NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI 3 DICEMBRE 2019 SPECIALE M.E.S. (Meccanismo Europeo di Stabilità)
A cura di Manlio Lo Presti
Esergo
Ricevere con misura i beni elargiti dagli Dei;
ma meglio ancora, non desiderarli
Manuale di Epitteto (Grecia, 50 d.C.), Einaudi, 2006, pag. 67
https://www.facebook.com/Detti-e-Scritti-958631984255522/
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SOMMARIO
Il MES, per martellare e distruggere l’Italia
Testo del Trattato MES (Meccanismo Europeo di Stabilità) 1
Testo del Trattato del MES (Meccanismo Europeo di Stabilità)
Testo a fronte del Trattato che istituisce il Meccanismo Europeo di Stabilità
Dietro il MES una guerra economica e monetaria: il prezzo per restare nell’Euro 1
LE CONSEGUENZE DISASTROSE DEL MES. 1
Il messaggio della Deutsche Bank all’Italia: “Roma ha bisogno del Mes”. 1
Mes, Claudio Borghi: “Se Conte ha firmato un testo inemendabile ha tradito il Parlamento”. 1
CONTE RISCHIA UNA CONDANNA A 5 ANNI. LA VERGOGNA DEL MES. 1
L’altolà del Cer: «La proposta di riforma del Mes non dà benefici all’Italia»
Mes, è bagarre. Ma Gualtieri: “Testo riforma non è firmato”. 1
Gualtieri, ecco come funziona il finto salvataggio del Mes 1
Mes, duro attacco dell’opposizione. Borghi: “Conte si cerchi un avvocato. Lo porteremo in tribunale”
Cos’è e come funziona il Mes (Meccanismo Europeo di Stabilità) 1
Cos’è il Mes, e come è diventato l’ossessione della politica italiana. 1
Mes, che cosa è il Meccanismo europeo di stabilità (e perché Salvini e Conte litigano) 1
Tensione nella maggioranza sul Mes. La strada (stretta) della risoluzione 1
Tutti i ministri gialloverdi sapevano del Mes” 1
Mes, Gualtieri: testo non ancora firmato, polemiche pretestuose 1
Mes, il meccanismo diabolico. 1
MONDO & FINANZA: dal MES a Calenda, parola a Giancarlo Marcotti nella puntata del 22/11/2019 1
IL MES GIÀ INIZIA A FARE DANNI? L’ASTA DEI BTP SI RIVELA UNA DELUSIONE. 1
Ecco l’ultima bozza di Bruxelles sulla riforma del trattato Mes (e le polemiche politiche) 1
EDITORIALE
Il MES, per martellare e distruggere l’Italia
Manlio Lo Presti – 4 dicembre 2019
Il Meccanismo Europea di Stabilità (M.E.S.) in essere dal 2012 (*) è uno strumento finanziario che dispiega effetti pubblici su interi Stati. Non tiene conto della conformazione del voto popolare tempo per tempo esistente in quei Paesi e ha caratteristiche giuridiche di una struttura privata.
Una struttura privata decide verticisticamente e senza consenso democratico preventivo il destino di milioni di persone!
Sappiamo da tempo quanti danni abbia fatto il giudizio unilaterale di società di valutazione aziendale internazionali – quasi tutte nordamericane – sul valore dei debiti pubblici nazionali italiani, greci, portoghesi, ecc.
Sono tutte organizzazioni private non sottoposte ad una preventiva vigilanza pubblica sul loro operato né ad un sistema di sanzioni dure contro i responsabili delle “errate” pilotate valutazioni che hanno modificato la percezione dei mercati sul valore dei debiti pubblici stessi.
Questo comportamento unilaterale, incontrollato, antidemocratico e ricattatorio in letteratura economica e giuridica si chiama:
“asimmetria informativa”,
“turbativa d’asta”,
“truffa aggravata e continuata”,
“abuso di posizione dominante”,
“aggiotaggio”,
“attentato alla determinazione democratica dei Paesi-bersaglio e, quindi, danni alla sicurezza nazionale degli Stati-bersaglio”.
I responsabili di queste strutture private agiscono esclusivamente nell’interesse dei Paesi più forti e non certo per l’interesse indistinto ed egualitario di tutti i popoli della cosiddetta unione europea!!!
Nessuno – ripeto nessuno – dei responsabili di queste strutture private dette I MERCATI, è stato mai arrestato in Europa. Negli USA si sarebbero beccati oltre 21 anni di detenzione dura e senza condizionale! I reati finanziari e monetari sono considerati di gravità superiore di un omicidio o di una violenza carnale: negli USA con i soldi non si scherza!!!!!!!!!!!!!!
TUTTO CIÒ PREMESSO
Come al solito, per capire i veri scopi di ogni “covert operation” a regia franco-germanica, occorre ricorrere ad una valutazione complessiva dei fenomeni, senza fermarci ai dettagli tecnici, come vogliono scientemente i registi occulti per disorientarci dentro una infernale forestazione di sigle e acronimi incomprensibili, dove si nasconde una brutale, coloniale e forzata inglesizzazione della neolingua con cui sono redatti da sempre i testi dei trattati proposti da 18 pretoriani commissari-non-eletti-dal voto popolare delle nazioni europee
- Come si può pensare che le dannosissime società di rating e la pericolosissima struttura del MES possano fare gli interessi delle rispettive democrazie dei Paesi membri se ogni loro decisione è studiata, progettata e adottata su impulso unilaterale di amministratori cooptati dall’alto, su indicazione di commissari che propongono normative che lo pseudo parlamento europeo ratifica passivamente?
- Come si può pensare che tali strutture, aventi vertici nominati unilateralmente dai Paesi più forti, possano tutelare interessi generalistici, condivisi e pubblici?
Ebbene, gli emendamenti al testo del 2012 la riforma di un meccanismo privatistico a trazione franco-tedesca non modificheranno gli attuali rapporti di forza, ma continueranno a tutelare minuziosamente interessi ben precisi: quelli finanziari ed economici dei ridetti Paesi. (**)
Ufficialmente, il Fondo avrebbe il lodevole scopo di prevenire, attutire ricorrenti e sempre più devastanti tempeste finanziarie nel vecchio continente.
Fedeli al detto che “il diavolo sta nei dettagli”, va fatta particolare attenzione ai criteri di accesso a questo fondo a sfacciata, arrogante, violenta gestione privatistica franco-germanica.
I requisiti di accesso escludono a priori il nostro Paese che però è tenuto a sborsare la gigantesca quota di partecipazione.
I requisiti capestro – non certo espressione di condivisione europea, di fiducia reciproca fra Stati membri, ma simbolo di una unione portata avanti con politiche del terrore sostenute a colpi di spread e di minacce di non acquisto di un debito nazionale ben valutato dai compratori internazionali – sono i seguenti:
1) Non sei in procedura di infrazione
2) Il tuo deficit è sotto al 3% da due anni
3) Il rapporto debito PIL è sotto il 60%. (***)
Le polemiche attuali su questo meccanismo che pone a priori l’Italia fuori da ogni suo utilizzo, sta facendo danni alle quotazioni internazionali del nostro debito pubblico che si dovrebbe deprezzare di oltre il 60 percento in caso di utilizzo del fondo.
È partita inoltre la corsa alla vendita massiccia dei nostri titoli pubblici causandone una enorme svalutazione, con lo scopo di far collassare la nostra economia, svalutare il valore dei beni immobiliari acquistabili a prezzi ridicoli dalle finanziarie franco-germaniche, per poi finire alla requisizione dei risparmi italiani mediante pilotate fusioni bancarie con operatori al collasso da sostenere e salvare con i nostri risparmi! Nel contempo, prosegue la svendita a marce forzate delle ultime imprese italiane.
Dopo questa desertificazione del nostro Paese
A questa dannosa eventualità si affiancano le minacce e le pressioni e le indebite e criminali interferenze dei franco-germanici che fanno pressioni su una gang politica nazionale completamente asservita perché ricattata.
P.Q.M.
