RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI
12 MAGGIO 2020
A cura di Manlio Lo Presti
Esergo
Tutti i pensieri del mondo vengono a galla, all’altro capo del mondo
ELIAS CANETTI, La rapidità dello spirito, Adelphi, 1996, pag. 48
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SOMMARIO
Risorse-Inps e scarcerazioni di massa
L’Italia è già “Kaputt” ma tutti fanno finta di non vedere
“Li uomini sdimenticano più presto la morte del padre che la perdita del patrimonio”
«VIANDANTE SUL MARE DI NEBBIA»: LA SOLITUDINE E LA NATURA SUBLIME
Ogni migrante sulla nave-quarantena ci costerà oltre 4mila euro al mese
Multe e controlli: i poliziotti dicono basta. Non vogliamo essere complici dello sfascio sociale
Sveglia popolo!
La nuova Guerra Fredda è già cominciata: la reazione Usa ricompatta l’Occidente e aumenta la pressione su Pechino
La trasformazione delle società per il COVID-19 annuncia la militarizzazione dell’Europa
L’anima e la sua essenza
RENZI AIUTO’ OBAMA CONTRO TRUMP – Nel Russiagate
SILVIA ROMANO, GLI AL SHABAAB, LA MAFIA E MATTARELLA.
Silvia Romano riscattata: Conte peggio di Berlusconi
Attacchi alla rete elettrica, gli USA corrono ai ripari
In Italia un oppositore in isolamento ricoverato in psichiatria
L’halving del Bitcoin è avvenuto. E adesso? (*)
PRINCIPALI MISURE DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE A SEGUITO DELLA LEGGE N° 190/2012
RENZI AIUTO’ OBAMA CONTRO TRUMP – Nel Russiagate
Silvia Romano e il concorso esterno in terrorismo.
Il governo sana i clandestini (e non l’Italia)
Rivelazione shock di Podesta
Il virus cambierà la Cina (per sempre). Valori spiega come
“Così disprezzano il meglio dell’Italia. Decreto scritto da chi non ha mai lavorato”
Presidente Ordine dei Medici Liguria: Classificano tutto come COVID?
TONFO CLAMOROSO DEL PARADIGMA MEDICO-VIRALE E DELLA DITTATURA GLOBALISTA
Storia della crisi politica-economica dell’Argentina
EDITORIALE
Risorse-Inps e scarcerazioni di massa
Manlio Lo Presti – 12 maggio 2020
Riflettiamo, per cercare di capirci qualcosa.
a) Sta ritornando una più raffinata orchestrazione della mistica dell’accoglienza che rappresenta la carota.
b) Abbiamo la scarcerazione di detenuti eccellenti che rappresenta il bastone.
I FATTI
1) la ministra immigrazionista, forse perché coniuge di un africano, spinge e strepita per regolarizzare 600.000 risorse INPS allo scopo di sconfiggere il caporalato, dice;
2) il governo sbanda sulla regolarizzazione per il timore che arriveranno 2.000.000 di parenti dei regolarizzati, a spese degli italiani e non certo dei politici, ovviamente. Delle pensioni di 600 euro elargite non rimarrà niente in Italia perché i beneficiari rientreranno TUTTI IN AFRICA, alla faccia dell’INPS!!!
3) i caporali eviteranno i regolarizzati e continueranno impuniti ad arruolare clandestini ricattabili e mai gente regolarizzata che può reagire legalmente. Quindi, avremo sbarchi per altri 600.000 risorse clandestine pagate a due soldi. Saldo flussi: 2.600.000 MIGRANTI-PAGANTI in più;
4) arriva la volontaria ONG – per ora convertita alla fede islamica – con pagamento di un riscatto notevole. Come da schema di tecniche PSYOP, abbiamo stralci di libro cuore con applausi degli italiani-brava-gente per le strade, in lode alla tolleranza ed al sincretismo religioso,al l’inclusione, ecc.
5) partono manifestazioni di piazza a Torino di risorse INPS sgomberato con una gentilezza che gli italiani non avrebbero avuto;
6) 375 supercriminali sono stati liberati e solo un funzionario si è dimesso: alla chetichella, troveranno per lui un incarico pagatissimo come capo sicurezza di multinazionali o nei servizi segreti. La liberazione di questi gentiluomini fa parte di una riedizione del patto Stato-mafia? Spero – vanamente – di no!
La scusa per la loro liberazione? La possibilità che si infettassero nonostante il loro assoluto isolamento, mentre le altre decine di migliaia di detenuti comuni non sono al sicuro e chissenefrega, possono anche morire…
Traspare sempre più che si tratta di un favore alle 8 mafie che sarà ripagato dai capibastone delle ridette 8 mafie con una nuova stagione delle bombe che la CUPOLA DE’ NOANTRI potrà usare contro rivolte sociali e sempre CONTRO GLI ITALIANI. Qualsiasi azione di contenimento nei confronti delle risorse INPS sarebbe RAZZISMO!!!
7) Mantra della vaccinazione di massa. Un affare di oltre 4.000 miliardi di euro per le farmaceutiche che hanno corrotto e/o ricattato l’intera banda di serial killers politici italiani. Stesso schema in Europa. Gli incassi previsti in zona UE sarebbero di circa 40 miliardi!
TUTTO CIÒ PREMESSO
Se spostiamo l’attenzione al quadro d’insieme e non ai singoli fatti staccati fra loro, notiamo un piano generale ben congegnato: vogliono controllare il Paese con VASTE OPERAZIONI DI RASTRELLAMENTO AUTORAZZISTE SOLAMENTE CONTRO GLI ITALIANI-SPAZZATURA DA STERMINARE mediante un enorme apparato tecnotronico-terroristico con:
DRONI
IMPIANTI RFID SOTTOPELLE
TATUAGGI ELETTRONICI INVISIBILI leggibili da apparati computerizzati
BRACCIALETTI, anche ai bambini nelle scuole!!!
MIGLIAIA DI MULTE
MINACCE ED INSEGUIMENTI DA PARTE DELLE 7 POLIZIE contro gli italiani, ovviamente
APP DI TRACCIAMENTO sui cellulari, computers, tablet, altoparlanti di casa, televisori, ecc.
CONTROLLO OSSESSIVO DELLA VITA SOCIALE, anche nella parte intima (Michel Foucault vers. 35.12.7.5.1)
RECRUDESCENZE PILOTATE DI EPIDEMIE provocare a turno da pipistrelli, topi ragni, scolopendre, ecc.ecc.ecc PER RISBATTERE LA POPOLAZIONE DENTRO I RECINTI, silenziosi e felici di essere obbedienti
P.Q.M.
Abbiamo questi “segnali dal futuro” ai quali opporci per evitare la instaurazione di un PARADISO TECNOTRONICO CONCENTRAZIONARIO DI MASSA.
Ma non accadrà nulla perché BILL GATES HA INONDATO DI MILIARDI LA EX-ITALIA, con la benedizione di
FRANCIA
GERMANIA
USA,
ONU
OMS
UNIONE EUROPEA
ORMAI SOLO UN DIO CI PUÒ SALVARE
IN EVIDENZA
L’Italia è già “Kaputt” ma tutti fanno finta di non vedere
L’Italia ha sempre meno capacità di incidere sul proprio futuro economico. L’Ue non è integrata politicamente, ma è molto compatta e stringente sotto il profilo finanziario
“Li uomini sdimenticano più presto la morte del padre che la perdita del patrimonio”
10 Maggio 2020 – Francesco Erspamer
È chiaro che il paese riaprirà, anche se questo comportasse decine di migliaia di morti. I popoli sono sempre stati disposti ad accettare un simile prezzo per proteggere le proprie abitudini, se no non ci sarebbero mai state guerre, che con quella scusa giustificano stragi e distruzioni. È la condizione umana, acutamente descritta da Machiavelli: “li uomini sdimenticano più presto la morte del padre che la perdita del patrimonio”. Il realismo politico non è un’ideologia, è la condizione della politica: benché ci sia un’incolmabile differenza fra chi accetta il prezzo da pagare dopo aver provato ad abbassarlo il più possibile, come Conte, e chi illude la gente (che peraltro vuole essere ingannata) che non ci sarà nessun prezzo da pagare, come Salvini, Meloni, Renzi e i loro seguaci. Quindi tranquilli: si riaprirà presto e si resterà aperti, magari falsificando le cifre come appunto si fa in guerra per tenere alto il morale. In America già accade: bisogna cercare nelle pagine interne dei giornali per sapere che in un mese ci sono state più vittime che in otto anni di Vietnam; mentre a marzo i titoli davano quotidianamente il conto dei morti italiani per denigrare il M5S.
Però cosa avremmo fatto se il virus avesse avuto una mortalità dieci o cento volte più alta, e non solo fra gli anziani e i malati, che per molti rampanti è quasi bene che scompaiano perché poco produttivi? Possibile che la società di gran lunga più opulenta della Storia non sia in grado di assorbire qualche mese di carestia? Possibile che si trovi più in difficoltà di quando le risorse complessive erano enormemente inferiori, le tecnologie primitive, la scienza inesistente? In altre parole: cosa ne è stato del progresso, della ricchezza senza precedenti creata in decenni di frenetico sviluppo? Ricordo i miei nonni e genitori: se le cose andavano bene, mettevano da parte, consapevoli che la stagione delle vacche grasse non sarebbe durata indefinitamente. Quando è morta mia madre ho trovato nei suoi armadi lenzuola e coperte nuove, comprate mezzo secolo prima per non farsi trovare impreparata.
È quel senso di fragilità, che si traduceva in umiltà e prudenza, a essere scomparso. Liberismo significa consumismo estremo, senza riserve perché si presume che la crescita sarà eterna e che la mano invisibile del Mercato o la Provvidenza tecnologica risolveranno tutto. Dunque si consente ad Amazon, alle grandi catene, ai megacentri commerciali, di mettere in ginocchio i piccoli negozi indipendenti costringendoli a rinnovarsi e fare debiti per non venire spazzati via: una folle corsa dietro mode istantanee, accelerate dall’obsolescenza programmata dei prodotti, delle idee, delle abitudini. Arroganza, superficialità e deregulation della previdenza.
Così quando la crisi arriva non resta che accusare lo Stato, che fino al giorno prima era un ostacolo al diritto all’edonismo individuale, e sacrificare i più deboli. Ma siamo in tanti a essere deboli e altre catastrofi verranno.
ARTE MUSICA TEATRO CINEMA
«VIANDANTE SUL MARE DI NEBBIA»: LA SOLITUDINE E LA NATURA SUBLIME
Viandante sul mare di nebbia (Der Wanderer über dem Nebelmeer, olio su tela, 95cm x 75cm) è forse il quadro romantico per eccellenza. Realizzato da Caspar David Friedrich nel 1818, è ora custodito all’Hamburger Kunsthalle di Amburgo.
«Viandante sul mare di nebbia»: caratteristiche e analisi dell’opera
Il protagonista di questo celebre dipinto è un viaggiatore solitario che, ritratto di spalle ed esattamente al centro del quadro, ammira un panorama mozzafiato sull’orlo di un precipizio roccioso. Il titolo, Viandante sul mare di nebbia, rende molto bene l’idea del suggestivo panorama che si presenta davanti agli occhi del viandante: la nebbia inghiotte le montagne come fosse un mare, facendo sì che la linea dell’orizzonte e quella del cielo si mescolino fra loro. Il vento che scompiglia i capelli dell’uomo e il cappotto verde scuro che indossa danno allo spettatore l’idea di una giornata invernale dal freddo pungente. Oltre al vento, le nuvole e la nebbia danno un profondo senso di movimento, come se quel “mare di nebbia” fosse in continua agitazione. I colori poi sono di grande effetto e creano un forte stacco tra l’uomo, caratterizzato da tinte scure, e lo sfondo, caratterizzato invece da tinte chiare.
«Chiudi il tuo occhio fisico, al fine di vedere il tuo quadro con l’occhio dello spirito. Poi dai alla luce ciò che hai visto durante la notte, affinché la tua visione agisca su altri esseri dall’esterno verso l’interno».
Caspar David Friedrich
Viandante sul mare di nebbia è un’opera è di grande impatto perché, pur non vedendo il viandante negli occhi e ignorando completamente i lineamenti del suo viso, possiamo facilmente immaginare la meraviglia e il tormento causati da uno spettacolo tanto particolare. Possiamo immaginare per esempio i tratti del suo volto crucciato; costruire nella nostra mente la storia di un personaggio romantico che, vagando per le montagne con il suo bastone, si ferma qualche istante per contemplare la forza sublime della natura; perderci con lui sulle cime dei monti, in quell’orizzonte inghiottito dalle nuvole bianche e dalla nebbia.
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Sulla solitudine
Pur non conoscendo mai davvero il viandante, condividiamo le sue emozioni, il suo stupore, il suo senso di impotenza di fronte a un tale spettacolo. Si tratta di emozioni tipiche dell’essere umano che vengono analizzate in più e più opere nel periodo romantico: forse il volto dell’uomo è nascosto proprio perché rappresenta l’umanità intera, spettatore compreso, che è spinto così a immedesimarsi nel viaggiatore e a condividere non solo il suo punto di vista, ma anche la sua inquietudine.
Il sentimento del sublime
Il sentimento che Friedrich vuole mettere su tela attraverso Viandante sul mare di nebbia è il sublime, tema molto caro agli artisti romantici, tanto pittori quanto letterati: si tratta di una sensazione fatta di meraviglia, sorpresa, attrazione, ma anche di sgomento, paura, preoccupazione. È una forza che attrae il viandante verso l’infinito mare di nebbia, ma che al tempo stesso lo turba, lo rende impotente. La natura prevale dunque sull’uomo – spesso rappresentato come una piccola figura nera nei dipinti di Friedrich – e il viaggiatore non può fare altro che ammirarla in silenzio, inerme. Il pittore dipinge quindi non soltanto semplici paesaggi, ma stati d’animo, emozioni umane.
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La solitudine è una cosa bella
Viandante sul mare di nebbia può essere inoltre interpretato come esaltazione della solitudine e dell’individuo: nessuno disturba la quiete del dipinto, popolato soltanto dal protagonista che, solo, ammira il mare di nebbia, estraniato dal mondo, come fosse l’unico ad abitarla. La natura, come per la maggior parte degli artisti romantici, è la protagonista silenziosa di questo dipinto, in grado di rapire l’uomo e di condurlo a un momento di contemplazione e spiritualità.
Il quadro rispecchia molto bene lo stile di Friedrich e, più in generale, la corrente romantica: simile a dipinti come Il mare di ghiaccio, questo è al tempo stesso unico nel suo genere per la sua grande efficacia nel trasmettere emozioni contrastanti attraverso la “semplice” rappresentazione di un paesaggio e di un uomo che lo osserva. Il dipinto non per nulla è uno dei più emblematici del romanticismo e si presta a infinite interpretazioni, spaziando dalla filosofia alla religione. Probabilmente non sapremo mai quale messaggio si cela dietro aViandante sul mare di nebbia, ma di certo si tratta di un quadro che conquisterà ancora generazioni e generazioni.
FONTE:https://www.frammentirivista.it/viandante-sul-mare-nebbia-caspar-david-friedrich-la-solitudine-la-natura-sublime/
ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME
Ogni migrante sulla nave-quarantena ci costerà oltre 4mila euro al mese
Costi ritenuti eccessivi per la nave destinata ad ospitare i migranti in quarantena, la Lega alza gli scudi sul caso della Moby Zaza
BELPAESE DA SALVARE
Multe e controlli: i poliziotti dicono basta. Non vogliamo essere complici dello sfascio sociale
Sveglia popolo!
Ascoltate bene. È l’ulteriore prova che ci hanno preso e ancora ci stanno prendendo per il culo.
VIDEO QUI: Gian Luca Proietti Toppi
FONTE:https://www.facebook.com/100009085989829/videos/2478098669169642/
CONFLITTI GEOPOLITICI
La nuova Guerra Fredda è già cominciata: la reazione Usa ricompatta l’Occidente e aumenta la pressione su Pechino
Avatar di Enzo Reale del 5 Mag 2020
Le accuse di Trump e Pompeo (“enormous evidence”) e il rapporto dei Five Eyes tre siluri in pochi giorni. Ma che venga dimostrata o no la fuga di laboratorio, per Washington il regime cinese deve essere chiamato a rispondere del silenzio e della censura che ha permesso al coronavirus di diffondersi. È questo il punto essenziale delle rivendicazioni americane: la disinformazione, la volontà di mantenere il mondo all’oscuro di quel che stava realmente succedendo a Wuhan. Peggio di una negligenza, un proposito deliberato di occultamento
La Cina sta sperimentando sulla propria pelle le conseguenze della politicizzazione della pandemia che con tanto impeto aveva perseguito nelle settimane successive allo scoppio dell’emergenza. L’offensiva propagandistica, lanciata con l’obiettivo di accreditarsi come parte della soluzione e non del problema, sembrava aver ottenuto l’effetto desiderato: classi politiche sdraiate sulle posizioni di Pechino (Italia su tutti) e opinioni pubbliche che guardavano con manifesta ammirazione al modello cinese di gestione della crisi. Il governo del Partito Comunista (PCC) era così sicuro di sé da insinuare apertamente che l’origine del virus fosse da attribuire a oscure manovre americane. A un certo punto, però, il vento ha cominciato a cambiare. Mentre da Washington Trump tuonava contro le complicità dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) con il regime cinese, l’intelligence americana e il governo australiano cominciavano a lavorare sull’ipotesi di una fuga del nuovo coronavirus dal Wuhan Institute of Virology (WIV), che il Washington Post per primo aveva formulato dalle sue pagine. A quel punto anche in Europa si univano alla richiesta di un’inchiesta internazionale il presidente francese Emmanuel Macron, la cancelliera Angela Merkel e il Partito Conservatore di Boris Johnson (e per estensione l’esecutivo di Londra). La pressione su Pechino si intensificava con il passare dei giorni, fino a convergere in un affondo che – se supportato da dati di fatto concreti – potrebbe avere sviluppi decisivi sulle relazioni politiche ed economiche tra quel che resta dell’occidente a trazione atlantica e la Cina. In un’intervista televisiva all’emittente ABC News, domenica scorsa il segretario di Stato Mike Pompeo ha rilasciato una serie di dichiarazioni di grande rilevanza che impegnano gli Stati Uniti a proseguire sulla strada dell’accertamento della verità. Vale la pena citarle, perché in questi casi ogni parola ha il suo peso:
“Ci sono numerosi elementi di prova (“enormous evidence“, in inglese) che il Wuhan Institute of Virology sia all’origine della diffusione del virus. Lo abbiamo detto fin dall’inizio, che questo era un virus nato a Wuhan, Cina. Abbiamo sofferto molti attacchi per questo, da subito. Ma penso che adesso il mondo intero possa vederlo chiaramente. Ricordiamo che la Cina ha una storia di infezioni propagate per il mondo e di gestione dei laboratori al di sotto degli standard richiesti. Questa non è la prima volta che il mondo è stato esposto a un virus a causa di problemi in un laboratorio cinese“.
Nella stessa intervista Pompeo ribadiva che la risposta cinese all’emergenza era stata un “classico caso di disinformazione comunista” e che il governo di Pechino aveva fatto di tutto per mantenere all’oscuro la comunità internazionale (come mostrano anche le novità di cui parla Laura Harth nel suo articolo di oggi). Invitava quindi le autorità a dare prova di trasparenza permettendo un’indagine o rendendo pubbliche le informazioni sugli esperimenti condotti nel laboratorio sotto osservazione. Queste affermazioni vanno lette in correlazione con quelle rilasciate tre giorni prima da Trump in conferenza stampa: a un giornalista che gli chiedeva se avesse raggiunto “un alto grado di sicurezza” sul coinvolgimento del WIV nella diffusione del virus, il presidente americano rispondeva senza esitare “Yes, I have“. In contemporanea, il quotidiano australiano Daily Telegraph rendeva noto un rapporto dell’alleanza delle principali agenzie di intelligence anglosassoni (denominata Five Eyes) in cui si accusa senza mezzi termini il regime cinese di aver “deliberatamente” distrutto prove, messo a tacere chi denunciava i ritardi e gli insabbiamenti e rifiutato di consegnare campioni del virus alla comunità scientifica internazionale, in quello che viene qualificato come “un assalto alla trasparenza“. Tre bombe in pochi giorni. Con quali conseguenze?
Difficile che la richiesta di un’indagine possa avere seguito, in quanto avrebbe bisogno della collaborazione dell’indagato, prospettiva al momento inimmaginabile. Non solo la Cina non acconsentirebbe mai a un’umiliazione inaccettabile dal suo punto di vista ma, anche nel caso accedesse a qualche forma di controllo sulle sue strutture di ricerca, procederebbe previamente (come ha ha già fatto) a ripulire l’ambiente da indizi e testimoni scomodi. Difficile anche che le prove di cui Pompeo si dichiara in possesso possano essere realmente prodotte, a meno che scienziati cinesi abbiano accettato di collaborare con l’intelligence americana. Solo il tempo confermerà la fondatezza delle accuse ma, anche se ciò avvenisse, è probabile che i tempi della disclosure non siano così ravvicinati. A Washington conviene mantenere Pechino sulla corda. A mio avviso il succedersi di voci e dichiarazioni sui laboratori cinesi risponde, oltre che a una legittima esigenza di giustizia nei confronti dei responsabili del dramma collettivo che stiamo vivendo, a una strategia di guerra psicologica, di sfiancamento dell’avversario. Insomma, gli Stati Uniti (e i suoi alleati più stretti) hanno deciso di affrontare Xi Jinping sul suo stesso terreno. L’obiettivo è triplice: da un lato ricompattare il fronte occidentale già debilitato da spaccature volontarie e indotte dall’esterno; dall’altro erodere l’immagine della Cina come superpotenza affidabile e potenziale alternativa al consenso liberale; infine incidere sulle potenziali divisioni che da qualche tempo sembrano manifestarsi all’interno dell’apparato di potere della Repubblica Popolare.
Che la Cina, proprio in un momento di massima crisi del progetto europeo, faccia leva su iniziative commerciali con evidenti implicazioni geopolitiche per consolidare la sua penetrazione nel vecchio continente introduce negli equilibri transatlantici una variabile che Washington non può permettersi di sottovalutare. Il recupero della Gran Bretagna all’Anglosfera (in seguito alla Brexit) e una nuova consapevolezza del “pericolo cinese“, che sembra emergere ultimamente anche a Berlino e a Parigi, sono segnali incoraggianti per gli americani. Non a caso il lavoro di intelligence dietro le dichiarazioni di Pompeo è stato condotto in stretta collaborazione con i servizi alleati, e specialmente con i francesi che del laboratorio di Wuhan sanno qualcosa, essendone stati per lungo tempo i patrocinatori in joint-venture con il governo cinese. E qui si aprono altre porte in questo rebus di intrecci che si fa sempre più complicato: se la Francia ha collaborato direttamente a fare del WIV un centro di ricerca di massima sicurezza catalogato come BSL-4, gli Stati Uniti hanno finanziato almeno fino al 2014 esperimenti di potenziamento degli agenti patogeni (anche in Cina), per poi ritirarsi dal progetto dopo aver valutato il potenziale rischio che supponevano. Ma presso il CSIRO’s Australian Animal Health Laboratory sono ancora in corso programmi di scambio con l’Accademia delle Scienze di Pechino, che hanno come oggetto principale proprio la ricerca su coronavirus provenienti dai pipistrelli: sia Shi Zhengli, virologa cinese conosciuta come “bat-woman” per le sue spedizioni nelle grotte, sia Peng Zhou, attualmente leader del gruppo di ricerca sui coronavirus a Wuhan, negli anni scorsi erano stati mandati dal governo cinese a fare esperienza nel centro di ricerca australiano. Con ogni probabilità è proprio a partire da queste connessioni che si sta sviluppando la trama di intelligence in divenire.
Anche se a Pechino la parola d’ordine è respingere le accuse al mittente, la sedia di Xi Jinping scotta un po’ più del solito. Almeno le sicurezze con cui la Cina si è mossa negli ultimi tempi, forte del suo appeal da superpotenza emergente e del suo potere ricattatorio nei confronti degli stati vassalli, sono state scosse da una controffensiva che forse ha superato le attese. La posizione apertamente anti-americana promossa dal Ministero degli esteri non aveva riscosso consensi unanimi nelle stanze del potere comunista. C’è chi aveva persino ipotizzato che si trattasse della dimostrazione di una fronda interna al Partito volta a mettere in difficoltà lo stesso Xi Jinping, le cui relazioni con Trump erano state quasi sempre improntate a una certa cordialità diplomatica. Se le accuse di una fuoriuscita accidentale dal WIV fossero confermate, il colpo a livello di immagine sarebbe enorme e la prospettiva di una Chernobyl cinese prenderebbe corpo, con inevitabili ricadute interne di cui abbiamo già trattato su Atlantico.
