NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI 29 GENNAIO 2020
SPECIALE TOMMASO D’AQUINO
A cura di Manlio Lo Presti
Esergo
Filosofia è il sapere inutile ma signorile.
MARTIN HEIDEGGER, Quaderni neri 1931/1938, Bompiani, 2015, pag. 364
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SOMMARIO
Tommaso D’Aquino il gigante della filosofia medievale
TOMMASO D’AQUINO
Tommaso d’Aquino, santo
Tommaso d’Aquino
Summa Theologiae
Una analisi dell’opera di Tommaso D’Aquino
SAN TOMMASO D’AQUINO
CORPUS THOMISTICUM
Tommaso d’Aquino
Tommaso D’Aquino – Bibliografia
EDITORIALE
Tommaso D’Aquino il gigante della filosofia medievale
Manlio Lo Presti – 29 gennaio 2020
Il 28 gennaio 1225 nasce Tommaso D’Aquino. La sua teologia è una titanica testimonianza della capacità della mente umana di concepire ipotesi, progetti, dimensioni inesplorate.
La sua opera è pressocché sterminata. Solo la Summa Theologiae comprende soltanto 5318 pagine. Un compendio della cultura medievale che sarà un punto di riferimento rilevante per le successive elaborazioni teologiche del cattolicesimo. Sarà inoltre il manuale di controversia verso tutte le interpretazioni non allineate e del diritto canonico nelle sue successive elaborazioni e rifacimenti.
Il suo immenso lavoro di polemista (1) costituirà la base teorica e operativa (2) dei tribunali ecclesiastici che usarono la mano durissima (3) in un’epoca devastata da instabilità politica, guerre continue e tentativi – in moltissimi casi di matrice politica straniera – di frammentare la dottrina cattolica con la creazione di movimenti ereticali ricercatori di una purezza dell’amore di Dio che poteva essere corretta in punta di penna, ma che non teneva in alcun conto le implicazioni geopolitiche che tali teorie producevano.
La teologia militante diventa progressivamente terreno di scontro politico. Uno scenario da tenere in buon conto quando andiamo ad analizzare le vicende storiche dell’Inquisizione nei periodi successivi, sia pure con gli abusi conseguenti.
Per la vastità delle sue ricerche Tommaso D’Aquino può paragonarsi ad Aristotele, Platone, Kant, Hegel, Heidegger ed oggi Severino. Creatori di immense cattedrali di pensiero. Creatori di sistemi complessi, di ipotesi della totalità che ci circonda che necessita continuamente di avere nuove interpretazioni, nuove re-visioni, ulteriori ri-pensamenti.
Tommaso D’Aquino rimane un gigante del pensiero occidentale. L’architettura del suo pensiero è complicata, vasta, labirintica.
Il grande teologo va affrontato con il sussidio di una preparazione concettuale di base che va acquisita ex ante alla lettura e alle riflessioni derivanti dallo studio della sua vastissima opera, con costanza e con la consapevolezza che la comprensione costruttiva si ottiene con calma, con l’analisi del testo e, soprattutto, con la interpretazione attenta di quello che non è scritto ma traspare dal ragionamento…
NOTE
1) Contra errores Graecorum (Contro gli errori dei Greci)
Contra impugnantes Dei cultum (Contro coloro che avversano il culto di Dio)
Contra retrahentes (Contro coloro che distolgono)
Contra Saracenos (Contro i Saraceni, cioè i Musulmani)
2) Guaccio, Compendium Maleficarum, Einaudi, 1992, pag, XXXIV – 447
https://it.wikipedia.org/wiki/Francesco_Maria_Guaccio
3) Molte tecniche di interrogatorio e di tortura fisica, psicologica e giudiziaria moderna provengono dall’esperienza inquisitoria
http://www.psicologiagiuridica.com/numero%2013/articoli/Massano%20Barbara.pdf
CONFLITTI GEOPOLITICI
TOMMASO D’AQUINO
A cura di Diego Fusaro
Tu non possiedi la verità: è la verità che possiede te.
