Mileva Maric e suo marito Albert Einstein

Articolo di Richard Moody Jr. comparso sul numero 52 della rivista bimestrale “Nexus new time” Edizione italiana.

Riassunto
I sostenitori di Einstein si sono comportati in un modo che sembra alterare i documenti storici. Albert Einstein (1879-1955), “Uomo del secolo” secondo la rivista Time, scrisse un lungo trattato su una teoria della relatività speciale (in effetti recava il titolo “Saggio sull’elettrodinamica dei corpi in movimento”, 1905), senza riportare testi di riferimento di sorta; prima che Einstein stilasse il documento del 1905, molti dei concetti chiave che presentò erano noti a Lorentz e a Poincaré.
Come era sua tipica caratteristica, Einstein non elaborò le teorie; si limitò a requisirle.
Si impadronì di un corpus di sapere già esistente, selezionò e raccolse i concetti che preferiva, quindi li intrecciò in un resoconto sul proprio contributo alla relatività speciale.
Tutto questo avvenne con la totale consapevolezza e approvazione da parte di molti dei suoi pari, come nel caso degli editori degli “Annalen der Physik” (la rivista specializzata di fisica dove Einstein pubblicò il saggio, n.d.r.).

L’equazione più celebre di tutti i tempi è E=mc2, convenzionalmente attribuita alla sola competenza di Albert Einstein (1905). Comunque sia, la conversione della materia in energia, e dell’energia in materia, era nota a Sir Isaac Newton (“corpi ordinari e luce sono reciprocamente convertibili….., 1704).

Prima ancora che ad Einstein, l’equazione può essere attribuita a S.Tolver Preston (1875), a Jules Henri Poincaré (1900) e ad Olindo De Pretto (1904).
Dal momento che Einstein non ricavò mai correttamente E=mc2 (Ives, 1952), sembra non esservi alcunché a collegare l’equazione a qualcosa di originale dello stesso Einstein.
La presentazione selettiva dei dati dell’eclissi del 1919, ad opera di Arthur Eddington, in modo che apparentemente corroborassero la teoria generale della relatività “di Einstein”, è sicuramente uno dei massimi imbrogli scientifici del XX secolo; il prodigo sostegno di Eddington ad Einstein, modificò il corso della storia; Eddington era più interessato ad incoronare Einstein principe della scienza che a verificare la teoria.
La comunità dei fisici, forse inconsapevolmente, ha intrapreso una sorte di frode e cospirazione silenziosa; questo è il risultato dell’essersi limitati a stare a guardare mentre si verificava l’iperinflazione dei documenti e della reputazione di Einstein.
Introduzione
La scienza, per propria natura intrinseca, è di corte vedute. In linea generale, i chimici, leggono e scrivono di chimica, i biologi di biologia, i fisici di fisica. Tuttavia è possibile che costoro si trovino in competizione per accaparrarsi lo stesso dollaro destinato alla ricerca (nel suo senso più lato); quindi nel caso gli scienziati desiderino più denaro per se stessi, allora potrebbero decidere di competere in senso sleale, ed il modo per farlo è quello di convincere gli enti che erogano i finanziamenti, di rappresentare una branca della scienza che è più importante di qualsiasi altra. Se gli enti di finanziamento dove esserlo riconoscerlo, ciò comporterebbe difficoltà per le restanti scienze. Uno dei metodi per ottenere più denaro, è quello di creare un supereroe – un supereroe come Einstein.
La reputazione di Einstein è il prodotto della comunità dei fisici, dei suoi seguaci e dei media. Ciascuno di questi gruppi. Trae enormi vantaggi elevando Einstein ad icona; la comunità dei fisici, riceve miliardi di dollari in sovvenzioni per la ricerca, i sostenitori di Einstein vengono generosamente gratificati e le corporazioni dei media , come la rivista Time, riescono a vendere milioni di copie, piazzando sulla propria copertina Einstein come “l’uomo del secolo”.
Quando lo scandalo scoppierà, la comunità dei fisici, i sostenitori di Einstein ed i media cercheranno di minimizzare le notizie negative, conferendo loro una interpretazione positiva. I loro sforzi comunque, verranno smascherati quando il documento di Einstein dal titolo “Saggio sull’elettrodinamica dei corpi in movimento”, verrà considerato per quello che è in realtà: il perfetto atto di plagio del XX secolo.