Che venga dimostrata o no la fuga di laboratorio, lo stesso Pompeo ha sottolineato che il regime cinese deve essere chiamato a rispondere del silenzio e della censura che ha permesso al coronavirus di diffondersi. È questo il punto essenziale delle rivendicazioni americane: la disinformazione, la volontà di mantenere il mondo all’oscuro di quel che stava realmente succedendo a Wuhan. Peggio di una negligenza, un proposito deliberato di occultamento, una menzogna di Stato costata centinaia di migliaia di vittime al resto del mondo. Il magazine Epoch Times ha rivelato il contenuto di alcuni documenti interni dai quali emerge che le autorità centrali erano pienamente consapevoli della trasmissibilità del virus tra persone almeno una settimana prima della comunicazione ufficiale all’Oms, tanto da fornire istruzioni dettagliate alle commissioni sanitarie regionali sulle misure preventive da adottare. Inoltre la cronologia della propagazione del virus si arricchisce ogni giorno di nuovi dettagli: già il 6 dicembre la moglie di uno dei primi contagiati sotto osservazione a Wuhan risultò positiva al coronavirus, suggerendo la concreta possibilità di contagio interpersonale. Ma sia i funzionari cinesi che quelli dell’Oms negarono questa opzione finché non fu più possibile nasconderla, cioè un mese e mezzo dopo: “Le indagini preliminari condotte dalle autorità cinesi non hanno trovato alcuna prova della trasmissione da uomo a uomo del nuovo coronavirus (2019-nCov)“, si continuava a vendere al mondo una settimana prima del lockdown totale di Wuhan.
Intanto, un centro studi vicino al Ministero di pubblica sicurezza (China Institute of Contemporary International Relations – CICIR) avverte in un rapporto consegnato ai vertici del Partito che il sentimento globale contrario alla Cina è al livello più alto dalla repressione di Tiananmen. C’è da giurare che a Zhongnanhai stiano prendendo terribilmente sul serio questo cambio repentino di prospettiva: China lied, people died è un incubo per Pechino. A questo punto chi si domanda se è alle porte una nuova Guerra Fredda farebbe bene a rendersi conto che in realtà ci siamo già dentro.
FONTE:http://www.atlanticoquotidiano.it/quotidiano/la-nuova-guerra-fredda-e-gia-cominciata-la-reazione-usa-ricompatta-loccidente-e-aumenta-la-pressione-su-pechino/
La trasformazione delle società per il COVID-19 annuncia la militarizzazione dell’Europa
Riportiamo un dibattito con un gruppo di studenti, ove Thierry Meyssan spiega come le risposte politiche al COVID-19 non abbiano scopo sanitario. Un gruppo transnazionale, in parte individuabile, cerca di approfittarsi dell’epidemia per imporre una trasformazione profonda alle società europee, come già utilizzò gli attentati dell’11 settembre 2001 per trasformare gli Stati Uniti. Siamo ancora in tempo per opporci alla gerarchizzazione del mondo futuro.
Domanda: Secondo lei, chi ha fabbricato il COVID-19?
Thierry Meyssan: La mia analisi è esclusivamente politica. Non mi pronuncio su questioni mediche, soltanto sulle decisioni politiche.
Generalmente un’epidemia è un fenomeno naturale, ma può essere anche un atto di guerra. Il governo cinese ha pubblicamente chiesto agli Stati Uniti di far luce sull’incidente del laboratorio militare di Fort Detrick; il governo statunitense ha a sua volta chiesto altrettanta trasparenza per il laboratorio di Wuhan. Entrambi gli Stati hanno ovviamente rifiutato di aprire i propri laboratori. Non si tratta di cattiva volontà, ma di necessità militare. Non ci resta che prenderne atto.
La questione è del resto irrilevante perché, con il passare dei giorni, entrambe le ipotesi sono apparse infondate: né gli USA né la Cina controllano il virus. Quindi da un punto di vista militare il COVID-19 non è un’arma, bensì un flagello.
Quindi lei non esclude che il virus possa essere accidentalmente uscito da uno di questi laboratori?
È un’ipotesi, che però non porta da alcuna parte. Dobbiamo escludere la possibilità di un sabotaggio perché non giova ad alcuno. Potrebbe essersi trattato di un incidente, ma in tal caso la responsabilità sarebbe individuale e non avrebbe senso farla ricadere su uno Stato.
Qual è il suo giudizio sulle reazioni politiche all’epidemia?
Il ruolo dei dirigenti politici è proteggere la popolazione. Per questo motivo, in tempi normali, devono preparare il Paese ad affrontare le crisi che potrebbero sopraggiungere. Ebbene, l’Occidente si è trasformato in modo tale da perdere di vista questa vocazione: gli elettori esigono che gli Stati costino il meno possibile e che i politici li gestiscano come grandi imprese. Di conseguenza, oggi non ci sono dirigenti politici occidentali che vedono oltre il proprio naso. Uomini quali Vladimir Putin o Xi Jinping sono bollati “dittatori” solo perché hanno una visione strategica del proprio compito; sono considerati esponenti di una scuola di pensiero che gli Occidentali giudicano superata.
Di fronte a una crisi i dirigenti politici devono agire. Gli Occidentali sono invece stati colti alla sprovvista, totalmente impreparati. Furono scelti perché capaci di far sognare un futuro radioso, non per sangue freddo, capacità di adattamento nonché autorevolezza. Molti di loro sono persone che umanamente ben rappresentano i propri elettori, dunque non posseggono alcuna di queste qualità. Prendono le misure più radicali soltanto per timore di essere accusati di non aver fatto abbastanza.
Nell’attuale crisi i nostri politici hanno trovato un esperto, il professor Neil Ferguson dell’Imperial College of London, che li ha convinti che stava arrivando l’Angelo della Morte: 500 mila morti in Francia, ancor più nel Regno Unito, oltre il doppio negli Stati Uniti. Profezie 2.500 volte superiori al tasso di mortalità in Cina. Ferguson è uno statistico avvezzo a preconizzare calamità senza timore di esagerare. Per esempio, predisse che l’influenza aviaria avrebbe ucciso 65 mila britannici, ma ne morirono 457 [1]. Fortunatamente Boris Johnson l’ha estromesso dal SAGE [comitato di consulenza scientifica per le emergenze], ma il danno è fatto [2].
Sicché, presi dal panico, i politici si sono precipitati a cercare consiglio da un’autorità sanitaria internazionale. Dal momento che l’OMS non considerava, a giusto titolo, quest’epidemia prioritaria rispetto a malattie ben più mortali, si sono rivolti alla CEPI [Coalition for Epidemic Preparedness Innovations], di cui tutti conoscevano il direttore, dottor Richard Hatchett, per averlo incontrato al Forum economico di Davos o alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco. Ciascuno di loro era stato almeno in un’occasione contattato da Hatchett, in questua di finanziamenti per l’industria vaccinale.
Si dà il caso che, quando lavorava alla Casa Bianca, Hatchett sia stato uno dei due autori dell’aspetto sanitario del progetto politico mondiale di Donald Rumsfeld [3]. Nel 2001 Rumsfeld pianificò una divisione geografica dell’economia mondiale: le materie prime sarebbero arrivate dalle zone instabili, i prodotti sarebbero stati trasformati negli Stati stabili (fra cui Russia e Cina), le armi sarebbero state prodotte soltanto negli USA. Conveniva perciò militarizzare la società statunitense e trasferire la maggior parte dei lavoratori in fabbriche di armamenti. Nel 2005 Rumsfeld incaricò il dottor Hatchett di preparare un piano d’isolamento domiciliare obbligatorio per l’intera popolazione, da attivare in caso di attacco bioterroristico, paragonabile a quello all’antrace del 2001, contro il Congresso e i grandi media.
Il dottor Richard Hatchett ha rispolverato il piano e l’ha presentato ai dirigenti occidentali in cerca di consigli. Deve essere ben chiaro che l’isolamento obbligatorio generalizzato non è mai esistito ed è cosa diversa dall’isolamento dei malati. Quello generalizzato non è affatto una misura sanitaria, bensì un mezzo per trasformare le società. La Cina non vi ha fatto ricorso né con l’epidemia H1N1 [4], quello della SARS [5], né con quella COVID-19 [6]. L’isolamento della città di Wuhan a inizio 2020 è stato una misura politica del governo centrale per riprendere il controllo di una provincia mal gestita dal potere locale. Non si è trattato di una misura sanitaria.
Nessuno studio epidemiologico al mondo ha mai preso in considerazione l’isolamento generalizzato obbligatorio, tanto meno l’ha consigliato.
Può darsi, però in Francia siamo isolati non per combattere la malattia, ma per scaglionarla nel tempo, così da non sovraccaricare gli ospedali e non essere costretti a scegliere chi salvare e chi invece lasciar morire.
Nient’affatto. Quest’argomentazione è posteriore alla decisione dell’isolamento. Altro non è che una scusa di cui i politici si sono serviti per mascherare la propria inettitudine gestionale. Sicuramente in due regioni francesi i reparti di rianimazione degli ospedali pubblici si sono rapidamente saturati. Pazienti che avevano bisogno della rianimazione sono stati trasferiti in altre regioni, persino in Germania. Nelle cliniche private c’erano però molti letti disponibili.
È quanto ho detto all’inizio di questa conversazione: i nostri dirigenti politici sono inadeguati a gestire le crisi. Il concetto che hanno di Stato impedisce loro di agire. Sono incapaci di pensare un coordinamento tra settore pubblico e privato, eccezion fatta per alcuni presidenti di regione. Non si tratta in questo caso della tradizionale opposizione fra Stato centrale e regioni. Faccio un esempio: all’inizio dell’epidemia i laboratori privati non avevano mezzi per effettuare test di depistaggio su larga scala, il governo non è stato però in grado di requisire per ragioni di salute pubblica i laboratori del ministero della Ricerca e, soprattutto, dell’Agricoltura. Eppure, ricercatori e veterinari continuavano a offrire la propria disponibilità.
D’accordo per gli ospedali e i test, ma lei ha contestato anche le mascherine.
Sì, ormai da un secolo è dimostrata l’utilità delle mascherine chirurgiche nei blocchi operatori e durante le cure post-operatorie. Sono però situazioni che nulla hanno a che vedere con quanto sta accadendo oggi.
Adesso moltissimi sindacati e accademie raccomandano l’obbligo per tutti della mascherina nei luoghi pubblici. L’uso della mascherina è rassicurante, ma non serve contro il COVID-19. Del resto, in mancanza di mascherine chirurgiche, si arriva persino a indossare un pezzo di tessuto qualsiasi che copre naso e bocca, ma privo delle capacità di filtraggio delle mascherine chirurgiche. Contrariamente a una convinzione diffusa, la contaminazione non avviene attraverso gli schizzi di saliva, bensì attraverso il virus che questi disseminano nell’aria, fino a una distanza di otto metri da chi strilli o starnutisca. Inoltre, per essere contaminati è necessario essere ricettivi al virus, e non tutti lo siamo. Per sviluppare la malattia occorre un sistema immunitario debole.
Siccome non sanno cosa fare, i nostri governanti ricorrono all’isolamento generalizzato e all’obbligo delle mascherine per tutti. Non è dimostrato che queste misure abbiano un impatto sull’epidemia, però tutti lo credono. È l’affossamento della cultura occidentale: un tempo si ragionava pacatamente, oggi portiamo feticci, indossiamo mascherine, sprofondiamo nella magia.
In Francia un bambino è morto di COVID-19.
Quel che è vero in termini individuali è assolutamente falso in termini collettivi. L’età media dei deceduti in Francia è di 84 anni! Questo significa che oltre la metà dei morti aveva oltre 84 anni.
Ma allora se l’isolamento è assurdo e le mascherine servono a nulla, cosa si deve fare?
Non ho detto che l’isolamento è assurdo di per sé. Parlo dell’isolamento come misura obbligatoria e cieca. In tutte le epidemie bisogna isolare le persone malate, ma soltanto queste. Non riconosco legittimità a un potere che istituisce ammende, manda in prigione, persino spara su cittadini che rifiutano di essere messi agli arresti domiciliari a tempo indeterminato.
Non si tutela la salute pubblica con le imposizioni, ma con la fiducia. Nessuno deve essere protetto da sé stesso. Mi sembra indegno impedire a persone anziane di vedere la propria famiglia, qualora lo desiderino. Forse saranno contagiate, forse si ammaleranno e forse moriranno, ma sarà per loro scelta; la vita è un lungo cammino per prepararvisi e i vecchi hanno diritto di scegliere tra vivere con i propri famigliari invece che qualche anno in più.
Le epidemie si affrontano sempre nello stesso modo. Misure igieniche – lavarsi e aerare – e isolamento dei malati, a casa loro o in ospedale per essere curati. Tutto il resto è spettacolo. Occorre tornare alle misure di base, non inventare costrizioni.
Com’è possibile che i nostri dirigenti ci abbiano imposto un progetto fascista USA?
Capisco cosa intendete per fascista, ma in questo caso non è un aggettivo appropriato. Il fascismo è un’ideologia nata in risposta alla crisi del capitalismo del 1929; Rumsfeld ne possiede alcune caratteristiche, ma pensa a partire da un mondo diverso.
Il dottor Hatchett non è mai stato chiamato a rendere conto negli USA del suo progetto totalitario. Donald Rumsfeld neppure. Alla fin fine, nessuno ha mai dovuto rispondere di quanto è accaduto dopo l’11 settembre 2001: abbiamo collettivamente deciso di non far luce sugli attentati. Questo crimine è all’origine di una catena di conseguenze. L’amministrazione Obama ha continuato a mettere fedelmente in atto il progetto Rumsfeld in Libia, Siria e Yemen (dottrina Cebrowski). E poiché l’amministrazione Trump vi si è fermamente opposta, vediamo gli ex collaboratori di Rumsfeld proseguirne l’opera attraverso altre strutture, al di fuori dello Stato federale USA. Che ci piaccia o no, tutto questo continuerà fino a quando non sarà riaperto il dossier dell’11 Settembre.
Scusi se torno indietro, ma se l’isolamento obbligatorio e generalizzato non è che una misura autoritaria senza scopo sanitario, perché è così difficile uscire dall’isolamento?
Non è difficile. Occorre solo riappropriarci della libertà. Il problema è che oggi non si conosce il virus molto meglio di due mesi fa e che siamo impelagati in conoscenze immaginarie.
Le curve epidemiologiche sono pressoché uguali in tutti i Paesi colpiti, quali che siano le misure messe in atto. Soltanto due tipi di Paesi se ne distaccano: quelli che per ignote ragioni non ne sono stati colpiti, per esempio le nazioni della penisola indocinese (Vietnam-Laos-Cambogia-Tailandia), e quelli che, come Taiwan, hanno reagito molto più velocemente degli altri, isolando immediatamente gli ammalati e curandoli. Perciò, in qualsiasi modo si esca dall’isolamento ci sarà sicuramente un numero più o meno grande di persone contaminate, ma questo non dovrebbe influire.
I governi continueranno a imporre l’isolamento obbligatorio fino alla scoperta di un vaccino?
Non sappiamo se un giorno si troverà un vaccino. Da 35 anni se ne sta cercando uno contro l’AIDS. Del resto, è improbabile che l’epidemia COVID-19 duri più a lungo di quella degli altri coronavirus, la SARS o la MERS.
Il vaccino nonché i nuovi farmaci sono sfide economiche ragguardevoli. Alcune industrie farmaceutiche sono pronte a tutto pur d’impedire che i medici curino le persone con farmaci a buon mercato. Ricordatevi che, quand’era alla guida di Gilead Science, Donald Rumsfeld fece chiudere la fabbrica di Al-Shifa, che produceva farmaci contro l’AIDS, senza corrisponderle le royalties: la fece bombardare dal democratico Bill Clinton, affermando che apparteneva ad Al Qaeda, cosa assolutamente falsa. Ed è proprio il dottor Hatchett che oggi dirige la più importante coalizione vaccinale, la CEPI.
Cosa accadrà adesso?
In qualche settimana abbiamo visto lacerazioni notevoli in alcune società. In Francia sono state sospese alcune libertà fondamentali, come quella di tenere riunioni e manifestare. Tredici milioni di lavoratori sono stati messi in disoccupazione parziale. Sono temporaneamente diventati degli assistiti. La scuola riaprirà, ma non sarà obbligatoria: i genitori potranno decidere se mandarvi o no i figli. E così via. Tutto questo non è conseguenza dell’epidemia, ma, come detto, delle modalità di reazione all’epidemia di politici inetti.
L’isolamento generale obbligatorio era stato immaginato dall’équipe di Donald Rumsfeld per trasformare la società USA. Il progetto non è stato applicato negli Stati Uniti, bensì, dopo 15 anni, in Europa. Il trasferimento da un continente all’altro illustra il carattere transnazionale del capitalismo finanziario, di cui Rumsfeld è mero prodotto. Non c’è ragione perché coloro che hanno finanziato l’équipe Rumsfeld ora non portino avanti il loro progetto politico in Europa.
Se ci riusciranno, nei prossimi anni grandissima parte dei lavoratori europei sarà trasferita nell’industria degli armamenti. La NATO – che il presidente Macron riteneva in stato di morte cerebrale – nonché il suo elemento civile, l’Unione Europea – i cui membri nelle ultime settimane si sono sbranati l’un l’altro per rubarsi carichi di mascherine – saranno riorganizzati. NATO e UE continueranno la distruzione sistematica, iniziata nel 2001, di tutte le strutture statali del Medio Oriente Allargato, poi passeranno al Bacino dei Caraibi.
Tuttavia gli uomini di Rumsfeld hanno commesso un errore. Volendo mascherare il progetto del 2006, quando hanno imposto l’isolamento obbligatorio generalizzato hanno dato l’impressione d’ispirarsi al modello cinese. Così la Cina ha soppiantato di fatto gli Stati Uniti come referente intellettuale degli europei. Diventerà perciò un bisogno ossessivo l’impedirle di costruire le vie della seta. La Cina dovrà essere contenuta a ogni costo.
Le epidemie non provocano rivoluzioni, ma le guerre e i disastri economici le fomentano. Per l’incapacità dei governanti, le economie della UE sono oggi rovinate e ci stiamo preparando alla guerra. Stiamo per attraversare un’epoca di transizione, da cui potrà nascere il meglio come il peggio.
L’evoluzione del mondo sarà la risposta alla sparizione delle classi medie che implica la globalizzazione finanziaria – denunciata dai Gilet Gialli – così come la seconda guerra mondiale fu la risposta all’indebolimento degli imperi coloniali e alla crisi del capitalismo dei cartelli del 1929.
La Francia ha già vissuto un dramma simile: nel 1880-81, quando il capitalismo industriale non riusciva a sfruttare gli operai a causa del nascente sindacato. Jules Ferry espulse alcune congregazioni religiose e creò la scuola laica obbligatoria per sottrarre i giovani all’influenza della Chiesa cattolica. Li fece educare da partigiani del militarismo, gli “ussari neri”. Ne fece dei soldati del proprio progetto coloniale. Per 35 anni la Francia ha sottomesso molti popoli stranieri, indi è entrata in rivalità con la potenza emergente dell’epoca, la Germania, precipitando nella prima guerra mondiale.
Assisteremo in Europa ai medesimi dibattiti vissuti vent’anni fa negli Stati Uniti. Dobbiamo assolutamente rifiutarci di venire imbarcati in crimini di tal fatta. Questa sarà la lotta dei prossimi anni, e toccherà a voi combatterla.
[1] “COVID-19: Neil Ferguson, il Lyssenko liberale”, di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 19 aprile 2020.
[2] “Neil Ferguson si dimette dal SAGE”, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 7 maggio 2020.
[3] “Il COVID-19 e l’Alba Rossa”, di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 28 aprile 2020.
[4] A Comprehensive Evaluation on Emergency Response in China: The Case of Pandemic Influenza (H1N1) 2009, Lan Xue & Guang Zeng, Springer (2018).
[5] SARS : how a global epidemic was stopped, WHO (2006). Sars. Reception and Interpretation in Three Chinese Cities, Routledge (2006). The SARS Epidemic. Challenges To China’s Crisis Management, John Wong & Zheng Yongnian, World Scientific Publishing Company (2004).
[6] « Covid-19 : L’Occident face à l’exemple chinois », par Thierry Meyssan, Réseau Voltaire, 9 mai 2020.
FONTE:https://www.voltairenet.org/article209878.html
CULTURA
L’anima e la sua essenza
L’ANIMA E LA SUA ESSENZA
27 aprile 2020 – Salvatore Brizzi
Non nutrite dentro di voi energie contrarie a quelle che volete si diffondano veramente sul pianeta. Se volete un mondo senza aggressività, non siate aggressivi. Se volete un mondo libero, smettetela di sentirvi prigionieri, perché la prigione è sempre una psico-prigione e origina dall’interno di voi stessi.
I maestri hanno già previsto una stretta della morsa del controllo in questo periodo storico. Ma sappiate che siamo osservati e assistiti. Non siamo soli. Questo periodo è un test. Il vostro compito non è rovesciare il Sistema, ma restare “dritti in mezzo alle rovine”. Incorruttibili, centrati, privi di paura e odio. Così diventate davvero imprevedibili e quindi pericolosi per il Sistema.
Quello dei vaccini è solo un esempio. Io la considero più una “marchiatura psicologica” che un problema di salute. Il problema infatti non è la scientificità delle dichiarazioni che vengono fatte da ambo le parti, ma si tratta di accettare o non accettare dentro di sé il “marchio del Sistema”. Questo è molto più importante. Si tratta di dichiarare di avere o non avere una completa fiducia nel Sistema. Si tratta di affidare o non affidare la salute dei propri figli a un apparato scientifico/medico/politico/finanziario, nel quale evidentemente si crede ciecamente.
È un momento in cui siete chiamati a fare una scelta importante: dentro o fuori, accettando le conseguenze che possono derivare da entrambe le scelte.
Il punto, infatti, non sta nel combattere il Sistema, ma nella vostra capacità di aggirarlo e di sfruttarne le pecche (gli strappi nella rete). Per chi non vuole accettare determinate condizioni, c’è sempre e ci sarà sempre il modo di farlo (ricordate: non siamo soli), ma non sarà così semplice come accettarle. Costerà di più… in tutti i sensi. Ma non dovete entrare in una psicologia di paura, rabbia e contrapposizione, altrimenti vi gonfierete e non passerete più attraverso gli strappi della rete.
Sto constatando che gli ultimi eventi hanno portato alla nascita di scuole parentali e comunità autosufficienti. Questa è la strada giusta. Fino ad oggi avete dormito, sperando che questo momento sarebbe stato rimandato all’infinito, sperando che, in fondo, fossero tutte esagerazioni dei complottisti. Ma la Lorenzin, suo malgrado, vi sta risvegliando alla realtà dei fatti: questo pianeta è saldamente nelle mani di qualcuno che vuole un’umanità asservita – malata fisicamente e succube psicologicamente.
Adesso non si tratta di combattere ciò che c’è, bensì di creare il nuovo: una società dentro la società. Una rete di piccole comunità autosufficienti diffuse lungo tutto il territorio, all’interno delle quali non importa che i bambini abbiano il benestare dell’autorità scolastica per operare nel mondo. Questi bambini diventeranno adulti totalmente differenti da noi. Non saranno laureati, semplicemente perché non ne avranno bisogno.
Nei prossimi anni la laurea non varrà più nulla e solo le qualità interiori decideranno del futuro dei nostri figli. Loro sono la nuova specie che abiterà la Terra. Ripeto: abbiate il coraggio di osare, perché siamo sostenuti.
Ma abbandonate la rabbia, smettete di crogiolarvi nel “senso di ingiustizia”, perché sono entrambi frutto della paura, ossia zavorre che vi tengono ancorati a terra impedendovi di volare.
FONTE:https://www.facebook.com/165991913467860/photos/a.216502235083494/2341216439278719/?type=3&__xts__%5B0%5D=68.ARCR7T7mftQ8th0ywTQse7-
CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE
RENZI AIUTO’ OBAMA CONTRO TRUMP – Nel Russiagate
Se volete capire perché Trump è atterrato a Londra ed ha preso a male parole la premier May (“nasty”, cattiva), il sindaco e la Meghan, dovete ricordare quale servizio segreto ha fabbricato e diffuso il Rapporto Steele, della spia britannica Chris Steele, che con false informazioni e diffamazioni cercò di dimostrare la collusione di Trump con Putin. https://www.repubblica.it/esteri/2017/01/12/news/spia_inglese_steele_trump-155878877/
Se volete capire perché Matteo Renzi è stato invitato al Bilderberg con la Lilli e Stefano Feltri, bisogna leggere l’articolo di Millenium Report. Il titolo dice già tutto:
The OCCHIONERO CONSPIRACY: come Obama e Renzi hanno colluso per incastrare Trump strumentalizzando l’innocente Giulio Occhionero
Bisogna risalire a quel gennaio 2017 in cui furono arrestati i due fratelli Occhionero, Giulio e Francesca Maria, specialisti di informatica molto speciale, per accessi abusivi a sistemi informatici non autorizzati con un trojan chiamato Pyramid Eye con cui “hanno spiato almeno 18.000 obiettivi di alto profilo, tra cui gli ex primi ministri Matteo Renzi e Mario Monti, il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi, funzionari e capi di diversi ministeri tra cui Affari interni, Tesoro, Finanza e Istruzione”. Ma i fratelli, che fanno questo servizio per clienti istituzionali, hanno affermato di essere stati “incastrati”e coinvolti senza volere nel complotto per “dimostrare” che Trump era un agente di Putin.
Di ciò ha parlato ampiamente Federico Punzi, su The Atlantico, e qui c’è la lettera che Occhionero ha scritto ai senatori per spiegare e giustificarsi
L’ingegner Occhionero dice:
“Membri dell’intelligence italiana sono stati contattati da Hillary Clinton, dall’Amministrazione Obama e dal Deep State allo scopo di invischiare Trump piantando false prove sui server americani per costringere Trump a dimettersi dall’incarico.
