NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI 7 OTTOBRE 2019
A cura di Manlio Lo Presti
Esergo
Si oscura la montagna
e ruba il rosso
alle foglie dell’autunno.
(Yosa Buson, poeta, Giappone 1715-1783)
Haiku. Il fiore della poesia giapponese, Mondadori, 2010, pag. 144
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SOMMARIO
Avatar, stagione delle bombe e governo Badoglio 2.0
Dezzani: il M5S, piano Usa Nato per sterilizzare la protesta. 1
Il climate-change come arma di distrazione e distruzione di massa. 1
Previsioni eco-apocalittiche, 50 anni di bufale tutte smentite 1
Tortellini di pollo e Strozzapreti in salsa radical 1
MI UNISCO ALLA DENUNCIA PAPALE – MI HANNO COLONIZZATO. 1
I cattolici si sganciano dall’ecologismo alla Greta: “La Madonna custodisca la patria!”. 1
A bordo dell’ex treno reale. La prima ferrovia italiana compie 180 anni 1
Roma, sgominata banda di algerini: furti in aeroporto e hotel 1
Taglio dei parlamentari: molto rumore, poco risparmio. 1
NO Guerra No NATO: ”Gli USA stanno trascinando l’Italia in un conflitto nucleare contro la Russia” 1
Una superpotenza che sa solo mettere sanzioni è destinata a perdere il proprio status 1
“Un certo antirazzismo è molto pericoloso”. 1
Dietro gli attentati islamisti di Barcellona l’ombra dei servizi segreti spagnoli 1
Spygate, la bomba di Trump sull’Italia. 1
Prigioni segrete la sporca guerra. 1
«La manovra sarà espansiva o recessiva?» La seconda che hai detto 1
I conti dello Stato sono già saltati da tempo. 1
DUE OSSERVAZIONI ALLA PROPOSTA DI BONOMI 1
Gli scienziati smentiscono la bufala sull’uso dei contanti 1
Imputabilità, il monito dell’Onu: «Una follia abbassare l’età minima». 1
È la grande battaglia dei boss stragisti e della mafia silente 1
Roma, sgominata banda di “pendolari” algerini. Non rimpatriabili 1
L’Europa, Voltaire e la mafia 1
Sogni europei contro migrazione di massa. 1
Seehofer lancia l’allarme sugli arrivi dei migranti 1
Seehofer lancia l’allarme sugli arrivi dei migranti
Papa Ratzinger? Costretto a dimettersi perché era contro immigrazione e Islam. 1
Magaldi: Di Maio neopiduista, taglia le Camere come Gelli 1
Quando era la sinistra ad essere sovranista 1
ATTALI: “SOVRANISMO EGUALE ANTISEMITISMO” 1
Il Manifesto di Ventotene. E magari leggerlo tutto? 1
EVENTO CULTURALE
EDITORIALE
Avatar, stagione delle bombe e governo Badoglio 2.0
Manlio Lo Presti 7 ottobre 2019
L’avatar del Colle – in esecuzione servile e notarile degli ordini impartiti dall’asse infernale anglofrancotedescoUsa – ha creato un governo Badoglio 2.0 per accaparrare tutte le 400 nomine e la prossima presidenza della Repubblica per insediare pupazzi pronti ai voleri atlantici.
L’attuale governo Badoglio 2.0 ha il compito di imporre – ANCHE CON LA VIOLENZA DI PIAZZA una tassazione per oltre 75.000.000.000 di euro in parte per ripianare il titanico deficit dell’Inps non escludendo una brutale rasoiata alle pensioni dimezzandole, come da sperimentata ricetta Grecia.
Vanno in secondo piano o addirittura trascurati perché non prioritari, importanti questioni in sospeso
Tap e Tav,
Ilva,
Alitalia,
centinaia di marchi industriali e creativi italiani passati ad acquirenti esteri per pochi soldi,
400 contratti di lavoro non rinnovati,
Muos,
vaccini,
spese militari imposte dalla NATO, tramite le minacce che ci è venuto a fare il pretoriano Pompeo in Italia,
trivelle in Adriatico,
edilizia scolastica a rischio di oltre 300 crolli di aule
crescente dirottamento dei fondi destinati alla sanità pubblica nelle mani delle assicurazioni private per il 70 percento nelle mani di aziende e di finanziarie estere (qualcuno avrà notato un incremento sospetto di pubblicità di integratori e di farmaci in televisione, di assicurazioni che promettono il paradiso sanitario in terra?)
territori italiani e tratti di mare consegnati in gran segreto più o meno gratuitamente alla Francia, con arresto per alto tradimento degli artefici di tali “accordi”,
immigrazione brutale e volutamente disordinata per impedire seri controlli,
importazione coatta (rimpatrio) di migranti-paganti scaricati da Francia, Austria e Germania,
la esclusione degli sbarchi-fantasma dallo pseudo accordo PURAMENTE VOLONTARISTICO di spartizione dei migranti-paganti,
prossimo collasso ai confini bosniaci, con oltre 200.000 sfollati da guerre vere che non ci sono nel Maghreb,
instabilità crescente e teleguidata della Libia, con possibili ondate di sbarchi in Italia,
ondate di migranti-paganti provenienti da carceri tunisine, algerine, marocchine,
i violenti e crescenti disordini provocati dalle mafie nigeriane, cinesi, africane e balcaniche nella ormai EX-ITALIA
mancato sostegno all’ENI per non disturbare le manovre colonialiste di Francia, Inghilterra e USA
disoccupazione, bassi salari per costringere la popolazione ad indebitarsi con le banche mediante il credito al consumo concesso a tasi mortali,
l’istruzione nazionale che insegni veramente qualcosa, soprattutto il rilancio della lingua nazionale demolita da pseudo inglesismi (togliere la lingua nazionale significa la distruzione del Paese bersaglio),
la depopolazione da fronteggiare con politiche di sostegno alla natalità, invece di dirottare i soldi alla cocaina, alle pay-tv, al telecristo mediatico, ai giochi d’azzardo, al calcio drogato e minacciato dalle mafie …
È invece importante parlare e martellare su:
FASCISMO,
ANTIFA,
NEOMACCARTISMO OSSESSIVO CONTRO OPINIONI DIVERSE (cfr censure di facebook, dei giornali, dei canali televisivi, ecc.)
EMERGENZA AMBIENTALE (confondendo volutamente mutamento climatico con inquinamento),
POLITICHE DI GENERE E QUADRISEX E DISTRUZIONE PROGRESSIVA DELLA ISTITUZIONE FAMILIARE,
IMPORTAZIONE COATTA E CRESCENTE DI NEOSCHIAVI PAGABILI 3 EURO AL GIORNO, CHE VOTANO PD (gli ucraini, i tibetani no perché sono antiPd)
EUTANASIA DA ESEGUIRE CON OSSESSIVO RICORSO ALLA INTEPRETAZIONE ESTENSIVA
ABORTO
CONCESSIONE DALL’ALTO DI SUSSIDI ECONOMICI (pertanto revocabili in qualsiasi momento perché non determinati da contrattazione libera fra parti sociali e quindi non diritti acquisiti): REDDITO DI CITTADINANZA, GLI 80 EURO, I BUONI STUDIO, ECC. Questa è una tattica presa pari pari dalle teorie di Milton Friedman (*)
Il ridetto avatar ha volutamente ignorato tutto quanto appena elencato perché disturba i manovratori dei piani alti atlantici, come pure la MUTATA MORFOLOGIA POLITICA DELLA POPOLAZIONE ITALIANA sfruttando gli assetti parlamentari creatisi anni addietro che non rispecchiano affatto il consenso politico presente nel nostro martoriato Paese!!!!!!
IL COLLE SE NE PRENDERÀ TUTTE LE RESPONSABILITÀ IN CASO DI ESPLOSIONE DI GUERRA CIVILE pilotata da oscuri e criminali TECNICI DELLA SOVVERSIONE.
Sarà inoltre responsabile della riedizione di una NUOVA STAGIONE DELLE BOMBE, con attentati di finte destre con documenti di ferro che non si bruciano MAI e con migliaia di morti …
PREPARIAMOCI AL COLLASSO PILOTATO DAGLI ALTI COMANDI ATLANTICI PER FARCI INGOIARE GLI SBARCHI DI OLTRE 10.000.000 DI MIGRANTI-PAGANTI.
Altro che accordi farsa siglati dai tragici esponenti di questo governo fantoccio Badoglio 2.0!
P.Q.M.
Prepariamoci al diluvio prossimo venturo … il resto sono miserabili chiacchiere da bar …
Nota
(*) Molto istruttiva la descrizione e la applicazione delle politiche economiche-schock disponibile su: Naomi Klein, Shock economy, Rizzoli, 2007
IN EVIDENZA
Dezzani: il M5S, piano Usa Nato per sterilizzare la protesta
Scritto il 29/9/19
Quando una nuova arma è perfezionata è abitudine sperimentarla in qualche poligono di tiro lontano da occhi indiscreti. Ma le armi convenzionali sono solo uno degli strumenti cui il sistema ricorre per esercitare il proprio dominio, scriveva l’analista geopolitico Federico Dezzani nel lontano 2015, quando a Palazzo Chigi sedeva il Matteo Renzi prima maniera, non ancora alleato dei grillini. Eppure, già allora, proprio di quelli Dezzani si occupava, definendo il Movimento 5 Stelle “la stampella del potere”. Tre anni dopo, i grillini sono andati al governo con Salvini ma piazzando lo sconosciuto Conte nella sala dei bottoni. E oggi, puntualissimi, sono negli stessi ministeri ma con l’odiato Renzi e il “partito della Boschi”. Colpa di Salvini? Ma va là, direbbe Dezzani, che già quattro anni fa aveva le idee chiarissime sulla vera funzione del MoVimento, che infatti ha ricondotto all’ovile le pecorelle populiste facendo loro ingoiare persino l’inchino supremo alla Grande Germania, con l’elezione di Ursula von der Leyen a capo della Commissione Europea. A maggior ragione acquista sapore, oggi, la rilettura dell’analisi del profetico Dezzani: quello di Grillo era solo un bluff, fin dall’inizio. Operazione sofisticata, che ha ingannato milioni di elettori.
In premessa, Dezzani ricorda gli albori della strategia della tensione, poi esplosa a livello mondiale l’11 settembre 2001. Già nel remoto 1963, prima ancora che nascesse il primo centrosinistra di Moro, il laboratorio-Italia serviva alla bisogna: l’analista cita una relazione riservata del Sifar indirizzata al generale Giovanni Allavena, capo del controspionaggio. Per arginare l’avanzata comunista, si contemplava la possibilità di creare «gruppi di attivisti», pronti a usare «l’intimidazione, la minaccia, il ricatto, la lotta di piazza, l’assalto, il sabotaggio e il terrorismo». Trent’anni dopo, caduta l’Urss, la sovragestione torna in campo: la fine del mondo bipolare e la volontà di procedere a tappe forzate verso un
“nuovo ordine mondiale”
(Ue e allargamento della Nato a Est, neoliberismo e finanza selvaggia)
comporta per l’establishment euro-atlantico la necessità di sbarazzarsi della vecchia classe politica dei “paesi alleati”, con cui si è vinta la guerra fredda. Alleati ormai inutili e anche scomodi, perché «abituati a ritagliarsi una certa libertà di manovra entro i paletti della Nato e propugnatori dell’intervento dello Stato nell’economia». Per l’operazione – da supportare a livello mediatico – viene prescelto un “contadino molisano”, Antonio Di Pietro: perfetto, per sembrare un uomo del popolo.