Appaiono miserabili le sceneggiate e i siparietti – di scarsa qualità interpretativa – in corso del parlamento dove TUTTI sapevano TUTTO da mesi grazie al flusso informativo riveniente dai componenti di tutti i partiti presenti nelle Commissioni parlamentari, dai centri di ricerca universitari, confindustriali, sindacali, private, pubbliche, ecc. ecc. ecc. ecc. ecc. ecc. ecc. ecc. ecc.
Adesso viene sparso abbondante fumo litigioso per far vedere che la democrazia italiana funziona e vigila.
Questa una delle tante leggende metropolitane che continuano ad inculcarci con martellamento disinformativo della megamacchina costituita da:
RADIO,
RETI TELEVISIVE (con schiamazzo pilotato di oltre 17 rubriche pseudo-politiche)
RETE
CARTA STAMPATA,
Anche questa revisione passerà dopo che il martellamento sarà riuscito nell’intento di disorientare, stordire, umiliare, spaventare la popolazione italiana e a zittire il dissenso attraverso licenziamenti in tronco di docenti universitari, o il silenziamento pilotato di siti e profili contrati al pensiero neomaccartista, grazie al solerte impegno chirurgico di ben noti social, anche essi a trazione privatistica atlantica.
SEMPRE NELL’INTERESSE DEGLI ITALIANI, OVVIO!!!!!!!!!!!
SEMPRE NELLA PROSPETTIVA DEL “FATE PRESTO”
SEMPRE PERCHÉ CE LO CHIEDE L’EUROPA
SEMPRE PERCHÉ CE LO CHIEDONO “I MERCATI” (cioè dai “liberi” operatori delle beneamate e minaccianti società private di rating che ci fanno vedere in frettolosi e brevi filmatini seduti operanti alacremente davanti a sei schermi ciascuno)
Ripetete con me:
ANTIFASCISMO
ANTIFASCISMO
ANTIFASCISMO
ANTIFASCISMO
ANTIFASCISMO
ANTIFASCISMO
ANTIFASCISMO
ANTIFASCISMO
ANTIFASCISMO
ANTIFASCISMO
ANTIFASCISMO
ANTIFASCISMO
ANTIFASCISMO
NOTE
(*) https://www.esm.europa.eu/sites/default/files/20150203_-_esm_treaty_-_it.pdf
https://www.leggioggi.it/allegati/testo-del-trattato-mes-meccanismo-europeo-di-stabilita/
https://www.agi.it/economia/mes_come_funziona-6582146/news/2019-11-20/
IN EVIDENZA
TRATTATO CHE ISTITUISCE IL MECCANISMO EUROPEO DI STABILITÀ
Testo completo qui:
https://www.esm.europa.eu/sites/default/files/20150203_-_esm_treaty_-_it.pdf
https://www.esm.europa.eu/sites/default/files/20150203_-_esm_treaty_-_it.pdf
Testo del Trattato MES (Meccanismo Europeo di Stabilità)
Da Redazione – 20 giugno 2012
Testo completo qui:
https://www.leggioggi.it/allegati/testo-del-trattato-mes-meccanismo-europeo-di-stabilita/
TESTO A FRONTE DEL TRATTATO CHE ISTITUISCE IL MECCANISMO EUROPEO DI STABILITÀ (LEGGE N. 116 DEL 23 LUGLIO 2012) CON LA BOZZA DEL MEDESIMO TRATTATO MODIFICATO, COME CONCORDATA DALL’EUROGRUPPO IL 14 GIUGNO 2019
Testo completo qui:
Dietro il MES una guerra economica e monetaria: il prezzo per restare nell’Euro
di Choo Choo Walters, 22 Nov 2019
Dinanzi agli “elevati rischi di peggioramento” individuati in Europa dal Fondo Monetario Internazionale, la nomenklatura europeista si ritrova indaffarata nel declinare in varie forme quel rimedio universale generalmente indicato nel dibattito politico con la locuzione “più Europa”. Molteplici progetti di guerra economica e monetaria europea – spacciata per integrazione – sono stati diffusi dai grandi media economico-finanziari, molti dei quali presentati come iniziative franco-tedesche, per utilizzare il convenzionale ordine della coppia, benché ormai anacronistico. Tali proposte, lungi dall’indicare sintonia, rivelano invece profonde divergenze tra i due membri egemoni dell’Unione europea su quale debba essere il significato di quel “più Europa”, come vedremo in seguito.
Dopo decenni di battaglie – risale ai primi anni ‘80 il dietrofront tedesco sul Fondo Monetario Europeo, quando l’esponente della Bundesbank Leonhard Gleske gelò la Francia e quel mancato Mario Draghi noto con il nome mortale di Tommaso Padoa Schioppa, dichiarando nulla con un secco “non lo vogliamo” la promessa del Cancelliere Schmidt, che pure lo aveva concesso nero su bianco in un Consiglio europeo del dicembre 1978 – nel giugno 2018 si è giunti al compromesso franco-tedesco di Meseberg, che ha gettato le basi per la riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) negli incontri europei del dicembre 2018 e giugno 2019.
Dai leader europei – cioè da Francia e Germania direttamente o attraverso i loro proxy – è stato stabilito di attribuire al MES la funzione di backstop fiscale nella risoluzione delle crisi bancarie. Questa decisione limiterà seriamente la capacità dell’Italia di fronteggiare future crisi bancarie. La modifica più importante è l’approvazione del principio che, prima di qualunque assistenza finanziaria, il debito del Paese debba essere dichiarato sostenibile dal MES e dalla Commissione europea. Dei due, è il MES a valutare la capacità del Paese di restituire il prestito, e ad avere dunque il coltello dalla parte del manico. Vedremo in seguito perché ciò sia rilevante.
Se il debito è considerato non sostenibile – ed è il MES a decidere – l’aiuto può essere erogato solo a condizione che vi sia una ristrutturazione ex-ante del debito. Conseguentemente, assume particolare rilievo un ulteriore cambio tecnico, l’introduzione delle “single-limb collective action clauses” su tutti i titoli sovrani emessi dal 2022. Si tratta di clausole contrattuali i cui dettagli non sono ancora noti, ma che è presumibile sospettare faciliteranno enormemente la ristrutturazione.
Insomma, appare evidente che, data la volontà politica di non adoperare la BCE come prestatore di ultima istanza e servirsi invece del MES, l’integrazione europea proceda in una direzione che non solo contempla, ma promuove, una ristrutturazione soft del debito italiano. I detentori del debito italiano, per il 70 per cento residenti tramite banche e fondi di investimento,
Continua qui: http://www.atlanticoquotidiano.it/quotidiano/dietro-il-mes-una-guerra-economica-e-monetaria-il-prezzo-per-restare-nelleuro/
LE CONSEGUENZE DISASTROSE DEL MES
Maurizio Blondet 29 Novembre 2019
“Questo video spiega in modo efficace le conseguenze devastanti che l’applicazione del MES avrebbe sulla nostra economia (e sulle nostre vite).
Il Dott. Marcotti di Finanza in chiaro è molto preparato.
Il tono del suo video, soprattutto negli ultimi minuti, è da brividi perché spiega molto bene l’enorme gravità della situazione. Se il MES venisse applicato l’Italia precipiterebbe nel baratro, nel caos più totale.
Condividete il più possibile”.