In altre parole, i membri dell’intelligence italiana avrebbero perso di mira Occhionero perché era un simpatizzante repubblicano ed aveva due server per la sua compagnia, Westland Securities, con sede in America. Uno era nello stato di Washington e l’altro in West Virginia.
Il piano prevedeva che l’Intelligence italiana penetrasse in questi server, vi piantasse e-mail coperte da segreto rese dai server di Hillary all’interno di questi server sul suolo americano e allertasse l’FBI.
L’FBI avrebbe quindi fatto irruzione in questi luoghi, “scoperto” queste e-mail, investigato, collegato questi server a Trump …E poi forzato Trump a dimettersi”.
Anzi, Occhionero ritiene pari pari che “ Obama e l’ex leader italiano, Matteo Renzi, abbiano lavorato insieme a questo piano”, ed ha fornito resoconti sugli incontri dei due in Italia prima delle elezioni del 2016 e all’inizio del 2017.
Anche al Time del 18 ottobre 2016 sembrò strano che Obama invitasse, al suo ultimo pranzo ufficiale alla Casa Bianca e “srotolando il tappeto rosso”, il primo ministro di un paese secondario.
Perché il Presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi sta cenando con Obama
Il primo ministro italiano Matteo Renzi si unisce a Barack Obama per l’ultima cena formale della sua presidenza. Perché?
http://time.com/4534753/matteo-renzi-obama-white-house-dinner/
Marco Perin (un leghista ben informato di cose americane) riferiva il 20 settembre 2016 di una visita di Maria Elena Boschi (accompagnata dalla Boldrini) a Hillary Clinton, con un patto di sostegno reciproco: “È stata anche concordata una campagna mediatica in Italia per screditare Trump e alcuni contributi extra alla Fondazione Clinton (ma il Ministero italiano per l’ambiente, la terra e il mare è tra i contributori “minori” della Fondazione Clinton con una donazione totale fino a $ 250.000 )”
Il 24 settembre 2016, Paolo Gentiloni, allora ministro degli Esteri, va New York per partecipare alla 71ma assemblea generale dell’ONU; e nel ricevimento al consolato italiano grida: “Forza Hillary!”, invitando a votarla i ricchi italo-americani presenti, che ne sono grandemente irritati.
Il 18 ottobre, Renzi è ricevuto dal segretario di stato John Kerry e da Joe Biden (il vicepresidente di Obama ) che lo saluta così: “Sarai non solo il leader dell’Italia, ma dell’Europa”).-
VIDEO QUI: https://youtu.be/WbMugjArf3g
(Al minuto 19:40 di questo video, Biden dice: la prima qualità di Renzi è la lealtà (verso di noi) , è capace di decisioni difficili, e per questo sarà premiato)
Quasi un anno dopo – Matteo Renzi è stato battuto dal NO al suo referendum di “riforme”, con la scusa di una conferenza sul Clima (Obama è un grande promotore del terrorismo climatico…) i giornali annunciano:
Barack Obama arriva a Milano, incontro con l’ex primo ministro italiano Matteo Renzi
“L’ex presidente Barack Obama è atterrato lunedì a Milano, in Italia, dando il via a un viaggio di due giorni in cui incontrerà l’ex primo ministro italiano Matteo Renzi”
Gli italiani progressisti – cioè ricchi – si affollano a pagare 850 euro per ascoltare il discorso del – da loro – amatissimo Barak (Greta almeno non si fa pagare), ma non ascoltano la parte più interessante, perché poi Obama si apparta con Matteo (ormai ex) in colloquio “privato”.
https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/05/08/obama-a-milano-gli-850-euro-di-biglietto-non-frenano-levento-che-e-quasi-esaurito/3569873/
La centralità dei servizi italiani del tempo di Renzi e Gentiloni nell’operazione di infangare Trump portando elementi al “RussiaGate”, in modo da impedirne l’elezione o da renderne possibile l’impeachment da parte dell’FBI e del suo investigatore speciale Robert Mueller , è stata raccontata da George Papadopulos, un collaboratore volontario incastrato di striscio nella complessa vicenda (interrogato da Mueller, s’è beccato 14 giorni) ha scritto la sua esperienza in un libro. Di come viene avvicinato da Joseph Mifsud, un maltese che appare un agente triplo: insieme è “di casa al Valdai Group, la Davos russa”, direttore della London Academy of Diplomacyed anche docente a Roma all’università Link Campus di Roma, alla quale come vedremo sono vicini molti altri protagonisti di questa storia. Papadopoulos racconta come è stato usato, sapendolo attivista simpatizzante per Trump, per fornirgli “materiale sporco”su Hillary Clinton…: “Ho incontrato Mifsud ad una conferenza della Link Campussulla sulla cyber intelligence a cui erano intervenuti anche Gianni Pittella, il senatore del Copasir Giuseppe Esposito, il direttore della Polizia Postale Roberto Di Legami. Il suo avvocato, Stephen Roh, ha detto che quando Mifsud interagiva con me lavorava per l’FBI, e il sospetto è che fosse un agente italiano. Non ho informazioni classificate, ma le connessioni con l’intelligence di Roma e Link Campus sono note”. Tutto è ben spiegato da Atlantico, a cui rimando:
SPECIALE ITALYGATE/1 – Tutte le strade del Russiagate che portano a Roma: i casi Mifsud e EyePyramid
Quello che conta è che, cade il governo Renzi, Obama esce dalla Casa Bianca,viene eletto Trump. E un bel giorno il nuovo primo ministro italiano Giuseppe Conte riceve la visita del senatore Lindsey Graham, vicino a Trump. E il 17 maggio 2019, d’improvviso:
il Primo Ministro d’Italia licenzia i più alti funzionari delle agenzie italiane d’intelligence
“Con mossa a sorpresa, Giuseppe Conte, primo ministro d’Italia, ha licenziato il vertice di tre agenzie di intelligence italiane.
La mossa è vista come la risposta del governo del Conte alla precedente attività di sorveglianza coordinata del governo con i funzionari dell’intelligence USA durante le elezioni americane del 2016. […] Il governo Conte ha chiesto che quattro vice direttori – due del dipartimento di sicurezza delle informazioni (Dis), uno dell’Agenzia per la sicurezza esterna (AISE) e l’altro dell’Agenzia per la sicurezza interna (Aisi) – si dimettano volontariamente. Un reset completo.”
https://pjmedia.com/trending/spygate-shake-up-prime-minister-of-italy-fires-top-officials-from-italian-intel-agencies/
Immediatamente, due senatori del PD, Luigi Zanda e Pinotti, protestano a gran voce. Da Repubblica:
Servizi segreti, Pd a Conte: “Governo revochi richiesta dimissioni.
L’ingegner Occhionero, la vittima con la sorella della manovra d’incastro a Trump, twitta:
PM @GiuseppeConteIT ha improvvisamente chiesto dimissioni da 6 vice direttori delle agenzie di intelligence italiane: DIS, AISI e AISE.
Il Partito Democratico risponde: “è un regime”, ma a Roma tutti sanno che è tutto merito del sabotaggio di SpyGate e Trump.
– Giulio Occhionero (@g_occhionero) , 16 maggio 2019
Il fatto è che Trump non ha accusato gli italiani. Invece ha accusato, più volte in varie dichiarazioni improvvisate, i servizi segreti britannici e i Five Eyes (il gruppo di spionaggio super-british che comprende Regno Unito, Canada, Australia, Nuova Zelanda ed il Deep State americano)
Il 24 aprile sbotta: “L’intelligence del Regno Unito ha aiutato l’amministrazione Obama a spiare sulla campagna presidenziale del 2016”.
Sta accusando i Five Eyes? “ Potrei benissimo parlar di questo sì. C’è voce e voce che l’FBI e altri sono stati coinvolti, la CIA è stata coinvolta, che con il Regno Unito ha a che fare con la fake russa”. I servizi britannici rispondono: accusa “ridicola”.
https://www.thesun.co.uk/news/8929990/donald-trump-gchq-spy-row/
Il fatto è che l’invito di Trump a Londra da parte della regina (nella storia, solo due altri presidenti USA hanno ricevuto l’invito regale) sembra una modo di ricucire i rapporti profondamente lacerati. E la preghiera di non ordinare una contro-indagine sul Russiagate, che vedrebbe nella veste di imputati l’accusatore di prima, Robert Mueller, John Brennan, James Comey, una metà della Cia e dell’FBI, e una quantità di inconfessabili altarini dei servizi britannici . Nonché alcuni superpoliziotti italiani molto potenti, da 30 anni fonti intime dell’FBI ed amici personali di Robert Mueller – e molto protetti, il Deep State italiano – , i cui nomi si trovano in questo articolo:
E Renzi? Le fonti americane attribuiscono alle rivelazioni sempre più imbarazzanti dei servizi resi ad Obama per incastrare Trump le sue annunciate dimissioni dal PD. Dai giornali:
“Fedele soltanto all’Italia”. Il nuovo partito di Renzi? La risposta, voci sulla data
Sarà fedele solo all’Italia Matteo Renzi, non al Pd. “lealtà non alla Ditta ma al Paese”, ripete durante una diretta Facebook. …
https://www.liberoquotidiano.it/news/politica/13467594/matteo-renzi-addio-pd-suo-partito-fedele-italia-futuro-altro.html
Per intanto, viene invitato al Bilderberg. Segno che non cadrà e gli verrà preparato un futuro nuovo e bello. I suoi rapporti con Georges Soros del resto risalgono al 2010, quando era ancora solo il semi-sconosciuto sindaco di Firenze; e già allora era amico di Obama. Soros aveva precocemente visto in lui le qualità necessarie.
https://corrierefiorentino.corriere.it/firenze/notizie/politica/2010/23-gennaio-2010/renzi-fa-l-accordo-soros-firenze-blogger-dissidenti-1602334136307.shtml
La relazione di Soros con Gentiloni ha suscitato qualche perplessità, come ricorderete:
https://www.huffingtonpost.it/2017/05/03/che-ci-fa-soros-a-palazzo-chigi-da-gentiloni_a_22067575/
Alla prossima puntata
FONTE:https://www.maurizioblondet.it/renzi-aiuto-obama-contro-trump-nel-russiagate/
SILVIA ROMANO, GLI AL SHABAAB, LA MAFIA E MATTARELLA.
11 Maggio 2020
Proviamo a fare un giochino. Tutti avete visto le fotografie in cui il nostro presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, sorridono felici con in mezzo una ragazza intabarrata, con i capelli coperti dal velo, e per la cui liberazione sono stati pagati molti soldi: da un milione e mezzo di euro . secondo alcuni – a quattro milioni secondo altri.
Il giochino consiste in questo. Immaginatevi al posto di Conte e Di Maio altre persone. Che avrebbero appena pagato un riscatto a dei criminali con le mani lorde di sangue, e che grazie a quel riscatto potranno spargere altra morte e violenza.
Immaginatevi per esempio Erdogan o Macron, Trump o Putin, Netanyahu o Merkel. Avrebbero pagato? Avrebbero festeggiato un cedimento criminale a dei criminali come se fosse una vittoria? Non si renderebbero conto di aver appena firmato, con quel cedimento, la condanna di molti altri italiani, sparsi nel mondo, e diventati, grazie a quel gesto, bersagli potenziali di chiunque sia abbastanza criminale da compiere un gesto analogo?
Se la ragazza fosse stata rapita dalla mafia, o dalla ‘ndrangheta, o dalla camorra – come è stato: solo sotto altri cieli, con altro nome e in altre lingue – la sinistra, dai Civati ai Saviano festeggerebbe? E l’inquilino del Quirinale non avrebbe niente da dire? Lui, il cui fratello è stato ucciso da un’organizzazione criminale quali sono gli Al Shabaab? Non possiamo credere che un’operazione del genere sia stata compiuta senza che ne fosse informato. Sarebbe gravissimo il contrario. E lui, esperto di leggi, avrebbe acconsentito a ciò che in Italia è stato proibito molti anni fa, con il blocco dei beni dei sequestrati?
Ma pensate davvero che, salvo che in questo sciagurato Paese, ci sarebbero trombe e fanfare perché lo Stato, nelle sue massime autorità, ha ceduto, ha pagato il pizzo, a dei criminali? Come possono le autorità ora chiedere ai cittadini di avere comportamenti eroici, di denuncia, verso chi li taglieggia? O pagare il pizzo si può, ma solo all’estero, perché è più elegante ed esotico?
FONTE:https://www.marcotosatti.com/2020/05/11/silvia-romano-gli-al-shabaab-la-mafia-e-mattarella/
Silvia Romano riscattata: Conte peggio di Berlusconi
10 Maggio 2020 – Comunicazione
Siamo l’unico paese in cui la polizia ha pagato il riscatto per liberare i ricchi sequestati dai banditi sardi e funzionò così bene, senza nessuna indignazione da parte dell’opinione pubblica, che divenne sistematico, nel senso che i sardi non fecero più indagini circa la liquidità di chi andavano a rapire, tanto sapevano che a pagare sarebbe stato lo Stato.
Un po’ come il meccanismo illustrato da Antonino Di Matteo circa l’effetto che ebbero su Cosa Nostra le profferte di intesa di Mori e De Donno, cioè quello di moltiplicare le sue efferatezze, a riprova della potenza che essa aveva sul territorio nazionale ed alzare proporzionalmente il prezzo.
Ed allora perché non applicare lo stesso sistema ai cittadini italiani sequestrati in giro per il mondo dai terroristi? Si cominciò con tre agenti del SISMI sequestrati in Iraq nel periodo del nostro intervento militare.
Io c’ero sul territorio e sapevo bene che Berlusconi aveva già pagato il riscatto.
Ma i tre furono liberati non per i soldi usciti dalle nostre tasche.Il luogo dove erano tenuti prigionieri fu scoperto dalla intelligence dell’esercito polacco, perché era all’interno dell’area da loro controllata.Lo comunicarono agli americani, e questi ultimi liberarono i tre, uccidendo un non meglio precisato numero di sequestratori.Poi indissero una conferenza stampa a Bagdad, tenuta da un generale statunitense .
In mia presenza, dopo che egli ebbe illustrato quanto fossero stati bravi polacchi e yankee , un giornalista gli fece questa espressa domanda: “Gli italiani hanno avuto qualche ruolo nella liberazione dei loro connazionali?”.
La risposta fu di una chiarezza degna di Tito Livio: “Assolutamente nessuno!”.
Berlusconi, che i nostri soldi li aveva già sborsati e che non era stato preventivamente informato del blitz statunitense, fu pertanto clamorosamente smentito nelle affermazioni che aveva fatto alle agenzie di stampa, riprese solo dalle sue televisioni e dalla RAI, circa la “geometrica potenza dispiegata da Italia, Stati Uniti e Polonia per giungere alla liberazione manu militari”.
Ricevemmo l’ordine che a qualsiasi domanda fattaci dai giornalisti avremmo dovuto rispondere: “No comment “.Fu così che quando venne sequestrata Giuliana Sgrena, ed un maggiore dei carabinieri del SISMI gesti’ il pagamento del riscatto di cinque milioni di euro, Berlusconi tentò di fare arrivare la giornalista in Italia di nascosto, prima che lo venissero a sapere i nostri padroni americani ed incaricò il suo compagnuccio di merende Nicolò Pollari di inviare in Iraq un funzionario di assoluta riservatezza, che esfiltrasse la giornalista fino all’aeroporto nell’Urbe, a bordo di un Executive nella disponibilità del servizio. Callipari era certamente riservato, e fra l’altro anche onesto, cosa rara dentro il SISMI.
Dalla polizia di stato era transitato grazie alle parentele della moglie con alcuni capataz del servizio.
Il fatto che non sapesse parlare nemmeno una parola di inglese fu giudicato irrilevante, perché il suo ruolo era quello di prelevare il pacco che gli sarebbe stato consegnato da un altro italiano, quel maggiore dei carabinieri che ho già detto, e che conosco, al quale James Bond fa un baffo.
Lui guidava la macchina e sul sedile posteriore c’erano la Sgrena e Callipari.
Il soldato americano (tra l’altro di origini italiane) di servizio al posto di blocco si attenne alle consegne che aveva ricevuto, e contro quella automobile civile il cui arrivo non era stato preannunziato aprì subito il fuoco.
Avrei fatto lo stesso anch’io, visto che l’eventualità più probabile era che si trattasse di un’autobomba suicida.
Quando il proiettile mortale attraversò il parabrezza, passò sopra il sedile anteriore destro e colpì Callipari, questi casco’ con la testa in grembo alla Sgrena, il maggiore tirò i freni ed uscì dalla macchina con le mani alzate.
Il resto è tutta cosmetica berlusconiana, per la quale i decorati di medaglia d’oro al valor militare, maturata per un atto di eroismo compiuto coscientemente, si rigirano nella tomba ancor oggi.
Quanto sia stato pagato di riscatto per la liberazione di Silvia Romano non lo so e non ci è stato comunicato.
Conte, comunque, per evitare che gli capitassero gli infortuni di Berlusconi che ho appena narrato, prima ancora di informarne i genitori ha fatto sapere a tutti, con un tweet, che l’AISE guidata da Luciano Carta, con la mediazione degli agenti integralisti islamici del sultano Erdoğan, aveva pagato un imprecisato riscatto agli integralisti islamici somali di Al Shabab, ed in conseguenza di questa mediazione commerciale, la donna, tornata libera, si stava godendo una pizza margherita dentro l’ambasciata italiana di Mogadiscio. Il fatto che Al Shabab, con i milioni di euro usciti dalle nostre tasche, probabilmente si doterà addirittura di un’aviazione, è irrilevante.
Il generale Carta, in ogni caso, tra breve andrà ad occupare il posto che fu anche di Gianni De Gennaro (oggi al Quirinale, dove distribuisce medagliette della prima comunione) a capo della Finmeccanica, la quinta fabbrica d’armi del pianeta. Personalmente è da quando pagammo il riscatto per liberare Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, che penso alla opportunità di fare firmare a queste anime belle una liberatoria prima che lascino il territorio nazionale, con la quale esonerano tutti noi loro concittadini dall’occuparci dei cazzi loro quando sono intente a fare del bene in giro per il mondo.
Ma è una pia illusione, perché sono certo che se Gesù Cristo fosse stato italiano avremmo riscattato anche lui ed i due ladroni, impedendo la loro crocefissione.
Ed in questo abbiamo un primato assoluto: siamo gli unici al mondo che lo fanno.
FONTE:https://www.themisemetis.com/comunicazione/silvia-romano-riscattata-conte-berlusconi/5004/
Attacchi alla rete elettrica, gli USA corrono ai ripari
La crescente preoccupazione per i cyberattacchi alle infrastrutture critiche costringe Trump alla firma di uno stringente ordine esecutivo
Ci risiamo, ancora una volta ci troviamo a raccontare delle beghe tra Stati Uniti e Cina. Nulla di nuovo sotto il Sole si direbbe e, anche questa volta, la questione potrebbe assumere presto dimensioni globali. Il primo maggio il presidente Trump ha emesso un ordine esecutivo che rende fuorilegge le apparecchiature installate sulla rete elettrica nazionale, se provenienti da paesi non presenti in una white list.
Il sistema di distribuzione dell’energia elettrica rientra a pieno titolo tra le infrastrutture strategiche di un paese, anzi ne è di diritto il capofila. Con l’avvento delle Smart Grids, l’interconnessione intelligente tra produttori, consumatori e prosumers (termine mutuato dall’inglese per denotare i produttori-consumatori) ha reso la rete elettrica potenzialmente esposta a catastrofici attacchi da parte di potenze straniere.
Gli analisti della Casa Bianca e del Dipartimento dell’Energia statunitense hanno rivolto in particolare la propria attenzione ai prodotti forniti dalla Cina. Attualmente i contratti per la fornitura dei dispositivi destinati alla rete elettrica, come in moltissimi paesi nel mondo, vengono commissionati al migliore offerente senza porre particolare attenzione sugli effetti che la loro istallazione potrebbe comportare per la sicurezza nazionale.
Non si tratta solo di cavi e trasformatori, le Smart Grids portano con sé un grande numero di apparati complementari come sistemi di controllo di supervisione e acquisizione dati (SCADA), fibre ottiche, sensori di tutti i tipi, contatori intelligenti e tanti altri.
Il massiccio acquisto di prodotti dalla Cina si rende spesso necessario per mancanza di competitors internazionali e, oltretutto, la diffusa presenza nelle reti elettriche di tutti i paesi del mondo rende difficile pensare a processi rapidi per la loro eliminazione. In un rapporto del dipartimento dell’energia (DOE) si legge che già nel 2014 erano presenti in Cina oltre 30 grandi aziende in grado produrre trasformatori di 220 KV o kilovolt e oltre, un evidente segno di sovracapacità. C’è da dire che non si tratta di imprese esclusivamente cinesi, grandi players internazionali come la svizzero-svedese ABB stanno investendo grandi capitali per la costruzione di fabbriche in Cina.
La Commissione Europea, che già nel 2017 aveva prodotto un report sulla cyber security nel settore energetico, ha recentemente adottato un documento contenente delle raccomandazioni per la sicurezza nel settore energetico. Tra le altre cose si invitano gli stati membri ad adottare misure adeguate contro gli attacchi dolosi provenienti da un numero elevato di applicazioni o dispositivi di largo consumo controllati da malintenzionati.
Se non bastasse la preoccupazione che si registra oltreoceano, per non derubricare a mero esercizio di fantasia la possibilità di un attacco alla rete elettrica, possiamo citare l’attacco condotto a fine 2019 contro una centrale israeliana, prontamente sventato. Il ministro dell’Energia Yuval Steinitz lo aveva definito come attacco informatico avanzato, finalizzato a paralizzare le attività della centrale e prenderne il possesso. A tal proposito mi permetto una nota di ironia nei confronti di coloro che hanno tentato di assaltare un’infrastruttura critica israeliana, i cui servizi segreti sono universalmente riconosciuti come tra i più preparati al mondo.
Per quanto riguarda l’Italia, recentemente Terna si è aggiudicata due gare relative al miglioramento di 50mila Km di linee aeree a 150kV per un valore complessivo di circa 600milioni di euro. Tra le operazioni di cui si occuperà Terna ci saranno interventi per la digitalizzazione dell’infrastruttura e l’installazione di soluzioni innovative per la sicurezza.
FONTE:https://www.infosec.news/2020/05/11/news/energia/attacchi-alla-rete-elettrica-gli-usa-corrono-ai-ripari/
DIRITTI UMANI
In Italia un oppositore in isolamento ricoverato in psichiatria
In Sicilia, a Ravanusa, Dario Musso, un uomo di 33 anni, ha girato in macchina per la città con un megafono per dare la sveglia ai concittadini, gridando «Non c’è nessuna pandemia! Uscite, toglietevi le mascherine! Aprite i negozi!».
I testimoni affermano che era lucido, voleva solo ribellarsi.
I carabinieri l’hanno arrestato. È stato ricoverato in un reparto psichiatrico, dove per quattro giorni è stato legato a un letto, sedato e nutrito goccia a goccia per mezzo di un catetere.
L’ospedale rifiuta di fornire informazioni.
L’articolo 21 della costituzione italiana recita: «Tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione». L’art. 32: «Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana».
FONTE:https://www.voltairenet.org/article209873.html
FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI
L’halving del Bitcoin è avvenuto. E adesso? (*)
Cristiana Gagliarducci – 12 Maggio 2020
Cosa è successo e quali saranno le conseguenze dell’operazione?
Negli ultimi giorni, o meglio, nelle ultime settimane, in molti si sono interrogati sulla citata operazione, per la quale come di consueto non era stata prestabilita alcuna data.
Negli anni passati i due precedenti halving del Bitcoin sono avvenuti ogni 210.000 blocchi, per cui quello di ieri ha preso il via una volta raggiunta quota 630.000. Ma cosa è successo e quali conseguenze avrà l’halving sul prezzo della criptovaluta?
Halving Bitcoin avvenuto: cosa è successo
L’halving del Bitcoin di maggio 2020, il terzo della sua storia, ha preso il via alle ore 21:23 italiane di ieri, lunedì 11 maggio 2020, nel momento in cui AntPool ha minato il blocco numero 630.000 della rete.
Con questa operazione, la ricompensa riconosciuta ai miner è stata dimezzata ed è così passata da 12,5 BTC a quota 6,25 BTC.
Ricordiamo che dall’anno della sua fondazione (2009) ad oggi, la criptovaluta più famosa al mondo ha già attraversato altri due halving. Nel primo la ricompensa è scesa da 50 a 25 BTC, mentre durante la seconda operazione il dato è scivolato a 12,5.
Il prossimo e quarto halving del Bitcoin si verificherà tra altri 210.000 blocchi, ossia a quota 840.000, quando la ricompensa scenderà ancora a 3,125 BTC.
Cosa accadrà adesso?
Fino al prossimo dimezzamento, i miner che riusciranno a estrarre un blocco otterranno 6,25 BTC. Visto che però il mining è l’unico metodo di creazione della criptovaluta, a scendere d’ora in avanti non sarà soltanto la citata ricompensa, ma anche il numero di nuovi Bitcoin creati.
Fino a questo momento, secondo i dati di Cryptonomist, hanno fatto irruzione sul mercato circa 1.800 BTC al giorno mentre dopo l’operazione ieri avvenuta questo dato cadrà a quota 900.
La massa circolante non crescerà più con i ritmi precedenti il che si tradurrà in una riduzione dell’offerta di BTC. Questa a sua volta potrebbe portare a un apprezzamento della quotazione, soprattutto se accompagnata da un aumento della domanda.
