Nicolas Sarkozy, ovvero di quel governo che nel 2011 ha bombardato Muhammad Gheddafi e trasformato la Libia nel porto senza regole da cui oggi partono i barconi carichi di immigrati.

E così, in qualche modo, persone collegate a Msf erano di casa in istituzioni che sono state la causa della crisi migratoria. Oggi l’associazione per salvare stranieri dalle bagnarole sostiene spese ingenti, ma i fondi non sembrano essere un problema. Nel 2016 ha raccolto 38 milioni di euro grazie al contributo di 319.496 donatori, 9,7 milioni di euro dal 5×1000 (di cui 1,5 andati per la nave Bourbon Argos) e 3,3 milioni da aziende e fondazioni. Tra queste chi appare? La Open Society Foundation di George Soros, il magnate ungherese col vizio del buonismo e delle frontiere aperte. Peraltro, la Open Society e Msf sono soliti scambiarsi collaboratori come se facessero le cose in famiglia. Un esempio? Marine Buissonnière, per 12 anni dipendente Msf, poi direttrice del programma per la Sanità pubblica di Soros e ora di nuovo consulente per le migrazioni della Ong.
Save The Children

Guarda caso, Soros ha finanziato (anche se per altre iniziative) pure un’altra organizzazione attivissima nel recupero clandestini: Save The Children. La nota associazione internazionale ha nel suo parco navi la Vos Hestia, un’imbarcazione da 62metri, che batte bandiera italiana e si avvale di due gommoni di salvataggio. I soldi? No problem: nel 2015 a bilancio sono segnati 80,4 milioni di euro di incassi.
Proactiva Open Arms

Un anno fa a gestire il famoso peschereccio Golfo Azzurro, “beccato” dai radar a raccogliere stranieri vicino alle coste libiche, ci pensava l’olandese Life Boat Refugee Foundation. Da inizio 2017 la fondazione non organizza più salvataggi in mare, ma la Golfo Azzurro continua la sua opera al servizio della Ong spagnola Proactiva Open Arms, che una volta usava il vascello di lusso Astral donato dal milionario italiano Livio Lo Monaco. Per le loro navi gli spagnoli spendono 1,4 milioni di euro, di cui il 95% usati per le azioni di salvataggio (700mila euro al largo della Libia e 700mila euro a Lesbo) e il restante 5% in strutture, comunicazione e via dicendo. L’incasso però è più alto, con una raccolta fondi che supera i 2,1 milioni di euro. Secondo il direttore Oscar Camps, la Golfo Azzurro può ospitare 400 persone a bordo e un giorno di navigazione costa “solo” 5mila euro.
SOS Mediterranée

Spende invece almeno il doppio la Ong italo-franco-tedesca Sos Mediterranée, fondata dall’ex ammiraglio Klaus Vogel. Per sostenere 24 ore di mare, alla Acquarius servono circa 11mila euro. E se desiderate fare una donazione sappiate che con 30 euro si riesce a mettere in mare per un’oretta solo la lancia di salvataggio. Tra i soci fondatori compare il Cospe, una Onlus italiana dedita all’immigrazione e che (oltre a fondi pubblici) ha ricevuto 46mila euro dalla solita Open Society di Soros.
Sea Watch Foundation

Il mistero dei costi si infittisce osservando le attività della Sea Watch Foundation. Nel 2014 Harald Höppner investe con un socio 60.000€ nell’acquisto di un vecchio peschereccio olandese. Oggi vanta attrezzature di tutto rispetto: oltre alle due unità navali (una battente bandiera olandese e l’altra neozelandese), a breve dovrebbe essere operativo il “Sea

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https://www.finanzaonline.com/forum/arena-politica/1857235-quanto-guadagna-una-ong-migrante-ad-attraccare-italia.html

 

 

 

Aquarius, diario di bordo – Giorno 5. “11mila euro al giorno di costi operativi. Sopravviviamo con le donazioni dei privati”

 

Continua il nostro viaggio a bordo della nave. Si pattuglia la zona Sar, a 25/30 miglia dalla costa libica. I soccorritori in caso di necessità, interverranno avvisando immediatamente i centri di coordinamento, ma non attenderanno autorizzazioni. In una situazione non chiara come quella che si è creata nel Mediterraneo centrale salvare vite in pericolo è l’unica legge. Ecco quanto costano operazioni come questa

 

di Angela Gennaro | 8 AGOSTO 2018

Il quinto giorno a bordo di Aquarius è scandito dal pattugliamento nella zona Sar, a 25/30 miglia dalla costa libica – le acque territoriali iniziano a 12 miglia. La nave si avvicina e si allontana, seguendo quello che è il probabile tragitto delle imbarcazioni dei migranti incrociando le notizie da terra e l’esperienza. Aquarius è l’unica nave ONG nell’area: ieri Open Arms ha cominciato il viaggio di ritorno, destinazione ancora ignota. Il tempo peggiora, si alza il vento che arriva a 15-20 nodi, la nave inizia a ciondolare mentre in serata le onde raggiungono gli oblò della mensa.

“Faccio sempre questo esempio: se una nave brucia che fai?”, dice Viviana, soccorritrice siciliana del SAR team, mentre scruta l’orizzonte dal ponte con un cannocchiale. “Se hai un idrante cominci a spegnere il fuoco oppure resti fermo a guardare fino a che non arrivano i vigili del fuoco? O fino a che la centrale non decide quali vigili del fuoco devono arrivare?”. È questa la ratio – spiega  – con cui in caso di necessità, Aquarius interverrà in un soccorso. Avvisando immediatamente i centri di coordinamento della zona (libicomaltese e italiano) ma non attendendo autorizzazione alcuna. Quella dell’autorizzazione era una consuetudine consolidata ma, spiegano a bordo – in una situazione non chiara come quella che si è creata nel Mediterraneo centrale – al di sopra ad essa vige la legge che obbliga all’intervento immediato in caso di pericolo di vita.

Viviana usa lo stesso parallelo anche per rispondere a chi è convinto che chi sta in mare, chi fa soccorso su una nave umanitaria, chi lavora qui non dovrebbe prendere un centesimo. “Per caso qualcuno pretende che i vigili del fuoco non vengano pagati? O i dottori?”. “Qui siamo tutti professionisti. Non ci si può improvvisare soccorritori. Quindi le persone sono pagate. Certo non si arricchiscono: fanno questo lavoro non per soldi ma per altre ragioni”, spiega Alessandro, anche lui nel Sar team.

I costi operativi dell’Aquarius si aggirano intorno agli 11mila euro al giorno, divisi a metà tra SOS Mediterranée e Medici Senza Frontiere. “Questi soldi – so che ci sono stati molti rumor al merito – in genere vengono da privati”, spiega Nick Romaniuk, Search and Rescue Coordinator (nome in codice SARCO) per SOS Mediterranée. 33 anni, è nato a Londra ma vive da 15 anni in Francia. “Circa il 93-94% viene da cittadini dei paesi europei ma anche dal resto del mondo. C’è chi dona a volte 10 euro al mese, ci sono donatori ricorrenti. Abbiamo alcune donazioni che vengono da aziende e associazioni, ma la maggior parte viene da individui privati”.  Per esempio “in passato mi è capitato di contattare alcune realtà per gli equipaggiamenti di cui avevamo bisogno”, dice ancora Nick. “Mi davano una quotazione, poi spiegavo per quale missione quel materiale sarebbe stato utilizzato e spesso le aziende ci hanno donato quello che ci serviva: perché credevano nella causa. Facciamo affidamento sulle donazioni ed è l’unico modo in cui operiamo: e questo dimostra il supporto che abbiamo in tutta Europa”.

soldi vengono utilizzati per il funzionamento della nave, per esempio per il costo del carburante. “Aquarius è una nave economica”, dice Nick. “Ha motori elettrici e generatori di carburante quindi non ne usa molto. È un po’ un ibrido: ed è meglio anche per l’ambiente”. La Hempel Shipping GmbH fornisce i servizi di gestione tecnica e noleggio. Quindi “ci sono i costi dei marinai, che sono dei professionisti”, prosegue il coordinatore, “Così come lo sono i componenti del team di SOS Mediterranée. Questo perché vogliamo che l’impostazione resti e che le persone tornino, mantengano quelle abilità e le migliorino nel tempo. Anche per la nostra sicurezza”. Ed è pagato il team di soccorritori: “hanno background nel mondo del soccorso e la maggior parte di loro sono dei marittimi, alcuni sono ufficiali che sono passati per l’accademia e hanno operato per diversi anni in mare”, dice Nick. Quanto guadagnano? “Non ti dirò il salario delle persone, se vogliono sono liberi di dirtelo. È abbastanza per sopravvivere. Non per farci soldi: permette loro di pagare l’affitto, avere del tempo libero e poi tornare”. Non è comunque un mistero: sul sito di SOS Mediterranée è possibile trovare

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https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/08/08/aquarius-diario-di-bordo-giorno-5-11mila-euro-al-giorno-di-costi-operativi-sopravviviamo-con-le-donazioni-dei-privati/4543868/

 

 

 

 

 

BELPAESE DA SALVARE

Media, Sinistra e Bergoglismo complici dell’islam contro i cristiani

mercoledì, 4, settembre, 2019

 

Cari Stilumcuriali, Agostino Nobile ci offre una riflessione quanto mai appropriata e lucida sul ruolo che i mass media, in Italia e nel mondo occidentale in generale, hanno nel deformare, nascondere e censurare una realtà che troppo spesso cozza con la loro ideologia, e con le forme di Potere imperanti. Purtroppo, come abbiamo notato molte volte, e come Agostino Nobile sottolinea molto efficacemente, la Chiesa, che è stata e dovrebbe essere una voce di contrasto al clima di menzogna invece sembra sempre di più omologarsi ai racconti del Padrone del Mondo. Buona lettura.