MINI-RIASSUNTO
INTRODUZIONE: Tommaso fu forse il pensatore più importante del Medioevo e la sua influenza, nell’ambito della Chiesa cattolica, è tuttora fondamentale. Era un uomo grande e grosso, bruno, un po’ calvo ed aveva l’aria pacifica e mite dello studioso. Per il suo carattere silenzioso lo chiamarono “il bue muto”. Tutta la sua vita fu spesa nell’attività intellettuale e la sua stessa vita mistica la sua ricerca instancabile di Dio. Fu canonizzato nel 1323.
RAGIONE E FEDE: Per conoscere Dio, che supera la comprensione della ragione, non basta la sola ricerca filosofica, ma occorre che Dio stesso intervenga e si riveli in un linguaggio accessibile all’uomo. La Rivelazione – e dunque la fede cristiana – non annulla né rende inutile la ragione. Inoltre, le verità scoperte dalla ragione non possono venire in contrasto con le verità rivelate giacché entrambe procedono da Dio, che è luce e verità somma. Qualora apparisse un contrasto, è solo perché si tratta di conclusioni false o non necessarie o non si è indagato a sufficienza. La ragione può essere d’aiuto alla fede in tre modi : 1) dimostrando i preamboli della fede cioè quelle verità la cui dimostrazione è necessaria alla fede stessa (non si può credere in Dio se non si sa se esiste, se è uno o molti ecc., il che può essere fatto dalla ragione); 2) chiarire mediante similitudini le verità della fede, ad es. illustrando in un linguaggio accettabile i misteri della Trinità e dell’Incarnazione; 3) controbattere alle obiezioni che si possono fare alla fede dimostrando che sono false.
ESSENZA ED ESISTENZA, ANALOGICITA’ E PARTECIPAZIONE: Nel De ente et essentia Tommaso stabilisce il principio che, riformando la metafisica aristotelica, la rende “adatta” al cristianesimo: la distinzione reale tra essenza ed esistenza. Per Aristotele, potenza e atto corrispondevano a materia e forma. Secondo Tommaso invece l’essenza e l’esistenza stanno tra loro rispettivamente nel rapporto di potenza e atto. L’essenza (chiamata anche quiddità o natura) comprende sia la materia che la forma perché comprende tutto ciò che è espresso nella definizione della cosa. Per es. l’essenza dell’uomo, definito “animal rationale”, comprende sia la materia (animal) che la forma (rationale). Dall’essenza si deve distinguere l’esistenza perché si può comprendere che cosa sia un uomo o l’unicorno o l’araba fenice ma non è ancora detto che quegli esseri esistono nella realtà. Dunque, l’essenza e l’esistenza sono distinte e stanno tra loro nel rapporto di potenza e atto. L’essenza è in potenza rispetto all’esistenza, mentre l’esistenza è l’atto dell’essenza. Ecco ora il punto fondamentale: l’unione dell’essenza con l’esistenza, ovvero il passaggio dalla potenza all’atto, ovvero l’individuo reale richiede per Tommaso l’intervento diretto e creativo di Dio. solo Dio che può creare le cose facendole esistere; è solo Dio che può realizzare il passaggio dalla potenza all’atto, ossia dalla essenza all’esistenza, e dare così origine alle varie creature, siano angeli o uomini o animali o piante ecc. Vi sono perciò tre modi in cui l’essenza è nei vari esseri. In primo luogo, in Dio l’essenza è uguale all’esistenza. Solo in Dio essenza ed esistenza si identificano. In altre parole, l’essenza di Dio è di esistere: Egli esiste necessariamente, è eterno, è l’unico essere necessario cioè non può non esistere, mentre tutti gli altri esseri dipendono
Continua qui: http://www.filosofico.net/tommaso106.htm
Tommaso d’Aquino, santo
Enciclopedia on line
