NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI 10 OTTOBRE 2019
A cura di Manlio Lo Presti
Esergo
Le religioni muoiono quando risultano vere.
La scienza è la cronaca delle religioni defunte.
OSCAR WILDE, La decadenza della menzogna e altri saggi, Rizzoli, 2000, pag. 341
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Precisazioni
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EVENTO CULTURALE
SOMMARIO
Il ruolo USA nel quadrante turco-siriano
Giustizia riparativa
Zichichi: falso allarme, non siamo noi ad alterare il clima. 1
TAGLIO PARLAMENTARI, CODACONS: “RISPARMIO DI € 1,35 A CITTADINO” 1
Buondì Motta, il nuovo spot ironizza sulla musica neomelodica e scoppia la polemica: “Offende Napoli”
Google compra il volto dei passanti per cinque dollari 1
Petizione: la Gruber è faziosa, va cacciata da Otto e mezzo
«Conte, parlaci di Bibbiano»: la protesta delle madri a Palazzo Chigi (video) 1
Se non lasceremo ai nostri figli la stessa libertà che abbiamo ricevuto dai nostri padri saremo degli indegni.
Giovanardi non si scusa con Ilaria Cucchi: «Suo fratello non è un eroe». 1
Consumismo relazionale, non amiamo più le persone: le usiamo. 1
PSICHIATRA TEDESCO: “MIGRANTI BOMBA AD OROLOGERIA, FOLLEMENTE AGGRESSIVI E NON INTEGRABILI”. 1
Dj Fabo e l’inservibilità del Dono. 1
UAAR – Si fa presto a dire pollo 1
In 10 anni persi 250mila giovani italiani. Valgono 16 miliardi di Pil
ERDOGAN SI È INCAMMINATO VERSO LA TRAPPOLA SIRIANA.. 1
Il piano Erdoğan per il nord della Siria. 1
I GRUPPI CURDI SIRIANI RICORRONO A DAMASCO DOPO IL TRADIMENTO DEGLI STATI UNITI 1
PERCHÉ TRUMP CONCEDE A ERDOGAN UN REGALO IN SIRIA?. 1
Demofobia. Il demos come minaccia del kratos. 1
Casaleggio massone, ma guai a dirlo all’Italietta gialloverde. 1
PAMELA MORTA PER NULLA, PROCURA CHIEDE ARCHIVIAZIONE PER I ‘PROFUGHI’ NIGERIANI 1
“Scafisti sui gommoni per necessità”. Assolti e scarcerati 14 imputati 1
Migranti, la solidarietà Ue non arriva. Il pre-accordo di Malta non diventa accordo 1
IMMIGRATI RIMANGONO IN ITALIA: NESSUN PAESE UE LI VUOLE 1
Ciò che solo gli umani hanno. Intervista a Noam Chomsky. 1
Sapelli: patto segreto Vaticano-Cina, e Conte si è allineato. 1
“STORIA ALTERNATIVA DELL’IRAN ISLAMICO”. PRESENTAZIONE OPERA DI P. BORGOGNONE 1
Casaleggio sul Corriere. Parte 3 di 7: le organizzazioni
Inversione dei poli: il Sole potrebbe “bombardare” la Terra. 1
Le macchine non saranno mai più intelligenti dell’uomo. Vi spiego perché
EDITORIALE
Il ruolo USA nel quadrante turco-siriano
Manlio Lo Presti – 9 ottobre 2019
L’annuncio di un consistente ritiro di truppe USA dal quadrante turco-armeno-siriano è oggetto di accurate analisi, ma il ritiro non è totale. Gli usa non abbandonano con facilità una zona ricchissima di petrolio e contigua all’Iran.
Adesso il colosso turco può liberamente bombardare i curdi, gli USA vorrebbero creare uno staterello curdo satellite a spese del territorio siriano. Monito americano: i turchi però non devono esagerare con i massacri, pena una violentissima reazione demolitrice dell’economia turca.
Primo effetto di queste operazioni: la creazione di milioni di sfollati che andrebbero verso l’Iran fuggendo dalla Siria e dal territorio curdo. Milioni di profughi da GUERRA VERA che comincerebbero a dilagare verso i confini dell’Iraq, ma soprattutto verso i confini iraniani, mentre un’altra parte andrebbe a piedi verso i Balcani. Respinti dalle armatissime divisioni corazzate ai confini di Germania, Austria e Svizzera, si riverseranno nel territorio albanese e quindi addosso alle coste Italia.
E IL GIOCO È FATTO, con la felicità del generone mafioso (8 organizzazioni militanti), dell’asse infernale buonista immigrazionista neomaccartista quadrisex antifa ed infine e non da ultimo, il vaticano.
GLI AFFARI SONO AFFARI!
Il petrolio non è pertanto la motivazione unica ma agisce da copertura ad un più ampio riassetto del quadro geopolitico della regione. Con la scusa del petrolio gli USA hanno delegato la Turchia a provocare scossoni per investire l’Iran con una colossale marea umana affamata, disperata, impaurita.
Va bene inoltre ad Israele l’allontanamento focus del conflitto verso i confini iraniani ed iracheni della Siria.
Altro che abbandono! Tutto calcolato dunque.
Rimane da capire cosa vuole fare il convitato di pietra. Parlo della Russia che continua a tacere da classico orso siberiano.
La CSI vuole mantenere l’integrità territoriale della Siria alla quale continua a fornire leale e notevole appoggio logistico e militare. Inoltre, non è gradito al Cremlino un accrescimento della potenza turca che giustificherebbe infine una maggiore presenza degli USA nella regione che avrebbe così buon gioco nel controllo degli stati ex russi per aumentare la pressione e l’accerchiamento dell’orso russo.
https://www.google.com/maps/@25.9058761,25.7970691,4z
Gli USA continuano rischiosamente a fare affidamento sulla inerzia della Russia: forse grazie ad accordi sottobanco con una parte del gruppo di oligarchi che tengono in piedi Putin?
P.Q.M.
I primi e più vistosi effetti dello scontro di colossi regionali saranno quelli di provocare l’esodo di immense masse umane verso l’Europa per destabilizzarla ed indebolirla.
Un piano che il Vaticano persegue OSSESSIVAMENTE con la immigrazione forzata di maree di nordafricani verso le coste italiane che – in caso di sbarchi – non sono controllate dai satelliti NATO-NSA che però sono in grado di sostenere i controlli della Agenzia delle Entrate e perfino in grado di leggere i quadranti dei nostri orologi da polso!
Ecco perché si vocifera da tempo di un’asse Vaticano-Turco PER FAVORIRE ALLA MASSIMA POTENZA LA DESTABILIZZAZIONE DEL VECCHIO CONTINENTE CON ONDATE DI MIGRANTI.
Il Piano Kivunim continua (*)
Purtroppo, ne riparleremo molto presto.
Per ora, pensiamo a ridurre i parlamentari
mentre l’intera Italia è in fiamme …
Nota
https://www.maurizioblondet.it/per-la-russia-pronto-un-piano-kivunim/
Giustizia riparativa
Manlio Lo Presti – 19 giugno 2016
In occasione delle polemiche sulle mancate scuse del politico Carlo Giovanardi alla famiglia del “giovane romano e/o geometra” –come fu inizialmente definito in un impeto di non richiesto servilismo autocensurante dalla stampa italiana neomaccartista-buonista – ripropongo la lettura di una parte della mia recensione del libro collettivo “Un germoglio tra le sbarre”, Pioda Imaging Editore, 2016” sul trascuratissimo tema del rispetto e della cura dei congiunti delle vittime:
“Il dibattito ha evidenziato con quanta fatica e lentezza sia stia facendo largo una visione più articolata della questione carceraria. Rispetto ad una tradizione, diremmo mondiale, della focalizzazione del dibattito sulla prevenzione, la punizione, la deprivazione e l’isolamento del detenuto, oggi si fa strada il concetto di “giustizia riparativa”.
Emerge la necessità di trattare la questione delle persone vittime degli atti criminosi e del loro risarcimento non solo in termini economici, ma soprattutto sul piano del recupero psicologico, sociale ed esistenziale.
La giustizia riparativa ha assunto adeguata importanza da quando l’Unione Europea ha emesso la Direttiva 2012/29/UE.
Si tratterà di riequilibrare il dibattito e le sue eventuali soluzioni valorizzando i danneggiati riconoscendo loro un perso uguale a quello dei detenuti.
Per entrambi i gruppi è importante dedicare adeguate e programmate strategie di recupero e di riabilitazione.
Il successo di un nuovo processo di riequilibrio sarà possibile se sarà valorizzato il requisito dell’ascolto dell’altro non più considerato un evento statistico da trattare sbrigativamente mediante procedure burocratiche.”
Persiste la immensa indifferenza nei confronti di coloro che restano senza la vittima, di coloro che sono feriti a vita dalla violenza del colpevole!
Continua ad essere alla ribalta l’assassino-criminale per il quale sono focalizzate tutte le attenzioni mediatiche e di politica carceraria spesso manchevole, ma che viene utilizzata per fini elettorali e di consenso sociale, come le “visite di politici” nelle carceri ma mai uno di loro che sia andato a parlare con i parenti colpiti dal crimine!
Andare in carcere per vedere se gli assassini-criminali sono trattati bene fa spettacolo, fa sentire migliore il politico di turno.
Ma NESSUNO di questi politici miserabili individui – ripeto NESSUNO – ha mai avuto il coraggio di affrontare i parenti delle vittime perché:
1) è penoso e quindi presuppone doti di saldezza morale e di onorabilità che NESSUNO DEI POLITICI ATTUALI POSSIEDE, salvo qualche eccezione (ma in questo caso, sono tutti stati zittiti o eliminati dal cerchio magico mediatico/politico)
2) bisogna ascoltare la sofferenza di chi resta,
3) offre una visibilità inferiore a quella che si ottiene con le visite-spettacolo in carcere.
P.Q.M.