Relatività speciale

Jules Henri Poincaré (1854-1912) fu un grande scienziato e apporto un rilevante contributo alla teoria della relatività speciale. Il sito Internet della Encyclopedia of Philosophy riporta che Poincaré: “delineò una versione preliminare della teoria speciale della relatività”; affermò che la velocità della luce è una velocità limite (nel suo documento del 1904, Poincaré indicava “una meccanica di tipo completamente nuovo, secondo la quale l’inerzia crescente in concomitanza con la velocità della luce diverrebbe un limite e non verrebbe superata”); ipotizzò che la massa dipende dalla velocità; formulò il principio di relatività, secondo cui nessun esperimentomeccanico o elettromagnetico può distinguere fra uno stato di quiete ed uno di moto uniforme; e ricavò la trasformazione di Lorentz.

Appare evidente di quanto Poincaré fosse profondamente addentro nella relatività speciale. Anche Keswani (1968) fu indotto ad affermare che: “Già nel 1895 Poincaré, l’innovatore, aveva ipotizzato che è impossibile individuare il “moto assoluto” e che nel 1900 introdusse “il principio di moto relativo”, che in seguito nel suo libro – Science and Hypothesis – ,pubblicato nel 1902, definì con i termini equivalenti di “legge della relatività” e “principio di relatività”. Einstein quando redasse il suo documento nel 1905 privo di testi di riferimento, non riconobbe nessuno dei precedenti lavori teorici di Poincaré.
Oltre ad avere delineato la versione preliminare della relatività, Poincaré fornì una parte cruciale dell’intera teoria – vale a dire la sua trattazione del tempo locale; egli inoltre, ideò il concetto di sincronizzazione degli orologi, fondamentale nella relatività speciale.
Charles Nordman, fu indotto a scrivere: “Si dimostrerà che il credito della maggior parte delle cose che vengono attualmente attribuite ad Einstein è, in realtà, dovuto a Poincaré…..e secondo l’opinione dei relativisti sono gli strumenti di misurazione a determinare lo spazio e gli orologi a determinare il tempo. Tutto questo era già noto a Poincaré  e ad altri ben prima dell’epoca di Einstein, e ascrivendo a quest’ultimo la scoperta, si fa torto alla verità”.
Altri scienziati non sono rimasti colpiti dalla teoria della relatività generale, “di Einstein”, tanto quanto lo è stato il pubblico. In Physics in my generation (1956), Max Born ha scritto: “ Un’altra curiosa caratteristica del lavoro di Einstein del 1905, ormai famoso, è l’assenza di qualsiasi riferimento a Poincaré o a chiunque altro. Dà l’impressione di un’impresa del tutto nuova. Tuttavia, come ho cercato di spiegare, ciò ovviamente non corrisponde a verità”. G.Burniston Brown (1967), notava che “contrariamente all’opinione comune, risulterà chiaro che nella derivazione delle utili formule della teoria della relatività speciale o ristretta, Einstein ha svolto un ruolo di minore importanza, mentre Whittaker ha chiamato in causa la teoria della relatività di Poincaré e di Lorentz…”.
In virtù del fatto che in alcuni ambienti la teoria della relatività speciale di Einstein era conosciuta come la teoria della relatività di Poincaré e Lorentz, si sarebbe indotti a pensare che questi ultimi potrebbero aver avuto qualcosa a che fare con la sua formulazione. Nel documento di Einstein ciò che disturba è il fatto che anche se Poincaré era il massimo esperto mondiale direlatività, apparentemente Einstein non aveva mai sentito parlare di lui né pensato che avesse fatto alcunchè degno di essere citato come riferimento!
Sulla teoria della relatività speciale Poincaré fece alcuni commenti degni di nota, in occasione di un discorso pubblico, pronunciato nel Settembre del 1904.
“Da tutti questi risultati, sempre che siano confermati, deriverebbe una meccanica interamente nuova….sarebbe caratterizzata soprattutto dal fatto che nessuna velocità potrebbe superare quella della luce….perché i corpi opporrebbero una crescente inerzia alle cause, che tenderebbero ad accelerare il loro moto; tale inerzia diverrebbe infinita allorquando ci si avvicinasse alla velocità della luce…..Non diversamente da un osservatore trasportato in una traslazione, costui non ha sospettato che qualsiasi velocità apparente potesse superare quella della luce: e questo rivelerebbe una contraddizione, se teniamo presente che tale osservatore non userebbe gli stessi orologi di un osservatore fisso ma, naturalmente, orologi indicanti “l’ora locale”.
