RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 9 GIUGNO 2020

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-intervista_al_prof_tarro_lepidemia_covid_si__spenta_per_un_motivo_preciso/6119_35436/

RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI

9 GIUGNO 2020

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

Come è naturale credere molte cose senza alcuna dimostrazione,

così non è meno naturale dubitare di altre malgrado le prove. 

VAUVENARGUES, Riflessioni e massime, Sansoni, 1949, pag. 131

 

http://www.dettiescritti.com/

https://www.facebook.com/manlio.presti

https://www.facebook.com/dettiescritti

Le opinioni degli autori citati possono non coincidere con la posizione del curatore della presente Rassegna. 

Tutti i numeri della Rassegna sono disponibili sul sito www.dettiescritti.com

 

 Precisazioni

 www.dettiescritti.com è un blog intestato a Manlio Lo Presti, e-mail: redazionedettiescritti@gmail.com 

 Il blog non effettua alcun controllo preventivo in relazione al contenuto, alla natura, alla veridicità e alla correttezza di materiali, dati e informazioni pubblicati, né delle opinioni che in essi vengono espresse.

Nulla su questo blog è pensato e pubblicato per essere creduto acriticamente o essere accettato senza farsi domande e fare valutazioni personali. 

 Le immagini e le foto presenti nel Notiziario, pubblicati con cadenza pressoché giornaliera, sono raccolte dalla rete internet e quindi di pubblico dominio. Le persone interessate o gli autori che dovessero avere qualcosa in contrario alla pubblicazione delle immagini e delle foto, possono segnalarlo alla redazione scrivendo alla e-mail redazionedettiescritti@gmail.com 

La redazione provvederà doverosamente ed immediatamente alla loro rimozione dal blog.

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

SOMMARIO

Cara Repubblica, ma perché a Minneapolis sono “saccheggi” e a Hong Kong no?
I LUNGIMIRANTI ROCKEFELLER: “LA CINA CI AIUTERÀ A CAMBIARE IL MONDO”
Nuove accuse di transfobia per l’autrice di Harry Potter: “Solo le donne hanno il ciclo”
https://www.imolaoggi.it/2020/06/04/violenze-usa-la-brutalita-degli-antifa-non-ha-risparmiato-nessuno/
15 aprile 1944: uccidendo il 70enne Gentile i partigiani mostrarono il loro volto anti-italiano
Esperto ‘contro l’odio’ arruolato da Conte: “Chiudiamo i lombardi in Lombardia”
Wikileaks: Clinton – bimbos at home
“La Guerra segreta contro il Venezuela”.
“Le teorie della cospirazione su Bill Gates sono stupide” – Bill Gates
IPOTESI-SPAURACCHIO SUL PROSSIMO MOSTRO VIRALE
CORONAVIRUS, “AUTOPSIE E ALTRI ERRORI NON CASUALI. L’OMBRA DEL DEEP STATE”
NASCITA DELLA DITTATURA MEDICA
CHI C’E’ DIETRO LA APP DI TRACCIAMENTO IMMUNI?
Piano di Salvezza Nazionale Intervista a Nino Galloni
TANTO RUMORE PER UN POWERPOINT? – TENETEVI FORTE: È ARRIVATO IL PIANO DI COLAO!
Ecco il piano della Task Force di Colao | testo integrale
Ricostruzione dopo la pandemia, liberismo al tramonto: lo riconosce anche Bankitalia
Gli “aiuti” europei? Briciole. All’Italia servono una grande banca pubblica e la moneta fiscale
La laicità crocifissa da Marta Cartabia: presidente della Consulta, donna, e ciellina
Il muro del Nuovo Ordine Mondiale sta crollando…
Ci vogliono semi-schiavi con il mostro MES (Troika) per queste 2 ragioni
L’assembramento è di sinistra!
Intervista al Prof. Tarro. “L’epidemia Covid si è spenta per un motivo preciso”
“Figli di quella guerra”: il Primato torna in edicola con una copertina da brividi
Epidemie e storia: 1836, anche il colera arrivò nelle Due Sicilie dal nord Italia

 

 

IN EVIDENZA

Cara Repubblica, ma perché a Minneapolis sono “saccheggi” e a Hong Kong no?