1) molto lunga è la strada per discutere ed affrontare sistematicamente la questione della GIUSTIZIA RIPARATIVA a sostegno dei congiunti delle vittime;
2) si tratta di intraprendere un cammino lungo e faticoso e i politici hanno sempre fretta e intraprendono azioni che incrementano esclusivamente la loro visibilità, per cui delle vittime a loro non frega UNA BEATA M…..A
Ne riparleremo …
IN EVIDENZA
Zichichi: falso allarme, non siamo noi ad alterare il clima
Scritto il 03/10/19
Per circa 200 studiosi italiani, tra cui Antonino Zichichi, l’attuale riscaldamento globale non è causato dalle emissioni umane di CO2. E il clima sul nostro pianeta è cambiato più volte nel passato per ragioni naturali. Non la pensano così gli esperti reclutati dall’Onu nel gruppo intergovernativo Ipcc: nei prossimi anni, sostengono, si accentuerà l’innalzamento dei livelli del mare, che provocherà catastrofi sulle coste con milioni di persone sfollate. Secondo l’Ipcc, gli eventi climatici estremi colpiranno almeno una volta l’anno entro il 2050. Gli oceani vedranno un aumento senza precedenti delle temperature e della acidificazione, un calo dell’ossigeno, ondate di calore sempre più forti e frequenti, piogge e cicloni devastanti e una costante diminuzione degli animali marini e dei coralli, che peraltro già sta avvenendo. Geologi, fisici e geofisici italiani hanno invece esposto le loro convinzioni – del tutto opposte – in una petizione sul riscaldamento globale antropico. L’appello è stato indirizzato ai presidenti della Repubblica, del Consiglio, della Camera e del Senato. Tra i primi firmatari, Zichichi e Renato Ricci, già presidente della Società Europea di Fisica. La petizione ha raccolto la firma di oltre 500 accademici in tutto il mondo e si è evoluta in una “European Declaration: There is no Climate Emergency”.
A partire dal primo firmatario, il geofisico olandese Guus Berkhout, i 500 scienziati negano che sia in corso un’emergenza climatica. Il loro dossier – in controtendenza, rispetto all’allarme ecologista che fa capo al movimento che appoggia Greta Thunberg – verrà presentato a Oslo il 18 ottobre e, in contemporanea, in Italia al Senato. «I modelli matematici sui quali è fondata la congettura del riscaldamento globale antropico – sostengono i firmatari – si sono rivelati errati alla prova sperimentale: il riscaldamento del pianeta negli ultimi 20 anni è stato fino a cinque o sei volte inferiore a quanto previsto dai modelli». Quindi, concludono, la “congettura” del riscaldamento globale è falsa. Infine, posto che oltre l’85% del fabbisogno energetico è soddisfatto dai combustibili fossili come il petrolio e il carbone, concludono che la loro riduzione può essere
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https://www.libreidee.org/2019/10/zichichi-falso-allarme-non-siamo-noi-ad-alterare-il-clima/
TAGLIO PARLAMENTARI, CODACONS: “RISPARMIO DI € 1,35 A CITTADINO”
Il taglio dei parlamentari produrrebbe un risparmio annuo pari ad appena 3,12 euro a famiglia, ossia 1,35 euro a cittadino.
Lo stima il Codacons, nel giorno in cui si vota alla Camera la riforma costituzionale per la riduzione del numero di Deputati e Senatori. L’associazione dei consumatori ha infatti elaborato i numeri sulle ripercussioni del provvedimento per le tasche degli italiani, ed evidenzia come la riforma avrebbe effetti praticamente irrilevanti sui bilanci delle famiglie.
Verificando il bilancio della Camera per il biennio 2018-2020 emerge come il costo di ciascun Deputato, tra indennità e rimborsi vari, sia pari a 230mila euro; analogamente, in base al bilancio del Senato, ciascun Senatore costa allo Stato 249.600 euro annui. Se quindi il numero di Deputati fosse ridotto da 630 a 400, e quello dei Senatori da 315 a 200, il risparmio complessivo per le casse statali sarebbe pari a 81,6 milioni di euro (52,9 milioni di euro alla Camera, 28,7
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https://stopcensura.info/taglio-parlamentari-codacons-risparmio-di-e-135-a-cittadino/
Buondì Motta, il nuovo spot ironizza sulla musica neomelodica e scoppia la polemica: “Offende Napoli”
di F. Q. | 8 OTTOBRE 2019
Ditemi come può una colazione essere golosa e leggera allo stesso tempo, oppure… musica Napoli!”. Buondì Motta colpisce ancora. Sta facendo discutere il nuovo spot pubblicitario della storica merendina che ironizza sulla musica neomelodica. Nel video, che sta andando in onda da qualche giorno in tv, si vede infatti la classica famigliola felice seduta a tavola in una mattina soleggiata pronta per fare colazione. I quattro – madre, padre e due figli, un maschio e una femmina – non sembrano essere però molto affiatati e si ritrovano a litigare con l’intelligenza artificiale dell’assistente vocale appoggiato con loro sul tavolo, di nome Enza, che continua a chiedere loro: “Come fa una colazione a essere golosa e leggera allo stesso tempo”.
Non ottenendo risposta, Enza li “minaccia”: “Ditemi come può una colazione a essere golosa e leggera allo stesso tempo, oppure… musica Napoli!”. E naturalmente parte subito una canzone neomelodica
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Google compra il volto dei passanti per cinque dollari
L’obiettivo è migliorare la tecnologia di riconoscimento facciale che finirà sui Pixel, gli smartphone che il colosso di Mountain View lancerà sul mercato nei prossimi mesi.
Redazione – 24 Luglio 2019 18.18
Quanto valgono la nostra privacy e i dettagli dei nostri volti? Cinque dollari, secondo Google. È questa infatti la cifra che il colosso dei motori di ricerca sta offrendo ai passanti di alcune città americane per migliorare il sistema di scansione del viso che finirà sui suoi prossimi smartphone. L’esperimento fa il paio con un altro test inaugurato a maggio da Amazon, che prevede un compenso per la scansione del proprio corpo. E aggiunge un tassello al dibattito globale sulla tecnologia di riconoscimento facciale.
LIBERATORIA E CARTA REGALO DA SPENDERE DA STARBUCKS
«Ciao, lavoro per Google e stiamo raccogliendo dati per migliorare il riconoscimento facciale della prossima generazione di telefoni»: così, secondo il sito ZDNet, alcuni dipendenti dell’azienda di Mountain View si presentano ai passanti per l’esperimento, nelle strade di New York e di altre città americane. Alle persone che accettano di partecipare viene fatta firmare una liberatoria e offerta una carta regalo da cinque dollari da spendere su Amazon o da Starbucks. In cambio si dà la propria disponibilità a farsi analizzare il volto da diverse angolazioni, nei minimi dettagli. I dati vanno poi ad alimentare
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https://www.lettera43.it/google-riconoscimento-facciale/
Petizione: la Gruber è faziosa, va cacciata da Otto e mezzo
Scritto il 07/10/19
«Non si permetta, io non dico sciocchezze!». L’ultima a protestare è Giorgia Meloni, che si è sentita presa a sberle in trasmissione, insolentita da Lilli Gruber. Il sulfureo Vittorio Feltri definisce la conduttrice di “Otto e mezzo” con poche parole: «Capace di dirigere con grande abilità un programma brutto, un ring dove non vince il più forte bensì il più cafone». Lilli Gruber? Sa anche prodursi in «qualcosa di disgustoso e fuori dalle elementari regole del giornalismo», sentenzia il mitico direttore di “Libero”. Perché allora non chiedere che cambi mestiere, la navigatissima giornalista di origine altoatesina che esordì al Tg2 nell’era Craxi? Facile a dirsi, ma la Lilli nazionale «ottiene buoni ascolti», aggiunge Feltri: «E Cairo, il padrone de “La7”, gongola».
Tra chi non rinuncia alla speranza di vedere la televisione italiana “bonificata” dall’invadente presenza della Gruber c’è Marco Moiso, pubblicitario londinese, vicepresidente del Movimento Roosevelt. «Lilli Gruber – scrive, nel testo di una petizione su “Change.org” – non sembra essere in grado di fare il mestiere della giornalista in maniera obiettiva ed equanime». L’accusa: «Il suo stile di giornalismo, giudicato fazioso (e strumentale all’agenda politico-finanziaria neoliberista), offende troppe persone per poter continuare ad avere uno spazio importante come quello di “Otto e Mezzo”».
In una recente puntata della trasmissione, aggiunge Moiso nella petizione, la conduttrice si è permessa persino di offendere un precedente ministro della Repubblica, Matteo Salvini, «utilizzando la tecnica del “body shaming”», vale a dire: «Offese e bullismo per le condizioni del corpo, non considerato conforme agli standard di bellezza imposti dai media». Per dirla con Feltri: secondo la Gruber, «Matteo è un marziano che non ha il diritto di mettere a mollo le chiappe tra le onde, è solo un burino indegno di esibirsi sulla battigia. Addirittura, lo ha rimproverato di avere un pancione da non esibirsi in pubblico, come se tutti i suoi colleghi fossero viceversa sdutti e fisicamente ammirabili. E sorvoliamo sui rimproveri politici rivolti dalla giornalista al leader della Lega». Lilli Gruber – si domanda Moiso – è davvero strumentale ad alcuni poteri antidemocratici? Chissà. A differenza di quello di Enrico Mentana, altro reduce del telegiornale targato Psi ma da anni dichiaratamente equidistante dai politici, il curriculum della Gruber non parla di imparzialità: in polemica con Berlusconi, nel 2004 fu eletta a Strasburgo con l’Ulivo di Prodi. Poi è diventata ospite fissa del super-salotto del Bilderberg, dove si conversa di economia, finanza e politica coi vertici
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ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME
«Conte, parlaci di Bibbiano»: la protesta delle madri a Palazzo Chigi (video)
venerdì 13 settembre 13:54 – di Federica Argento
“Giù le mani dai bambini”, “Mai più Bibbiano”.
“Conte vienici a parlare di Bibbiano”.
Madri, padri, famiglie, gente comune si è ritrovata davanti a Palazzo Chigi. “Ogni giorno saremo qui” promettono gli aderenti al Movimento nazionale #bambinistrappati. Si tratta per la maggior parte di madri, nonne e zie a cui sono stati tolti figli e nipoti e che non hanno più loro notizie. Sono atterriti. «Abbiamo paura che questo nuovo governo non parli più di Bibbiano», dicono e «chiediamo commissioni regionali d’inchiesta per fare luce sugli affidi illeciti». Il movimento composto da 15mila persone è presente in numerosi Comuni d’Italia.