Einstein il plagiario
Ora è il momento di esprimere chiaro e tondo quello che era Einstein: anzitutto un plagiario. Egli si fece ben pochi scrupoli a rubare il lavoro di altri e a proporlo come proprio; che la cosa fosse intenzionale appare alquanto ovvio.
Prendete in considerazione il seguente brano tratto da: “Einstein – the life and time” di Roland W.Clark (qui non vi sono riferimenti a Poincaré; soltanto alcune citazioni irrilevanti); questo è quanto si legge a pagina 101: “Il saggio sull’elettrodinamica dei corpi in movimento…è, sotto molti aspetti, uno dei più considerevoli documenti scientifici che sia mai stato scritto. Anche la forma e lo stile erano insoliti”.
Perché Einstein, con la sua formazione da impiegato dell’ufficio brevetti, non avvertì la necessità di citare testi di riferimento nel suo articolo sulla relatività speciale ? Ci si aspetterebbe che egli, in quanto neofita, riporti tali testi in abbondanza, piuttosto che il contrario.
Inoltre sarebbe lecito attendersi che un editore, di fronte ad un lungo manoscritto, che ovviamente non è stato accreditato, rispetti degli standard in un certo qual modo più elevati ? Apparentemente quando lo scritto fu pubblicato sugli Annalen der Physik non vi fu alcuna iniziativa di controllo qualitativo; gli editori più competenti lo avrebbero respinto senza nemmeno prendersi la briga di leggerlo e, come minimo, sarebbe stato lecito aspettarsi che un editore svolgesse delle ricerche nella letteratura relativa, per accertarsi che la rivendicazione di primogenitura di Einstein fosse corretta.
Max Born nel 1956 ha affermato: “Il punto sorprendente è che esso non contiene un singolo riferimento ad opere precedenti”; egli indica chiaramente che l’assenza di riferimenti è anomala e che, anche per gli standard di inizio secolo, la cosa è assai peculiare, persino dilettantesca.
Einstein imbrogliò le cose per evitare gli addebiti di plagio, che tuttavia erano chiare.
Acquisiamo da Bjerknes (2002) il seguente brano di James MacKaye: “La spiegazione di Einstein
è un mascheramento dimensionale di quella di Lorentz….Quindi la teoria di Einstein non è la negazione o un’alternativa a quella di Lorentz; si tratta solamente di un suo duplicato di un suo mascheramento….Einstein sostiene costantemente che la teoria di Lorentz è corretta, solo che si trova in disaccordo co la sua “interpretazione”. Non è chiaro, quindi, che in questo, come in altri casi, la teoria di Einstein è semplicemente un mascheramento di quella di Lorentz e che l’apparente disaccordo relativo alla “interpretazione”, si riduce soltanto ad una questione di termini?”.
Poincaré ha scritto 30 libri ed oltre 500 saggi di argomento filosofico, matematico e fisico; Einstein a sua volta scrisse sugli stessi argomenti, ma negò di aver mai letto i contributi di Poincaré alla fisica.
Tuttavia molti concetti di Poincaré – ad esempio che la velocità della luce è un limite e che la massa aumenta con la velocità – finirono nel “Saggio sull’elettrodinamica dei corpi in movimento” di Einstein, senza essere accreditati.
L’azione di Einstein di saccheggiare quasi interamente l’opera di Lorentz e Poincaré per stilare il proprio scritto diede l’inizio al plagio; nell’era dell’informatica, questo genere di plagio non potrebbe  mai essere protratto indefinitamente, tuttavia la comunità dei fisici non ha ancora ristabilito la verità.
In un suo documento del 1907 Einstein espose le proprie opinioni sul plagio: “Mi sembra che sia nella natura delle cose che quanto segue sia già stato parzialmente risolto da altri autori. Ciononostante, dato che in questa sede i temi in questione vengono affrontati secondo una prospettiva inedita, ho la facoltà di omettere una rassegna del tutto pedantesca della letteratura relativa…”.
Con questa affermazione, Einstein dichiarò che il plagio debitamente confezionato, costituisce un accettabile strumento di ricerca.