Come ha ammesso l’ex ambasciatore americano Reginald Bartholomew, il pool milanese di Mani Pulite, guidato da Francesco Saverio Borrelli, ha agito in stretto contatto con il consolato americano di Milano. Il console generale americano a Milano, Peter Semler, ha ricevuto nei suoi uffici il futuro uomo-simbolo di Mani Pulite, “Tonino” Di Pietro, quattro mesi prima dello scoppio dell’inchiesta. Scopo dell’incontro, “informare” gli Usa sulle implicazioni politiche delle indagini, scatenate sul “segreto di Pulcinella” del finanziamento illecito ai partiti, noto da decenni anche ai magistrati.
Dezzani ricorda che Di Pietro vantava trascorsi nel Sisde, secondo cui era in contatto con un diplomatico Usa attivo nel Nord Italia e con una società vicina alla Cia. Perché gli americani inseriscono Di Pietro nel pool di Mani Pulite, si domanda Dezzani, quando la squadra di Borrelli sarebbe capace di condurre l’inchiesta contro i vertici della Prima Repubblica anche senza il suo apporto? «La spiegazione è duplice: la volontà di avere un proprio referente fidato dentro la squadra di Mani
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https://www.libreidee.org/2019/09/dezzani-il-m5s-piano-usa-nato-per-sterilizzare-la-protesta/
Il climate-change come arma di distrazione e distruzione di massa
5 OTTOBRE 2019
Questo il senso di un articolo di Anshel Pfeffer su Haaretz, che commenta una dichiarazione sull’ultima assemblea generale dell’Onu di Danny Danon, ambasciatore di Israele presso le Nazioni Unite.
Il climate-change, ha dichiarato Danon, “è importante e dovremmo discuterne di più, ma dal nostro punto di vista, un grande risultato è che Israele non sia stato messo discussione” in tale sede.
Vero, in genere alle assemblee dell’Onu c’era sempre posto per dibattere della crisi israelo-palestinese, cosa non avvenuta nell’ultima sessione plenaria.
Il fatto è che “in un mondo ideale – scrive Pfeffer – dovrebbe essere possibile combattere per due cause contemporaneamente; chiedere un’azione urgente sul clima e allo stesso tempo giustizia per i palestinesi”.
“Ma la triste verità è che, indipendentemente da ciò che dicono i teorici dell’intersezionalità [la capacità di attendere a differenti ingiustizie contemporaneamente ndr.], l’intervallo di attenzione umana è limitato e non tutte le ingiustizie possono essere combattute nello stesso tempo”.
Non solo, “il livello di attenzione e di energia speso per determinate questioni raramente sono commisurati alla loro reale importanza e rilevanza nello schema generale delle cose”. Da qui, la possibilità, anzi la triste realtà, che la causa del climate-change oscuri questioni umanitarie ben più tragiche.
E ancora, sempre riferendosi al quadro della criticità israelo-palestinese, Pfeffer rileva che, al contrario dei nazionalisti Usa, che con Trump relativizzano fin troppo la questione ambientale, i nazionalisti israeliani potranno invece usare questa “causa” per presentarsi come salvatori del mondo.
Così Pfeffer: “Preparati, dunque, per future campagne di pubbliche relazioni che reclamizzano i metodi rivoluzionari [israeliani] della gestione delle risorse idriche e delle reti di energia solare all’avanguardia”, tecnologie che peraltro
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http://piccolenote.ilgiornale.it/42408/climate-change-come-arma-distrazione-e-distruzione-di-massa
Previsioni eco-apocalittiche, 50 anni di bufale tutte smentite
Scritto il 06/10/19
Moriremo di freddo, anzi di caldo. Peggio: moriremo di sete, anzi no: sommersi dall’acqua. Come diceva Gramsci, «la storia insegna, ma non ha scolari». Infatti, ricorda “Voci dall’Estero”, è da almeno mezzo secolo che scienziati e politici «prevedono a comando catastrofi climatiche naturali a causa delle attività umane», ma queste «si rivelano sempre gravemente esagerate, quando non totalmente infondate». Nonostante ciò, i media attuali continuano a propagandare previsioni catastrofiche per portare avanti iniziative come il Green New Deal americano, «senza farsi scrupoli nell’utilizzare allo scopo bambini affetti da sindrome di Asperger». Secondo “Voci dall’Estero”, che cita una spettacolare ricognizione eseguita per il “Washington Examiner” da Myron Ebell e Steven Milloy, «non c’è motivo di credere che le ultime previsioni siano minimamente più credibili delle precedenti». I due ricercatori ringraziano Tony Heller, che ha contribuito alla ricerca storica delle “fake news” circuitate per decenni dai media, pubblicandole su “Real Climate Science”. «I moderni predicatori di sventura – premettono i due analisti – prevedono un disastro climatico e ambientale fin dagli anni ’60», e come sappiamo «continuano a farlo anche oggi». Problema: «Nessuna delle apocalissi previste con tanto di data di scadenza si è finora rivelata vera».
Quella che propongono i due ricercatori è una impressionante collezione delle previsioni, decisamente estreme, esternate da personaggi accreditati in ambito scientifico e governativo. «Più che limitarsi a mettere in evidenza le previsioni fallite – spiegano Ebell e Milloy – questa collezione mostra che i creatori di previsioni apocalittiche sono spesso persone che ricoprono posizioni rispettate, nel governo e nella scienza». Anche se questi pronostici «sono stati e continuano a essere entusiasticamente riportati dai media, affamati di titoli ad effetto», il loro sistematico fallimento poi non viene affatto pubblicato. Nel 1967, il “Salt Lake Tribune” annuncia “una grave carestia entro il 1975”. «È ormai troppo tardi – scrive – perché il modo possa evitare un lungo periodo di carestia». La fonte citata è un biologo dell’Università di Stanford, Paul Ebrlichm, secondo cui «la stagione delle carestie è alle porte e sarà al suo culmine e al massimo della distruzione entro il 1975». Apocaliasse in vista: «La popolazione degli Stati Uniti è già eccessiva, e il controllo delle nascite potrebbe essere ottenuto introducendo sostanze sterilizzanti negli alimenti di base e nell’acqua potabile». Due anni dopo ci si mette il “New York Times”, che il 10 agosto 1969 titola: “Spariremo tutti in una nuvola di vapore blu entro il 1989”.
Secondo il biologo Paul Ehrlich, «mentre aspettiamo di avere abbastanza prove per convincere la gente, moriremo». Testualmente: «Spariremo tutti in una nuvola di vapore blu entro 20 anni». Dall’inquinamento all’emergenza climatica, ma di segno opposto rispetto a quella denunciata dai “gretini”. Il 16 aprile 1970, il “Boston Globe” annuncia “un’era glaciale entro il 2000”. «Gli scienziati – si legge – prevedono una nuova era glaciale entro il ventunesimo secolo». Spiegazione: «L’inquinamento dell’aria può oscurare il sole e provocare una nuova era glaciale nei primi 30 anni del prossimo secolo». Orrore: «La richiesta di acqua di raffreddamento prosciugherà
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https://www.libreidee.org/2019/10/cinquantanni-di-previsioni-eco-apocalittiche-tutte-smentite/
Tortellini di pollo e Strozzapreti in salsa radical
Da diverso tempo ho maturato la convinzione che a subire le usanze e le tradizioni provenienti da altri continenti non saranno affatto i cosiddetti “sovranisti”, i patrioti, gli identitari, gli idealisti hegeliani, i costituzionalisti (o come cavolo li vogliamo chiamare), ma proprio tutti quei radical chic che confondono l’internazionalismo con la globalizzazione.
L’internazionalismo, infatti, si basa su pacifici rapporti tra le nazioni; la globalizzazione, invece, sull’omologazione e sull’annullamento dell’idea di nazione e quindi proprio sull’annullamento dei principi internazionalisti.
In Italia, l’ansia mondialista è tornata a far capolino in questi mesi più per questioni legate alle rivalità politiche interne, che per problemi reali. La polemica sul crocifisso, ad esempio, serve al neoministro dell’istruzione per autoconvincersi di contare qualcosa e rubare qualche like all’area “sovranista” più laicista, magari nel tentativo di spaccare quel fronte con argomenti triti e ritriti.
L’iniziativa sui tortellini al pollo voluti dalla Curia di Bologna in occasione della Festa di San Petronio, serve invece al clero emiliano per dare una mano al Papa nella sua recente politica immigrazionista, ma non certo per spirito di comunità.
Com’è noto, le chiese presenti sul territorio non di rado tengono separate le messe dedicate ai cattolici “locali” da quelle dedicate ai cattolici provenienti dall’Africa, ma anche in lingua filippina, ucraina ed altre. Basta consultare l’orario delle messe di una grande parrocchia per rendersene conto. Se si tengono messe separate persino tra cattolici basate su differenze
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http://micidial.it/2019/10/tortellini-di-pollo-e-strozzapreti-in-salsa-radical/
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Insegna di una macelleria musulmana con certificazione ḥalāl
Nell’Islam, ḥalāl (in arabo: حلال ‘lecito’) indica quanto è permesso in materia di comportamento, linguaggio, abbigliamento, alimentazione; è contrapposto a harām (‘proibito’). Nel mondo occidentale, halal rimanda specie al cibo preparato secondo le norme della legge islamica.
- 1Disciplina degli alimenti
- 2Certificazione ḥalāl
- 3Critiche alla macellazione ḥalāl
- 4Note
- 5Bibliografia
- 6Voci correlate
- 7Altri progetti
- 8Collegamenti esterni
Disciplina degli alimenti[modifica | modifica wikitesto]
La disciplina degli alimenti nell’Islam si basa sul seguente versetto della Sura 16 del Corano:
«Mangiate delle cose lecite e buone che la provvidenza di Dio v’ha donato, e siate riconoscenti, se Lui voi adorate! Ché Iddio vi ha proibito gli animali morti, e il sangue e la carne di porco, e animali macellati invocando nome altro da Dio. Quanto a chi v’è costretto, senza desiderio e senza intenzione di peccare, ebbene, Dio è indulgente e clemente» |
(Corano, 16:114 – 115) |
Di tale versetto esistono interpretazioni differenti, e tra i musulmani di differenti regioni, e appartenenti a diverse comunità islamiche, non esiste consenso unanime su ciò che debba essere considerato “halāl”.
Dhabīḥa Ḥalāl[modifica | modifica wikitesto]
Secondo coloro che aderiscono alla Dhabīḥa Ḥalāl , perché il cibo possa essere considerato ḥalāl esso non deve essere una sostanza proibita e la carne deve essere stata macellata secondo le linee guida tradizionali indicate nella Sunna (gli animali devono essere coscienti al momento dell’uccisione che deve essere procurata recidendo la trachea e l’esofago e sopravvenire per il dissanguamento completo dell’animale), conosciute come dhabīḥa. Questa è la più rigida definizione di ḥalāl. Questa linea di pensiero
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https://it.wikipedia.org/wiki/Ḥalāl
MI UNISCO ALLA DENUNCIA PAPALE – MI HANNO COLONIZZATO
Maurizio Blondet 6 Ottobre 2019
Rapito da tanta bontà, atterrato dalla carità assoluta che esprime, riporto le parole di “Francesco”:
“Quando senza amore e senza rispetto si divorano popoli e culture, non è il fuoco di Dio, ma del mondo”.
