RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 20 APRILE 2020
A cura di Manlio Lo Presti
Esergo
LA STRETTA DE MANO
Quela de da’ la mano a chissesia
nun è certo un’usanza troppo bella:
te pô succede ch’hai da strigne quella
d’un ladro, d’un ruffiano o d’una spia.
Deppiù la mano, asciutta o sudarella,
quanno ha toccato quarche porcheria,
contiè er bacillo d’una malatia
che t’entra in bocca e va ne le budella.
Invece, a salutà romanamente,
ce se guadagna un tanto co’ l’iggene
eppoi nun c’è pericolo de gnente.
Perché la mossa te viè a di’ in sostanza:
— Semo amiconi… se volemo bene…
ma restamo a una debbita distanza. —
TRILUSSA, Tutte le poesie, Mondadori, 1977, pag. 734
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SOMMARIO
La (vertiginosa) diminuzione dei decessi?
15 commissioni speciali e 450 esperti. L’inutile attraverso il difficile
A grande richiesta, le Task Forces!
STUDIO: LA QUARANTENA DI CONTE INUTILE, IN CASA PER NULLA
VI DIMOSTRO CHE LA PROTEZIONE CIVILE SA DI LAVORARE CON DATI SBAGLIATI
Ucronia
Che società è quella che dimentica anziani e disabili?
“Cambiamo musica per il 25 aprile: Canzone del Piave e non Bella ciao”
In fila davanti al Monte dei Pegni, la foto che scandalizza l’Italia. È arrivata la miseria
Coronavirus in Africa, la Lega all’attacco: “Se rischio è reale chiudere i porti”
DILAGA IL CORONAVIRUS, GOVERNO VA A PRENDERE DI NASCOSTO IN AEREO CLANDESTINI IN AFRICA
MASCHERINE REGALATE ALLA CINA E RICOMPRATE AL TRIPLO DEL PREZZO, DI MAIO AMMETTE: “HO FIRMATO IO”
ONU VENDE DOCUMENTI FALSI A IMMIGRATI: 2.500 DOLLARI PER ENTRARE IN ITALIA COI CORRIDOI UMANITARI
Coronavirus, Francia: scontri tra residenti e polizia in banlieue a Parigi – Video
LE 4 COSE CHE «LA GABBIANELLA E IL GATTO» CI HA INSEGNATO
“Giuseppe Guarino: il coraggio della verità”
Trivulzio, mare di esposti ma indagini difficili. L’ultimo sospetto: morti nascoste ai parenti
Nuova lira unica strada
E il conto chi lo paga?
Mes, il direttore Klaus Regling: “Non sarà come la Grecia, accettatelo. I soldi del recovery fund solo nel 2021”
Eurozona o zona di guerra? Ecco perché bisogna tornare alla Lira
Adesso lo dice persino il Financial Times: “La risposta alla crisi è stampare denaro”
“L’unico Paese al mondo che distrugge la sua economia per il virus”.
“Addio Guarino, il ministro genio anti-euro”.
Sabino Cassese demolisce Giuseppe Conte: “Decreti fuorilegge, pieni poteri illegittimi”. Ma non sul Corriere: un caso?
Mos maiorum, principi e definizione
PIOGGIA DI SOLDI PER LE ONG: 100 MILIONI DI EURO MENTRE ITALIANI ALLA FAME
CORONAVIRUS,”CLANDESTINI INFETTI SCARICATI IN HOTEL DI ROMA A SPESE ITALIANI”
Napoli, la denuncia di un’autista: “Italiani chiusi in casa e in giro solo migranti”
Cos’è un’ucronia?
L’OMS SCONFESSA RICCIARDI. Il Politico-Medico la fa fuori dal vaso
Il virus può essere un’opportunità? Per i 450 esperti di Conte di sicuro
DEMOCRAZIA IN STATO COMATOSO
BORGHI: CONTE CI VOLEVA AVVELENARE CON IL MES FIN DALL’INIZIO. La monetizzazione unica via di fuga
Post brutale, dunque non leggetelo se siete di animo vile e debole
Salvini: “il governo cacci Ricciardi”.
SCAZZI BIZZARRI (LUCA)
Fase 2, come funzionerà l’app di tracciamento
Fiere ed eventi: ma dove vai se l’AI non ce l’hai?
La profezia di Churchill del 1952
EDITORIALE
La (vertiginosa) diminuzione dei decessi?
Manlio Lo Presti – 20 aprile 202
Ma guarda un po! Dopo una campagna martellante di terra, di mare, di aria tramite 400 televisioni, mitragliamento web, cannoneggiamento di certa carta stampata, i decessi arriveranno CASUALMENTE A ZERO man mano che si avvicina il 4 maggio.
FORSE QUALCOSA NON TORNA!
Questo miracolo avverrà perché il nord aprirà comunque per non perdere i clienti export che potrebbero rivolgersi altrove. La forte determinazione delle regioni del nord-est d’Italia sta costringendo i burattinai a trovare un modo per ridurre progressivamente il conteggio dei morti fino a portare il numero a zero precisamente il giorno 4 maggio 2020.
L’ipotesi di perseverare nella sceneggiata sterminatoria grandguignolesca del terrore COVID19 deve prevedere l’uso ampio dell’esercito nel caso insorgessero rivolte popolari portando il Paese verso una deriva autoritaria costellata di aggressioni militari, terrore farmaceutico e la ripresa della stagione delle bombe con migliaia di morti nelle scuole, ospedali, strade, cinema, banche, stadi, l’interruzione della distribuzione alimentare, ecc.
Nel frattempo, il governo Badoglio 2.o tartassa gli italiani con regole, restrizioni, deportazioni TOTALMENTE INCOSTITUZIONALI cinicamente firmati dall’effervescente avatar del Colle che è stato magistrato, ora è capo dello Stato, comandante della forze armate e CUSTODE DELLA COSTITUZIONE!
COSA STA SUCCEDENDO?
ANDIAMO VERSO UNA SUDAMERICANIZZAZIONE DELL’ITALIA?
Il disordine generato potrebbe essere la scusa per smembrare il Paese in vari tronconi iniziando con la SECESSIONE DEL NORD EST COADIUVATA ABILMENTE DAI SERVIZI SEGRETI AUSTROGERMANICI.
Approfittando del caos aumentato al parossismo, seguirebbe a ruota la scissione della Sicilia ed il possesso della Sardegna da parte della Francia. Il troncon territoriale centrale senza il nord-est diventerebbe terreno di accoglienza e aeroporto per gli sbarchi di milioni di MIGRANTI-PAGANTI-VOTANTI-RISORSE-INPS!
Adesso capite perché comunicano i morti una a settimana e non più giornalmente? Ci vanno cauti e fanno chiedere le scuse alla Von der Leyen.
STANNO PRENDENDO TEMPO!
I piani alti non vogliono l’esplosione di disordini sociali allo scopo di rendere più facile il passaggio all’ennesimo capo del governo-non-eletto a trazione Bilderberg, nella probabile persona dell’ultimo caposquadra dei diciassette soloni dell’ultimo gruppone creato per creare confusione e sovrapposizione di funzioni, ecc. ecc. ecc.
Nel frattempo, i soldi promessi e vagheggiati non arrivano e sono partiti da quelli senza importanza: la mancetta di 600 euro per comprare il pane. Una specie di tessera annonaria virtuale concessa dall’alto, per intenderci.
L’Italia deve essere presa per fame con un assedio invisibile ma che ricorda gli accerchiamenti seicenteschi che gli eserciti mercenari facevano intorno alle città che resistevano agli assalti.
La cupola di Bruxelles farà di tutto, anche PROVOCANDO attentati con migliaia di morti, pur di non far aprire un prestito nazionale interno per due motivi:
- l’Italia deve chiedere i soldi strisciando e con la lingua di fuori umiliandosi e sottomessa;
- la emissione di un titolo pubblico sottoscritto dagli italiani titolari di una massa monetaria di risparmi pari a ben oltre € 4.000.000.000.000 intaccherebbe il totale dei risparmi che DEVE ESSERE INCAMERATO DA BANCHE ESTERE TRAMITE UNA SAPIENTE ARCHITETTURA DI FUSIONI, ACQUISIZIONI E CONCENTRAZIONI PER ESSERE TRASFERITO ALL’ESTERO.
HO IL TIMORE CHE SAREMO COSTRETTI A RICORRE AD UNA INSURREZIONE DI MASSA.
Cerchiamo però di capirlo prima che sia troppo tardi!!!
DOPO, SAREMO LA TRAMA DI UN FILM DI UN NUOVO COSTAS GAVRAS … (1)
NOTE
- Z – L’orgia del potere (Z) è un film del 1969 diretto da Costa-Gavras, vincitore dell’Oscar al miglior film straniero e del Premio della giuria al 22º Festival di Cannes.[1] È un thriller politico la cui sceneggiatura, opera dello stesso Costa-Gavras e di Jorge Semprún, si basa sull’omonimo romanzo del 1966 dello scrittore Vasilīs Vasilikos, ispirato all’assassinio di Grigoris Lambrakis.
IN EVIDENZA
15 commissioni speciali e 450 esperti. L’inutile attraverso il difficile
Al concetto di semplificazione viene data una particolare interpretazione dal governo. Ci sono più di 800 persone che operano per l’emergenza, tra politici, dirigenti e tecnici delle amministrazioni, centrali, regionali e comunali, scienziati, manager, economisti, docenti universitari, esperti di dati e tecnologie. 15 sono le commissioni speciali istituite a livello centrale con oltre 450 esperti e 30 a livello locale con almeno altri 400 componenti. All’inizio, il 22 gennaio era presente solo la task force per la salute. Adesso i numeri lievitano.
“Il sole 24 ore” fornisce una descrizione dettagliata della non-retecreta. Tutto sembra “Babele” all’interno della quale ognuno parla il proprio linguaggio. Non ci sono gerarchie e ordine. Tant’è che nei palazzi romani della politica circola la battuta: “Servirebbe una task force che coordini le task force.” La task force che coinvolge un maggior numero di persone è quella ministero e istruzione, con ben 100 esperti. Per fronteggiare l’emergenza educativa Azzolina ha costituito due squadre una per il presente e una per il futuro. Un rapporto di Openpolis ha censito ben 212 provvedimenti adottati a livello centrale da 16 entità per gestire l’epidemia. Senza contare le decisioni adottate a livelllo regionale e comunale.
Abbiamo imparato nel corso degli eventi che si sono susseguiti dall’inizio della vicenda covid-19 che spesso le soluzioni più efficaci sono quelle più semplici e lineari. Abbiamo visto come la tempestività giochi un ruolo fondamentale quando si tratta di emergenza. La burocrazia è una folle pretesa che schiaccia il sistema come non mai, soprattutto in giorni difficili come questi. Se questo voleva dire semplificare e mettere ordine, il “caos generato” finora è solo l’inizio.
FONTE:https://www.ilparagone.it/attualita/15-commissioni-speciali-e-450-esperti-linutile-attraverso-il-difficile/
A grande richiesta, le Task Forces!
Lisa Stanton – 20 24 2020
In pratica Gonde ha aperto una terza Camera. Ora è chiaro perché i pdini 5S volevano ridurre i parlamentari eletti da voi: volevano nominarseli loro!
Vi meravigliate? Niente di nuovo: “A condurre lo Stato sarà un senato composto da 200 personalità, scelte direttamente dal dittatore tra l’élite del Paese, essi forniranno consulenza e supporto al governo.” (Joseph Goebbels, Der Nazi-Sozi, 1927)
Secondo il Sole24h, i 600 Espertoni aggiungeranno soltanto ulteriore caos. Ma poi, su cosa dovrebbero pronunciarsi se non hanno neanche dati corretti ed aggiornati?
A parte l’assenza di un denominatore affidabile sui casi di Convid19, un centro di statistica ha svolto analisi indipendenti che hanno concluso indicando lo stesso risultato: i dati dei decessi che ci fornisce nel suo Bollettino quotidiano la Protezione Civile arrivano con un ritardo sistematico di 8 giorni rispetto ai dati ISTAT.
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-i_dati_sui_mort…/…/
Sui dati della Protezione Civile, definendoli “surreali”, si era già pronunciato il virologo Giulio Tarro, quello che ieri ha messo in riga Burioni.
Insomma, se qualcuno spera ancora nella riapertura del 3 maggio, gli consiglio di far sentire la sua voce e partecipare alla protesta nazionale del 25 aprile ore 17,00.
FONTE:https://www.facebook.com/lisa.stanton111?__tn__=%2CdC-R-R&eid=ARA9P6ZinZ_lSUTgjYs7mVZk4J-BfY-WIbTEWdTeukYmicuxqoU0deAwwGGlZgGyomlfJzMALHERz-mv&hc_ref=ARQybLvPOKtTqg3F-VEJQsleOXuow7DeP6duFFpwz4B–lPi8Lp5nQV9SPPDEvXx_Qs&fref=nf
STUDIO: LA QUARANTENA DI CONTE INUTILE, IN CASA PER NULLA
FONTE:https://voxnews.info/2020/04/20/studio-la-quarantena-di-conte-inutile-in-casa-per-nulla/
VI DIMOSTRO CHE LA PROTEZIONE CIVILE SA DI LAVORARE CON DATI SBAGLIATI
Il totale dei morti che diminuisce invece di aumentare è dovuto alla Pasqua di Resurrezione?
Lo si legge nei dati su cui stanno lavorando al Dipartimento della Protezione Civile (direttamente ed indirettamente).
Atmosfera densa di mistero. Anche sul fronte di chi ci si è forse accorti che non è mai stato ammalato… E’ il discorso degli infettati che l’11 marzo sono diminuiti di 2 persone a Benevento, il giorno 14 di altre 9 a Vibo Valentia e addirittura di 29 ad Arezzo il 19 forse per glorificare la ricorrenza di San Giuseppe…
Non sono stati gli hacker a svelare certi segreti, ma questa ed altre circostanze sono state rese pubbliche dalla stessa articolazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri che ha scelto di condividere informazioni e corrispondenza sul sito GitHub.com, che viene normalmente utilizzato (certo non in circostanze di questo genere) dagli sviluppatori di software per cooperare a distanza.
Non è nemmeno uno scoop quello di Infosec News, perché la Protezione Civile aveva ampiamente reclamizzato la propria scelta di “trasparenza”, forse non pensando che qualche goliarda – come chi scrive – sarebbe mai andato a leggere quanto messo cortesemente a disposizione.
Non è neppure difficile sincerarsi di persona (e lo può fare chiunque) di quel che si dice in questo articolo, perché sono immediatamente accessibili 63 “discussioni” aperte e 409 chiuse che possono offrire parecchi spunti di riflessione a chi abbia tempo e voglia di approfondire la questione.
Se il tornare in vita di tante persone (purtroppo solo su quelle tabelle e non nella realtà) potrebbe far erroneamente pensare ad un miracolo, le “stranezze” non mancano anche in tanti altri casi dove a fronte di un naturale incremento delle cifre totali si assiste ad una diminuzione spiegabile solo riconoscendo la presenza di errori.
Se apprezzo lo sforzo di limpidezza e visibilità aperta a tutta la popolazione, non riesco a non pormi due domande.
La prima. Perché non si valuta cosa abbia senso debba essere divulgato? Ben venga la casa di vetro, ma forse certe chiacchiere sottovoce (come gli scambi di messaggi che risultano involontariamente dissacranti) dovrebbero rimanere interne tra i soggetti che hanno deciso di cooperare con la Protezione Civile nella sua nobile missione.
Il secondo quesito è di ordine pratico. Su quali dati si sta sviluppando la “app” e si stanno prendendo le decisioni che riguardano la salute e la vita di tutti noi?
A proposito, il dottor Domenico Arcuri che ci ha dottamente spiegato che i deceduti in Lombardia per il coronavirus sarebbero cinque volte i morti civili a Milano nei cinque anni della seconda guerra mondiale, su quali informazioni ha basato il suo calcolo?