 

Agostino Nobile dal blog di Marco Tosatti

Media + Sinistra + Bergoglismo = Islam

Chi ha la possibilità di leggere i quotidiani e di vedere in tv le informazioni politiche internazionali non può non notare le critiche a senso unico. Prodotte e diffuse in tutto il mondo, dagli USA all’Europa fino alla Nuova Zelanda, confermano ampiamente chel’occidente è manipolato dalla sinistra modialista. Parlano di ossessivamente di libertà, ma trovano sempre un pretesto per condannare con le calunnie più inverosimili chi non s’intruppa con l’ideologia imperante. Chi pensa con la propria testa ha capito che i laicisti non accusano le persone di fascismo o razzismo in quanto tali, ma perché sono contro l’aborto, l’eutanasia, il matrimonio gay, l’immigrazione irregolare e il resto del programma anti-uomo della sinistra. Ma ancora ci sono troppi sprovveduti che sostengono gli sgherri che potrebbero portare l’asse islamo-laicista a dettare legge in Europa. Il loro potere già oggi è tale che, mentre media ufficiali nascondono il 90% dei crimini attuati dagli immigrati musulmani irregolari, nessun governo occidentale ha mai alzato la voce con i paesi musulmani dove i cristiani sono trattati come un virus da estirpare.

Con l’immigrazione sovvenzionata da Bruxelles, sostenuta dal Vaticano e dalla coalizione sinistra/5S al governo (se riusciranno nell’impresa), la cosa diventa molto più seria di quanto si possa pensare. L’Italia si sta giocando il futuro, e gli autori della prossima rovina sono i media, la sinistra e l’Argentino vestito di bianco.

Il recente voto in Germania è stato deciso dalle violenze subite dal popolo tedesco, stanco degli immigrati che massacrano e stuprano impunemente per le strade. Ma il Corsera, titola “vola l’ultradestra”, come se stesse tornando in auge il nazismo per motivi razziali. Il presidente brasiliano Jair Bolsonaro è considerato dai media internazionali fascista. Guarda caso è contro l’aborto, l’ideologia gay, l’immigrazionismo, ecc. Secondo i dati della INPE (Istituto Nazionale di Ricerche Spaziali), che monitora l’avanzamento del disboscamento nell’Amazzonia, il numero di incendi nel 2019 fino ad agosto rientra nella norma degli ultimi trent’anni. Allo stesso tempo in Bolivia, nonostante gli oltre 700mila ettari trasformati in cenere, contro il presidente comunista Evo Morales nemmeno una parola. Idem per gli incendi ancora più devastanti in Angola e nel Congo. Le cause degli incendi sono svariate, se poi i governanti sono considerati responsabili dovremmo processare non pochi politici europei, americani, australiani, indonesiani, ecc.

Quando Trump fu eletto presidente, sconvolgendo i piani delle sinistre

 

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https://www.imolaoggi.it/2019/09/04/media-sinistra-e-bergoglismo-complici-dellislam-contro-i-cristiani/

 

 

 

 

 

 

Grillo coi nemici dell’Italia che vogliono Draghi al Quirinale

Scritto il 02/9/19

 

Mister Europa osserva divertito il massacro politico italiano andato in scena in mondovisione. E’ vomitevole la marmellata di democrazia confezionata grazie al prezioso tritacarne del signor Beppe Grillo, sceso in campo a muso duro – dando ordini ai suoi valletti in Parlamento, terrorizzati all’idea di tonare al voto – per blindare il piccolo potere italiano e restituirlo interamente all’establishment europeo. Grillo obbedisce al vero potere che tiene in pugno il Belpaese dai tempi del Britannia, il grazioso panfilo che lo stesso giorno, il 2 giugno 1993, ospitò a bordo l’allora giovane direttore generale del Tesoro e il comico genovese vicino a De Mita, cacciato dalla Rai nel 1986 per una fatale battutaccia sulle ruberie dei socialisti. Mario e Beppe, due destini che tornano a incrociarsi: è grazie a Grillo se oggi il mitico Super-Mario vede avvicinarsi a grandi passi il Quirinale, quando cioè Mattarella – tra un paio d’anni – vedrà scadere il suo mandato alla presidenza della Repubblica. Sbagliava, chi scorgeva in Draghi un candidato di ferro per Palazzo Chigi dopo Conte: puntando proprio al Colle, il sommo banchiere europeo non ha commesso l’errore di rendersi inevitabilmente impopolare, mettendosi a capo di un governo-vergogna come quello che oggi Renzi e il fantasma di Di Maio si apprestano a sorreggere, calpestando la volontà popolare degli italiani.

Si commenta da solo lo sconcio offerto al pubblico, anche internazionale: un governo di nani obbedienti, coalizzati per disperazione e con sprezzo del ridicolo. Missione: emarginare Salvini, come vuole il padrone, e impedire agli elettori di tornare a votare. La classica manovra di palazzo, che comporterà conseguenze spiacevoli per i congiurati: il discredito definitivo del Pd e l’estinzione politica dei 5 Stelle, condannati a essere presi a pesci in faccia dagli elettori di oggi e di domani. Si aprono praterie sconfinate per chiunque ambisca a portarsi a casa i milioni di voti in fuga dall’increscioso e indecente equivoco pentastellato. Ma intanto, al padrone interessa innanzitutto “la roba”: vale a dire le 500 nomine pesanti in arrivo l’anno prossimo, nei posti che contano. Sfrattato l’intruso leghista grazie al signor Beppe e ai suoi diligenti camerieri travestiti da parlamentari, i posti-chiave saranno scelti accuratamente tra Berlino, Parigi e Bruxelles; i nomi saranno comunicati a tempo debito ai prestanome italiani, in quota al Pd e ai 5 Stelle. Dopo il varo dell’impresentabile Conte-bis, quello sarà il secondo step della Lunga Marcia. Il terzo, definitivo, si avrebbe con l’incoronazione del venerabile maestro Mario Draghi, come tredicesimo presidente della Repubblica italiana.

La leggenda di Super-Mario? Salvatore dell’euro e santo protettore della sventurata Penisola. Vero il contrario, purtroppo: di formazione progressista e keynesiana, studente cresciuto alla corte dell’insigne ecomomista democratico Federico Caffè (scomparso nel nulla dalla sua abitazione romana nel 1987), Draghi è l’emblema stesso del tradimento: il cattivo allievo, lo ribattezzò Bruno Amoroso, formatosi con Caffè insieme a Nino Galloni. Amoroso e Galloni hanno tenuto alto l’onore dell’antico maestro, tramandandone la lezione. Che è questa: lo Stato non è una famiglia, perché – a differenza delle famiglie e delle aziende – dispone del potere monetario. Può emettere moneta in modo virtualmente illimitato. Ergo: il deficit, in termini di spesa pubblica strategica, è puro ossigeno per i cittadini, le famiglie, le imprese. Viceversa, il suo contrario – il pareggio di bilancio – condanna l’economia. E se migliaia di imprese si arrendono alla crisi, strangolate dalle tasse, il loro business viene letteralmente rastrellato dai grandi gruppi, dotati di elevato potenziale finanziario. L’alleanza storica tra multinazionali, banche d’affari e vertice politico in Europa ha un nome esemplare: Mario Draghi.