Tommaso d’Aquino, santo/”>santo. – Filosofo e teologo (Roccasecca 1225 o 1226 – Fossanova 1274). Fanciullo, oblato nel monastero di Montecassino, studiò poi a Napoli ove ebbe maestri (la notizia è di G. Tocco) Martino di Dacia e Pietro d’Irlanda. Entrato tra i domenicani, ricevette l’abito religioso nel 1243-44. Sembra certo che abbia proseguito gli studî universitarî (1245-48) a Parigi, quindi a Colonia, ove fu discepolo di Alberto Magno. Tornato a Parigi, vi insegnò tra il 1252 e il 1255 come baccalarius biblicus e sententiarum; ottenne la licentia docendi nel 1256, e nel 1257 fu nell’albo dei professori per la teologia. A questo periodo parigino risalgono il Commento alle Sentenze (1254-56) e ad alcuni libri della Bibbia, le Quaestiones de veritate, alcuni Quodlibeta, i commenti a Boezio (tra il 1255 e il 1261). Tornato in Italia (1259), creato lector Curiae da Urbano IV (1261), svolse larga attività: terminò la Summa contra Gentiles, scrisse le Quaestiones disputatae: De potentia, De spiritualibus creaturis, il commento al De divinis nominibus dello Pseudo-Dionigi; altri Quodlibeta, il commento all’Etica di Aristotele e iniziò quello alla Metafisica; cominciò la Summa theologica e il De regimine principum. In questo periodo strinse amicizia con Guglielmo di Moerbeke (v.), che per lui tradusse opere di filosofi greci, in particolare di Aristotele, o rivide sui testi greci le traduzioni già esistenti. Nel 1269 fu a Parigi e nel 1270 si impegnò nella polemica antiaverroistica con il De unitate intellectus contra Averroistas, mentre si difese contro i maestri agostiniani, che diffidavano del suo aristotelismo. Continuò a lavorare alla Summa theologica, scrisse altre Quaestiones disputatae (De anima, De virtutibus), commentò scritti aristotelici (Metafisica, Fisica; il commento alla Politica è incompiuto); iniziò, ma non condusse a termine, i commenti (perduti) al Timeo di Platone e al commento di Simplicio al De caelo di Aristotele. Lasciata Parigi, tornò in Italia e insegnò teologia nello studio di Napoli (1272-74); condusse innanzi la Summa theologica (fino alla quaestio 90 della III parte; il Supplementum è di Reginaldo da Piperno che utilizzò il Commento alle Sentenze del maestro), scrisse il Compendium theologiae (incompiuto); chiamato nel 1274 al Concilio di Lione, morì durante il viaggio. Canonizzato da Giovanni XXII nel 1323; Pio V lo dichiarò dottore angelico nel 1567; festa, 28 gennaio.
Se è erronea prospettiva storica considerare la filosofia di T. come una semplice ripresa della filosofia aristotelica nell’ambito di una concezione cristiana del mondo (influiscono e convergono nella sua posizione l’aristotelismo arabo e certe tesi del neoplatonismo filtrate attraverso Agostino, Boezio, Dionigi, il Liber de causis e Avicenna), è tuttavia evidente che l’aristotelismo costituisce il punto di partenza del pensiero di Tommaso. Da questo punto di vista è fondamentale l’accoglimento della metafisica di Aristotele con la sua concezione dell’essere, la dottrina della causalità, la distinzione tra potenza e atto, sostanza e accidente. La composizione di atto e potenza è propria di tutti gli esseri finiti, anche delle nature puramente spirituali. La potenza, ossia l’essere della possibilità, non rappresenta una mera possibilità logica nel senso di una mancanza di contraddizione intrinseca, bensì alcunché di reale nel senso d’un essere incompleto, che può diventare un determinato ente, pur non essendo ancora tale. Ciò che è in potenza, non si può realizzare da sé stesso ma presuppone un essere in atto dalla cui causalità viene attuato. Su questa dottrina di atto e di potenza si basa anche la concezione di T. della reale distinzione fra essenza ed esistenza nelle cose create e finite. Questa distinzione, già chiara nei primi scritti di T., è sviluppata attraverso la ripresa di un tema proprio della metafisica di Avicenna, inserito su una concezione del concreto che prende le mosse da un ripensamento originale di Boezio: le creature sono esseri per partecipazione la cui essenza non coincide con l’esistenza (l’essenza partecipa all’essere per esistere) e questa struttura composita del concreto ne segna la