VIDEO QUI: https://youtu.be/e7-dLl67myI
https://www.maurizioblondet.it/le-conseguenze-disastrose-del-mes/
Maurizio Blondet 28 Novembre 2019
Sapelli a Stasera Italia: “I tedeschi hanno problemi con le loro banche e con questa cosa qui si sistemano”
l messaggio della Deutsche Bank all’Italia: “Roma ha bisogno del Mes”
…il “pizzino” spedito dalla Deutsche Bank all’Italia per bocca del capo economista dell’istituto tedesco, David Folkerts-Landau, che sulle pagine del Financial Times ha sottolineato di cosa avesse bisogno l’italia per far fronte a uno scenario apocalittico: “Un’altra crisi del debito sovrano nell’ area euro è inevitabile, a meno che l’approccio della Commissione europea al debito italiano non ceda il passo a una maggiore cooperazione. L’imminente deterioramento della posizione fiscale dell’ Italia – trainato dall’ aumento dei rendimenti obbligazionari, dal rallentamento della crescita e dalla prossima recessione – e la situazione politica stanno preparando il terreno a ulteriori turbolenze nei mercato”. In altre parole, anche la Deutsche Bank stessa ha chiesto all’Italia di spingere per la riforma del Mes: “Dovrebbe essere coinvolto il Meccanismo europeo di stabilità, finanziando un riacquisto di parte del debito ad alto costo il cui interesse dovrebbe essere pagato quando l’economia italiana raggiungesse una maggiore produttività e una maggiore crescita”.
Il messaggio di Folkerts-Landau, detto in altri termini, può suonare come una specie di minaccia: dato che l’Italia è spacciata, o accetta la riforma del Mes o dovrà far fronte a una crisi dai risvolti incerti.
Le minacce (per conto di Bce, che ci fa alzare lo spread, o non compra i BTP)
Il cosiddetto italiano Sassoli minaccia direttamente.
Prese di coscienza insperate da sinistra
Mario Capanna, a Stasera Italia, d’accordo con Sapelli a non firmare il MES
E poi:
“Non compreremo più titoli di Stato”, le banche italiane contro la riforma del Mes”
Il duro attacco del presidente dell’A.b.i. Patuelli alla proposta, sostenuta da Germania e Olanda, sul nuovo fondo di salvataggio per i Paesi dell’Eurozona.
Ecco cosa prevede e perché monta la protesta contro Conte. Potrebbe interessarti:
https://europa.today.it/euro-fake-fact/titoli-mes-salva-stati.html
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Il Blog delle Stelle – Prezzo chiaramente esplicativo: purtroppo,
Continua qui: https://www.maurizioblondet.it/spigolature-sul-mes/
Il messaggio della Deutsche Bank all’Italia: “Roma ha bisogno del Mes”
Federico Giuliani – 28 novembre 2019
Il Meccanismo europeo di stabilità, che fa tanto discutere in questi giorni convulsi, ha alle spalle un percorso lungo e tortuoso. Sono infatti anni che i tecnocrati di Bruxelles cercano di piazzare il colpaccio finale: l’unione bancaria europea. Per arrivare al traguardo sognato, i “capi” dell’Ue sanno che prima è necessario attraversare una serie di tappe intermedie, proponendo riforme, modifiche e trattati. Nel giugno 2018, ad esempio, prese vita l’accordo francotedesco di Meseberg, attraverso il quale Parigi e Berlino gettarono le fondamenta del Mes. Oggi il Fondo salva-Stati piace moltissimo sia alla Francia che alla Germania, le quali, per mezzo di Emmanuel Macron e Angela Merkel, concordano su un insieme di punti: dal rafforzamento dei prestiti concessi alla pianificazione dei programmi di aiuto, dalla possibilità di concedere allo stesso Mes il potere di valutare la situazione economica degli Stati membri dell’Ue all’introduzione delle cosiddette clausole di azione collettiva (Cac), inerenti alla ristrutturazione del debito pubblico. L’Italia, ovviamente, è il vaso di coccio in mezzo ai giganti, anche perché tutto quello che piace a Macron e Merkel rappresenta un pericolo per gli interessi italiani.
Il messaggio della Deutsche Bank all’Italia
Adesso si è aggiunto un nuovo elemento mortale: la riforma del Mes, sulla cui proposta l’Eurogruppo ha raggiunto un broad agreement lo scorso 13 giugno. E proprio di questo parlava il “pizzino” spedito dalla Deutsche Bank all’Italia per bocca del capo economista dell’istituto tedesco, David Folkerts-Landau, che sulle pagine del Financial Times ha sottolineato di cosa avesse bisogno l’Italia per far fronte a uno scenario apocalittico: “Un’altra crisi del debito sovrano nell’ area euro è inevitabile, a meno che l’approccio della Commissione europea al debito italiano non ceda il passo a una maggiore cooperazione.
L’imminente deterioramento della posizione fiscale dell’Italia – trainato dall’ aumento dei rendimenti obbligazionari, dal rallentamento della crescita e dalla prossima recessione -e la situazione politica stanno preparando il terreno a ulteriori turbolenze nel mercato”.
In altre parole, anche la Deutsche Bank stessa ha chiesto all’Italia di spingere
Continua qui: https://it.insideover.com/economia/il-messaggio-della-deutsche-bank-allitalia-roma-ha-bisogno-del-mes.html
Mes, Claudio Borghi: “Se Conte ha firmato un testo inemendabile ha tradito il Parlamento”
28/11/2019
Mes, Claudio Borghi (Lega): “Ci è stato detto che il Trattato è inemendabile, è chiuso, il Parlamento può solo approvarlo o non ratificarlo.
Ma ci è stato anche detto che se non lo ratificassimo, sarebbe il disastro.
Il Ministro Tria non è mai venuto in Parlamento a riferire sulla vicenda, proprio per questa reticenza, Salvini e Di Maio in CdM gli dissero “questa cosa non deve passare” e si fece una risoluzione
Continua qui:
CONTE RISCHIA UNA CONDANNA A 5 ANNI. LA VERGOGNA DEL MES
28 NOVEMBRE, 2019 – Guido da Landriano
Con l’ammissione del ministro Gualtieri che il Mes, meccanismo europeo di stabilità, è ormai riformato e non cambiabile abbiamo la confessione che il governo ha tradito un preciso mandato del Parlamento italiano, concludendo un trattato per il quale il Parlamento aveva chiaramente richiesto di essere informato e di deliberare sulla materia stessa.
La richiesta del parlamento era chiarissima e la potete leggere nella successiva immagine, dove c’è un estratto proprio della deliberazione dell’assemblea:
Il governo se n’è infischiato, approvato un testo per l’Italia inemendabile, Cioè non più modificabile dal Parlamento, mentre altri paesi come Lettonia hanno chiesto di poter sottoporre il documento stesso ad una discussione
Continua qui: https://scenarieconomici.it/conte-rischia-una-condanna-a-5-anni-la-vergogna-del-mes/
L’altolà del Cer: «La proposta di riforma del Mes non dà benefici all’Italia»
Così come sono stati predisposti, è la conclusione dell’indagine del Centro Europa ricerche, gli strumenti di assistenza finanziaria «sembrano poter innescare una nuova crisi del debito, perseverando in tal modo nei gravi errori del 2011-12. Non deve essere sottovalutato il rischio – si legge ancora nel testo del report – che il nostro o altri paesi possano cioè incorrere in una crisi “regulation driven”, come fu per esempio con l’introduzione del bail-in bancario, che determinò per il sistema italiana una perdita di capitalizzazione di 46 miliardi»
di Andrea Carli – 26 NOVEMBRE 2019
La proposta di riforma del Mes, il Meccanismo europeo di stabilità, non può garantire benefici all’Italia. È la conclusione a cui giunge il Rapporto Europa 2019 elaborato dal Cer, il Centro Europa Ricerche che elabora studi nel campo dell’economia applicata. Lo studio è stato presentato oggi, martedì 26 novembre, a Roma nella sede del Cnel. La riforma del Mes è un dossier aperto da almeno due anni e che dovrebbe chiudersi a dicembre, se Eurogruppo ed Eurosummit daranno il via libera.
La proposta di policy che emerge da questa indagine si distanzia dalle posizioni del Governo italiano e della Banca d’Italia: entrambi hanno sottolineato che l’Italia non ha alcun bisogno di rivolgersi a questo paracadute, e che la riforma non prevede alcun meccanismo di automatica valutazione della sostenibilità del debito né di una sua ristrutturazione.
La riforma del Mes non facilita la riduzione del debito
Da una parte, è il ragionamento dei ricercatori, l’Italia paga per interessi circa il doppio di quanto non spende per investimenti pubblici e quindi ha il massimo interesse a rientrare su un sentiero di riduzione del debito pubblico. Dall’altra, è pur vero che «la riforma del Mes non sembra però essere un meccanismo facilitatore in tal senso».