FONTE:https://www.infosec.news/2020/04/19/editoriale/vi-dimostro-che-la-protezione-civile-sa-di-lavorare-con-dati-sbagliati/
Ucronia
Cronache di un contagio annunciato dal paese dei Vitalioti
La conferenza stampa quotidiana, che nel primo mese ed oltre di epidemia aveva tenuti aggiornati i Vitalioti sulla situazione, sul numero di contagi, di morti, sull’estensione del disastro, e sull’altezza delle fiamme virali che avvolgevano la Pianura Vitellia, era stata abolita. Per rialzare l’umore dei Vitalioti, si era detto. Per aprire l’animo alla positività, si era detto. In realtà, era una decisione fredda e consapevole: bisognava abbassare la temperatura dei cittadini, perché al segnale preordinato tornassero al lavoro senza protestare.
Più a sud, gli abitanti della Maronia guardavano con sospetto quello che succedeva. Certo, anche loro volevano uscire di casa, tanto più che le giornate si allungavano, il sole splendeva ed in loro cantava la consueta voglia di vivere. Però i Maronidi erano buoni, ma non fessi. Per la loro disciplina sociale, la decisione dei loro governanti e la bravura dei loro medici avevano fino a quel momento scansato la parte peggiore del monarcovirus che appestava il mondo intero, e non avevano intenzione di correre rischi.
Il più sospettoso di tutti era lo Sceriffo, il governatore della regione di Arcadia, che aveva detto subito chiaro e tondo come la pensava. Lui alle litanie orgoglione non aveva mai creduto, ed era andato subito in diretta su Faccialibro ad avvertire: se altri avessero aperto irresponsabilmente, lui avrebbe chiuso i confini di Arcadia. Se anche in presenza di cinquecento morti e mille contagiati in più al giorno in Nebbilandia, Ombrina ed Arbitralia si voleva aprire, che facessero pure. Che però si scordassero di venire in Arcadia fino a quando il monarcovirus non fosse stato sconfitto.
La mattina della riapertura delle fabbriche in Pianura Vitellia, i lavoratori si guardavano intorno. Le strade erano di nuovo piene dopo più di un mese, i bar erano aperti, il profumo dei cappuccini viaggiava sulla brezza primaverile. I primi coraggiosi andarono a sorbirsi il primo caffècaldomacchiatofreddoinmonousotiepido della nuova vita. Non furono tantissimi. I più si diressero al lavoro con la mascherina sulla faccia, le labbra strette e gli occhi speranzosi.
Per le prime due settimane non successe niente di insolito. In quattordici giorni, morirono le previste settemila persone, e altre quattordicimila si contagiarono. Ma la televisione non ne dette notizia, e si andò avanti. Anzi, tutto il circo mediatico insolentiva lo Sceriffo e i Maronidi, che se ne stavano ben chiusi nelle loro case, e spiavano il sole sfolgorante sulla loro terra attraverso le gelosie delle finestre. Esageravano, dicevano. Erano arretrati, dicevano. Erano i soliti scansafatiche che con la scusa del monarcovirus poltrivano come al solito, dicevano. I soliti Maronidi.
E poi, venne il venti di maggio.
FONTE:https://www.infosec.news/2020/04/20/speciale-coronavirus/ucronia/
ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME
Che società è quella che dimentica anziani e disabili?
Francesco Giubilei – 13 04 2020
Nei giorni in cui sembrano arrivare i primi flebili ma costanti segnali di calo nel numero dei decessi a causa del coronavirus, continua ad essere sottovalutata l’emergenza che riguarda le categorie più deboli come anziani e disabili.
L’articolo che abbiamo pubblicato pochi giorni fa intitolato “L’emergenza coronavirus e i disabili dimenticati” ha portato a un’interrogazione parlamentare presentata dall’Onorevole Walter Rizetto “per chiedere immediate misure a tutela di coloro che sono tra i più fragili in questa emergenza”: “i genitori di minori disabili, travolti anche loro dalle misure restrittive del governo, sono in assenza di adeguate misure di sostegno anche rispetto all’improvvisa privazione delle attività di supporto domiciliare di strutture pubbliche e private”.
Nel testo si riportava la testimonianza di Andrea Pastore, padre di un un bambino disabile che raccontava le difficoltà che devono affrontare i disabili e le loro famiglie durante l’emergenza coronavirus. Il consigliere comunale di Udine (provincia in cui risiede la famiglia di Pastore) Luca Vidoni spiega la necessità di una politica vicina “alle fasce più deboli che molto spesso non sono abbastanza tutelate e vengono dimenticate. La questione dei cosiddetti ‘caregiver’ (familiari che si prendono cura dei disabili) dovrà essere affrontata al di là dell’emergenza. Questi lavoratori hanno bisogno di una legge ad ampio spettro che comprenda molti aspetti anche pensionistici e previdenziali”.
Diverso il caso di quanto avvenuto in Emilia Romagna che interessa un’altra categoria di persone fragili ma tra le più esposte a questa emergenza sanitaria: gli anziani.
Qualche giorno fa l’azienda Ausl Romagna ha inviato ai sanitari un documento con una serie di linee guida da seguire per l’emergenza Covid-19 tra cui le indicazioni all’accesso in terapia intensiva e alla ventilazione. Come racconta Enrico Castagnoli in un articolo, il documento dell’Ausl “rischia di condannare all’abbandono gli anziani e i pazienti più fragili. […] a causa della “sproporzione tra le necessità e le risorse disponibili”, “non verranno sottoposti a ventilazione artificiale invasiva né ricoverati in Rianimazione pazienti con almeno una delle seguenti caratteristiche”. Tra le categorie di persone elencate “ci sono gli anziani con più di 80 anni di età, oppure i pazienti tra 70 e 80 anni con comorbillità rilevanti, o ancora pazienti con patologie oncoematologiche attive, senza tuttavia specificarne la gravità né evidenziando le elevate possibilità di guarigione alla loro patologia o lungo sopravvivenza di questa categoria di pazienti”. Pur comprendendo le oggettive carenze delle risorse a disposizione dell’Ausl, è lecito domandarsi quanto sia eticamente corretto un comportamento di questo genere e diventa preoccupante se addirittura viene assunto a prassi attraverso linee guida nero su bianco.
Dopo qualche giorno l’Ausl ha rivisto il documento “al fine di correggere alcuni errori presenti” e nella nuova versione manca il paragrafo con i criteri d’accesso in terapia intensiva (in particolare le categorie di pazienti a cui non verrà concesso l’ingresso), rimane perciò il dubbio quali misure i medici debbano adottare.
Ulteriori interrogativi arrivano sempre dall’Emilia Romagna dove un gruppo di studio composto dall’ing. Michele Navacchia, dal dott. Antonio Belluzzi, dal dott. Marco Fabbri e dal Prof. Sergio Brasini, ha compiuto un’analisi comparativa sull’efficacia dell’uso dei tamponi in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna ottenendo un risultato sconvolgente: “se in Lombardia ed in Emilia Romagna fosse stato eseguito lo stesso numero di tamponi del Veneto in relazione alla popolazione, sarebbe stato possibile ridurre il numero dei deceduti con un tasso più che proporzionale”.
L’analisi sottolinea l’importanza dei tamponi per contenere la pandemia e, utilizzando i dati del Ministero della Salute, pone seri interrogativi sulle modalità di gestione dell’emergenza sanitaria.
Si tratta di episodi che devono farci riflettere sul modello di società in cui vivamo: davvero è accettabile che un paese civile possa dimenticare le persone più deboli come anziani e disabili? Nei momenti di difficoltà si vede la capacità di uno stato di tutelare e salvaguardare la vita di chi è più fragile e, spiace dirlo, l’Italia sta perdendo questa sfida.
FONTE:http://blog.ilgiornale.it/giubilei/2020/04/13/che-societa-e-quella-che-dimentica-anziani-e-disabili/
“Cambiamo musica per il 25 aprile: Canzone del Piave e non Bella ciao”
L’artista ed editore: “Questo tempo ricorda la Grande Guerra”
«Mai come oggi abbiamo bisogno di unità. E allora perché non cantare la Canzone del Piave anziché la divisiva Bella Ciao?».
Vuole cambiare la melodia del 25 aprile? «Auspico che quel giorno si canti una canzone che unisce davvero tutti e non soltanto una parte politica». Attore, regista, editore e fondatore del mensile nonché movimento Cultura e identità, Edoardo Sylos Labini avanza una proposta controcorrente. «Il 25 aprile, alle ore 12, intoniamo l’inno che meglio racconta e onora gli anziani scomparsi a causa del Coronavirus. Cantiamo la canzone della Grande Guerra, lo spartito dell’Italia povera gente che si scoprì improvvisamente nazione».
È un’idea improvvisa?
«Un desiderio nato parlando con Ignazio La Russa e col giornalista Fausto Biloslavo. Non intendiamo separare gli italiani in buoni e cattivi come spesso fa l’Anpi, né canticchiare la canzone delle sardine».
Volete intonare la canzone che fu la resistenza di inizio secolo?
«Credo ci sia qualcosa di molto simile fra la Grande Guerra e i nostri anziani caduti. Anche loro erano anonimi come le bare che non possiamo neppure salutare nella sepoltura».
Senza più la piazza, la sinistra si rifugia nel balcone. Dobbiamo attenderci la controversia in musica?
«Al contrario. Ogni anno c’è una parte d’Italia che viene sistematicamente cacciata nelle manifestazioni. Bella Ciao è oggi una canzone globalista. Noi vogliamo rendere virale la canzone battesimo nazionale. Ricompattiamo invece di separare».
Non basta l’inno di Mameli?
«Pochi sanno che la Canzone del Piave era stata scelta come inno nazionale. Solo il veto di Alcide De Gasperi impedì che lo diventasse. Non dimenticava ancora il gesto di Ermete Gaeta, il compositore della Canzone del Piave, che si rifiutò di comporre l’inno per la Democrazia Cristiana».
È la trincea la metafora oggi a noi più vicina?
«In disordine, confusi, ci stiamo salvando grazie al sacrificio dei medici e alla solidarietà di tanti cittadini. La Canzone del Piave è un piccolo miracolo di suoni capace di risollevare il morale di una nazione».
FONTE
BELPAESE DA SALVARE
In fila davanti al Monte dei Pegni, la foto che scandalizza l’Italia. È arrivata la miseria
Due sono le possibili spiegazioni: o ci prendono in giro o chi parla vive su un altro pianeta. Solo l’altro giorno Pier Luigi Bersani affermava: “Si muore di virus, in Italia di fame non muore nessuno”. Vi ricordate, invece, del contributo portato da Zingaretti? Il quale sfidava la situazione di emergenza che si era diffusa a causa del coronavirus proprio a Milano mentre faceva aperitivo: ”Bisogna isolare i focolai, ma non bisogna distruggere la vita o diffondere il panico”. Poco dopo è saltata fuori la notizia della sua positività al covid-19.
Coronavirus in Africa, la Lega all’attacco: “Se rischio è reale chiudere i porti”
Dopo l’appello di Fratelli d’Italia per il blocco navale, anche il deputato leghista Eugenio Zoffili chiede al governo di “chiudere i porti ai migranti nel caso in cui il rischio di diffusione del virus dall’Africa fosse reale”
Dopo la proposta del blocco navale arrivata dai banchi di Fratelli d’Italia al Senato, ora a chiedere al governo di chiudere i porti ai migranti e sospendere i voli dal continente africano in seguito al primo caso di coronavirus accertato in Egitto, è anche il leghista Eugenio Zoffili.
Per il deputato del partito di Matteo Salvini, presidente del Comitato Bicamerale Schengen, Europol e Immigrazione, il governo italiano dovrebbe rafforzare le misure di prevenzione contro la diffusione del Sars Cov-2. “In questi giorni di grave emergenza sanitaria occorre seguire lo sviluppo degli eventi con meticolosa attenzione, preparando di volta in volta contromisure adeguate ai nuovi rischi di contagio”, ha scritto il parlamentare in una nota, soffermandosi sulla necessità di adottare particolari provvedimenti “nei confronti del continente africano, da dove provengono sempre più imbarcazioni cariche di immigrati verso le nostre coste”.
L’appello al governo è quello di “alzare la guardia nei controlli sanitari sugli immigrati sia al momento dello sbarco, sia durante i periodi di permanenza nei centri d’accoglienza e CPR fermo restando che la soluzione, anche in questo caso, è la chiusura dei porti agli immigrati clandestini e la valutazione di una sospensione temporanea dei voli provenienti dal continente africano nel caso in cui il rischio di diffusione del virus dall’Africa fosse reale”. “Nel frattempo – annuncia – sarà cura del nostro Comitato chiedere ai Ministeri competenti di monitorare la gestione delle misure sanitarie nei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, al fine di ottenere in breve tempo una valutazione realistica dei rischi per l’Italia e per i suoi cittadini”.
Non parla di immigrazione, almeno non in maniera esplicita, il ministro della Salute, Roberto Speranza, che oggi ha fatto il punto in un’intervista a La Repubblica assicura che per ora non servono misure di sicurezza ulteriori. L’Africa, per ora, non fa paura. “C’è solo un caso in un continente enorme, a noi molto vicino”, ha detto il ministro. “La situazione, ha aggiunto, va valutata giorno per giorno con la massima serietà”. Al momento, secondo il capo del dicastero, è sufficiente continuare con lo screening sui passeggeri, finora oltre 1,2 milioni, che sono transitati finora nei porti e aeroporti italiani.
“Per quanto riguarda voli e imbarcazioni che provengono dall’Africa, i controlli sono rigorosi come per chi proviene da altre parti del mondo”, rende noto il ministro. Che chiarisce: “Al momento non ha fondamento scientifico prevedere altro”. Sul lungo termine, rilancia, la strategia è piuttosto quella di “sostenere” a livello sovranazionale “i Paesi africani per mettere in atto misure di prevenzione e contenimento”.
L’eventualità di una diffusione del coronavirus nel Continente Nero, intanto, preoccupa gli esperti. Per l’Oms sarebbe proprio l’Africa “l’anello debole della catena di sorveglianza”. E se il virus si propagasse a sud del Sahara “la situazione sarebbe più drammatica che in Cina”, ha avvertito nei giorni scorsi anche il fondatore di Microsoft, Bill Gates. Gli esperti italiani, però, rassicurano. Il paziente egiziano “è stato immediatamente identificato e isolato”, ha spiegato a SkyTg24 il direttore del dipartimento di Malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità, Giovanni Rezza. “Se arrivasse in un Paese con una struttura meno forte, magari dell’Africa centrale – ha poi aggiunto – allora il rischio di diffusione potrebbe esserci”.
FONTE:https://www.ilgiornale.it/news/politica/coronavirus-africa-lega-allattacco-se-rischio-reale-chiudere-1828103.html
DILAGA IL CORONAVIRUS, GOVERNO VA A PRENDERE DI NASCOSTO IN AEREO CLANDESTINI IN AFRICA
AGGIORNAMENTO:
Stiamo parlando dei famigerati ‘corridoi umanitari’.
E lo si scopre solo per l’incontinenza del giornale dei vescovi finanziato con decine di milioni di euro dai soldi dei contribuenti italiani, che non riesce a trattenere l’eccitazione, e per ‘abbellire’ l’arrivo parla di torture e reni:
Quindi abbiamo ivoriani e nigeriani che vanno in giro per l’Africa e i paesi arabi per poi arrivare in Libia e Niger e alla fine non vengono riportati a casa loro, ma imbarcati su un fottuto aereo e portati a casa nostra. Mentre infuria una pandemia.
Oltre 2mila immigrati sono arrivati nell’ultimo anno in Italia attraverso i corridoi umanitari.
E poi finisce così:
Anche perché li selezionano così:
Ponte aereo che, alla fine, avrà portato in Italia 1.100 immigrati dall’Africa:
E un altro migliaio da altre zone come il Libano. Ripetiamo: ora che la guerra in Siria è finita praticamente ovunque da quasi un anno, noi andiamo a prenderci siriani che vivono in Libano.