“Quante volte il dono di Dio non è stato offerto ma imposto, quante volte c’è stata colonizzazione anziché evangelizzazione. Dio ci preservi dall’avidità dei nuovi colonialismi.
“Il fuoco di Dio è calore che attira e raccoglie in unità. Si alimenta con la condivisione, non coi guadagni. Il fuoco divoratore, invece, divampa quando si vogliono portare avanti solo le proprie idee, fare il proprio gruppo, bruciare le diversità per omologare tutti e tutto”.
Conquistato da queste parole di El Papa, e nello spirito profetico indicato dai parafernalia itifallici amazzonici offerti dagli sciamani alla venerazione di vescovi, Papa e fedeli rapiti, voglio qui denunciare l’ odioso caso di colonizzazione anziché evangelizzazione che noi abbiamo subito. Ecco la prova a carico:
Qui una pregevole statua di Priapo, risalente al secondo secolo a. C., è stata mutilata orrendamente del suo attributo.
L’hanno fatto – senza alcun dubbio – cristiani che invece di evangelizzare, hanno colonizzato.
Cristiani brutalmente ignari della necessità di inserire la fede nelle tradizioni locali.
Cristiani che hanno portato il fuoco “del mondo” e non di Dio.
Cristiani che – si ha orrore a ricordarlo – hanno “voluto portare avanti solo le proprie idee”; fare il proprio gruppo; bruciare le diversità per omologare tutto e tutti.
Tutto questo va condannato senza se e senza ma. Perché – bisogna ammetterlo – è con questi metodi, che quei cristiani insensibili e prevaricatori delle altrui culture hanno diffuso la fede nel Cristo Eucaristico. Per fortuna questo è finito: da tempo, ma adesso in modo definitivo per disposizione di “Francesco”.
L’avessero capito 2 mila anni fa, quegli ebrei che finirono crocifissi, decapitati, stirati in graticola o nell’olio bollente per “portare avanti soltanto le proprie idee”, pensate quante ci saremmo risparmiati: cattedrali e vetrate ,
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https://www.maurizioblondet.it/mi-unisco-alla-denuncia-papale-mi-hanno-colonizzato/
ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME
I cattolici si sganciano dall’ecologismo alla Greta: “La Madonna custodisca la patria!”
Anicio Severino – 6 ottobre 2019
Credono la Chiesa, senza girarci troppo attorno. Pregano forte affinché la Chiesa pensi alla salvezza dell’uomo, piuttosto che a quella dell’ambiente. La natura che circonda tutti noi si chiamerebbe Creato, non dovrebbe occupare il posto più alto della piramide delle priorità pastorali e dovrebbe essere materia di studio dei climatologi, non degli ecclesiastici, ma pazienza. Loro lo segnalano lo stesso, nonostante l’andazzo. Al centro dell’universo Dio ha posto l’uomo.
Il resto è panteismo. Verità di fede: impossibili da smentire, in quanto assoluti del logico raziocinio. I mezzi sono quelli che sono, ossia le ginocchia che si piegano durante le invocazioni, i rosari stretti tra le mani, le indicazioni di preghiera contenute sui fatti a mano, le croci in legno e la fede scolpita nel petto: niente di tradizionalista, tutto di tradizionale. Ma la speranza dei cinquecento, quelli che si sono presentati in largo Giovanni XXIII nella giornata di ieri, non conosce confini. Anzi sì, alcun li ha presenti: sono i confini dei tanto stigmatizzati Stati nazionali. Quelli che l’intellighenzia vorrebbe far sparire dalle cartine geografiche. È sufficiente leggere quello che ci ha lasciato in eredità San Giovanni Paolo II, i suoi testi, per apprendere un concetto basico: lo sradicamento dalla patria, checché ne dicano certe alte sfere ecclesiastiche, non comporta nulla di buono. Conduce dritto al cittadino del mondo, dunque al cittadino del nihil, del nulla annichilito. E allora non deve sembrare uno scandalo che venga invocata la protezione della Madonna: la patria deve essere “custodita”.
E se non lo fa Lei chi lo fa? Inutile girarci intorno, dicevamo. L’essere umano si innesta così nella dottrina, che prescrive il da farsi pure in termini di appartenenza: non è peccato sentirsi parte di una comunità nazionale. Essere cattolici e conservatori neppure lo è. Il Papa polacco, poi Santo, si è impegnato tanto per la salvezza della sua nazione. “Nazione” sì, come “Italia”, che non sarà troppo cool come espressione, ma che è sinonimo di liberalità. Come quella di chi ha rinunciato a un fine settimana di spensieratezza
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A bordo dell’ex treno reale. La prima ferrovia italiana compie 180 anni
FS Italiane celebra la Napoli-Portici. In viaggio sullo storico convoglio, oggi presidenziale, il capo dello Stato Mattarella e il ministro degli Esteri Di Maio
di Filippo Caleri
f.caleri@iltempo.it
5 Ottobre 2019
FS Italiane celebra i 180 anni della Napoli-Portici, la prima ferrovia italiana.
All’evento celebrativo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che è salito a bordo dell’ex treno reale (oggi treno presidenziale) con l’Ad del gruppo FS Gianfranco Battisti.
Sullo stesso treno, che è arrivato nella stazione di Portici,
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Roma, sgominata banda di algerini: furti in aeroporto e hotel
Gli stranieri, residenti all’estero, erano organizzati perfettamente per compiere furti nel nostro paese. Si fingevano cittadini libici se colti in flagranza di reato, così da evitare l’espulsione
Federico Garau – Dom, 06/10/
La polizia di frontiera di Fiumicino ha posto fine alle ruberie seriali di una banda composta da 12 algerini, specializzati in furti negli aeroporti e negli hotel di lusso di Roma.
Un’organizzazione curata nel minimo dettaglio da quelli che sono stati definiti “pendolari del crimine”, stranieri residenti in altri paesi dell’Unione Europea, quali Spagna e Francia, ma che avevano preso di mira l’Italia per compiere le loro malefatte. In grado di cambiare aspetto e abiti in pochi minuti per sparire dopo aver commesso un furto, colpivano in particolar modo facoltosi passeggeri in attesa della partenza a Fiumicino, specie russi, cinesi e arabi.
Studiato alla perfezione anche il piano da attuare nel caso in cui fossero stati colti con le mani nel sacco dalle autorità italiane. Bastava, infatti, spacciarsi per cittadini di nazionalità libica per evitare l’espulsione e quindi l’allontanamento dai confini nazionali italiani. Ma la difficoltà principale per gli investigatori era data soprattutto dal fatto che i 12 responsabili scambiassero
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BELPAESE DA SALVARE
Taglio dei parlamentari: molto rumore, poco risparmio
La riforma costituzionale che il 7 ottobre arriva nella quarta e definitiva lettura alla Camera prevede che deputati passino da 630 a 400, i senatori da 315 a 200
Paolo Delgado – 6 OTTOBRE 2019
La riforma costituzionale che il 7 ottobre sarà approvata nella quarta e definitiva lettura alla Camera non potrebbe essere più scarna e semplice: i deputati passano da 630 a 400, i senatori da 315 a 200. I parlamentari nel complesso scendendo dagli attuali 945 a 600, rendendo il Parlamento italiano uno dei più scarni tra i Paesi europei paragonabili al nostro. In termini di rapporto numerico, ogni deputato rappresenterà in futuro 151mila 210 elettori invece degli attuali 96mila 006, ogni senatore passerà dall’attuale rappresentanza di 188mila 424 elettori a quella di 302mila 420.
La logica della riforma è puramente politica, per non dire propagandistica: soddisfa cioè la crescente ostilità diffusa nei confronti della politica e dei politici.
Dal punto di vista del risparmio, motivazione sbandierata a più riprese da Luigi Di Maio, il risultato è insignificante:
64 mln di euro in un Paese che nell’ultimo anno ha visto il debito pubblico crescere di circa 34 mld.
L’approvazione della legge in quarta lettura è certa al 99,9%. La maggioranza dispone a Montecitorio di un margine tale da rendere necessario, ove il centrodestra votasse contro la riforma, un numero esorbitante di voti in dissenso per abbattere il taglio dei parlamentari: ne servirebbero circa 35. La suspence c’è lo stesso. Nell’ultima lettura al Senato la riforma è passata di strettissima misura, dunque senza la maggioranza qualificata dei due terzi e solo grazie al voto favore di Fd, il partito di Giorgia Meloni. Dunque, un eventuale referendum confermativo potrebbe essere richiesto comunque. Ma se la Lega, che sin qui aveva sempre votato a favore per disciplina di maggioranza più che per convinzione, si sfilerà nell’ultimo tratto il risultato sarà paradossale. Una riforma costituzionale approvata alla fine grazie al voto di chi la aveva bocciata nelle precedenti letture (Pd e LeU) e contrastata da chi per tre volte la aveva invece votata. L’immagine della
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https://ildubbio.news/ildubbio/2019/10/06/taglio-dei-parlamentari-molto-rumore-poco-risparmio/
CONFLITTI GEOPOLITICI
NO Guerra No NATO: ”Gli USA stanno trascinando l’Italia in un conflitto nucleare contro la Russia”
Pubblicato: 03 Ottobre 2019 di Karim El Sadi
L’intervista al giornalista Manlio Dinucci su Radio Saiuz: “In arrivo a Ghedi e Aviano nuovi missili balistici all’idrogeno B6112”
“In Italia tutti i governi di qualsiasi colore hanno obbedito agli americani, la strategia guidata da Washington che stiamo seguendo sta passando di guerra in guerra e così ci stiamo ritrovando in prima linea nel confronto aperto contro la Russia”. È, inquietante l’allarme lanciato dall’esperto di geopolitica Manlio Dinucci nel corso di un’intervista rilasciata a Radio Saiuz martedì sera sul tema dell’assai discussa partecipazione dell’Italia alla NATO (l’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord). Su questa linea per di più, come ha sottolineato lo scrittore, “il nostro paese è diventato una sorta di base portaerei degli Stati Uniti nel Mediterraneo“, tutt’ora infatti “ospitiamo ad Aviano e a Ghedi armi nucleari chiamate B61. A Ghedi in particolare ci sono caccia Tornado che si esercitano sotto comando statunitense all’uso delle armi nucleari”. Un fatto gravissimo e “assolutamente illegale” ha sottolineato Dinucci, in quanto “l’Italia ha firmato il trattato di non proliferazione (TNP, ndr)”. Nell’articolo 2 del trattato si legge infatti che “ciascuno degli Stati militarmente non nucleari, che sia Parte del Trattato, si impegna a non ricevere da chicchessia armi nucleari o altri congegni nucleari esplosivi, né il controllo su tali armi e congegni esplosivi, direttamente o indirettamente”. Ma non finisce qui. Secondo Manlio Dinucci in Europa e quindi anche in Italia stanno arrivando per ordine della NATO le B6112, il nuovo modello di bombe nucleari all’idrogeno made in USA con potenzialità distruttive quattro volte superiori a quelle sganciate su Hiroshima e Nagasaki nel lontano 1945. Questo tipo di arma “è molto più efficace della precedente perché la bomba non cade in verticale dall’aereo (come il modello B61, ndr) ma viene lanciata a distanza dall’obiettivo e questa si dirige autonomamente verso di esso, in sostanza una
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Una superpotenza che sa solo mettere sanzioni è destinata a perdere il proprio status
5 Ottobre 2019
Il presidente russo Vladimir Putin ha parlato ieri alla riunione annuale del Valdai Discussion Club, a Sochi. Un video con la traduzione in inglese ed estratti della trascrizione sono qui.