«Saremo qui ogni giorno- ripetono – perché si faccia luce su Bibbiano e
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Se non lasceremo ai nostri figli la stessa libertà che abbiamo ricevuto dai nostri padri saremo degli indegni.
il 16 Gen. 2017 RILETTURA
Gli attentati alla libertà di giudizio cominciano dal linguaggio. Chi non si rassegna ad accogliere la “omofilìa” (cioè l’apprezzamento teorico dei rapporti omosessuali), viene imputato di “omofobìa” (etimologicamente la “paura dell’omosessualità. In realtà questo termine indicava a paura di essere un cosiddetto omosessuale, un omoerotico cioè, qualcuno attratto dallo stesso sesso). Islamofobia e omofobia sono i nuovi psicoreati di un presente totalitario. L’ostracismo, per l’omofobia è molto più violento e totale.
Il motivo per cui ho deciso di muovermi è l’attacco frontale del movimento lgbt alla Chiesa e alla libertà di parola, e il fatto che abbiano gettato la maschera sui loro rapporti con la pedofilia.
Negli Usa le chiese cattoliche sono attaccate perché rifiutano i matrimoni gay. (Le chiese presbiteriane hanno accettato di celebrarli.) Negli USA chiunque si sia pronunciato anche tempo fa contro i matrimoni gay, imposti alla nazione da 7 giudici, viene licenziato dai posti pubblici. Se si sono fatte dichiarazioni del genere sulla pagina fb o altrove non si può più essere assunti. Il pasticciere che rifiuti di fabbricare la torna con due ometti o due donnine necessaria a festeggiare matrimonio gay, paga multe di 150000 dollari, cioè fallisce. In Gran Bretagna le scuole cattoliche sono costrette a parlare del matrimonio gay o vengono chiuse. Chiunque venga accusato di omofobia è sottoposto a un boicottaggio totale e soprattutto grazie a leggi speciali di protezione della gaytudine, la nuova razza ariana, può essere imprigionato o sottoposto a multe. Chiunque cioè abbia il coraggio di dire ad alta voce quello che provano tutte le persone normali, e cioè la nausea davanti all’idea di un pene che antri nella cavità anorettale di un uomo (ma anche di una donna) sfondando le fibre dello sfintere interno e lacerando la mucosa, e ne esce sporco di feci. Sono disposta a combattere e morire per il mio diritto di provare orrore una nausea fisica, davanti allo sperma che è il simbolo della vita che si mischia con le feci, la morte. Non c’è bisogno di essere medici, endoscopisti, epidemiologi per vedere l’orrore di tutto questo. Basta essere un essere umano. Se qualcuno vuole infilare il suo pene nella cavità anorettale di un altro uomo, se lo tenga per sé. I rapporti anali si fanno anche contro le donne, e sempre di più: c’è stata una gayzzazione della società, l’estetica gay, la depilazione maschile, la promiscuità, il sadismo, le pratiche sadiche e quelle abominevoli con scambio di feci e urina, si sono diffusi anche tra non gay, ma la gente non mi dice, “salve, io mi chiamo Andrea, e metto il pene nella cavità anorettale della mia donna”. Non mi costringe a pensarci, a vedere nella mia mente il suo pene sporco di escrementi e sangue e non mi costringe a provare nausea. Invece qualcuno mi dice Salve, mi chiamo Andrea e sono gay, e io sono costretta a vedere nella mia mente il pene in mezzo alle feci e a provare il normale ribrezzo che una mente normale prova davanti a un’immagine di questo genere, il ribrezzo con cui la natura ci ripara dal
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Giovanardi non si scusa con Ilaria Cucchi: «Suo fratello non è un eroe»
martedì 8 ottobre 15:04 – di Redazione
Carlo Giovanardi non chiede scusa a Ilaria Cucchi. «Di cosa devo chiedere scusa? Di aver sempre detto la verità? Per anni ho sostenuto che i tre agenti di custodia che hanno patito un calvario erano innocenti e poi sono stati assolti. È con loro, semmai, che qualcuno dovrebbe scusarsi».
L’ex parlamentare di Forza Italia non usa mezzi termini. E in un’intervista all’Adnkronos ribadisce di non avere niente di cui scusarsi con la famiglia Cucchi e con la sorella di Stefano, Ilaria, che a Leggo racconta oggi di essersi sentita ferita dalle parole usate in questi anni da Giovanardi.
Giovanardi va avanti per la sua strada
«C’è un processo in corso, all’esito del processo ci sarà una verità giudiziaria – sottolinea Giovanardi -. Mi dispiace di quello che è accaduto, capisco e condivido il dolore della famiglia Cucchi ma non devo chiedere scusa assolutamente». «A Ilaria Cucchi rispondo così: nel gennaio di quest’anno, avendomi la famiglia Cucchi querelato per le mie affermazioni, il gip di Roma ha definitivamente archiviato la querela. Hanno scritto che tutte le cose che ho detto sono temperate, corrispondenti al vero. Hanno fatto riferimento ad atti giudiziari e perizie e quindi quello per cui mi hanno querelato è non
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Consumismo Relazionale: non amiamo più le persone, le usiamo
Di Sandra Saporito – 25 Marzo 2019
Ogni giorno siamo bombardati da messaggi, pubblicitari e non, che ci dicono come vestirci, cosa mangiare, cosa ci può rendere felici, cosa significa avere una vita di successo e quale tipo di relazione dobbiamo avere.
Amici? Tanti, per uscire fino a tarda mattina (dalla sera prima), per viaggiare in posti di tendenza. Conoscenze? Ancora di più, per fare numero su Facebook, su Instagram, e avere l’impressione di essere popolare, altrimenti non sei nessuno.
Ma quando hai semplicemente bisogno di fare una chiacchierata a cuore aperto, di berti un caffè in compagnia o di stare con qualcuno di fiducia, in mezzo a queste persone non c’è nessuno.
Ovviamente, tutto questo non ci rende felice e ci spinge semplicemente a muovere verso l’aspetto affettivo una tendenza consumistica che ha già invaso il nostro quotidiano (e non c’è migliore consumatore di un consumatore profondamente infelice).
Nel consumismo relazionale, non amiamo più le persone: le usiamo
Stiamo proiettando le nostre abitudini consumistiche sulla sfera
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2Per gli scienziati della comunicazione il termine gatekeeping indica l’omissione selettiva delle notizie da parte di un organo di stampa o di un’autorità politica, per influenzare l’opinione pubblica.
Il primo a scriverne fu il ricercatore David Manning White nel saggio The Gatekeeper: A Case Study in the Selection of News (1950). Utilizzando categorie a noi più vicine, il gatekeeping così inteso è uno spin di tipo passivo – dove cioè lo spin doctor non fabbrica le notizie, ma le omette – e anticipa la fattispecie della «falsa sineddoche» introdotta da Vladimiro Giacché ne La fabbrica del falso. Lì si osservava come la manipolazione del pubblico non scaturisca tanto dalla mancata informazione, quanto piuttosto dalla sua propensione a interpretare la totalità dell’evento relato sulla base delle informazioni selezionate dal gatekeeper. Come nella figura retorica della sineddoche, la parte diventa così il tutto e lo deforma per adattarlo ai significati di chi l’ha estrapolata. A chiosa di quella intuizione, scrivevo ne La crisi narrata:
poiché il lettore… tenderà a riempire gli spazi vuoti tra gli episodi narrati per ricostruire interiormente una visione dell’oggetto intero che replichi quegli input informativi istintivamente assunti come rappresentativi, la disonestà del narratore non risiede tanto nella reticenza o nei giudizi quanto nella sottintesa promessa di offrire un campionario di rappresentazioni proporzionalmente fedele alla realtà.
Negli ultimi anni si è diffusa una seconda accezione del termine, piuttosto lontana dall’originale, in cui l’elemento da trattenere non è più l’informazione bensì la sua possibilità di sortire gli effetti per i quali è stata concepita e diffusa. Ciò avviene segregandone i messaggi in un «recinto» (gate) dialettico e affidandoli alla sorveglianza di un «guardiano» (gatekeeper) che, allo scopo, si intitola il discorso da contenere facendosene leader, portavoce, finanziatore, ispiratore, teorico ecc. Egemonizzata la dialettica a sé ostile, il gatekeeper può così dettarne i contenuti e sterilizzarne gli esiti, ad esempio politici, censurarli o asservirli a scopi diversi da quelli originali, in certi casi opposti.
Il gatekeeping così inteso può ricondursi a due momenti o requisiti più uno: intitolazione + segregazione (+ perversione).
La tecnica pubblicitaria offre numerosi esempi. In uno spot di qualche anno fa si reclamizzava un marchio di biscotti raccontando per immagini l’esistenza felice di una famiglia presso un vecchio mulino immerso nella campagna. La trama rispecchiava il desiderio del pubblico di consumare cibi genuini nella cornice rassicurante di manifatture artigiane, affetti famigliari e pasesaggi incontaminati. Dovrebbe perciò strabiliare che il suo scopo era invece quello di promuovere… prodotti industriali fabbricati in serie in qualche grigio capannone di periferia, con conservanti e additivi certamente estranei a ogni canone di «tradizione». I registi prima blandivano i destinatari mettendone empaticamente in scena i bisogni, poi, conquistata la loro fiducia, accreditatisi cioè come titolari e interpreti credibili di quei bisogni (intitolazione), li indirizzavano verso la loro negazione (perversione). Lo spot tracciava il «recinto» dentro cui si catturava (segregazione) un discorso che, qualora libero di svilupparsi,
Continua qui:
http://ilpedante.org/post/gatekeeping
5 aprile, 2019
PSICHIATRA TEDESCO: “MIGRANTI BOMBA AD OROLOGERIA, FOLLEMENTE AGGRESSIVI E NON INTEGRABILI”
Solo la psichiatria può essere in grado di analizzare la follia delle politiche migratorie dell’Unione Europea andata in scena proprio in questi anni. E le gravi implicazioni a lungo termine di questa scelta scellerata.