Del resto, Conte lavora per loro:
Tutto ciò grazie a un progetto totalmente finanziato con i soldi legalmente truffati ai contribuenti italiani con l’8×1000. Per tutti gli arrivati casa e lavoro garantito, mentre abbiamo ventimila senzatetto italiani. E milioni di disoccupati.
E il fatto che tutto questo traffico non scandalizzi i nostri media, significa che i nostri media sono corrotti. Fino all’osso.
In particolare, i corridoi umanitari italiani finora sono stati avviati con un sistema finanziato dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla Chiesa Cattolica con i soldi dell’8 per mille truffati legalmente agli italiani.
FONTE:https://voxnews.info/2020/02/23/dilaga-il-coronavirus-governo-va-a-prendere-di-nascosto-in-aereo-clandestini-in-africa/
MASCHERINE REGALATE ALLA CINA E RICOMPRATE AL TRIPLO DEL PREZZO, DI MAIO AMMETTE: “HO FIRMATO IO”
La vicenda degli strani affari tra il governo cinese e i grillini per i traffici di mascherine tra l’Italia e la Cina:
Si colora di tratti sempre più grotteschi. Rispondendo ad un’interrogazione parlamentare del deputato Del Mastro, il grillino afferma prima di avere firmato il contratto con il governo cinese. Per poi negare un minuto dopo:
FONTE:https://voxnews.info/2020/04/20/mascherine-regalate-alla-cina-e-ricomprate-al-triplo-del-prezzo-di-maio-ammette-ho-firmato-io-video/
CONFLITTI GEOPOLITICI
ONU VENDE DOCUMENTI FALSI A IMMIGRATI: 2.500 DOLLARI PER ENTRARE IN ITALIA COI CORRIDOI UMANITARI
12 GENNAIO 2020
Stern non specifica in quali Paesi sarebbero arrivati gli immigrati a pagamento, ma al programma di ‘reinsediamento’ partecipa anche l’Italia: follia.
Poi non sorprende che accada questo:
I dipendenti dell’agenzia delle Nazioni Unite dell’UNHCR hanno consentito agli africani di trasferirsi in Europa, Italia compresa, in cambio di pagamenti in contanti. Lo staff dell’UNHCR avrebbe forgiato documenti falsi, con i quali gli africani sono entrati nelle ambite liste del programma “Reinsediamento”. Diversi Stati occidentali, tra cui l’Italia, offrono a questi sedicenti rifugiati “meritevoli di protezione” l’ingresso nel loro Paese.
Secondo quanto riferito da “Stern”, esiste un vero e proprio mercato, con intermediari per affari illegali nel trasferimento. Secondo un intermediario, un posto nella lista costa circa 2.500 dollari. Ad esempio, il dipendente dell’UNHCR procura falsi certificati medici per i soldi. Pertanto, anche i medici sono coinvolti nella frode.
Il quartier generale dell’UNHCR a Ginevra ha confermato prove del traffico.
Coronavirus, Francia: scontri tra residenti e polizia in banlieue a Parigi – Video
Mentre Macron annuncia l’estensione del lockdown, nei sobborghi della capitale parigina si susseguono gli scontri tra residenti e forze dell’ordine.
Nella primissima mattinata odierna la polizia francese e i residenti della banlieue parigina di Villeneuve-la-Garenne si sono resi protagonisti di scontri, con le forze dell’ordine che sono intervenute utilizzando gas lacrimogeni in seguito al lancio di petardi nelle strade da parte dei manifestanti.
Diversi testimoni oculari, nelle scorse ore, hanno condiviso sui social network dei video che mostrano le strade del sobborgo parigino immerse in una fitta coltre di fumo.
VIDEO QUI: https://twitter.com/i/status/1251999642667139074
A causare i tafferugli, stando a quanto reso noto dai media francesi, due differenti episodi che avrebbero causato la rabbia e lo sdegno delle minoranze etniche.
il primo avrebbe visto protagonista un giornalista di origine algerina, che sarebbe stato picchiato dagli agenti; il secondo, invece, avrebbe coinvolto un 30enne motociclista, finito in ospedale in seguito ad una collisione con una vettura della polizia.
Il Covid-19 in Francia
Ieri, il direttore dell’Agenzia della salute pubblica francese, Jerome Salomon, ha reso noto che il bilancio delle vittime del coronavirus nel Paese transalpino ha raggiunto quota 19,718, a fronte di un numero totale dei contagi che si attesta a quota 112.600.
Lunedì scorso, il presidente della Repubblica Emmanuel Macron ha annunciato l’estensione delle misure di lockdown e di distanziamento sociale fino al prossimo 11 di maggio.
CULTURA
LE 4 COSE CHE «LA GABBIANELLA E IL GATTO» CI HA INSEGNATO
Si è spento lo scorso giovedì 16 aprile Luis Sepúlveda. Penna del giornalismo cileno e autore di numerosi romanzi, Sepúlveda ha vissuto sulla sua pelle un’intensa stagione di attività politica e la sua vicenda personale si è più volte intrecciata con quella che siamo soliti definire la “Grande Storia”. Ha conquistato la scena letteraria mondiale con il suo primo libro, Il vecchio che leggeva romanzi d’amore, apparso per la prima volta in Spagna nel 1989 e in Italia nel 1993. Da allora ha pubblicato numerosi altri romanzi e raccolte di racconti, tra i quali spicca il più celebre, quello a cui quasi tutti noi siamo gelosamente affezionati: Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare (acquista). La storia raccontata da Sepúlveda è molto famosa in Italia, grazie anche al film di animazione del 1998 firmato dal regista Enzo D’Alò. In questi giorni, dopo la notizia della sua scomparsa, le immagini del cartone animato sono apparse un po’ ovunque e le vicende di Zorba, Fifì e la banda di gatti di Amburgo è tornata anche sugli schermi televisivi.
Ma che cosa ci insegna davvero la storia della gabbianella Fortunata e del gatto Zorba? Tante cose, secondo noi.
Per omaggiare il grande scrittore, tragicamente scomparso a causa del COVID-19, abbiamo ripercorso i momenti più belli del romanzo e del film, capendo che ci sono almeno 4 lezioni che la vicenda più insegnarci. 4+1, per essere sinceri, la prima è tutta racchiusa nelle parole dell’autore stesso:
«è molto facile accettare e amare qualcuno che è uguale a noi, ma con qualcuno che è diverso – allora – è molto difficile».
Uno: nella vita ci vuole pazienza (e amore)
La storia della gabbianella e il gatto è, almeno per chi scrive, una storia d’amore. Amore inteso nel senso più ampio: quello che unisce ai sentimenti (di affetto in questo caso) la fratellanza, la solidarietà, la cura reciproca. I gesti di amore nel racconto sono molti: forse il più emblematico è la triplice promessa fatta dal gatto Zorba (il protagonista della vicenda) alla giovane gabbiana Kengah. In punto di morte, Kengah, che sta per deporre il suo primo uovo, chiede a Zorba tre cose: di non mangiare l’uovo, di averne cura finché non si schiuderà e di insegnare a volare al piccolo. È contronatura, folle e inspiegabile. Eppure il gatto obbedisce, prendendosi (forse con comprensibile iniziale imbarazzo) cura dell’uovo e della creatura che verrà al mondo. Zorba ha premure per il piccolo prima ancora di conoscerlo e – proprio come farebbe la madre – cova l’uovo per 20 lunghi giorni. Lo protegge da tutto, agenti atmosferici, topi crudeli, umani curiosi compresi.
Due: gli esseri umani sbagliano (ma hanno anche un’anima pura)
Più dei topi, il vero grande nemico/amico dei protagonisti nella storia è l’essere umano. L’uomo è colui che inquina il mare con il petrolio, quella “macchia nera” che sarà fatale per la giovane Kengah. Più volte definito dai gabbiani la “peste nera“, il petrolio rappresenta nel romanzo tutto il male che l’essere umano fa alla terra e alla natura. Una riflessione che in questi anni è più attuale che mai e che ha dato vita a numerosi movimenti ambientalisti e animalisti in tutto il mondo.
Gli umani, però, non sono solo una presenza negativa nella novella. Anzi, possono essere un aiuto prezioso e fidato. È così che, verso la fine della storia, la banda di gatti chiede aiuto proprio ad un essere umano per insegnare alla piccola gabbianella a volare. Infrangono il tabù che impone loro di non parlare la lingua umana e si recano a casa di un poeta (nel cartone animato il poeta è Sepúlveda stesso), che è il padrone di una meravigliosa micia della quale tutti sono innamorati, di nome Bubulina. Il poeta (nel film di animazione ad aiutarli è la figlia, ndr) dice loro che, per volare, la gabbianella dovrà saltare dal campanile di San Michele, il luogo più alto della città. Solo così la promessa di Zorba a Kengah verrà rispettata e la piccola potrà iniziare un nuovo capitolo della sua vita.
Tre: la cultura (e la conoscenza) ci salvano
Non è la prima volta che gli autori “rubano” alla Grande Storia i nomi di alcuni importanti personaggi storici. Tra i cartoni animati ne è un celebre esempioGli Aristogatti, ma anche nella Gabbianella e il Gatto Sepúlveda fa razzia di alcuni nomi-simbolo per arricchire la storia.
Il gatto più colto e sapiente fra tutti porta infatti (e non per caso) il nome di Diderot, proprio come il filosofo francese del XVIII secolo tra i promotori dell’Enciclopedie. Ed è con la sua enciclopedia che risolve alcuni problematici nodi della storia. Il più evidente è l’utilizzo dello stratagemma del “Cavallo di Troia” di Omero. I gatti, per salvare la gabbianella dai crudeli topi che vogliono divorarla, organizzano una colletta di formaggio e costruiscono una grande forma da introdurre nella tana dei nemici. Nascosti al suo interno, i mici, esattamente come gli achei con i troiani, approfittano della situazione per introdursi nel nascondiglio, vincere la guerra e liberare l’ostaggio.
Quattro: amare gli altri (anche quando sono diversi da noi)
È forse questo l’insegnamento più bello che ci lascia Sepúlveda. «Ti vogliamo ancora più bene perché sei diversa da noi» afferma Zorba poco prima di dire addio alla gabbianella Fortunata. Ed è proprio questo il cuore di tutta la vicenda: in un mondo complesso, fatto di errori, ingiustizie e rivalità, la speranza è rappresentata da un gruppo di gatti squinternati che trovano un posto nel proprio cuore per un essere vivente che non solo è diverso da loro, ma che probabilmente, in un’altra occasione, sarebbe stato un nemico, un avversario da abbattere. Lo fanno senza un perché, senza nessun tornaconto. Semplicemente capiscono che, nonostante tutto, gli elementi che li legano alla gabbianella sono più di quelli che potrebbero dividerli.
È irrazionale? Incomprensibile? Forse. Eppure è una vittoria, sia per loro che per la piccola gabbiana, che alla fine della novella si spoglia (quasi) definitivamente dall’essere un gatto e riesce a prendere il volo. «Sarai il primo gatto volante» scherza Zorba sul campanile prima del salto. Aprirsi alla diversità, all’amore e alla fratellanza: sembra essere questo il messaggio di Sepúlveda. Un messaggio forte nella sua semplicità, che in giorni come questi sembra essere più attuale che mai. Luis Sepúlveda ci ha lasciati, ma ci ha insegnato qualcosa di profondo. Facciamone tesoro.
FONTE:https://www.frammentirivista.it/le-4-cose-che-la-gabbianella-e-il-gatto-ci-ha-insegnato/
“Giuseppe Guarino: il coraggio della verità”
20 Aprile 2020 Raffaele Salomone Megna
Sono pochissimi gli italiani per i quali mi metto in piedi e mi tolgo il cappello, sentendo proferire i loro nomi. Uno di questi è Giuseppe Guarino.
Giuseppe Guarino, purtroppo, è mancato il 16 aprile scorso alla veneranda età di 97 anni, anni spesi benissimo, alla ricerca della verità e della giustizia.
Non riporto il suo sterminato curriculum vitae, sempre al servizio dello stato e della patria, ma vi racconterò del mio incontro con lui, assolutamente fortuito, ma che ha cambiato radicalmente il mio modo di pensare e di valutare fatti ed eventi.
Di lui avevo sentito parlare negli anni ottanta solo come uomo politico democristiano. Anche della sua attività da ministro non ricordavo alcunché, per cui dopo i primi anni novanta Giuseppe Guarino uscì al di fuori dei miei interessi.
In quel periodo ero un europeista convinto, credevo, poiché così mi avevano fatto credere, che tutti i mali del mondo, e quindi anche le mie sorti, dipendessero dall’esito sempre incerto della eterna battaglia tra sinistra e destra. In una visione dicotomica e in una interpretazione manichea della realtà, se vinceva la sinistra era un bene, se vinceva la destra era un male.
Passavano gli anni e restava in me la convinzione che l’Italia, inserita nel contesto europeo, fosse il miglior mondo in cui vivere e crescere i propri figli. Certamente avevo ben viva la memoria storica delle prima repubblica e di come in essa l’economia andasse sicuramente meglio e ci fossero grandi speranze per il futuro e la denatalità era sconosciuta. Quando poi, nel corso degli anni novanta, le nubi cominciavano ad addensarsi sul futuro dell’Italia, per la scarsa crescita economica e la mancanza di lavoro, credevo che tali problematiche sarebbero scomparse facendo le fantomatiche riforme, taumaturgiche per qualsiasi male.
Questo asserivano i maîtres à penser di quei tempi. Le riforme furono fatte e che riforme! Pur tuttavia svenduto quell’enorme patrimonio di beni comuni costituito dalle aziende IRI, privatizzato il rapporto di lavoro degli statali, modificato in peius lo statuto dei lavoratori, trasformato il lavoro in merce, tagliate la scuola, la sanità, la ricerca e le pensioni, la situazione continuava a peggiorare. C’era sempre qualche altra riforma da fare, qualche altra sforbiciata da dare allo stato sociale e poi tutto sarebbe andato a posto. Era la logica del “ lo chiede l’Europa” e della mano invisibile dei mercati che si autoregolamentano. In un mondo senza Dio il mercato aveva assunto un ruolo messianico. Per la politica italiana il giudizio dei mercati era l’odierna ordalia.
Comunque, di taglio in taglio, di riforma in riforma, di sacrifici su sacrifici arriviamo agli eventi della crisi economica del 2008. Sorta negli Stati Uniti come crisi di debito privato, in Europa si trasformò d’emblèe in crisi di debito sovrano, il tutto per salvare le banche tedesche e francesi. Ove non bastasse, il buon presidente Obama, fautore del multilateralismo, lasciò mano libera alla Germania, affinché scatenasse la sua furia austerizzatrice.
Nel 2011 avviene il mio incontro con Giuseppe Guarino. Avviene nel posto più improbabile: un trafiletto nascosto nell’ultima pagina della rivista L’Espresso riportava la denuncia del prof. Guarino del fatto che la moneta euro in circolazione si fondava su presupposti giuridici diversi da quelli originariamente previsti nei trattati di Maastricht. Col senno del poi posso asserire che vent’anni di inutili abbonamenti a quella rivista filo europeista furono ampiamente ripagati dalla pubblicazione di quel piccolo trafiletto.
Fui incuriosito, poiché sapevo che Giuseppe Guarino non era un “terrapiattista”. Mi procurai il suo famoso “saggio di verità” sull’Europa e sull’euro e dopo la lettura delle sue argomentazioni, fondate sul diritto ed espresse con logica stringente e tutte ben documentate, cambiai la mia opinione sull’Europa e sull’euro.
Non sarò mai grato abbastanza a Giuseppe Guarino , per avermi disvelato con i suoi scritti e con le sue interviste tutta un’altra realtà. Mi ha condotto fuori della caverna platonica. E’ stato per me l’inizio di un proficuo percorso di conoscenza , ma anche di sofferenza interiore, per aver scoperto gli inganni di quella parte politica per la quale avevo sempre militato.