Per quanto riguarda il sistema globale, Putin ha fatto un interessante confronto storico:
nel diciannovesimo secolo ci si riferiva ad un “concerto di poteri.” È giunto il momento di parlare in termini di un “concerto” globale di modelli di sviluppo, interessi, culture e tradizioni, dove il suono di ogni strumento è cruciale, inestricabile e prezioso e dove la musica deve essere suonata in modo armonioso, piuttosto che con note dissonanti e cacofoniche. È fondamentale considerare le opinioni e gli interessi di tutti i partecipanti alla vita internazionale. Permettetemi di ribadirlo: relazioni di vero e reciproco rispetto, pragmatiche e, di conseguenza, solide possono essere costruite solo tra stati indipendenti e sovrani.
La Russia è sinceramente impegnata in questo approccio e persegue un’agenda positiva.
Il Concerto d’Europa era stato l’equilibrio del sistema di potere tra il 1815 e il 1848 e dal 1871 al 1914:
Una prima fase del Concerto d’Europa, noto come Sistema Congressuale o Sistema di Vienna, dopo il Congresso di Vienna (1814-1815), era stata dominata da cinque grandi potenze europee: Prussia, Russia, Gran Bretagna, Francia e Austria. […] Con le Rivoluzioni del 1848, il sistema di Vienna era crollato e, nonostante le ribellioni repubblicane fossero state tenute sotto controllo, era iniziata un’era di nazionalismi che era culminata con le unificazioni dell’Italia (ad opera del Regno di Sardegna) e della Germania (dalla Prussia) nel 1871. Il cancelliere tedesco Otto von Bismarck aveva ricreato il Concerto d’Europa per evitare che i conflitti futuri si trasformassero in nuove guerre. Questo concerto rivitalizzato comprendeva Francia, Gran Bretagna, Austria, Russia ed Italia, con la Germania come principale potenza continentale economica e militare.
Il concerto di Bismark aveva mantenuto la pace, in un’Europa solitamente bellicosa, per 43 anni. Se Putin vuole essere il nuovo Bismarck, mi trova perfettamente d’accordo.
Putin ha anche fatto un annuncio decisamente straordinario:
Il presidente russo Vladimir Putin ha affermato che Mosca sta aiutando la Cina a realizzare un sistema per il rilevamento del lancio di missili balistici.
Dalla Guerra Fredda in poi, solo Stati Uniti e Russia hanno avuto tali sistemi, che utilizzano una serie di radar terrestri e satelliti spaziali. Questi sistemi consentono l’individuazione tempestiva dei missili balistici intercontinentali.
Intervenendo ad una conferenza di affari internazionali tenutasi a Mosca giovedì, Putin ha affermato che la Russia ha aiutato la Cina a sviluppare un tale sistema. Ha aggiunto che “questo è un intervento molto serio, che migliorerà radicalmente le capacità difensive della Cina.”
La sua dichiarazione ha messo in evidenza un nuovo grado di cooperazione militare
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CULTURA
“Un certo antirazzismo è molto pericoloso”
Lo scrittore francese: «Non vuole difendere la diversità ma cancellarla dal mondo»
Lorenza Formicola – Dom, 06/10/2019
Nel 2010, aver teorizzato il grand remplacement, la sostituzione di un popolo attraverso l’immigrazione di massa, costò a Renaud Camus la condanna per islamofobia.
Che ricorda, ci dice, con lo stesso stupore che poteva cogliere «un aristocratico al cospetto dei tribunali del Terrore del 1793».
Renaud Camus
Nato a Chamalières nel 1946, Camus è stato allievo di Barthes, che gli scrisse la prefazione di Tricks libro che lo rese il santino delle belles lettres parigine. Oggi invitarlo a una manifestazione, e in certi ambienti addirittura nominarlo, è considerata «violazione di pubblico decoro». Il motivo? Va del tutto controcorrente rispetto allo spirito dell’epoca, il politicamente corretto. Nonostante le sue tesi siano saccheggiate a destra come a sinistra (estrema), Camus è escluso dal novero degli intellettuali «perbene» che lo considerano un demone nero. Discutiamo con lui della grande sostituzione etno-culturale occidentale a causa della quale molte zone sono ormai a beneficio di popolazioni allogene, principalmente di origini arabe e africane.
La sostituzione del popolo francese e di tutta l’Europa prima che del multiculturalismo è figlia dell’immigrazione?
«Immigrazione è un termine anacronistico rispetto ai nostri giorni. Ed è lemma utilizzato dai bugiardi, dai collaborazionisti. Oggi siamo vittime di invasione, colonizzazione, precipitazione etnica».
Ma per tanti non può essere biasimata, specie al cospetto della violenza diffusa.
«Violenza, delinquenza grande e piccola, ciò che chiamo nocence, sono tutti mezzi di conquista. È assurdo sostenere che non ci sia colonizzazione e conquista perché non esiste, ufficialmente, esercito conquistatore. L’esercito
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http://www.ilgiornale.it/news/certo-antirazzismo-molto-pericoloso-1763911.html
CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE
6 Ottobre 2019 – John Kendall Hawkins
Edward Snowden
“Chi combatte con i mostri deve guardarsi dal non diventare egli stesso un mostro. E se guarderai a lungo nell’abisso, l’abisso guarderà dentro di te.”
– Friedrich Nietzsche, Al di là del bene e del male
“Sei sicuro di saper scuoiare un orso?”
– battuta dal film Jeremiah Johnson [Corvo Rosso non avrai il mio scalpo]
Il nuovo libro di memorie di Edward Snowden, Permanent Record, è un puntuale e benvenuto protagonista nell’attuale, clownesco dibattito sul whistleblowing [1], che ha già riempito il grande tendone del circo di Washington di aria calda, vecchie scoregge e logori leoni che passano il tempo a mangiare caramelle e a leggere, in francese, L’essere e il nulla di Sartre. Perché, tra le altre cose, il libro di Snowden si sforza di innescare una sia pure egoistica “conversazione nazionale” sul whistleblowing, in che modo esso si differenzi dalla semplice delazione e perché è giusto offrire protezione a coloro che mettono in piazza gli abusi del governo. In effetti, non discute solo delle proprie virtù patriottiche, ma invita anche altri “nerd” che lavorano per il governo, come nel suo caso, a risvegliarsi dalla loro idiozia slogmatica e a fischiare per la squadra, come Humphrey Bogart. Volete un po di libertà, si o no?
Snowden insiste sul fatto che esiste una seria distinzione tra un whistleblower e un delatore. “Un ‘whistleblower’ … è una persona che, attraverso una dura esperienza, ha concluso che la sua vita all’interno di un’istituzione è diventata incompatibile con i principi sviluppati nella … società comune al di fuori di essa, [società] a cui tale istituzione dovrebbe rendere conto.” Snowden ha spesso fatto riferimento a Daniel Ellsberg, il divulgatore dei Pentagon Papers, come modello da imitare. E si mette sullo stesso piano. Paragona tutto questo alla delazione, che però riguarda “atti di divulgazione compiuti non per il bene pubblico ma per interessi personali o per il perseguimento di obiettivi istituzionali o politici.” la Signora Libertà potrebbe magari chiederti, come farebbe Bob Dylan, “Sei disposto rischiare tutto o il tuo amore è inutile?”
Secondo la regola di Snowden, la recente figura anonima della CIA che aveva fatto la spia su Trump al Congresso è – beh – ancora al lavoro e presumibilmente, essendo anonima, disponibile per future soffiate. Sembra più simile a ciò che Snowden descrive nel suo libro come una “coscienza” politicamente motivata. Questo tipo di delatori sono un po’ come artigiani [delle tecniche di spionaggio] (Snowden lo sa, lavorava per la CIA) e, per certi versi, fanno un po’ come faceva Obama, che negava timidamente l’esistenza degli attacchi con i droni, mentre passava i Martedì del Terrore a selezionare personalmente dal mazzo di carte dei condannati a morte un nuovo jolly da ‘far fuori.’
Scrive Snowden: “Pubblicizzando in continuazione sul Washington Post e sul New York Times il proprio attacco con un drone ad Anwar al-Awlaki , l’amministrazione Obama aveva tacitamente ammesso l’esistenza del programma di droni della CIA e la sua ‘matrice di eliminazione,’ o elenco delle persone da uccidere, entrambi ufficialmente top secret. Inoltre, il governo
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https://comedonchisciotte.org/snowden-sei-una-leggenda/
Dietro gli attentati islamisti di Barcellona l’ombra dei servizi segreti spagnoli
Roberto Pellegrino – 4 ottobre 2019
Secondo un’esclusiva pubblicata da Público, quotidiano digitale spagnolo, Abdelbaki Es Satty, l’imam di Ripoll, mente dell’attentato sulla Rambla del 17 agosto 2017, sarebbe stato un informatore regolare del Centro Nacional de Inteligencia di Spagna. Un’accusa che, a suo tempo, l’intelligence di Madrid aveva negato. Nel 2018, il direttore del Cni fu invitato a riferire sulla condotta del Chi al Parlamento e aveva escluso alcuna relazione con Abdelbaki Es Sattycon. L’imam, morto in un accidentale esplosione di bombole del gas, tre giorni prima dell’attentato, assieme a materiale dinamitardo che sarebbe dovuto servire ai terroristi, ne uscì come un semplice contatto, ma non un collaboratore.
E invece, secondo quanto viene riportato degli atti dell’indagine sulla strage, Es Satty sarebbe stato reclutato dal Cni come informatore, salvandosi dall’espulsione dalla Spagna nel 2014, per una condanna a quattro anni per spaccio di droga. Abdelbaki Es Satty era ritenuto molto pericoloso, un islamista radicale a cui gli si era permesso di insegnare ai ragazzini nella moschea di Ripoll, vicino Girona. Da quanto scrive Público, la medesima intelligence spagnola avrebbe aiutato Es Satty a diventare imam ripulendo dal suo curriculum, il suo passato integralista che, in verità, continuò a esistere in gran segreto. Abdelbaki Es Satty, quindi, secondo l’inchiesta del
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Spygate, la bomba di Trump sull’Italia
Roberto Vivaldelli – 6 OTTOBRE 2019
C’è un episodio che sembra marginale ma non lo è affatto che riguarda lo Spygate, l’inchiesta americana al centro del dibattito politico anche in Italia dopo la visita a Roma della scorsa settimana del Procuratore generale William Barr e di John Durham. Vale dunque fare un passo indietro. Era il 18 giugno scorso e il presidente Donald Trump era in collegamento telefonico con Sean Hannity, celebre anchorman di Fox News, dopo aver dato ufficialmente avvio alla campagna per le presidenziali del 2020 a Orlando, in Florida.