caratteristica, distinguendo radicalmente le creature dal creatore, perfezione pura in cui essenza ed esistenza coincidono. A questa dottrina si ricollega quella dell’analogia dell’essere: l’essere non è un concetto di specie, univoco, bensì analogo e si estende dai limiti del più tenue esistere partecipato fino a Dio, essere assoluto. La metafisica aristotelica viene così approfondita e in più punti coerentemente sviluppata: di particolare importanza da questo punto di vista è la teoria dell’unità della forma sostanziale con cui, eliminando ogni tipo di dualismo platonico-agostiniano, T. giunge fino all’affermazione che anche nell’uomo unico è il principio formale per cui egli vive, sente e intende, e questo principio (l’anima) si unisce immediatamente al corpo come sua forma, senza intermediarî. È lo sviluppo coerente del concetto di sinolo e la più rigorosa difesa dell’unità sostanziale dell’uomo. Attorno a questa dottrina dell’unità della forma sostanziale, combattuta dai
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Tommaso d’Aquino
Vita e opere. Nato a Roccasecca (1225-26), oblato al monastero di Montecassino, studiò a Napoli. Entrò nell’ordine domenicano nel 1244, contro la volontà della sua aristocratica famiglia. Da Napoli si recò a Parigi per proseguirvi i suoi studi fino al 1248 sotto la guida di Alberto Magno, che poi accompagnò nel suo ritorno a Colonia (1248-1252). Nel 1252, chiamato a Parigi, vi iniziò il suo insegnamento come baccalaureus biblicus e poi sententiarius. Erano gli anni della polemica contro i regolari, che si chiuse con l’ intervento del papa Alessandro VI, a cui sia Bonaventura che Tommaso dovettero l’insediamento nelle rispettive cattedre parigine di teologia (1256-57). A questo primo periodo di insegnamento risalgono il Commento alle Sentenze di Pietro Lombardo (1254-56) e ad alcuni libri della Bibbia; un intervento nella disputa fra secolari e regolari, il Contra impugnantes Dei cultum et religionem; le Quaestiones de veritate, il suo primo trattato filosofico, il De ente et essentia; di poco posteriori sono i commenti al De Trinitate e al De hebdomadibus di Boezio (1255-61). Tra il 1257 e il 1273 l’Aquinate produsse la maggior parte delle sue opere. Fatto ritorno nella provincia romana dell’ordine domenicano insegnò nello studio della Curia Papale sotto il pontificato di Urbano IV (1261-1264). Trascorse gli anni italiani tra Roma, Viterbo e Orvieto, le città in cui risiedeva la corte papale, luoghi ricchissimi di fermenti intellettuali, dove si trovarono riuniti filosofi, scienziati, traduttori, tra i quali Guglielmo di Moerbeke, il domenicano fiammingo celebre per aver ritradotto Aristotele dal greco e numerosi commenti tardoantichi alle opere dello Stagirita e per essergli stato prezioso collaboratore. In Italia Tommaso iniziò a commentare Aristotele (la Metafisica, la Fisica e l’Etica Nicomachea); scrisse il commento al De divinis nominibus dello pseudo-Dionigi, le Quaestiones disputatae de potentia e le Quaestiones disputatae de spiritualibus creaturis, in cui espose la dottrina delle sostanze separate (angelologia). Qui scrisse anche la Summa contra Gentiles, su richiesta del generale dell’ordine domenicano Roberto di Peñafort. Dagli anni italiani fino alla morte egli lavorò inoltre all’opera centrale della sua ricerca filosofica, la Summa theologiae, rimasta incompiuto. Il ritorno a Parigi, nel 1269, portò Tommaso nel cuore del dibattito universitario sugli argomenti più controversi della filosofia aristotelica, ovvero la dottrina dell’unicità dell’intelletto possibile e quella dell’eternità del mondo. Del 1270 sono infatti i due trattati monografici, De unitate intellectus contra averroistas e De aeternitate mundi; numerosi commenti alle opere aristoteliche (De anima, Analitici, Politica – incompiuto e terminato da Pietro d’ Alvernia; De