Lo scenario di una nuova crisi del debito sul modello 2011
Al contrario – mette in evidenza l’indagine -, così come sono stati predisposti, gli strumenti di
Continua qui: https://www.ilsole24ore.com/art/l-altola-cer-la-proposta-riforma-mes-non-da-benefici-all-italia-ACYtwE1
Mes, è bagarre. Ma Gualtieri: “Testo riforma non è firmato”
di Adnkronos, Roma, 27 nov. (Adnkronos)
Il Trattato sulla riforma del Mes verrà firmato “a febbraio, probabilmente le ratifiche successivamente, quindi la pausa per riflettere c’è”. Così il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri in audizione sulla riforma del Mes davanti alle commissioni Finanze e politiche Ue al Senato.
Ad ogni modo “Conte ha detto la verità – ha spiegato – il testo è concordato e se chiedete se è possibile riaprire il negoziato vi dico che secondo me no, il testo del Trattato è chiuso, c’è un lavoro su aspetti esterni e la richiesta su una questione aggiuntiva che possiamo valutare e integrare, ma non c’è negoziato sul testo e tutti gli altri Paesi considerano la questione chiusa”. Ed “ho dei dubbi” che “un clamoroso stop del governo per riaprire termini di un negoziato chiuso” possa giovare “dal punto di vista interesse nazionale, ma il Parlamento valuterà sovranamente come sempre”, ha sottolineato il ministro.
Per Gualtieri, se l’Italia fosse l’unico Paese dell’area euro a non ratificare la riforma del Mes comunicherebbe “un senso di fragilità e di debolezza che il Paese non ha, perché è solido ed ha risparmio privato molto alto”. “Dire che l’Italia è terrorizzata”, che c’è il rischio di “bancarotta”, “lo trovo sinceramente sproporzionato”, ha sottolineato. “Questa riforma non è perfetta ma non fa alcun danno”, ha concluso.Cos’è il MesTensione altissima a Montecitorio dopo che Fdi con Giorgia Meloni e la Lega con Claudio Borghi hanno chiesto che il premier Giuseppe Conte riferisca in aula sul Mes, dopo che il ministro Gualtieri l’ha definito concluso.
Dal Pd Pier De Luca ha accusato la Lega di far finta di non sapere che governava lei quando si negoziava il trattato sul fondo salva Stati e a quel punto è scoppiata la bagarre e il presidente ha richiamato all’ordine in particolare il deputato leghista Rixi e ha sospeso i lavori.
Di Maio: “Verificare se ci conviene o no””Tutto quanto detto da Gualtieri è gravissimo e evidenzia comportamenti che potrebbero anche configurare eversione” ha scritto su Twitter il deputato della Lega Claudio Borghi. “Conte ha nei fatti approvato un testo definitivo e inemendabile senza alcun dibattito in Parlamento.
Che il presidente si cerchi un avvocato” ha concluso Borghi. “Gravissime le parole del ministro dell’Economia Gualtieri, che oggi dice chiaramente e senza dubbi che il negoziato sul Mes non si può riaprire e che il testo del trattato è concordato e chiuso – ha dichiarato il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni – È una vergogna nazionale, un atto di alto tradimento del popolo italiano. Avevamo ragione: questo governo è al servizio degli interessi franco-tedeschi e vuole espropriare il Parlamento della sua sovranità. Noi di Fratelli d’Italia glielo impediremo e annunciamo sin da ora che faremo le barricate. E scenderemo in piazza: il 9 dicembre saremo a Bruxelles per ribadire ai burocrati europei che la riforma del Mes è inaccettabile e che c’è un’Italia libera e sovrana che non intende piegarsi ai loro diktat”. In aula “abbiamo fatto notare la vergogna delle parole del ministro Gualtieri – ha detto Meloni in Transatlantico – Ci era stato detto che sul Mes era tutto da definire e scopriamo non solo che è stato scritto ma che sarebbe inemendabile, cioè che il Parlamento sarebbe stato totalmente scavalcato”. “Abbiamo chiesto che Conte riferisca su quale base e con quale mandato è stato autorizzato a sottoscrivere questa roba senza che ci sia un pronunciamento del Parlamento italiano. Vogliamo sapere se Conte ha pagato con il sangue degli italiani cambiali alla Francia e alla Germania, che servivano per mantenere il suo posto di presidente del Consiglio”. Il presidente della Camera, Roberto Fico, ha spiegato all’aula che il governo “il primo possibile, in una data breve che significa domani o dopodomani, a breve, brevissimo” verrà in aula alla Camera per riferire sul Mes. “Ho stigmatizzato nella conferenza dei capigruppo informale i comportamenti in aula e tutti i capigruppo hanno convenuto con me” ha detto Fico alla ripresa dei lavori. Gualtieri ha replicato alle critiche sottolineando che “il testo della riforma del Mes non è firmato, le polemiche sono pretestuose”. “In relazione ad alcune polemiche pretestuose che hanno fatto seguito alla mia audizione in Senato sul Meccanismo Europeo di Stabilità, voglio ribadire quanto da me chiaramente detto” ha affermato il ministro sottolineando i punti salienti della sua audizione. ”
- Il 13 giugno del 2019 l’Eurogruppo ha raggiunto un ampio consenso su una bozza di revisioni al trattato Mes;
- Il 21 giugno i leader all’Eurosummit hanno preso atto delle revisioni proposte e invitato l’Eurogruppo a continuare i lavori su tutti gli aspetti della riforma e del pacchetto più generale che comprende anche la capacità di bilancio per la convergenza e la competitività e la roadmap per il completamento dell’Unione bancaria. Questo riferimento alla logica di pacchetto – ha spiegato Gualtieri – è stato inserito su richiesta dell’Italia e a sua volta riflette la richiesta del Parlamento di riservarsi di esprimere la valutazione finale sulla base di tutti gli elementi del suddetto pacchetto”.
- Il consenso definitivo e formale del governo alla riforma del Mes e al pacchetto non è ancora stato espresso”, ha sottolineato Gualtieri.
- “Come ho detto in Commissione, se da un lato il testo non è ancora stato firmato e sono tuttora in corso discussioni e negoziati su aspetti minori interni ed esterni al trattato, – ha puntualizzato il ministro – la mia valutazione che non ci sia reale spazio per emendamenti sostanziali è di natura politica e non giuridica, in quanto come è noto in questa procedura vige la regola dell’unanimità”.
- poiché il testo di riforma del Mes definito a giugno non presenta profili critici per l’Italia, sarebbe bene concentrare l’attenzione sugli altri aspetti del pacchetto, in linea con le indicazioni del Parlamento” ha concluso Gualtieri.
Gualtieri, ecco come funziona il finto salvataggio del Mes
29.11.2019 – int. Antonio Pilati
“Il testo del trattato è chiuso”, “comico che minacci la stabilità dell’Italia”: lo ha dichiarato Gualtieri in audizione sul Mes. L’opposizione non ci sta e vuole Conte in Aula
“Preoccupazioni infondate”, “il testo del trattato è chiuso”, “comico che minacci la stabilità dell’Italia”: lo ha dichiarato ieri il ministro dell’economia Roberto Gualtieri nella sua audizione sul Mes davanti alle commissioni riunite Finanze a Palazzo Madama. Il ministro ha difeso la riforma del Meccanismo europeo di stabilità o Fondo salva-Stati e dunque l’operato di Conte e Tria, che durante il governo gialloverde hanno negoziato l’adesione dell’Italia senza riferire al Parlamento.
Per Gualtieri la firma è vantaggiosa perché il Mes entra nella disponibilità del Fondo per le risoluzioni bancarie, “raddoppiandone” la portata; la ristrutturazione del debito non è automatica, né la modifica delle linee di credito precauzionali introdotta dalla riforma del Mes “attenta alla stabilità finanziaria dell’Italia”.