Cara Repubblica, ma perché a Minneapolis sono saccheggi e a Hong Kong no?

di Diego Bertozzi

In relazione a Minneapolis, teatro della ribellione all’uccisione di Floyd da parte della polizia, il racconto ufficiale ora si sposta a sottolineare i saccheggi e le violenze così da depotenziare ogni significato politico di quanto accade (razzismo, diseguaglianze, povertà, autoritarismo).

Ebbene, quando invece lo sguardo indagatore viene rivolto ad Hong Kong, allora magicamente scompaiono dal racconto ufficiale, e sono scomparsi in tutti questi mesi, gli atti di violenza, i saccheggi, le occupazioni e le devastazioni. Di più: quest’ultimi diventano le ramificazioni della propaganda cinese, sono accollati alla potenza nemica.
Ed, ovviamente, è normalità l’arrivo a Minneapolis di 500 militari della Guardia nazionale per ristabilire l’ordine. Diventa, invece, abnorme risposta totalitaria l’azione della polizia. Vi ricordate della sollevazione di coscienze al solo esercitarsi dell’esercito di liberazione nazionale?

Notizia del:

FONTE:https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-cara_repubblica_ma_perch_a_minneapolis_sono_saccheggi_e_a_hong_kong_no/6123_35289/

 

 

 

I LUNGIMIRANTI ROCKEFELLER: “LA CINA CI AIUTERÀ A CAMBIARE IL MONDO”


Articolo Nogeoingegneria

Senza la Cina non possiamo lavorare a una soluzione mondiale…”

“Dobbiamo coinvolgere la Cina nell’affrontare i problemi globali”. Lo disse David Rockefeller  in un’intervista a “La Stampa” nel 2008 ed era convinto che la Cina aiuterà a cambiare il mondo, anche se è una nazione autoritaria, non è come noi, non è una democrazia… Senza la Cina non possiamo lavorare a una soluzione globale e secondo lui questo significa “rinnovare” e “affrontare l’agenda globale” e andare oltre i confini politici e ideologici del XX secolo. La realtà lo dimostra sempre di più, le principali istituzioni su questo pianeta che controllano l’esercito, il denaro, l’energia, il governo, la sanità, le aziende, i media e l’istruzione stanno diventando sempre più cartelli globali, integrati orizzontalmente oltre i confini nazionali.

Rockefeller sapeva pianificare con lungimiranza – molto prima di quanto si possa pensare.

La storia dei Rockefeller mostra un disegno globale e una visione del futuro che non enfatizza posizioni concorrenti di nazioni, religioni e ideologie nazionali, c’è un filo conduttore che guida le decisioni e gli investimenti, ed è il controllo del pianeta e dei suoi abitanti.

Guerre tra i mondi? Tra Cina, Russia, USA? Non è così per i Rockefeller.

I Rockefeller hanno lavorato con i governi e le multinazionali di tutto il mondo per oltre 100 anni per creare un “nuovo ordine globale”. Un’importante indicazione delle attività dei Rockefeller viene dai loro rapporti con i regimi comunisti e i politici.

All’indomani della Rivoluzione Russa la Standard Oil dei Rockefeller riuscì ad acquisire il 50% dei campi petroliferi del Caucaso, sebbene la proprietà fosse teoricamente stata nazionalizzata. Nel 1927, Standard Oil costruì una raffineria in Russia, con uno dei primi investimenti degli Stati Uniti in Russia dopo la rivoluzione. Fu con David Rockefeller alla guida della Chase Manhattan che venne aperta la prima filiale di un istituto di credito americano a Mosca, e in Cina nel 1972 (dopo la visita di Richard Nixon).

Nixon goes to China" - Il Post

Rockefeller ha ritratto con entusiasmo la Cina e la Rivoluzione culturale cinese: “Qualunque sia il prezzo della Rivoluzione cinese, essa ha avuto ovviamente successo, non solo in termini di una amministrazione più efficiente e impegnata, ma anche in termini di promozione di una morale alta e comune. L’esperimento sociale in Cina sotto la guida del presidente Mao è uno dei più importanti e riusciti nella storia dell’umanità”.
Il grande esperimento sociale che si sta svolgendo oggi in tutto il mondo riceverà lo stesso applauso?

Rockefeller ha stabilito affari e stretti rapporti con vari leader comunisti come Fidel CastroNikita Khrushchev e Mikhail Gorbaciov. Mentre l’amministrazione Reagan appoggiava i guerriglieri anti-marxisti in Africa, Rockefeller si è recato in 10 paesi del continente e ha dichiarato che il marxismo africano non rappresentava una minaccia per gli Stati Uniti o per gli interessi commerciali americani.  Leggi qui

Il legame della famiglia Rockefeller con la Cina

I Rockefeller hanno iniziato a investire in Cina 100 anni fa. Il China Medical Board della Fondazione Rockefeller è stato istituito nel 1914.