Nei precedenti halving di Bitcoin, comunque, l’impennata del prezzo non è stata immediata ma ha preso il via soltanto qualche settimana dopo gli eventi. Nei prossimi giorni, dunque, il mercato verrà monitorato con costante attenzione.
(*) Halving = Dimezzamento, in italiano
FONTE:https://www.money.it/halving-Bitcoin-avvenuto-e-adesso
GIUSTIZIA E NORME
PRINCIPALI MISURE DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE A SEGUITO DELLA LEGGE N° 190/2012
La disciplina della contrattazione pubblica e l’operato della pubblica amministrazione sono da sempre state le aree in cui maggiore è stato il rischio di proliferazione della corruzione.
Il legislatore ha dovuto dunque predisporre svariati strumenti sia repressivi che preventivi per arginare il fenomeno. Quanto agli strumenti repressivi è necessario fare riferimento ai vari reati previsti contro la pubblica amministrazione (concussione e corruzione in primo luogo) ed in particolare ai reati previsti dagli artt. 353-356 del c.p., turbata libertà degli incanti, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, astensione dagli incanti, inadempimento di contratti di pubbliche forniture, frode nelle pubbliche forniture. Per quanto riguarda gli strumenti preventivi della corruzione svariati sono stati quelli utilizzati nel corso del tempo dal legislatore. Facendo un breve excursus storico è bene sottolineare l’intervento effettuato nel 1994 con la Legge Merloni sulle procedure di affidamento dei lavori pubblici. A seguito del dilagare della corruzione ed a seguito di “Tangentopoli”, si pensò che irrigidire tutte le procedure ed affidando i lavori pubblici seguendo la regola del prezzo più basso potesse risolvere il problema. Ma così non fu, in quanto, l’irrigidimento rese le procedure più difficilmente utilizzabili, la corruzione non si arrestò ed inoltre il criterio del prezzo più basso non fece altro che privilegiare il malaffare e le imprese ad esso collegate che potevano proporre costi bassi in virtù dei favori e dei proventi derivanti dalle attività illecite. Inoltre, questo procedimento portava spesso ad inefficienza, intesa come spreco di denaro pubblico o utilizzo dello stesso per l’acquisto di materiale di scarsa qualità. A partire dal 2012 si capì che il fenomeno corruttivo non andava contrastato solo nell’ambito della gara, ma anche al di fuori della stessa e nell’ambito di tutto il diritto amministrativo. L’intervento più importante sul tema è costituito dalla L. 190/2012 contenente disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella P.A.. In particolare la legge prevede l’Istituzione di un organismo con compiti di vigilanza e controllo sull’operato delle P.A.: l’Autorità Nazionale Anticorruzione ( ANAC- effettivamente creata con la L. 114/2014).L’ANAC ha assorbito i poteri che spettavano alla ex Avcp (Autorità di vigilanza e controllo sui contratti pubblici), ha inoltre poteri in materia di prevenzione della corruzione e promozione della trasparenza nelle P.A., oltre a compiti sanzionatori nei confronti delle Pubbliche Amministrazioni che non adottano i Piani triennali di prevenzione della corruzione. Infatti la legge ha previsto che ogni pubblica amministrazione adotti un piano triennale della prevenzione della corruzione( con il quale viene designata la strategia di prevenzione per ciascun anno), predisponendo essa stessa le misure adatte al suo caso. Inoltre è stata prevista all’interno di ogni P.A. la figura del Responsabile della prevenzione della corruzione, il quale ha il compito di vigilare sugli impiegati pubblici e verificare la corretta attuazione del PTPC e nel caso di inadempimenti ha il potere di sanzionarli disciplinarmente. E’ stata prevista anche la redazione del piano nazionale anticorruzione (con cadenza annuale), un atto generale di indirizzo rivolto a tutte le amministrazioni che adottano i PTPC. Il piano contiene indicazioni che impegnano le amministrazioni allo svolgimento di attività di analisi della realtà amministrativa e organizzativa nella quale si svolgono le attività di esercizio di funzioni pubbliche e di attività di pubblico interesse esposte al rischio di corruzione ed all’adozione di concrete misure di prevenzione della corruzione. In linea con gli obiettivi della L. 190/2012, il PNA promuove presso le P.A. l’adozione di misure per prevenire il fenomeno corruttivo; misure di prevenzione soggettiva che hanno la finalità di garantire l’imparzialità del pubblico funzionario che partecipa ad una decisione amministrativa, e misure di prevenzione oggettiva che mirano ad evitare qualsiasi ingerenza dell’interesse privato del singolo volto a condizionare le decisioni pubbliche. Il PNA è uno strumento di guida per amministrazioni nel percorso che conduce necessariamente all’adozione di misure di prevenzione della corruzione effettive e concrete. Altri strumenti previsti dalla normativa(L. 190/2012) sono : i codici di comportamento, rotazione del personale, obbligo di astensione in caso di conflitto di interesse, incompatibilità specifiche per posizioni direzionali, disciplina specifica in materia di wistleblower. Quanto a quest’ultimo tema, si fa riferimento alla situazione dell’impiegato pubblico che abbia il sentore o la prova di un’attività illecita all’interno della P.A. e lo vada a segnalare al Responsabile della Prevenzione della corruzione. Si tratta di un istituto avente ancora scarsa applicazione nel nostro Paese a causa della scarsa tutela apprestata a colui che denuncia, il quale spesso preferisce rimanere in silenzio per evitare possibili ritorsioni. Ancora da segnalare è l’introduzione della cd.“white list”in sostituzione della certificazione antimafia. All’interno della white list, conservata presso le prefetture , possono iscriversi solo coloro che, a seguito di controlli specifici risulteranno estranei ad infiltrazioni mafiose e a contatti con la criminalità organizzata. Le imprese che non otterranno l’iscrizione nelle suddette liste non potranno essere ammesse alle procedure di gara con le P.A..L’assetto normativo è completato con il contenuto dei decreti attuativi: “T.U. delle disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi”(D.lgs 235/2012); “Disposizioni in materia di inconferibilità ed incompatibilità di incarichi presso le pubbliche amministrazioni e presso gli enti privati in controllo pubblico”(D.lgs. 39/2013); “Codice di comportamento dei dipendenti pubblici.”(D.p.R 62/2013); “Riordino della disciplina riguardante il diritto di accesso civico e gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni,” (D.Lgs. 33/2013). Quest’ultimo decreto in particolare disciplina la libertà di accesso di chiunque ai dati ed ai documenti detenuti dalle pubbliche amministrazioni garantita tramite l’accesso civico e tramite la pubblicazione di documenti, informazioni e dati concernenti l’organizzazione e le attività delle P.A.( Art. 2, D.Lgs. 33/2013). L’accesso civico a seguito del “Decreto Trasparenza” (D.Lgs. 97/2016) è stato definito come il diritto di chiunque ad accedere ai dati in possesso delle P.A., anche dei dati ulteriori rispetto a quelli oggetto di pubblicazione; un diritto non sottoposto ad alcuna limitazione soggettiva quanto alla legittimazione dal richiedente e gratuito; inoltre la richiesta non necessita di motivazione. L’istituto è ben diverso come è evidente dall’accesso previsto e disciplinato dall’art. 22 della L. 241/1990 per il quale è innanzitutto prevista una limitazione soggettiva, in quanto sono legittimati a proporre la richiesta solo coloro i quali abbiano un interesse diretto, concreto ed attuale corrispondente ad una situazione giuridicamente tutelata e collegata al documento del quale è richiesto l’accesso; la richiesta è gratuita ma va motivata e deve essere rivolta all’amministrazione che ha formato il documento o lo detiene stabilmente. Decorsi inutilmente trenta giorni si intende respinta.
E’ evidente che gli obiettivi fondamentalmente perseguiti dalla L. 190/2012 siano stati: la riduzione delle opportunità di manifestazione della corruzione, l’aumento della capacità di scoprire cause di corruzione ed il tentativo di creare un contesto sfavorevole alla corruzione. Come è stato evidenziato nella trattazione tantissimi sono gli strumenti introdotti ed utilizzati per raggiungere tali scopi, ma ovviamente sarà fondamentale che oltre ad essi l’etica pubblica entri finalmente a far parte del bagaglio culturale dei cittadini.
FONTE:http://www.salvisjuribus.it/principali-misure-di-prevenzione-della-corruzione-a-seguito-della-legge-n-190-2012/
FONTE:https://www.facebook.com/SgarbiVittorio/videos/327179754912208/
IMMIGRAZIONI
Il governo sana i clandestini (e non l’Italia)
Il governo Conte non riesce a sanare il Paese, affetto da una crisi economica senza precedenti, ma si mette a sanate centinaia di migliaia di immigrati irregolari. Per carità, non c’è niente di nuovo sotto il sole: è uno dei vezzi più antichi della sinistra quello di regalare la cittadinanza italiana agli stranieri. Ci hanno provato nella scorsa legislatura tentando il blitz con lo ius soli. Ci riprovano ora, mentre l’Italia è allo sbando, con una maxi sanatoria che potrebbe portare a regolarizzare circa 600mila clandestini.
Il Paese esce malconcio dalla “fase 1”. All’emergenza sanitaria e ai morti, si aggiungono la crisi economica, lo spettro della disoccupazione e, soprattutto, commercianti, pmi e imprese che rischiano di andare a gambe all’aria. Sono questi i fantasmi della “fase 2” che il governo non riesce a scacciare. Le misure partorite fino a oggi si sono dimostrate insufficienti. Di soldi sul piatto ne sono stati messi davvero pochi e le promesse sono venute giù come un castello di carta soffiato via dal vento. Non solo i decreti per curare il Paese si sono rivelati inconsistenti, ma anche la trattativa a Bruxelles si è conclusa con un pugno di mosche in mano. Un flop a 360 gradi, insomma.
Mentre gli italiani chiedono un intervento più deciso, il governo preferisce concentrarsi sugli immigrati. A farsi loro portavoce è il partito di Matteo Renzi che, giusto nei giorni scorsi, aveva minacciato fuoco e fiamme contro Conte se non avesse cambiato il passo sulle misure del governo. Si vede, però, che non aveva alcuna intenzione di mettere al primo posto le nostre imprese. In cima alla sua agenda politica c’è, infatti, una maxi sanatoria che, con un colpo di mano senza precedenti, finirebbe per regolarizzare 600mila clandestini. Il ministro Teresa Bellanova vorrebbe addirittura inserirla nel decreto di maggio. E sì che tutto suggerirebbe di fare il contrario: una nuova ondata di sbarchi ha fatto impennare gli ingressi del 350%, i nuovi arrivi stazionano stipati sul molo di Lampedusa e le ong si preparano a un’altra estate di interventi nel Mediterraneo. La maxi sanatoria del governo non solo è un messaggio sbagliato, che spingerà altri clandestini a far rotta verso l’Italia, ma è soprattutto una priorità di cui il Paese non sentiva il bisogno. Per uscire dalla crisi economica non servono certo permessi di soggiorno a pioggia per chi non ne ha diritto. Il governo studiasse piuttosto come uscire da questo pantano mettendo, innanzitutto, il Paese nelle condizioni di poter ripartire e approntando (una volta per tutte) le regole per la “fase 2” in sicurezza. Ogni giorno che perde, è un durissimo colpo al nostro sistema economico.
FONTE:http://blog.ilgiornale.it/indini/2020/05/05/il-governo-sana-i-clandestini-e-non-litalia/
PANORAMA INTERNAZIONA
FONTE:https://twitter.com/FaberVonCastell/status/1259951637239607302?s=19
Il virus cambierà la Cina (per sempre). Valori spiega come
Il 31 dicembre 2019 la World Health Organization, proprio dal suo ufficio cinese, viene informata ufficialmente dell’esistenza di alcuni casi di polmonite di eziologia sconosciuta avvenuti a Wuhan, nell’Hubei. Successivamente, le autorità cinesi identificano, per queste polmoniti, sempre dall’eziologia sconosciuta, un nuovo coronavirus, che viene isolato il 7 gennaio 2020.
Il 30 gennaio successivo, la Who dichiara una emergenza per la salute pubblica di ambito mondiale: il 16 di febbraio, infatti, i casi di coronavirus confermati in Cina sono ben 51.857 e i Paesi già colpiti dal virus, in quel momento, sono già 25. In quei giorni, i casi di morte sono 1.666 in Cina e solo 3 fuori da quel Paese. All’inizio della pandemia, segnato dalla dichiarazione del Who, i tecnici dell’agenzia dell’Onu, in Cina e altrove dichiarano ufficialmente che non è, a questo punto, prevedibile né la direzione, né la durata, lo scopo e il volume della pandemia stessa.
Certo è che le pandemie più recenti sono state, quasi tutte, originate in Cina: si ricordi qui la Sars del 2002-2003, il Mers-Cov (2012 e ancora debolmente diffuso) poi l’A/H1N1 tra il 2009 e il 2010, infine l’Ebola dal 2013 al 2016. Anche nel caso della Sars, peraltro, arrivarono dure critiche al governo cinese, visto che il primo caso fu registrato il 16 novembre 2002, e il Who fu informato solo il 14 febbraio 2003.
Fu proprio la Sars a dare l’inizio a una trasformazione radicale, e non solo nel settore sanitario, delle classi dirigenti cinesi. Certo è che, oggi, la dimensione economica e l’interazione tra Pechino e le altre economie sviluppate è ben maggiore di quella che potevamo studiare ai tempi della Sars.
Oggi, come è ben noto, la Cina è la seconda più grande economia del mondo, e il secondo maggiore importatore di beni globale, con un totale di 1.674 trilioni di dollari nel 2019, ed è all’origine del 13,7% delle esportazioni mondiali.
Per quel che riguarda le restrizioni derivanti dalla pandemia di Covid-19, esse hanno riguardato soprattutto la provincia dello Hebei, mentre 26 tra le 31 regioni cinesi hanno annunciato un fermo prolungato per le industrie non essenziali. Il Covid-19 si manifesterà soprattutto nei dati economici riguardanti il primo trimestre 2020, ma è possibile che anche il secondo trimestre venga chiaramente colpito, se il coronavirus dura, come accadde anche con la Sars, fino al maggio 2020.
Certo, il Pil del primo trimestre, in Cina, è calato del 6,8%, un dato di notevole rilievo. La caduta delle attività economiche è stata quindi grave e significativa. E colpisce uno degli asset primari del regime cinese: vi diamo, a voi cittadini del Celeste Impero, la crescita continua e stabile del Pil, l’arrivo a livelli di consumo e di vita prima inimmaginabili, ma voi dovete riconoscere il sistema politico e la sua gerarchia. Che non si discute.
Come reagirà, comunque, da quel che si intravede oggi, l’economia cinese al Covid-19?
Un primo effetto è stato l’aumento nettissimo della digitalizzazione. Un altro effetto, che si riscontrerà sempre di più anche nelle economie occidentali, sarà quello della diminuzione della esposizione esterna, quindi l’aumento di importanza percentuale e politica dei mercati interni, della finanza interna, della tecnologia autoctona.
La Cina non ha mai, peraltro, abbandonato del tutto al loro destino i mercati interni, diversamente da quello che hanno fatto molte economie occidentali, sempre più supinamente export-led.
Ma il processo di “ri-nazionalizzazione” dell’economia sarà ben visibile sia in Cina che in quei Paesi occidentali, come l’Italia, che hanno bloccato i loro mercati interni per correre fino in fondo l’avventura dell’export. Se in Italia ci sarà una classe dirigente, il che non è affatto detto.
Aumenterà, in Cina, anche la intensità competitiva, che è la pressione della competizione tra industrie dello stesso settore.
Cambieranno anche i consumi che, in Cina come altrove, saranno più attenti riguardo alla salute e alla qualità e meno legati all’immagine e al glamour, l’industria che vincerà, nel prossimo futuro, sarà molto più no frills, senza fronzoli, più essenziale e più attenta ai suoi effetti sulla salute. E probabilmente, saturerà bisogni che oggi chiameremmo ancora “post-moderni”.
Aumenterà comunque, anche in Cina, lo spazio del settore privato e anche quello del Terzo Settore.
La pandemia, dicevamo prima, in Cina come altrove, ha fortemente accelerato la digitalizzazione nel B2C (business to consumer) ma anche nelle transazioni fisiche (sempre meno frequenti, data la pandemia) e nel B2B (business to business).
Il 55% dei consumatori, in Cina, continuerà ad acquistare cibo e beni di uso giornaliero on line anche dopo la cessazione della pandemia, ma la Cina aveva iniziato a diminuire la sua esposizione alle economie mondiali già da ben prima della esplosione della pandemia virale. Riallocazione di elementi della supply chain in altre aree economiche e politiche, quindi, e ancora rientro nel territorio cinese o nei Paesi più vicini di molti dei settori che, nella prima fase della globalizzazione cinese, erano stati proiettati all’esterno, e qui siamo alla cassazione di un progetto quindi che, fino alla pandemia da Covid-19, era tipico della politica cinese.
L’uso della globalizzazione, quindi, come Rivoluzione passiva, per dirla con Antonio Gramsci.
Ovvero, l’imitazione da parte di Pechino dei modelli occidentali della globalizzazione-americanizzazione per poi rielaborarli egemonicamente. Quindi, per Pechino e anche per la Ue, secondo gli ultimi progetti elaborati dai loro think tanks, si tratta di un vero e proprio decoupling: ovvero l’inizio di una grande fase di diversificazione industriale e di nuova specializzazione globale tra le aree produttive e tra le nazioni. Con una “sequenza industriale”, comunque, ben più stretta rispetto alle lunghissime “catene del valore” che hanno caratterizzato, fino a oggi, la globalizzazione a guida americana e la struttura del commercio mondiale.
Per quel che riguarda la diversificazione industriale, è bene notare che, in Cina, il decile più alto delle società e delle imprese cattura oggi oltre il 90% dei profitti, mentre altrove la media è del 70%.
Verticalizzazione massima, cui corrisponde un rapporto particolare, ma meno ovvio di quanto si immagini, tra economia e direzione politica.
Questo sistema certamente cambierà, e molte nuove imprese entreranno nella top ten dei profitti, con una trasformazione interna dei sistemi produttivi, molti dei quali maturi, e poi l’entrata, nel vertice delle imprese, di attività nuove: sistemi digitali, tecnologia da sostituzione di lavoro, grande distribuzione, entertainment.
Così come la grande crisi Usa negli anni ’30, che è stata superata solo per mezzo delle spese belliche della II Guerra Mondiale, ha creato il grande cinema di massa e già globalizzato, la crisi pandemica, oggi, creerà un nuovo e grande mercato per la Tv specializzata, i film in streaming, Internet.
E, ancora, il 70% dei consumatori, come ci rivela una recentissima analisi di McKinsey in Cina, cercherà sempre di più cibi sani, prodotti eco-friendly, prodotti per la persona di alta qualità. Altro cambio storico di paradigma del consumo.
Inoltre, quando ci fu la Sars, epidemia virale anch’essa, furono lo Stato cinese e le imprese di proprietà del settore pubblico a ricominciare rapidamente e con grandi investimenti l’espansione economica, mentre oggi il settore privato cinese vale il 90% dei nuovi posti di lavoro e i due terzi della crescita economica.
Cambia quindi oggi, a Pechino, il rapporto tra politica e economia, si modifica e si accelera, con gli effetti della pandemia da coronavirus, la trasformazione privatistica dell’economia cinese e il nuovo rapporto tra Centro politico e decisione economica.
Sul piano politico, e soprattutto strategico, il rapido contenimento della pandemia da coronavirus in Cina, pure dopo le prime difficoltà, dubbi e lentezze, ha innescato, anche in Occidente, un nuovo dibattito tra categorie politiche, semplicistiche magari, ma chiare: autoritarismo, populismo e liberalismo, sia pure nei criteri classici di queste tradizioni politiche in occidente. C’è però un fatto nuovo, nella politica globale: una nuova correlazione tra modelli geopolitici differenti e la stessa competizione geopolitica.
Il modello cinese emerge come riferimento di punta della vasta, ormai, area che potremmo chiamare “anti-liberale” o “anti-liberista”, con Pechino che promuove la sua specifica “vittoria contro il virus” per difendere e, per la prima volta, propagandare il suo specifico sistema politico.
Non più l’imitazione, magari con “criteri cinesi”, della globalizzazione nordamericana e europea, ma la rivendicazione di un criterio centralista, autoritario, nazionalista e confuciano per la vittoria contro il Covid-19.
Peraltro, la pandemia da coronavirus dimostra che, oggi, i confini, qualunque sia la nostra ideologia di riferimento, sono molto più vaghi e porosi di quanto non immaginassimo. Quindi, abbiamo a che fare con una nuova guerra fredda dai limiti, però, inimmaginabili, mentre la lotta fra sistemi politici e economici diventa una, per dirla con un vecchio capolavoro della fantascienza, “guerra dei mondi”.
Peraltro, in Usa abbiamo un evidente deficit di leadership politica, la si pensi come si vuole, con un Presidente Usa, l’ultimo vero sovrano contemporaneo, che è perfino inviso al suo deep state e a buona parte delle sue stesse classi dirigenti. L’attacco di guerra ideologica e culturale da parte della Cina verso gli Usa è, da questo punto di vista, tecnicamente esatto e razionale, soprattutto se si guarda allo scontro sui dazi.
L’Ue è in grave crisi, forse definitiva, e certamente nessuno, fuori dall’Europa, pensa al modello Ue come a un esempio. Peraltro, tra la Corea del Sud, il Giappone, la stessa Cina, Singapore e Taiwan, l’Asia ha dimostrato di aver fatto meglio, nelle more della pandemia, di molti Paesi occidentali.
Pechino vuole quindi mantenere prima di tutto lo shift to Asia, ma con una diversa formula produttiva, quella che la pandemia da coronavirus farà emergere: più privatizzazioni, prodotti diversi da quelli della vecchia globalizzazione e spesso migliori, una diversa rete distributiva, una minore verticalizzazione produttiva.
Quindi, quali saranno gli scenari prossimi venturi, nella fase di controllo-stabilizzazione del Covid-19?
Ipotesi a) Il ritorno al passato, ovvero allo scontro classico tra Usa e Cina per limitarsi a vicenda, mentre i processi che abbiamo già descritto procedono, con i loro tempi lunghi. Aumenterà, in Occidente come in Oriente, la quota di spesa pubblica per la salute, si modificherà la struttura della protezione sanitaria nei Paesi “liberisti”, che pure, come gli Usa, spendono addirittura di più dell’Italia per la sanità, poi si modificherà, anche in Cina, il sistema ospedaliero e, soprattutto, quello dell’early warning sanitario, che è stato il vero punto debole di tutte le reti, occidentali e orientali, della sanità.
b) Si può anche immaginare il mantenimento, a nuove condizioni, della crescita stabile cinese. Il successo derivante dal rapido contenimento della crisi infettiva potrebbe catalizzare, verso Pechino, un nuovo vasto gruppo di simpatizzanti. Poi, c’è l’anno elettorale in Usa, che farebbe, probabilmente, passare il testimone presidenziale da un Trump che, chiaramente, ha organizzato attorno alle “colpe della Cina” la sua campagna elettorale, a un più moderato Joe Biden.
c) Se questo accadrà, Washington ritornerà ad avere una rete di istituzioni internazionali dalle quali esercitare la sua egemonia, pur mantenendo un contrasto evidente tra Usa e Cina sul piano dell’hard power e delle relazioni commerciali.
d) L’Ue potrebbe perfino essere della partita, se riuscirà a convincere gli Stati Uniti a una distribuzione dello sforzo strategico più ampia di quella attuale, ma non crediamo che, a parte qualche isolato leader europeo, l’Unione possa arrivare a tanto. Il pensiero strategico UE è ridotto al minimo. Hanno vinto i (cattivi) ragionieri.
Certo: la battaglia contro il coronavirus diminuirà, in primo luogo, il potenziale militare degli Usa nel Pacifico; e l’Ue avrà, nelle more della terapia economica contro la crisi da covid-19, il suo test di sopravvivenza economica e strategica. Il Maghreb è ormai in crisi definitiva, la pandemia ha destabilizzato, temiamo definitivamente, tutta l’area. Cosa riuscirà a fare il gattino cieco della Ue in una situazione di ebollizione, migratoria, economica, militare, petrolifera del Maghreb non è oggi dato prevederlo. Ma sarà sempre troppo poco, questo è certo.
Anche i Paesi maggiori dell’Opec sono in fase molto critica, mentre la Russia è in fase di controllo attento della sua pandemia, che è probabilmente maggiore di quanto non si sappia. Chiusura dei canali petroliferi per la Ue, nelle more dell’abbattimento del prezzo al barile? L’Europa non sopravvivrebbe.
Quindi, il coronavirus è un rapidissimo game changer per tutto il globo. E chi avrà la proiezione di potenza informativa e di psywar maggiore degli altri creerà una “narrativa” che si dividerà tra l’attribuzione della colpa e dello shame al nemico del momento, e dei relativi successi nella lotta al virus da parte del Paese che produce, appunto, la “narrativa”. Attualmente, non ci risulta che la Ue e, per certi versi, gli Usa, abbiano costruito una narrazione adatta a questa nuova psywar virale.
Quello che si vede, dal lato americano, è l’adattamento di vecchi modelli prima messi in atto con il Giappone, nei primi anni ’90 del XX secolo, o nelle propaganda contro i Paesi “cattivi” in Medio Oriente o nell’America Latina. Il pattern è stato sempre lo stesso: a) sei antidemocratico, b) hai compiuto una serie di delitti, nel senso privatistico del termine, c) è un “bugiardo”. La psywar Usa è soggettivista.