Le dichiarazioni del ministro hanno suscitato veementi proteste nell’opposizione, che adesso vuole che Conte riferisca in Aula.
Antonio Pilati, già componente del Cda Rai e dell’Autorità Antitrust, ha dedicato i suoi due ultimi saggi alle trasformazioni dell’ordine politico. Per lui il fondo salva-Stati è pericoloso eccome. “Economia stagnante, alto debito pubblico, confusione politica sono tutte condizioni che, messe in evidenza dai nostri partner, potrebbero facilmente innescare reazioni negative dei mercati e disinvestimento dai nostri titoli di debito pubblico”. In modo da indurre il nostro paese ad adottare la ristrutturazione, con buona pace del ministro dell’Economia.
La cosa è fatta e ce la dobbiamo tenere, ha detto Gualtieri. Ammesso che sia vero, cosa pensa del modo in cui il governo sta gestendo la riforma del Mes?
Tutto dipende dal modo cui le decisioni, le direttive, i trattati europei vengono recepiti dalla nostra politica e passano nella nostra legislazione nazionale. Storicamente, questo è sempre avvenuto all’estrema periferia della discussione pubblica e il Mes non sta facendo eccezione.
L’opposizione teme che la riforma porti a una ristrutturazione forzata del nostro debito. Sono timori giustificati?
Una delle caratteristiche del Mes è che i suoi fondi di finanziamento vengono
Continua qui: https://www.ilsussidiario.net/news/scenario-gualtieri-ecco-come-funziona-il-finto-salvataggio-del-mes/1954299/
Mes, duro attacco dell’opposizione. Borghi: “Conte si cerchi un avvocato. Lo porteremo in tribunale”
Durissimo l’attacco del leghista Claudio Borghi sul Mes alla Camera: un j’accuse che scatena quasi una rissa, dopo il discorso del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri per cui il Trattato è chiuso. Anche Giorgia Meloni ha ripreso subito la polemica: “Conte venga a riferire in Aula: l’Italia deve sapere se abbiamo un presidente del Consiglio che ha firmato con il sangue degli italiani le cambiali per tenersi la poltrona da premier”.
POLITICA ITALIANA 28 NOVEMBRE 2019 – Annalisa Girardi
Il governo riferirà a breve alla Camera sul Mes, il Meccanismo europeo di stabilità. È quanto affermato da Roberto Fico alla ripresa dei lavori in Aula, messi in pausa per circa mezz’ora per la rissa scatenatasi proprio riguardo al fondo Salva-Stati. “Alcuni gruppi hanno chiesto a me e al ministro per i Rapporti con il Parlamento, D’Incà, se il governo potesse riferire prima possibile. Tutti i gruppi si sono dichiarati d’accordo. Il ministro dell’Economia, interpellato per le vie brevi, ha dichiarato la disponibilità del governo ad intervenire in tempi rapidi, anche domani o dopodomani”, ha affermato il presidente della Camera.
La rissa sfiorata ieri alla Camera è scattata in seguito all’audizione del ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, davanti alle commissioni Finanze e politiche Ue al Senato. “Conte ha detto la verità il testo è concordato e se chiedete se è possibile riaprire il negoziato vi dico che secondo me no, il testo del Trattato è chiuso, c’è un lavoro su aspetti esterni e la richiesta su una questione aggiuntiva che possiamo valutare e integrare, ma non c’è negoziato sul testo e tutti gli altri Paesi considerano la questione chiusa. Ho dei dubbi che un clamoroso stop del governo per riaprire termini di un negoziato chiuso possa giovare dal punto di vista interesse nazionale, ma il Parlamento valuterà sovranamente come sempre”, ha affermato il ministro.
Il duro attacco dell’opposizione
È il leghista Claudio Borghi, presidente della commissione Bilancio a Montecitorio, a lanciare il j’accuse. “Il ministro ci ha detto che Conte ha dato l’ok a un testo inemendabile e a questo punto il presidente deve immediatamente venire in Aula”, ha affermato, facendo insorgere la maggioranza. “Se così fosse, saremmo davanti a infedeltà in affari di Stato, è un reato. L’avvocato del popolo dovrà cercarsi un avvocato”, ha aggiunto. E ancora: “Il Parlamento è stato completamente scavalcato. Una cosa gravissima: si è passati sopra al Parlamento su un trattato internazionale ratificato a scatola chiusa. Vogliamo qui subito Conte e se non arriva lo porteremo in tribunale”.
Un punto ripreso anche dalla leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni: “Conte venga a riferire in Aula: l’Italia deve sapere se abbiamo un presidente del Consiglio che ha firmato con il sangue degli italiani le cambiali
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Cos’è e come funziona il Mes (Meccanismo Europeo di Stabilità)
07:27, 20 novembre 2019
Il suo obiettivo è consentire al fondo salva-Stati di concedere linee di credito agli Stati membri che si trovano in difficoltà sui mercati e diventare prestatore di ultima istanza per le crisi bancarie
Creare una sorta di Fondo monetario dell’Unione Europa per dare sostegno ai Paesi membri in caso di crisi finanziaria e rischio default. È uno degli obiettivi che hanno spinto i leader della zona euro ad avviare la riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità (Mes) che si dovrebbe concludere con l’approvazione di un nuovo trattato al Vertice europeo di dicembre, dopo l’accordo raggiunto lo scorso giugno all’Eurogruppo.
Lo scopo è consentire al fondo salva-Stati di concedere linee di credito agli Stati membri che si trovano in difficoltà sui mercati e diventare prestatore di ultima istanza per le crisi bancarie. Il Mes dovrebbe essere trasformato appunto in una sorta di Fondo Monetario Europeo e fungere al contempo da backstop comune (una rete di sicurezza) per il Fondo di Risoluzione Unico delle banche in crisi.
Quando è nato e chi ha aiutato
Il Mes è nato durante la crisi della zona euro sulla base del Fondo Europeo di stabilità finanziaria che era stato creato nel 2010 per la Grecia. Entrato in funzione nel 2012 e diretto dal tedesco Klaus Regling, ha un capitale autorizzato di 700 miliardi di euro, di cui solo 80 sono stati effettivamente versati dagli Stati membri: l’Italia è il terzo maggior sostenitore con un contributo di 14 miliardi di euro. Versano più del nostro Paese solo Germania e Francia.
Tra il 2010 e il 2015 il Mes ha salvato cinque paesi: Grecia (tre programmi di assistenza finanziaria), Irlanda, Portogallo, Spagna e Cipro. In cambio degli aiuti, questi Stati membri hanno dovuto sottoscrivere un “memorandum d’intesa” e impegnarsi a attuare una serie di riforme sotto il monitoraggio della cosiddetta “Troika” formata da Commissione, Banca centrale europea e Fondo Monetario Internazionale.
Secondo la riforma concordata all’Eurogruppo il Mes dovrebbe dotarsi di due
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Cos’è il Mes, e come è diventato l’ossessione della politica italiana
Il Fondo salva-stati è diventato un tema di scontro politico: tutto ruota attorno a una riforma che il governo vuole approvare. Ma come funziona il Mes, e perché ora ne parlano tutti?
Paolo Mossetti – 26 NOV, 2019
Il governo Conte II è nell’occhio del ciclone per colpa della riforma del Meccanismo europeo di stabilità (Mes), il fondo incaricato di aiutare i paesi in crisi che adottano l’euro, che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte vorrebbe far ratificare dal parlamento italiano l’anno prossimo. Per l’approvazione definitiva del testo manca ancora una riunione dei capi di governo dell’Eurozona a dicembre, ma la polemica in Italia imperversa da giorni, soprattutto per la netta contrarietà alla riforma del Mes da parte della Lega, di Fratelli d’Italia e di parte del M5s.
Tra i principali oppositori alla riforma c’è il leader della Lega Matteo Salvini: “Il ‘Sì’ alla modifica del Mes sarebbe la rovina per milioni di italiani e la fine della sovranità nazionale“, ha detto. Nella maggioranza, Leu e il M5s hanno fatto eco alle preoccupazioni del Carroccio. Un gruppo di parlamentari del Movimento 5 stelle ha chiesto al presidente del Consiglio Giuseppe Conte di riferire sulla materia, e Luigi Di Maio stesso ha dichiarato che “una riforma del Mes che stritola l’Italia non è accettabile”.