Giuseppe Guarino intraprese la sua critica all’Unione Europea ed all’euro quando era ottuagenario. Avrebbe potuto vivere tranquillo, ma non rinunciò a far conoscere agli italiani la verità. Diede con l’autorevolezza della sua persona e la profondità della sua conoscenza anche quei fondamenti in dottrina, che ancora mancavano al movimento sovranista.
E’ brutto fare paragoni, ma non posso non cogliere l’abisso morale ed intellettuale tra le dichiarazioni di Prodi , che oggi esorta gli italiani a chiedere l’intervento del MES, ben consapevole delle conseguenze che un simile atto comporterebbe, e Guarino che invece denunciava le vessazioni ai danni dell’Italia, contenute nei regolamenti comunitari sottoscritti dallo stesso Prodi prima di diventare presidente della Commissione Europea.
Da credente quale sono ho l’assoluta certezza che, se si può scampare al giudizio degli uomini, già scampare al giudizio della storia è molto difficile, a quello divino è impossibile.
I consiglieri fraudolenti del popolo italiano, quelli che hanno condotto le pecore al lupo, i traditori della patria dovrebbero meditare attentamente.
Giuseppe Guarino è passato a miglior vita e certamente riposa in pace, quando arriverà il momento del trapasso per gli altri, presto o tardi che sia, chissà….
Raffaele SALOMONE-MEGNA
FONTE:https://scenarieconomici.it/giuseppe-guarino-il-coraggio-della-verita-di-r-salomone-megna/
CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE
Trivulzio, mare di esposti ma indagini difficili. L’ultimo sospetto: morti nascoste ai parenti
Oggi sentiti i primi testimoni. C’è chi vuole l’accusa di epidemia volontaria
E adesso nel giallo del Pio Albergo Trivulzio salta fuori una nuova pista: quella secondo cui alle decine e decine di decessi comunicati improvvisamente ai familiari di anziani ospiti, dopo giorni in cui erano stati lasciati senza notizie, ne andrebbero aggiunti altri.
Alcune morti, nel marasma più totale in cui il più famoso ospizio milanese è precipitato sotto l’emergenza Covid-19, sarebbero state taciute per giorni ai parenti, che solo dopo insistenze e che con comprensibile incredulità hanno saputo che il loro caro era scomparso.
Non saranno facili, i primi passi dell’inchiesta giudiziaria sul Pat che oggi entra nel vivo, con gli interrogatori – rigorosamente in videoconferenza – dei primi testimoni. Le indagini coordinate dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano scontano grandi difficoltà tecniche, le comunicazioni avvengono solo per telefono o per mail, il materiale acquisito spesso è così pesante da venire rimbalzato dai server. E tutto questo mentre ci si muove in un contesto come quello del Trivulzio dove il caos è tale per cui individuare i dettagli dei reati è faticoso. Sia quando si cerca di ricostruire il percorso clinico di ognuno dei 190 ospiti deceduti dall’inizio di marzo. Sia nella analisi – che è in questo momento il terreno più delicato – dei provvedimenti di smistamento al Pat e in altre strutture di pazienti Covid e ex Covid, in applicazione della delibera regionale dell’8 marzo. A chi spettasse controllare il rispetto delle norme di sicurezza nelle Rsa che accoglievano i malati è ancora oscuro, anche se la Regione ha chiamato in causa l’Ats, l’azienda sanitaria territoriale. Anche per vedere più chiaro su questo versante, la Procura è tornata nei giorni scorsi a spedire la Guardia di finanze negli uffici dell’assessorato regionale al Welfare, già oggetto di una prima visita mercoledì scorso.
Districarsi per gli inquirenti non sarà facile. Come non sarà districarsi tra la massa di esposti che in questi giorni stanno piovendo sul tavolo dei pm. Dentro c’è di tutto, storie di morti inspiegabili ma anche racconti di pazienti che sono tuttora in vita, non hanno elementi per sostenere di essere affetti da coronavirus ma che comunque denunciano di essere stati lasciati privi di comunicazioni chiare.
La scelta dei primi testimoni da interrogare stamattina farà capire quale scaletta di priorità si sono dati gli inquirenti. Certamente, la scelta di contestare ai vertici del Pat e delle altre case di riposo sotto inchiesta il pesante reato di epidemia colposa fa capire che la Procura è destinata a muoversi con determinazione. Ma tra i familiari di alcune vittime c’è chi ritiene che l’accusa non sia sufficientemente pesante, e che soprattutto per le omissioni dalla fine di marzo andrebbe contestata l’epidemia volontaria, un reato da ergastolo: che già in passato era stato attribuito agli imputati nel processo per il plasma infetto. Alla fine vennero tutti assolti.
FONTE:https://www.ilgiornale.it/news/politica/trivulzio-mare-esposti-indagini-difficili-lultimo-sospetto-1856023.html
ECONOMIA
Nuova lira unica strada
Roberto Bizzarri (*) – 20 04 2020
Corrono voci sulla cancellazione di parte del debito nazionale detenuto da BCE che oggi costa 70 mld di interessi e 320 di rinnovo in quota capitale. Ma i ⅔ del debito totale (che è di circa 2400 mld) è in mani nazionali (banche e privati). Ergo ce ne sarebbero circa 800 ‘disponibili’. Quanti di questi sono in pancia a BCE? Se fossero diciamo la metà (400 mld) ed ipotizzando il totale azzeramento di questi, avremmo minori interessi per ⅛ cioè per 70:8= 8,75 pari al 12,5% e minor rimborsi per 40 mld, in medesima percentuale (320:8=40). Ergo un ‘risparmio’ finanziario (il bilancio dello Stato si muove solo per cassa) di circa 50 mld.
Meglio che niente, sempre nell’ipotesi che
(a) BCE detenga 400 mld di ns BTP e
(b) sia disposta a rinunciare a tale credito.
Lagarde, la stessa che ha messo in ginocchio come presidente FMI prima l’Argentina e poi la Grecia, vi sembra il tipo che possa avallare questa politica? Ovvero suggerire caldamente al coniglio Conte ed all’ascaro Gualtieri di accedere ad un prestito MES, magari di 100-150 mld, quota minima attuale per evitare la bancarotta? Io non ho dubbi al riguardo.
E resto dell’idea che l’unica strada resti ricominciare a stampare moneta nazionale (e i tedeschi già lo fanno stampando 5 € di metallo a detta loro per la numismatica…. per 2,5 ml di pezzi?). Poi ci sarebbero gli strali europei, multe, sanzioni, spread a go-go. Avremmo una svalutazione del 20/30% della nuova lira e probabilmente un’inflazione tra il 5 e l’8%. Quindi le materie prime di importazione ci costerebbero il 20/30% in più. Con il petrolio a 15$ al barile e in discesa costante sarebbe questo il problema? E il gas che compriamo (dalla Russia) avrebbe un valore strategico e politico, oltreché economico, tenuto conto che la Russia vale per l’Italia (ante la follia delle sanzioni) almeno 30 mld di export.
Last but not least, il nostro export viaggerebbe a prezzi del 20/30% più bassi dei prodotti in euro, soprattutto tedeschi e francesi. Questo vale circa 150 mld in più all’anno. Ergo la nuova lira sarebbe a breve competitiva sui mercati, il ns debito monstre cmq continuerebbe ad essere rimborsato in euro ma non dovremmo più rinnovarlo a botte di 320 mld annui, in crescita costante da 15 anni a questa parte, di circa 30/50mld annui grazie alle folli politiche di austerity che hanno avuto di fatto l’effetto di aumentare il debito anziché diminuirlo!
Con la nuova lira e la recuperata sovranità monetaria – oltreché a poter stampare moneta al costo della carta e non degli interessi delle banche predatrici come adesso – potremmo mettere in atto un vero piano di ripresa nazionale, rivitalizzando in nostri settori primari con adeguati investimenti pubblici, in chiave keynesiana, senza più i vincoli UE su tutto ciò che ha reso (prima della maledizione euro) la nostra nazione le 5° al mondo. Turismo, infrastrutture, industria e agricoltura moderne.
Tenendo sotto controllo l’inflazione e chiedendo agli italiani una riconversione dei propri risparmi in BPT patriottici a 50 anni, rendimento 2,5% netto annuo, esentasse presenti e future, trasmissibili in eredità con una franchigia di 100k, impignorabili ed insequestrabili. 1.500 mld di risorse fresche (su circa 4000 mld di risparmi complessivi) detenute da italiani, e rimesse in circolo da italiani ogni volta che si liquidano gli interessi annui. Questa è la ricetta. Ma i cuochi sono incompetenti, incapaci, inetti e purtroppo venduti al nemico come molti ufficiali borbonici durante la cosiddetta unità d’Italia.
(*) Roberto Bizzarri – Roma 1958
Economista • Già docente a contratto presso l’Università di Cassino fino al 2012, dove ha svolto gli insegnamenti di Analisi Economica e Sviluppo del Territorio, Economia Eco-Sostenibile, Economia dei Mercati ed Economia dei Consumatori. • Docente nei master post-laurea in “Internazionalizzazione delle aziende” (2015-2019) presso la Facoltà di Economia e Commercio dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. • Docente nella formazione aziendale rivolta al settore bancario e finanziario, presso cui svolge incarichi di consulenza, principalmente nelle ristrutturazioni aziendali e nella realizzazione di nuove strutture bancarie. • Attivo nella predisposizione, analisi e valutazione di progetti d’investimento in tutti i principali settori economici, con particolare specializzazione verso le imprese bancarie, industriali, GDO e turistico/ricettive. • Ha valutato, nel periodo 1986/2020, direttamente e/o per conto di banche ed enti finanziari pubblici e privati, progetti per oltre 4,2 €/miliardi con agevolazioni finanziarie per circa 1,7 €/miliardi.
E il conto chi lo paga?
20 APRILE 2020 – Lorenzo Coccoli, E. Igor Mineo, Luca Nivarra, Vincenzo Ostuni, Gabriele Pedullà
La pandemia attualmente in corso ha provocato tre distinte emergenze: un’emergenza sanitaria, un’emergenza economica e un’emergenza politica.
La prima in realtà è a un tempo sanitaria e ambientale ed è evidente che non potrà essere risolta dalle misure di contrasto immediato alla diffusione del virus. Come ormai sembra chiaro, infatti, il COVID19 rappresenta il secondo tempo della SARS: questo significa che lo scenario «Spillover» sta assumendo una concretezza inquietante. Il passaggio animale-uomo (in quest’ultimo caso, forse, da pipistrello a serpente a uomo), racchiude in sé l’enorme problema di una contiguità crescente con le altre specie che è diretta conseguenza della drammatica erosione degli spazi non antropizzati o debolmente antropizzati; allo stesso tempo, proprio l’emergenza sanitaria – ancora più delle catastrofi climatiche – costringe a ridimensionare la centralità della specie Sapiens che il concetto di antropocene, oggi così in voga, pare sottintendere. La natura è enormemente più forte di noi e continueremo ad averne prova per lungo tempo: ambiente, salute (sopravvivenza, anzi) e politica si rivelano oggi visibilmente intrecciati senza che sia possibile distinguere, se non per convenzione o artificio, tra i vari piani. A quattrocento anni dal Leviatano di Hobbes la politica potrebbe tornare alla sua funzione elementare: proteggere i cittadini dalla minaccia di una morte violenta (o semplicemente anticipata, come in questo caso).
La seconda emergenza – quella economica – aggredisce direttamente le condizioni di vita dei più e quelle di riproducibilità del capitale, ovvero dei suoi margini di profitto. L’inevitabile decisione politica di contenere il numero dei morti – che accomuna liberaldemocrazie e regimi totalitari – ha generato un improvviso sconvolgimento delle prospettive economiche, favorendo un calo forse a due cifre del prodotto interno di gran parte dei paesi. Venirne a capo, non sarà facile. Tuttavia, il capitale, come accade ormai da tempo, ha già le idee più chiare. Ad esempio, smart working e lavoro a distanza rappresentano una straordinaria occasione di efficientamento della produzione e di incremento del controllo sull’attività del lavoratore. Non è neppure da escludersi che, già nel breve termine, questo rafforzamento del dominio – accelerando processi già avviati da decenni – finisca per garantire al capitale nuovi margini di profitto. Quanto a coloro che col capitale entrano in rapporti multipli di esclusione e/o sfruttamento, nonostante non siano mancati momenti di attrito ed episodi di resistenza negli ultimi decenni, essi non riescono a impensierirlo davvero. Testimoniano, quando ci riescono, al meglio indicano strade, ma non incidono. Si è interrotto il circuito novecentesco, reso possibile per un verso dalla crescita del movimento operaio come forza organizzata, per l’altro da un diffuso sostegno ai consumi (una risposta al comunismo e una risposta al potenziamento tecnico della produzione) mediato dallo Stato (welfare). Il panorama socioeconomico e i rapporti di forza tra capitale «reale» e capitale finanziario sono radicalmente diversi da quelli che hanno permesso di aprire la parentesi dei Trenta gloriosi: e oggi un ritorno al keynesismo classico, che pure alcuni auspicano, sembra difficilmente proponibile.
La terza emergenza – quella politica – investe direttamente l’UE. Quest’ultima ha storicamente rappresentato il tentativo di annullare la distanza tra mercato e vita (vedi le cosiddette «riforme strutturali» richieste a molti dei suoi stati membri), tra equilibrio di bilancio (Maastricht) e disciplina della concorrenza (tutela del consumatore e tutela della proprietà intellettuale) secondo un disegno distinguibile fin dagli inizi, ma evidente ai più soprattutto a partire dalla crisi greca del 2015: vale a dire il totale e, negli auspici dei suoi architetti tedeschi, irreversibile assorbimento della politica nell’economia, nel senso, tipicamente ordoliberale, che il compito della politica si esaurisce nell’incessante riproduzione di assetti regolatori prossimi al modello della concorrenza perfetta: la linea d’orizzonte disegnata dall’assoluta coincidenza di società e mercato.
Non solo. L’ispirazione di fondo dell’UE (e prima ancora della CEE) si alimenta dell’autentico orrore nutrito dalla Germania nei confronti della politica di cui essa aveva sperimentato, nel corso del Novecento, una versione particolarmente truculenta (il nazismo, prima, lo stalinismo nella Repubblica Democratica Tedesca, poi); su cui si innesta l’ottimismo un po’ beota diffusosi all’indomani della caduta del Muro, divenuto poi senso comune in tutte le classi sociali europee. Questo assetto programmaticamente impolitico dell’UE si è manifestato in modo esemplare davanti alla gestione della crisi del 2008 e, in particolare, allorché due anni dopo si è trattato di intervenire per scongiurare il default della Grecia. Del resto, a prescindere dai danni collaterali alla vita stessa dei greci, si registrò in quel caso una perfetta corrispondenza tra la configurazione originaria della UE – un’area di libero scambio garantita dalla moneta unica e dai conseguenti vincoli finanziari imposti agli stati membri – e il tipo di problema che essa era chiamata ad affrontare.
La crisi aperta dal coronavirus propone un modello esattamente rovesciato rispetto al suo precedente «greco». Infatti, mentre qui la crisi mostrava un segno immediatamente finanziario lasciando intravedere solo sullo sfondo gli inevitabili costi umani e sociali del «riequilibrio», con COVID19 accade l’esatto contrario: il problema finanziario, questa volta, si presenta come effetto di una causa esogena che incide direttamente su quelli che Agnes Heller considerava i due valori fondamentali della modernità occidentale: vita e libertà.