Christian Peter Dogs, psichiatra tedesco, ha avvertito che l’Europa ha ora sul proprio territorio una “bomba a orologeria” a causa dell’immigrazione sregolata fatta di giovani che hanno un potenziale di aggressione elevato.
“Questa è una bomba a orologeria”, ha dichiarato Christian Peter Dogs parlando della decisione di aprire i confini, spiegando che la psichiatria ha da tempo scoperto che il comportamento e la personalità di un individuo si fissano già a partire dall’età di dodici anni. Questo tanto come promemoria ai fautori del cosiddetto ius culturae.
Secondo Dogs, i migranti non possono essere educati per comprendere i nostri valori e codici comportamentali, perché sono già formati. E che i corsi su come comportarsi, tanto di moda tra i buonisti
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Dj Fabo e l’inservibilità del Dono
La scelta di Fabiano Antoniani è stata autonoma e la sua mente non è stata manipolata. Così la Consulta dal punto di vista giuridico si è recentemente espressa sul caso dj Fabo. Ma spostarsi a valutare la vicenda sul piano morale è un tentativo insidioso anche per la stessa chiesa cattolica.
Maurizio Mascitti – 6 ottobre 2019
Oscar Wilde, nella sua elegante sagacia, una volta scrisse che la superficialità è il vizio supremo. Non sappiamo fin dove il dandy irlandese avesse ragione, ciò che è certo è che approssimazione e faciloneria possono produrre danni irreparabili, soprattutto se ricorrono in contesti estremamente delicati. Questo breve (e unico) preambolo polemico è legato alla notizia che negli ultimi giorni ha scombussolato il dibattito pubblico nostrano, ossia la pronuncia storica della Consulta in merito alla legittimità costituzionale dell’articolo 580 c.p., in alcune sue parti specifiche.
Già solo con questa affermazione possiamo sgomberare il campo da alcune gravi distorsioni: la Corte costituzionale NON si è espressa direttamente sul caso di Fabiano Antoniani (noto come dj Fabo), ma su una questione di legittimità costituzionale sollevata dalla Corte d’assise di Milano nel febbraio del 2018. Per rispetto della vicenda, che impone riflessioni serie con necessità crescente, non faremo inoltre menzione di tutti quei giornali di tiratura nazionale che continuano a confondere impunemente il suicidio assistito con l’eutanasia. In base alla definizione del tutto convenzionale offerta dall’EAPC, la “buona morte” ricorre in due casi: quando il medico curante, previo accordo col paziente, somministra a quest’ultimo una sostanza letale, la cosiddetta eutanasia “attiva”, oppure nel caso in cui vengano interrotte quelle cure che tengono artificialmente in vita il paziente, come l’idratazione e l’alimentazione. In quest’ultimo caso si parla di eutanasia “omissiva” o “passiva”.
Ora la vicenda di dj Fabo non rientra in nessuna delle due tipologie appena richiamate, ma è un caso di suicidio assistito: il paziente, una volta cristallizzata l’idea di rinunciare alla vita, viene facilitato nel suo gesto estremo e l’atto finale, a differenza dell’eutanasia, non spetta al medico curante. Nel caso specifico Fabiano, essendo al contempo cieco e tetraplegico, ha dovuto mordere il bottone in grado di azionare il processo di somministrazione del preparato letale. Fatte
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UAAR – Si fa presto a dire pollo
Adele Orioli – 3 ottobre 2019
Le grandi abbuffate natalizie sono ancora lontane eppure cibo e religione sembrano in questi giorni uniti in un connubio da prime pagine. Prima la richiesta da parte di alcune famiglie in quel di Mestre di avere carne halal nelle mense scolastiche, poi lo scandaloso anatema dei tortellini al pollo a Bologna nientepopodimeno che per la festa del Santo Patrono. Entrambe se non proprio false sono notizie sufficientemente distorte e amplificate strumentalmente da più parti.
Da un lato ormai si cerca (e a furia di cercare si trova per forza) una questione identitaria anche nella carta igienica, figuriamoci nelle ricette, dall’altro ci si aggrappa all’edulcorata convinzione non sempre in buona, è il caso di dire, fede che l’integrazione cominci – e finisca? – col condimento delle lasagne.
Sembra però mancare nel coro di voci quella dello stato dell’arte, o meglio del diritto. O meglio ancora dei precetti religiosi alimentari alla luce del nostro (italicissimo) diritto.
Halal o kosher che sia, il cibo permesso secondo la religione islamica nel primo caso ebraica nel secondo, non si limita certo ad espungere il da noi tanto amato suino dalle pietanze lecite.
Entrambe le liste dei divieti sono lunghissime e spesso con elementi in comune, no ai pesci senza squame, ai crostacei, al cavallo e persino al coniglio, seppur per motivazioni differenti (mancanza dello zoccolo fesso, per la kosherut, presenza di denti canini negli animali haram, cioè non halal). Niente alcol per l’islam, mai latte e carne insieme per l’ebraismo. E via di questo passo.
In una cosa indubbiamente convergono, quella cioè della macellazione rituale senza stordimento. In entrambi i monoteismi è indispensabile infatti uccidere l’animale, contenuto solo attraverso mezzi meccanici e non farmacologici, con un unico taglio netto alla gola (senza però decapitazione) ‘mediante un coltello affilatissimo in modo che possano essere recisi con un unico taglio contemporaneamente l’esofago, la trachea ed i grossi vasi sanguigni del collo’. Segue lento e doverosamente completo dissanguamento.
Pratica questa che ovviamente non manca di creare lo sdegno in prima battuta di chi si definisce animalista e vista la buona dose di sofferenza nell’esecuzione comprensibili rigurgiti etici anche in chi animalista o vegano non è. Per quanto sia concesso dubitare che evitare il dolore del bestiame sia la prima delle preoccupazioni di chi grida all’invasione, è pur vero che noi, paese occidentale avanzato, abbiamo una robusta normativa che impone come ‘durante l’abbattimento e le operazioni correlate devono essere risparmiati agli animali dolori, ansia o sofferenza’.
Sì, tra le altre lo prescrive l’Europa, con il regolamento 1099/2009. Ma sempre
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BELPAESE DA SALVARE
In 10 anni persi 250mila giovani italiani. Valgono 16 miliardi di Pil
15:25 08.10.2019
Il valore dei giovani persi aggiunto vale 16 miliardi di euro di Pil, pari all’1% annuale. E l’emorragia non si arresta.
L’Italia ha perso 250mila giovani in circa 10 anni e in termini di valore economico il loro mancato impiego in Italia si stima valga 16 miliardi di euro. Questo emerge dal 9° Rapporto annuale sull’economia dell’immigrazione presentato oggi presso la sala polifunzionale della Presidenza del Consiglio dei ministri, dalla fondazione Leone Moressa.
I giovani italiani scappati all’estero per trovare lavoro, valgono quindi l’1% del nostro Pil, un valore aggiunto di cui l’Italia avrebbe avuto un gran bisogno in questi anni.
L’edizione 2019 del rapporto si è concentrata sui giovani e sulla “cittadinanza
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CONFLITTI GEOPOLITICI
ERDOGAN SI È INCAMMINATO VERSO LA TRAPPOLA SIRIANA
Il viceministro degli Esteri siriano, siriano, Faisal Mekdad, ha affermato che “chi si vende a basso prezzo sarà eliminato dalla storia. Abbiamo già avvertito più volte (ai curdi siriani) di trame tracciate contro la patria e il sistema siriano. Abbiamo già detto che prima o poi colui che si rifugia tra le braccia del nemico sarà tradito da lui. Questo è proprio quello che è successo tra la SDS (curdi) e gli americani. ”
Citando ancora Mekdad, il quotidiano panarabo Rai al Youm osserva: “Chi ha sostenuto uno smembramento della Siria deve tornare all’ovile della patria. È la patria che accoglie tutti i suoi figli a braccia aperte. Vogliamo risolvere i problemi, in modo positivo e non violento, preservando l’intero territorio. Il governo siriano non tollererà la perdita di 185.000 chilometri quadrati del Paese”.
In effetti, se gli Stati Uniti decidono di ritirarsi dalla Siria nord-orientale, questo è solo un segno del loro fallimento: “Gli Stati Uniti hanno fallito in tutto il mondo. I loro piani, sia per il Golfo Persico, Africa, Asia o contro Russia e Cina, sono falliti. Il razzismo che sfida le regole internazionali o la Carta delle Nazioni Unite non ha futuro. Inoltre, consigliamo alla Turchia di non fidarsi degli americani e soprattutto di non rischiare di essere sommersi in una palude nel nord della Siria.
La Turchia vuole “eliminare i curdi e creare una zona di sicurezza lunga 30 km
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https://www.controinformazione.info/erdogan-si-e-incamminato-verso-la-trappola-siriana/
Il piano Erdoğan per il nord della Siria
RETE VOLTAIRE | 5 OTTOBRE 2019
Durante la cerimonia di apertura del nuovo anno legislativo del parlamento turco, il presidente Recep Tayyip Erdoğan ha presentato un piano di ricollocamento di due milioni di rifugiati siriani, che ricalca quello già trapelato quattro anni fa.
Erdoğan ha dichiarato che è giunto il momento di rimpatriare in sicurezza i rifugiati siriani cui la Turchia ha dato asilo. Dovrebbe essere istituita un’area di sicurezza in territorio siriano di 30 chilometri di profondità, di cui dovrebbe essere corresponsabile l’esercito turco. Un milione di siriani sarà inserito in nuove comunità, i rimanenti in comunità già esistenti. «Collocheremo le persone in 50 città di 30 mila abitanti e in 140 villaggi di 5 mila abitanti ciascuno», ha precisato il
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https://www.voltairenet.org/article207765.html
I GRUPPI CURDI SIRIANI RICORRONO A DAMASCO DOPO IL TRADIMENTO DEGLI STATI UNITI
Badran Jia Kurd, consigliere dell’amministrazione a guida curda nella Siria settentrionale, martedì ha affermato che è necessario un accordo con Damasco per sostenere le milizie curde e svolgere un ruolo in tutta la Siria.