La bozza che è stata diffusa dopo l’Eurogruppo di giugno contiene diverse novità, valutate positivamente da alcuni esperti, ma con alcune criticità per l’Italia secondo altri appartenenti all’area politica sovranista, e non solo: criticità legate in particolare al rischio che l’annuncio di una maggiore probabilità di dover ristrutturare il nostro debito pubblico scateni la speculazione contro i paesi con i conti meno in ordine.
Questa maggior facilità dipenderebbe in particolare dalle nuove Clausole di azione collettiva (Cac): introdotte nell’Eurozona dal 2013, sono delle clausole collegate ai titoli del debito pubblico che consentono allo stato di rinegoziare i termini del titolo, in particolare interessi e scadenze. Servono in particolare in caso di crisi del debito, per procedere a una ristrutturazione del debito maggiormente ordinata e prevedibile.
Finora per modificare i termini del titolo era richiesta l’approvazione della maggioranza dei detentori dei titoli del debito non solo in totale, ma anche in ogni singola sottocategoria dei titoli stessi (diverse scadenze, diversi interessi e via dicendo creano diverse sottocategorie). Si parla quindi di “clausola di azione collettiva a doppia maggioranza”.
Con la riforma del Mes si dovrebbe passare invece a clausole di azione collettiva “a maggioranza singola”. Sarà cioè sufficiente la maggioranza del totale dei detentori del debito pubblico e eventuali maggioranze
Continua qui: https://www.wired.it/attualita/politica/2019/11/26/cose-mes-fondo-salvastati-perche-politica-parla/
Mes, che cosa è il Meccanismo europeo di stabilità (e perché Salvini e Conte litigano)
di Manola Piras
toria e cronaca del Mes (Meccanismo europeo di stabilità): lo scontro Salvini-Conte, le parole di Visco, le critiche di Bagnai e Borghi, le rassicurazioni di Centeno e il tweet (a sorpresa) di Cottarelli…
In un Paese stretto fra emergenza maltempo – e devastanti conseguenze – e la trattativa con Arcelor Mittal per non far chiudere l’ex Ilva di Taranto, a scaldare ulteriormente gli animi ci pensa la riforma del Mes, il Meccanismo europeo di stabilità, che a breve entrerà nel vivo.
Le polemiche – divampate di nuovo dopo l’audizione in commissioni riunite Bilancio e Politiche Ue di Giampaolo Galli e dopo i “rischi” paventati dal governatore Ignazio Visco ma già sorte nei mesi scorsi – sono alimentate soprattutto dalla Lega, fortemente contraria alla riforma e anche al Mes come espresso già quando era al governo. Il culmine ieri sera, con il botta e risposta fra il leader del Carroccio, Matteo Salvini, e Palazzo Chigi: l’uno dà del traditore al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte; l’altro gli rinnova l’accusa di “imperdonabile trascuratezza per gli affari pubblici”.
COS’E’ IL MES
Nato nel 2012 per sostituire i preesistenti Fondo europeo di stabilità finanziaria e Meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria, il Mes (o Esm secondo l’acronimo inglese) vuole essere una sorta di Fondo monetario europeo per sostenere i membri dell’area euro in difficoltà cui si offre un programma di aiuti in cambio di riforme strutturali. La sua riforma desta allarme per il nostro Paese – secondo ambienti politici e intellettuali – perché prevede che il supporto finanziario sia attivato in caso di turbolenze sui mercati del debito pubblico ma qualora ricorrano alcune condizioni: non trovarsi in procedura d’infrazione, avere da due anni un deficit sotto il 3% e un debito pubblico sotto al 60%. Dunque, l’Italia sarebbe esclusa dal supporto cui potrebbe accedere – in seconda battuta – solo se accettasse una ristrutturazione del debito.
STORIA RECENTE DEL MES
Come ricorda oggi Repubblica la questione è stata affrontata a giugno durante un Eurogruppo. Tra i ministri delle Finanze dell’area euro si era trovato un compromesso relativamente alla riforma del Mes tra cui stop agli interventi della Troika con gestione dei prestiti da parte del Fondo e della Commissione Ue in modo più politico, accesso più semplice alle linee di credito precauzionali, clausola per cui – in caso di ristrutturazione del debito – si chiede ai fondi speculativi di “pagare dazio”. Un accordo che però non ha avuto seguito: tutto è stato rinviato a dicembre, prima all’Eurogruppo e poi al vertice dei capi di Stato del prossimo 13 dicembre, ha scritto Alberto D’Argenio di Repubblica. Occorre pure ricordare, come fa sul suo profilo Twitter Marco Bresolin della Stampa, che al momento “non c’è nulla di definitivo: per entrare in vigore, la riforma necessita della ratifica di tutti i 19 Parlamenti nazionali. Altrimenti non passa”. Dunque, l’Italia potrà porre il veto – oltre che nei due appuntamenti prima di Natale – anche nel 2020, quando
Continua qui: https://www.startmag.it/mondo/mes-che-cosa-e-il-meccanismo-europeo-di-stabilita-e-perche-salvini-e-conte-litigano/
Tensione nella maggioranza sul Mes. La strada (stretta) della risoluzione
06:52, 03 dicembre 2019
Conte ha detto che tutti i ministri gialloverdi sapevano del negoziato sul fondo salva-stati. Il messaggio era diretto solo a Salvini o anche a Di Maio? Quel che è certo è che nel M5s il malumore continua a crescere
Lavorare ad una risoluzione comune tra M5s e Pd quando l’11 dicembre la discussione sul Mes entrerà nel vivo e i gruppi parlamentari saranno costretti ad esprimersi apertamente. È il tentativo che stanno portando avanti le ‘colombe’ della maggioranza per evitare che il governo possa cadere su un tema che – dicono sia i deputati e i senatori di M5s e Pd – sarebbe difficile da spiegare agli italiani. È la posizione anche che auspica il presidente del Consiglio che si trova a dover sbrogliare una matassa complicata. Tutto dipenderà da cosa il responsabile dell’Economia riuscirà a spuntare all’Eurogruppo. Perché al di là delle posizioni al momento poco concilianti tra il ministro Gualtieri e il capo delegazione M5s Di Maio, c’è anche da considerare la decisione dei renziani di sfilarsi dal confronto, mantenendo di fatto le mani libere.
Il premier sta cercando di muoversi sul filo dell’equilibrio. Ma le critiche a Salvini, quel “tutti i ministri sapevano”, sono state interpretate – anche dai ministri M5s – come un attacco implicito allo stesso Di Maio. “Non era solo un’allusione ma una critica vera e propria”, riferisce un esponente del governo pentastellato, sottolineando come il premier pure su questo tema si sia schierato apertamente con il Pd. Una tesi confutata da Palazzo Chigi.
Conte – viene spiegato – ha risposto a Salvini e Meloni che lo hanno accusato di alto tradimento, non a Di Maio. E così lo stesso presidente del Consiglio ha voluto smentire voci di screzi con il responsabile degli Esteri che – ha sottolineato il premier – “ha espresso criticità comprensibili”. La posizione di Conte però è che non si può buttare tutto all’aria, che finora il negoziato sul Mes è stato un compromesso sancito all’interno di un consesso nel quale fanno parte 18 Paesi, che è da migliorare, che comunque un’apertura da parte di altri leader europei potrà esserci.