Questo spiega il disorientamento, almeno verbale, dei vertici dell’UE i quali, investiti da un fatto radicalmente nuovo, prima hanno provato a riproporre lo schema «greco», poi hanno corretto il tiro, lasciando a Olanda, Germania, Austria ecc. il compito di chiudere a qualsiasi ipotesi di «mutualizzazione» del debito – in sintesi: «sforate ma poi rientrate» –, infine affidando a Draghi un messaggio equivoco, molto interno al dibattito tecno-europeo (che, non dovremmo mai dimenticarlo, è stato pensato per essere totalmente impermeabile alla «democrazia»). Sia chiaro: è difficile che parole d’ordine come «Coronabond» o «Eurobond» abbiano nell’immediato un seguito concreto (come stiamo constatando). È ingenuo pensare che il coronavirus agisca come inatteso motore costituente di una nuova unità europea. Quella che rischia di prodursi è una partita nella quale il «sovranismo» (l’utile idiota di turno, nelle sue varie manifestazioni) potrebbe ottenere un allentamento dei parametri fiscali di ciascun stato membro, rafforzando però il presupposto dell’attuale costruzione europea, l’intangibile sovranità degli stessi stati membri.
La retorica che da tempo orienta il dibattito pubblico, e per la quale gli attori dello psicodramma continentale sarebbero, da un lato, gli «europeisti», dall’altro i «populisti» (ieri Tsipras, oggi i «sovranisti»), non considera infatti che questo presunto conflitto si dipana dentro uno spazio istituzionale strettamente intergovernativo; che la UE funziona come una gigantesca stanza di compensazione, retta da regole vincolanti quanto si vuole ma pur sempre ispirate all’obiettivo primario di promuovere una negoziazione tra soggetti sovrani; e infine che la UE sta sì in relazione con lo svuotamento della sovranità classica degli stati, ma nel senso che è stata concepita, e attuata, come custode, impolitico, della subordinazione della politica agli imperativi dell’economia neoliberale, un sorvegliante mostruoso mai apparso prima sulla faccia della terra.
Ora, in un frangente nel quale il «politico» si ripresenta in purezza (tutela della vita e della libertà), lo Stato, solo parzialmente ingabbiato entro la cornice di mediazione delle istituzioni europee, cerca di riprendere campo, approfittando degli enormi spazi di manovra che la costituzione sovranazionale gli offre. Un pensiero lucido dovrebbe dunque mandare in soffitta la batracomiomachia europeisti-sovranisti e rendere visibile il piano del conflitto reale, da un lato quello tra sovranisti di serie A (Germania e stati satelliti) e sovranisti di serie B (variamente distribuiti sul Continente), il cui unico, vero obiettivo è conquistare un posto a tavola più comodo; e dall’altro quello davvero decisivo, e ancora solo potenziale, fra il capitale nella sua forma più recente e le popolazioni piagate prima da impoverimento e precarietà ora dalla malattia. In sintesi: il coronavirus non ha fin qui molto in comune con lo spirito di Ventotene, e non è così eversivo come, da «destra» a «sinistra», si vorrebbe far credere.
Appare evidente il rischio altissimo che stiamo correndo in Europa: mentre gli Stati sembrano difficilmente in grado di far fronte da soli alle conseguenze della crisi mondiale che si sta aprendo e alla domanda di protezione che si sta alzando dalle società, le istituzioni europee avanzano incerte e lente, prigioniere del loro paradigma fondativo. In tal modo l’insofferenza crescente nei confronti della amministrazione ademocratica della UE rischia di esplodere, e a approfittarne sarebbero solo le destre radicali e neofasciste: sono udibili, in Ungheria, voci di reale opposizione al colpo di stato di Orban?
Tuttavia, l’emergenza corrode dall’interno l’equilibrio apparentemente non scalfibile dell’ordine europeo. La sola esigenza di contenere il danno sanitario, di non lasciare morire troppe persone, di alleviare in qualche modo la sofferenza dei cittadini-elettori-consumatori introduce una contraddizione nel dispositivo egemone. Questa contraddizione va allargata fino alla sua rottura: il patto di stabilità, ora solo sospeso, deve essere consegnato al passato, a un mondo che sta rapidamente trascorrendo, travolto dalla pandemia. E il costo enorme della catastrofe economica deve essere affrontato da chi ha tratto vantaggio, a partire dagli anni ’80, dalla destrutturazione dei sistemi di welfare, dalla globalizzazione finanziaria, dalla delocalizzazione, dall’impoverimento drastico del lavoro.
Che sia dunque il capitale che ha approfittato dell’ordoliberismo e della finanziarizzazione degli scambi a pagare i danni della crisi, e non le lavoratrici e i lavoratori indeboliti da decenni di precarizzazione. Che siano i grandi patrimoni e i grandi profitti, in Italia come in altri paesi, protetti fin qui da stati incapaci di fare valere il principio di universalità, a essere chiamati a finanziare i servizi pubblici e i necessari trasferimenti. È proprio nella risposta alla domanda: «chi pagherà il debito?» che si pone l’unica vera discriminante tra una sinistra che non abbia paura di essere tale e le altre forze politiche, sovraniste o euro-liberali.
Capitale e vita appaiono nuovamente, nello sconvolgimento dell’ordine neoliberale, i termini di una contraddizione insanabile. Ma solo una forza di dimensione continentale sembra all’altezza di farvi fronte.
Una versione più breve di questo articolo è uscita su il manifesto il 18.04.2020.
FONTE: https://operavivamagazine.org/e-il-conto-chi-lo-paga/
Mes, il direttore Klaus Regling: “Non sarà come la Grecia, accettatelo. I soldi del recovery fund solo nel 2021”
19 aprile 2020
Prima di vedere i soldi, quelli veri del Recovery fund, occorre attendere almeno un anno. Il falco tedesco Klaus Regling, intervistato dal Corriere della Sera, spiega come funziona davvero l’Unione europea e perché all’Italia converrebbe dare il via libera al Mes e, nel caso, accedervi. Piccolo particolare: Regling è il direttore generale del Fondo Salva Stati, meglio noto come Mes. Come dire, parere leggermente interessato. Di più: Regling è stato tra gli artefici del famigerato “salvataggio” della Grecia.
Forse è per questo che gli italiani vuole far sapere che “c’è un nuovo approccio che stiamo prendendo con il Mes. Offriamo uno strumento, una linea di credito a tutti gli Stati dell’area euro. Il fatto che sia disponibile per tutti i Paesi con ‘termini standardizzati concordati in precedenza’ – come dice l’Eurogruppo – è una differenza rispetto a quanto è avvenuto una decina di anni fa. Allora i programmi per Grecia, Irlanda o Portogallo dovettero essere molto diversi l’uno dall’altro perché i problemi erano diversi. Le istituzioni europee dovettero negoziare una condizionalità dettagliata, diversa da Paese a Paese. Stavolta non sarà così”.
Ci sarà da fidarsi di Mister Rigore? “Siamo in un mondo diverso, stiamo cercando di gestire uno choc comune -aggiunge Regling -. Ogni Paese è di fronte allo stesso choc e proprio per questo l’Eurogruppo ha reso chiaro che ci sarebbero termini standard per il prestito, non da negoziare Paese per Paese”. Tutti i Paesi tranne uno, la Germania, uscita per prima dall’emergenza coronavirus e contraria, per esempiom, alla condivisione del debito con gli altri partner dell’Ue attraverso i cosiddetti coronabond. La Germania di Regling, guarda caso.
FONTE:https://www.liberoquotidiano.it/news/economia/22197276/mes_klaus_regling_grecia_italia_niente_soldi_2021_recovery_fund.html
Eurozona o zona di guerra? Ecco perché bisogna tornare alla Lira
20 Aprile 2020 – Canale Sovranista
Già prima del coronavirus l’Italia aveva un’economia di guerra. Sono 18 anni che gli italiani che gli italiani hanno in tasca l’euro, è tempo di tracciarne il bilancio.
Con questo articolo diamo un’occhiata ad una serie di grafici, presi da fonti ufficiali, per dimostrare quanto – negli ultimi 20 anni – gli italiani sono stati saccheggiati in termini di risparmio, reddito, PIL e così via.
Cominciamo
RISPARMI E POTERE D’ACQUISTO
Si sa che l’Italia è uno dei paesi con il risparmio privato più alto al mondo, cosa è successo dall’introduzione dell’euro ad oggi? Verifichiamo
Se nel 2002, anno in cui l’euro entra in vigore, la propensione al risparmio era il 13% del reddito disponibile, nel 2018 è stata appena dell’8,1%.
Da questa prima immagine salta subito all’occhio la voragine del 2012: risparmio al 7,1% e potere d’acquisto crollato del -5,3%.
Ma qui probabilmente è colpa è dell’asteroide dei Maya, perché come sappiamo Monti ha salvato il paese!
Battute a parte, andiamo avanti. Dal 2008 al 2013 il potere d’acquisto delle famiglie è sempre crollato.
Per chi è sopravvissuto a quel bagno di sangue, c’è stata una modesta ripresa del potere d’acquisto.
Tuttavia alla fine del 2019 non era stato recuperato nemmeno il 2011, mentre il 2007 rimane lontano anni luce.
CHI CI HA PERSO DI PIÙ
Con l’euro tutti ci hanno rimesso. Vediamo nel dettaglio del principali categorie di reddito familiare.
Fatto 100 il reddito familiare netto del 2003 (cioè quello reale) dopo 14 anni sono i lavoratori autonomi il ceto più danneggiato: nel 2017 il loro reddito è diminuito del 25% rispetto al 2003.
Inizialmente ci avevano guadagnato solo i lavoratori dipendenti, poi dopo la crisi del 2008 sono precipitati come tutte le altre tipologie di reddito. I pensionati sono quelli che hanno perso di meno (il 5%)
Vediamo ora una comparazione del reddito, i termini pro capite, con il resto dell’unione europea dal 2000 al 2018, grafico del Dipartimento programmazione economica
Semplicemente un disastro, anche questo caso non è stato recuperato nemmeno il valore del 2011 e siamo stati superati anche dall’europa dei 28 che comprende i (poveri) paesi dell’est.
PRODOTTO INTERNO LORDO
Attraverso i dati del Fondo Monetario Internazionale, vediamo la variazione del PIL reale dal 1980 al 2019
Facciamo un po’ di conti. Negli anni 80 (1980-89) la crescita media annua è stata del 2,35%. Negli anni 90 (1990-99) è stata del 1,46%
Nel primo decennio del nuovo millennio (2000-09) è stata dello 0,54%. Nel secondo decennio del 2000 – appena concluso (2010-19) – la crescita è stata dello 0,25%
Con l’euro in tasca (2002-2019) la crescita media è stata appena dello 0,12%.
Vediamo l’andamento del PIL in milioni di euro (prezzi costanti del 2015). Come in alcuni precedenti grafici, anche per il PIL è stato recuperato a malapena il valore del 2011.
Cosa ci riserva il futuro? Le stime del FMI per il 2020 e per il 2021 sono rispettivamente del -9,1% e del +4,8%. Per la serie “al peggio non c’è mai fine”
POVERTÀ E DISUGUAGLIANZE
Vediamo ora il numero di individui in povertà assoluta, segue grafico realizzato su dati Istat.
Nel 2018, si stima siano oltre 1,8 milioni le famiglie in condizioni di povertà assoluta, con un’incidenza pari al 7,0%, per un numero complessivo di 5 milioni di individui (8,4% del totale).
Pur rimanendo ai livelli massimi dal 2005, si arresta dopo tre anni la crescita del numero e della quota di famiglie in povertà assoluta.
ANNO | POVERI ASSOLUTI | GOVERNO |
2005 | 1.911.000 | Berlusconi |
2006 | 1.660.000 | Berlusconi / Prodi |
2007 | 1.789.000 | Prodi |
2008 | 2.113.000 | Prodi / Berlusconi |
2009 | 2.318.000 | Berlusconi |
2010 | 2.472.000 | Berlusconi |
2011 | 2.652.000 | Berlusconi / Monti |
2012 | 3.552.000 | Monti |
2013 | 4.420.000 | Monti / Letta |
2014 | 4.102.000 | Letta / Renzi |
2015 | 4.598.000 | Renzi |
2016 | 4.742.000 | Renzi / Gentiloni |
2017 | 5.058.000 | Gentiloni |
2018 | 5.040.000 | Gentiloni / Conte |
Ora sorge spontanea una domanda, chi ci ha guadagnato in tutto questo? Ce lo spiega sempre l’ISTAT, a pag 4 di questo comunicato.
“Al quinto più ricco della popolazione 6,1 volte il reddito del quinto più povero“
Un problema che non è solo italiano, tuttavia
“Più disuguaglianza dei redditi in Italia che negli altri grandi paesi europei“
Per grandi paesi europei l’ISTAT si riferisce a Francia e Germania. Andiamo avanti
COMPETITIVITÀ
Vediamo la produzione industriale con un altro grafico del DIPE. Fatto 100 l’anno 2000, nel 2018 avevamo perduto 15 punti di produzione.
Perché si produce di meno? Banalmente i prodotti italiani sono sempre meno richiesti, sul mercato interno per la perdita del potere d’acquisto (che abbiamo visto prima), ma anche all’estero la situazione non è rosea, adesso vediamo il motivo.
Il prossimo grafico mostra la differenza di competitività fra Spagna, Italia, Francia e Germania rispetto a 60 paesi concorrenti (grafico di Banca d’Italia) sui prodotti manifatturieri.
Un aumento dell’indice segna una perdita di competitività, viceversa una diminuzione dell’indice segna un guadagno di competitività.
In estrema sintesi le industrie manifatturiere tedesche e francesi sono riuscite a surclassare la concorrenza italiana e spagnola nel giro di 20 anni, nonostante le “riforme” che Spagna e Italia hanno attuato per ridurre il costo del lavoro…
Ricordiamo inoltre che – a partire dal 2012 – il ritrovato attivo della bilancia commerciale, dal momento che non si poteva attuare una svalutazione monetaria (su base nazionale), allora ci fu bisogno delle lacrime e sangue di Monti per dare una stretta alle importazioni.
NASCITE E SALDO NATURALE
Dal 1980 al 1992 i nati vivi superano il numero dei morti, dal 1993 questa tendenza si invertirà (quasi sempre) fino al 2008.
Mentre dal 2009 in poi le nascite andranno a picco, mentre i morti continueranno a salire
Con questo grafico si chiude il cerchio di un disastro che non ha precedenti in tempo di pace.
ITALEXIT
Come starebbe l’Italia fuori dall’euro? Ve lo faccio spiegare dal Der Spiegel un giornale tedesco che, per usare un eufemismo, è tutto fuoché pro-Italia.
In un articolo del 13 giugno 2012 scrisse:
« Con un’uscita dall’Euro e un taglio netto dei debiti la crisi interna italiana finirebbe di colpo. La nostra invece inizierebbe proprio allora.
Una gran parte del settore bancario europeo si troverebbe a collassare immediatamente. Il debito pubblico tedesco aumenterebbe massicciamente perché si dovrebbe ricapitalizzare il settore bancario e investire ancora centinaia di miliardi per le perdite dovute al sistema dei pagamenti target 2 intraeuropei.
E chi crede che non vi saranno allora dei rifiuti tra i paesi europei, non s’immagina neanche cosa possa accadere durante una crisi economica così profonda. Un’uscita dall’euro da parte dell’Italia danneggerebbe probabilmente molto più noi che non l’Italia stessa e questo indebolisce indubbiamente la posizione della Germania nelle trattative.
Non riesco ad immaginarmi che in Germania a parte alcuni professori di economia statali e in pensione qualcuno possa avere un interesse a un crollo dell’euro »
Del resto l’euro è solo un Marco camuffato, pensato per avvantaggiare gli esportatori tedeschi. Segue grafico con i saldi delle partite correnti – in rapporto al PIL – di Italia, Germania, Cina e Giappone
Il mantra secondo cui “ci serve l’europa per competere con la Cina” è un qualcosa che, dati alla mano, non ha né capo né coda.
CHI CI GUADAGNA CON L’EURO?