Ecco la definizione di “plagiare” desunta da una fonte inoppugnabile, il Webster’s New International Dictionary of the English Language, seconda edizione integrale (1947), pagina 1878: “Rubare o sottrarre e quindi far passare per proprio (idee, parole, produzioni artistiche, etc, di qualcun altro). Commettere plagio”. Non si tratta esattamente di quello che ha fatto Einstein ?
Riconoscere i dovuti crediti comprende due aspetti: tempismo e adeguatezza. Dire al mondo 30 anni dopo, che Lorentz fornì le basi della relatività speciale, non è tempestivo, né adeguato, né conferisce i crediti dovuti. Niente di ciò che Einstein scrisse “ex post facto” (in modo retroattivo, ndt) rispetto ai contributi di Lorentz, altera la fondamentale azione di plagio.
Einstein espone la reale natura del plagio nel suo saggio del 1935, “Derivazione elementare dell’equivalenza tra massa ed energia” nel quale, in una discussione con Maxwell, scrisse: “Il quesito riguardante l’indipendenza di quelle relazioni è naturale in virtù della trasformazione di Lorentz, la reale base della relatività speciale..”.
Così Einstein giunse persino a riconoscere che la traformazione di Lorentz, costituiva la vera base del suo saggio del 1905. Chiunque nutra dei dubbi sul fatto che egli fosse un plagiario, dovrebbe porsi una semplice domanda: “Cosa conosceva Einstein e quando ne venne a conoscenza ?” Einstein l’ha passata liscia con plagio premeditato e non con il plagio fortuito, che è onnipresente (Moody, 2001).
La storia di E=mc2
Chi ha dato origine al concetto della materia che si trasforma in energia e viceversa ? Esso risale come minimo a Sir Isaac Newton (1704). Brown (1967) ha dichiarato quanto segue: Quindi gradualmente si fece strada la formula E=mc2 , avanzata senza dimostrazione generale nel 1900 da Poincaré.
Una cosa che siamo in grado di affermare con certezza, è che non fu Einstein a ricavare l’equazione E=mc2 .
Allora sorge la domanda : “Chi lo fece ?”.
Bjerkness (2002) ha proposto come possibile candidato S.Tolver Preston il quale “basandosi sulla formula E=mc2 , negli anni 70 dell’Ottocento formulò l’energia atomica, la bomba atomica e la superconduttività”.

Oltre a Preston, nella storia di E=mc2  un altro dei personaggi principali che merita parte del credito è Olinto De Pretto (1904). Quello che rende il tempismo così sospetto, è il fatto che Einstein parlava correntemente l’italiano, riesaminava documenti redatti da fisici italiani ed il suo miglior amico, Michele Besso, era della Svizzera italiana; chiaramente Einstein, avrebbe avuto accesso alla letteratura, nonché la competenza per leggerla. In “Einstein’s E=mc2  was Italian’s idea” (Carroll 1999), vi sono evidenti riscontri del fatto che, nei termini della formula attribuita ad Einstein, De Pretto si trovava più avanti di lui.

Nei termini della comprensione dell’ingente quantità di energia, che poteva essere rilasciata da un piccolo quantitativo di massa, a Preston (1875) si può riconoscere una conoscenza anteriore alla nascita di Einstein; chiaramente Preston impiegava E=mc2 nel proprio lavoro, in quanto il valore che determinò – ovvero che un granello era in grado di sollevare un oggetto di 100.000 tonnellate sino ad un’altezza di tre chilometri – dà l’equazione E=mc2.
Secondo Ives (1952), la derivazione della formula E=mc2  tentata da Einstein era fatalmente viziata, in quanto egli si propose di spiegare quello che aveva presunto; ciò assomiglia alla spensierata manipolazione delle equazioni derivate da Einstein per il decadimento radioattivo; risulta che egli miscelò meccanica e cinematica, e saltò fuori il neutrino. Il neutrino potrebbe essere una particella mitica creata accidentalmente da Einstein (Carezani 1999). Riguardo ai neutrini abbiamo una duplice scelta: o ce ne sono almeno 40 tipi diversi, oppure ce ne sono zero tipi. In questo ambito domina il rasoio di Occam.