In diretta telefonica il presidente Usa accusò di fatto Paesi stranieri – tra cui l’Italia – di aver “spiato” la sua campagna nel 2016 e di aver “cospirato” contro di lui. L’anchorman Sean Hannity chiese al presidente se i “gruppi di intelligence ai massimi livelli” di “Italia, Gran Bretagna e Australia” fossero stati coinvolti nell’aver spiato “cittadini americani e violato leggi americane”. Il tycoon, in diretta, non smentì l’affermazione di Hannity e aggiunse: “E l’Ucraina. Attenzione all’Ucraina. Come è accaduto che l’Fbi non abbia preso i server? Podesta ha detto loro di togliersi dai piedi. Come mai non hanno preso i server del Comitato nazionale democratico?”. La “non smentita” di Donald Trump alla domanda del giornalista equivale a una “bomba” completamente ignorata nel nostro Paese e confermerebbe, almeno nelle parole del presidente americano, il coinvolgimento – tutto da definire – dell’Italia nella vicenda.
Nello stesso periodo Il procuratore generale William Barr e John Durham diedero il via all’indagine che ha lo scopo di accertare se funzionari di alto rango in varie agenzie governative americane hanno abusato del loro potere al fine di condurre una raccolta di informazioni illecita su una campagna presidenziale a fini politici, nonché di chiarire il ruolo dei servizi segreti dei Paesi alleati degli Stati Uniti sopra citati.
Lindsey Graham commenta la lettera inviata a Giuseppe Conte
Nei giorni scorsi, il senatore repubblicano Lindsey Graham, a capo del Comitato giudiziario del Senato degli Stati Uniti e molto vicino al Donald Trump, ha inviato una lettera al presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte, al primo ministro inglese Boris Johnson e a quello australiano Scott Morrison, in cui invita ed esorta i tre Paesi alleati degli Usa a cooperare con il Dipartimento di Giustizia in merito all’inchiesta sulle origini del Russiagate. Il Senatore sottolinea come le agenzie governative e la comunità di intelligence degli Stati Uniti “abbiano fatto affidamento sull’intelligence straniera” come parte dei loro sforzi “per indagare e monitorare le
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DIRITTI UMANI
Prigioni segrete la sporca guerra
Dall’est Europa all’Afghanistan la Cia ha catturato, torturato e a volte ucciso migliaia di sospetti terroristi, insultando lo Stato di diritto
Nelle guerre, ufficialmente dichiarate o meno, che si svolgono oggi giorno in numerose parti del mondo, per i vari contendenti è essenziale poter conoscere il più possibile del potenziale, delle sedi e delle relazioni occulte del nemico.
Queste notizie raramente possono essere ricevute da prigionieri catturati nei vari teatri di guerra e lo sono estorcendole loro con particolari sistemi di tortura. Questi metodi non sono però ammessi dalle leggi di diritto internazionale e neppure da quelle degli Stati in conflitto: ecco allora che, per sfuggire a queste leggi, gli Usa ricorrono a una operazione – la “Extraordinary rendition”, “consegna straordinaria” – per mezzo della quale i prigionieri da loro catturati e ritenuti in possesso di notizie interessanti vengono sottratti alla Giustizia ordinaria e consegnati segretamente a Paesi terzi che li accolgono ( a fronte di benefici economici o politici) senza registrazione alcuna in prigioni segrete. Così i prigionieri diventano ‘ Ghost detained’, detenuti fantasma, privati di ogni protezione legale, in quanto giudicati – secondo una definizione del Segretario alla Difesa Usa Donald Rumsfeld ( Presidente George W. Bush) «combattenti nemici illegali» e quindi non protetti, come ‘ prigionieri di guerra’, dalle Convenzioni di Ginevra. In questo modo le istituzioni governative e militari di intelligence possono agire su tali prigionieri usando anche metodi che in patria non sarebbero loro concessi.
Occorre però disporre di Nazioni disposte a favorire l’operazione ed esse vennero facilmente trovate: quali sono? la Lituania ove, nel 2001, con la operazione ‘ Amber Rebuff’, furono inviati nelle prigioni (‘ violet sites’ di Rudnikai e di Antavillarí) individui catturati dagli Usa in Afghanistan; la Romania, che accolse prigionieri degli Usa nella base dello Esercito a Míchail Kogalniceanu vicino a Costanza e nelle prigioni dello Ufficio governativo Orniss a Bucarestt (‘ red sites’); la Polonia, che offrì le prigioni delle basi aeree di Szymany e di Stare Krejkute (‘ blu sites’); la Thailandia, che fornì il vecchio aeroporto di Don Muong vicino a Bangkok e una prigione nella provincia di Udon Tani (‘ green sítes’; l’ Irak che concesse agli USA di installare prigioni a Abu- Ghraib oltre che lo stesso Afghanistan ove furono installati le basi aeree di Bagram e di Kabul (‘ Salt Pít’) oltre a altri 4 luoghi di prigioni contrassegnati come ‘ cobalt’,’ grey’, ‘ orange’ e ‘ brown’ sites.
Altri Paesi (Ucraina, Kosovo, Macedonia, Bulgaria, Pakistan e Lahore) sono sospettati di fornire ‘ black sites’ agli Usa e ben 54 sono quelli che permettono l’utilizzo dei loro aeroporti per gli scali degli aerei USA che trasportano ‘ Ghost deteined’ nelle varie destinazioni. Si sospetta inoltre che anche a Sanava nello Yemen e a Abu Dhabi negli Emirati Arabi Uniti, individui sospettati di terrorismo vengano sottoposti a torture con la supervisione di personale americano.
In tutti questi luoghi i detenuti sono posti a condizioni di vita, inumane e sottoposti a torture crudeli per ottenerne informazioni o per punizione. Ma a questo proposito non si può tacere che punizioni durissime sono praticate
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https://ildubbio.news/ildubbio/2019/10/06/prigioni-segrete-la-sporca-guerra/
ECONOMIA
«La manovra sarà espansiva o recessiva?» La seconda che hai detto
L’esecutivo ha appena presentato la “nota di aggiornamento al DEF” (detta NADEF) che è molto utile per capire come sarà la manovra finanziaria prossima ventura.
La prima cosa da capire è: sarà espansiva o recessiva?
Se uno guarda solo al dato sul rapporto deficit/Pil, cristallizzato al 2,2 per cento non si capisce un granchè perchè siamo in linea con le precedenti manovre come percentuale.
Anche se in queste ore tutti i media stanno bombardando gli utenti con iva, sterilizzazione dell’iva, pagamenti digitali, ecc ecc, l’unico modo SANO per capire se la manovra sarà recessiva oppure no è quello di guardare a due voci: i tributi (T, in linguaggio macroeconomico) e G (la spesa pubblica) e le relative variazioni (Delta, sempre secondo il linguaggio dei macroeconomisti).
La prima domanda che ci dobbiamo porre, dunque, è se l’aggregato di spesa
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http://micidial.it/2019/10/la-manovra-sara-espansiva-o-recessiva-la-seconda-che-hai-detto/
I conti dello Stato sono già saltati da tempo.
Alla prima recessione l’Italia farà crack, causa tasse troppo alte che deprimono il PIL. Spieghiamo dunque cosa possa significare “fare crack”
Mi sono messo di buona lena e ho voluto comparare le Note di Aggiornamento economico e finanziario dei governi gialloverde e giallorosso, che vi presenterò in un prossimo intervento.
Vi lascio solo con solo un pezzo della conclusione ricavata da tale analisi:
entrambi i governi avevano deciso di abbassare le tasse,
mentre nei fatti hanno spudoratamente mentito.
Il problema è che questo era davvero l’ultimo treno: da qui in avanti in numeri si avviteranno su se stessi in quanto la mole di bugie dette non potrà più essere sostenuta nemmeno dal un bugiardo matricolato. Nel senso, i risparmi degli italiani dovranno essere giocoforza attaccati, inevitabilmente, visto che il giochino è letteralmente scappato di mano. Ossia, in un momento non precisato tra la metà del 2020 e la fine del 2023 l’Italia – senza azioni che rompano lo status quo attuale, ad esempio uscendo dall’euro, comunque in modo “disordinato” – l’Italia farà crack.
Ma cosa significa fare crack? Semplice, controlli di capitale, ossia impossibilità di prelevare i propri soldi dai conti correnti. Prelievi forzosi dei propri soldi dai conti correnti, per emergenze finanziarie. Limitare l’erogazione delle pensioni. Questo nei casi più eclatanti.
NADEF Giallorosso (poco diverso da quello gialloverde): la spesa legata all’anzianità aumenta esponenzialmente fino al 2040 ma i conti dell’INPS restano in ordine? Mah….
Inizialmente si passerà per il salvataggio del primo pilastro sistemico che inevitabilmente crollerà, l’INPS. Ovvero, per vostra info, i conti dell’INPS salteranno bellamente, visto che base meccanismo a ripartizione su cui è fondato l’Ente, tutto
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DUE OSSERVAZIONI ALLA PROPOSTA DI BONOMI
di Arturo Diaconale – 04 ottobre 2019
Abolire quota cento, il reddito di cittadinanza, gli ottanta euro di renziana memoria ed investire le somme risparmiate sulla riduzione drastica del cuneo fiscale. La ricetta per rilanciare l’economia del Paese proposta dal presidente dell’Assolombarda, Carlo Bonomi, non fa una grinza. È fondata sulla considerazione che per far ripartire lo sviluppo non c’è altra strada che cancellare l’assistenzialismo. E proprio per questo non può non essere condivisa e sostenuta da chi da sempre si batte contro lo Stato burocratico-assistenziale che ingoia risorse ed impedisce di produrne.
Per onestà intellettuale, però, alla proposta del presidente dell’Assolombarda vanno mosse due osservazioni di fondo. La prima è che chiedere al Governo formato dall’incontro tra due forze che hanno come unico punto di coesione l’assistenzialismo è totalmente illusorio. Può essere che la quota cento fortemente voluta dalla Lega nel primo Governo di Giuseppe Conte venga lasciata decadere dal secondo Governo dello stesso Conte. Ma è certo che le risorse derivanti dalla scomparsa della misura voluta da Matteo
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FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI
Gli scienziati smentiscono la bufala sull’uso dei contanti
Viviamo in un’epoca dominata dallo scientismo. Come cos’è lo scientismo? Dicasi SCIENTISMO un “movimento intellettuale, tendente ad attribuire alle scienze fisiche e sperimentali, e ai loro metodi, la capacità di soddisfare tutti i problemi e i bisogni dell’uomo”. I danni che questo movimento sta facendo al mondo sono imperdonabili; soprattutto in Italia, ove il movimento è portato avanti non da fisici, chimici e matematici (cioè da veri scienziati), ma da medici ed economisti, cioè da gente che si è formata su studi che non hanno a che fare con oggetti, ma con gli esseri umani. I veri motivi del dominio culturale dello scientismo si devono al fatto che questo atteggiamento favorisce la produzione di cose ed il consumo compulsivo (e non certo per i risultati ottenuti in termini di felicità individuale o collettiva). Lo scientismo – proprio come fu per i filosofi presocratici che privilegiavano lo studio dei fenomeni naturali – è però molto utile politicamente perché realizza un’aurea di credibilità attorno all’«espertone» di turno, che quindi grazie ad essa guadagna consenso, pubblica libri, ottiene cattedre accademiche e diventa alfine decisore politico (che, a dirla tutta, era il suo vero ed originale scopo).