Oltre alla Germania, anche i Paesi Bassi ci hanno guadagnato con la moneta unica. Se guardiamo sul sito del governo olandese, alla domanda sul perché i Paesi Bassi non tornano al fiorino, ecco la loro incredibile risposta
« Lasciare l’euro sembra semplice, ma comporta grandi rischi e costa molti soldi. Se i Paesi Bassi ritornano al fiorino, i prodotti olandesi diventeranno troppo costosi per altri paesi. Le esportazioni, la principale fonte di reddito nei Paesi Bassi, quindi diminuiscono e i Paesi Bassi perdono molto reddito e posti di lavoro.
L’euro ha semplificato le esportazioni in Europa. Gli imprenditori ora non devono più preoccuparsi dei tassi di cambio e non hanno costi di cambio. Questo è vantaggioso per le società olandesi e quindi per i Paesi Bassi.
Una valuta comune come l’euro impedisce anche a un altro paese dell’Unione europea di diminuire di valore (ndr – svalutare). Una valuta più economica rende le esportazioni di quel paese più convenienti. Questo è dannoso per le esportazioni olandesi.
L’economia olandese dipende fortemente dalle esportazioni. I Paesi Bassi fanno molti soldi esportando e ci sono anche molti posti di lavoro nell’export. Pensate, ad esempio, ai camionisti, alle persone che lavorano nel porto o nell’orticoltura. Se i Paesi Bassi tornano al fiorino (costoso), le esportazioni diminuiranno notevolmente. »
Serve aggiungere altro? Ah si, il titolo di questo articolo è ispirato dall’intervento di Paolo Barnard a “La Gabbia”, che già nel 2016 ci spiegava che l’eurozona è in realtà una zona di guerra.
VIDEO QUI: https://youtu.be/IUVXJDKy5D8 Paolo Barnard: cosa succede se torniamo alla lira
« Pigliamo la parola eurozona, togli euro lascia zona, aggiungi di guerra, siamo in una zona di guerra, dobbiamo andarcene »
FONTE: https://canalesovranista.altervista.org/eurozona-o-zona-di-guerra-bisogna-tornare-alla-lira/
Adesso lo dice persino il Financial Times: “La risposta alla crisi è stampare denaro”
Come si legge anche su lantidiplomatico.it “da più parti si prospetta l’ipotesi che i fondi necessari siano creati dalle banche centrali stampando il denaro necessario”. A tal proposito scrive il Financial Times in un editoriale dal titolo emblematico “Stampare denaro è una valida risposta alla crisi del coronavirus”: “Le banche centrali si trovano ad affrontare chiamate per stampare denaro per finanziare direttamente la spesa pubblica. In tempi di emergenza, in particolare di guerra, le banche centrali hanno spesso fornito ai governi banconote appena stampate. La lotta contro l’inflazione risultante è stata rinviata a dopo qualsiasi crisi”.
Secondo il principale giornale economico-finanziario del Regno Unito non è giunto il momento di “allentare il quadro di una banca centrale indipendente e orientata all’inflazione. Tuttavia, questo tipo di finanziamento monetario dovrebbe essere uno strumento disponibile per i responsabili politici, se necessario”. E riguardo a eventuali rischi da iperinflazione scrive: “l quantitative easing dell’ultimo decennio, nonostante le previsioni, non ha portato l’inflazione al di sopra degli obiettivi del 2% delle principali banche centrali. Il denaro pompato nelle economie del mondo ricco è stato accolto dall’aumento della domanda, forse permanentemente, di risparmi precauzionali”.
La crisi provocata dalla pandemia mondiale che annuncia una recessione a livello planetario comporta che debbano essere valutati strumenti monetari più diretti come “helicopter money”, conclude il quotidiano britannico.
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FONTE:https://www.ilparagone.it/economia/financial-times-stampare-denaro/
“L’unico Paese al mondo che distrugge la sua economia per il virus”.
La denuncia del Sole24ore
Non dagli organi di stampa sovranisti e neppure dal principale quotidiano sovversivo d’opposizione. Ma dalle colonne del Sole 24 Ore. È infatti qui che si può trovare la più dura analisi/denuncia sull’operato del governo nella gestione della pandemia di coronavirus e soprattutto sul tracollo della nostra economia. Paolo Becchi (professore ordinario di Filosofia del Diritto presso l’Università di Genova) e Giovanni Zibordi (trader e consulente manageriale e finanziario) si interrogano sui risultati del “lockdown totale”, sui numeri dei decessi in rapporto agli altri Paesi – e soprattutto in rapporto agli anni precedenti in Italia – e sul perché l’Italia abbia deciso di suicidare la propria economia con numeri così negativi e spaventosi che non hanno nulla a che vedere con gli altri Paesi europei.
Nella sezione “Interventi” del Sole (il giornale specifica che “i commenti ospitati in questa sezione non sono di giornalisti e commentatori de Il Sole 24 Ore e non impegnano la linea editoriale del giornale”), Becchi e Zibordi spiegano: “Una buona parte di questo disastro della nostra economia è autoinflitto perché l’Italia è il paese che ha adottato il ‘modello Wuhan’ di chiusura totale (“total lockdown”), prima e più di qualunque altro. Nel resto dell’Asia lo si è evitato e anche in Australia ad esempio. Durante queste vacanze pasquali si potevano vedere folle in spiaggia o in viaggio o nei parchi divertimento in tutta l’Asia mentre da noi si inseguivano a uno a uno con droni chi usciva di casa”.
“In Italia – scrivono i due studiosi – si assume che questo ‘total lockdown’ stile Wuhan sia giustificato data la mortalità triplicata o quadruplicata a Bergamo, Brescia, Piacenza, Pavia e altre province del Nord nel mese di marzo rispetto agli anni precedenti. In Italia siamo circa in 60 milioni, abbiamo 650 mila decessi l’anno e circa 230 mila decessi nel periodo gennaio-aprile e quest’anno, in base ai dati Istat, non si riscontra un aumento complessivo di mortalità rispetto agli anni precedenti. Nessuno ovviamente nega che in Lombardia, a Piacenza, in diverse province del Veneto e in Piemonte o persino a Genova si verifichi un picco drammatico di decessi rispetto agli anni precedenti, ma quando parliamo della mortalità complessiva nel nostro paese, le cause dei decessi sono diverse, le province afflitte dai casi di Covid hanno un 20% della popolazione e questo inverno, come hanno notato diversi report (ad es di Bloomberg il 6 aprile) c’erano meno morti del solito”.
ontinua l’analisi: “Se ci limitiamo a rilevare allora i dati dei decessi nazionali da inizio anno vediamo che, per gli anni precedenti, l’Istat fornisce un totale, dei primi 4 mesi dell’anno di 231 mila morti (arrotondando alle migliaia), parliamo di tutti i morti dal 1 gennaio al 30 aprile in tutta Italia. Quest’anno, alla data dell’ultimo aggiornamento del 13 aprile, siamo arrivati a 191 mila decessi (verifica qui). Per fare un confronto dobbiamo allora stimare quanti saranno allora i decessi nell’aprile 2020 per il quale abbiamo i dati fino al 13 aprile. Dato che ad esempio il 13 aprile ci sono stati 1,457 decessi, stimiamo il totale dei decessi per il resto del mese di aprile come 1,457 X 17 giorni = 25 mila decessi (arrotondando alle migliaia)”.
Notano Becchi e Zibordi: “Se allora sommiamo ai 191mila decessi alla data del 13 aprile (partendo dal 1 gennaio), la stima di altri 25 mila decessi nel resto del mese di aprile, ottengo 216mila decessi nei primi 4 mesi del 2020 in Italia complessivamente. Dato che la media degli anni precedenti è di 231 mila decessi (sempre nei primi 4 mesi dell’anno), si avrebbe che nel 2020 si stanno verificando meno decessi (circa 15 o 16 mila in meno). Nei primi quattro mesi del 2020 il totale nazionale che si può stimare intorno a 216 mila decessi sembra essere inferiore a quello dell’anno precedente (232 mila) e alla media degli ultimi cinque anni (231 mila). In parole povere, in base ai dati pubblicati finora, non è morta più gente quest’anno rispetto agli anni precedenti in Italia nel suo complesso. Noi stessi siamo sorpresi di questo dato e siamo aperti a spiegazioni e correzioni che spieghino diversamente i dati che abbiamo rilevato dall’Istat. Insomma, si apra un dibattito libero, come avviene negli altri Paesi“. Ed è quello che chiediamo anche noi insieme a migliaia di cittadini.
L’obiezione che il lockdown abbia ridotto la mortalità al punto di farla scendere persino sotto la media storica non sembra valida. Secondo i due studiosi “perché quella italiana è la seconda più alta del mondo per il Covid, con 338 morti per 1 milione di abitanti e tanti paesi che non hanno messo tutti agli ‘arresti domiciliari’ come noi (Corea, Giappone, Taiwan, Hong Kong, Australia, Svezia) hanno mortalità inferiore a 90 morti per 1 milione. Anche paesi che hanno applicato una via di mezzo come l’Olanda e gli USA hanno mortalità dimezzata rispetto a noi. Sembra cioè poco plausibile che senza lockdown l’Italia avrebbe avuto una mortalità ancora più alta, visto che tanti altri paesi che lo applicano molto meno hanno anche molti meno morti. Del resto la Germania sta ottenendo ottimi risultati nel contenimento del virus con una politica che lascia molte libertà ai cittadini”. E in tutto questo l’economia precipita.
Lasciamo ad altri le spiegazioni nel merito. I due studiosi si limitano ad osservare che “non è la mortalità eccessiva a livello nazionale che giustifica il blocco prolungato dei diritti e della vita degli italiani. Dal punto di vista dell’economia italiana c’è una distruzione di reddito enorme, dal punto di vista culturale con la chiusura della Università, o meglio la sua trasformazione in università telematica prevista per il prossimo semestre autunnale, il Paese ha deciso di suicidarsi”.
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FONTE:https://www.ilparagone.it/economia/economia-ferma-dubbi-lockdown/
FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI
“Addio Guarino, il ministro genio anti-euro”.
È difficile condensare in poche righe chi è stato Giuseppe Guarino, anzi il Professor Giuseppe Guarino o più semplicemente “Geppe”, come amava farsi chiamare dai suoi tantissimi amici che gli riconoscevano di essere “una spanna avanti a tutti”. Noi lo ricordiamo prima ancora che come politico, come professore di diritto costituzionale in diverse Università italiane nonché socio delle Accademie dei Lincei e dei Georgofili. Non staremo pertanto ad elencare i suoi sterminati incarichi professionali dal dopo guerra fino agli anni Novanta, ma vogliamo sottolineare il ruolo particolare “illuminante” che ha svolto nel denunciare la deriva intrapresa dall’ Unione europea nel sostituire le istituzioni democraticamente elette a suffragio universale sempre più con “piloti” automatici per bypassare i dettami dei Trattati europei e il ruolo degli Stati nazionali. Guarino scrive che la Ue si era trasformata con l’ introduzione dell’ euro in un “organismo robotizzato”.
L’ Europa dell’ euro era da lui considerata come una “malattia mortale” peggiore persino del virus. Egli criticava con forza il modo in cui era stata introdotta la moneta comune. La moneta avrebbe dovuto essere al servizio dei cittadini e dell’ economia reale e invece era accaduto l’ inverso. E questo a causa di un colpo di Stato attuato a mezzo di un regolamento che violava le norme fondamentali dei Trattati: «Il 1/1/99 un colpo di Stato è stato effettuato in danno degli gli Stati membri, dei loro cittadini, dell’ unione. Il golpe è stato realizzato non con la forza, ma con fraudolenta astuzia». Parole di Guarino, tratte dal suo ultimo libro: Cittadini europei e crisi dell’ euro, Napoli Editoriale Scientifica, 2014, p. 40. È magistrale poi come riuscì a demolire il Fiscal Compact all’ indomani della sua ratifica, dimostrando la sua incompatibilità con i trattati. Mai, ripetiamo mai, nessun rappresentante delle istituzioni europee è riuscito a contestare la sua feroce arringa contro quell’ accordo intergovernativo, ma qualche effetto lo deve comunque aver prodotto perché a oggi ancora deve essere inserito nel corpus dei Trattati su cui si fonda l’ Ue. Chi l’ ha conosciuto e lo ha apprezzato non si capacita del silenzio sulla sua morte e della parzialità con cui è stato presentato da un giornalone, non si capacita soprattutto del fatto che nessun Presidente della Repubblica abbia voluto riconoscere il suo valore e contributo al Paese nominandolo Senatore a vita. Altri che il Paese lo hanno tradito quella nomina la hanno ottenuta in poche ore.
FONTE:https://www.liberoquotidiano.it/news/commenti-e-opinioni/22198193/paolo_becchi_antonio_rinaldi_giuseppe_guarino_addio_ministro_genio_contro_euro.html
GIUSTIZIA E NORME
Sabino Cassese demolisce Giuseppe Conte: “Decreti fuorilegge, pieni poteri illegittimi”. Ma non sul Corriere: un caso?
16 aprile 2020
Il giurista Sabino Cassese, ex membro della Corte Costituzionale fa a pezzi Giuseppe Conte. E non in un editoriale su Il Corriere della Sera per il quale scrive spesso lunghi editoriali ma in una intervista a Il Dubbio, a diffusione ben più limitata (e non filo-Conte come il quotidiano di via Solferino). Cassese, riporta ItaliaOggi, esamina i vari dpcm del premier e attacca: “Il primo decreto era fuori legge. Poi è stato corretto il tiro con il secondo decreto legge, che smentiva il primo, abrogandolo quasi interamente. Questa non è responsabilità della politica, ma di chi è incaricato degli affari giuridici e legislativi. C’ è taluno che ha persino dubitato che abbiano fatto studi di giurisprudenza”.
L’articolo è durissimo, già dal titolo: “La pandemia non è una guerra. I pieni poteri al governo sono illegittimi” E a dirlo è un giurista che, da sempre, è europeista e anti-sovranista, un costituzionalista che dà consigli al Quirinale fin dai tempi di Carlo Azeglio Ciampi ed ha continuato a farlo con Giorgio Napolitano e con Sergio Mattarella. “Nell’ interpretazione della Costituzione non si può giocare con le parole. Una pandemia non è una guerra. Non si può quindi ricorrere all’ articolo 78 della Costituzione”, attacca Cassese: la Corte costituzionale, “con un’ abbondante giurisprudenza, ha definito i modi di esercizio del potere di ordinanza ‘contingibile e urgente’, cioè per eventi non prevedibili e che richiedono interventi immediati. La definizioni della Corte sono state rispettate a metà”.
Infine la bordata: “A palazzo Chigi c’è un professore di diritto: avrebbe dovuto bocciare chi gli portava alla firma un provvedimento di quel tipo. Poi si è rimediato. Ma continua la serie di norme incomprensibili, scritte male, contraddittorie, piene di rinvii ad altre norme. Non c’è fretta che spieghi questo pessimo andamento, tutto imputabile agli uffici di palazzo Chigi incaricati dell’ attività normativa”. Cassese spiega che il premier ha scavalcato il Quirinale, e compiuto un mezzo golpe. “Perché evocare il Consiglio supremo di difesa se non c’è l’ evento bellico, e specialmente se c’è lo strumento per fare intervenire uno dei tre organi di garanzia, il presidente della Repubblica? (gli altri due sono il Parlamento e la Corte costituzionale, ndr). Invece di abusare dei decreti del presidente del Consiglio, bastava ricorrere, almeno per i più importanti, a decreti presidenziali”.
FONTE:https://www.liberoquotidiano.it/news/personaggi/22134350/sabino_cassese_attacca_giuseppe_conte_decreti_fuorilegge_pieni_poteri_illegittimi.html
Mos maiorum, principi e definizione
FONTE:https://www.studiarapido.it/mos-maiorum-principi-e-definizione/?fbclid=IwAR1vG0PtjEuCy9bVxzn08mKb1u865sAHasLef4Q1LvNlf63HegEi0_fAFEw#.Xp1LTcgzbIV
IMMIGRAZIONI
PIOGGIA DI SOLDI PER LE ONG: 100 MILIONI DI EURO MENTRE ITALIANI ALLA FAME
18 04 2020
Le Ong esultano. Non solo per la ripresa del business degli sbarchi, che ora comprende nel pacchetto vacanza anche una esclusiva crociera di 15 giorni su navi di lusso. Anche per l’arrivo di una pioggia di soldi.