Per via delle altissime responsabilità rivestite nel disastro sociale europeo, proprio Super-Mario rappresenta al meglio, da grande tecnocrate, il potere oligarchico che ha piegato i governi, confiscato la democrazia, ridotto le elezioni a pura ritualità. Lo si vede anche oggi, ancora una volta, con l’immondo esito della crisi parlamentare italiana. In Europa, la menzogna neoliberista (più tagli, più cresci) è aggravata dalla prassi mercantile dell’ordoliberismo di marca teutonica: all’impoverimento programmato del popolo si aggiunge la sottomissione sociale dei dominati. Dopo la Grecia, l’Italia è scandalosamente in cima alla classifica dello sfruttamento: da moltissimi anni il nostro paese, a cui i tizi come Draghi rimproverano di aver vissuto “al di sopra delle sue possibilità”, è addirittura in avanzo primario. Ovvero: lo Stato spende, per i cittadini, meno di quanto i cittadini versino in tasse. In questo, proprio Draghi – massimo sacerdote dell’austerity (altrui) – incarna il massimo tradimento possibile della dottrina di Keynes e di Caffè, economisti progressisti cui si deve – nel mondo, e anche in Italia – l’architettura dell’economia statale espansiva che permise ai popoli di risollevarsi, accedendo

 

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https://www.libreidee.org/2019/09/grillo-coi-nemici-dellitalia-che-vogliono-draghi-al-quirinale/

 

 

 

 

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

L’Albania è diventata un narco-stato: parla Sali Berisha

Francesco Giubilei 2 settembre 2019

Il padre nobile della politica albanese Sali Berisha, Presidente della Repubblica dal 1992 al 1997 e  Primo ministro dal 2005 al 2013, ci accoglie nel suo studio in un palazzo in vetro di recente costruzione nel cuore di Tirana. Nello stesso edificio due piani sono occupati dalla delegazione dell’Unione europea e dal suo ufficio si ammira il panorama della città che sta cambiando negli ultimi anni con nuovi grattacieli e appartamenti di lusso. Non a caso, a pochi metri dall’edificio in cui ci troviamo, sorge il nuovo stadio affiancato da un grattacielo con uffici e appartamenti esclusivi. L’arredamento del quartier generale di Berisha in stile classico si contrappone alla modernità del palazzo con solidi mobili in noce, un salottino stile Chesterfield, alcuni quadri alle pareti e la libreria colma di libri, cimeli e riconoscimenti. Dietro la scrivania – in cui insieme a carte e documenti c’è un libro di Seneca -, un porta bandiera regge il vessillo dell’Albania e quello della Nato. Grazie a Berisha l’Albania è entrata a far parte della Nato e a lui si deve un ruolo centrale nel processo di indipendenza del Kosovo ricordato da un cimelio con i confini kossovari che fa bella mostra sulla libreria.

Presidente, cosa ne pensa della decisione del premier Edi Rama di realizzare le elezioni amministrative del 30 giugno nonostante il decreto del Presidente Ilir Meta con cui si posticipavano a ottobre?

La scelta del presidente Meta è basata sulla costituzione ed è una decisione presa in passato dai suoi predecessori in altre cinque occasioni. Per la prima volta il Primo ministro ha rigettato il decreto realizzando un vero e proprio golpe di stato.

Un golpe di stato? La sua è una dichiarazione molto pesante…

È così, ha svolto elezioni contro la legge e la costituzione creando caos e alimentando un clima di scontro che già esisteva. A giugno sono avvenute elezioni monocolore che, secondo la convenzione europea dei diritti umani, non sono democratiche. Nel 57% delle municipalità si è presentato un solo candidato del Partito socialista di Rama compiendo una palese violazione dei diritti internazionali. L’Albania è diventata una specie di dittatura basata sul traffico di droga, un vero e proprio narco-stato.

Addirittura? Presidente Berisha, sono accuse di un certo rilievo…

Dal 2016 l’intera Albania è coltivata a Cannabis, tanti imprenditori pagati dai trafficanti hanno chiuso la propria attività per lasciare i terreni alla criminalità organizzata e i loro lavoratori hanno iniziato a lavorare nelle piantagioni protetti da guardie armate.

È una situazione senza dubbio inquietante ma cosa c’entra la politica con tutto questo?

La nomenklatura del partito socialista, che definisco “partito cannabista”, amministra e governa i singoli territori e, invece di vigilare e combattere l’illegalità, non fa nulla. Ogni anno in Albania nasce un fondo da miliardi di dollari per riciclare il denaro della droga anche grazie a una cooperazione strettissima con i cartelli del sud America. Sono tonnellate di droga esportate verso l’Italia e l’Europa, basti pensare che per l’antimafia italiana il traffico di eroina è pressoché un’esclusiva della mafia albanese. Un narco-stato non può crearsi senza la complicità e la collusione della politica.

In che modo sarebbe avvenuta questa collusione?

Le faccio qualche esempio. Il mio governo aveva realizzato una misura per bloccare gli scafisti dall’Albania all’Italia vietando la navigazione nell’Adriatico alle loro imbarcazioni. Quando nel 2013 Edi Rama è arrivato al potere, ha lasciato che il decreto scadesse senza rinnovarlo. Uno dei casi più eclatanti è quello di Saimir Tahiri, ex Ministro dell’Interno del governo Rama fino al 2017 quando, a causa di un’operazione della Guardia di Finanza di Catania, viene arrestato un gruppo di trafficanti albanesi tra cui Moisi Habilaj, cugino di Tahiri. Nell’indagine della Guardia di Finanza compare anche il nome di Tahiri di cui viene chiesto l’arresto in Albania.

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http://blog.ilgiornale.it/giubilei/2019/09/02/lalbania-e-diventata-un-narco-stato-parla-sali-berisha/

 

 

 

 

 

A Idlib gli Stati Uniti bombardano Al Qaeda

RETE VOLTAIRE | 2 SETTEMBRE 2019

Il 31 agosto 2019 gli Stati Uniti hanno bombardato il quartier generale di Al Qaeda a Idlib.

Secondo la Coalizione Internazionale contro Daesh, sarebbero state uccise una quarantina di persone.

Gli Stati Uniti stanno dando man forte all’Esercito Arabo Siriano che da due mesi cerca di liberare il governatorato di Idlib, occupato da Al Qaeda.

Fino a ora Washington sosteneva che il governatorato di Idlib fosse

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https://www.voltairenet.org/article207501.html

 

 

 

 

 

CULTURA

Non morì in croce e aveva 43 anni: l’altro Gesù, quello vero

Scritto il 01/9/19

 

Non credeva nella vita dopo la morte, come del resto nessuno dei suoi, e non si sognò mai di fondare un culto. Finì sulla croce per sedizione, ma non aveva 33 anni: era ben oltre la quarantina (probabilmente era nato 43 anni prima). Voleva il riscatto dell’umanità? Niente affatto: tutto quello che gli interessava era liberare il suo popolo dalla dominazione imperiale, ma gli è andata male. Morto e risorto? Nemmeno: fu tramortito probabilmente con la mandragora raccomandata da Ippocrate. Di quella pozione speciale, già usata come anestesia dai proto-chirurghi, doveva essere imbevuta la “spongia soporifera” con cui si dissetò, un istante prima di perdere conoscenza. Poté così essere calato dal patibolo senza che gli venissero spezzate le ginocchia, cosa che gli sarebbe costata la vita. Fu quindi curato, nel finto sepolcro, con un’overdose da 45 chili di farmaco: una potentissima mistura a base di aloe, usata non per i defunti ma per i feriti in battaglia. Dopodiché, in capo a 36 ore (non tre giorni) fu estratto dalla grotta da due individui che, per raggiungerlo, avevano spostato a fatica la pesante pietra che ne ostruiva l’ingresso. Ancora malconcio, sorretto dai due misteriosi soccorritori, sparì in una “nube” di luce: esattamente come l’eroe Prometeo nonché lo stesso Romolo (il fondatore di Roma, figlio di Marte e della mortale Rea Silvia). “Rapito” dalla nuvola luminosa, come tutti gli altri semidei dell’antichità.

E’ la possibile, vera storia di Yehoshua di Gàmala, poi ribattezzato Gesù di Nazareth (villaggio che all’epoca probabilmente non esisteva ancora), secondo l’affascinante ricostruzione che il biblista Mauro Biglino fornisce insieme a Francesco Esposito, studioso del cristianesimo delle origini. Ne parlano nell’avvincente saggio “Dei e semidei”, che esplora “il Pantheon dell’Antico e del Nuovo Testamento”. A differenza dei negazionisti, anche autorevoli, che escludono categoricamente la reale storicità del personaggio, i due ricercatori sono propensi a credere che quel “rabbi giudeo messianista”, poi trasformato nella fonte stessa del successivo cristianesimo, sia realmente esistito. Doveva essere un individuo temerario, capace di sfidare il peggior potere: cioè le armi dei colonialisti romani e quelle dei loro alleati e collaborazionisti, i vari Erode e la potente casta sacerdotale del Sinedrio di Gerusalemme. Caduto il Tempio nel 70 dopo Cristo, quella stessa nomenklatura (che era stata capace di denunciare a Pilato il rivoltoso) finirà poi per trasferirsi a Roma, ottenendo di beneficiare di una vita dorata tra i lussi della capitale, come premio per aver ceduto all’impero l’ingente tesoro ebraico, mettendo così fine a ogni ulteriore tentativo di insurrezione nazionalistica. E proprio Roma, secoli dopo, diverrà la capitale della nuova religione.