Il presidente Trump parla, oggi, di “virus cinese” e ha organizzato azioni contro la Cina in sede legale internazionale, ma la cosa non sembra attualmente del tutto efficace. Vince, nella psywar della “narrazione”, chi racconta la storia più affascinante e credibile, che non vuol dire affatto che sia vera, invece non vince mai chi fa causa, chi è troppo aggressivo o chi accusa formalmente un ipotetico o reale nemico.
Peraltro, la questione del laboratorio di Wuhan è più complessa di quanto non si creda. Barack Obama aveva posto una moratoria di quattro anni sui risultati degli esperimenti a Wuhan, mentre sia gli Usa che la Francia hanno finanziato, per anni, il laboratorio dello Hebei, specializzato sulle ricerche sui virus animali, magari proprio quelle ricerche che nei loro laboratori non potevano, o non volevano, far compiere.
I francesi iniziano infatti nel 2004 a costruire, sempre a Wuhan, un laboratorio di massima sicurezza per la ricerca sui virus animali. Nel 2017 il laboratorio viene inaugurato, ma i cinesi ne tengono fuori i 50 ricercatori francesi, che dovevano comunque accedervi.
Qui subentrano subito gli americani. Ed è proprio Anthony Fauci, il capo del Niaid, National Institutes of Allergy and Infectious Diseases, che finanzia, sostituendo Parigi, e con 3,7 milioni di usd, un progetto, questa volta tutto cinese, sui virus.
Negli anni precedenti, erano arrivati a Wuhan finanziamenti americani per 7,4 milioni.
Questi, nei limiti del possibile, i fatti. Ma è certo che la questione della sicurezza sia stata primaria, dopo lo scoppio della pandemia, anche per i cinesi.
Il primo scenario geopolitico e strategico elaborato da Pechino, nelle more del continuo scontro tra Cina e Usa, è quello di una guerra limitata tra le due superpotenze nel Mar Cinese Meridionale.
E c’è anche l’interno della Cina che non emette più, da tempo, segnali tranquillizzanti. Ci sono segnali di destabilizzazione sociale, che non maturano in rivolte ma sono ben analizzati dal Partito Comunista Cinese.
Si opera, oggi, in Cina, per restaurare la “pace sociale”, anche con strutture governative ad hoc.
Niente vieta, nella mente dei decisori di Pechino che, in questo contesto, possano operare paesi avversari, magari con supporti operativi lontani. Il Presidente Xi Jinping ha parlato, fino dallo scoppio dell’epidemia, di una “guerra del popolo” contro il virus.
Per ora, il paradigma della propaganda cinese è quello dell’efficienza: non sappiamo dove è nato il virus, ma siamo stati certamente rapidi nel contenere la pandemia. All’inizio, Pechino ha anche lasciato aperti alcuni controlli della psywar, perché si riteneva che la gente, subito dopo l’inizio della pandemia, avesse bisogno di qualche valvola di sfogo.
Ma l’immagine di efficienza del regime cinese è stata gestita certamente con successo all’estero, ma ha avuto delle falle all’interno. Falle che vengono da lontano: il regime cinese, all’inizio della globalizzazione, ha offerto agli imprenditori occidentali un livello salariale basso, una scarsa sindacalizzazione, bassi livelli di tutela ambientale, un rapporto amichevole con gli uomini del regime.
Ora, questo meccanismo si è inevitabilmente rotto. Il ritardo nel controllo della pandemia, che però è stato alla fine efficace, ma poi la crisi economica, inevitabile, ora morde, malgrado la rapidità di Pechino nel rispondervi. Il “credito sociale”, sintesi di tutta la vitta cittadina e sociale di ogni individuo, è oggi in crisi.
Nato nel 2014, è un sistema di sorveglianza, tradizionale o evoluta, che induce i cittadini ad adottare un comportamento migliore e più “sociale”. Il sistema monitora e punisce l’appartenenza dei cittadini, per esempio, a associazioni non approvate dal governo, oppure il ritardato pagamento dei debiti, o anche l’eccessiva dipendenza dai videogiochi, la scarsa pulizia, e perfino la mancanza di gentilezza nei confronti degli altri cittadini.
Ovviamente, lo scoring basso impedisce a chi lo raggiunga tutta una serie di vantaggi, permessi, occasioni. Il sistema sarebbe stato definitivamente perfezionato, guarda caso, proprio nel 2020 e dovrebbe riguardare anche le imprese. La psywar Usa contro la Cina, per quel che riguarda il coronavirus, riguarda però questi argomenti di base: a) la Cina ha sempre qualcosa da nascondere, ed è certo gravissima, ma non lo sappiamo ancora del tutto, b) noi (gli Usa) lanciamo molte e svariate accuse, ma la Cina risponde solo a quelle alle quali le interessa rispondere, ma anche c) tutti ce l’hanno con la Cina, qualcosa avrà pur fatto.
Pechino risponde con una serie di contro-argomenti di psywar. A) Si crea subito la costruzione di una intera “storia” che, essendo completa, tende a ridicolizzare i tentativi Usa. La storia intera batte sempre le allusioni rapsodiche. Poi, b) la dimostrazione che anche altri ce l’hanno con Pechino, e quindi le nostre (Usa) accuse contro la Cina sono vere. Ma è anche la dimostrazione che c’è un complotto contro Pechino. Una banale e, talvolta rozza guerra delle informazioni Osint.
Poi, messaggi multipli e messaggi subliminali, da parte di tutti e due i Paesi.
FONTE:https://formiche.net/2020/05/cina-usa-covid-19-mondo-europa/
POLITICA
“Così disprezzano il meglio dell’Italia. Decreto scritto da chi non ha mai lavorato”
L’allarme dell’economista: “Chi è al governo sogna di nazionalizzare ogni cosa. E ora rischiamo di finire in uno Stato sovietico e neostatalista”
SCIENZE TECNOLOGIE
Presidente Ordine dei Medici Liguria: Classificano tutto come COVID?
Tarro: “Il vaccino c’è già, è il plasma dei guariti”
Gioia Locati – 5 maggio 2020
“Non ci troviamo di fronte a una terapia sperimentale da dover studiare o da concedere in ‘via compassionevole’. È una pratica conosciuta da secoli, utilizzata anche da Pasteur nell’Ottocento: si sono sempre prelevate le gammaglobuline dai guariti per curare i malati”.
Così Giulio Tarro, professore e virologo, allievo di Sabin (ha ricevuto nel 2018 il premio americano di miglior virologo dell’anno) noto per aver isolato il vibrione del colera negli anni Settanta oltre che approfondito e curato la polmonite sinciziale nei neonati, interviene sulle infusioni salva vita praticate con successo in alcuni ospedali, a Mantova, Pavia, Lodi e Cremona. Il plasma dei convalescenti è stato usato in passato per trattare i malati di Sars, Mers ed Ebola. Nei mesi scorsi in Cina sui malati di Covid 19 e, recentemente, a Mantova, ha favorito la guarigione in una donna incinta di 28 anni. Cliccate qui.
Niente di nuovo, dunque?
“Assolutamente. Pratica antica, rodata ed efficace, meno complessa di una trasfusione perché non occorre cercare il gruppo sanguigno affine. Si inietta solo la parte liquida che contiene gli anticorpi e non i globuli rossi”.
Lei ha detto che il virus sparirà con il caldo.
“Ne sono ancora convinto. I virus respiratori e influenzali d’estate si stemperano. A certe latitudini, penso all’Africa, si sono presentati solo piccoli focolai. Verosimilmente potrebbe accadere o che sparisca come la Sars o che ricompaia come la Mers ma in maniera localizzata o, cosa più probabile, che diventi un virus stagionale”.
Se l’aria aperta, il vento e il sole non favoriscono i contagi perché dobbiamo girare con le mascherine?
“Le mascherine andrebbero indossate quando si hanno incontri ravvicinati o ci si ritrova in un luogo frequentato. Non quando si cammina (o si corre) da soli”.
Qualcuno afferma che il virus Sars-Cov-2 non sia stato isolato (come da procedura protocollata) ma solo sequenziato in alcune parti.
“Mi risulta che in Australia lo abbiano coltivato su colture cellulari e poi, come da protocollo, fotografato al microscopio elettronico”.
Come mai di altri coronavirus e di virus a RNA non si riesce a trovare il vaccino? Non si è trovato per la Sars, né per la Mers. E neppure per l’Aids e l’epatite C.
“Come scrisse Sabin nel 1993, editoriale su Nature del 17 marzo, il virus HIV dell’Aids si nasconde all’interno delle cellule e, sfuggendo agli anticorpi, non si trova. Quello dell’epatite C ha diversi ceppi…”
Anche l’influenza ha tanti ceppi.
“Esatto. Solo l’influenza A ha diversi sottotipi, la Spagnola, l’N1H1, l’Aviaria, la Hong Kong, sono tutte di tipo A…Poi ci sono le influenze B e quelle di tipo C. È importante ricordare che quando la popolazione raggiunge una quota di immunità naturale questi virus smettono di circolare. L’Asiatica del 1957 colpì i giovani e non gli anziani, i quali erano già protetti dallo stesso virus che imperversò nel 1890”.
Tornando a Sars e Mers, come mai di questi coronavirus non si è trovato un vaccino in 18 anni e ora si dice che per il Sars-Cov-2 ce ne siano almeno un paio quasi pronti oltre a diverse decine allo studio?
“Un vaccino non si fabbrica in pochi mesi. Vi sono delle tappe necessarie da percorrere altrimenti si rischia di spendere energie e denaro per un prodotto inutile. Recita il proverbio che la gattina frettolosa fa i gattini ciechi. Sono fondamentali le prove di sicurezza e quelle di efficacia, su campioni ampi e rappresentativi. E poi, come ho detto, abbiamo già un vaccino che è anche curativo, le infusioni di plasma da convalescenti. Si incentivino le donazioni e si promuova questa pratica in tutti gli ospedali”.
Luc Montagnier ha dichiarato che nel virus Sars-Cov-2 vi è una sequenza del virus dell’Aids. Secondo il premio Nobel siamo di fronte a un esperimento di laboratorio ma ci dice anche che con il tempo la presenza del tratto artificiale è destinato a scomparire…
“Parecchi ricercatori hanno cercato questa sequenza senza trovarla. Montagnier ha specificato di averla individuata attraverso un’ipotesi matematica; si tratta di uno studio a tavolino non di una ricerca in laboratorio”.
Cosa pensa delle ultime dichiarazioni di Trump? Il presidente è convinto che il virus sia uscito dal laboratorio cinese di Whuan. Il problema degli esperimenti sui virus pandemici e di una possibile fuga è reale, e segnalato da tempo con preoccupazione da parte del mondo scientifico. Cliccate qui.
“D’altro canto vi sono numerosi studi che attestano la provenienza del Sars-Cov 2 dal pipistrello. Al momento per noi questo è un non problema. Dobbiamo affrontare le conseguenze del virus e gestirle. E, ripeto, perché ancora l’Italia lo ignora: vi è una terapia soddisfacente e a portata di mano, il sangue dei guariti”.
È stato detto che il Covid 19 si può manifestare anche nei bambini con la sindrome di Kawasaki.
“Non si sa ancora nulla di questa malattia, rara, che si presenta come una forma autoimmune ed era presente anche prima del Covid 19. Spero che si faccia chiarezza”.
Cosa pensa della malattia Covid 19? In alcune persone si è manifestata con sorprendente virulenza.
“Sì. Ormai sappiamo che le persone anziane e chi è affetto da co-morbilità rischia di avere gravi complicazioni a livello polmonare e circolatorio. I medici che purtroppo hanno perso la vita a contatto con i malati erano sprovvisti di protezioni, alcuni di loro avevano patologie pregresse. La mortalità da Covid 19 è assai bassa e la diffusione del virus nella popolazione è ben più ampia di quella che appare dai tamponi eseguiti”.
Le messe sono ancora vietate. Se la decisione di proibirle non è stata presa da Conte, arriva dal comitato scientifico?
“Non esiste alcuno studio sulla pericolosità delle celebrazioni rispetto ai ritrovi concessi sui posti di lavoro o sui mezzi pubblici. È stato un provvedimento stupido, creato dal nulla e senza alcuna motivazione. Perché nelle Chiese non dovrebbe essere rispettato il metro di distanza?
Cosa pensa della raccomandazione di sanificare gli ambienti con diversi disinfettanti? Nel periodo gennaio-marzo i centri anti veleni hanno ricevuto più di 45.000 chiamate a seguito delle esposizioni a sostanze disinfettanti. Un aumento del 20% rispetto alla media.
“Le sanificazioni vanno studiate e circostanziate. Il virus è trasmesso per via aerea, ci si contagia attraverso contatti ravvicinati a differenza dei virus influenzali che si trasmettono anche con una distanza di diversi metri. Non è necessario impiegare sostanze tossiche, per sanificare un ambiente si possono utilizzare i raggi ultravioletti, già usati nei laboratori”.
FONTE:http://blog.ilgiornale.it/locati/2020/05/05/tarro-il-vaccino-ce-gia-e-il-plasma-dei-guariti/
TONFO CLAMOROSO DEL PARADIGMA MEDICO-VIRALE E DELLA DITTATURA GLOBALISTA
SCIENZA VERA E SCIENZA FASULLA
Non esiste scienza al mondo che abbia diritto di chiamarsi tale se non è intesa a scopi nobili, utili e condivisi, a difesa dell’uomo, della sua salute e della sua felicità, senza barriere di razza e di casta. Su questo punto non penso esistano dubbi o controversie per chi vive nella trasparenza e non nell’inganno. Purtroppo, occorre riconoscere che in questo momento, per una serie di motivi che si sono accumulati-prolungati-incancreniti-aggravati negli anni, siamo tutti finiti ostaggio di un branco di pazzi criminali allergo-immuno-virologhi che si atteggiano a scienziati senza esserlo in minima parte. Fatta questa premessa veniamo ai fatti.
IMBARAZZANTI DENUNCE DA UNA EX-BIOLOGA DI REGIME
Judy Mikovits è una ricercatrice medica nonché biologa molecolare americana. In questi giorni, è l’autrice di pesanti denunce contro la lobby che gestisce il mondo scientifico e che ha creato la presente sceneggiata mondiale del Coronavirus. La scienziata ha lavorato nei laboratori più importanti come quello militare di Fort Detrick in North Carolina.
All’apice della sua carriera, le sue scoperte e soprattutto le sue rivelazioni sono state pubblicate su importanti riviste scientifiche tra le quali la prestigiosa Science, mettendo in grave imbarazzo il sistema e la comunità scientifica, causando una vera e propria onda d’urto, un’ondata di sdegno anti-sanitario tra il pubblico americano.
La biologa ha infatti rivelato dettagli scabrosi, come l’uso e l’abuso di animali, oltre che di tessuti fetali umani. Pratiche del resto ampiamente utilizzate dalle case farmaceutiche. Pratiche che fanno riferimento al famigerato immunologo dr Stanley Alan Plotkin (classe 1932), consulente della Pasteur Sanofi, considerato “padrino dei vaccini e delle vaccinazioni obbligatorie”. Pratiche non solo orrende e immorali, ma che scatenano pure piaghe devastanti e malattie croniche nei vaccinati.
SCOTTANTI RIVELAZIONI SULLE MULTINAZIONALI E SU TONY FAUCI
Per aver esposto questi segreti al pubblico la Judy Mikovits ha subito una serie di conseguenze tra cui la distruzione della sua brillante carriera scientifica, perquisizioni da parte dell’FBI e persino il carcere. Per non dire le gravissime minacce e dissuasioni dal dire altre cose ancora. Ma lei ha deciso di uscire coraggiosamente allo scoperto non appena la hanno liberata per assenza di prove a carico (l’accusa era di sottrazione di documenti segreti).
Ha deciso di scrivere il testo “La Piaga della Corruzione” non appena il suo bavaglio le è stato sciolto. Obiettivi diretti le multinazionali del farmaco e del vaccino, nonché il virologo-capo di regime Anthony Fauci, l’uomo che è a capo della task force pandemica. Lo stesso che con la sua organizzazione privata NIAID (National Institute of Allergy and Infective Disease) ha diretto l’insabbiamento delle prove a suo favore, facendola finire in carcere.
PIÙ SI VA AI VERTICI E PIÙ DEFICIENZA SI TROVA: UNA VERA E PROPRIA SELEZIONE ALLA ROVESCIA
Quel Fauci che continua a dettar legge ai vari governi del mondo. Quello che sta determinando il buono e il cattivo tempo della salute e dell’economia mondiale. Uno che ha davvero milioni di scheletri dell’armadio e milioni di vittime mandate in camposanto in largo anticipo, nelle parole della stessa Mikovits.
Il virologo Anthony Fauci lo conosce molto bene lo stesso Peter Duesberg. Lo cita infatti a pag. 165 del suo testo italiano “Il virus inventato” Baldini&Castoldi Editore. Fauci è oggi noto a larga parte del pubblico internazionale per il suo ruolo a capo della task force americana contro il Covid-19. In effetti le sue scelte si riversano a catena su tutti i ministeri della salute.
ALLA RICERCA OSSESSIVA DI UN VIRUS CONTAGIANTE NELLE MEMORIE DI DUESBERG
Correva l’anno 1982. CDC (Centers for Disease Control and Prevention) e NIH (National Institute of Health) erano reduci da sconfitte e disastri nel campo della guerra contro il cancro che si trascinava da anni senza risultati tangibili. Prevaleva una retorica allarmistica. Si era alla ricerca di una grande epidemia che rappresentasse una minaccia alla vita umana e che facesse molte vittime, fornendo cadaveri da cui prelevare campioni di tessuto da esaminare, provando che si trattava di malattia infettiva e mortale.
Già nel 1983 le copertine di Time e Newsweek dedicavano copertine angoscianti e parlavano dell’AIDS come “la più grossa minaccia del secolo alla salute umana”. Lo scenario era pronto per la ricerca di un virus responsabile dell’Aids.
Una delle prime reazioni venne dal NIAID. Il vicedirettore Anthony Fauci, grande voracità per il danaro e ambizioso arrampicatore sociale, avviò sotto la sua personale supervisione, accettando senza discutere l’ipotesi infettiva suggerita dal CDC.
Oggi sappiamo grazie a Peter Duesberg, massimo esponente mondiale di biologia cellulare e molecolare, nonché docente per anni alla University of California – Berkeley, che l’HIV non provoca l’AIDS e che l’AIDS non si trasmette per via sessuale e anche che l’AZT non migliora affatto l’immunodeficienza. Chi vuole approfondire deve necessariamente leggersi “Il Virus Inventato”, l’unico testo che cita nomi e cognomi dell’intera vicenda, senza lasciare spazio a dubbi di alcun genere.
UN MEDIOCRE E TRUFFALDINO RICERCATORE CHIAMATO ROBERT GALLO
La Mikovits fece parte del team che lavorava intorno all’HTLV-1, il controverso e fallimentare virus dell’Aids di Robert Gallo, mediocre ricercatore americano. Talmente mediocre da ignorare persino che i retrovirus non attaccano le cellule, per cui i suoi presunti malati di AIDS non risultavano mai infettati.
In effetti fu Luc Montagnier in Francia a scoprire un nuovo retrovirus. Non essendo incline a esagerazioni e trionfalismi, Montagnier chiamò la sua scoperta Lymphoadenopathy-Associated Virus (virus associato a linfo-adenopatia) e decise ingenuamente di chiedere aiuto a Gallo per divulgare il suo lavoro.
AIDS, UNA STORIA DI IMBROGLI E DI TRADIMENTI
Gallo, che niente aveva combinato di buono al riguardo, e che ciononostante si auto-reputava massima autorità mondiale in fatto di virus, si sentì umiliato di fronte a un ignoto ricercatore francese che invece aveva azzeccato il problema, e tentò ogni strada per impossessarsi di tali lavori e per accreditare a se stesso l’invenzione.
Alla fine nacquero lunghe polemiche e il tutto si risolse con un pubblico incontro presidenziale nel 1987 tra Jacques Chirac e Ronald Reagan che si accordarono diplomaticamente di suddividere il merito e i brevetti sulla scoperta del virus, definito una co-invenzione franco-americana Gallo-Montagnier, con il nobel da assegnare al solo Montagnier. Una brutta ed infamante storia fin dall’esordio. Alla fine poi Fauci, che lavorava nel team di Gallo, gli fece le scarpe diventando il beneficiato numero uno dalla farsa mondiale AIDS.
LA STORIA È DI DOMENICA 10 MAGGIO 2020: L’AMERICA RIPARTE SENZA BISOGNO DI ALCUN VACCINO
La Mikovits conosce Fauci da vicino e da molti anni. Ne ha denunciato gli enormi conflitti di interesse e i grossi finanziamenti da parte delle maggiori case farmaceutiche. L’agenda di Fauci, allora come oggi non sembra essere affatto quella di salvare vite umane, ma piuttosto quella di accaparrarsi ricchi profitti per sé e il suo gruppo.
Tant’è che il presidente Trump ne ha tarpato le ali cercando di liberarsene e di isolarlo, anche se non senza ovvie difficoltà. Ma le sue forti parole di ieri 10 maggio 2020, non lasciano adito a dubbi. “L’America riparte e il Coronavirus si sta sgonfiando senza l’ausilio di alcun vaccino presente e futuro”, una bocciatura clamorosa del progetto caldeggiato dalla OMS, da Bill Gates e da Anthony Fauci.
TONY FAUCI PARAGONABILE A BERNIE MADOFF
Judy Mikovits arriva a paragonare Tony Fauci a Bernie Madoff (classe 1938) banchiere e criminale statunitense condannato per la più grande frode finanziaria di tutti i tempi. Insieme a Robert Redfield attuale capo del CDC, all’immancabile Bill Gates (cassaforte del sistema coi fondi esentasse Bill&Melinda Gates) e a George Soros con il suo enorme peso finanziario dei capitali in nero e del controllo totale della Banca Mondiale, si accordò per suddividere brevetto, meriti e profitti miliardari derivanti dalla frode AIDS e del Carrozzone AIDS.
DA UNA PARTE I SEMINATORI DI MORTE E DALL’ALTRA LA GENTE CHE VUOLE VIVERE E CHE SI RIBELLA
Tutte queste cose sono successe agli albori delle pesti moderne propiziate ad arte da chi ha interesse a spaventare e incatenare i popoli, a disinformarli, a dividerli, a impoverirli, a rarefarli, a ridurli e a provocarne la scomparsa. Tutto il contrario di quanto ascoltiamo dai movimenti spontanei di massa di questi giorni.
“All we want is to help one another, human beings are like that”, “We like to live by each other without distances and barriers, happy and not in misery”, “Our good Earth is rich and has room for everybody”, “We have the power to live free and beautiful, to make this life a wonderful adventure”, “We are men and not machines”. Questo si sentiva dalle città americane, dall’Asia e dall’Africa. Slobodna (libertà) dai paesi slavi. Freedom of choice dal Regno Unito. Stop all lockdown dal Brasile.
SIAMO DAVVERO AI FERRI CORTI, LA GENTE DEVE SAPERLO
Qui non c’è spazio per scherzare. Lo scontro non è un discorso di parte tra opinioni diverse. Qui si parla di sopravvivenza della civiltà umana davanti a gentaglia venduta al dio danaro e al dio potere. Gentaglia che sta tramando cose assurde e allucinanti per far diventare la terra un pianeta di disgrazia, di infelicità e di devastazione mai vista prima. Qui si gioca il domani dei nostri figli. Qui si vuole declassare la terra a luogo di sventura e di idiozia, a manicomio del sistema solare.
VACCINI SEMPRE PIÙ CARICHI DI PORCHERIE E DI INSIDIE
Il prossimo passo di questa grande lobby del farmaco è quello di sviluppare un vaccino per il coronavirus, tanto inutile quanto pericoloso. Più che un vaccino una serie di vaccini e di trattamenti sanitari obbligatori capaci di portare alla morte precoce di milioni di persone, così come accaduto per gli altri vaccini delle case farmaceutiche che contenevano feti umani e animali.
Ma nei prossimi vaccini verranno inseriti non solo i feti e non solo i microchip sotto pelle, ma del materiale radioattivo per il controllo personale.
CLAMOROSI LEGAMI TRA FAUCI E I LABORATORI MILITARI
Un’altra conclusione fondamentale della virologa riguarda l’origine del Covid-19. La dottoressa spiega come l’origine di questo virus non possa essere naturale, perché il passaggio da animale a uomo richiede secoli prima di potersi avverare. Ad avere un ruolo determinante nella sua manipolazione sarebbero stati il laboratorio militare dell’esercito americano a Fort Detrick US, e l’ormai famigerato laboratorio di Wuhan.
I due laboratori avrebbero ricevuto, da parte dell’NIAID di Fauci, finanziamenti pari a 3,7 milioni di dollari. L’istituto NIAID ha infatti partecipato nel 2019 a esperimenti congiunti con il laboratorio di Wuhan, esperimenti che avevano come scopo dichiarato la manipolazione del coronavirus dei pipistrelli. C’è un filo rosso quindi che lega il laboratorio di Wuhan a Fauci e sul quale nessun media si è mai premurato di indagare.
Se Anthony Fauci ha nascosto importanti rilevazioni riguardo al virus dell’HIV negli anni’80, cosa ci assicura che non stia facendo lo stesso ora riguardo al Covid-19?