Il consigliere ha sottolineato l’enfasi dei curdi sull’importanza di tenere seri colloqui con Damasco e ha affermato che sono pronti per tali negoziati e che anche la Russia può svolgere un ruolo al riguardo.
Nel frattempo, le forze democratiche siriane (SDF) sono infuriate per il ritiro delle forze statunitensi dalle aree confinanti con la Turchia tra le minacce di Ankara per attaccare la Siria settentrionale e orientale e hanno notato che gli Stati Uniti le hanno pugnalate alle spalle violando le loro promesse (erano stati avvertiti dal presidente Assad ma si erano fatti incantare dalle promesse di Washington).
L’inaspettato annuncio del presidente Trump che avrebbe ritirato la presenza militare americana in Siria per far posto alle truppe turche è stato accolto dai curdi come un tradimento della fiducia instaurata durante la lotta, che è costata la vita a oltre 12.000 membri di la SDF.
Per i curdi, la decisione di consentire all’invasione della Turchia ha segnato l’ultimo di una lunga storia di tradimenti delle aspirazioni curde da parte degli Stati Uniti.
La SDF ha affermato lunedì che le truppe dell’esercito siriano e russo erano state inviate nella regione di Manbij, nel nord-est di Aleppo, mentre l’esercito americano stava lasciando i curdi di fronte a un imminente attacco dell’esercito turco e dei suoi militanti alleati.
Dopo che le truppe militari statunitensi si sono ritirate dalle loro posizioni militari e il loro accordo sui meccanismi di sicurezza con la Turchia è fallito, le truppe militari siriane appoggiate dall’esercito russo si stanno muovendo rapidamente verso Manbij, lo ha scritto l’SDF sul suo account Twitter lunedì.
Nessun’altra fonte ha ancora confermato il rapporto. Anche Damasco non ha fatto commenti sulla rivendicazione SDF.
Nel frattempo l’esercito turco ha dato il via agli attacchi
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PERCHÉ TRUMP CONCEDE A ERDOGAN UN REGALO IN SIRIA?
8 Ottobre 2019 di Vladimir Vasiliev
Gli Stati Uniti, grazie a una parte della loro zona di occupazione, possono consentire alla Turchia, come partner della NATO, di creare la cosiddetta zona di sicurezza nel nord della Siria con una larghezza non superiore a 30 chilometri. Questo è nella migliore delle ipotesi e sarà un risultato molto accettabile per Ankara. In generale, l’esistenza di un potenziale Kurdistan siriano quasi-statale non è minacciata, è possibile solo una certa perdita di territorio.
Eventi interessanti si sono svolti in Siria. Un po’ inaspettatamente il 6 ottobre 2019, è apparsa una dichiarazione del segretario stampa della Casa Bianca sulla situazione in questo paese.
Il testo completo della dichiarazione è il seguente: “Oggi, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha avuto una conversazione telefonica con il presidente turco Recep Erdogan. La Turchia inizierà presto a svolgere le sue operazioni a lungo previste nel nord della Siria.
Le forze armate statunitensi non sosterranno né parteciperanno all’operazione e le forze statunitensi, avendo sconfitto il “califfato” territoriale dell’ISIS (un’organizzazione le cui attività sono vietate nella Federazione Russa), non saranno più nelle immediate vicinanze.
Il governo degli Stati Uniti fece pressioni su Francia, Germania e altri paesi europei, da dove provenivano molti combattenti dell’ISIS catturati in modo che questi paesi li riprendessero, ma questi non volevano e rifiutavano. Gli Stati Uniti non li terranno, perché questo può durare per molti anni e si rivelerà un prezzo elevato per i contribuenti degli Stati Uniti. La Turchia sarà ora responsabile di tutti i combattenti dell’ISIS nell’area catturata dopo la sconfitta del “califfato” da parte degli Stati Uniti negli ultimi due anni “.
Ora proviamo a capire cosa significa questa affermazione.
La Turchia avvia un’operazione militare contro i curdi siriani nel nord della Siria. Le forze armate statunitensi non interferiranno con questa e saranno nelle vicinanze. La responsabilità di tutti i combattenti dell’ISIS spetta alla Turchia.
Cosa è successo prima di questa affermazione?
Le forze democratiche siriane, basate sulle unità armate curde dei difensori del popolo, furono create, equipaggiate con armi e attrezzature, addestrate, finanziate e sostenute dagli Stati Uniti. La SDS è stata la forza principale durante l’operazione a terra della coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti contro l’ISIS.
La SDS, con il sostegno degli Stati Uniti e dei suoi alleati della coalizione, controlla una parte significativa del territorio della Repubblica araba siriana ad est del fiume Eufrate – il 28%.
In questa zona si trova il 70% dei giacimenti petroliferi della Siria, ci sono buone aree di seminativo
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https://www.controinformazione.info/perche-trump-concede-a-erdogan-un-regalo-in-siria/
CULTURA
Demofobia. Il demos come minaccia del kratos
di PIERFRANCO PELLIZZETTI –
Il problema dell’assetto liberaldemocratico contemporaneo è stato ben stilizzato da Maurice Duverger quando ha parlato delle “due facce dell’Occidente”, e cioè dell’ambivalenza di una soppressione dei privilegi aristocratici accompagnata dalla creazione di nuove oligarchie attraverso la cristallizzazione legalizzata delle ineguaglianze economiche. Su questa ambivalenza riflette Pierfranco Pellizzetti nel suo libro, in prossima uscita per Mimesis, “Storia della paura – gli inconfessabili retropensieri dell’Occidente”, di cui vi forniamo qui, per gentile concessione dell’autore, un’anticipazione.
«La democrazia origina da, mobilita e ridà forma al
conflitto popolare. Eppure, c’è una caratteristica fondamentale
di questa interdipendenza… limita in modo
consistente le forme di rivendicazioni collettive e pubbliche
tali da minacciare la vita e la proprietà, sostituendole
con una varietà di interazioni altrettanto
visibili ma molto meno distruttive»
Charles Tilly[1]
«In generale, qualsiasi potere, di qualunque
natura esso sia, quali che siano le mani in cui
è riposto e in qualunque maniera esso è stato
conferito, è naturalmente nemico dei lumi»[2].
Marie Jean Antoine Nicolas de Caritat, marchese di Condorcet
Plutodemocrazia: Dr. Jekyll e Mr. Hyde
Lo scandalo “Datagate”, l’immenso apparato coperto per il controllo di qualsivoglia comunicazione veicolata dalle reti mondiali telefoniche e internet, predisposto dalla National Security Agency americana con il programma informatico PRISM (e ora smascherato dall’ex tecnico della CIA Edward Snowden, l’ultimo di quelli che Ignacio Ramonet chiama i “paladini della libertà di espressione”[3]), stupisce per le dimensioni quantitative del fenomeno (svariati miliardi di intercettazioni); non sorprende certo per le logiche che sottende.
Saremmo forse in presenza – secondo lo stereotipo marxiano rivisitato – del solito governo “comitato d’affari”, strumento del quartier generale legge e ordine?
La faccenda è ben più complicata (e introversa) del semplice quanto consapevole camuffamento di interessi dominanti. Sebbene saldature tra élites politiche ed economiche siano perennemente all’ordine del giorno nella fisiologia del potere e i governi tengano sempre in estrema considerazione quelli che sono i concreti rapporti di forza in campo.
Non di questo si parla.
Il tema – semmai – è sottotraccia e quasi subliminale, oltre l’appercezione cosciente e la concettualizzazione legittimata a ortodossia: il segno di una cattiva coscienza, sempre oggetto di autocensura perbenistica, che accompagna la liberaldemocrazia fin dai primi momenti della sua instaurazione; una sorta di sindrome duplicativa alla Dr. Jekyll e Mr. Hyde come archetipo vittoriano della coesistenza schizofrenica di personalità opposte nello stesso soggetto. Ergo, una patologia che si annida nei riflessi condizionati e negli automatismi inconsci di un’intera civilizzazione; l’immortale ipocrisia dell’omaggio del vizio alla virtù.
Maurice Duverger la definiva “le due facce dell’Occidente”: l’ambivalenza della soppressione dei privilegi aristocratici accompagnata dalla creazione di nuove oligarchie attraverso la cristallizzazione legalizzata delle ineguaglianze economiche. L’espressione usata dal costituzionalista francese è “plutodemocrazia”[4]. Quel particolare “ibrido” descritto con parole severe (e qualche forzatura polemica) da Karl Polanyi. «L’obiettivo delle grandi rivoluzioni, inglese e francese, era stato quello di attuare la libertà in campo economico; ma tale opera è rimasta incompiuta. L’impianto feudale del monopolio terriero è sopravvissuto alla rivoluzione… È sorto così il capitalismo, come un ibrido tra violenza e libertà»[5].
Sicché, un sistema che alla luce del sole promette eguaglianza dei diritti e di opportunità, mantenendo sottotraccia disparità di potere che ne contraddicono i presupposti, abbisogna di un forte controllo sulla propria base sociale e altrettanto elevati ambiti di segretezza: quell’apparato disciplinare, in larga parte composto da arsenali comunicativi a messa in funzione automatica, esplorato con particolare acume nella seconda metà del secolo scorso da Michel Foucault nelle sue riflessioni sulla “modalità panoptica del potere”; che dietro un quadro giuridico codificato e formalmente egualitario sviluppava procedimenti tali da costituirne “il lato oscuro”.
«La forma giuridica generale che garantiva un sistema di diritti uguali in linea di principio, era sottesa da meccanismi minuziosi, quotidiani, fisici, da tutti quei sistemi di micropotere, essenzialmente inegualitari e dissimmetrici»[6]. Con relativi strumenti di controllo e disciplinamento: «dapprima l’ospedale, poi la scuola, più tardi ancora la fabbrica»[7].
Contraddizione inconfessabile che sfocia in maniacalità da minaccia incombente: il rapporto paranoico-schizoide con il demos, ossia il celebrato kratos dell’ordine democratico, la cui sacralizzazione laica si accompagna al timore, ereditato dalle epoche precedenti e incistato nel subconscio collettivo del privilegio, di quello stesso demos come potenziale agente di sovversione. L’indicibile che solo ben di rado viene detto; e con tutte le prudenze dell’outing di un vizio infamante.