 

 

“Dei e semidei” esplora lo strano rapporto tra il futuro “Cristo” e Giovanni Battista, di cui era forse cugino. Entrambe le madri, Maria ed Elisabetta, erano rimaste incinte dopo aver incontrato “l’arcangelo Gabriele”, cioè il Ghevèr-El (ambasciatore di un El, personaggio in carne e ossa), che secondo il teologo e cardinale Jean Daniélou verrà poi chiamato “spirito santo”, nel corso della plurisecolare spiritualizzazione con cui le religioni hanno deformato gradualmente il testo biblico, ex-post, fino a introdurvi elementi mistici del tutto assenti nella versione letterale. Nell’ebraico originario, infatti, non esiste neppure la parola Dio, né l’idea stessa di divinità universale onnisciente, così come non c’è traccia dei concetti di eternità, spirito, onnipotenza. L’Antico Testamento racconta semplicemente la storia del patto stipulato tra la sola tribù di Giuda, uno dei 12 figli di Giacobbe-Israele, e l’El chiamato Yahwè, uno dei tanti Elohìm presenti nel testo. Quello che compare per primo, presentandosi ad Abramo, si fa chiamare El-Shaddài, cioè “signore della steppa” secondo la prestigiosa École Biblique di Gerusalemme, fiore all’occhiello dell’esegesi domenicana. In altri passi della Bibbia viene citato Elyòn, il capo supremo, che a un certo punto ammonisce gli Elohìm in assemblea: fate gli arroganti solo perché siete potenti e molto longevi, ma – li avverte – un giorno morirete anche voi, proprio come gli umani.

Sempre la Bibbia parla spesso degli “angeli”, i messaggeri degli Elohìm. In ebraico, sono i “malachìm”. Il greco traduce correttamente il termine “malàch” con “ànghelos”, portaordini, mentre il latino – anziché adeguarsi al greco, (magari con il termine “legatus”?) – preferisce coniare il neologismo “angelus”, importandolo direttamente dalla lingua greca senza tradurlo, e preparandosi poi – nell’iconografia successiva – a sfornare angioletti alati e asessuati. Paolo di Tarso, l’inventore del cristianesimo, è il primo a scrivere – nelle sue lettere – che è meglio che le ragazze si coprano i capelli, nelle assemblee in cui sono presenti “gli angeli”, perché quei tizi poco raccomandabili non vanno tanto per il sottile, con le donne giovani. Le successive traduzioni bibliche tradiranno il testo in modo sconcertante: gli angeli cominceranno ad “apparire e scomparire”, persino a “volare con leggerezza”, quando invece la Bibbia scrive che erano fatti come noi, sudavano e soffrivano, e li si vedeva arrivare arrancando, “sfatti di fatica”. I cosiddetti arcangeli? Dal greco: angeli-capi. I “Gabriele”, per esempio: essere un “Ghevèr-El” significava avere la statura di un pezzo da novanta, che gestisce il potere per conto di un El. Fu proprio un “Gabriele”, forse addirittura lo stesso, a ingravidare (come, non si sa) prima Elisabetta e poi Maria.

I loro figli, Giovanni e Yehoshua (Giosuè) secondo i Vangeli si incontrano e si conoscono benissimo: hanno lo stesso mandato, o funzioni parallele? Forse il primo ha un’investitura sacerdotale (discendente da Aronne), mentre l’altro politica, davidica (ereditata da Israele). Nelle acque del Giordano, Giovanni battezza i giudei zeloti, cioè i membri della fazione ostile ai romani: lo si capisce dai loro nomi. Ed è uno strano battesimo: razza di vipere, li chiama. E li avverte: se non cambiate subito mentalità, per voi la scure è già pronta, e i vostri corpi bruceranno nella Gheenna, o meglio il Ghe-Hinnom (la discarica lungo il torrente Hinnom, dove venivano gettati e arsi i cadaveri dei guerrieri sconfitti). In un mondo come quello giudeo, ultra-materiale e privo di qualsiasi cognizione di spiritualità – è la tesi del libro – sembra lecito domandarsi se, più che redimere “anime”, a Giovanni non interessasse reclutare guerriglieri: l’elenco dei loro “peccati”, infatti, è una sfilza di crimini cruenti (peraltro quasi esibiti, rivendicati con fierezza). Preparativi di una rivolta?

Così dovette vederla Erode, che non ci pensò due volte: prima che fosse troppo tardi, fece decapitare il sedizioso “battista”. Di fronte alla cui morte, il suo alter ego Yehoshua-Giosuè pensò che fosse meglio cambiare aria. I testi evangelici dicono che si ritirò “nel deserto”, cioè sulle alture della Galilea, per 40 giorni. Ma probabilmente – secondo Biglino ed Esposito – la pausa di riflessione durò anni. Al suo ritorno, poi, ci mise poco e reclutare gli ex discepoli di Giovanni. Lo conoscevano già e in fondo lo aspettavano, per il grande momento: rovesciare finalmente la corrotta oligarchia del Sinedrio, che aveva svenduto il paese ai romani in cambio dei privilegi concessi dal potere imperiale. Il primo tentativo doveva essere fallito, con la cacciata dei mercanti dal Tempio. Il secondo, quello decisivo, fu preparato con l’ipotetica “resurrezione” di Lazzaro a Betania, paese d’origine della Maddalena. Il crisma del messia? Forse proprio questo doveva emergere, nell’evento raccontato come miracoloso: alla portata solo di un profeta, cioè un individuo prescelto e autorizzato a parlare e agire in nome di un El. Ma il carisma di Yehoshua, che non bastò a infiammare il popolo (che infatti non lo riconobbe come “mashiàh” e quindi non lo sostenne), fu sufficiente ad allarmare la casta sacerdotale, che provvide a denunciarlo per sbarazzarsene.

Poi la storia si appanna, tra possibili doppi giochi: da un lato il presunto traditore Giuda

 

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https://www.libreidee.org/2019/09/non-mori-in-croce-e-aveva-43-anni-laltro-gesu-quello-vero/

 

 

 

 

 

 

DIRITTI UMANI – IMMIGRAZIONI

Migranti, nave Eleonore entra al porto di Pozzallo

© AFP 2019 / Matthew Mirabelli

02.09.2019)

L’imbarcazione ha dichiarato lo stato di emergenza ed è entrata in acque italiane. Al momento si trova al porto di Pozzallo, in provincia di Ragusa.

La nave Eleonore della ONG tedesca Mission Lifeline con oltre 100 clandestini a bordo ha dichiarato lo stato di emergenza ed è entrata in acque italiane. La nave è già attraccata al porto di Pozzallo affiancata dalle imbarcazioni della Guardia di Finanza e da una motovedetta della Guardia Costiera.

Recentemente l’imbarcazione si era vista respingere sia dalle autorità

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https://it.sputniknews.com/italia/201909028044330-migranti-nave-eleonore-carica-di-migranti-dichiara-stato-di-emergenza-e-si-dirige-verso-pozzallo/?utm_source=push&utm_medium=browser_notification&utm_campaign=sputnik_it

 

 

 

 

 

 

Pd, De Luca: “bande di nigeriani hanno occupato militarmente i territori”

11, settembre, 2018                               RILETTURA

 

Vincenzo De Luca contro il suo stesso partito: “C’è un problema di cui il Pd non parla mai.

 

Ci sono zone del paese dove bande di nigeriani hanno occupato militarmente i territori”.

 

Finalmente qualcuno a sinistra inizia a svegliarsi?

 

VIDEO QUI: https://www.facebook.com/giorgiameloni.paginaufficiale/videos/319906085232555/

 

https://www.imolaoggi.it/2018/09/11/pd-de-luca-bande-di-nigeriani-hanno-occupato-militarmente-i-territori/

 

 

 

 

PANORAMA INTERNAZIONALE

Giulio Sapelli: “Il governo 5s-Pd è il governo Macron: così la Francia ci invade per dominare il Mediterraneo”

31 Agosto 2019

 

Questo governo M5s Pd “in realtà è un governo Macron” e durerà fino all’elezione del prossimo presidente della Repubblica, che potrebbe essere ancora Sergio Mattarella. E’ la previsione di Giulio Sapelli: “Occorre andare in Africa per capire.