Per fortuna, gli scientisti medici ed economisti vengono puntualmente smentiti da altri scientisti come loro. Ciò accade perché trattandosi di fatti umani, arrivano incessantemente nuovi dati, inediti punti di vista, ricerche interessate e pilotate o accademici di scuola avversa, che rovesciano completamente gli assunti inizialmente considerati come oro colato. Mettete due critici d’arte a discutere dentro una stanza sulla bellezza dei dipinti di Van Gogh, Monet e Rembrandt e li troverete molto più in accordo tra loro,
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http://micidial.it/2019/09/gli-scienziati-smentiscono-la-bufala-sulluso-dei-contanti/
GIUSTIZIA E NORME
Imputabilità, il monito dell’Onu: «Una follia abbassare l’età minima»
Il Comitato Onu sui diritti del fanciullo, nel testo approvato a settembre, spiega che oltre 50 nazioni hanno aumentato l’età minima dopo la ratifica della Convenzione
Damiano Aliprandi – 5 Ottobre 2019
Nel governo precedente, la Lega aveva lanciato una proposta di legge – firmata da tutti i deputati del Carroccio che erano della Commissione Giustizia alla Camera – nella quale si prevede, tra le altre misure, l’abbassamento del limite dell’imputabilità dei minori da 14 a 12 anni. Inoltre, la Lega suggeriva, nel testo, di escludere le premialità previste per i reati compiuti dai minori se c’è l’aggravante dell’associazione. «Un minore di 12 anni di oggi – aveva spiegato uno dei firmatari del progetto di legge – è diverso rispetto a quello di qualche anno fa. Bisogna aggiornare il codice e considerare la realtà». In realtà, anche nel programma originario dei 5stelle, precisamente nel capitolo dedicato alla giustizia, i grillini hanno proposto nero su bianco proprio l’abbassamento della soglia di punibilità a 12 anni, «visto l’aumento della capacità – si legge nel testo – e della maturità dei ragazzini che alle volte commettono consapevolmente reati molto gravi». Il pericolo, per ora, è scampato. Il tema è stato affrontato ora dal Comitato Onu sui diritti del fanciullo, l’organo che si occupa del monitoraggio dell’attuazione della Convenzione di New York del 20 novembre 1989, ratificata dall’Italia con legge 27 maggio 1991 numero 176. Recentemente ha presentato le Osservazioni generali sui diritti dei minori nel sistema giudiziario minorile. Il testo approvato a settembre sostituisce il numero 10 del 2007 e tiene conto degli sviluppi, anche giurisprudenziali, sul tema. Nello specifico, suscita allarme nel Comitato proprio l’abbassamento dell’età per la responsabilità penale. Nel testo approvato si legge che ai sensi dell’articolo 40, paragrafo 3, della Convenzione, gli Stati sono tenuti a stabilire l’età minima di responsabilità penale, ma l’articolo non specifica l’età. Spiega che oltre 50 nazioni hanno aumentato l’età minima dopo la ratifica della Convenzione e che l’età minima più comune di responsabilità penale a livello internazionale è 14 anni. Tuttavia, le relazioni presentate dagli Stati indicano che alcuni di essi mantengono un livello
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È la grande battaglia dei boss stragisti e della mafia silente
Antonella Mascali FQ 6 ottobre 2019
Sebastiano Ardita attualmente è consigliere del Csm, fino all’anno scorso era procuratore aggiunto di Catania. Pm antimafia e anti corruzione, è un conoscitore del mondo delle carceri: è stato direttore generale dell’Ufficio detenuti dell’amministrazione penitenziaria (Dap).
Quanto conta per Cosa Nostra, per la ‘Ndrangheta e per le altre mafie ottenere la fine dell’ergastolo ostativo?
Ne va della sopravvivenza del sistema mafioso tradizionale, che ha patito la crisi più grave in conseguenza della reazione dello Stato dopo le stragi del 1992-93. Ma sarebbe il successo più importante — non so quanto voluto in termini di risultato — della nuova mafia silente, impegnata a reinvestire nell’economia più che nelle azioni criminali visibili. Attenuatasi la paura di nuove stragi, l’effetto potrebbe essere quello del ritorno in libertà di alcuni boss irriducibili. È facile immaginare che tornerebbero a guidare compagini che avevano deciso di abbandonare i sistemi tradizionali, in qualche caso disinteressandosi di chi stava sepolto dagli ergastoli e dal carcere duro, il 41 bis. Non è facile prevedere cosa potrebbe accadere sul territorio.
Dall’osservatorio “privilegiato” del Dap cosa ha appreso rispetto al sentire dei capimafia ergastolani e al 41 bis?
Che questi temi sono seguiti con grande interesse da coloro che rappresentano l’unico vero vertice di Cosa nostra e che attualmente sono pressoché tutti detenuti. E mi sembra evidente che, dal loro punto di vista, trent’anni senza stragi cominciano a provocare i primi effetti sulla sensibilità della opinione pubblica. Quindi sperano o credono che ora ci sia spazio per ottenere
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Alessandro Bertirotti – 7 ottobre 2019
È tutta questione di… Unione.
Bene, ossia male, perché questa situazione è indecorosa, indegna e tipica di quella Unione Europea fasulla e criminale di cui tutti noi sappiamo. Ma, come sempre, le colpe sono di coloro che non accolgono, mentre è certamente meglio stipare le persone in questo modo, peggio di animali in cattività. Sì, perché in cattività si fornisce il cibo, si curano gli animali e si cerca di rendere la gabbia, se non d’oro, almeno vivibile. Qui, no, assolutamente.
Intanto, da noi, ci sono coloro che si fanno installare statue in onore di migranti, ed altri che continuano ad accogliere esseri umani disperati, per farli vivere ancora più disperatamente. Ora, a cosa serve tutto questo? Quali scopi vengono raggiunti in questo modo, da coloro che agevolano questi viaggi infernali, eliminando in effetti ogni barlume di dignità umana?
E l’Unione Europea finanzia questi centri di raccolta subumana, come ben racconta nel video Nicolò Govoni, che ha giustamente denunciato le autorità che gestiscono l’hotspot dove vengono messi in atto questi trattamenti. Dove vanno a finire i soldi per migliorare le condizioni di vita di questi esseri umani? È questo il tipo di integrazione che desideriamo tutti noi? Penso proprio di no, e penso inoltre che dovremmo fare in modo, anche solo parlando economicamente, di investire su queste persone, proprio perché in grado di lavorare in futuro, producendo i diversi PIL dei Paesi membri.
Mi sembra, in effetti, assodato che non si pensa neanche lontanamente di contrastare questo tipo di lacerante politica migratoria, magari aiutando seriamente le persone a migliorare le condizioni esistenziali nei loro paesi
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http://blog.ilgiornale.it/bertirotti/2019/10/07/crimini-e-migranti-europei/
Roma, sgominata banda di “pendolari” algerini. Non rimpatriabili
Se sorpresi in flagranza di reato dalle forze dell’ordine, spesso si spacciavano per cittadini di nazionalità libica, per evitare il rimpatrio
di Redazione – 6 Ottobre 2019
Sgominata a Roma una banda di 12 algerini che derubavano facoltosi passeggeri all’aeroporto Leonardo da Vinci, alla stazione Termini e negli hotel di lusso della capitale: la Polizia di Frontiera dello scalo di Fiumicino, che ne ha arrestati cinque e ha denunciati altri sette, li ha ribattezzati “i pendolari del crimine” perché molti di loro compivano regolarmente furti in Italia pur risiedendo stabilmente in Francia e Spagna.
Nel mirino finivano per lo più facoltosi passeggeri in partenza
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Pubblicato: 06 Ottobre 2019 di Saverio Lodato
Io non condivido la tua scelta di trafficare in eroina, cocaina, stupefacenti d’ogni tipo, armi, esseri umani; di appropriarti indebitamente del danaro pubblico che non è tuo; soffocare i diritti degli altri, sfregiando, in una parola, gli elementari principi della democrazia e della convivenza civile; appartenere a una o più organizzazioni segrete, si chiamino esse Mafia, Ndrangheta, Camorra, Sacra Corona Unita, Massoneria, per perseguire, costi quel che costi, lo scopo del tuo arricchimento illecito.
Io non condivido la tua scelta, se mai dovessi incontrare ostacolo ai tuoi progetti criminali da parte di volenterosi, e magari isolati, isolatissimi, rappresentanti dello Stato, di mettere mano alle armi per sbarazzarti degli ostacoli incontrati sul tuo cammino.
Va da sé, per tutto quanto detto sin qui, che non condivido la tua scelta di far brillare il tritolo, sventrare i palazzi e le autostrade, fare a pezzi i giudici simbolo, come facesti con Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, e decine e decine di uomini in divisa, carabinieri e poliziotti, e uomini politici controcorrente, e giornalisti e imprenditori e sacerdoti colpevoli di volerti sbarrare la strada. La penso diversamente da te. Ma chi sono io per giudicarti?
Non condivido neanche la tua scelta, ci mancherebbe altro, di inquinare i processi, ammazzare testimoni e collaboratori, corrompere funzionari dello Stato, falsificare le prove con la complicità di chi invece dovrebbe stare dall’altra parte. E il tutto nella speranza di farla franca, di ottenere il ribaltamento di sentenze che ti stanno strette, di tornare a vivere come uccel di bosco.
Né mi sognerei mai di criticarti per avere Trattato, a suon di bombe, con uomini politici, delle istituzioni, o ufficiali dei carabinieri. Cosa che hai fatto sempre e continui imperterrito a fare.
E saprei continuare, per farti capire come io non condivida nulla delle tue idee,
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http://www.antimafiaduemila.com/rubriche/saverio-lodato/76023-l-europa-voltaire-e-la-mafia.html
IMMIGRAZIONI
Sogni europei contro migrazione di massa
di Giulio Meotti – 6 ottobre 2019
Pezzo in lingua originale inglese: European Dreams vs. Mass Migration – Traduzioni di Angelita La Spada
Purtroppo, la mentalità europea rifiuta di affrontare la realtà, come se la sfida fosse troppo difficile da affrontare.
- “Si è tenuta la conferenza sul tema ‘Pensare l’Europa’ (…) Lì, mi ha infastidito sentire Tariq Ramadan parlare di Europa come di Dar al-Shahada ossia “casa della testimonianza di fede islamica”. Il pubblico presente era allarmato, ma non ha compreso il messaggio della percezione dell’Europa (…) come parte della casa dell’Islam. Se l’Europa non è più percepita come Dar a-Harb/casa della guerra, ma come parte della casa pacifica dell’Islam, allora non è un segno di moderazione, come qualcuno erroneamente pensa: è la mentalità di un’islamizzazione dell’Europa.” – Bassam Tibi, professore emerito di Relazioni internazionali, presso l’Università di Göttingen.