NON CREAZIONE DI VIRUS MA ACCELERAZIONE VIRALE
Lei crede davvero che il Covid-19 sia stato creato in laboratorio?
“Diciamo meglio. Questo virus è stato è stato studiato ed istruito e manipolato in un laboratorio dove sono stati presi dei pipistrelli e dei maiali, ed è stato poi deliberatamente (non per errore) rilasciato. Tutto questo non può accadere naturalmente. Non funziona nel modo semplice e banale che voi credete, dove uno va al mercato e si prende un pipistrello e fa in modo che un virus naturale del pipistrello salti direttamente alla cellula umana. Qui c’è di mezzo un processo di accelerazione virale. Questa è una evoluzione virale accelerata. Se fosse naturale, servirebbero 8 secoli per tale passaggio. Con la SAR-1, altra manipolazione, sono serviti 10 anni”.
IN AMERICA TRADIRE LA PROPRIA PAROLA TI PUÒ INCASTRARE LEGALMENTE
Lei ha qualche idea di dove possa essere successo?
“Oh sì, sono sicura della collusione tra Fort Detrick (Army Research Lab) e il Wuhan Virology Institute. Oggi sappiamo che il NIAID di Fauci ha persino condotto esperimenti in passato del Coronavirus proprio nel laboratorio di Wuhan. Esistono le prove. Se non lo ammette deve andarsene per eclatante falsità”.
In USA si ammette l’imbroglio, l’ipocrisia e persino l’uccisione dei propri presidenti ribelli, ma non la bugia eclatante e smentita dai fatti. Su questo non si transige.
BILL GATES NON È CERTO MIGLIORE DI FAUCI
Quanto poi a Bill Gates, parliamo di qualcuno dotato di miliardi di dollari, eletto da nessuno, scelto da nessuno, totalmente privo di background medico o scientifico, privo di qualsiasi competenza degna di tale nome, all’infuori del business Microsoft e della sua religiosa voracità per il potere. Un soggetto insidioso e pericoloso, capace di mettere a repentaglio disinvoltamente la vita di milioni di persone.
Basta ascoltare dal vivo le ultime sue uscite sul Coronavirus: “La normalità ritorna solo quando abbiamo ampiamente vaccinato l’intera popolazione mondiale tramite attivazione dei vaccini obbligatori”.
PROGETTI DEMENZIALI A SCAPITO DELLA SALUTE E DELLA LIBERTÀ
La realtà è che se si avviasse tale demenziale progetto, il gruppo facente capo all’OMS, a Fauci e a Bill Gates, metterebbe assieme una colossale quota della ricchezza mondiale a spese della povera gente trasformata in paria, in schiavi della gleba privi di diritti e di libertà. Possiedono i vaccini e la capacità di inventarli, oltre che di lavorarli indisturbati. Uccideranno milioni di persone come da sempre hanno fatto a partire dall’Ebola, dall’Aids, dalle Aviarie e dalle Suine, etichettando vivi e morti secondo i loro criteri di alta manipolazione.
IL WASHINGTON TIMES DEFINISCE IL COVID-19 COME LA TRUFFA PIÙ GRANDE DELLA STORIA UMANA
I cosiddetti morti da Covid-19, annunciati giornalmente nelle macabre contabilità dell’orgia virale, non sono attribuibili al virus. L’ho riportato nella mia tesina “Suicidi e impiccagioni in Giappone” di qualche giorno fa. Lo ha ribadito Marcello Pamio in un suo video evidenziando che i morti reali non causati ma “con-causati” da Coronavirus sono lo 0,01% ovvero 1 su 10.000. Ne stanno parlando persino la Stampa, il New York Times e Il Washington Times, tutti quotidiani di regime.
Il NY Times ha addirittura lodato la Svezia che non ha fatto nessun lockdown, risultando alla fine totalmente vincente (mentre in Italia paese di fessi, grazie a Mattarella e Conte, chi esce senza la mascherina addosso viene inseguito dai droni e poi sanzionato con 400 euro). Il Washington Post definisce addirittura la sbornia Coronavirus come “La truffa più grande della storia” (seconda forse solo all’AIDS-HIV).
Qualche barlume di intelligenza trapela anche dalle forze del male. Come rilevato da Pamio, è anche questione di opportunismo. Si stanno rendendo conto di essere sul carro dei perdenti, e vogliono mettere un po’ le mani avanti.
TERAPIE MEDICHE MICIDIALI E VENTILATORI KILLER
Le terapie sono sbagliate. Molti dottori americani hanno denunciato che i respiratori non stanno aiutando i pazienti, ma stanno in realtà provocando gravissimi danni alla loro salute. “Li stanno ammazzando con i ventilatori”, denuncia la Mikovits.
“Ad oggi, se un ospedale americano riporta come causa di morte di un paziente il Covid-19 prende 13mila dollari dalle assicurazioni, da Medi-Care. Ma se invece li attacca al ventilatore, ne riceve ben 39mila, il triplo. Il regime non cerca il benessere dei pazienti. Vuole invece favorire i loro decessi da coronavirus. Più caos e più paura si genera e meglio è. Si sta dunque lavorando con un paradigma medico che è totalmente falso”.
Avevo già riportato questo fatto in un articolo con le dichiarazioni del dr Scott Jensen.
NOI MEDICI LIBERI CAPIAMO LA MICROBIOLOGIA E L’IMMUNOLOGIA
Interessanti le rivelazioni-intervista di un giovane medico americano inserito nel video della Mikovits. “Mascherina di carta, di cotone o di qualsiasi altro materiale? Un ambiente infettivo intensificato per proteggerci? Non facciamoci ridere! Noterà che noi medici liberi non indossiamo mascherine di alcun tipo. Come mai? Glielo spiego subito. Non le portiamo perché capiamo la microbiologia e capiamo l’immunologia, per cui puniamo tutto su un forte sistema immunitario. Il sistema immunitario umano è abituato a toccare con mano nuda. Condividiamo lo stafilococco gli altri batteri, virus e batteri streptococchi.
IL SISTEMA IMMUNITARIO SI RAFFORZA GRAZIE AI CONTATTI CON L’ESTERNO
Noi umani sviluppiamo una risposta immunitaria quotidiana proprio grazie a questi contatti. Se mi porti via i contatti esterni il mio sistema immune si riduce. Se mi rinchiudo e mi rifugio in un posto chiuso e isolato e teoricamente sterile, il mio sistema immunitario precipita. Se mi tieni lì per settimane e mesi precipita ancora di più. Se quando stai in casa a lavarti le mani vigorosamente in continuazione, o magari con dei disinfettanti, peggio ancora, riduci ulteriormente la tua flora batterica. Il mondo esterno non aggredisce ma costituisce nuove barriere e impedisce che delle infezioni opportunistiche prendano vantaggio dalla tua debolezza immunitaria.
BATTERI E VIRUS MATTONI DEL SISTEMA IMMUNITARIO
Usciamo pertanto dal nostro guscio-rifugio, dalla nostra stupida torre d’avorio falsamente protettiva. Lo faremo con un sistema immune debole ma che va progressivamente a rinforzarsi. Solo così, grazie ai contatti esterni, potremo arricchirlo e rinforzarlo grazie a scambio continuato di batteri e virus con l’aria, l’acqua, le persone e gli animali.
I mattoni del sistema immunitario hanno un nome preciso: Si chiamano batteri e virus. Indossare la mascherina significa non solo auto-intossicarsi ma anche rendere attivo ogni virus che ne resti intrappolato. Fine della storia. Firmato da un medico americano e da un seguito di suoi colleghi (un po’ come accade in Italia con la Medicina di Segnale).
L’INTERO PARADIGMA IN USO È FALLIMENTARE
Complimenti Judy, ma mi stai massacrando, si lamenta l’intervistore. Sei la prima biologa che mi dice senza mezzi termini che stiamo facendo tutto l’opposto di quello che serve! “Sto dicendo cose sensate e dimostrate nei fatti. Che senso ha chiudere le spiagge e impedire alla gente di muoversi liberamente? Ci sono preziose sequenze virali da catturare nel terreno, nell’erba, nella sabbia. Esistono microbi curativi nei mari e nell’acqua salata. Tutto quanto si sta pensando, dicendo e facendo in questi mesi è autentica psicopatia, autentica follia.
INTERI PAESI IN GINOCCHIO
E si pretende di contingentare la gente e metterla in fila ordinata per entrare nei bus, nei treni e negli aerei. Questo è ridicolo oltre che insostenibile. I prezzi dei biglietti triplicheranno. Entrare nei ristoranti e nei bar in mezzo a barriere in plexiglas diraderà i clienti. Chiuderanno tutti senza più lavoro. Interi paesi messi in ginocchio economicamente.
Bambini con bracciali d’allarme per tenere le distanze, quando essi amano toccarsi e stare insieme allegramente e senza pensieri è mostruoso. Il paradigma proposto da questi imbecilli al potere è semplicemente demenziale.
SEMINATORI DI ODIO E DI DISTACCO FRA UOMO E UOMO
Le istituzioni dovrebbero impegnarsi allo spasimo per il bene della gente. Si rivelano invece brave a manipolare le masse, trasformando le persone in nemici uno dell’altro. Gente che chiude e imprigiona e denuncia altra gente. Gente che impedisce di sentire le voci del dissenso. Non è accettabile che una intera comunità umana venga ingannata e ridotta in queste pietose condizioni.
Ognuno faccia sentire la sua voce. La propaganda di regime continua a seminare odio tra le persone. Anche questo fa parte della loro strategia. Finalmente però alcuni medici si stanno svegliando dal loro lungo torpore e dalla loro annosa rassegnazione.
L’ITALIA È UN CASO PARTICOLARMENTE PATOLOGICO
Judy, come mai l’Italia è il paese più colpito percentualmente da casi letali?
“Primo, la sua popolazione è molto invecchiata e spesso pure malandata per vasto uso di vaccini somministrati nei mesi precedenti. Una popolazione soggetta a malattie infiammatorie gravi e croniche, e pertanto di per sé già ad alto rischio. C’è stata pure una nuova forma di vaccino influenzale non testato che conteneva 4 diversi ceppi di influenza, incluso l’altamente patogeno chiamato H1N1, caldeggiato per la stagione 2019-2020 dal Ministero della Salute italiano che ha sulle spalle pesanti responsabilità.
I CANI SONO PORTATORI ECCELLENTI DI CORONAVIRUS
Quel vaccino è stato coltivato in una linea cellulare canina. I cani sono portatori di moltissimi Coronavirus, ed è anche per questo che non li stanno nemmeno testando”.
Come dire ne vedremmo delle belle. Si dovrebbe procedere forse a uno sfoltimento radicale dei canili e a una corsa alla persecuzione nei riguardi di cani e gatti, una delle poche consolazioni rimaste a molta gente. Le persone sottoposte a questo vaccino potrebbero aver ricevuto nel proprio organismo il coronavirus che poi si sarebbe manifestato nei mesi successivi. Se tutto questo fosse confermato, a creare l’anomalia di morti in alcune regioni italiane non sarebbe stato il Covid-19, ma i vaccini che incredibilmente contenevano questo virus.
VACCINAZIONI INFLUENZALI CAUSA DI POSITIVITÀ AL CORONAVIRUS
I vaccini anti-influenzali avrebbero causato anche altri problemi, dal momento che la Mikovits cita un altro importante studio scientifico del Pentagono, secondo il quale questa immunizzazione anti-influenzale, usata sia tra i disabled veterans dell’esercito americano che tra la popolazione in Italia, aumenterebbe i rischi di infezione da coronavirus del 36%.
La denuncia della dottoressa è gravissima, oltre che devastante. In altre parole, la virologa sta dicendo che l’intera crisi da coronavirus è stata creata dalle grandi lobby del farmaco non certo per favorire la salute delle persone, quanto piuttosto per procurare loro il maggiore danno possibile.
MASCHERINE INSALUBRI PER SANI E MALATI
Le mascherine, raccomandate in modo vergognoso ed ossessivo dal governo, specie da quello italiano, non solo non servono, ma compromettono la salute delle persone sane che non ne hanno alcuna necessità, e pertanto anche la salute delle persone malate.
La verità sta venendo alla luce. Un’orribile verità che sta rivelando che il coronavirus non è il mostro che un certo corrotto mondo scientifico vuole far credere assieme alla complicità di media totalmente venduti al terrorismo di regime.
IL VERO MOSTRO DELLA SITUAZIONE RIMANE LA DITTATURA GLOBALISTA
I veri mostri, in questa storia tratta dai film horror hollywoodiani di fantascienza, sono coloro che stanno attentando alla salute delle persone pur di vedere realizzato il loro sogno di un governo mondiale totalitario fondato sulla paura, la repressione del dissenso e sulla scienza corrotta al servizio delle grandi case farmaceutiche. Il vero virus non è il Covid-19. Il vero virus è la dittatura globalista che sta nascendo da tutto questo.
BOICOTTAGGIO CONTRO I FARMACI ESSENZIALI A BASSO COSTO, COME LA IDROSSICLOROCHINA
Si parla molto anche di idrossiclorochina, un farmaco antimalarico che associato allo zinco pare funzionare alla grande nella cura dei pazienti. In quasi 2300 casi in 30 paesi diversi è stata classificata come il migliore farmaco per trattare il virus. Un farmaco, nota bene, che è stato nella lista delle medicine essenziali per 70 anni.
Fauci l’ha definito “farmaco aneddotico” bloccandolo fino a quando non si procede con sperimentazione a doppio cieco, mentre i suoi vaccini non vengono mai testati a quel modo. La AMA (American Medical Association), altro scandalo, ha minacciato di togliere la licenza ai medici che avessero usato, prescritto o consigliato tale farmaco! Con una dose da 0.50 US$ si possono proteggere 1000 persone per 7 giorni. Questi dati li mantengono nascosti alla gente.
BOICOTTAGGIO CONTRO LA PLASMA-TERAPIA
In Italia si parla di un altro farmaco essenziale che è il plasma. Pure la plasma-terapia viene da lontano, dal tardo ‘800. E pare che le trasfusioni di plasma funzionino davvero, tant’è che a Mantova, Pavia, Milano e in altri ospedali italiani viene ormai usata sempre più spesso. Una sacca di plasma costa 82 euro. Su questo c’è stato un duro scontro tra il dr De Donno e Burioni, per il quale il plasma è costoso e inoltre può trasmettere molte malattie.
VEDI PURE IL CASO DEL FARMACO “SERMONE” TOLTO DI MEZZO PERCHÉ POCO REDDITIZIO
La questione delle medicine essenziali boicottate dal regime perché a buon prezzo è un grande e costante scandalo. Succede pure nell’autismo con un farmaco antivirale valido da un secolo e chiamato Sermone. Ha dimostrato di ridare vitalità, voce e benessere a tanti bambini. E la Monsanto lo ha tolto di circolazione. Non puoi proprio ottenerlo. Non è solo la OMS che rema contro la salute, ma anche CDC, FDA, AMA, Fauci, Bill Gates. Basta prendere questi enti e queste persone corrotte e metterli da parte, basta farli smettere e avremo tutti immediatamente un mondo più sereno e più sano.
GIÀ IL SOLO STARE ALLA LARGA DALLE TERAPIE PORTA GRANDI VANTAGGI
Chissà quante altre terapie efficaci ed economiche saltano fuori da ognuno dei 200 paesi del mondo. Decine e forse centinaia solo dall’India e dalla Cina messe assieme, magari di nascosto. In realtà non è questione di idrossiclorochina, di plasmaterapia o di altre medicine magiche, o di funghi speciali, o di alghe e di coralli recuperati dai mari e dagli oceani. Il punto chiave è che qualsiasi terapia autentica o illusoria produce un effetto placebo positivo che sovrasta di molto i danni, gli affanni e le ansie causati dal Coronavirus nella gente che crede alla letalità del virus. Tutto aiuta e fa bene purché si stia lontano dalle interferenze e dalle terapie.
I METODI DI MADRE NATURA NON HANNO AVVERSARI
Ci pensa la natura presente in ognuno di noi con la sua sovrana forza curativa a rimetterci in carreggiata, quando non siamo proprio da scartare. Quello che occorre temere sono 2 cose assai precise che sono la cattiveria di un regime (che va identificato, combattuto e scalzato dai vertici) e l’ignoranza di un branco di pecorelle pronte a obbedire e a farsi vaccinare, vale a dire a farsi rovinare da una medicina convenzionale priva di morale, priva di bussola e priva di orientamento.
I METODI CHE PROPONGO DA SEMPRE SONO SEMPLICEMENTE FORMIDABILI
Da buon praticante di salute naturale e di scienza igienistica sono certo di avere delle soluzioni ancora più efficaci ed economiche della idrossiclorochina e della plasmaterapia. Quali sono?
- La dieta vegan-crudista tendenziale-sostenibile-personalizzata
- La cura della non cura sul sintomo virale, basata sul fatto che il corpo umano lasciato funzionare senza interferenze esterne di alcun tipo sa cosa fare essendo health-oriented ed autoguarente per natura
- La eliminazione rigorosa di mascherine-guanti-bracciali-scafandri-tamponi-ventilatori-amuchine-disinfettanti-sterilizzanti non fa che rasserenare gli animi
- Il rafforzamento immediato del formidabile sistema protettivo umano, definito impropriamente immunitario dalla medicina, mediante
- Apporto di vitamina C naturale, e gruppo B naturale e vitamine A-E-K.
- Apporto di fibre vegetali.
- Apporto di vitamina D dal sole e non da pasticche.
- Apporto di Omega3 da olio d’oliva, mandorle, avocado, fichi d’India, portulaca, ortiche.
- Apporto di immunità naturale acquisita tramite contatto col prossimo anziché distanziamento, tramite carezze agli animali tutti (non solo cani e gatti) e non con atti di atroce cannibalismo nei riguardi di quelli incatenati e inviati giornalmente alla macellazione, tramite contatto con la terra, il fango, l’aria, le piante, gli alberi, l’acqua, la sabbia e tutti gli oggetti naturali che incontriamo.
CHI LAVA L’ACQUA AL CLORO? E CHI LAVA L’AMUCHINA?
Mettiamocelo bene in testa che rinchiudersi, isolarsi, stare a casa, vivere nel terrore della propria ombra e di quella degli altri è quanto di peggio si possa immaginare per la salute e per il sistema immunitario. Chi pretende di vivere in una quarantena continua, in un continuo e ripetuto getto di acqua cosiddetta disinfettante va portato in casa di cura o al manicomio per pazzi da legare.
Non è accettabile, non è ammissibile e non è sostenibile. Chi lava poi l’amuchina? Chi lava poi l’acqua al cloro che col calore forma persino la diossina stile Seveso? Chi lava la stupidità manifesta di questa gente che viene fuori con queste ideologie peripatetiche e grottesche? Batteri e virus e funghi fanno parte integrante di noi, al pari di cibo, urina, escrementi, sudore. Impariamo a comprenderci e a conoscere noi medesimi, e a non vivere fuori dal mondo.
NON ESISTE NUOVO CONTAGIO MA SOLO UN ALTO LIVELLO DI PRE-CONTAGIO
Pure il dr Pasquale Bacco è a favore del plasma. Esiste per lui una mole impressionante di scandali in Italia. Bacco ha eseguito ormai 7038 visite su soggetti sani, riscontrando una media di pre-contagio da Coronavirus del 34% con punte del 49% e persino del 61% in zona Brescia, e un minimo del 29% in Sicilia.
Aveva sollecitato sin da febbraio un contatto con l’unità di crisi governativa e aveva pure incontrato Burioni, ma invano. Tutto questo è scandaloso. Le sue scoperte cambiano tutta la percezione e i termini del cosiddetto contagio.
CORONAVIRUS, UN VIRUS ESTREMAMENTE INNOCUO E BANALE
Saltano fuori altre verità sorprendenti dalle esperienze concrete del dr Bacco. Il Coronavirus è un virus estremamente innocuo e banale, non ha alcuna possibilità di uccidere nessuno. Può al massimo diventare co-fattore psicologico (effetto-paura), o co-fattore iatrogeno (errori medici e quindi morti iatrogene o medico-causate), o co-fattore di malattie pregresse, o anche acceleratore di morti in corso nei malati terminali.
I morti non sono morti da Coronavirus. Il numero dei colpiti e dei morti e dei guariti, tutte cifre alterate e manipolate, tutte cifre false e falsate. Esiste un vero e proprio complotto nazionale che coinvolge Burioni, il governo, la presidenza, i direttori Ippolito e Baia della clinica Spallanzani e delle varie cliniche specializzate del paese.
CADE L’INTERO PALCO E TUTTI I BURATTINI
Chiaro che la verità viene insabbiata. Non viene detto che il Coronavirus crea immunità per almeno 6 mesi almeno e scompare da solo col caldo. Non si può inoltre prevenire mediante alcun vaccino, visto che muta in continuazione. Cade così il palco e tutti i burattini. Un blocco totale del paese e un blocco micidiale di mezzo mondo per soddisfare gli incubi mentali e gli sfizi di un Bill Gates. Un paese messo in ginocchio per diversi anni. Un mondo intero dove le attività e i traffici vengono messi in discussione.
NON MANCANO IN ITALIA DEI SINDACI CORAGGIOSI
Vorrei qui inserire la breve ma efficace arringa di un sindaco italiano messo in disparte troppo in fretta. Si tratta di un vero combattente per la verità e il benessere di ogni uomo. Mi riferisco a Loris Mazzorato, ex sindaco di Resana-Treviso e accusato pure di appartenere a Scientology. Non so in quale misura questo sia vero. Mi limito a valutare quanto dice e quanto fa. Trovo le sue posizioni compatibili con una scienza condivisa e utile all’uomo.
VIDEO QUI: https://youtu.be/Hh_jyXhuA_8
ITALIA PAESE DI DISINFORMAZIONE MEDIATICA AI MASSIMI LIVELLI
“I primi ricoverati da Covid-19 subivano intubazioni e terapie intensive mediante ventilatori. Si parla ormai di Cura Italia e di Scudo Legale richiesto per il Coronavirus da parte di chiunque ci metta mano. Questo era il protocollo medico iniziale e proseguito per settimane. Hanno così ucciso migliaia e migliaia di persone ignare ed innocenti.
Tutto questo implica pesanti responsabilità. Il fatto è che la Magistratura, che sarà chiamata a valutare e decidere, è di parte, e questa è cosa gravissima. Non avrà la forza di indagare a fondo e di condannare i responsabili. I media poi non sono soltanto di parte ma sono totalmente venduti al 100%, tanto che l’Italia è al 77° posto mondiale come libertà e affidabilità nell’informazione, un autentico marchio di vergogna”.
PROTOCOLLI MEDICI SBAGLIATI E MORTI A RAFFICA GRAZIE AI VENTILATORI
“Vi ricordate la mancanza di ventilatori? E tutti alla ricerca dei ventilatori. tanto che arrivavano dalla stessa America. Tanto che alcune industrie italiane furono trasformate in fabbriche di ventilatori. E intanto 9 persone su 10 morivano. Persino molti medici hanno subito tale sorte. Ma quelli erano i protocolli medici. Guai andarci contro! Ora quasi tutti guariscono da quando hanno cambiato radicalmente i protocolli. Cosa ci fa capire tutto questo? Che i protocolli erano gravemente sbagliati. Errore marchiano ai limiti della sbadataggine, del dilettantismo o forse anche della delinquenza.
Mi prendo la responsabilità di quanto sto affermando. Hanno ucciso letteralmente migliaia di persone. Ma non basta. Per nascondere le prove del misfatto hanno obbligato medici e personale sanitario a stare zitti, hanno cremato le vittime distruggendo così le prove che sarebbero emerse solo con le relative autopsie.”
ACCUSE PRECISE A MATTARELLA E A ZAIA
“Qualche medico si è opposto. Ma molti altri sono stati insabbiati, ridicolizzati, emarginati. Grazie allo scudo legale ora cercano di cavarsela a buon mercato. Ricordiamo tutti quanto è successo col processo di Norimberga, dove i massacratori ebbero la faccia tosta di auto-dichiararsi innocenti. Qui si pretenderà di tutelare medici, sanitari, apparati dirigenziali delle strutture sanitarie, senza escludere i politici. Tutti assolti o quasi. La responsabilità di quanto è successo coinvolge pesantemente il capo dello stato e il capo della regione Veneto, per quanto ci concerne”.
LA BATTAGLIA CONTINUA AL GRIDO DI VIVA LA VITA E ABBASSO I VACCINI
“Con il MES arriveranno molti miliardi che servono ad alimentare ulteriormente la corruzione e distribuzioni fasulle e ingiustificate. L’Italia è anche il paese con più alto indice di penetrazione mafiosa. Personalmente ho ricevuto denunce e intimidazioni legate alla mia battaglia contro le vaccinazioni. Non mi piego e, finché sarò vivo, lotterò per la verità e per la libertà da ogni obbligo e da ogni tracotanza di regime. Viva la vita.” Firmato
Loris Mazzorato.
LE DICHIARAZIONI DI DAVID ICKE
David Icke, classe 1952, ex calciatore, ex giornalista della BBC, esponente del partito verde d’Inghilterra e del Galles, noto teorico del complotto, ha dichiarato in un’intervista diventata virale e censurata più volte da YouTube:
“L’intera storia Covid-19 è una colossale menzogna e una ridicola montatura planetaria. Hanno preso del materiale genetico alterato in circolazione e gli hanno affibbiato l’etichetta di Coronavirus. Ma esiste un sacco di Coronavirus in circolazione e in mutamento continuo. E danno tutti più o meno gli stessi sintomi del raffreddore e dell’influenza, o della polmonite nei casi più gravi.