 

La Francia vuole prendersi tutto e può contare sull’aiuto (retribuito) delle nostre compagnie di ventura, che stavolta permetteranno a Parigi di finire il lavoro”.

 

In Italia, continua l’economista, “si insedia il governo Macron. Del resto, lo ha annunciato trionfalmente Repubblica nel bel mezzo della crisi di governo (21 agosto, ndr) con una prima pagina memorabile perché scandalosa: «Con l’estrema destra non funziona mai». Chiediamoci se una cosa del genere può succedere su Le Monde”. Comunque, insiste Sapelli, “è all’Africa che bisogna guardare per capire cosa sta succedendo in Europa. Il 7 luglio a Niamey, in Niger, è stato firmato l’accordo di libero scambio tra gli Stati africani”, una sorta di “mercato comune africano.

L’unica potenza europea egemone in grado di approfittarne è la Francia. Parigi intende

 

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https://www.liberoquotidiano.it/news/politica/13497788/giulio-sapelli-m5s-pd-conte-bis-governo-macron-francia-dominare-mediterraneo.html

 

 

 

 

La Bulgaria ribadisce il no a Schengen per paura di un’invasione di migranti

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22:33 03.09.2019

Secondo il primo ministro bulgaro Boko Borisov, al momento la Bulgaria non dovrebbe aderire allo Spazio Schengen, siccome questo potrebbe causare un massiccio afflusso di migranti nel Paese.

Il premier bulgaro si è espresso sul tema durante un incontro con il presidente dell’Unione Cristiano-Sociale in Baviera, Alexander Dobrindt.

“Per quanto riguarda la zona di Schengen, non so se ora sia conveniente per la Bulgaria ad entrarci. Utilizziamo pienamente tutto ciò che offre lo Spazio Schengen nel campo della lotta contro il terrorismo, (…) il contrabbando, il traffico di droga (…). Eppure, noi rendiamo alla Grecia più di 150 persone ogni giorno. Se Alexander (Dobrindt, ndr.) ci dice “oggi aderite alla Zona Schengen”, domani arriveranno numerosi in Bulgaria”, ha detto Borisov.

Il premier bulgaro ha commentato anche la prospettiva dell’adesione del suo paese all’Unione monetaria. “Penso che vada molto bene che la Bulgaria si metta in “sala d’attesa”, perché questo garantisce ancora più investimenti”, ha detto. “I Balcani e in particolare i Balcani occidentali devono diventare una regione attraente (per gli investimenti,ndr)”, ha aggiunto Borisov.

“La Bulgaria è un sostenitore attivo e coerente della prospettiva europea dei Balcani occidentali. Durante la nostra presidenza nel Consiglio dell’Unione europea abbiamo applicato molti sforzi per riportare questo argomento all’ordine del giorno dell’Ue, siccome l’integrazione di questa regione nell’Unione europea è un investimento strategico in pace, democrazia, prosperità, sicurezza e stabilità in Europa”, ha dichiarato il primo ministro bulgaro.

In precedenza, il presidente del Partito socialista bulgaro Cornelia Ninova, rivale

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https://it.sputniknews.com/politica/201909038050548-per-premier-bulgaria-e-presto-entrare-nello-schengen-a-causa-migranti/

 

 

 

 

 

 

 

Il traditore Sakharov

da aurorasito

Luca D’Agostini, Madre Russia, 29 agosto 2019

Coloro che hanno dedicato tutti i loro sforzi affinché avvenisse la dissoluzione dell’Unione Sovietica, hanno letteralmente fatto tutto in modo che Andrej Dmitrievich Sakharov divenisse quasi un’icona della democrazia russa nella coscienza di massa, l’autorità morale più popolare tra il pubblico in Unione Sovietica e nella Federazione Russa. È stata creata artificiosamente l’immagine di un genio martire che ha combattuto contro il sistema totalitario sovietico. Tuttavia, quando le illusioni di “democrazia”, “libertà” e “mercato” hanno iniziato a dissiparsi e decine di milioni di persone hanno capito che erano state semplicemente ingannate, privandole delle risorse naturali della Russia, della sicurezza e dell’ordine pubblico, di un’adeguata assistenza sanitaria e di un elevato livello di pubblica istruzione, è divenuto evidente che Andrej Sakharov, premio Nobel per la Pace ed al contempo uno dei creatori della bomba all’idrogeno, era solo una delle dozzine di marionette nelle mani delle cancellerie occidentali. Vediamo figure simili anche adesso, quando propongono di dividere la Federazione Russa, per sottrarle l’Artico, la Siberia, il Bajkal, ecc. Solo che ora la loro cassa di risonanza è decisamente minore e non raccolgono affatto popolarità tra l’opinione pubblica russa. In qualsiasi Paese ed in qualsiasi periodo storico, personalità quali Sakharov sarebbero state considerate come traditori. Solo la propaganda occidentale antisovietica prima ed antirussa poi, si permette meschinamente di definire i traditori come “eroi”. Ed infatti Sakharov non è altro che il prodotto di una massiccia campagna di propaganda. Sia all’interno dell’Unione Sovietica che in occidente, fu fatto di tutto per creare l’immagine di un geniale scienziato, difensore di “valori universali”. Inizialmente, Sakharov non era né un attivista per i diritti umani né un pacifista. Il 12 agosto 1953, la bomba termonucleare, l’ultima arma sovietica dalla terribile forza distruttiva, fu testata con successo. Uno dei suoi sviluppatori era proprio Andrej Sakharov, che in seguito all’esperimento ottenne un dottorato in fisica e matematica. Fu così che il 23 ottobre 1953, Sakharov fu immediatamente eletto membro a pieno titolo dell’Accademia delle Scienze dell’Unione Sovietica. Fu allora che Sakharov realizzò la proposta di equipaggiare i sottomarini nucleari Progetto 627 con siluri giganti da 100 megatoni, cosicché le cariche termonucleari potessero essere disposte come minaccia proprio di fronte le coste degli Stati Uniti. Secondo il giovane scienziato, questi “super siluri”, fatti esplodere al largo delle coste dell’Atlantico e del Pacifico, avrebbero dovuto causare danni irreparabili agli statunitensi. Le esplosioni di cariche termonucleari avrebbero causato enormi tsunami, con un’altezza delle onde di decine di metri. Le “onde assassine” dovevano spazzare via decine di città ed insediamenti, uccidendo centinaia di migliaia di civili. Secondo l’accademico Igor Ostretsov, Sakharov spiegò dettagliatamente come un’onda gigantesca generata nell’Oceano Atlantico si sarebbe abbattuta su New York, Philadelphia, Washington, mentre altre onde avrebbero devastato la costa occidentale nell’area di Charleston, San Francisco e Los Angeles. Ostretsov dichiarò come Sakharov si mostrasse sicuro ed entusiasta che città come Houston, New Orleans e Pensacola (Florida) venissero letteralmente spazzate via. Durante lo sviluppo del progetto, il super siluro ricevette il codice T-15.
Il Contrammiraglio della Marina Militare sovietica Pjotr Fomich Fomin si oppose a questa arma di distruzione di massa. Il Contrammiraglio Fomin, col quale Sakharov discuteva del progetto, fu scioccato dalla “sete di sangue” dello scienziato e disse che gli ufficiali della Marina erano abituati a combattere contro un nemico armato in battaglia aperta e leale e non a rendersi complici di massacri generalizzati di civili. L’Ammiraglio Fomin conosceva l’orrore della guerra, molte vite furono bruciate davanti ai suoi occhi, non era certo un agnellino ed un amante della pace ma era un militare d’onore ed era stufo del massacro di persone inermi. Pjotr Fomich Fomin, partecipe della Grande Guerra Patriottica, dal 1949 guidò il nuovo dipartimento atomico (6.to Dipartimento) sotto il comandante in capo della Marina Militare sovietica. Il dipartimento risolse i compiti di proteggere le risorse della flotta sovietica dalle armi nucleari nemiche e di sviluppare armi atomiche per la flotta dell’Unione Sovietica. Dal 1953, il 6.to Dipartimento sotto la guida di Fomin partecipò alla progettazione del primo sottomarino nucleare sovietico. Dal 1954, il Contrammiraglio Fomin esercitò la

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http://aurorasito.altervista.org/?p=8217

 

 

 

 

 

 

La comunicazione, unico scopo del G7 di Biarritz

di Thierry Meyssan

Il G7, originariamente occasione d’incontro fra dirigenti occidentali per capire meglio i rispettivi punti di vista, è diventato posta mediatica. Lungi dall’esporre a porte chiuse il senso profondo delle proprie posizioni, gli ospiti sono diventati attori di uno show mediatico in cui tutti vogliono ben figurare. Il fatto più negativo è stato la sorpresa preparata da Emmanuel Macron a beneficio dei giornalisti, ma a dispetto dell’ospite statunitense.