Live like a Rockefeller — A blue and white 'dragon' bowl | Christie's

L’attività della Fondazione Rockefeller e del PUMC (Union Medical College di Pechino) in Cina ha riguardato, in termini programmatici, l’educazione scientifica e medica, compresa l’educazione clinica in ambiente ospedaliero, e i progetti di educazione alla salute pubblica e di dimostrazione. Questo programma ha comportato il trasferimento della scienza e della medicina occidentale in Cina.

Questo trasferimento ha rappresentato 1) il finanziamento per l’acquisto di strumenti tecnologici specializzati, macchine, mobili e altre forniture caratteristiche della scienza e della medicina occidentale e 2) il sostegno alla formazione sui metodi e i fondamenti intellettuali della scienza e della medicina occidentale – i concetti che hanno informato l’uso della tecnologia specializzata. Parte integrante del trasferimento di tecnologia come è avvenuto attraverso questi programmi Rockefeller è stata l’infusione di grandi somme di denaro, che ha finanziato la costruzione, gli stipendi, le attrezzature, cioè l’infrastruttura di una nuova élite medica.

La selezione e la formazione dell’élite intellettuale e tecnica è un aspetto fondamentale nella monopolizzazione del mondo.

Storia, nomi e dati vedi qui http://ulib.iupui.edu/wmicproject/node/455

*******

Senza la Cina non possiamo lavorare a una soluzione mondiale…”

Questa affermazione assume un significato molto reale nell’attuale fase di “riorganizzazione globale” innescata da un agente patogeno invisibile, la SARS-CoV-2. Un virus ha invaso il mondo, qualunque esso sia, e la guerra contro questa “minaccia” ha giustificato il “lockdown” globale, che ha conseguenze scioccanti che sono state previste in dettaglio dai Rockefeller (compresi il virus e il blocco).

Documento del 2010: la nuova emergenza e la realizzazione del mondo nuovo.

Siamo tutti cinesi”

How Authoritarians Are Exploiting the COVID-19 Crisis to Grab ...

L’agenda dei Rockefeller è ampia e complessa, come dimostra il documento della Fondazione Rockefeller 2010 intitolato “Scenari per il futuro della tecnologia e dello sviluppo internazionale”. Chi ha scritto questo “immaginario scenario futuro” aveva un’idea chiara della direzione che il mondo avrebbe preso negli anni a venire.
Ed è stata la Cina a indicare la strada verso una “uniformità globale” senza precedenti che ha posto il mondo intero in uno stato di emergenza, portando a misure e regole nei singoli Stati che fino a ieri erano inimmaginabili e inaccettabili, almeno nei cosiddetti Stati democratici. La Cina ha fatto il primo passo e ha mostrato “i modi efficaci per sconfiggere la minaccia”, e il mondo intero ha vissuto un processo, seguendo l’esempio autoritario, di una cineseizzazione della società.

Tutta l’umanità è stata capovolta. Un colpo da maestro.

Così dice il documento: “Durante la pandemia, i leader nazionali nel mondo hanno esibito la loro autorità, e hanno imposto regole ferree e restrizioni, dall’obbligo di indossare mascherine al controllo della temperatura corporea negli spazi comuni, come stazioni ferroviarie e supermercati.”

Anche dopo la fine della pandemia, questo controllo autoritario e questa sorveglianza dei cittadini e delle loro attività è rimasto inalterato e si è persino intensificato. Per proteggere loro stessi dalla diffusione di crescenti problemi globali – dalla pandemia al terrorismo internazionale passando per le crisi ambientali e la crescente povertà – i leader nel mondo hanno assunto un controllo ancora più stringente del potere.”

Una chiara tabella di marcia.