Se usi un test fasullo come il RT-PCR e lo metti nelle mani di un lazzarone come Bill Gates, e di una OMS diretta da un etiope inaffidabile com Tedros Ghebreyesus, carico di denunce nel suo stesso paese come ex-ministro della salute, e alè il gioco è fatto”.
LA QUESTIONE 5G NON È PER NIENTE MARGINALE
“Mi concentrerei piuttosto sulla questione 5G che mi pare cosa molto più seria. 5G che ha una potenza elettromagnetica fenomenale. Già il 3G e il 4G causano notevoli danni al fisico umano. Ma il 5G non è un 4G potenziato. Si tratta di onde millimetriche immensamente più potenti rispetto a quanto visto finora.
Non dobbiamo scordare che il corpo umano è un campo elettromagnetico. Il cervello comunica col resto del corpo e le cellule elettricamente, elabora il pensiero e le informazioni elettricamente. Quando tale campo è in equilibrio siamo sani, e quando va in disarmonia ci ammaliamo. La disarmonia si manifesta mediante malattia fisica-mentale-spirituale.
Ora noi siamo già bombardati 24 ore su 24, 7 giorni su 7 da campi elettromagnetici generati da wifi. Esiste un libro intitolato The Invisibile Rainbow del prof Arthur Firstenberg (classe 1950) docente della Cornell University e studioso di salute e campi elettromagnetici, che merita di essere studiato”.
GRAVE IMPATTO SUL MAGNETISMO GLOBALE E SULLA NOSTRA SALUTE
“Firstenberg ha detto a inizio 2018, prima del 5G e prima del Coronavirus, che ogni singolo massiccio aumento di radiazioni generate tecnologicamente produce un impatto sul campo magnetico terrestre con cui tutti noi interagiamo in continuazione. Già tutto questo ha prodotto enormi problemi in termini di salute per la popolazione mondiale.
Nel 2019 è stato introdotto ugualmente il 5G. Molti di noi, tra cui alcuni medici e scienziati di 41 paesi diversi hanno chiesto con forza di fermare l’introduzione del 5G, anche perché il tutto avveniva senza che fossero stati condotti i test indispensabili in modo indipendente. A tuttora non esistono dei test. Abbiamo dichiarato che IL 5G DEVE ESSERE ASSOLUTAMENTE FERMATO. Ciò non è stato fatto. Questi i nostri problemi autentici, altro che il banale Coronavirus!”
VIDEO QUI: https://youtu.be/T8iWPFNh7KI
50 MILIONI DI AMERICANI MORTI CON LA PRIMA DOSE DI VACCINO
La dr Judy Mikovits ha fatto altre affermazioni sconvolgenti. Uomo avvisato mezzo salvato.
Dicci cosa succederà coi prossimi vaccini? “Se riescono a rendere obbligatorio tutto il loro armamentario di vaccini, almeno 50 milioni di americani morirebbero già con la prima dose”. Ma questo Judy è incredibile. E loro sarebbero pure al corrente di tutto questo. Lei sta dicendo che lo sanno? “Sì, sto dicendo esattamente questo. Lo sanno perché quelli che contaminano più intensamente sono i vaccini difettosi e non testati nel lungo periodo. 50 milioni di americani hanno nel loro sangue i gamma-retrovirus. Quei retrovirus che noi abbiamo scoperto pervenire dai vaccini provenienti da sangue contaminato, che si evidenziano con precisi sintomi.
PIANI CRIMINALI CHE DOBBIAMO ASSOLUTAMENTE FAR NAUFRAGARE
Quindi loro uccideranno le vittime definendole come vittime del Covid-19, e poi seppelliranno le prove stesse bruciando ogni cosa. Sto cercando di farvi capire come potrebbe evolvere la situazione. Loro sanno tutte queste cose. È per questo che hanno tanta fretta di fare tutto il loro percorso malefico, e di completarlo alla svelta. Una volta che ci sei dentro non ti tiri più fuori, diventa un meccanismo automatico. Hanno sottocchio l’intero schema operativo. Queste sono le vittime, questi i nostri militari, questi i primi nostri soccorritori, questi i nostri operatori sanitari”. Ma Judy, tutto questo è criminale! “Sì, è criminale, senza alcun dubbio”.
OLTRE 100 VACCINI IN PROGRAMMA, SENZA ALCUN RIGUARDO PER LE INTERAZIONI DA MESCOLE
“Un centinaio di vaccini sono in programma. Anzi 110 vaccini pianificati e non sono e non verranno mai testati assieme. Se li combini mischiandoli combinano i contaminanti via via aggiunti. Io lo so bene come accade. Ho lavorato per anni in queste cose di cui oggi mi pento.
Ad esempio c’è un vaccino chiamato Twinrix per l’epatite A e l’epatite B. Non li purificano assieme ma separatamente. Questo è il modo normale di purificare. Preparano l’uno e l’altro e poi mescolano il tutto. Loro non osservano mai quali sono le INTERAZIONI. Non considerano mai le medicine prese contro l’ipertensione degli anziani. Tant’è che non c’è nulla di più cinico e spietato della pubblicità verso le vaccinazioni degli anziani.
NESSUNO AL MONDO DOVREBBE MAI ESSERE VACCINATO, E HO CHIESTO AL PRESIDENTE TRUMP UNA MORATORIA DI 5 ANNI ALMENO
Chi è in età avanzata non dovrebbe mai e poi mai essere vaccinato da alcun vaccino. In realtà NESSUNO, NESSUNO DOVREBBE MAI ESSERE VACCINATO con qualsiasi tipo di vaccino, se vogliamo davvero rimanere sani e tranquilli. Ed è per questo che spero che il presidente Trump abbia la forza e la determinazione di fare una MORATORIA ANTI-VIRALE PER 5 ANNI SU TUTTI I VACCINI, fino a quando non si studino a fondo tutti i vaccini e si facciano regolarmente, una buona volta, i test di sicurezza.
Ho inviato una lettera aperta al presidente Trump. Ma tutto questo richiede in realtà molto più di 5 anni. E sai cosa otterremo? Avremo di nuovo bambini sani. Avremo di nuovo a disposizione le nostre vite sane e autentiche. Ci renderemo pure conto che le persone non si ammalano per delle sciocchezze come i retrovirus. Stiamo alla larga dai piani diabolici del dr Fauci e dell’infido Bill Gates, e questo ci salverà”. Firmato Judy Mikovits.
SI VORREBBE ESSERE BREVI E SINTETICI MA NON È SEMPRE POSSIBILE
L’ho tirata un po’ a lungo. Non ho citato ovviamente i dati già riportati nelle numerose tesine precedenti, tutti del resto validi e riconfermati sia nei punti qualificanti e sicuri che in quelli presunti. Ovvio che, di fronte a manipolazioni e accelerazioni prodotte nei laboratori segreti e inaccessibili del regime dominante, con metodi nascosti e segretati, possiamo solo avvicinarci alla realtà, ma non coglierla ancora del tutto. Non ci è dato modo di entrare nella mente bacata dei Fauci e dei Gates, e dei sostenitori del NOM, Nuovo Ordine Mondiale.
IL MOSAICO SI VA COMPLETANDO
Possiamo comunque distinguere i delinquenti dalle persone oneste e trasparenti, gli scienziati veri da quelli falsi, i giornalisti coraggiosi dai tanti scribacchini televisivi o in carta stampata al soldo del sistema, i medici coraggiosi che stanno finalmente uscendo allo scoperto sia in America che in Italia.
Il mosaico ha ormai un aspetto ben chiaro e ben delineato. Ogni paese con i suoi problemi da risolvere. Ogni persona con i suoi problemi da risolvere. Il rischio concreto rimane quello di morire di fame e di paure irrisolte, altro che Coronavirus. L’ignoranza dei fatti moltiplica la paura, mentre la conoscenza degli stessi la inibisce, ci dà modo di schierarci dalla parte giusta, da quella che ci compete. Mai demordere e su con la testa!
Valdo Vaccaro
FONTE:https://www.valdovaccaro.com/tonfo-clamoroso-del-paradigma-medico-virale-e-della-dittatura-globalista/
STORIA
Luca Leonardo D’Agostini – 11 maggio 2020
Prima di addentrarci nel tema specifico dell’articolo, è opportuno spendere due righe per tracciare in estrema sintesi la storia dell’Argentina.
Allora iniziano con lo specificare da dove deriva il nome di questo stato? Da “argentum” perché quando arrivarono i conquistadores, gli indigeni gli offrirono manufatti in argento, così la leggenda della Sierra di Plata arrivò alla Spagna che, in cambio della distruzione della popolazione autoctona e del ladrocinio di tutte le ricchezze, diede un nome a quella terra: Argentina.
La presenza umana nella zona dell’Argentina risale a circa 13 mila anni fa e, in particolare, era stanziata nella zona della Patagonia. All’inizio del primo secolo dopo la nascita di Cristo, ci fu un grande aumento delle popolazioni che si stanziarono nella regione delle Ande. Nel 1480 gli Inca conquistarono la parte nord-occidentale dell’Argentina, mentre nella area nord-orientale si erano stabiliti i Guaranì, fino all’arrivo degli europei.
Con l’inizio della colonizzazione, i portoghesi si stabilirono sulla sponda orientale del Rio de la Plata e nel 1776, con la qualifica di vicereame, ebbero inizio i primi desideri di indipendenza che fu proclamata solo nel 1816. Da quel momento l’Argentina vide l’alternarsi di una serie di dittature truculente, guerre e colpi di stato, come quello che costrinse Peron all’esilio e fu sostituito da un governo militare durato quasi trent’anni.
Nel 1983 andò al potere Alfonsin, seguito nel 1989 da Menem che fu sostituito nel 1999 da Fernando De La Rua, il quale promise di impegnarsi a combattere la corruzione. Ma la grave crisi economica del 2001 lo costrinse alle dimissioni e il suo posto fu preso da Duhalde. Nel 2003, quando la situazione incominciò a stabilizzarsi, prese il potere Néstor Kirchner il quale riuscì a ripianare il debito con il Fondo Monetario Internazionale. Purtroppo, sembra che la storia dell’Argentina debba sempre essere segnata da forti scossoni sia a livello politico che a livello finanziario, ma tutti ci auguriamo che trovi definitivamente la sua stabilità.
Mezzo secolo fa, l’Argentina era uno dei paesi più ricchi del mondo: il suo prodotto interno lordo rappresentava quasi un quarto del PIL di tutta l’America Latina, il reddito pro capite era considerato il quinto o il sesto al mondo e il primo nella regione, il sistema educativo, ampiamente accessibile ai poveri, consentiva un’istruzione elevata e specialistica. Oggi, quasi un terzo della popolazione argentina vive al di sotto della soglia di povertà, il tasso di disoccupazione è del 10,6% e la situazione politica e sociale non è ancora del tutto stabile.
Nelle calde notti di dicembre del 2001, le strade di Buenos Aires assomigliavano a un campo di battaglia. Il 20 dicembre, dopo diverse settimane di proteste e manifestazioni con un numero di partecipanti senza precedenti, il presidente argentino Fernando de la Rua si dimise. Dopo le sue dimissioni la folla si precipitò a prendere d’assalto il palazzo presidenziale, e de la Rua fu portato via in elicottero in mezzo a nuvole di gas lacrimogeni che avvolgevano la piazza del palazzo. Gli scontri con la polizia causarono la morte di 27 persone.
Di seguito, in 10 giorni furono sostituiti quattro presidenti. Uno di loro dichiarò il più grande default nella storia mondiale (oltre 100 miliardi di dollari), che fu accolto da una tempesta di applausi al Congresso. Dopo 4 giorni rassegnò le dimissioni.
Il 2 gennaio 2002 fu annunciata la svalutazione della valuta nazionale, inizialmente del 30%. Quindi fu stabilita una rotta galleggiante e il peso (moneta argentina) cadde in un abisso senza fondo. La svalutazione bruciò i risparmi detenuti sui conti bancari e rovinò migliaia di piccoli imprenditori, colpendo ancor più gravemente i poveri. Dopo 40 mesi di recessione, le conseguenze divennero chiare: per l’anno in corso (2002) il PIL diminuì del 10,9%. La disoccupazione superò il 20%, la percentuale di coloro che vivevano sotto del livello di povertà raggiunse il 57,5%, l’inflazione salì al 40%. Il paese fu travolto da rapimenti, omicidi e rapine. Questo fu il peggior shock nella storia dell’Argentina, uno dei peggiori eventi della storia mondiale e una vera tragedia per la popolazione argentina.
Ma solo mezzo secolo prima, l’Argentina era uno dei paesi più ricchi del mondo e sembrava l’attendesse un futuro luminoso. Il suo prodotto interno lordo rappresentava quasi un quarto del PIL dell’America Latina; il reddito pro capite era considerato il quinto o il sesto al mondo e il primo nella regione. Il sistema educativo, ampiamente accessibile ai poveri, permise la laurea di specialisti altamente istruiti.
La storia dell’Argentina è, prima di tutto, la storia del crollo economico, che è ancora in gran parte un mistero. In che modo un paese con un tenore di vita relativamente elevato, che aveva attratto grandi volumi di investimenti e manodopera straniera, un paese le cui risorse e opportunità sembravano infinite, si trasformò in un paese con enormi disparità di reddito, dove quasi la metà della popolazione viveva al di sotto della soglia di povertà?
La depressione del 2001-2002 era solo uno dei tanti disastri economici verificatisi durante i 150 anni di storia dell’Argentina. L’instabilità politica ed economica è parte integrante del passato e del presente di questo paese.
Oggi sono diventati un luogo comune, ma una volta la sua storia era diversa.
Per quasi tre secoli, il territorio su cui ora si trova l’Argentina è stato il cortile dei possedimenti dell’Impero spagnolo in America. Il primo insediamento sul sito di Buenos Aires, creato nel 1520, fu presto distrutto dagli indigeni locali.
Il territorio della moderna Argentina, con una piccola popolazione di nativi americani, risorse naturali insignificanti, rimase una periferia scarsamente popolata del Vicereame del Perù. Tutto cambiò nel 1776.
Per aumentare la riscossione delle imposte e gestire meglio le colonie, la Corona spagnola, già nelle mani dei Borboni, fondò due nuovi vice-regni: Granada (1718) e La Plata (1776). Il Vicereame di La Plata, con la sua capitale a Buenos Aires, comprendeva i territori della moderna Argentina, Bolivia, Paraguay, Uruguay e le terre settentrionali del Cile. Buenos Aires iniziò a crescere rapidamente.
Ma le riforme borboniche non riuscirono a ritardare il tramonto della Spagna e il mutamento dell’equilibrio di potere in Europa. Il raggiungimento dell’indipendenza da parte dell’America spagnola (e portoghese) era solo una questione di tempo. Il processo iniziò nel 1808, quando Napoleone, dopo aver conquistato la Spagna, costrinse il re spagnolo ad abdicare in favore di suo fratello. Ciò causò una crisi di legittimità nell’America spagnola. Governi straordinari divennero rapidamente rivoluzionari e la resistenza patriottica avanzò gli slogan della lotta per l’indipendenza. Una lunga guerra scoppiò tra lealisti e ribelli. L’indipendenza del vicereame di La Plata fu proclamata nel 1816 e riconosciuta nel 1820.
Non appena i ribelli ottennero la vittoria, iniziarono immediatamente a combattere uno contro l’altro. Decenni di guerra civile portarono al crollo dello stato. I tentativi degli “Unitari” di salire al potere per soggiogare le province si scontrarono con la disperata resistenza delle autorità locali (“federalisti”). Nonostante gli sforzi unificanti dell’eroe popolare della guerra rivoluzionaria, Simon Bolivar, l’America spagnola si sciolse in molti stati. Bolivia, Paraguay, Uruguay e Cile settentrionale separati da La Plata.
Le guerre civili a La Plata terminarono nel 1861, dopo di che fu formato il governo nazionale argentino. Lo stato emanò una costituzione sulla falsariga della costituzione degli Stati Uniti. Il paese comprendeva 22 province e un territorio nazionale (fu successivamente formato il distretto federale di Buenos Aires). Il capo dello stato era il presidente, eletto dal collegio elettorale per 6 anni (era vietato ricoprire questo incarico per due mandati consecutivi). Le province, il territorio nazionale e il distretto federale ebbero diritto a due rappresentanti al Senato, ciascuno eletto dalle legislature provinciali. La camera bassa del Congresso – la Camera dei deputati – era composta da 257 membri, eletti in proporzione al numero di elettori nelle province. Fu inoltre creata una Corte suprema composta da 5 giudici.
Nonostante l’emergere di queste istituzioni, nel 1862 l’Argentina rimase un paese con un territorio che era raramente e irregolarmente popolato, ma già posseduto da alcuni proprietari, un paese sfinito da decenni di guerra civile, con una popolazione rurale scarsamente istruita, con sistemi statali deboli, praticamente senza un governo centrale funzionante e con la completa assenza di tradizioni liberali.
Con il consolidamento politico, si verificarono significativi cambiamenti economici e sociali. Il primo fu l’arrivo della globalizzazione. La riduzione dei costi di trasporto e il miglioramento della tecnologia del congelamento dei cibi, produssero un boom nell’esportazione di carne bovina, grano e lana in Europa e Nord America. Da parte sua, l’Argentina aprì le frontiere per l’importante di capitale e lavoro. Vi fu un ingente quantitativo di investimenti diretti, in particolare dal Regno Unito.
I salari relativamente alti generarono un’ondata di immigrazione dall’Europa, principalmente dall’Italia e dalla Spagna. Buenos Aires occupò il secondo posto dopo New York in popolarità tra i migranti. Dal 1875 al 1930, l’afflusso netto di migranti in Argentina (immigrazione meno emigrazione) fu di 3,5 milioni di persone. Nel 1914, circa un terzo degli argentini nacque al di fuori dei suoi confini (per confronto: negli Stati Uniti, questa cifra non superò mai il 13%). La popolazione, che in precedenza era costituita principalmente da creoli, acquisì un aspetto europeo e iniziò a incontrare difficoltà con l’identità nazionale. I residenti continuarono a considerarsi “europei”. Inoltre, non c’erano africani e indiani nel paese. Storicamente, i pochi neri (l’insediamento dell’Argentina ebbe luogo principalmente dopo l’abolizione della schiavitù) morirono durante la guerra civile o furono “spazzati via” con l’afflusso di europei, e le tribù degli indiani sudamericani furono distrutte dal governo di Julio Roca. Pertanto, l’Argentina non divenne mai un paese multirazziale, a differenza della maggior parte dell’America Latina, dove una piccola élite bianca governava la maggioranza povera di indiani e mulatti. Tutto ciò alimentò l’idea dell’esclusività dell’Argentina come futura potenza mondiale.
Gli immigrati si stabilirono principalmente a Buenos Aires e nei suoi dintorni. A poco a poco, il contrasto tra la popolazione rurale, ispanica, povera delle province, e la popolazione moderna, industriale, ricca e cosmopolita della città di Buenos Aires, divenne sempre più evidente. Le province erano governate da “autorità” locali (caudillos), mentre Buenos Aires si trasformava in un bastione della borghesia liberale. Nel tempo, queste differenze non sono ancora scomparse.
A differenza degli Stati Uniti, in Argentina, la terra era già divisa al momento dell’arrivo dei migranti. La mancanza di terra libera causò una concentrazione disomogenea di ricchezza e una maggiore disuguaglianza. Bassifondi sorsero alla periferia di Buenos Aires, mentre al centro si svilupparono palazzi signorili. I ricchi erano veramente molto agiati, mentre le classi inferiori vivevano in uno stato di grave povertà. Fu in questo ambiente, nei bassifondi e nei bordelli, che nacque il tango che conquistò l’Europa alla fine della Prima Guerra Mondiale.
L’oligarchia argentina della fine del XIX e inizi del XX secolo, consisteva in ricchi proprietari terrieri, produttori di bestiame, banchieri e armatori. Un piccolo gruppo di famiglie concentrò tutto il potere politico nelle sue mani. In queste condizioni, sorse il primo movimento popolare nella storia del paese, il radicalismo. Riuniva nelle sue fila nuovi proprietari terrieri di successo, immigrati provenienti da vecchie famiglie aristocratiche che non erano in grado di sfruttare i frutti del boom delle esportazioni e rappresentanti della classe media. Sulla base di questo movimento fu creato il primo grande partito politico argentino: l’Unione Civile Radicale (Unión Cívica Radical – UCR). Nel 1912, fu adottata la legge sulle elezioni generali (per uomini) con un voto uguale, segreto e obbligatorio. Poiché la maggior parte degli immigrati era nata fuori dall’Argentina e fu privata del suffragio, l’oligarchia tentò con questa legge di conquistare la classe media. Tuttavia, la sua adozione costituì un passo importante. Dopo 4 anni alle elezioni generali, Hipólito Yrigoyen, uno dei fondatori dell’Unione Civile radicale fu eletto presidente. Da allora, i radicali rimasero al potere fino al 1930.
Il declino dell’oligarchia e il rafforzamento dei radicali coincise con la Prima Guerra Mondiale. L’economia argentina ricevette un forte stimolo a causa del consistente aumento della domanda di beni. Tuttavia, dopo la fine della guerra, la produzione argentina diminuì di un terzo. Nella società iniziò un dibattito sul fatto che l’Argentina dovesse rimanere un paese agricolo o se avesse dovuto seguire la strada dell’industrializzazione. La conseguenza di questo dibattito fu la nascita della politica di “industrializzazione sostitutiva delle importazioni”, nel quadro della quale sono ancora stati stabiliti sussidi e barriere doganali.
La Grande Depressione del 1929 diede un colpo mortale alla prima ondata di globalizzazione. In tutto il mondo, anche in America Latina, le esportazioni diminuirono drasticamente, le valute nazionali si svalutarono, il che, a sua volta, portò alla caduta dei governi democratici. Nel 1930, avvenne il primo di numerosi colpi di stato argentini. Con il pretesto della “illegittimità”, l’esercito rovesciò il presidente Yrigoyen, rieletto per un secondo mandato nel 1928, e nominò il generale José Félix Benito Uriburu quale nuovo Presidente. La sua ascesa al potere segnò il ritorno dell’oligarchia.
Si giunse così al cosiddetto “famoso decennio”: il governo rimase al potere grazie alla frode elettorale e alle intimidazioni degli oppositori politici. Yrigoyen fu rinchiuso in prigione e i membri del suo governo furono costretti a lasciare l’Argentina. Il regime iniziò a interferire con le attività delle università e continuò a ignorare le esigenze della classe lavoratrice, che a quel tempo non consisteva di immigrati recenti, ma di cittadini del paese.
Nel 1943, il governo conservatore fu rovesciato a causa della cospirazione di un gruppo militare, i cui leader includevano il poco noto colonnello Juan Domingo Peron. Assumendo prima l’incarico di Ministro della Guerra, e poi contemporaneamente Ministro del Lavoro e Vice Presidente, Peron conquistò rapidamente le simpatie della classe operaia, aumentando i salari, il periodo delle vacanze, la fornitura di alloggi popolari, riuscendo a risolvere i problemi legati alla previdenza sociale e creando tribunali del lavoro. Peron sfruttò abilmente la mancanza di rappresentanza dei lavoratori al potere, presentandosi come il “lavoratore argentino numero uno“. Dopo la cospirazione di un altro gruppo militare, Peron fu imprigionato. Il 17 ottobre 1945 (più tardi questa data divenne una delle più importanti nella storia del Peronismo e fu contrassegnata come “Giornata della Lealtà”) gli operai scesero per le strade della capitale argentina e si diressero a Plaza de Mayo verso la residenza del governo chiedendo il rilascio di Peron. Le autorità spaventate si arresero. Peron riassunse l’incarico e alle successive elezioni del febbraio 1946 fu eletto presidente con una maggioranza del 54% dei voti.
Grazie alla politica economica di Peron, l’Argentina si trasformò da un paese che viveva di esportazioni agricole e governato da oligarchi conservatori, in un paese industriale, guidato dalle imprese, autarchico, egualitario. Le trasformazioni, realizzate sia con il consenso della società che con la forza, la divisero e la paralizzarono per molti decenni, gettando le basi per l’instabilità economica e le uccisioni di massa avvenute durante il regime della giunta militare a capo del paese dal 1976 al 1983.
La “nuova Argentina”, nata sotto la guida di Peron, fu caratterizzata da un ampio intervento del governo nell’economia. Il “terzo percorso” tra capitalismo e comunismo, scelto da Peron, significava essenzialmente dare allo Stato il ruolo di arbitro tra capitale e lavoro, con una considerevole preferenza per quest’ultimo. Ispirato da idee corporative fasciste, Peron contribuì alla creazione e allo sviluppo dei sindacati. Il compito dei sindacati era quello di organizzare scioperi, che lo stato poi utilizzava nei suoi interessi per risolvere i conflitti a favore dei lavoratori. Di conseguenza, il contributo dei dipendenti al prodotto nazionale lordo crebbe dal 38,3% del 1935 fino al 46,6% del 1955. I critici definirono Peron un “pompiere pirotecnico“, sottolineando la sua tattica di accendere un fuoco per estinguerlo in seguito.