sensu et sensato; De memoria et reminiscentia), il commento al Liber de causis e un commento, perduto, al Timeo di Platone occupano il periodo parigino, fino al ritorno a Napoli avvenuto nel 1272. Qui insegnò teologia fino al 1273. Non sappiamo che cosa successe durante la messa mattutina celebrata il 6 dicembre 1273, data che segna la cessazione definitiva dell’intensa attività di scrittore di Tommaso. Alle insistenze di Reginaldo da Piperno perché riprendesse a scrivere, l’Aquinate rispose: “Reginaldo, non posso, perché tutto ciò che ho scritto è come paglia per me.” Convocato a Lione per partecipare alla commissione preparatoria del secondo concilio ecumenico, morì il 7 marzo 1274, a Fossanova, durante il viaggio. La teologia come scienza. Secondo Tommaso la distinzione dell’ambito teologico da quello filosofico si accompagna all’introduzione del metodo propriamente razionale in teologia; la filosofia, che insegna tale metodo razionale, è definita “ancella” della teologia, ad indicare che il metodo può solo essere utilizzato al servizio della verità rivelata, e non come strumento di critica nei suoi confronti. L’esegesi tradizionale si trasforma in un sapere teologico costruito con l’ applicazione di una rigorosa tecnica filosofica, espressione autonoma della ragione umana nella sua realizzazione più alta – il metodo scientifico di Aristotele. Il lume naturale della ragione. La struttura di fondo della filosofia di Tommaso è chiaramente leggibile nell’affermazione dell’inevitabile concordanza del “lume della fede” col “lume naturale della ragione” fondata sul fatto che entrambi derivano da Dio. L’atteggiamento di profonda fiducia nelle capacità autonome della razionalità deriva dal superamento del pessimismo circa la natura umana che soggiaceva alla costruzione agostiniana, radicato nell’idea del peccato originale e della successiva decadenza degli uomini dallo stato di perfezione originaria. Tommaso, vero figlio della sua epoca, sembra invece trovare nella filosofia aristotelica l’espressione della positiva perfezione della natura umana, fondata sull’idea della somiglianza originaria con Dio: “sicché detrarre alla perfezione delle creature è lo stesso che detrarre alla perfezione della virtù divina.” La ragione è la massima espressione di questa somiglianza, e perciò la massima perfezione del genere umano. Ora, la ratio si incarnava storicamente per Tommaso nella filosofia di Aristotele: è pertanto naturale che egli abbia assunto l’opera dello Stagirita come la base della propria filosofia, tesa a definire l’autonomia della ragione e della natura e il loro armonioso accordarsi con la verità rivelata. Dio e natura. La dottrina della fede cristiana si interessa delle creature in quanto in esse si riscontra una certa immagine di Dio: l’errore su di esse può portare all’errore sulle cose di Dio. Se la filosofia umana considera le cose per quello che sono (da ciò emerge la diversità dei generi che si riscontrano nelle varie discipline filosofiche), la prospettiva assunta dalla fede cristiana è differente: considera il fuoco, per esempio, non in quanto fuoco, ma in quanto rappresenta la trascendenza di Dio.” Questo “rappresentare” non è però un rinviare ad altro da sé, nel senso in cui l’alterità e la finitezza del simbolo rinviano misteriosamente all’infinito trascendente, o – per usare un termine di Bonaventura – le creature si rivelano “orma”, traccia del creatore: la possibilità del “rappresentare” risiede, al contrario, nella partecipazione all’essere, che le creature finite e molteplici ricevono da Dio. Per questa ragione, ovvero, per il legame partecipativo dell’essere fondato nella creazione, le creature sono conoscibili in sé, e la loro conoscenza è via alla dimostrazione dell’esistenza di Dio. Tale dimostrazione è possibile in virtù dell’analogia: poiché l’essere conferito