Con la dichiarazione di una pandemia globale, l’OMS ha dato il colpo di partenza per la dissoluzione del vecchio ordine mondiale. Rockefeller aveva ragione. I cinesi stanno dando un enorme contributo alla trasformazione. Abbiamo visto come con passi incredibilmente radicali e rapidi, grazie a un virus in definitiva innocuo (artificiale o non artificiale) e grazie ai “cinesi capaci” che hanno dato l’esempio al mondo intero e hanno vinto (così sembrava), l’intera umanità è stata traghettata in un nuovo ordine mondiale (così sembra). Se fino a ieri la Cina era un mondo lontano da noi, un sistema controllato e autoritario, e vivevamo in democrazia, oggi  “siamo tutti cinesi“

*******

DALL’EMERGENZA CLIMA ALL’ EMERGENZA COVID

La via dei Rockefeller: Il piano nascosto della famiglia sui “Cambiamenti climatici”

La seguente breve “divagazione” riprende un capitolo strettamente legato ai Rockefeller.  L’attuale “stato di emergenza” in tutto il mondo sembra aver improvvisamente preso il posto di un precedente stato di emergenza globale. È probabile che questi due scenari si incastrino e si fondano con una funzione di stabilizzazione per un  Mondo Nuovo

È stato sempre nostro impegno investire nell’ambiente”, assicura Valerie Rockefeller Wayne, presidente del Fondo Rockefeller. L’erede del signore dell’oro nero assicura che le istanze verdi sono nel Dna di famiglia: “Mia figlia di otto anni quando ho il rossetto non mi bacia, sa che è fatto con olio di palma, e sa che per crescere le palme si distrugge l’habitat naturale degli orango tango”.  ( I Rockefeller diventano green)

Scrive Michel Chossudovsky:

 “A partire dagli anni ’80, il Rockefeller Brothers Fund è diventato uno dei principali sostenitori del programma di riscaldamento globale. … Nella loro recensione del Programma di sviluppo sostenibile, il Rockefeller Brothers Fund si vanta di essere uno dei primi principali attivisti del riscaldamento globale, citando il suo forte sostegno sia per la formazione nel 1988 dell’International Panel on Climate Change (IPCC), sia per l’istituzione nel 1992 della U.N. Framework Convention on Climate Change” (estratto dal rapporto)

Il seguente testo è il riassunto esecutivo di un rapporto completo dell’istituto legale per l’energia e l’ambiente pubblicato nel 2016. Questo rapporto informativo è portato all’attenzione dei lettori del Global Research. Il CRG non approva necessariamente nè il titolo né i contenuti di questo rapporto.

Ciò che è importante, tuttavia, è riconoscere il ruolo della famiglia Rockefeller – che storicamente era l’architetto di “Big Oil” – nel sostenere il dibattito sui cambiamenti climatici, così come il finanziamento di scienziati, ambientalisti e ONG coinvolti nell’attivismo di base contro “Big Oil” e l’industria dei combustibili fossili.

Il dibattito sul clima mondiale è di cruciale importanza. Ma chi controlla quel dibattito?

Esiste un’evidente relazione contraddittoria: considerando che “Big Oil” è l’obiettivo dell’attivismo del riscaldamento globale, “Big Oil” attraverso la famiglia Rockefeller ei Rockefeller Brothers Trust finanziano generosamente il movimento di protesta mondiale per il clima. Chiediti perché?  RAPPORTO INTEGRALE

NOTA CONCLUSIVA

Il mondo avrebbe dovuto cambiare in nome dell’emergenza CO2. L’Unione Europea voleva spendere 270 miliardi di euro all’anno per la “protezione del clima”. Secondo Connie Hedegaard, queste erano le cifre per i prossimi 40 anni. L’obiettivo dovrebbe essere quello di ridurre le emissioni di gas serra dell’80-90% entro il 2050 creando città intelligenti. Ma la trasformazione in un “Nuovo Mondo”, controllato e monitorato in nome della CO2 e del riscaldamento globale, è durata troppo a lungo? Non è successo abbastanza in fretta. I sforzi di Greta e di Fridays for Future non sono bastati.

Ci voleva un virus.
Un virus ha compiuto il miracolo.  Gli ostacoli ad un “mondo intelligente” sono stati spazzati via, le porte si sono spalancate. Si può intuire quanto sia “intelligente” il mondo in cui siamo stati catapultati, la fase iniziale era “molto promettente”.

Per tornare all’intervista di David Rockefeller a “La Stampa“, nel 2008 ha ovviamente fatto riferimento alla crisi climatica e non (ancora) al coronavirus come forza trainante della trasformazione globale. Fino a pochi mesi fa, questo ruolo era attribuito alla molecola di CO2. Tuttavia, la valutazione di Rockefeller sull’importanza della Cina non sarebbe troppo influenzata da questi dettagli.
Le sue “intuizioni” sono più precise che mai in questi tempi di COVID. Al momento della preparazione del documento Scenari per il futuro della tecnologia (2010) era, tra l’altro, ancora vivo e attivo. Oggi ci sono i suoi eredi.