- È una falsa idea marxista tra i giovani qui in Europa che se hai successo e sei tranquillo non può che essere a scapito dell’umanità: “Se io vinco, qualcun altro deve perdere”. Non sembra esserci alcun concetto della “vittoria per tutti”. – “Se io vinco, anche voi potete vincere: tutti possono vincere!” che è alla base dell’economia libera e ha permesso a gran parte del mondo di uscire dalla povertà in modo così spettacolare.
Il prezzo del relativismo culturale è diventato penosamente visibile in Europa. La disintegrazione degli Stati-nazione è ora una possibilità reale. Il multiculturalismo – costruito su un background di declino demografico, di massiccia scristianizzazione e di auto-ripudio culturale – non è altro che una fase di transizione che rischia di portare alla frammentazione dell’Occidente.
L’Europa si presenta come l’avanguardia dell’unificazione dell’umanità. Di conseguenza, le radici culturali dell’Europa sono state messe a rischio. Secondo Pierre Manent, un illustre politologo francese e docente presso la l’École des hautes études en sciences sociales di Parigi:
“L’orgoglio europeo o l’autocoscienza europea dipendono dal rifiuto della storia europea e della civiltà europea! Non vogliamo avere nulla a che fare con le radici cristiane e vogliamo assolutamente essere perfettamente accoglienti con l’Islam”.
Manent ha consegnato queste parole al mensile francese Causeur. Ha citato come esempio la Turchia:
“Era molto chiaro che non solo il carattere massicciamente islamico (anche prima di Erdogan) non era un ostacolo ma una sorta di motivo, una ragione per far entrare la Turchia. Alla fine sarebbe stata la prova definitiva che l’Europa si era liberata dalla dipendenza cristiana”
La frontiera meridionale dell’Europa è ora la linea del fronte per questa migrazione di massa; l’Italia rischia di diventare un campo profughi. Negli ultimi mesi, l’Italia ha dovuto affrontare una serie di imbarcazioni provenienti dall’Africa, che hanno messo alla prova la sua politica: innanzitutto la Sea Watch 3, poi la Open Arms e l’Ocean Viking. Fino a poco prima delle elezioni italiane del marzo 2018, i migranti attraversavano il Mediterraneo al ritmo di 200 mila all’anno.
Poiché i ministri europei della sicurezza non hanno raggiunto un accordo sulla crisi migratoria del Mediterraneo, il ministro italiano dell’Interno Matteo Salvini, disposto a rimanere praticamente da solo, ha deciso di chiudere i porti italiani. Sebbene la magistratura italiana abbia tentato di accusarlo di “sequestro” di migranti, la politica di Salvini ha funzionato e gli sbarchi sono crollati. Nei primi due mesi del 2019, 262 migranti hanno raggiunto l’Italia via mare, a fronte dei 5.200 arrivati nello stesso periodo dello scorso anno e rispetto agli oltre 13 mila sbarcati nello stesso periodo del 2017.
Il governo italiano è crollato il 20 agosto; esiste ora la grande possibilità che una nuova coalizione di sinistra pro-immigrazione prenda il suo posto. Una nave che tenta di portare in Italia 356 migranti provenienti dall’Africa, più di quelli sbarcati nei primi due mesi dell’anno, è stata bloccata in mare dopo che aveva recuperato i migranti tra il 9 e il 12 agosto, in attesa del
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https://it.gatestoneinstitute.org/14967/sogni-europei-migrazione
Seehofer lancia l’allarme sugli arrivi dei migranti
Federico Giuliani – 6 OTTOBRE 2019
L’allarme sull’immigrazione è di quelli pesanti e arriva da chi meno te lo aspetti. Il ministro dell’interno tedesco, Horst Seehofer, si è reso conto che gli sbarchi dei migranti nei Paesi che si affacciano sul Mar Mediterraneo hanno raggiunto livelli ormai insostenibili. In un rarissimo mea culpa, Seehofer ha dichiarato in un’intervista al quotidiano Bild che la Germania deve aiutare i governi che più risentono dei flussi migratori, anche perché il rischio che l’attuale situazione possa essere addirittura peggiore di quella del 2015 esiste ed è concreto. “Dobbiamo aiutare di più i nostri partner europei a controllare le frontiere esterne dell’Unione europea – ha detto Seehofer – Li abbiamo lasciati soli per troppo tempo. Se non faremo qualcosa, assisteremo a una nuova ondata di rifugiati come nel 2015, forse anche peggio di quattro anni fa”.
Infografica di Alberto Bellotto
Fa piacere che il ministro tedesco si sia accorto di due cose: che fin qui la Germania non ha mosso un mignolo per venire in soccorso dei Paesi di frontiera, come ad esempio l’Italia, e che la prospettiva di un’invasione non sia una paura ricorrente solo nella testa di qualche folle sovranista. Il problema è che Seehofer non dice come uscire dall’impasse, e si limita a concludere con una classica
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LA LINGUA SALVATA
giu-sti-zià-re
Punire eseguendo una condanna a morte
dal francese medievale justicier, derivato del latino iustitia ‘giustizia’, da iustum ‘secondo il diritto’, ius.
Questo verbo suscita in tante persone un certo disagio, se non un moto di scandalo. Come può parlarci di giustizia se racconta un uccidere qualcuno, e non solo col crisma aborrito di una pena di morte determinata da uno Stato, ma perfino arbitrariamente, senza processo? È proprio di questo che stiamo parlando: la confessione scagiona la persona giustiziata vent’anni fa, l’organizzazione criminale ha giustiziato un capo rivale, i terroristi diramano video in cui giustiziano prigionieri. Sembra un uso di un’assurdità inaccettabile.
Ebbene, nonostante dentro a questo verbo suoni il termine ‘giustizia’, non si deve avere fretta di riconoscerlo come fulcro dei suoi significati. La giustizia c’entra in maniera mediata: il fulcro del giustiziare è la figura del giustiziere — ma anche qui, freniamo i cavalli. Storicamente il giustiziere non è proprio quell’eroe sopra le righe che (col favore delle tenebre) raccoglie ciò che sfugge alle maglie larghe della giustizia costituita, non è colui che completa di propria iniziativa una giustizia incompiuta. Il giustiziere è il boia.
Diciamola tutta: il justicier del francese antico fu dapprima ripreso in italiano (a metà del Duecento) sia come giudice sia come esecutore delle sentenze. E il giustiziare ha anche avuto i significati puliti di giudicare, di sottoporre a processo. Ma è il giustiziere-boia, è il giustiziare del boia a sopravvivere nel nostro giustiziare. Qui rileva la sua azione, che per quanto collocata all’interno di un sistema penale non è mai stata molto stimata né volentieri misurata col metro della giustizia (significati desueti di ‘giustiziare’ sono
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PANORAMA INTERNAZIONALE
di Maurizio Guaitoli – 2 ottobre 2019
Chi di “Impeachment” ferisce… Conoscete il gioco degli “agenti doppi”? Quelli cioè che fanno finta di fare la spia per conto del nemico infiltrandosi poi in quest’ultimo, per assestargli la stoccata finale? Bene. Questa storia tutta americana, in un anno di campagna elettorale che si concluderà a novembre 2020, ha uno strano alone di doppio gioco. Ovvero: potrebbe essere un agente doppio di Donald Trump la “gola profonda” del Deep State che ha reso pubblica la telefonata super riservata di “The Donald” al presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj, affinché la Procura generale di Kiev portasse avanti le accuse precedentemente mosse a Hunter Biden, figlio del suo sfidante alla Casa Bianca, il democratico Joe Biden, e successivamente lasciate cadere a seguito del presunto intervento del padre Joe, allora vicepresidente degli Stati Uniti, che aveva minacciato di sospendere gli aiuti americani all’Ucraina. Le ombre su Hunter non aiutano di certo la sua famiglia impegnata a raccogliere milioni di dollari dai sottoscrittori per sostenere la campagna elettorale di Joe. Stavolta vale il motto contrario: le colpe dei figli non ricadano sui loro padri, sempre che questi ultimi non li abbiano aiutati a commetterle o a evitare la giusta punizione. I precedenti hanno il loro peso in questa faccenda. Hunter infatti è stato accusato dall’ex moglie di abuso di droghe ed è finito nei tabloid scandalistici americani per la sua relazione con la vedova di suo fratello Beau, grave delitto per gli ambienti puritani americani.
Per di più, Hunter, durante l’Amministrazione Obama, di cui il padre era il vicepresidente, divenne membro nel 2014 del consiglio di amministrazione della compagnia di gas ucraina, Burisma Holding, per il modesto salario di 50mila dollari al mese, incarico al quale ha rinunciato all’inizio del 2019. Poiché Burisma aveva solidi legami con l’allora presidente ucraino Yanukovych, insorsero all’epoca dubbi sul possibile conflitto di interessi, risolti disinvoltamente dalla Casa Bianca che aveva archiviato politicamente il caso asserendo che Hunter Biden agiva come privato cittadino e, quindi, nulla quaestio. Ma i guai del giovane Biden non terminano con le sue dimissioni tardive. Trump e il suo avvocato Rudolph Giuliani accusano il padre Joe di aver minacciato di congelare aiuti per miliardi di dollari all’Ucraina, se
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Papa Ratzinger? Costretto a dimettersi perché era contro immigrazione e Islam
Benedetto XVI aveva lanciato ammonimenti contro lo ius soli e l’ingresso della Turchia in Europa, invitando a recuperare le radici cristiane dell’Occidente
di Redazione – 23 Novembre 2017
Francesco e Benedetto: da una parte un Papa sudamericano che vuole l’Europa senza sovranità e tutte le frontiere aperte, che si guarda bene dal parlare delle radici cristiane del Vecchio continente. Dall’altra un Papa tedesco, che invece ammoniva sul rischio islamico, sui danni del relativismo e dell’illuminismo e che molto probabilmente proprio per questo è stato costretto a dimettersi. A Ratisbona (Regensburg in tedesco), cittadina di 142mila abitanti del libero stato di Baviera, Benedetto XVI fu negli anni Settanta professore di dogmatica e vice rettore dell’università.
