La solidarietà talvolta uccide
Manlio Lo Presti – 30 marzo 2020
Sergio Ricossa è stato un economista fuori dagli schemi, con una vasta cultura umanistica e storica che emerge in questo prezioso volumetto di 103 pagine.
L’Autore articola la sua narrazione in dodici lettere dedicate a lettrici e lettori senza nome, ad eccezione di Groucho Marx che prende ad occasione per sviluppare un ragionamento serratissimo sul marxismo sempre dalla parte della ragione e sulle sue conseguenze reali.
Lo stile oscilla tra la discorsività spesso confidenziale e il ragionamento rigoroso quando intende argomentare su un tema con il proposito di indurre il lettore a ragionare da una diversa prospettiva gli eventi del mondo. L’intenzione dichiarata è quella di sfidare il duro radicamento dei luoghi comuni e dei pregiudizi stori e teorici in temi di economia e di società. I toni sono talvolta pacati, ironici ma sempre signorili. Un distacco mantenuto anche quando da del tu ad alcuni destinatari delle sue lettere senza francobollo.
L’agile testo ruota sul principio che la solidarietà, nel suo svolgimento storico, si è rivelata una scusa buonista per imporre la propria visione del mondo agli altri perché chi è solidale è dalla parte del giusto, perché fa del bene e quindi HA SEMPRE RAGIONE! La convinzione di avere sempre ragione ha generato – dice Ricossa – i comportamenti totalitari che hanno devastato l’infausto XX secolo con centinaia di milioni di morti.
La chiave di volta che regge egregiamente la validità della correlazione
solidarietà=messianismo=buonismo=politically correct=imperialismo=stermini e genocidi di massa=persecuzione e censure di coloro che “NON LA PENSANO NEL MODO GIUSTO”.
Si rintraccia nel ragionamento a pagina 72-73 del testo:
La “sacralità” della cultura, questo mito che abbiamo messo in circolazione, si riallaccia al proposito degli illuminati francesi di sostituire i religiosi, di cui combattevano il monopolio educativo e le “superstizioni” ma accettavano l’investitura celeste, se non divina, e il compito di fare il buon pastore.
I religiosi sempre, gli illuminati quasi sempre, erano convinti di possedere la verità assoluta che rende simili a Dio.
Come ha dimostrato Hayek anche l’idealismo di Hegel e il positivismo scientifico di Comte, pure in apparenza opposti, confluiscono entrambi nell’immenso serbatoio di superbia, dal quale attingeranno i totalitarismi del nostro dannato XX secolo.
Le masse furono accusate di non essere razionali, e forse non lo sono, ma l’esperienza ci ha mostrato, spero non del tutto inutilmente, quanto possa essere peggio il razionalismo acritico, privo di dubbi, dei pianificatori del destino altrui.
Si tratta di un libro interessante e ricco di provocazioni sorrette da una buona dose di citazioni e di prestiti dalla saggezza antica, dalla filosofia, dalla narrativa. Una bella lezione di democrazia!
È un bel regalo che facciamo a noi stessi …
Sergio Ricossa, I pericoli della solidarietà, Rizzoli, 1993, pag. 72-73