RETE VOLTAIRE | DAMASCO (SIRIA) | 27 AGOSTO 2019

Un club, non un organo decisionale

Quando nel 1976 Valéry Giscard d’Estaing e Helmut Schmidt lo istituirono, il G6 era un gruppo d’incontro informale. Nel contesto della crisi del dollaro, seguita alla fine della guerra del Vietnam, il presidente francese e il cancelliere tedesco volevano confrontarsi con i loro omologhi per precisare il proprio pensiero. Non era un’occasione per prendere decisioni, solo un’opportunità per riflettere sul futuro dell’economia occidentale. Vi parteciparono gli stessi Paesi riuniti poco tempo prima, e per la medesima ragione, dal Tesoro statunitense. Questa volta però i partecipanti non erano ministri delle Finanze, bensì capi di Stato o di governo ed era stata ammessa l’Italia. L’anno successivo fu invitato anche il Canada.

Con il dissolvimento dell’Unione Sovietica e la fine della divisione del mondo in due schieramenti, il G7 cominciò a occuparsi di questioni politiche per infine associare alle discussioni informali anche la Russia. Però, dopo che Mosca si è risollevata, che in Siria si è opposta alla NATO e in Ucraina al colpo di Stato, è venuta meno la fiducia nei confronti di Mosca e gli Occidentali hanno così deciso di tornare a riunirsi fra loro. Una scelta che preclude ogni ipotesi di partecipazione della Cina.

Gli ultimi G7 hanno prodotto grandi quantità di Dichiarazioni e Comunicati. Una letteratura che non ha messo in atto decisioni, bensì elaborato un discorso comune, tanto più verboso quanto più nella politica interna statunitense predominava il “politicamente corretto”. Come sempre accade quando si è consapevoli di non avere contro-poteri, la distanza tra realtà e parole non può che aumentare.

Una prima deriva si verificò nel 2005, nel Regno Unito, allorché il primo ministro britannico Tony Blair calamitò l’attenzione generale assicurando che il G8 da lui presieduto avrebbe annullato il debito dei 18 Paesi più poveri del mondo. Quattordici di questi accettarono le condizioni leonine della Gran Bretagna, per poi pentirsene amaramente. Gli altri quattro non caddero nella trappola. Fu una messinscena che generò la fuorviante impressione che il G7/8 fosse una sorta di governo mondiale.

Non è intrinseco nella natura di quest’organismo prendere decisioni: diverrebbe un cartello in seno all’Assemblea Generale dell’ONU e violerebbe il principio di parità tra Stati, quale che sia la loro potenza. Esiste già un privilegio, quello riconosciuto ai principali vincitori della Seconda guerra mondiale: sedere in modo permanente al Consiglio di Sicurezza

 

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https://www.voltairenet.org/article207443.html

 

 

 

 

 

Precisazioni sulla foresta amazzonica

RETE VOLTAIRE | 29 AGOSTO 2019

Abbiamo ricevuto una nutrita corrispondenza sulla polemica degli incendi in Amazzonia. Le nostre informazioni non sono contestate, ma la partecipazione al dibattito è appassionata.

Per fortuna, negli ultimi quattro giorni nuovi protagonisti hanno aggiunto ulteriori informazioni. In particolare, è emerso che da una decina d’anni gli incendi nella regione non solo si sono nel complesso diradati (nonostante l’aumento nell’anno in corso), ma sono anche molto meno rilevanti di quelli in Angola e in Congo.

Ricordiamo che: – i giudizi sulle posizioni ideologiche o la buona educazione del presidente Bolsonaro non possono influire sul fatto che abbia ragione o torto; – i governi di destra e di sinistra dell’Amazzonia, per

 

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https://www.voltairenet.org/article207477.html

 

 

 

 

 

La propaganda sull’Amazzonia

RETE VOLTAIRE | 26 AGOSTO 2019

Appena prima dell’apertura del G7 di Biarritz la stampa internazionale, con la complicità del presidente francese Emmanuel Macron e del presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk, ha avviato una martellante propaganda mediatica, il cui fine è il controllo da parte degli europei dell’Amazzonia, delle sue risorse minerarie, dei suoi tesori farmaceutici, del suo prezioso legname.

La campagna ha in realtà lo scopo di distorcere il problema per poi trovare una soluzione fasulla.

In primo luogo gli autori di questa propaganda mediatica non cessano di ripetere che l’Amazzonia è «il polmone verde del pianeta»; asserzione fuorviante che sottintende che la foresta amazzonica assorbe la maggior parte del CO2 prodotto dalla Terra, un’affermazione assurda.

In secondo luogo non cessano di sostenere che la foresta amazzonica sta bruciando in modo talmente veloce da rischiare di sparire. Alcuni media rincarano la dose diffondendo dati assurdi sulle zone devastate. Ebbene, la foresta amazzonica è una zona umida, che brucia con estrema lentezza. Le zone devastate non sono nella foresta stessa, ma all’interno di zone deforestate. Qualche mese dopo l’abbattimento degli alberi, la flora tropicale ricresce. Queste zone sono perciò coperte da tronchi abbattuti e da nuovi alberi che, questi sì, bruciano rapidamente.

Il presidente Macron ha affermato che avrebbe agito all’interno del G7 per salvare la foresta amazzonica. Ma il G7 non è un organo decisionale, bensì un luogo d’incontro per consentire ai dirigenti occidentali d’intendersi meglio. Dal 1978 la sola istituzione internazionale che ha in carico il dossier Amazzonia è l’OTCA (Organizzazione del Trattato di Cooperazione Amazzonica), cui la Francia non ha aderito, benché il Dipartimento della Guyana si trovi in Amazzonia.

Sin dall’inizio della polemica, il presidente brasiliano Jair Bolsonaro ha denunciato il carattere

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https://www.voltairenet.org/article207431.html

 

 

 

 

POLITICA

I paletti del Colle su Economia e Viminale

Il Quirinale punta a un tecnico all’Interno e a uno stimato europeista per il dopo Tria

Massimiliano Scafi – 04/09/2019

Roma – Suspence, attesa. Pure un filo di irritazione per il ritardo del verdetto della piattaforma Rousseau, una consultazione privata di poche migliaia di persone che blocca per ore la macchina istituzionale.

Ma poi arriva il sì, con largo margine, quasi un piccolo plebiscito della base grillina, arrivano le parole di Luigi Di Maio e del Pd, e al Quirinale possono dare il via all’operazione governo. Giuseppe Conte avrà un’altra notte di tempo per completare la squadra prima di salire stamattina con la lista dei ministri, da concordare con il presidente, e sciogliere la riserva. Nel pomeriggio o domani il giuramento, giovedì o venerdì la fiducia: poi i giallo rossi potranno partire.

L’ultima mediazione, a questo punto, è quella con il Colle, che già da un paio di settimane ha fatto capire che ci sarà una «particolare attenzione», un faro acceso su alcuni ministeri chiave. Un prefetto al Viminale, un economista in via Venti Settembre, questi dovrebbero essere i paletti di Sergio Mattarella. Dopo la gestione sopra le righe di Matteo Salvini, il capo dello Stato non ritiene opportuno che l’Interno sia gestito da un leader di partito. Per quell’incarico serve una figura istituzionale, non troppo di parte, di cui si possano fidare anche gli avversari politici. Un posto dove si lavora molto e si appare poco: Luigi Di Maio insomma lì non andrebbe bene. Infatti, per il capo politico dei 5s, che comunque pretende un dicastero di peso, sembra pronta la Farnesina. Beninteso,

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http://www.ilgiornale.it/news/politica/i-paletti-colle-su-economia-e-viminale-1747811.html

 

 

 

 

Conte non s’illuda, verrà presto il giorno del #Giuseppestaisereno

mercoledì, 4, settembre, 2019

 

Verrà un giorno, e anche presto, in cui i gruppi politici impegnati nella formazione del governo Conte-bis realizzeranno di essere “ostaggio” in Parlamento della minoranza renziana. In cui perfino quei pochi grillini e democratici che in questo progetto “per il bene del Paese” ci credono davvero, capiranno che le loro migliori intenzioni saranno appese al filo della volontà del senatore semplice Matteo Renzi.