Ad esempio, agli albori del capitalismo industrialista, il grande sistematizzatore dello stato nascente – Adam Smith – nelle sue Lezioni di giurisprudenza definiva esplicitamente il governo «una combinazione dei ricchi per opprimere i poveri e conservare i propri vantaggi»[8]. Mentre – eccezioni come quella smithiana a parte – la retorica pubblica ha sempre promosso argomentazioni finalizzate a rimuovere consapevolezze destabilizzanti; secondo retoriche organicistiche (format Menenio Agrippa); quindi tendenti a proporre modelli di rappresentazione che anestetizzassero le distinzioni e il pensiero critico nei subalterni attraverso la propaganda ecumenica nelle sue più svariate modalità conformistizzanti. Il luogo comune del “siamo sulla stessa barca”.
Nel DNA liberaldemocratico
I ricostruttori dell’eccezionalismo liberaldemocratico occidentale nella vulgata mainstream narrano come agli albori della modernità il Leviatano fosse preposto al compito di tenere a bada la ferinità del popolo e che il passaggio successivo fu quello di porre sotto controllo il Leviatano stesso mediante bilanciamenti e regolazioni. Le cui fonti filosofiche sono molteplici; nell’inventario dello storico del pensiero Robert Darnton: «il dubbio cartesiano, la fisica newtoniana, l’epistemologia di Locke, le cosmologie di Leibniz e Spinosa, la legge naturale di Grozio e Pufendorf, lo scetticismo di Bayle, la critica biblica di Richard Simon, la tolleranza degli olandesi, il pietismo dei tedeschi, le teorie politiche e il libero pensiero degli inglesi»[9].
Tutto questo nella dimensione lumeggiata dalla benevolenza. Mentre, nelle penombre incupite dall’avversione, i retropensieri dei ceti privilegiati hanno continuato a coltivare pregiudizi ansiogeni sulle potenzialità eversive di classi percepite come pericolose. Da tenere prudentemente e costantemente a bada, intrappolandole in meccanismi e modelli di rappresentazione che ne depotenziassero la sovversività; l’antico timore tanto delle secessioni (Aventino) come delle insurrezioni (jacqueries), allontanato grazie a un abile gioco di
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CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE
La spy story che ha come centro nevralgico la Link Campus di Roma, da cui il M5s pesca i suoi ministri
8 Ottobre 2019 DI ROSANNA SPADINI
Le mosse politiche del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, l’uomo che visse due volte, una volta a destra e una a sinistra, appartengono ormai alla quotidianità postideologica, ove i confini tra i diversi schieramenti si sono confusi e inquinati a tal punto che sono tollerate dall’opinione pubblica, sempre più disorientata, le maggiori nefandezze politico istituzionali. “Giuseppi” infatti è passato in soli pochi giorni da una coalizione all’altra di opposto colore, senza mostrare alcuna esitazione, anzi giustificando la propria scelta come ineluttabile rigurgito etico nei confronti di un ministro dell’Interno che si era rivelato colpevole di “collaborazione sleale”, “slabbratura istituzionale”, “arroganza di potere”, etc etc.
Ma le domande inevase restano tante. Perché si è sgretolato il potere di Salvini proprio quando era al suo culmine? Quali sono le ragioni profonde della fine del governo giallo/verde? Come mai Giuseppi è sopravvissuto alla crisi della prima coalizione, ed ora sembra ritrovarsi pienamente a proprio agio alla guida della seconda giallo/fuxia?
E ancora, come mai il Presidente Conte non ha informato nessuno dei contatti avuti con l’amministrazione Trump a partire dallo scorso agosto, che ha spedito in Italia il General Attorney William Barr? Avrebbe dovuto farlo? E la sua omertà ha in qualche modo interferito sul corso stesso della crisi di governo?
Per altro che fine ha fatto Joseph Mifsud, l’uomo chiave del Russiagate scomparso nel nulla, il cui ultimo avvistamento risalirebbe al 21 maggio 2018? Proprio Joseph Mifsud il “Professore”, che avrebbe riferito all’allora consigliere della campagna elettorale di Trump, George Papadopoulos, che i russi erano in possesso di migliaia di e-mail imbarazzanti su Hillary Clinton (secondo la tesi di Mueller). E questo nell’aprile 2016, mesi prima che i democratici venissero a conoscenza dell’hackeraggio sui propri sistemi.
Il nome del professore maltese, a lungo docente alla Link Campus di Roma – l’università dell’ex ministro Vincenzo Scotti e fucina della classe dirigente del M5S – torna al centro dello spygate. Il 27 settembre il ministro della Giustizia William Barr sarebbe stato rispedito dal presidente Donald Trump in missione a Roma per raccogliere informazioni sull’origine dell’inchiesta di Mueller, per screditare il lavoro del procuratore. Trump avrebbe fatto pressioni di questo tipo anche sul premier australiano Scott Morrison, probabilmente per verificare il coinvolgimento dell’ambasciatore australiano Alexander Downer (il primo ad avvisare l’intelligence americana delle manovre russe contro la Clinton), e adesso starebbe chiedendo collaborazione alle autorità italiane.
Secondo l’amministrazione USA il Russiagate sarebbe stato un “complotto” dei servizi segreti occidentali, in accordo con il “deep state” statunitense (la Cia), per creare uno scandalo capace di far naufragare l’elezione di Trump nel 2016. La teoria cospirazionista, portata avanti da George Papadopoulos, è stata fatta propria dall’amministrazione.
Papadopoulos accusa anche il governo italiano, sostenendo che Mifsud, protetto in clandestinità dal governo italiano, non sarebbe una pedina dei russi, ma una pedina dei governi occidentali. Affermazioni che
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Casaleggio massone, ma guai a dirlo all’Italietta gialloverde
Scritto il 26/2/19
Cari amici 5 Stelle, prendete nota: il vostro amato fondatore e ideologo, Gianroberto Casaleggio, era massone. Chi lo afferma? Gioele Magaldi, naturalmente, cioè il “grembiulino” che più di ogni altro, in Italia, ha svelato l’identità liberomuratoria di moltissimi potenti, da Ciampi a Napolitano, da D’Alema a Draghi. Proprio sicuro, Magaldi, che Casaleggio senior indossasse il grembiulino? «Lo immaginavo, ma non ne ero certo. Ora invece ho acquisito la documentazione che lo comprova», afferma l’autore del saggio “Massoni”, in diretta web-streaming su YouTube con Fabio Frabetti di “Border Nights”. Beninteso: per Magaldi, severo giudice dei “cattivi massoni” al comando dell’Ue, stare in massoneria può essere un titolo di merito. L’importante è non essere ipocriti: il governo gialloverde ha addirittura messo al bando – a parole – la presenza dei massoni nell’esecutivo, pur sapendo che il club pullula di grembiulini (da Tria a Moavero, solo per citare alcuni ministri). Che faccia faranno, Di Maio e Di Battista, nello “scoprire” che anche il compianto Casaleggio era massone? Chi può dirlo: oggi staranno a leccarsi le ferite per la batosta alle regionali in Sardegna, che segue a ruota quella appena rimediata in Abruzzo. Inutile lamentarsi, dice Magaldi, è il minimo che gli potesse capitare: avevano promesso di tutto e non hanno mantenuto niente. Ma niente paura, sono in buona compagnia: con loro c’è Renzi, altro fanfarone, e presto anche Salvini vedrà sgonfiarsi la bolla che finora l’ha fatto volare.
E’ una panoramica a tutto campo, quella che Magaldi offre nella video-chat settimanale con Frabetti. Tema: l’inconsistenza dei 5 Stelle come specchio dell’evanescenza generale del sistema politico italiano, dopo tante chiacchiere spese sul cambiamento di cui ancora non c’è traccia. Renzi? «Triste spettacolo, vederlo in televisione a “Non è l’Arena” con Giletti su “La7”: non una parola sui suoi errori, solo l’esecrazione per quella che considera la gogna mediatica alla quale è stato sottoposto per via della vicenda giudiziaria che ha coinvolto i suoi genitori». Parentesi: c’è da domandarsi se sia davvero il caso di infliggere gli arresti (sia pure domiciliari) per reati non terribili. Stesso dicasi per Roberto Formigoni, pessimo esponente del più retrivo clericalismo affaristico, che in Lombardia ha privatizzato ampie fasce di sanità. Di nuovo: è proprio indispensabile la punizione del carcere? Senza con questo contestare i magistrati, Magaldi precisa: «Sul piano politico, fa male vedere che solo qualcuno paga per tutti, mentre chi è troppo potente resta intoccabile». Ma se il declino del “Celeste” si accompagna a quello della Compagnia delle Opere, in auge con la Chiesa conservatrice di Wojtyla e Ratzinger, suona surreale la performance televisiva del Renzi vittimista
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https://www.libreidee.org/2019/02/casaleggio-massone-ma-guai-a-dirlo-allitalietta-gialloverde/
GIUSTIZIA E NORME
PAMELA MORTA PER NULLA, PROCURA CHIEDE ARCHIVIAZIONE PER I ‘PROFUGHI’ NIGERIANI
Processo a Palermo. Tutti i nordafricani in cella da due anni saranno liberati.
8 ottobre 2019
La procura di Macerata, che in teoria dovrebbe rappresentare l’accusa, ha deciso di chiedere l’archiviazione per Lucky Desmond e di Awelima Lucky. Il gip si è riservato la decisione.
Quello che però i parenti della ragazza uccisa e fatta a pezzi a Macerata sperano di non dover affrontare è una chiusura “rapida” di un omicidio “diabolico”. “Questo è il processo del secolo e va celebrato fino in fondo – dice al Giornale.it Marco Valerio Verni, legale della famiglia e zio di Pamela – Dalla procura mi sarei aspettato più coraggio. Non è possibile archiviare senza cercare di conoscere tutta la verità su quanto successo”.