La politica intrapresa da Peron permise sia un processo di industrializzazione del paese che una massiccia nazionalizzazione dell’industria. Nel periodo dal 1946 al 1953, furono costituite più di 75 mila nuove società industriali. Nel 1955, la quota dell’industria nell’economia raggiunse circa il 30% (contro il 27,5% del periodo compreso tra il 1940 e il 1944). Allo stesso tempo iniziò una campagna di acquisizione di imprese da proprietari stranieri. L’esempio più eclatante fu la nazionalizzazione delle ferrovie di proprietà britannica, che costò al governo argentino 150 milioni di sterline. La quota di imprese statali aumentò dall’11% del 1943 al 35% del 1950. Tutto ciò, insieme al pagamento del debito pubblico, servì da base per la “Dichiarazione di indipendenza economica” di Peron. Allo stesso tempo furono costruiti oltre 500 mila edifici popolari destinati ai lavoratori. Come parte della lotta contro la disoccupazione, il numero di dipendenti pubblici aumentò raggiungendo il numero di 243 mila nel 1943, di 398 mila nel 1949 e di 541 mila nel 1955.
L’autarchia e la nazionalizzazione furono una reazione naturale all’instabilità dell’economia globale e furono percepiti come un movimento verso la giustizia sociale.
Sulla via del potere, Peron fu accompagnato da Eva Duarte, un’attrice carismatica che divenne sua moglie. Evita, come la chiamavano i fan, aiutò Peron a guadagnare popolarità tra i poveri. Peron nominò Evita Ministro del Lavoro e della Salute e fondò anche la Fondazione Eva Peron, il cui budget era alimentato da contributi obbligatori prelevati da stipendi e altri fondi pubblici. Evita gestiva i fondi della fondazione a sua discrezione, distribuendo denaro ai poveri e sostenendo così il mito del peronismo. Nel 1951, Peron cercò di darle la carica di vice presidente, ma si imbatté in opposizione da parte dell’esercito. Tuttavia, indipendentemente dal suo incarico, Evita, in sostanza, governava il paese insieme a Peron. Dopo la sua morte per cancro nel 1952, Peron organizzò un magnifico funerale per lei e iniziò persino una campagna per classificare sua moglie come santa.
Per quattro anni, il paese registrò una crescita economica significativa. Ma dal 1949 la situazione cominciò a peggiorare. Per dare vita alla “nuova Argentina”, Peron dovette aumentare drasticamente la spesa pubblica. Emersero poi anche le conseguenze negative di un’industrializzazione accelerata: stagnazione in agricoltura e inflazione. Negli anni dal 1934 al 1944 l’inflazione era dell’1,6%, dal 1945 al 1955 l’inflazione ebbe una media del 19,7% l’anno.
A sfavore dell’Argentina c’erano tendenze emergenti nell’economia globale. Verso la fine della Seconda Guerra Mondiale, iniziò il tramonto dell’Impero britannico, di cui l’Argentina era una parte informale. La leadership argentina non riuscì a stabilire relazioni simili con gli Stati Uniti, in gran parte a causa delle politiche perseguite durante la guerra. Il governo argentino non aveva nascosto sentimenti filo-fascisti e filo-nazisti. L’Argentina sperava in una vittoria della Germania, confidando nella possibilità di un enorme mercato per i suoi prodotti agricoli, mentre gli Stati Uniti chiaramente non avevano bisogno delle esportazioni argentine.
Nel marzo del 1945, l’Argentina si unì tuttavia agli Stati Uniti e ai loro alleati, ma una tale decisione tardiva, come le prove ricevute dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti sui rapporti della leadership argentina con il governo nazista, non poté che provocare una reazione negativa tra gli statunitensi. Prima delle elezioni del febbraio 1946, l’ambasciatore degli Stati Uniti Spruille Braden distribuì il Libro blu sul rifugio offerto ai nazisti da parte del governo argentino. Questa mossa, volta a screditare Peron, provocò una risposta: Peron accusò gli Stati Uniti di interferire negli affari interni dell’Argentina e abilmente trasformò l’indignazione pubblica a suo favore. Al contempo le relazioni argentino-statunitensi si deteriorarono.
Nel 1949, per la prima volta in molti anni, l’Argentina ha affrontò una crisi economica. Per rimanere al potere tra l’esaurimento delle riserve finanziarie accumulate durante gli anni della guerra, l’aumento dell’inflazione, l’imminente recessione e il crescente malcontento pubblico, Peron fu costretto ad adottare misure severe. Mediante la nuova costituzione, adottata in cambio della costituzione liberale del 1853, il presidente ricevette il diritto di essere eletto per il prossimo mandato. Allo stesso tempo, le donne ricevettero il diritto al voto. Fu introdotta la censura. Il più grande quotidiano indipendente, La Prensa, passò sotto il controllo governativo. Il Partito peronista iniziò a diffondere il culto della personalità del presidente. Nel 1951, Peron vinse le elezioni con una maggioranza del 61% dei voti.
Alla fine Peron deteriorò i rapporti con il Vaticano, a causa dalla legalizzazione dei divorzi, imponendo il controllo del governo sulle scuole private cattoliche e con il tentativo insistente di dichiarare Evita santa. Nel 1955, una serie di manifestazioni antiecclesiastiche furono organizzate a Buenos Aires, durante le quali i peronisti diedero fuoco a diverse cattedrali. In risposta, il Vaticano scomunicò Peron e i membri del suo governo. Per gli antiperonisti dell’esercito, questa fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Nel settembre del 1955, i militari che si opposero a Peron gli annunciarono un ultimatum: o si sarebbe dimesso volontariamente da presidente, o sarebbe iniziata una guerra civile. Non volendo spargimento di sangue, Peron lasciò il paese e trovò rifugio nella Spagna di Franco. Lì trascorse 17 anni cercando di influenzare la politica argentina, rafforzando il mito del peronismo e preparando il suo ritorno. Come eredità agli argentini, lasciò una società profondamente divisa, il potere diviso tra gruppi corporativi e l’inflazione, che sembrava ingestibile.
Dopo la partenza di Peron, iniziò una campagna contro il peronismo. Il partito peronista fu bandito. Era vietata anche la detenzione di materiali di propaganda peronista. La rivolta dei militari sostenitori di Peron, avvenuta in diverse province nel giugno del 1956, fu schiacciata con estrema fermezza e 40 dei suoi capi furono giustiziati.
A quel tempo, l’Unione Civile Radicale era divisa in due fazioni: “radicali popolari” guidati da Ricardo Balbìn e “radicali moderati” guidati da Arturo Ercole Frondizi. Il primo era caratterizzato da sentimenti antiperonisti più forti, che generalmente riflettevano l’allineamento delle forze nell’esercito. Il conflitto tra le due fazioni si intensificò a tal punto che quando Balbìn e Frondizi ottennero quasi lo stesso numero di voti nelle elezioni presidenziali del 1957, le elezioni furono dichiarate non valide. Quasi un quarto dei voti fu costituito da schede bianche in disaccordo con l’esilio di Peron.
Alle successive elezioni presidenziali del febbraio 1958, Frondizi vinse facilmente, ottenendo il sostegno dei peronisti, con i quali stipulò un accordo segreto, promettendo di legalizzare il loro partito.
Frondizi attuò riforme per frenare l’inflazione e ripristinare la crescita economica. Intendeva accelerare l’industrializzazione, aumentare la produzione agricola, attrarre investimenti esteri, ridurre l’intervento del governo nell’economia.
Tuttavia, gli sforzi del governo furono quasi immediatamente annullati dalla crisi della bilancia dei pagamenti. In contrasto con le azioni di Peron, che nel 1949 e nel 1952 aveva attuato programmi di stabilizzazione senza riguardo ai creditori stranieri, Frondizi accettò le raccomandazioni del Fondo Monetario Internazionale perché aveva necessità di prestiti esteri. Le riforme attuate da Frondizi, quali una grave svalutazione della moneta nazionale, la riduzione dei programmi sociali, la riduzione dei prestiti pubblici, la limitazione degli stipendi dei dipendenti pubblici e il taglio dei posti di lavoro, contraddicevano il suo obiettivo dichiarato, cioè la crescita del benessere dei cittadini.
Sotto la pressione dei militari, che non approvavano i rapporti con i peronisti, Frondizi fu costretto a licenziare tutta la sua squadra economica e nominare il neoliberista Alvaro Alsogaray come Ministro dell’Economia. Alsogaray risolse risolutamente l’adempimento dell’obbligo del Fondo Monetario Internazionale di pareggiare i prezzi interni ed esteri, in quanto ciò si rendeva necessario per aumentare la produzione agricola. Il risultato fu un forte calo del potere d’acquisto: nel 1959, i salari dei lavoratori industriali aumentarono del 25,8%, mentre il prezzo della carne bovina aumentò del 97%. Alsogaray provò (seppur senza successo) a ridurre il numero di dipendenti pubblici.
Ad aprile, maggio, settembre e novembre del 1959 si verificarono scioperi generali nel paese, costringendo il presidente a scendere a compromessi. Gli imprenditori non sostennero la politica di stabilizzazione: non erano soddisfatti della restrizione dei prestiti e del forte aumento dei prezzi delle merci importate a causa della svalutazione della valuta nazionale. Diffidando delle politiche governative, gli agricoltori rifiutarono di stipulare contratti a lungo termine e aumentare le forniture, nonostante un significativo aumento dei prezzi di acquisto.
Tuttavia, la politica di stabilizzazione ebbe successo. Si registrò un tasso di crescita economica del 7,8% nel 1960 e di 8,1% nel 1961. L’inflazione, che nel 1959 aveva raggiunto il 129,5%, scese al 27,1% nel 1960 e al 13,7% nel 1961. Il Paese smise di essere dipendente dalle forniture estere di petrolio.
Tuttavia, nonostante l’ovvio successo nell’economia, il futuro di Frondizi dipendeva proprio dalla politica. Prima delle elezioni del Congresso del marzo 1962, mantenne la sua promessa legalizzando il Partito Peronista. Frondizi sperava che tutti gli antiperonisti, compresi i radicali di Balbìn, avessero votato a suo sostegno, temendo una vittoria peronista alle elezioni. Ma fece male i suoi calcoli, sottovalutando la popolarità del peronismo. Gli elettori di Peron non votarono più con scheda bianca e il Partito Peronista ottenne il 35% dei voti (contro il 28% dei radicali di Frondizi e il 22% dei radicali Balbìn).
I militari insoddisfatti del risultato elettorale, costrinsero Frondizi ad annullare i risultati del voto. I suoi tentativi di attrarre i radicali di Balbìn per partecipare ad un governo di unità nazionale non ebbero successo.
Il 29 marzo 1962, nonostante le obiezioni della Corte Suprema, i militari rimossero Frondizi dal potere e nominarono il Presidente del Senato José Maria Guido. Guido ricoprì questo incarico sotto il controllo militare fino alle prossime elezioni presidenziali. Alle elezioni del luglio 1963, alle quali i peronisti non furono nuovamente autorizzati a partecipare, il candidato dei radicali Balbìn, Arturo Illia, vinse con il 27% dei voti. I sindacati di opposizione attraverso scioperi costrinsero il governo ad ammettere i peronisti alle elezioni del 1965. I risultati di queste elezioni furono simili ai risultati del voto del 1962: i peronisti vinsero con il 30,3% dei voti, i radicali di Illia ottennero il 28,9%.
Nel giugno del 1966, l’esercito intervenne nuovamente nella contesa politica. Dopo aver proclamato l’inizio della “rivoluzione argentina”, il generale Juan Carlos Onganìa assunse la presidenza del paese. Il Congresso fu sciolto, la Corte Suprema sospesa e i critici del regime espulsi dalle università. I tecnocrati assunsero incarichi ministeriali e iniziarono ad attrarre investitori stranieri. Adalbert Krieger Vasena, il Ministro dell’Economia, ha annunciato il congelamento dei salari dal 1967 per due anni. Questa misura portò rapidamente un risultato positivo grazie anche alle misure repressive attuate da parte del governo e alla divisione del movimento operaio.
Ma nel 1969 la situazione cambiò inaspettatamente. Nonostante la repressione, la tensione sociale crebbe notevolmente. Il 29 maggio scoppiò una rivolta di lavoratori e studenti nella città di Córdoba, oltraggiata dal congelamento dei salari e dalle interferenze del governo negli affari universitari. Gli altri residenti della città si unirono a loro. L’esercito riuscì a ripristinare l’ordine solo due giorni dopo. Negli scontri morirono circa 30 persone e circa 500 rimasero ferite, altre 300 persone furono arrestate.
La “Córdoba”, come veniva chiamato l’evento, attraversò molte città argentine. Apparvero gruppi di estremisti di sinistra, con l’intenzione di rovesciare il governo medianti atti terroristici. Uno di questi gruppi, “Montoneros” (partigiani), rapì e uccise l’ex presidente generale Pedro Eugenio Aramburu.
I giorni del governo di Onganìa, che non fu sostenuto né dai radicali né dai peronisti, erano contati. L’esercito espulse Onganìa l’8 giugno 1970 e nominò come Presidente il generale Roberto Marcelo Levingston, un noto ufficiale dell’intelligence che prestò servizio in una missione diplomatica a Washington. Levingston non fu in grado di ripristinare l’ordine e superare l’inflazione che nel 1971 aveva raggiunto il 34,7%. Non aveva né il desiderio né la capacità di negoziare con partiti politici, sindacati e imprenditori. Dopo una nuova protesta di massa a Córdoba, questa volta armata, Levingston fu sostituito dal generale Alejandro Agustín Lanusse, il quale aveva organizzato la rimozione di Ongania quattro mesi prima.
Rendendosi conto dell’impossibilità di governare il paese senza la partecipazione dei peronisti e contando sull’autorità di Peron nella lotta contro gli estremisti, Lanusse fece un passo ambiguo: permise a Peron di tornare in Argentina e legalizzare il suo partito. Le elezioni presidenziali erano previste per marzo 1973. Peron stesso non era autorizzato a candidarsi con il pretesto di non risiedere permanentemente nel paese per sei mesi prima del giorno delle elezioni. Ma ebbe abbastanza tempo per lanciare una vasta campagna a sostegno del suo stesso candidato, Héctor José Cámpora, che in realtà era solo un burattino. Nel contesto dell’intensificazione dei gruppi estremisti, Cámpora vinse con il 49% dei voti contro il 22% del candidato dei radicali. Cámpora però rimase alla presidenza dell’Argentina per pochissimo tempo, dal 25 maggio al 14 luglio 1973. Nelle nuove elezioni del settembre 1973, Peron, insieme alla sua terza moglie, Isabella, candidata per la carica di vicepresidente, ricevette il 62% dei voti. Ritornato al potere, Peron bandì immediatamente le attività dell’organizzazione più estremista che lo sosteneva, l’Esercito Rivoluzionario Popolare. Il piano Lanusse sembrava dare frutti. Ma nel luglio 1974, Peron morì. La sua vedova ereditò un paese in uno stato incontrollabile. Il breve periodo di stabilità economica raggiunto un anno prima grazie al “contratto sociale” di Cámpora con i sindacati, era svanito. L’inflazione nel 1975 salì al 182% a causa della decisione dei paesi membri dell’OPEC di aumentare i prezzi del petrolio. Le esportazioni diminuirono, i deficit di bilancio si ampliarono e gli scioperi scossero fortemente il paese.
Nel frattempo, gli estremisti continuarono ad attaccare polizia, militari e civili. La situazione stava diventando sempre più incontrollabile e nessuno dubitava che solo l’esercito potesse ripristinare l’ordine.
Il 24 marzo 1976 salì al potere una giunta guidata dal generale Jorge Rafael Videla, dall’ammiraglio Emilio Eduardo Massera e dal brigadiere dell’aeronautica Orlando Ramón Agosti. Fu una cospirazione per porre fine alla rivoluzione e uscire dalla situazione di stallo in cui il paese era dal 1955. Ancora una volta, come durante il regno di Onganìa, i problemi dolorosi erano all’ordine del giorno: riformare un apparato statale gonfio, inefficiente e costoso, superare l’inflazione cronica e garantire una crescita economica sostenibile.
Il “processo di riorganizzazione nazionale” era finalizzato alla completa trasformazione economica, politica e morale della società argentina. Il governo lanciò una guerra contro i gruppi di opposizione causando la morte di almeno 30 mila argentini. La maggior parte delle vittime aveva tra i 15 e i 35 anni. Alcuni erano effettivamente membri di organizzazioni rivoluzionarie, altri erano solo sospettati di questo. L’ironia è che tutto ciò fu fatto in nome dell’adesione al “mondo occidentale e cristiano“, a conferma dell’impegno del paese nei confronti di “moralità, onestà ed efficacia“.
Il “processo di riorganizzazione nazionale” portò a una rivoluzione nell’economia, che tuttavia non durò a lungo. Il programma proposto dal Ministro dell’Economia, il liberale José Alfredo Martínez de Hoz, consisteva in tre parti: 1) riforma statale; 2) liberalizzazione, modernizzazione e apertura dell’economia; 3) stabilizzazione finanziaria per frenare l’inflazione. A ciò fu aggiunto un programma di privatizzazione parziale.
Nel frattempo, il governo, temendo il collasso economico, fu costretto a prendere in prestito sempre più dollari. Dal 1975 alla fine del 1980, il debito estero delle imprese private aumentò da 8,1 a 28,2 miliardi di dollari. Il crollo economico alla fine giunse sotto forma di svalutazione, crisi bancaria e fallimenti.
La banca centrale si fece carico del debito delle società private, le quali a causa della svalutazione erano sull’orlo del collasso. Ciò contribuì alla formazione di un enorme debito pubblico, che poi ebbe un ruolo chiave nella crisi del 2001.
Martínez de Hoz non riuscì a completare le riforme per creare un’economia di libero mercato. Nel marzo 1981, Videla trasferì il potere al generale Roberto Eduardo Viola, che non era un sostenitore del libero mercato. Martínez de Hoz fu rimosso dal suo incarico e il paese fece una svolta netta verso il corporativismo. Incapace di far fronte alla depressione economica in corso, Viola presto cedette il suo posto al comandante dell’esercito generale Leopoldo Fortunato Galtieri Castelli.
Nella lotta contro i problemi economici, Galtieri decise di scommettere sul patriottismo. Nel marzo 1982, ordinò un’invasione delle Isole Falkland (Malvine), che erano sotto il controllo britannico dal 19° secolo. Storicamente, l’Argentina ha sempre rivendicato queste isole. Secondo il piano di Galtieri, la guerra doveva unire gli argentini attorno al governo. Galtieri credeva che la Gran Bretagna non sarebbe stata coinvolta nella guerra e contava persino sul sostegno degli Stati Uniti. Ma sbagliò i suoi calcoli, non prevedendo che il primo ministro britannico Margaret Thatcher potesse utilizzare l’invasione argentina per aumentare il proprio consenso.
La guerra si concluse con un’umiliante e rapida sconfitta dell’Argentina. Nel giro di pochi giorni, la flotta britannica sconfisse forze argentine numericamente di molto superiori. Gli argentini non potevano perdonare la sconfitta militare del governo militare. Il regime screditato, sotto la pressione delle proteste indisse nuove elezioni presidenziali nel dicembre 1983. Questa volta, con il 52% dei voti a favore, la vittoria fu di Raúl Ricardo Alfonsín, un leader radicale che era stato ignorato durante gli eventi degli anni Settanta, e non era stato perseguitato, nonostante le sue critiche alle violazioni dei diritti umani da parte del regime militare.
Il nuovo presidente dovette affrontare due compiti principali: 1) ripristinare la democrazia, distrutta dal regime militare, e una cultura della cooperazione politica e dello stato di diritto, che era stata assente almeno dal 1930; 2) domare l’inflazione e garantire la crescita economica.
Per quanto riguarda il ripristino della democrazia, Alfonsín agì con attenzione, manovrando tra il desiderio di giustizia proveniente dal popolo e la punizione dei responsabili dell’esercito. Uno dei primi passi fu la creazione di una “Commissione nazionale per la ricerca degli scomparsi”, che iniziò a indagare sui crimini commessi dai militari qualche anno prima. Sebbene l’esatto bilancio delle vittime non sia stato ancora stabilito, è valutato in circa 30 mila persone. Dopo diverse pressioni provenienti da ambienti militari, Alfonsín fu costretto a fare concessioni, imponendo alcune restrizioni alle indagini e perdonando i giovani ufficiali che “avevano semplicemente obbedito agli ordini“.
Il regime militare lasciò l’economia in uno stato di stagflazione e debito. Il finanziamento delle ostilità durante la Guerra delle Falkland comportò un enorme deficit di bilancio, pari al 10,21% del PIL. Il debito pubblico esterno, pari a 8,5 miliardi di dollari nel 1979, aumentò all’inizio del 1984 a 45 miliardi di dollari.
Di fronte all’iperinflazione e nel disperato bisogno di prestiti del Fondo Monetario Internazionale, il governo Alfonsín adottò nel 1985 un promettente programma di stabilizzazione, noto come “Piano australiano”. Il piano includeva misure come il congelamento dei prezzi e dei salari (per contrastare l’inflazione inerziale), la riduzione del deficit di bilancio aumentando le tasse e riducendo i costi, mettendo in ordine le imprese statali non redditizie, aumentando le esportazioni, abbassando i dazi protezionistici e introducendo una nuova moneta.
Tuttavia, questo piano non fu mai completamente attuato. Nel 1986, l’inflazione scese al 90% (rispetto al 672% nel 1985), ma già nel 1987 balzò di nuovo al 131%. La stessa accadde con il deficit di bilancio, che passò dall’8% del 1984 al 3,5% del 1986, per ricrescere di nuovo un anno dopo.
Il governo non riuscì a fermare l’inflazione. Dopo che il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale annunciarono la cessazione del sostegno all’Argentina, nel 1987 il governo fu costretto a svalutare nuovamente la valuta nazionale. La popolazione spaventata si precipitò a sbarazzarsi della moneta nazionale, acquistando beni e dollari, il che portò a un aumento incontrollato del tasso di cambio e dei prezzi. L’inflazione aumentò a febbraio del 10%, a marzo del 17%, ad aprile del 33%. A luglio il tasso di inflazione aveva raggiunto il 200%. Era già iperinflazione. Nelle zone povere di Buenos Aires, la folla derubava i negozi. Il governo aveva completamente perso il controllo della situazione. Alfonsín, cinque mesi prima della fine del suo mandato, cedette il potere al neo eletto presidente Carlos Saúl Menem.
Il suo sogno di essere il primo presidente radicale dopo Yrigoyen a restare in carica per l’intero mandato, non era destinato a concretizzarsi.
Un paese arretrato con una controversa politica estera, con un apparato statale gonfio e inefficiente, un enorme debito estero e nessun mezzo per ripagarlo, con un’economia paralizzata, senza precedenti in termini di dimensioni e durata dell’inflazione, una popolazione povera e demoralizzata. Tale era l’Argentina nel 1989.
“Il capitalismo senza mercato e il socialismo senza un piano“: così il futuro Ministro dell’Economia, Domingo Felipe Cavallo descrisse l’Argentina alla fine degli anni Ottanta. Protetta da alti dazi, con piccoli volumi di esportazione e importazione, l’economia argentina era una delle più chiuse al mondo. In termini di “apertura dell’economia”, l’Argentina occupava il 117° posto nella classifica della Banca Mondiale, condividendola con l’Unione Sovietica, l’Iran e l’Iraq. Le imprese argentine (tra cui 717 imprese statali) erano inefficienti e non redditizie a causa della perdita di legami con il mercato mondiale e dell’accesso alle moderne tecnologie.
La mancanza di pianificazione, a sua volta, era dovuta all’instabilità politica e all’elevata inflazione. I colpi di stato sconvolsero il paese nel 1930, 1943, 1955, 1962, 1966, 1970, 1971 e 1976. La costituzione fu più volte sospesa o semplicemente ignorata. L’inflazione acquisì non solo un carattere strutturale, ma anche inerziale. Dal 1960 al 1994, gli aumenti annuali dei prezzi furono in media del 127%, con diversi periodi di iperinflazione.
L’inflazione (in particolare l’iperinflazione) portò a una diminuzione della produttività del lavoro, a una riduzione del potere d’acquisto e all’esaurimento psicologico della popolazione. Inoltre, mantenne la disoccupazione a un livello artificialmente basso, poiché salari più bassi consentirono alle imprese e allo Stato di assumere più lavoratori del necessario, impoverendo così il mercato del lavoro. Infine, l’inflazione portò al caos burocratico generale e all’aumento della corruzione. L’instabilità politica e finanziaria influì anche sulla crescita del PIL, che dopo il 1950 era inferiore rispetto ad altri paesi dell’America e dell’Europa.
In queste condizioni, gli argentini non avevano altra scelta che ridurre i loro risparmi, prendere prestiti dalle banche, prelevare tutti i propri depositi bancari ed emigrare.
Fonti
Domingo Felipe Cavallo, Peso de la Verdad, Grupo Editorial Planeta, Buenos Aires 1997
William Russell Easterly, The Elusive Quest for Growth: Economists’ Adventures and Misadventures in the Tropics, MIT Presse, Cambridge 2002
Pablo Gerchunoff, Lacas Llach, El ciclo de la ilusión y el desencanto, Politicas ecònomicas argentinas de 1800 a nuestros dias, Critica Argentina, Buenos Aires 2018
Uki Goñi, Operazione Odessa. La fuga dei gerarchi nazisti verso l’Argentina di Perón, Garzanti, Milano 2003
Paul H. Lewis, The Crisis of Argentine Capitalism, University of North Carolina Press, Chapel Hill 1992
See David Rock, Argentina 1517-1987: From Spanish Colonization to Alfonsin, University of California Press, Berkeley 1987
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