L’ecilsse del 1919
Quanto accadde ai tropici il 29 Maggio 1919, rappresenta la definizione più chiara di frode scientifica; particolarmente evidente è che Eddington truccò i dati dell’eclisse solare, affinche i risultati si conformassero al lavoro di Einstein sulla relatività generale. Poor (1930), Brown (1967), Clark (1974) e McCausland (2001), si occupano tutti delle questioni inerenti a questa eclisse.
Quello che rende sospette le spedizioni a Sobral e a Principe, è l’entusiastico appoggio di Eddington ad Einstein, come si evince dalla sua dichiarazione, “Sostenendo come prima cosa i test e verificando infine la teoria “avversa”, il nostro osservatorio nazionale ha mantenuto vive le migliori tradizioni scientifiche”. In questo caso apparentemente, Eddington non rispettò i fondamentali canoni scientifici; il suo lavoro era quello di raccogliere dati, non di verificare le teorie di Einstein.
Ulteriori riscontri della frode si possono evincere dalle dichiarazioni dello stesso Eddington e dalla loro presentazione ad opera di Clark: “La giornata del 29 Maggio iniziò con una forte pioggia, che cessò soltanto intorno a mezzogiorno. Il gruppo riuscì a scorgere per la prima volta il sole soltanto dopo le 13,30, quando l’eclisse aveva già avuto inizio. Fummo costretti ad effettuare la programmata serie di fotografie sulla fiducia..”. Eddington manifesta il suo reale preconcetto: era deciso a fare qualsiasi cosa affinché si dimostrasse che Einstein aveva ragione. Eddington, comunque, non era tipo da farsi scoraggiare: “Sembrava che nonostante gli sforzi, almeno per quanto riguardava Principe, la spedizione non sarebbe andata a buon fine…..sviluppammo le fotografie, due ogni notte per le sei notti successive all’eclisse…La nuvolosità mandò all’aria i miei piani ed io fui costretto a trattare le misurazioni secondo modalità diverse da quelle che avevo previsto; di conseguenza non mi è stato possibile fare alcuna dichiarazione preliminare inerente ai risultati.”.
In realtà le dichiarazioni di Eddington sono assai eloquenti sugli esiti; non appena scovò un brandello di prova, che fosse coerente con la teoria della relatività generale, immediatamente proclamò che dimostrava la teoria stessa. Questa è scienza ?
Dove si trovavano gli astronomi quando Eddington presentò le sue scoperte? Vi fu qualcun altro che, oltre a lui, esaminò di fatto le lastre fotografiche ? Poor lo fece, e respinse in toto le conclusioni di Eddington; questo fatto avrebbe dovuto far esitare qualsiasi scienziato dotato di qualche deontologia professionale.
Ecco alcune citazioni del resoconto di Poor: “La formula matematica, in base alla quale Einstein ha calcolato la sua deviazione di 1,75 secondi perché i raggi di luce oltrepassino il margine del sole, è una nota e semplice formula di ottica fisica…Non uno solo dei concetti fondamentali relativi alla variabilità del tempo, o alla curvatura o torsione dello spazio, alla simultaneità, o alla relatività del moto, è in alcun modo implicato nella previsione o nelle formule di Einstein, inerenti alla deviazione della luce….Alle molte ed elaborate spedizioni in occasione dell’eclisse, di conseguenza, è stata attribuita un’importanza fittizia; i risultati di tali iniziative non possono dimostrare né confutare la teoria della relatività (Poor, 1930).
Da Brown (1967) apprendiamo che Eddington, non vedeva l’ora di annunciare al mondo che la teoria della relatività era confermata e, in tale contesto, quello su cui Eddington si basava, era una prematura valutazione delle lastre fotografiche. Inizialmente le stelle “sembravano” curvarsi come avrebbero dovuto, come stabilito da Einstein, ma in seguito, secondo Brown, accadde l’inatteso: si osservarono molte stelle che si curvavano in una direzione trasversale rispetto a quella attesa ed altre ancora in direzione opposta a quella prevista dalla relatività.
L’assurdità dei dati raccolti durante l’eclisse del 1919, fu dimostrata da Poor (1930), il quale fece notare che l’85% dei dati dell’eclisse sudamericana fu scartato a causa di un “errore accidentale”, vale a dire che i dati contrastavano con la costante di scala di Einstein; per una strana coincidenza, il 15% dei dati “validi” era coerente con quest’ultima. In qualche modo le stelle che non si conformavano alle teorie di Einstein, furono convenientemente accantonate, ed il mito ebbe inizio.