Secondo la procura, Oseghale avrebbe fatto tutto da solo. Lui l’unico responsabile della morte di Pamela. Decisione contestata dalla famiglia, che si è opposta: “Onestamente su Awelima non sono emersi elementi particolari, ma su Desmond abbiamo sospetti e vorremmo che venissero fugati”.
Secondo l’accusa, invece, i due un tempo imputati sarebbero ‘solo’ i soliti ‘normali’ profughi spacciatori. Già per questo condannati. Spacciatori che, casualmente, almeno nel caso di uno dei due, condividevano la stanza di hotel con alcuni degli spacciatori colpiti da Luca Traini durante il suo raid.
Secondo Verni, avvocato della famiglia e zio di Pamela: “Oseghale non può aver fatto tutto da solo. Mi chiedo perché Osegale si sia impegnato 6-8 ore per fare a pezzi chirurgicamente il corpo di Pamela per poi abbandonarlo sul ciglio della strada dove avrebbero potuto trovarlo un secondo dopo. Non ha senso”. L’obiettivo dei parenti di Pamela non è quello di “mettere in mezzo a tutti i costi qualcun altro che magari non c’entra”, ma avere la certezza che effettivamente sia così. Evitare cioè “che ci sia una dissonanza tra verità storica e verità processuale”. Il rischio c’è. “Le indagini, secondo noi, sono state lacunose sotto diversi aspetti”, attacca Verni. Un esempio su tutti: “Le sembra normale che non abbiano messo una microspia
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“Scafisti sui gommoni per necessità”. Assolti e scarcerati 14 imputati
PALERMO – Scafisti per necessità. Tutti assolti gli imputati. Fa breccia nei giudici del Tribunale di Palermo la tesi difensiva degli avvocati Alessandro Martorana, Matteo La Barbera, Sergio Lapis, Daniele Giambruno, Loredana Culò, Bianca Savona, Emilia Lombardo, Consiglia Cioffa, Daniele Lo Piparo.
Secondo i legali, si sarebbero messi alla guida delle imbarcazioni per scappare dall’inferno dei lager dov’erano rinchiusi in Libia. Se davvero fossero stati componenti della banda criminale non sarebbero stati minacciati con delle pistole, fatti salire su un gommone senza benzina e senza salvagente, con il rischio di andare incontro alla morte.
Questi gli imputati assolti dal Tribunale presieduto da Fabrizio La Cascia e le rispettive nazionalità:
Ebrina Fofana (Gambia),
Fall Ibrahima (Senegal),
Mamadi Jarju (Gambia),
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IMMIGRAZIONI
Migranti, la solidarietà Ue non arriva. Il pre-accordo di Malta non diventa accordo
Al consiglio dei ministri degli Interni a Lussemburgo Lamorgese è prudente. Ma la bozza d’intesa raggiunta 3 settimane fa non si allarga ad altri paesi e anche la Germania mette paletti: ci ritiriamo se aumentano gli arrivi. Conte preoccupato: “Serve una soluzione strutturale”
Angela Mauro – 8 10 2019
Il pre-accordo di Malta sull’immigrazione non diventa un accordo a Lussemburgo. Oggi, la riunione del consiglio europeo dei ministri degli Interni non riesce ad allargare la platea dei paesi che aiuterebbero l’Italia nella distribuzione dei richiedenti asilo che arrivano da fuori Ue. A fine vertice, il ministro degli Interni Luciana Lamorgese si mostra super-prudente: “Non do numeri” su quanti hanno aderito. A Malta il 23 settembre scorso tutto appariva più roseo, sarà stato il caldo sole mediterraneo. A Lussemburgo tutto appare più grigio: oggi anche la Germania, pilastro del preaccordo insieme alla Francia, ha cominciato a mettere paletti. Della serie: Berlino ci sta solo se i numeri degli arrivi restano poche centinaia.
Non se ne esce. O comunque non ora. Il preaccordo di Malta era stato celebrato come una vittoria da tutta la batteria comunicativa di governo. Oggi il vertice di Lussemburgo non dà luogo agli stessi entusiasmi, nemmeno un po’.
Da Roma, dove riceve il prossimo presidente del Consiglio europeo Charles Michel (in carica dal primo dicembre), anche il premier Giuseppe Conte torna a cercare di incalzare gli interlocutori europei. “In Europa serve una gestione strutturale e non emergenziale dei flussi migratori”, dice. E stuzzica Bruxelles quando con Michel si reca in un hotel vicino al Pantheon per consumare un aperitivo in terrazza: “L’ospitalità è sacra…”.
Da Lussemburgo non gli sono arrivate notizie positive. In ogni caso, non sono risolutive. A metà giornata, fonti francesi parlano di una “decina di paesi” che avrebbero aderito al meccanismo di distribuzione dei migranti ipotizzato a Malta (distribuzione di chi arriva in Italia ‘ex ante’, cioè prima dei controlli, con accoglienza o rimpatri eventuali a carico dei paesi
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IMMIGRATI RIMANGONO IN ITALIA: NESSUN PAESE UE LI VUOLE
MARCO BRESOLIN – 05 Ottobre 2019
L’accordo di Malta sui migranti non decolla in Europa. Il ministro Luciana Lamorgese se ne renderà conto martedì, quando farà il suo esordio al Consiglio Affari Interni. Il governo è convinto di poter incassare alcune adesioni al meccanismo per la redistribuzione dei richiedenti asilo studiato con Francia, Germania e Malta. Ma a pochi giorni dalla riunione i segnali che arrivano sono tutt’altro che incoraggianti. Al momento nessuno si è fatto avanti per entrare nello schema. E più di un governo, anche tra quelli considerati «volenterosi», ha avanzato dubbi sul documento siglato a La Valletta:
«In molti punti – spiega un diplomatico non c’è chiarezza». La situazione è confermata da diverse fonti europee, pronte a scommettere che il vertice si concluderà con un nulla di fatto. Anche Paesi come il Lussemburgo, che ha sempre dato la propria disponibilità nei casi di redistribuzione ad hoc, mettono già le mani avanti: «Noi ci stiamo, ma solo se partecipano almeno 15 Paesi» ha fatto sapere il governo. Un obiettivo che pare impossibile, anche perché diversi governi coglieranno l’occasione della riunione per mettere sul tavolo altre questioni.
Cipro, Grecia e Bulgaria presenteranno un documento che suggerisce di prestare maggiore attenzione alla rotta orientale. Atene cerca volontari per redistribuire 2.500 richiedenti asilo, Nicosia addirittura 5.000. I due Paesi chiedono inoltre maggiori fondi nel bilancio europeo e un supporto tecnico per far fronte agli arrivi: l’accordo con
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LA LINGUA SALVATA
Ciò che solo gli umani hanno. Intervista a Noam Chomsky
Sessanta anni di linguistica generativa. Il linguaggio comune e le critiche all’AI (INTELLIGENZA ARTIFICIALE)
di Massimo Piattelli Palmarini
15 Maggio 2019
“La facoltà umana di linguaggio. Una proprietà unica della nostra specie, condivisa da tutte le popolazioni umane, priva di vere analogie in altri animali. Una proprietà al centro della creatività umana, del patrimonio culturale e dell’organizzazione sociale”.
E’ dei giorni scorsi la notizia del conferimento a Noam Chomsky del prestigioso “Frontiers of Knowledge Award”. Per la prima volta questo premio internazionale va a un settore delle scienze umane. La motivazione ufficiale così recita: “Per i suoi ineguagliati contributi allo studio del linguaggio umano”. Dopo lunghi e fruttuosi decenni di ricerche e insegnamento al Massachusetts Institute of Technology attualmente, stabilmente, Chomsky occupa una cattedra di linguistica all’Università dell’Arizona. Nel dicembre scorso, per festeggiare il suo novantesimo compleanno, questa Università ha organizzato un convegno internazionale di linguistica, radunando intorno a Noam molti dei suoi ex allievi, oggi rinomati studiosi. Lo incontro, quindi, a Tucson Arizona, per un’intervista in esclusiva per il Foglio. Gli chiedo innanzitutto un commento sul ricevimento del premio (che sarà consegnato a Bilbao il prossimo 18 Giugno).
Come la rivoluzione scientifica al tempo di Galileo:
si iniziò a indagare la natura e molte furono le sorprese.
Così accadde per la linguistica
“Ovviamente è molto lusinghiero ricevere questo premio – risponde – ma la soddisfazione più profonda è che il settore da noi costruito lungo sessant’anni, la grammatica generativa, ha raggiunto un tale livello di riconoscimento”. Serve, per i non linguisti, una breve ricostruzione della storia della grammatica generativa, e della sua influenza sulla scienza cognitiva in generale, oggi divenuta così importante. “La scienza cognitiva non esisteva ancora alla metà del Ventesimo secolo e la linguistica era un campo molto ristretto, con obiettivi assai limitati e con l’assunto che ci fosse poco da imparare. L’insigne linguista teorico Martin Joos pensava di aver colto l’essenza del quadro generale con la tesi da lui chiamata ‘boasiana’ (ricavata dai lavori del grande linguista e antropologo Franz Boas). La tesi allora dominante era che le lingue possono differire le une dalle altre in modo del tutto arbitrario e ciascuna va studiata separatamente, senza preconcetti, con scarse e poco interessanti proprietà generali. Con rare eccezioni, la linguistica teorica era concepita come il condensato di un manuale di procedure atte a convertire un corpus di dati linguistici in una forma organizzata. Molti studiosi pensavano che si fosse arrivati a uno stadio terminale. Nella psicologia, le tendenze dominanti erano comportamentiste e in contesti accademici di prestigio, come a Harvard, le tesi comportamentiste erano addirittura radicali. Per esempio, secondo il noto psicologo Burrhus Frederick Skinner e il famoso filosofo Willard Quine. Ma non solo loro”. E poi, che cosa cambio? E come? Noam Chomsky disegna un parallelismo con la grande rivoluzione scientifica dell’epoca galileiana: “Nuovi sviluppi cominciarono a prendere forma alla metà degli anni Cinquanta. In qualche modo, almeno implicitamente, ci si ricollegava alla rivoluzione scientifica del secolo Diciassettesimo, quando Galileo e i suoi contemporanei ammisero di essere
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PANORAMA INTERNAZIONALE
Sapelli: patto segreto Vaticano-Cina, e Conte si è allineato
Scritto il 08/10/19
Via della Seta? Attenti alla Cina: l’asse Roma-Pechino indebolisce l’Italia, facendo perdere al Belpaese la protezione di Washington di fronte all’Ue a trazione franco-tedesca. Quello che pochi conoscono è il ruolo del Vaticano nella svolta filo-cinese del governo italiano. Lo afferma il professor Giulio Sapelli, economista e storico, acuto analista degli scenari geopolitici. Il 22 settembre 2018, scrive Sapelli sul “Sussidiario”, è stato firmato un accordo tra Santa Sede e Repubblica Popolare Cinese, «ancor oggi secretato e sconosciuto all’opinione pubblica». Altrettanto in ombra è la storia, travagliata, dei rapporti diplomatici tra l’Oltretevere e Pechino, interrottisi nel 1951 e riapertisi di fatto solo nel 2014, «giungendo a influenzare più profondamente di quanto non si pensi la stessa vicenda italico-governativa». L’accordo stipulato un anno fa, spiega Sapelli, si fonda sulla libertà del governo cinese di proporre i vescovi cattolici. In cambio, la Santa Sede potrà scegliere quelli che ritiene più idonei al ruolo pastorale. «L’autorità immensa di cui ancor oggi la Santa Sede e il Romano Pontefice godono nel mondo – osserva Sapelli – sono in tal modo sottoposti al rischio di porsi di fatto al servizio delle ambizioni egemoniche e quindi anche culturali cinesi». Oggi, peraltro, «la gerarchia pastorale di Hong Kong ha levato la sua voce contro l’accordo».