Marco D’Egidio  – – www.huffingtonpost.it

E così a nulla servirà che lui, Boschi e Lotti non siano entrati personalmente nell’esecutivo, per citare la principale preoccupazione d’immagine del Movimento 5 Stelle. Perché il loro gioco è proprio quello di starne fuori: e poter staccare la spina in modo apparentemente disinteressato, non appena ne vedranno la convenienza.

Supposizioni? Il solito malcelato anti-renzismo? Basti leggere gli indizi sparsi dallo stesso Renzi nelle decine di dichiarazioni rilasciate in questi giorni, ben condensati nell’intervista al Sole 24 Ore della domenica. […]

Già, perché i numeri in Parlamento già di per sé sono risicati, ma soprattutto dipendono dal gruppo parlamentare del Pd, controllato per la maggior parte dall’ex segretario, ex rottamatore. […]

E che sarà dura, quasi impossibile coniugare il programma economico a 5 Stelle su cui Di Maio e tutto il gruppo dirigente fanno quadrato, il no alle trivelle, il no alle grandi opere, il sì all’acqua pubblica e così via, con le idee e i cavalli di battaglia storici del Pd renziano, di impronta più che liberale.

Il conflitto tra queste due “anime” sarà ancor più forte e problematico di

 

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https://www.imolaoggi.it/2019/09/04/conte-non-silluda-verra-presto-il-giorno-del-giuseppestaisereno/

 

 

 

 

“OGGI MUORE IL MOVIMENTO DI GIANROBERTO CASALEGGIO”

IACOBONI RIPESCA L’INTERVISTA RILASCIATA DAL FONDATORE DEL M5S A GIANLUIGI NUZZI NEL 2013 – DOMANDA: SE GIORGIO NAPOLITANO CHIEDESSE AL MOVIMENTO 5 STELLE DI ENTRARE IN UN GOVERNO CON IL PD, LEI COSA FAREBBE? RISPOSTA: “L’HO GIÀ DETTO, USCIREI DAL MOVIMENTO” 

3 SET 2019 20:22

 

VIDEO QUI: https://youtu.be/f-q1UtD_tXE

 

Domanda: se Giorgio Napolitano chiedesse al movimento 5 stelle di entrare in un nuovo governo con il partito democratico, lei cosa farebbe, come risponderebbe?

 

Risposta di Casaleggio: L’ho già detto, uscirei dal Movimento

 

Domanda di Nuzzi: Oggi lo trova impraticabile? Impraticabile!

 

https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/quot-oggi-muore-movimento-gianroberto-casaleggio-quot-ndash-212784.htm

 

 

 

 

 

Le fiabe di Don Marco (Travaglio) per incantare Rousseau

Scritto il 03/9/19

 

Si prova quasi tenerezza di fronte all’ingenuità delle frottole sciorinate da Marco Travaglio nel tentativo di orientare il voto della cosiddetta “base grillina” sulla fantomatica piattaforma Rousseau. Un tempo icona del giornalismo “con la schiena diritta”, celebrato nel santuario televisivo del collega Michele Santoro, il giustizialista Travaglio rimediò una tiepida figura nel 2013, quando l’Orribile Cavaliere – spintosi nella tana dei leoni – se la cavò benissimo di fronte alle domanducce dell’inquistore del “Fatto”. Ora, seppellito nonno Silvio, Travaglio ha semplicemente sostituito il Nemico. Il nuovo Uomo Nero, va da sé, si chiama Matteo Salvini. Pregustando il delitto eccellente, Travaglio riesce a digerire di tutto: dall’indecente grillismo “di lotta e di governo”, che ha fatto ridere l’Italia, all’eroico Renzi, riabilitato a tempo di record come geniale stratega. «Non avendo mai avuto tessere – pigola Travaglio, lindo come un giglio – non ho il problema del voto su Rousseau. Ma – aggiunge – se fossi iscritto, non avrei dubbi sul Sì al Conte-2». Nobile, il Cavaliere della Giustizia: il giornalista più sfacciatamente politico d’Italia non si sporca con la politica, ci mancherebbe; ma in questo caso si può ben fare un’eccezione. Ed ecco allora, sul “Fatto”, i dieci motivi per votare Sì al “governo dei prestanome”.

Primo: i 5 Stelle (anche se non lo sanno) nacquero come «coscienza critica del centrosinistra». Nel 2007, scrive Travaglio, Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio «sfidarono il Pd a opporsi davvero al berlusco-leghismo e a cambiare registro, cancellando le leggi-vergogna e sposando legalità e ambiente». Le loro proposte le portarono a Prodi, non a Berlusoni e Bossi. «E Grillo si iscrisse al Pd per candidarsi alle primarie, non a FI o alla Lega». Vero: quello che gli interessava, infatti, era sfasciare subito il neonato partito di Veltroni, Fassino e D’Alema, che infatti lo mandarono a stendere. «Ora, 12 anni dopo, il Pd cambia idea e tende la mano. Grillo l’ha subito afferrata. Perché i 5 Stelle dovrebbero respingerla?». E certo, sarebbe un peccato. L’oligarca Grillo, peraltro, non ha solo “teso la mano” al nemico storico: ha anche gambizzato Di Maio e imposto il suo potere monarchico ai sudditi, i parlamentari terrorizzati dalle elezioni anticipate. Ma queste sono quisquilie, per Marco Travaglio, che preferisce sfoderare il violino per dedicare una bella serenata ai votanti di Rousseau. «Il programma del Conte-2 include le bandiere storiche M5S», che diamine. Infatti: «Alt a nuovi inceneritori e trivelle, revisione delle concessioni autostradali, infrastrutture eco-compatibili, investimenti in green economy, riforma Bonafede della giustizia, pene più alte agli evasori, salario minimo, taglia-parlamentari. Bandiere stracciate da Salvini e accettate dal Pd. Perché dire No a se stessi e alla propria storia?».

Qui Travaglio tocca il culmine della comicità involontaria. Si è già dimenticato delle altre “bandiere storiche” dell’armata grillina? Trivelle e Tap, Ilva e Tav, vaccini, Muos, F-35.  Tutte “stracciate da Salvini”? Ridicolo. Ma il travaglismo “prestato alla politica” non si ferma qui: «Conte può restare premier solo con il governo M5S-centrosinistra. E merita di restarci». Ma certo: altrimenti come farebbero a brindare, gli amiconi dell’Italia? Sono già pronti col calice in mano: Macron e Merkel, il maxi-criminale Juncker (recordman dell’elusione fiscale in Lussemburgo ai danni del Belpaese), e perfino quel simpaticone di Günther Oettinger, quello che “saranno i mercati a insegnare agli italiani come votare”. Vogliamo deluderli, tutti questi Conte-Boys? Ma non si esaurisce qui, la predica di Don Marco: «Salvini e B. vedono il governo giallo-rosa come il fumo negli occhi: due ottime ragioni per farglielo trovare subito». Buona, questa: lo sanno anche i sassi, che Salvini si sta fregando le mani all’idea che Renzi & Grillo estinguano il Pd e i 5 Stelle, riversando altri milioni di voti sulla Lega grazie al governo patibolare del professor-avvocato di Volturara Apula, il compare dell’euro-brigata coalizzata contro gli italiani.

Poi, Travaglio scende senza paura nell’officina inguardabile delle trattative: «Zinga non voleva Conte premier né Di Maio ministro e chiedeva un solo vicepremier Pd, poi ha ceduto su tutti e tre i punti». Vero, ma in cambio di cosa? Quale meravigliosa sorpresa è stata riservata all’ex elettore italiano? Ma attenzione: «Di Maio ha rinunciato a Palazzo Chigi

 

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https://www.libreidee.org/2019/09/le-fiabe-di-don-marco-travaglio-per-incantare-rousseau/

 

 

 

 

 

I riti bizantini della politica italiana

08:50 01.09.2019

Giulio Virgi

In alcuni precedenti commenti pubblicati su questo sito, si è tentato di spiegare quale potente spinta muova l’Italia verso il formarsi di un nuovo Governo composto dal Movimento Cinque Stelle e dal Partito Democratico.

Ragioni di dinamica interna, i normali rapporti di potere tra forze politiche concorrenti e alcune condizioni internazionali inducono a ritenere ormai pressoché certa la nascita di una maggioranza di diverso colore. Il pronostico resta invariato.

Per proteggersi da eventuali ripensamenti individuali al Senato dove i numeri sono più incerti, i pentastellati e i democratici probabilmente assoceranno al loro esecutivo anche i Liberi ed Uguali, una formazione in cui sono confluiti diversi esponenti della sinistra radicale che verosimilmente esigerà un Ministero e qualche concessione programmatica.