VEDI ANCHE

LA CO2 COME CAPRO ESPIATORIO E LA VIA VERSO UN ‘ MONDO NUOVO’ Dovrebbe avere un nuovo titolo ed essere riscritto: IL COVID19 CAPRO ESPIATORIO E LA VIA VERSO UN ‘MONDO NUOVO’

SORVEGLIANZA TOTALE – 7 MILIARDI DI SOSPETTI

PERCHÉ I ROCKEFELLER CERCANO DI DISTRUGGERE GLI AGRICOLTORI ?

DAL CONTROLLO DEL CIBO AL CONTROLLO DEL MONDO

LA STORIA OSCURA DIETRO IL GLOBAL WARMING ALIAS CAMBIAMENTO CLIMATICO

ROCKEFELLER SI FACEVA L’ARCA DI NOÈ. COSA CI NASCONDE?

COLLEGAMENTO TRA LA FONDAZIONE ROCKEFELLER …

Alex-Focus: Spero che sia tutto falso… ma, per prudenza, NON ...

FONTE:https://www.nogeoingegneria.com/effetti/politicaeconomia/i-lungimiranti-rockefeller-la-cina-ci-aiutera-a-cambiare-il-mondo/

 

 

 

ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME

Nuove accuse di transfobia per l’autrice di Harry Potter: “Solo le donne hanno il ciclo”

Londra, 8 mag – Jk Rowling, celebre autrice di Harry Potter, qualche tempo fa è balzata agli onori delle cronache perché si è offerta di pagare lo stipendio di un anno all’anonimo utente che ha twittato contro Boris Johnson dall’account del Servizio civile britannico. Peccato però che nella civiltà dell’”offesa” in cui ci troviamo a vivere, anche lei diventi vittima. In questo caso, è di nuovo accusata di transfobia per aver osato dire che solo alle donne vengono le mestruazioni. Cioè, per aver detto l’ovvio.

Jk Rowling: “Chi ha le mestruazioni? Le donne!”

L’autrice di Harry Potter, ha voluto contestare un articolo sulla “parità” sanitaria dal titolo: “Creare un mondo post-Covid-19 più equo per le persone che hanno le mestruazioni”.  “‘Le persone che hanno le mestruazioni’. Sono sicura che ci fosse una parola per quelle persone”, ha scritto ironicamente la Rowling su Twitter. “Qualcuno mi aiuti. Wumben? Wimpund? Woomud?” ha scritto ancora, cercando ironicamente di dribblare il termine ‘women’ (donne). Ma queste non sono (più) cose su cui si può ironizzare e lei lo dovrebbe sapere bene. Pensiamo a tutti quei soggetti che si “identificano” come donne, ovvero i transgender. Chi penserà a loro, come ha potuto la Rowling discriminarli? O meglio ancora, che dire di chi effettua la transizione da donna a uomo e sebbene sia a conti fatti un bel maschione, in realtà ha ancora il ciclo?

Insulti e attacchi

Feminazi“Terf” (tenetevi forte: sta per Trans-Exclusionary Radical Feminist, femminista che discrimina le trans – un altro di quei termini da neolingua dei semicolti partorito dalla follia contemporanea), insieme a strega, cagna … Questi sono gli epiteti che ha ricevuto la Rowling per questo motto di spirito. E lei li ha elencati tutti, aggiungendo: “I tempi cambiano. L’odio nei confronti delle donne è eterno“. “Rispetto il diritto di tutte le persone trans di vivere in un modo che sia autentico e confortevole per loro. Marcerei con voi se voi foste discriminati sulla base dell’essere trans. Allo stesso tempo, la mia vita è stata plasmata dall’essere femmina. Non credo sia odioso dirlo“, aggiunge. Invece, cara Rowling, ormai lo è. E non è nemmeno la prima volta che ti imbatti in questa dura realtà! Puoi sempre inventare un universo parallelo in cui c’è una preponderanza di personaggi caucasici ed eterosessuali, maghi, streghe ed elfi. Ah, niente da fare, anche questo già fatto.