alle creature è lo stesso essere di Dio, seppure il modo di essere sia diverso nelle une (per partecipazione) e nell’ altro (per essenza). L’analogia è infatti la possibilità di “predicare lo stesso nome di diversi soggetti secondo un significato che in parte è lo stesso e in parte diverso”, come Tommaso afferma nel commento alla Metafisica: possibilità che risiede nel fatto che esiste un principio comune ai diversi soggetti. L’analogia può essere di due tipi: analogia attributionis e analogia proportionis: secondo la prima, “qualcosa si predica di due soggetti in riferimento ad un terzo” (per esempio sia un cibo che un corpo può essere detto sano, riferendosi al concetto di sanità); nell’analogia proportionis, invece, “qualcosa si predica di due soggetti in riferimento l’uno all’altro.” E’ in questo secondo senso che si parla di analogia fra Dio e le creature. ” Perciò, poiché non c’è niente prima di Dio, ma Egli è prima della creatura, nel parlare di Dio si deve impiegare il secondo modo dell’analogia, e non il primo”. E’ dunque nell’atto creatore di Dio che risiede il fondamento dell’analogia, attraverso la quale l’esistenza divina può essere provata (v. punto 11). L’adesione all’aristotelismo. La posizione di Tommaso è quella di un aristotelico schietto; la sua opzione per la filosofia dello Stagirita è determinata dal fatto che in essa l’Aquinate – come la maggior parte dei suoi contemporanei – vede l’espressione compiuta della ragione naturale; e poiché “i principi naturali della ragione non possono essere in contrasto con la verità della fede cristiana”, Tommaso ritiene senza alcun dubbio possibile un uso cristiano dell’aristotelismo. Di fatto il lavoro filosofico di Tommaso prende le mosse dalla riflessione su un concetto centrale della filosofia aristotelica, quello di atto, che utilizza come potente strumento nell’elaborazione della distinzione filosofica fra creatore e creatura – problema centrale di tutto il pensiero medievale, come abbiamo avuto modo di constatare più di una volta. Nel De ente et essentia Tommaso presenta la sua dottrina centrale della distinzione fra essenza e atto di essere (actus essendi) o esistenza: Dio è concepito come atto puro di essere che è per sua stessa essenza (“ipsum esse per suam essentiam”), incausato e infinito; mentre si riconosce nelle creature una distinzione reale fra essenza creata ed esistenza. L’eternità del mondo. Sulla dottrina dell’eternità del mondo Tommaso sostiene che non si può affermare niente dal punto di vista filosofico: né il suo inizio, cioè, né la sua eternità. E che abbia avuto inizio, cioè sia stato creato, “è credibile, ma non è dimostrabile né conoscibile”. La dottrina della creazione non annulla la fisica aristotelica, anzi la fonda e la perfeziona; la realtà e l’autonomia degli esseri creati è garantita dalla libertà della creazione divina e dalla struttura partecipativa dell’essere, per cui le cose sono dotate di una vera e propria causalità. Dio non ha dato alle creature soltanto la sua similitudine quanto all’essere, ma anche “quanto all’agire, in maniera che le creature abbiano le sue proprie azioni.” Gli esseri creati si dispongono in una scala, che ha ai suoi estremi Dio, atto puro, e le creature materiali, la cui singolarità è dovuta alla materia quantitate signata, che le individua limitandole. Fra questi due estremi stanno gli angeli (forme pure create) e la creatura umana: infatti l’anima intellettiva, forma di quel sinolo (totalità individuale composta di materia e forma) che è l’essere umano, lo pone al confine fra il mondo materiale e quello delle intelligenze. L’essere umano. Per Tommaso l’anima è aristotelicamente, forma del corpo: per affermare infatti la piena e concreta individualità dell’uomo egli ritiene di dover eliminare ogni residuo del dualismo platonico espresso nell’immagine dell’anima