Se neanche questo apporto bastasse, inoltre, si può esser certi anche di un soccorso “azzurro” garantito da qualche seguace dell’ex Premier Silvio Berlusconi, che non a caso si è presentato alle consultazioni indette dal Presidente incaricato Giuseppe Conte, disertate invece tanto da Matteo Salvini quanto da Giorgia Meloni.

Perché, allora, si assiste ad un gioco tanto complesso di schermaglie, incontri, aperture ed improvvise docce fredde che sembrano riportare periodicamente la trattativa alla casella di partenza? I motivi sono diversi e di varia natura.

Una prima ragione fondamentale attiene alle relazioni che le forze politiche intrattengono con i loro elettori. Far accettare a chi vota Pd una partnership con il movimento che più ne ha avversato pubblicamente i componenti non è una cosa facile. Molti comprenderanno il realismo e la necessità di sbarrare la strada all’ascesa della Lega. E magari si accontenteranno. Ma ci vuole del tempo ed occorre dare la sensazione che la dignità di una posizione non viene svenduta.

Cinque Stelle si trovano in una posizione simile ma per certi versi ancora più difficile, perché debbono vendere ai loro sostenitori l’accordo con il partito che più di ogni altro incarna in Italia il detestato establishment. Debbono quindi dimostrare che l’intesa serve a portare avanti un programma che la Lega non accetta più e che le elezioni renderebbero

 

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https://it.sputniknews.com/opinioni/201909018041445-i-riti-bizantini-della-politica-italiana/

 

 

 

 

SCIENZE TECNOLOGIE

L’app cinese Zao diventa un caso privacy come FaceApp

Bloccata da WeChat, dubbi su utilizzo dati personali

3 settembre 2019

Sta diventando un caso l’app cinese Zao che permette agli utenti lo scambio dei volti con le celebrities e su cui si adombrano dubbi sulla privacy. Una situazione che ricorda quella di FaceApp, l’app che invecchia i volti diventata virale a cavallo dell’estate.

WeChat, il corrispondente cinese di WhatsApp, ha bloccato Zao sulla sua piattaforma. Cioè si possono condividere i video creati con l’applicazione ma non si possono invitare i propri contatti a utilizzare Zao tanto che appare un messaggio: “l’accesso a questa pagina è stato bloccato poiché contiene molti rischi sulla sicurezza”.

Il problema principale dell’applicazione riguarda le politiche sulla gestione dei dati personali: una volta accettati i Termini e le condizioni di utilizzo dell’app, l’utente cede a Zao tutti i diritti riguardo l’utilizzo dell’immagine del proprio volto. La società pare aver annunciato su Weibo la sua intenzione di modificare questo passaggio in modo da rassicurare

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http://www.ansa.it/sito/notizie/tecnologia/software_app/2019/09/03/app-cinese-zao-diventa-caso-come-faceapp_7117180f-44c2-40b7-a779-0ec76d38cbf8.html

 

 

 

 

STORIA

Quando Keynes “corresse” il Trattato di Versailles E vide il futuro dell’Europa

Francesco Perfetti  – 19/08/2019

Nel 1919 John Maynard Keynes – il cui nome sarebbe diventato celebre come «padre» della macroeconomia e come sostenitore di una politica fondata sull’intervento pubblico in particolare nelle fasi di gravi crisi dei cicli economici – venne inviato a Parigi alla Conferenza della Pace come rappresentante del ministero del Tesoro inglese.

A quell’epoca Keynes era ancora un giovanotto, a detta di chi lo conobbe, non particolarmente affascinante né di buon carattere, ma di belle speranze. Aveva da poco superato i trent’anni, essendo nato nel 1883, ma si era fatto apprezzare e conoscere come promettente economista tanto che nel 1912 gli era stata affidata la direzione di una rivista prestigiosa, l’Economic Journal. La sua formazione culturale – come ha osservato l’economista danese Jesper Jespersen in un rapido saggio introduttivo al suo pensiero dal titolo John Maynard Keynes. Un manifesto per la «buona vita» e la «buona società» (Castelvecchi) – era vasta ed eclettica, collocandosi «all’incrocio tra la filosofia (in particolare l’epistemologia), la politica e l’economia». Aveva fatto parte degli «apostoli» che ruotavano attorno al filosofo George Edward Moore e a Bertrand Russell e che costituivano il nucleo di quel gruppo informale di intellettuali noto come Circolo di Bloomsbury che, in spirito di contestazione dei principi ispiratori dell’epoca vittoriana, vivevano una esistenza quasi bohémienne, provocatoria, sessualmente trasversale, guardata con orrore e ripugnanza dalla borghesia benestante del tempo. Di questo sodalizio esclusivo fecero parte personalità destinate a lasciare il segno, da Virginia Woolf a Edward M. Forster, da Giles Lytton Strachey a Clive Bell, da Roger Fry ad Adrian Stephen e via dicendo.

La frequentazione di questo ambiente da parte di Keynes ne spiega sia, durante il conflitto, i tormenti di pacifista costretto a lavorare per lo sforzo bellico, sia, nell’immediato dopoguerra, lo spirito con cui prese parte alla Conferenza per la pace di Parigi. È sintomatico quanto scrisse a uno dei suoi amici del Circolo di Bloomsbury, il pittore Duncan Grant: «Lavoro per un governo che disprezzo e il cui obiettivo è criminale». Ed è sintomatico, ancora, il fatto che egli decidesse, sia pure in preda a un profondo travaglio interiore, di rassegnare le dimissioni dal Tesoro e di abbandonare i lavori nel giugno 1919 prima ancora della firma del Trattato con queste motivazioni espresse in una lettera a Lloyd George: «Qui non posso più fare nulla di buono. Anche in queste angosciose ultime settimane, ho continuato a sperare che trovaste il modo di fare del trattato un documento giusto e conveniente. Ma ora è troppo tardi, evidentemente. La battaglia è perduta».

Per Lloyd George non nutriva nessuna simpatia, anche se in seguito sarebbe stato chiamato a collaborare con lui e avrebbe attenuato il suo giudizio negativo: lo considerava quasi una creatura mostruosa, per metà umana e per metà caprina, uscita dalle nebbiose montagne gallesi, attorno alla quale si avvertiva un «profumo di assoluta amoralità, di irresponsabilità interiore, di esistenza estranea o distaccata dal bene e dal male, un misto di astuzia, mancanza di rimorsi, sete di potere».

Pochi mesi dopo le dimissioni, Keynes, sempre nel 1919, pubblicò il saggio Le conseguenze economiche della pace, che fece registrare un clamoroso successo di vendite e che, soprattutto – lo si riconosca o meno poco importa – ebbe parte notevole nella progressiva delegittimazione del Trattato di Versailles. La tesi centrale del saggio era che la pace imposta dal Trattato avrebbe completato la distruzione economica dell’Europa già operata dalla guerra. Il Trattato non conteneva disposizioni utili per risollevare economicamente l’Europa: non c’era nulla in esso che giovasse a «mutare in buoni vicini gli Imperi centrali sconfitti; né a recuperare la Russia» e neppure a «promuovere in alcun modo un patto di solidarietà fra gli stessi Alleati». Esso era deprecabile anche dal punto di vista morale, essendo «odiosa e ripugnante» la politica volta a «ridurre la Germania in servitù per una generazione» e a «degradare la vita di milioni di esseri umani privando un’intera nazione della felicità».

La critica di Keynes non si esaurì con il volume Le conseguenze economiche della pace – che, per inciso, provocò in Francia una immediata «risposta» da parte dello storico ufficiale dell’Action Française, Jacques Bainville, con il libro intitolato Les conséquences politiques de la paix (1920) – ma proseguì con una analisi serrata. Alla fine del 1921, infatti, egli dette alle stampe un nuovo saggio dal titolo La revisione del Trattato che riprendeva e sviluppava i temi del libro precedente e le proposte di revisione del Trattato che vi aveva anticipato. Questo nuovo volume, subito tradotto in Italia con una prefazione di Claudio Treves, è stato ora riproposto dall’editore Aragno (pagg. XVI-228, euro 20) sulla base di quella edizione con l’aggiunta di una nota di Vittorio Lancieri. Per quanto sia meno conosciuto di Le conseguenze economiche della pace, questo saggio è altrettanto importante perché, tenendo presenti i successivi incontri diplomatici e analizzando in maniera critica le soluzioni adottate o prospettate in tema di riparazioni economiche e debiti interalleati, svela gli errori progettuali di un trattato che, nato sulla base di una ideologia soltanto punitiva, era «pazzesco, ineseguibile e pericoloso

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