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Mentre gli italiani fanno la fame e le imprese chiudono, infatti, l’Aics, Agenzia per la cooperazione allo sviluppo sotto l’egida del ministero degli Esteri (Di Maio), ha deciso di concedere proroghe di 4 mesi, allungare le scadenze per i bandi in corso, e rimborsare le ong anche per i costi sopravvenuti e relativi all’emergenza sanitaria in atto.
Le aziende per accedere al prestito garantito dovranno essere in salute e soprattutto in grado di attendere almeno ulteriori 60 giorni per l’esame dei libri contabili da parte degli istituti di credito.
Per le Ong, invece, è tutto automatico. La richiesta delle Ong ha da subito puntato a ottenere finanziamenti pubblici extra per il blocco delle attività, sulla mobilità del personale, l’annullamento delle missioni all’estero, la quarantena di decine di operatori che in arrivo dall’Italia sono stati sottoposti a misure di restrizione, cooperanti ed esperti che hanno dovuto annullare decine di missioni all’estero per via dello stop dei collegamenti aerei, frenata delle donazioni e, non ultimo, il blocco di tutte le attività di educazione alla cittadinanza che si tengono nelle scuole italiane. S
La richiesta è di 100 milioni di euro complessivi. E Di Maio approva, e assicura che «si dovranno valutare i percorsi su come destinare nuove risorse per assicurare il raggiungimento degli obiettivi per i beneficiari, pensare a forme di sostegno generale al settore della solidarietà internazionale, costruendo o partecipando a strumenti finanziari che consentano di superare la prevista riduzione di risorse private a dono».
Insomma, tasse degli italiani per coprire i costi delle ong.
Senza contare che con la prima trance di progetti le Ong si sono portate a casa dal Viminale 27 milioni. E sugli aiuti al mondo del no profit nemmeno l’Europa si sottrae: la Commissione è corsa in aiuto delle organizzazioni umanitarie decretando, lo scorso 20 marzo, di elargire ben 14 milioni ai progetti dedicati alle diseguaglianze sociali in Africa «e finalizzati al prosieguo delle attività per prorogare i tempi di successo» così è scritto nel documento.
E poi, ovviamente, ci sono i 500 milioni di euro:
CORONAVIRUS,”CLANDESTINI INFETTI SCARICATI IN HOTEL DI ROMA A SPESE ITALIANI”
Il video denuncia del Consigliere regionale Daniele Giannini mostra un’ambulanza adibita al trasporto dei cosiddetti ‘pazienti Covid-19’, quelli contagiati dal coronavirus, che lascia un gruppo di immigrati nell’hotel adibito a Roma per la quarantena.
“Clandestini probabilmente positivi e in quarantena”, specifica il consigliere, nella struttura alberghiera di via Siderno a Roma. Il Consigliere ha presentato un’interrogazione al Presidente della Regione Nicola Zingaretti e all’assessore della sanità Alessio D’Amato.
VIDEO QUI:blob:https://www.facebook.com/450ee1b7-0ef4-47c0-816b-89e5936d599f
FONTE:https://voxnews.info/2020/04/20/coronavirusclandestini-infetti-scaricati-in-hotel-di-roma-a-spese-italiani-video/
Napoli, la denuncia di un’autista: “Italiani chiusi in casa e in giro solo migranti”
La denuncia di un’autista nel Campano: “Questo è per il nostro presidente De Luca, visto che il sindaco De Magistris non ci ascolta. Mentre i cittadini stanno a casa, le nostre care risorse sono tutte qua a bivaccare. Tutte quante per strada, a passeggio beatamente con comprovate esigenze lavorative o di salute probabilmente. Sorseggiano bibite senza mascherine. Eccole qua. Ascoltano musica. Vanno in giro in bicicletta, ovviamente senza mascherine, senza niente”.
“Caro Presidente De Luca, visto che il primo cittadino di Napoli, sindaco della città metropolitana non ci ascolta, questa è la situazione. Tutte a bivaccare, tutte in giro e a prendere il sole. E qua c’è il posto di blocco. Indovinate chi fermano? Gli automobilisti napoletani. Loro possono bivaccare e voi venite fermati. Anche in quest’altra piazza, eccoli qua, tutti a parlottare, a prendere il sole, assembramenti vari. E a chi fermano? Solo i napoletani con le vetture per controllare se hanno il foglio per circolare. Giustamente. Viva Napoli, viva l’Italia!”.
VIDEO QUI: blob:https://www.facebook.com/550165f0-1d45-4475-94f4-95ab5a32f2f0
FONTE:https://stopcensura.org/napoli-la-denuncia-di-unautista-italiani-chiusi-in-casa-e-in-giro-solo-migranti-video/
LA LINGUA SALVATA
Cos’è un’ucronia?
FONTE:https://carlomenzinger.wordpress.com/2008/01/11/cose-unucronia/
L’OMS SCONFESSA RICCIARDI. Il Politico-Medico la fa fuori dal vaso
19 Aprile 2020 – Guido da Landriano
L’Organizzazione Mondiale della Sanità prende le distanze della figura di Walter Ricciardi. Nella missiva che leggete sopra la OMS (WHO World Health Organization) si afferma che Ricciardi, rappresenta l’Italia nel direttivo della OMS dal 2017 al 2020, non rappresenta con le sue parole le posizioni del OMS, nè su Covid-19, nè su altri temi. Le posizioni di Ricciardi quindi non sono le posizione del OMS e non devo essere attribuite all’organo.
Cosa può aver fatto arrabbiare la OMS al punto da spingerla a questa chiara sconfessione? Beh se leggete il suo profilo twitter è praticamente una accusa continua al presidente Trump, oltre che una sorta di canzone d’amore a Calenda ed alla mediocre economia d’accatto, quella di Monti tanto per capirci. Soprattutto, secondo noi, non sono andate giù le brutali accuse a Trump ed al suo elettorato, come ad esempio questo tweet:
In questo momento, dopo i tagli ai contributi OMS fatti da Trump (che , purtroppo, vanno alla burocrazia più che alla ricerca…) per oltre 800 milioni di dollari a biennio probabilmente non vuole offendere troppo il presidente USA. Ricciardi invece fa molto il politico, ed anche con posizioni pesanti sui quali, francamente, non ha la necessaria competenza, a meno che non ci si debba aspettare un articolo scientifico sull’epidemiologia del Covid-19 da parte di Bagnai….
FONTE:https://scenarieconomici.it/loms-sconfessa-ricciardi-il-politico-che-si-finge-medico-la-fa-fuori-dal-vaso/
Il virus può essere un’opportunità? Per i 450 esperti di Conte di sicuro
Maurizio Belpietro 19 04 2020
Anziché impegnarsi a risolvere i problemi legati all’epidemia, il governo ha sin qui creato task forces e inutili “cabine di regia” : una folla di consulenti senza un ruolo preciso che generano solo confusione
FONTE:https://www.laverita.info/il-virus-puo-essere-unopportunita-per-i-450-esperti-di-conte-di-sicuro-2645752782.html?utm_campaign=RebelMouse&socialux=facebook&share_id=5474741&utm_medium=social&utm_content=La+Verit%C3%A0&utm_source=facebook&fbclid=IwAR0CodU8mPuFMItF2_skekSz2EEzrayyNG38Wt_Q6eyPyvgBcGBsCW-rlz0
POLITICA
DEMOCRAZIA IN STATO COMATOSO
Storicamente le emergenze e le crisi hanno agevolato l’anomia e di conseguenza l’autoritarismo.
Quando subentrano le emergenze mondiali, come quella che stiamo vivendo a causa del Covid-19, emergono tutte le fragilità dei sistemi democratici, emerge anche in Italia quella atavica tendenza, insita nell’istintuale natura dell’uomo, verso modelli di controllo e di stato di polizia, tipici dei regimi totalitari, come sta accadendo in Ungheria.
La democrazia alla deriva già con la crisi finanziaria del 2008
La giustificazione della situazione straordinaria di necessità ed urgenza crea le condizioni politiche per limitare se non sospendere le garanzie costituzionali, in modo tale da assopire e paralizzare qualsiasi reazione democratica da parte dell’opinione pubblica che, inerte, sembra accettare tutto come una “condicio sine qua non”.
Già con la crisi finanziaria del 2008 si manifestarono i prodromi di questa deriva invasiva e totalitaria, con la creazione di strumenti declinati sia a livello nazionale e sia a livello internazionale, come ad esempio l’abolizione del segreto bancario, lo scambio di dati finanziari, ma soprattutto con la creazione di una normativa antiriciclaggio invasiva ai limiti dell’assurdo, senza per altro ottenere rilevanti risultati nella lotta all’evasione e alla corruzione, ma ottenendo solamente il pessimo risultato di danneggiare e rallentare l’economia reale, soprattutto quella delle piccole e medie imprese.
In Italia sono stati sviluppati ed ampliati ulteriormente i poteri dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza, eliminando quasi tutte le garanzie costituzionali a favore dei contribuenti, che grazie a questa normativa restrittiva si sono ritrovati ad essere considerati tutti dei potenziali evasori fino a prova contraria.
Leggi che hanno generato giustizialismo e ridimensionato il Parlamento
I vari governi hanno escogitato le forme più abiette per penalizzare la libertà economica dei contribuenti, arrivando ad incrementare l’utilizzo del sequestro preventivo.
Grazie a questa escalation si è passati ad esercitare il più bieco giustizialismo generando leggi che di fatto hanno abolito la prescrizione e hanno ridimensionato il ruolo del Parlamento, limitandolo alla mera ratifica dell’attività del governo.
La grave crisi sanitaria generata dal Covid-19 ha dato il via all’applicazione di un modello sostanzialmente autoritario, che con l’emissione di una raffica di decreti del presidente del consiglio e di ordinanze del ministero della sanità ha di fatto sancito la fine dei nostri diritti costituzionali ed il controllo assoluto di ogni libertà di movimento e la chiusura di ogni attività professionale, reprimendo così la libertà economica.
Volente o nolente, il sistema politico, economico e sociale, a cui eravamo abituati fino a quando non è iniziata la diffusione della pandemia del Covid-19, non lo vivremo più.
Il nostro futuro modello di vita si avvicinerà per molti aspetti operativi e quindi sostanziali, sempre in nome dell’emergenza sanitaria, ad un modello simile a quello ungherese, in cui la democrazia sarà sospesa per ragioni di ordine pubblico e per garantire la salute e l’incolumità della collettività.
Questa pandemia non sta uccidendo solamente un gran numero di vite umane, colpendo le nostre relazioni umane, ma sta uccidendo anche le nostre istituzioni, sta mettendo in una duratura quarantena anche la nostra stessa democrazia, addormentando in uno stato comatoso, potenzialmente irreversibile, la nostra Costituzione.
I cittadini italiani sono spauriti in un limbo di incertezze psicologiche ed economiche mai vissute, forse neanche dai loro nonni durante la seconda guerra mondiale.
Stato di necessità che esautora il Parlamento e porta all’autoritarismo
Il Parlamento è latitante nelle sue prerogative costituzionali, ossia le attività legislative, il Governo esercita le sue funzioni dopo il “tramonto”, utilizzando come mezzi di comunicazione i social media.
Conte, sempre in nome della sua emergenza, esercita le sue funzioni esautorando il Parlamento e limitando i nostri diritti costituzionali a forza di decreti emessi, dopo laceranti discussioni.
Un aspetto ancor più preoccupante è l’aumento di conflittualità che emerge nei rapporti tra Governo, Regioni ed Enti Locali, una conflittualità mai vista in questi termini nella storia della Repubblica italiana.
Lo stesso Capo dello Stato si è ritrovato a dover assistere sgomento e senza poter intervenire per limitare in modo incisivo questo modus operandi dell’attività governativa.
Per quanto lo stato di emergenza dovuta alla pandemia del Covid-19 imponga ogni importante decisione in tempi rapidi su quali interventi compiere per fronteggiare la grave situazione sanitaria, non si possono comunque mortificare e depotenziare le funzioni attribuite dalla Carta Costituzionale al Presidente della Repubblica italiana ed al Parlamento, fondamentale organo costituzionale per il controllo dell’attività governativa e per l’esercizio di quella legislativa.
Per questi motivi è essenziale che il Governo abbia un confronto reale con il Parlamento e anche con l’opposizione e questo potrà accadere solamente quando il Parlamento tornerà a riunirsi regolarmente per esercitare le funzioni che gli attribuisce la Costituzione italiana, fonte primaria e fondamentale del nostro sistema democratico.
Anche perché, se siamo in presenza di un’emergenza che ricorda le emergenze belliche e quindi di portata storica, ciò postulerebbe la formazione di un governo di unità nazionale e in mancanza, sarebbe almeno opportuna una costruttiva e solidale collaborazione tra Governo e opposizione.
TORNARE A FAR FUNZIONARE IL PARLAMENTO E CONFRONTO CON L’OPPOSIZIONE
Il numero di volte in cui Conte si è concesso all’ascolto dell’opposizione, solo due volte e solo perché suggerito dal Presidente della Repubblica, denota una qualche superbia a danno degli interessi nazionali, visto che certi errori commessi all’inizio della diffusione della pandemia potevano essere evitati o se non altro limitati nei loro effetti.
Il modus operandi dell’azione governativa ha compromesso e minato lo stato di diritto della nostra Nazione, comprovato dal fatto che la riduzione delle libertà personali e delle libertà economiche disposta tramite il dpcm, ha impedito un controllo parlamentare, solo tardivamente recuperato nei successivi decreti legge.
FONTE:https://versoilfuturo.org/democrazia-in-stato-comatoso?fbclid=IwAR0HhaMdSaNGAf8EownELFx6kZrzoLNoIKyH1i4AV2Wwmol-pMsekUntlc0
BORGHI: CONTE CI VOLEVA AVVELENARE CON IL MES FIN DALL’INIZIO. La monetizzazione unica via di fuga
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Grazie ad Inriverente vi presentiamo un video di Claudio Borghi dallo spettrale aeroporto di Malpensa, Terminal 2 , completamente vuoto, mentre si sta recando a Roma per i lavori della commissione bilancio della Camera dei Deputati. Conte continua a perseguire la strada del MES, di un prestito oneroso, passo per passo, alla fine fin al’inizio, da quando il governo era quello giallo-verde, e che poi si è definitivamente concretizzato con l’ultimo mese, con le ultime, inutili, contrattazioni. Inutili perché, come ammette perfino il Corriere della Sera, l’unica soluzione al disastro attuale è la monetizzazione del debito, la cancellazione dello stesso da parte della Banca Centrale. Una via che si affermava ormai da anni, ritenuta “Pazza” dagli economisti mainstream, ma che , alla fine, è la sola rimsta. Altro che MES.
VIDEO QUI: https://youtu.be/lEVvhriMF-8
FONTE:https://scenarieconomici.it/borghi-conte-ci-voleva-avvelenare-con-il-mes-fin-dallinizio-la-monetizzazione-unica-via-di-fuga/
Post brutale, dunque non leggetelo se siete di animo vile e debole
Rosanna Ruscito – Avvocato in Napoli
17 04 2020
Sono preoccupata ma non per un virus, per il virus.
La maggior parte di noi a quanto pare è viva e vegeta e resterà tale
Sono preoccupata per la soppressione dei più basilari diritti civili, per il vedere calpestata in modo sfacciato e strafottente la nostra costituzione da gente che nessuno ha voluto al governo.
Sono preoccupata perché il governo è una patetica farsa che nasconde le proprie azioni schermandosi dietro un fantomatico comitato di tecnici o una cabina di regia.