È negli anni di Ratisbona, in quell’atmosfera frizzante e cosmopolita di molte città tedesche che, ci racconta Joseph Ratzinger nella sua biografia La mia Vita: “Nacque l’idea di una rivista internazionale che doveva operare e partire dalla communio nei sacramenti e nella fede e si proponeva di introdurre in essa. All’inizio sembrava che il progetto dovesse essere realizzato in Germania e in Francia. Nel frattempo Balthasar aveva conosciuto a Milano il fondatore del movimento Comunione e Liberazione, Luigi Giussani, e i suoi promettenti giovani. Così la rivista fu pubblicata prima in Germania e in Italia, con una fisionomia diversa in ciascuno dei due paesi. Era infatti nostra convinzione che questo strumento non potesse e non dovesse essere esclusivamente teologico, ma, di fronte a una crisi della teologia che nasceva da una crisi della cultura, anzi da una vera rivoluzione culturale, dovesse abbracciare anche l’ambito più generale della cultura ed essere edito in collaborazione con laici di grande competenza culturale. Dato che i singoli paesi presentano situazioni culturali
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POLITICA
Magaldi: Di Maio neopiduista, taglia le Camere come Gelli
Scritto il 02/10/19
Con il taglio delle poltrone voluto da Di Maio (600 seggi in tutto, 400 alla Camera e 200 al Senato) il Belpaese diverrebbe il fanalino di coda, in Europa: quello con meno parlamentari in assoluto rispetto alla popolazione. Un’idea originale? Niente affatto: «Era scritta nero su bianco nel famigerato Piano di Rinascita Democratica redatto dalla Loggia P2 di Licio Gelli. Ed è strano che a caldeggiarlo, oggi, sia proprio il Movimento 5 Stelle, nato con l’intento dichiarato di ridare la parola ai cittadini». Lo afferma Gioele Magaldi, che nel libro “Massoni” (Chiarelettere, 2014) ha svelato la regia occulta di 36 superlogge nel retrobottega del potere mondiale. Spiega Magaldi: «L’iniziativa di Gelli era solo il riflesso casareccio dell’input partito dalla Ur-Lodge reazionaria “Three Eyes”, che affidò alla Commissione Trilaterale il compito di dare un segnale globale con il saggio “La crisi della democrazia”, uscito nel 1975 a firma di Samuel Huntington, Joji Watanuki e Michel Crozier». La tesi: di troppa democrazia si muore. «Curare l’eccesso di democrazia con dosi ancora maggiori di democrazia sarebbe come tentare di spegnere un incendio gettando benzina sul fuoco». Ergo: si facciano dimagrire i Parlamenti, per togliere punti di riferimento ai cittadini. «In questo, Di Maio si comporta come un neo-piduista», accusa Magaldi. Un sospetto: siamo di fronte a un caso palese di gatekeeping (sorveglianza), dietro a tanto populismo inutilmente gridato?
I numeri non depongono certo a favore di una riforma che, secondo i calcoli, comporterebbe per lo Stato un risparmio irrisorio: solo lo 0,007% della spesa pubblica. Già oggi, l’Italia è penultima in Europa per rappresentanza democratica: ha un solo parlamentare ogni centomila abitanti. Ben 23 paesi hanno più parlamentari, in relazione al numero dei cittadini. Con il piano del “neo-piduista” grillino, il Palazzo si allontanerebbe ancora di più. «Ho sempre difeso i 5 Stelle dall’accusa di gatekeeping», premette Magaldi: «Non ho mai creduto che il movimento fondato da Grillo e Casaleggio sia nato solo per depistare il dissenso, convogliando la protesta verso esiti innocui per il potere». Certo però che il risultato è lo stesso: i grillini hanno praticamente rinunciato a tutte le promesse di trasparenza sbandierate in campagna elettorale. Sono persino stati determinanti a Strasburgo nel far eleggere alla Commissione Europea la tedesca Ursula von der Leyen, emblema vivente del massimo rigore Ue. E ora, con l’ultra-demagogico taglio dei parlamentari (spacciato per riforma anti-casta) secondo Magaldi si apprestano a indebolire ulteriormente la democrazia italiana, già pesantemente condizionata dai diktat dell’eurocrazia che adesso vezzeggia Giuseppe Conte, docilissimo con Macron e la Merkel.
È irriconoscibile, oggi, il Di Maio che agita il taglio dei parlamentari per tentare di far dimenticare agli
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https://www.libreidee.org/2019/10/magaldi-di-maio-neopiduista-taglia-le-camere-come-gelli/
Quando era la sinistra ad essere sovranista
Siamo abituati a pensare che al giorno d’oggi ci siano due diverse idee d’Europa opposte, chiare e definite, che non possono essere confuse. Da una parte ci sono “gli amici dell’Europa” che amano la globalizzazione, non possono fare a meno di vivere in un panorama internazionale e viaggiare; dall’altra c’è l’Europa sovranista, oscura, medievale, fatta di persone che già se superano i confini del loro paesino per comprare il latte si sentono perdute. La prima Europa è il futuro e rappresenta i giovani, i migranti e le donne, la seconda è il passato e piace solo a vecchi, rustici e tutto sommato “tipi da Papete” (o da Arcore, per ricordare un tempo quando il cattivo non era Salvini). Il concetto a fare da discrimine qui è quello di “sovranismo”, una parola che è diventata quasi un sinonimo di populismo ma che vale meno, perchè non ha quel sottinteso di arguzia e acume politico di cui i populisti si ammantano.
Ma cos’è questo famigerato “sovranismo” e cosa significa in termini politici? Con questa parola, molto semplicemente, si indica la difesa della nazione come unità fondamentale di ogni processo attuale o futuro di integrazione europea. Lo Stato nazionale, secondo i sovranisti, è quindi la chiave imprescindibile da cui partire per ogni tipo di iniziativa internazionale congiunta, alleanza o cooperazione. Quest’idea è da tempo attribuita alla destra europea più “impresentabile”, unendo leader come Kurz e Orbàn a Salvini e Giorgia Meloni. Il concetto di “Europa delle nazioni”, in effetti, fu coniato in Francia da un controverso ispiratore di diversi movimenti conservatori continentali, ossia il generale Charles De Gaulle, oggi ritenuto nel bene e nel male un esempio per chi in Europa si pone a destra dello spettro politico. Questa somiglianza tra le istanze dei sovranisti e quelle golliste ha portato a pensare che il “sovranismo” fosse un fenomeno sempre e solo cucinato in salsa nazionalista, demarcando la differenza tra “buoni” e i “cattivi” europei. Le cose tuttavia non stanno così e in realtà ciò che nessuno ricorda è che nel corso degli anni ’90 il “sovranismo” europeo cambiò pelle, trovando rifugio in corso d’opera proprio a sinistra. Può sembrare sorprendente in effetti, ma a ben vedere slogan come “Europa dei popoli” o “Europa degli Stati sovrani” non sono arrivati a Salvini e Meloni senza intermediari,
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https://loccidentale.it/quando-era-la-sinistra-ad-essere-sovranista/
ATTALI: “SOVRANISMO EGUALE ANTISEMITISMO”
Maurizio Blondet 5 Ottobre 2019
Non ce l’ha fatta a trattenersi Jacques Attali, il banchiere-pensatore e creatore di Macron.
Alla fine, è sbottato: “Il sovranismo non è che il nuovo nome dell’antisemitismo.
Gli ebrei e i musulmani, minacciati entrambi da esso, devono unirsi contro il fantasma del Grand Remplacement”.
Insomma, l’ha detto. Ha posto l’equazione che s’indovina tanti suoi correligionari padroni del discorso pubblico, super-europeisti, trattengono a fatica nel gargarozzo.
Il sovranismo in Europa – ha istruito i suoi lettori Attali – non è un rifiuto della disciplina comunitaria. No, “in realtà per lo più quelli che ne fanno l’apologia intendono nei fatti a mezza bocca un rifiuto dei migranti, e più vastamente, rifiuto dei musulmani.
La Francia “non deve dimenticare che quel che si cela oggi dietro il ‘sovranismo’ è di fatto la stessa xenofobia, la stessa chiusura, la stessa mancanza di fiducia in sé delle ideologia anti-italiane, anti-polacche, anti-armene e antisemite dei secoli passati”.
“Questi discorsi ostili ai musulmani in Francia sono mortiferi”, prosegue Attali – il che è un esempio di chutzpah sinistra, nel giorno in cui la sede centrale della polizia a Parigi assiste all’omicidio di quattro poliziotti accoltellati da un collega di recente conversione salafita. Ma ancor più paradossale apprendere chi Attali ha di mira:
“in particolare, quando questi discorsi vengono da ebrei, che non devono dimenticare che l’antisemitismo colpisce gli uni e gli altri. Bisogna denunciare ad ogni costo i discorsi deliranti di Eric Zemmour, di William Goldnadel, o anche in troppe delle sue dichiarazioni, di Alain Finkelkraut””.
Si capisce che ciò che gli ha fatto perdere le staffe è la partecipazione di Eric Zemmour (j), il 28 settembre, alla Convenzione della Destra voluta e organizzata la Marion Maréchal Le Pen, che ne è stata anche la stella.
Zemmour è un intellettuale di grido in tv, che cavalca un anti-islamismo da israeliano, come tanti ebrei di destra. E’ anche un provocatore – un po’ alla Gad Lerner per intenderci – che ama enunciare tesi oltraggiosamente tirate per i capelli: per esempio sostiene che la società oggi è schiacciata “tra l’universalismo mercantile e l’universalismo islamico, due totalitarismi” che, dice, rappresentano “un nuovo patto Ribbentrop-Molotov”. Bum.
Ma la sua semplice comparsa sul podio accanto alla bionda stella sovranista Le Pen, conta molto più delle quattro grossolanità che ha detto. E’ la rottura di un divieto implicito, anzi che fu esplicito tanti anni fa, quando Chirac (gollista) e Mitterrand (Socialista) furono convocati dal Grand Orient e giurare: mai un governo con Jean-Marie Le Pen. La conventio ad
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https://www.maurizioblondet.it/attali-sovranismo-eguale-antisemitismo/
STORIA
Il Manifesto di Ventotene. E magari leggerlo tutto?
Il Manifesto di Ventotene è considerato il primo progetto per l’unificazione del continente europeo in un unico stato federale. Non voglio fare del revisionismo storico da quattro soldi e dunque non cercherò certo di spulciare qua e là delle affermazioni tese a negare il contrario, ma il Manifesto è diviso in tre grandi capitoli, e dell’unione dell’Europa ne parla solo il secondo. Tutti i fautori dell’Unione leggono e commentano il secondo, di fatto. Già, ma il primo e l’ultimo, di cosa parlano?
Per appagare simili curiosità non basta scaricare la versione originale in pdf e far finta di conoscerne il contenuto. Occorre anche leggerla ed immergersi nel contesto dell’epoca, il 1941, cioè in piena Seconda Guerra Mondiale, con Parigi occupata dai nazisti e Londra sotto le bombe della Luftwaffe.
Per oltre un terzo del Manifesto la parola ‘Europa’ non è nemmeno mai citata. Tutti le preoccupazioni e le analisi degli autori Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi vanno alla guerra in corso, a comprendere come si è arrivati all’immane disastro. Si tratta di un’analisi dell’imperialismo e del totalitarismo visti come cause della guerra. Nel cappello introduttivo, addirittura, gli autori riconoscono il ruolo storico positivo degli stati nazione ed attribuiscono l’imperialismo ed il totalitarismo all’uso strumentale che le classi sociali privilegiate e parassitarie seppero fare del patriottismo. In altri termini, per gli estensori del documento, il concetto di patria è stato sapientemente usato per incidere emotivamente sulla volontà dei popoli e renderli più predisposti alla guerra, che in realtà fu fatta per perseguire gli interessi mercantilistici e bruocratici delle èlites.
Ma il capitolo più sorprendente è il terzo, che è anche quello conclusivo. Già il titolo è emblematico:
“Compiti del dopo guerra. La riforma della società”
In quelle pagine finali, il Manifesto di Ventotene proponeva l’esatto opposto
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http://micidial.it/2019/08/il-manifesto-di-ventotene-e-magari-leggerlo-tutto/
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