I dubbi di Renzi sulla tenuta del governo
Insomma, la strada è quella di lasciar aperto il negoziato e guadagnare più tempo, smussando gli angoli. Non escludendo il rinvio qualora la logica del ‘pacchetto’ non dovesse essere rispettata. Tuttavia, il Pd, pur
Continua qui: https://www.agi.it/politica/governo_mes_conte_m5s_pd-6666609/news/2019-12-03/
Tutti i ministri gialloverdi sapevano del Mes”
Duello in Aula tra Conte e Salvini
22:36, 02 dicembre 2019
Durante l’informativa in Aula, il presidente del Consiglio ribatte alle accuse di “alto tradimento” giunte da destra. “Qui qualcuno mente, si vergogni”, è la replica del leader leghista
È il botta e risposta tra Giuseppe Conte e Matteo Salvini a dominare l’informativa de presidente del Consiglio in Aula sulla controversa riforma del Mes, il fondo salva-Stati europeo. “Se queste accuse non avessero fondamento e anzi fosse dimostrato che chi le ha mosse era ben consapevole della loro falsità, avremmo la prova che chi ora è all’opposizione e si è candidato a governare il Paese con pieni poteri, sta dando prova, e purtroppo non sarebbe la prima volta, di scarsa cultura delle regole e della più assoluta mancanza di rispetto delle istituzioni”, è la replica di Conte all’accusa di “alto tradimento” giunta dal suo ex vice.
Conte: “Grave vulnus alla credibilità del governo”
“Le accuse che mi sono state rivolte, tuttavia – ha proseguito il premier – trascendono ampiamente i più accesi toni e le più aspre contestazioni che caratterizzano l’odierna dialettica politica, già di per sé ben poco incline alla ‘cura delle parole’. Siamo al cospetto di un’accusa gravissima. Se si arriva ad accusare apertamente e ripetutamente, in tutte le trasmissioni televisive e in tutti i canali social, il Presidente del Consiglio di avere tradito il mandato di difendere l”interesse nazionale’ e di avere agito per tutelare non si sa quale interesse personale, allora il piano delle valutazioni che siamo sollecitati a compiere è completamente diverso”.
“Se queste accuse avessero un fondamento, saremmo di fronte alla massima ferita, al più grave vulnus inferto alla credibilità dell’Autorità di Governo, con la conseguenza che chi vi parla non potrebbe
https://www.agi.it/politica/mes_conte_salvini-6662298/news/2019-12-02/
Mes, Gualtieri: testo non ancora firmato, polemiche pretestuose
Consenso definitivo e formale governo non è ancora stato espresso
Mercoledì 27 novembre 2019
Milano, 27 nov. (askanews) – “Come ho detto in Commissione, se da un lato il testo” della riforma del Mes “non è ancora stato firmato e sono tuttora in corso discussioni e negoziati su aspetti minori interni ed esterni al trattato, la mia valutazione che non ci sia reale spazio per emendamenti sostanziali è di natura politica e non giuridica, in quanto come è noto in questa procedura vige la regola dell’unanimità”.
È quanto dichiara in una nota il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, in relazione ad alcune polemiche “pretestuose” che hanno fatto seguito all’audizione in Senato sul Meccanismo Europeo di Stabilità. “Il consenso definitivo e formale del governo alla riforma del Mes e al pacchetto non è ancora stato espresso”, ha sottolineato Gualtieri.
Ecco come inghiottirà l’Italia
di Federico Giuliani* – 25 Novembre 2019
Il Mes è un mostro pronto a inghiottire l’Italia in un solo boccone.
I rischi collegati al Meccanismo europeo di stabilità e alla sua riforma sono tantissimi, anche se per rendersi conto della loro entità bisogna andare oltre le apparenze e scavare in profondità, dietro al linguaggio “burocratese” e ai proclami dei tecnocrati di Bruxelles.
Innanzitutto, come scrive l’economista Giulio Sapelli su Il Sussidiario.net, il cosiddetto Fondo salva-Stati è un trattato internazionale che fa finta di essere un veicolo finanziario ma che in realtà “del veicolo finanziario non ha né la forma, né la sostanza”.
In altre parole, il Mes è un “istituto di diritto internazionale” abilitato dal Consiglio d’Europa e dalla Commissione europea per “esercitare attività bancaria”.
L’enorme problema risiede nel fatto che il fondo, che non è un fondo d’investimento, può esercitare le suddette attività bancarie facendo leva su norme statuarie tipiche di un soggetto sovrano, erodendo quindi la stessa sovranità dei singoli Paesi europei che dovessero chiedere il suo aiuto.
In altre parole,
il Mes è un trattato tra Stati che non risponde ad alcuna Costituzione dell’Unione europea, visto che l’Ue non ne ha una,
ma risponde soltanto ai canoni del diritto privato.
Le contraddizioni del Fondo salva-Stati
La riforma del Mes è un pericolo in più perché aggiunge ulteriori minacce al suo già rischiosissimo funzionamento.
L’assunto base sembra essere promettente: il Fondo salva-Stati può prestare soldi a Paesi in crisi economica.
Il problema è che i riceventi dovranno versare lacrime e sangue per restituire i denari prestati.
Non solo, perché per assicurarsi che i governi debitori saranno in grado di adempiere i loro oneri, il Mes chiede a questi ultimi di mettere in campo misure economiche drastiche, come ad esempio tagliare la spesa pubblica o incrementare le tasse.
Nell’occhio del ciclone è finita la ristrutturazione del debito pubblico.
Ad esempio, gli istituti bancari italiani,
che detengono il 70% del debito pubblico nazionale,
temono quella parolina magica,
perché la ristrutturazione implicherebbe solo un parziale pagamento da parte dei creditori.
La ricapitalizzazione degli Stati e degli istituti bancari, inoltre, è possibile, come detto, solo se un governo sceglie di accettare determinate condizioni provenienti dall’alto (leggi come Bruxelles).
Il Mes si comporta da banca privata
Il testo della riforma del Mes è inequivocabile.
La parte cruciale sta in queste poche affermazioni.
“È opportuno che il Mes conceda sostegno alla stabilità soltanto ai propri membri che presentano un debito reputato sostenibile e dei quali è confermata la capacità di rimborso al Mes.
Sostenibilità del debito e capacità di rimborso saranno valutate all’insegna della trasparenza e della prevedibilità al contempo consentendo una sufficiente discrezionalità.
Tali valutazioni saranno effettuate dalla Commissione europea di concerto
Continua qui: https://www.ilprimato.com/il-commento/24882-mes-il-meccanismo-diabolico.html
MONDO & FINANZA: dal MES a Calenda, parola a Giancarlo Marcotti nella puntata del 22/11/2019
Nicole Chiapperi – 28 NOVEMBRE 2019
MES, movimento delle sardine e Calenda: Giancarlo Marcotti e Fabio Frabetti commentano gli eventi della settimana e rispondono alle domande nella puntata del 22 novembre 2019.
https://www.youtube.com/channel/UCYZpcYxa-2fXWg-jNJOL8Ww
Sesto appuntamento della trasmissione di MONDO & FINANZA sul canale YouTube di Money.it per discutere di finanza, economia e politica in compagnia di Giancarlo Marcotti e Fabio Frabetti.
Una puntata, quella odierna, che inizia con un grande dibattito sul MES: il fondo salva-stati che tanto sta facendo discutere e dividere l’opinione pubblica.
MES: un pericolo per i risparmiatori italiani?
«Una grande opportunità per i cittadini italiani per capire che dovremmo uscire da questo lager che è l’Europa» commenta Marcotti che con chiarezza spiega il suo punto di vista, contrario, al fondo salva-stati.
Secondo l’esperto, infatti, i due parametri che bisogna soddisfare per poter chiedere l’intervento del MES sono due standard che pochi Stati riescono a rispettare e «se si rispettano, perché chiedere l’intervento del MES?».
Di contro, se i due parametri non vengono rispettati il MES aiuta, ma in cambio di una macelleria sociale che si tradurrebbe in una diminuzione della spesa pubblica e un aumento delle tasse.
Se dovessero essere gli altri Stati a chiedere un aiuto, infatti, l’Italia si troverebbe costretta ad offrire dei soldi che non ha, quindi l’unica soluzione sarebbe un aumento del debito pubblico.
Di contro, se dovesse essere l’Italia a ricorrere al MES, ci verrebbe richiesto di rientrare nel 60% di debito e «noi non ne siamo capaci, nonostante l’impegno» conclude Marcotti.