Le implicazioni con il Conte-bis? Il cuore dell’intesa che ha dato vita all’attuale accordo “pastorale”, scrive Sapelli, non risiede solo nella Segreteria di Stato vaticana, ma anche nella struttura diretta per decenni dal cardinale Achille Silvestrini, prefetto delle Chiese Orientali e grande protettore di Giuseppe Conte. L’attuale premier «è stato una figura importante nell’azione di Villa Nazareth», annota Sapelli. E la sua presenza a Palazzo Chigi, prima alleato con la Lega e ora col Pd, «illumina di una luce molto interessante il profilo culturale sia del governo, sia della nuova politica “pastorale” vaticana». Alcuni hanno parlato di “nuovo cesaropapismo”. In realtà, sintetizza Sapelli, «il governo ha intrapreso una strada parallela in merito ai rapporti economici e geostrategici con la Cina». Questo è appunto l’oggetto del contendere con gli Usa, come ben dimostra la visita riservata del Segretario di Stato americano Mike Pompeo in Vaticano, «che ha avuto come oggetto proprio la questione cinese». Secondo Sapelli, anche in merito alla collocazione internazionale dell’Italia, «gli Usa non possono non essere preoccupati dello straordinario
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https://www.libreidee.org/2019/10/sapelli-patto-segreto-vaticano-cina-e-conte-si-e-allineato/
“STORIA ALTERNATIVA DELL’IRAN ISLAMICO”. PRESENTAZIONE OPERA DI P. BORGOGNONE
A quaranta anni di distanza dalla rivoluzione islamica, Paolo Borgognone racconta la storia dell’Iran con un taglio anticonformista da un punto di vista sociologico, confutando la vulgata diffusa in Occidente che ha cercato di liquidare la questione iraniana accomunandola erroneamente alla più generale “questione islamica”.
In particolare, si mettono in evidenza, ricostruendoli, tutti i vari tentativi di imporre in Iran una “Rivoluzione colorata” e si descrive la storia degli ultimi anni che hanno visto una crescita straordinaria dell’Iran come potenza militare
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POLITICA
Casaleggio sul Corriere. Parte 3 di 7: le organizzazioni
9 Ottobre 2019 – Marco Canestrari
Torniamo a commentare la lettera di Davide Casaleggio al Corriere della Sera. Lo faccio perché il Corriere ha deciso di pubblicarla senza commenti, senza controdeduzioni, senza repliche: se nessuno si occupa di confutare punto per punto le tesi di Casaleggio, il rischio è che vengano prese per buone.
Nel mio piccolo, ho già scritto del primo e del secondo paradosso che secondo Casaleggio staremmo vivendo. Oggi ci occupiamo del terzo, chiamato del “delegante a sua insaputa”.
Il tema è l’organizzazione del consenso e la struttura dei partiti. Secondo Casaleggio c’è una contraddizione nel contestare che il M5s usi Rousseau per votare su tutto e difendere la struttura organizzativa dei partiti. La migliore organizzazione, infatti, sarebbe quella che consegna il potere decisionale al maggior numero di persone possibile.
Anche in questo caso, il ragionamento di Casaleggio parte da presupposti sbagliati, almeno due: che partecipazione coincida con voto e che le decisioni prese da un maggior numero di persone siano automaticamente decisioni migliori.
Tralasciamo il fatto che l’Erede lamenta il fatto che i partiti hanno di solito solo l’1% d’iscritti rispetto ai propri elettori, problema che sarebbe risolto con la tecnologia che aumenterebbe la partecipazione. Questo non è vero mai, almeno finora. Nemmeno per il suo Movimento: gli iscritti sono circa centomila, gli elettori undici milioni. L’1%.
Partecipazione non è (solo) voto
Detto questo, Casaleggio sbaglia nel ridurre la partecipazione al
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SCIENZE TECNOLOGIE
Inversione dei poli: il Sole potrebbe “bombardare” la Terra
Scritto il 09/10/19
La Terra potrebbe riscaldarsi in modo imprevedibile, colpita dall’azione diretta del sole a causa del clamoroso sommovimento magnetico che sarebbe in corso. L’inversione dei poli magnetici sta infatti avvendo più velocemente del previsto. Nel frattempo, si è stabilito che le particelle magnetiche rilavate all’interno di rocce sedimentarie in Siberia indicano che 500 milioni di anni fa il Nord e il Sud magnetici si sono invertiti circa 80 volte nell’arco di pochi milioni di anni. La scoperta, pubblicata sulla rivista “Earth and Planetary Science Letters”, si deve alla ricerca coordinata da Yves Gallet, dell’università di Parigi e del Cnrs, il Centro nazionale francese per la ricerca scientifica. Analizzando i sedimenti raccolti nel fiume Khorbusuonka, nella Siberia nord-orientale – spiega l’agenzia Ansa – i ricercatori hanno trovato le prove dell’inversione dei poli magnetici nell’orientamento delle particelle di due minerali, la magnetite e l’ematite, il cui allineamento ai poli magnetici terrestri è rimasto “intrappolato” nelle rocce in modo permanente. I geologi hanno identificato 78 inversioni di polarità avvenute nell’arco di 3 milioni di anni. «Dal punto di vista magnetico, la Terra ha alternato fasi particolarmente stabili, come accaduto nel periodo compreso tra 118 e 83 milioni di anni fa, a fasi dinamiche, con frequenti inversioni del campo magnetico terrestre», dichiara all’Ansa Aldo Winkler, del laboratorio di paleomagnetismo dell’Ingv, l’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia.
«Negli ultimi 20 milioni di anni – aggiunge Winkler – le inversioni del campo magnetico terrestre sono avvenute al ritmo di qualche centinaio di migliaia di anni, l’ultima circa 780.000 anni fa». Le inversioni, spiega lo scienziato, «avvengono durante periodi di bassa intensità del campo e dipendono dalle complicate dinamiche nel confine tra nucleo esterno e mantello». Non è affatto chiaro se questi eventi siano collegati o meno ad alcune estinzioni di massa, ma secondo l’esperto «non sono state trovate significative correlazioni, anche considerando che il genere umano è sopravvissuto a molte di queste inversioni». Il fenomeno oggi creerebbe problemi «soprattutto a satelliti e reti elettriche, che potrebbero essere bombardati da particelle solari
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“Le macchine non saranno mai più intelligenti dell’uomo. Vi spiego perché”
ottobre 4 modificato ottobre 4 in Opinioni
Il padre del microchip: “Le macchine non saranno mai più intelligenti dell’uomo. Vi spiego perché”
Tiscali News ha intervistato Federico Faggin, uno dei più grandi scienziati italiani del XX secolo, autore dell’invenzione che ha avviato la rivoluzione dell’elettronica e dell’informatica
di Michael Pontrelli
Tra gli italiani più importanti del XX secolo c’è sicuramente Federico Faggin. Nel 2010 ha ricevuto dal presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, la Medaglia Nazionale per la Tecnologia e l’Innovazione per l’invenzione del microprocessore, il componente che ha fatto nascere la terza rivoluzione tecnologica della storia: quella dell’elettronica e dell’informatica. Fisico, inventore ed imprenditore, è nato a Vicenza nel 1941 ma nel 1968 si è trasferito negli Stati Uniti, in Silicon Valley, dove tuttora risiede. E’ stato capo progetto e designer dell’Intel 4004, il primo microchip al mondo, e fondatore, nel 1974, di Zilog, la società che ha prodotto il mitico Z80, uno dei processori più importanti della storia.
Nel 1986 ha fondato Synaptics, l’azienda che ha sviluppato la tecnologia Touchscreen prima della Apple di Steve Jobs. Fatto, quest’ultimo, noto solo agli esperti e appassionati di tecnologia e innovazione ma non al grande pubblico. Nel 2011 ha fondato la Federico and Elvia Faggin Foundation, una organizzazione no-profit dedicata allo studio scientifico della coscienza. Nel 2019 ha pubblicato, con Mondadori, “Silicio”, la sua autobiografia. Tiscali News lo ha incontrato per fare il punto sullo stato dell’arte delle nuove tecnologie informatiche, in particolare l’intelligenza artificiale, di cui lo stesso Faggin è stato un pioniere con Synaptics.
Secondo lo storico britannico, Eric Hobsbawm, autore del celebre saggio “Il secolo breve”, fino al 1914 non c’è stata discontinuità rispetto al 1800. Il XX secolo di fatto inizia solo con lo scoppio della Prima guerra mondiale, evento traumatico che segna la nascita di una epoca storica nuova con caratteri propri. A suo avviso può accadere una
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