come nocchiero della nave che è il corpo dell’uomo. L’immortalità dell’anima, che sembrava andare perduta nel recupero del concetto propriamente aristotelico di entelechia (“atto del corpo fisico organico che ha la vita in potenza”), è garantita, per Tommaso, dall’operazione propria dell’anima razionale, l’intelligere, nella quale si manifesta il carattere spirituale e l’autonomia dell’anima – ciò per cui essa si colloca, appunto, al confine con l’ordine angelico. Egli attacca polemicamente la dottrina della pluralità delle forme affermando che l’anima razionale sussume le funzioni inferiori: “per questa ragione |
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Summa Theologiae
Il testo completo di 5318 pagine disponibile e scaricabile qui:
Una analisi dell’opera di Tommaso D’Aquino
Reperibile e scaricabile qui:
http://www.sisri.it/doc/2015117tommaso.pdf
SAN TOMMASO D’AQUINO
di P. Gerardo Cioffari OP
- Tommaso d’Aquino è certamente uno dei più grandi pensatori dell’umanità. In un momento in cui la Chiesa si trovava su posizioni difensive rispetto ad una civiltà islamica avanzata e ad una cultura laica sempre più scettica, seppe coraggiosamente scendere sul terreno dell’avversario, rappresentato da quell’Aristotele che i nemici della Chiesa sventolavano trionfanti e la Chiesa stessa temendo censurava. Una missione difficile la sua, dare alla fede uno strumento filosofico in grado di rintuzzare gli attacchi degli intellettuali del tempo e non solo. Nell’elaborare il suo sistema Tommaso rivelò doti straordinarie nell’assimilare la saggezza aristotelica e nell’affinare una metodologia razionale e sillogistica. Se è vero che nei secoli successivi tale metodologia è stata abusata al punto da restare svuotata dei contenuti concreti, resta il fatto che possiede ancora oggi le potenzialità di saper recepire quanto di valido offrono i nuovi sistemi.
Il suo talento era molto apprezzato già quand’egli era in vita. Per cui, sia il papa che i provinciali della provincia Romana (che abbracciava tutta l’Italia da Firenze a Palermo) più d’una volta lo chiamarono a sbrogliare situazioni difficili sul piano culturale e scolastico.
Un fatto questo che nocque al suo sistema filosofico, che avrebbe potuto essere ancora più armonico ed articolato di quanto non lo sia stato.
Non sempre infatti fra i suoi commenti alle Sentenzedi Pietro Lombardo e la Summa Theologiae v’è sintonia. Né fra gli scritti giovanili e quelli d’età più matura.L’Ordine gli mise a disposizione dei segretari che potessero scrivere sotto
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CORPUS THOMISTICUM
Subsidia studii ab Enrique Alarcón collecta et edita | |
Pompaelone ad Universitatis Studiorum Navarrensis aedes ab A.D. MM | |
BREVIS INTRODUCTIO | |
Opera omnia S. Thomae | Automata Androidica |
Bibliographia Thomistica | Chartae synopticae operum |
Editio Leonina | Abbreviationes |
Editiones operum optimae | De operibus authenticis |
Index Thomisticus | Tabula Aurea |
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Tommaso d’Aquino
Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Tommaso d’Aquino (Roccasecca, 1225 – Fossanova, 7 marzo 1274) è stato un teologo domenicano, canonizzato nel 1323 e venerato come San Tommaso.
Tommaso nacque nella famiglia dei conti di Aquino da Landolfo e Teodora verso il 1225. Da giovanissimo fu affidato ai monaci benedettini di Montecassino, dove ricevette la prima educazione. Verso i 18 anni Tommaso decise di entrare nell’ordine dei Domenicani e, nonostante le forti resistenze da parte della famiglia, resistette e scelse la sua vocazione. Tutta la vita di Tommaso fu spesa nello studio e nella contemplazione ed egli morì a neppure cinquant’anni, nel 1274, dopo aver lasciato moltissimi scritti. Fra essi si ricordano: De ente et essentia, Summa contra Gentiles e Summa theologiae.