Ma che cazzo siamo l’unico paese in cui NON DECIDONO I POLITICI ELETTI ma un gruppo di tuttologi sconosciuti
Sono allarmata dal vedere tutti terrorizzati da una ipotesi di morte ?anche gente di destra che avrebbe dovuto avere un briciolo di oggettività e coraggio in più, come se superare il covid vi regalasse l’immortalità.
Non è così.
Avete deciso di trascorrere in carcere il resto della vostra vita, non è da voi ma capisco.
Chi vuole seppellirsi in casa per il resto dei propri giorni evidentemente non ha figli giovani ( o peggio li ha e pensa egoisticamente) che stanno rinunciando ad una vita normale in nome della tutela di una parte di persone che potrebbe restare protetta a casa isolata quanto vuole e finché vuole lasciando vivere il resto del paese.
Cosa peggiore che nessuno pare voglia capire: strumentalizzeranno la vostra paura fino all’estremo e App sui cellulari per tracciarci.
Vaccini obbligatori per indebolire il sistema immunitario
A breve, ve lo dico, meditano di entrare nelle nostre case coattivamente per portar via da ogni famiglia i sani o i positivi…
Quando accadrà sarà perché la vostra paura vi ha resi ciechi e inerti.
Salvini: “il governo cacci Ricciardi”.
Federica Francesconi – 19 04 2020
Caro Matteo, se riesci a cacciare quell’essere immondo e così ad annullare la sua mefitica influenza su questo governo di cialtroni, la prossima volta che torni in Emilia te la do.
Naturalmente scherzo, rega’. Battute a parte, è molto interessante questo scontro che si sta profilando tra Ricciardi, il compagno di merende di Monti e di Big Pharma, e la Lega. Scontro che verte su quando e come far ripartire il Paese dopo la fase 1. Secondo Ricciardi dovremmo stare tappati in casa per altri mesi e uscire ridotti a larve solo quando sarà pronto il vaccino che Big Pharma ci somministrerà come elisir di lunga lobotomia cerebrale. Ricciardi è uno degli esecutori malefici dello sfascio dell’Italia. Fino a quando quella mezza pippa di Speranza, di cui Ricciardi è il principale consulente, e gli altri invertebrati che occupano gli scranni del governo, metterano il destino del Paese nelle mani di gentaglia della peggior specie come Ricciardi, Arcuri, Brusaferro, per noi non ci sarà nessuna resurrezione.
Di fatto in Italia a governare in questo momento sono i tecnocrati come Colao e gli scientrocrati come Ricciardi. Paraninfi di multinazionali e poteri forti prezzolati che amano far soffrire la gente. Disgustosi esecutori di piani disumani che si nutrono di sadismo e di peversione. Basta studiarne i tratti somatici per capire che le cose stanno così. Vedremo se a maggio il gregge saprà mostrare un sussulto di amor proprio e ribellarsi a un probabile prolungamento della quarantena. Vi devono ridurre al lastrico perché mostriate un minimo di dignità?
SCAZZI BIZZARRI (LUCA)
17 APRILE 2020
Dal profilo Twitter di Luca Bizzarri
Dai giornali di oggi pare che dopo essersi consultato anche con Casalino, alla fine decida Conte. Ma forse no, decide Arcuri, o decide Borrelli, ma ora hanno messo Colao, a decidere, anche se Patuanelli ha deciso di decidere lui e in Lombardia decide Fontana, in Veneto Zaia, in Toscana Rossi, ma prima decide Bertolaso.
Comunque una buona notizia c’è: faranno i test a tappeto, però non tutti lo stesso test, perché non hanno deciso quale. Ma state tranquilli perché almeno hanno deciso le app da usare, ma in Toscana no, perché hanno già la loro.
Insomma pare che nel nostro paese, nel momento più complesso della nostra storia recente alla fine decida stacippa e infatti hanno deciso stocazzo.
FONTE:https://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/scazzi-bizzarri-luca-ndash-ldquo-pare-che-dopo-essersi-consultato-anche-233672.htm?fbclid=IwAR3TR2U9_7OTBk-S211mU17Q9cC1CiH2jDvunlIbPiYdL_zSNnHa6cRNx7E
SCIENZE TECNOLOGIE
Fase 2, come funzionerà l’app di tracciamento
I dispositivi dei cittadini comunicheranno tra loro con l’invio di un codice. Se un soggetto risultasse positivo verrebbero avvisati tutti i soggetti entrati in contatto
Inizia la fase 2, quella delle riduzioni delle misure di contenimento. L’OMS e la Comunità Europea hanno raccomandato i governi di adottare una tecnologia digitale capace di individuare e tracciare la diffusione delle infezioni da Coronavirus.
Le indicazioni delle organizzazioni internazionali prevedono di selezionare uno strumento tecnologico che, attraverso i dispositivi mobili dei cittadini, renda più dinamico il tracciamento dell’epidemia in Europa e avvisi rapidamente tutti coloro che hanno avuto contatti con una persona infetta da Covid-19.
L’epidemia in Asia ci ha dimostrato che i cittadini portano sempre con sé dispositivi in grado di svolgere questo compito. Il dibattito tra gli organismi europei è quello di farlo in modo etico, rispettando il diritto alla privacy del singolo.
Un gruppo di ricercatori tedeschi, chiamato “Paneuropean Proximity tracing to Preserve Privacy” (PEPP – PT) ha proposto di utilizzare il Bluetooth. Questo vecchio amico consente di trasmettere dati via radio quando i dispositivi sono vicini, senza intervento di antenne telefoniche o ripetitori. La ricerca del Gruppo PEPP-PT ha ricevuto il sostegno di molti governi per l’ideazione del sistema di tracciamento epidemiologico post quarantena. Non si tratta di un’app comune per tutti ma di un protocollo su cui ogni paese costruirà la propria applicazione, che sia in grado di comunicare ad un cittadino spagnolo, francese o tedesco, di essere entrato in contatto con una persona infetta.
A livello epidemiologico si è visto che, il soggetto asintomatico ha una capacità molto elevata di trasmettere il contagio e che un intervento tempestivo può fermare il modo significativo la diffusione.
I dispositivi mobili dei cittadini comunicheranno tra loro attraverso l’invio di un codice digitale non appena entrano nel raggio di vicinanza di qualcun altro. Questi codici non dovranno includere informazioni personali né informazioni sulla posizione geografica, ma se un soggetto risultasse positivo al Covid – 19, il sistema consulterà tutti i codici ricevuti precedentemente e avviserà con un messaggio i dispositivi dei soggetti con cui è entrato in contatto.
L’applicazione, se implementata correttamente, rispetta i criteri di sicurezza e privacy attraverso l’emissione di codici sempre diversi, in modo tale da evitare che attraverso il codice si possa risalire all’identità di un cittadino. Si tratta di una tecnologia non completamente nuova, la novità è solo rappresentata dalla scala di utilizzo. L’uso dell’applicazione da parte dei cittadini sarà facoltativo anche se obiettivo dei governi sarà quello di persuadere ed incoraggiarli all’utilizzo.
Il gruppo europeo sta definendo i parametri per capire per prima cosa, per quanto tempo i due telefoni dovranno essere vicini per la trasmissione e registrazione delle informazioni e successivamente per individuare dopo quanto tempo cancellare il codice ricevuto e quindi non notificare un contagio.
Il più grande conflitto è però sorto su una questione: chi conserverà i dati raccolti?
Esistono due metodi di raccolta, uno definito centralizzato e l’altro decentralizzato. Nel primo, i dati saranno raccolti dallo Stato, da un Ente Governativo o da una società autorizzata, mentre nel decentralizzato, i dati saranno raccolti e conservati solo sui dispositivi dei privati cittadini. La Germania propende per una posizione centralizzata, mentre la Svizzera, ad esempio, preferisce quella decentralizzata. I sostenitori del protocollo decentralizzato, chiamato DP3T, si stanno dissociando da Gruppo PEPP-PT.
Come si può immaginare, un ruolo centrale è svolto da chi detiene i sistemi dei dispositivi mobili europei. Per la prima volta, Apple (IoS) e Google (Android) hanno dichiarato di aver stretto un accordo senza precedenti che consente ai loro sistemi operativi di dialogare. A metà maggio lanceranno una piattaforma che permetterà ai paesi di tracciare i propri cittadini sui due sistemi. Entrambi propendono per una scelta decentralizzata, sostenendo essere la posizione che tutela maggiormente la privacy, riducendo il potere dello Stato.
La vera tutela del cittadino resta la sua scelta individuale di aderire o meno a questa iniziativa. A Singapore, il primo paese ad utilizzare questa tecnologia a base bluetooth, si è registrato un tasso di adesione della popolazione di poco superiore al dieci per cento.
FONTE:https://www.infosec.news/2020/04/20/news/tecnologie-e-salute/fase-2-come-funzionera-lapp-di-tracciamento/
Fiere ed eventi: ma dove vai se l’AI non ce l’hai?
80 manifestazioni internazionali annullate o spostate in Italia, 200 in Europa. Perdite economiche per 6 miliardi di euro (senza calcolare l’indotto) e 54 mila posti di lavoro a rischio. Ma l’intelligenza artificiale una mano la può dare
Grandi fiere, expo, saloni specializzati scalpitano per riprendere l’attività. Ma per loro non ci sarà alcun ritorno al passato. E il distanziamento sociale rappresenta una formidabile minaccia alla ripresa dell’attività. Che ne sarà delle grandi fiere italiane capaci di attrarre 100 mila visitatori in un giorno in padiglioni molto glamour ma poco compatibili con la distanza necessaria tra i visitatori? Eppure, all’indomani della fuoriuscita dall’isolamento dovranno pur riaprire i battenti anche le fiere, con il loro seguito di convegni, meeting, conferenze.
La gestione del flusso di entrata deve essere ripensato anche nella migliore delle ipotesi. Gli esperti di AI – Intelligenza Artificiale – stanno lavorando in questa direzione, progettando soluzioni adeguate per una razionalizzazione appetibile e moderna sia dell’organizzazione generale che della della gestione vera e propria del business, fatta di meeting ed eventi con la partecipazione di personalità, istituzioni, buyers, imprenditori a livello globale.
Negli ultimi anni l’AI ha rivoluzionato qualche spicchio del settore fieristico, adottando infrastrutture e algoritmi che offrono esperienze di informazione personalizzata, acquisto intelligente, in grado di aiutare ad accogliere i visitatori agli stands e supportare l’operato degli addetti ai lavori in veste di assistente alle vendite. Insomma, l’appeal nei confronti del grande pubblico, in nome di un marketing più cyber, aveva messo piede in fiera. Il prossimo passo?
Dopo un attento studio analitico delle criticità da affrontare all’indomani della pandemia, l’Intelligenza Artificiale ha perfezionato il contenimento dei flussi. Innanzitutto grazie ad un cosiddetto agente di AI in grado di effettuare o gestire fino a 4 milioni di contatti in un’ora e che, per il fatto di essere scalabile, offre un dimensionamento programmabile ad hoc in base alle esigenze, alla portata della circostanza e alle caratteristiche dell’interlocutore.
Testato recentemente in America, nessuno si è accorto di parlare con un robot. Per la qualità raggiunta dalla voice recognition e dal machine learning. Perché, esattamente come in una qualunque conversazione, prevede svariate variabili, propone scelte. E infine per la proprietà di linguaggio nei diversi idiomi e la qualità degli intercalari del tono di voce.
L’esperienza ormai consolidata negli anni di utilizzare l’agente di AI, inbound e outbound, nel booking o in campagne pubblicitarie e di propaganda di successo rivolte a milioni di utenti, ora si è prestata ad ottimizzare l’intero flusso, partendo dal pre evento, pianificando l’entrata, gli incontri di business e il dopo, sfruttando tutti i dati facilmente raccolti nel software per ampliare il giro di affari, sviluppare analisi e strategie.
Il primo benefit di un sistema così concepito è evidente: permette un consistente risparmio per le aziende o enti gestori che, per esempio, in un breve lasso di tempo mirato, anche pre-selezionato in base alle richieste del cliente, portano a compimento ciò per cui impiegherebbero molte ore di lavoro e magari un centinaio di addetti ammassati in uno spazio allestito ad hoc o in un call center.
Ma l’agente di AI ha il dono di una gentilezza e di una precisione infinita, priva di up and down.
E’ anche prevista una fase intermedia che gestisce prenotazioni e visite nonché, eventualmente, preferenze, caratteristiche e gusti del cliente attraverso un sistema di comunicazione basato su SMS e email associati ad un QR code. In tal modo è anche facile inviare cortesi avvisi di conferma degli appuntamenti o di itinerari se previsti.
Proprio grazie al QR code il gestore può acquisire precise informazioni e dati che vengono infine inviati al software, con l’allettante prospettiva di poterli sempre arricchire ed elaborare.
Tale modalità di gestione del process flow, reso attualmente così innovativo dagli esperti di Intelligenza Artificiale, ha trovato un’inedita, quanto degna di nota, applicazione nel procedimento Covid-19 per sopperire al pericolo che sistemi obsoleti andassero in crash, esattamente come è accaduto recentemente nel caso INPS.
E’ così che è stata gestita l’emergenza e l’enorme afflusso, prima in termini di chiamate, poi di persone, in questo caso milioni di cittadini di Miami e di gran parte della Florida, che desideravano eseguire il prima possibile i test sulla negatività o meno al virus, non solo per verificare il proprio stato di salute ma anche nella speranza di poter subito riprendere a lavorare.
In tempi imprevedibili, due facce della stessa medaglia, quella meno e quella più propensa alla gestione da parte dell’AI dell’intero flusso, si incontrano per ripartire.
FONTE:https://www.infosec.news/2020/04/16/news/ai-robotica/fiere-ed-eventi-ma-dove-vai-se-lai-non-ce-lhai/
STORIA
La profezia di Churchill del 1952
“Io sono inglese. Sono un liberale conservatore. Ho servito per tutta la vita la Corona cercando di svolgere il mio servizio pubblico per il bene comune della collettività, quindi, come inglese conservatore non posso che dire Stalin è mio amico, ed è amico degli inglesi. Ben altra cosa è il comunismo che considero una vera e propria truffa, una illusione che un gruppo di burocrati, che fanno affari con i nostri banchieri, alimenta per manipolare della povera gente che ha bisogno di credere in qualcosa. Un giorno si sveglieranno e capiranno. Sono quindi furiosamente anti-comunista.
Ma difendo la mia amicizia con Stalin. Perchè sono inglese e fedele alla Union Jack. Tra il giugno del 1941 e l’aprile del 1945 la grande madre Russia ha perso 27 milioni di persone per fermare Hitler.
E ci sono riusciti.
Se non fosse stato per l’Armata Rossa, adesso a Buckingham Palace ci sarebbe Joseph Goebbels. Io sarei stato impiccato e Sua Maestà sarebbe in esilio, magari in Australia. Quei 27 milioni di morti hanno salvato la libertà della Gran Bretagna, e come inglese non lo dimenticherò mai. A parte la truffa del comunismo, a me i russi stanno anche simpatici.
Sono i crucchi che non sopporto. Loro, i tedeschi, sono sempre stati il problema dell’Europa. Ne riparliamo tra cinquant’anni quando avranno rialzato la testa: i gravi problemi per le future generazioni verranno da Berlino e non da Mosca, glielo dice uno che li conosce tutti come le proprie tasche.”
Fonte di Sergio Di Cori Modigliani: https://iglicinidicetta.blogspot.com/2015/05/il-tragico-e-miope-errore-che-winston.html
Da una segnalazione di https://www.facebook.com/maintrendanalysis?fref=nf
FONTE:https://www.linkedin.com/pulse/la-profezia-di-churchill-del-1952-paolo-franzese/?fbclid=IwAR3JhhfE5O2Qg8i2BigvQ-UDkoNCYIAoXvKZyLMZh9n6ALQpN8uLta4SnGM
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