Così sulla base di una manciata di ambigui dati, 200 anni di teorie, sperimentazione ed osservazioni, furono messi da parte per fare spazio ad Einstein. Non di meno lo screditato esperimento di Eddington, viene ancora citato come vangelo da Stephen Hawking (1999); è difficile capire come quest’ultimo possa commentare che: “La nuova teoria dello spazio-tempo curvo fu denominata relatività generale… Fu confermata in modo spettacolare nel 1919, quando una spedizione britannica in Africa Occidentale, durante un’eclisse, osservò un lieve spostamento della posizione delle stelle prossime al sole. La loro luce, mentre oltrepassava il sole, era piegata, come previsto da Einstein. Qui vi era il riscontro diretto della curvatura di spazio-tempo”. Hawking è onestamente convinto che una manciata di dati, per giunta manipolati, costituisca la base per rovesciare un paradigma che era sopravvissuto ad oltre due secoli di minuziosi ed accurati esami ?
La vera domanda, comunque, è: “Che parte ebbe Einstein in tutto questo ?”. All’epoca in cui scrisse il suo documento (quello del 1935), egli doveva sicuramente essere venuto a conoscenza del lavoro di Poor, che tra l’altro scrisse: “Lo spostamento stellare di per sé, ammesso che sia reale, non mostra la minima attinenza con le deviazioni previste da Einstein: non concordano, né nella direzione, né nelle dimensioni o nel tasso di diminuzione della distanza dal sole.” Perché Einstein non espresse pubblicamente le proprie opinioni su un documento che contraddiceva direttamente il suo lavoro ? Perché i suoi seguaci non hanno tentato di ristabilire la verità sui dati contraffatti del 1919?
Quello che rende tutto ciò così sospetto, è che entrambi gli strumenti e le condizioni fisiche non favorivano l’esecuzione di misurazioni di grande precisione. Come sottolineato in un articolo del British Institute of Precise Physics, pubblicato nel 2002 su Internet, le macchine fotografiche a calotta utilizzate nelle spedizioni erano accurate solo per 1/25° di grado; ciò stava a significare che proprio in virtù della sola imprecisione dell’apparecchio fotografico, Eddington rilevava valori oltre 200 volte troppo precisi.
Nonostante nel 1919 le prove sperimentali sulla relatività fossero assai inconsistenti, l’enorme fama di Einstein si è preservata intatta, e da allora, la sua teoria viene considerata una delle massime conquiste del pensiero umano.
E’ chiaro che Eddington, sin dall’inizio, non aveva alcun interesse a mettere alla prova la teoria della relatività, ma gli premeva unicamente confermarla.
L’ovvia falsificazione dei dati operata da Eddington ed altri è un palese sovvertimento del procedimento scientifico ed è possibile che abbia fuorviato la ricerca scientifica per tutto il XX secolo; probabilmente supera il caso dell’uomo di Piltdown come massima mistificazione della scienza degli ultimi 100 anni. Il British Institute of Precise Physics, si è posto la seguente domanda: “Fu questa la mistificazione del secolo?” E non ha potuto rispondere che: “Il rapporto della Royal Society sulla relatività nell’eclisse del 1919 ha ingannato il mondo per 80 anni !”
Non si sottolineerà mai a sufficienza che l’eclisse del 1919, rese Einstein quello che conosciamo; il fenomeno lo catapultò verso la fama internazionale, nonostante il fatto che i dati fossero falsificati e che non esistesse nessun tipo di supporto alla relatività generale. Questo travisamento della storia è noto da più di 80 anni e viene tuttora suffragato da individui come Stephen Hawking e David Levy.
Riassunto e conclusioni
Il pubblico tendenzialmente è convinto che gli scienziati siano fondamentalmente i paladini dell’etica, che il rigore scientifico costituisca il metro di giudizio della verità; in realtà le persone capiscono ben poco di come la scienza venga gestita al cospetto dei personaggi importanti.
Einstein era convinto di essere al di sopra del protocollo scientifico, spiegava le regole a suo piacimento; la sua flagrante e reiterata passione per il plagio è purtroppo quasi dimenticata.
La scienza è uno sgabello a tre gambe, una di queste è la fisica: che accadrà se, giusto per fare un’ipotesi, la fisica crollerà ? La scienza la seguirà a ruota ?
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