Fu forse il pensatore più importante del Medioevo e la sua influenza, nell’ambito della Chiesa cattolica, è tuttora fondamentale. Era un uomo grande e grosso, bruno, un po’ calvo ed aveva l’aria pacifica e mite dello studioso. Per il suo carattere silenzioso lo chiamarono “il bue muto”. Tutta la sua vita fu spesa nell’attività intellettuale e la sua stessa vita mistica la sua ricerca instancabile di Dio.
Tommaso elabora “cinque vie” per giungere a dimostrare che Dio esiste. La prima via è quella del moto, ed è desunta da Aristotele. Essa parte dal principio che tutto ciò che si muove è mosso da altro. Ora, se tutto ciò che è mosso a sua volta si muove, bisogna che anch’esso sia mosso da un’altra cosa e questa da un’altra ancora. Ma non è possibile andare all’infinito altrimenti non vi sarebbe un primo motore e neppure gli altri muoverebbero. È dunque necessario arrivare ad un primo motore non mosso da altro, e “tutti riconoscono che esso è Dio”.
La seconda via è quella causale. Nel mondo vi è un ordine tra le cause efficienti (causa efficiente è ciò che dà origine a qualcosa) ma è impossibile che una cosa sia causa efficiente di sé stessa, perché altrimenti sarebbe prima di se stessa, dunque bisogna ammettere una prima causa efficiente “che tutti chiamano Dio”. La terza via è basata
Continua qui: http://www.ereticopedia.org/tommaso-d-aquino
Tommaso D’Aquino – Bibliografia
Opere
Una pagina della Summa theologiae
- Ad Bernardum(A Bernardo)
- Aurora Consurgens(Il sorgere dell’aurora)
- Compendium theologiae(Compendio di teologia)
- Contra errores Graecorum(Contro gli errori dei Greci)
- Contra impugnantes Dei cultum(Contro coloro che avversano il culto di Dio)
- Contra retrahentes(Contro coloro che distolgono)
- Contra Saracenos(Contro i Saraceni, cioè i Musulmani)
- De aeternitate mundi(L’eternità del mondo)
- De alchemia(L’alchimia)
- De anima(L’anima; dalle Quaestiones disputatae)
- De articulis Fidei(Gli articoli della Fede)
- De ente et essentia(L’ente e l’essenza)
- De forme absolutionis(La forma dell’assoluzione)
- De lapide philosophico(La pietra filosofale)
- De malo(Il male; dalle Quaestiones disputatae)
- De motu cordis(Il moto del cuore)
- De operationibus occultis(Le operazioni nascoste)
- De perfectione(La perfezione)
- De potentia(La potenza”; dalle Quaestiones disputatae)
- De principiis naturae(I principi della natura)
- De rationibus Fidei(Le ragioni della Fede)
- De regimine principum(Il governo dei principi; scritto politico incompiuto)
- De spiritualibus creaturis(Le creature spirituali)
- De substantiis separatis(Le sostanze separate)
- De unione Verbi Incarnati(L’unione del Verbo Incarnato)
- De unitate intellectus contra Averroistas(L’unità dell’intelletto contro gli Averroisti)
- De veritate(La verità; dalle Quaestiones disputatae)
- De virtutibus, (Le virtù; dalle Quaestiones disputatae)
- Summa contra Gentiles(Il complesso contro i Gentili; rivolta contro i Gentili, cioè i Musulmani e i pagani, per sostenere la superiorità della religione cristiana)
- Summa theologiae(Sommario di teologia; opera incompiuta)
Commenti biblici
Un discorso a parte meritano i commenti biblici di Tommaso, condotti sempre con una profonda attenzione al testo, ma anche nell’intento di giungere all’intenzione dell’autore. Tommaso ha la capacità di tener conto delle interpretazioni fornite dai Padri della Chiesa, ma senza appiattirsi sul già detto.
- In psalmos Davidis expositio
- Expositio super Iob ad litteram
- In Jeremiam prophetam expositio
- In Threnos Jeremiae expositio
- Expositio super Isaiam ad litteram
- Super Evangelium S. Matthaei lectura
- Super Evangelium S. Ioannis lectura
- Catena aurea in quatuor Evangelia
- Super Epistolam B. Pauli ad Romanos lectura
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