Aumento dello spread, calo degli acquisti statali da parte degli investitori, possibile crisi: cosa ne pensa Marcotti in merito alla visione di Cottarelli
Il direttore di finanza in chiaro non sembra essere preoccupato circa questo aspetto poiché «in questo momento i titoli di stato li comprano le banche centrali» di conseguenza, uscendo dall’euro, ci ritroveremmo con una banca centrale italiana che avrà il compito di supportare l’acquisto dei titoli di Stato:
«Se salta l’Europa, la banca d’Italia torna a fare il suo lavoro».
«Noi italiani sappiamo salvarci da soli»: la risposta a Moscovici
Si torna a parlare dell’uscita dell’Italia dall’Eurozona.
«Se ci dessero la possibilità di uscire dall’euro, ci salveremmo da soli» commenta Marcotti in merito all’intervista rilasciata da Moscovici in cui il politico francese dichiara che il MES non è altro che un pacchetto di misure per rafforzare l’unione monetaria in caso di shock, «non facciamo favori all’Italia».
Secondo Marcotti – da sempre sostenitore di un’Italia fuori dall’euro – se avessimo la possibilità di avere una nostra moneta e una nostra banca centrale, riusciremmo a salvarci e a vivere meglio, come quando c’era
Continua qui: https://www.money.it/MONDO-FINANZA-Dal-MES-a-Calenda-22-11-2019
- MERCOLEDÌ 27 NOVEMBRE 2019
Che cos’è il Meccanismo Europeo di Stabilità, in parole semplici, e perché se ne discute così tanto nella politica italiana
Da oltre una settimana nella politica italiana si parla sempre più spesso della riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità, un’istituzione europea che ha lo scopo di aiutare i paesi in difficoltà economica. La polemica contro la riforma è stata aperta da Matteo Salvini, leader della Lega, nonostante il processo di riforma sia iniziato e sia stato approvato mentre lui era al governo. È stata poi ripresa da Giorgia Meloni, di Fratelli d’Italia, e da Luigi Di Maio, del Movimento 5 Stelle. In sostanza, il MES viene accusato di essere un opprimente meccanismo burocratico europeo che limiterà la nostra libertà. A parte questo però, in pochi sembrano avere davvero capito di cosa si stia parlando.
Che cos’è il MES oggi?
Il Meccanismo Europeo di Stabilità (noto anche come MES e con l’acronimo del suo nome in inglese, ESM) è un’organizzazione intergovernativa dei paesi che condividono l’euro come moneta, e ha il compito di
Continua qui: https://www.ilpost.it/2019/11/27/mes-spiegato/
IL MES GIÀ INIZIA A FARE DANNI? L’ASTA DEI BTP SI RIVELA UNA DELUSIONE
RICHIESTE SOTTO LA MEDIA E CRESCITA DEI RENDIMENTI DEI TITOLI A 5 E 10 ANNI. GLI ESPERTI TEMONO LA RISTRUTTURAZIONE DEL DEBITO. HA RAGIONE GUALTIERI: OTTENERLA NON SARÀ PIÙ FACILE CON LA RIFORMA. MA UNA VOLTA IMBOCCATA QUESTA STRADA, TOSARE GLI INVESTITORI SARÀ PIÙ SEMPLICE
29 NOV 2019
Fabio Dragoni per ”la Verità”
Scherzare con il fuoco può essere pericoloso e le proposte di modifica al trattato istitutivo del Meccanismo europeo di stabilità (noto come fondo salva Stati) iniziano a turbare gli investitori. Ad alimentare le perplessità non è tanto lo spread, in lieve aumento a circa 170 punti. Il differenziale nel rendimento fra Btp e Bund è infatti un termometro inattendibile per misurare il sentimento degli operatori sul nostro debito. Ciò che lascia perplessi è l’aumento dei rendimenti sulle nuove emissioni. Questa è una misura più accurata per testare il gradimento sul nostro debito. Ieri la Repubblica italiana ha collocato due Btp: uno con scadenza a cinque anni, l’altro a dieci, assieme a un Cct rimborsabile a sei anni.
L’ asta non è stata un successo, per due motivi. Per collocare il primo Btp lo Stato ha dovuto offrire un rendimento dello 0,64%. Una cifra in sé più che «giusta», ma in aumento rispetto alla precedente analoga asta del 30 ottobre, che aveva segnato lo 0,43%. In altre parole, il costo annuo del Btp a cinque anni è aumentato di quasi il 50%.
E questo è un costo «vero», che si riverbera – in misura proporzionale all’ importo di questa emissione – sul bilancio dello Stato. Pure il Btp a dieci anni ha segnato un aumento di 23 punti base nel rendimento offerto in asta, attestandosi all’ 1,29% rispetto all’ 1,06% del 30 ottobre. In proporzione, un aumento del costo inferiore rispetto a prima, ovvero poco meno del 22%. Ma il fatto che a dieci anni i timori degli operatori siano inferiori rispetto alla più breve scadenza di cinque non fa che alimentare ulteriori perplessità.
Gli investitori, in altre parole, iniziano a ipotizzare possibili tensioni che nel lungo termine potrebbero mitigarsi.
Quanto più gli aumenti di rendimento si trasmetteranno sulle fasce di scadenza più corte, tanto più alti saranno i timori degli operatori. Infine, anche il Cct a sei anni ha mostrato un aumento nel rendimento offerto chiudendo a 0,71% annuo contro lo 0,52% del 27 ottobre. Cifre in sé non allarmanti, ma che evidenziano un timore crescente.
Ma vi è un secondo motivo per giudicare insoddisfacente il risultato delle aste di ieri. La domanda degli investitori non è stata copiosa rispetto ai nostri standard. Abbiamo collocato nelle tre aste 5,7 miliardi di titoli e la richiesta degli investitori è stata di circa 7,6 miliardi, superiore del 32%. Può sembrare un risultato di tutto rispetto, ma non è così. Nei primi
Continua qui: https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/mes-gia-inizia-fare-danni-39-asta-btp-si-rivela-220440.htm
Ecco l’ultima bozza di Bruxelles sulla riforma del trattato Mes (e le polemiche politiche)
Che cosa è scritto nella bozza arrivata ieri da Bruxelles in Italia sulla riforma del trattato Mes. E le ultime polemiche politiche nella maggioranza di governo e tra Conte e Salvini.
Il vertice di maggioranza tenuto ieri sulla revisione del trattato Meccanismo europeo di stabilità (Mes), noto come fondo salva-stati, non ha sortito una risposta condivisa. Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha difeso la necessità di riforma, che però preoccupa M5S e Leu. La Lega accusa il premier Conte di aver venduto la sovranità nazionale. Il ministro tedesco delle Finanze, Olaf Scholz, intervistato da Repubblica, insiste: “Non è contro l’Italia”.
E’ questa la sintesi sui subbugli in Italia sulla revisione del trattato Mes; qui l’ultima bozza arrivata dalla Commissione Ue in Parlamento: Bozza_di_revisione_del_Trattato_MES. Ecco tutti i dettagli.
Di fatto nel vertice di ieri si è verificata una spaccatura della maggioranza, con da una parte Leu e M5s contrari alla firma della riforma del fondo Salva-stati e dall’altra Pd e Italia viva più disponibili.
Bozza_di_revisione_del_Trattato_MES
Il ministro dell’Economia, Gualtieri (Pd), ha infatti ribadito convintamente la necessità di riformare il Mes, in linea con quanto deciso dall’eurogruppo a giugno, perché questo contribuisce a stabilizzare l’area euro senza peraltro comportare la necessità di ristrutturare preventivamente il debito per accedere al sostegno finanziario. Ma M5s e Leu hanno invece sostenuto che questa possibilità c’è, al punto da prefigurare il rischio di una sorta di ‘commissariamento’ dello Stato. Di più, scrive Repubblica: hanno paventato il rischio per l’italia di finire in una sorta di limbo finanziario, di serie B dei paesi europei. Pertanto hanno
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