FONTE:https://www.ilprimatonazionale.it/spettacolo-2/nuove-accuse-di-transfobia-per-lautrice-di-harry-potter-solo-le-donne-hanno-il-ciclo-159228/

 

 

 

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

Violenze Usa: la brutalità degli Antifa non ha risparmiato nessuno

Proteste in Usa: la brutalità degli Antifa non ha risparmiato nessuno, è stata messa in campo una violenza cieca che non ha niente a che fare con la morte di George Floyd e con l’antirazzismo.

Il senatore Ted Cruz scrive su Twitter: “Antifa è un’organizzazione terroristica a guidata da radicali odiosi e intolleranti. Come presidente della sottocommissione per la Costituzione, convocherò un’audizione su come ritenere l’Antifa responsabile della violenza e della distruzione che abbiamo visto in tutte le nostre comunità.”

FONTE:https://www.imolaoggi.it/2020/06/04/violenze-usa-la-brutalita-degli-antifa-non-ha-risparmiato-nessuno/

 

 

 

CULTURA

15 aprile 1944: uccidendo il 70enne Gentile i partigiani mostrarono il loro volto anti-italiano

mercoledì 15 aprile 17:36 – di Antonio Pannullo

gentile e mussolini

Oggi ricorre l’anniversario di uno dei crimini più odiosi dei partigiani. L’assassinio di Giovanni Gentile, un filosofo di 70 anni la cui unica colpa era quella di essere fascista. Ed era uno che al fascismo aveva dato tantissimo. Mite, colto, equilibrato, studioso, autorevole, conciliante: questo era Gentile. Ma anche convintamente fascista, tanto che aderì alla Repubblica Sociale italiana per ribadire il giuramento fatto venti anni prima. Ed è questo che i partigiani rossi non gli hanno mai perdonato.

Gentile rimane un gigante nella storia d’Italia

Gentile è un gigante nella storia d’Italia. Ministro, senatore, filosofo, docente universitario, accademico d’Italia, fondatore della enciclopedia Treccani, autore della riforma della scuola, e molto altro ancora. Su di lui si sono scritti trattati, libri, articoli, saggi, ma il suo assassinio non è mai stato condannato ufficialmente dalla sinistra né dai suoi intellettuali. All’epoca, il Partito Comunista non condannò l’omicidio, anche se l’efferato assassinio divise il fronte dei partigiani, che peraltro era egemonizzato dal Pci.

L’assassino di Gentile ebbe pure la medaglia d’oro

Il suo assassino, Bruno Fanciullacci, “Massimo”, in seguito ebbe pure la medaglia d’oro al valor militare, con una motivazione del tutto edulcorata delle sue azioni da terrorista. Alcuni comuni toscano gli hanno intitolato vie e dedicato strutture, compreso quello di Firenze dove il 15 aprile due partigiani spararono all’anziano filosofo inerme. Fanciullacci faceva parte dei Gap, il gruppo guerrigliero organizzato dal Pci dopo l’8 settembre. I Gap non erano una forza militare, ma un gruppo che compiva attentati, sabotaggi, azioni contro gli eserciti regolari nemici. Azioni eroiche come quella di via Rasella, per intenderci. Come vogliamo chiamarlo?

Il partigiano sopravvisse di poco alla sua vittime

“Massimo” si distinse da subito per il suo carattere violento e sanguinario. Partecipò in prima persona ad attentati contro esponenti della Rsi o presunti collaborazionisti. Dopo appena sei giorni dall’omicidio di Gentile, partecipò all’attentato contro Bruno Landi, noto fascista fiorentino, che rimase ferito. Pochi giorni dopo finì a Villa Triste, da dove lo liberarono armi alla mano altri partigiani. Nel luglio continuò con le sue azioni violente e illegali, fino a che rientrò il galera, grazie a una delazione non si sa di chi. Certo non dei fascisti. . Morì per una raffica di mitra di un milite fascista mentre tentava di fuggire.

Un attentato terrorista preparato con cura

Così il carnefice di Gentile non sopravvisse di molto alla sua innocente vittima. L’assassinio fu preparato con grandissima cura, cosa che i comunisti hanno sempre fatto nelle esecuzioni di chi non la pensa come loro. Gli orari di Gentile furono esaminati, così come i suoi spostamenti. Ma va detto che il bersaglio era facilissimo, perché non aveva scorta e girava disarmato. Quel giorno Fanciullacci e tale Igniesti attesero Gentile davanti la casa dove risiedeva, alla Salviatina sotto Fiesole. Si avvicinarono con dei libri sottobraccio all’auto in cui Gentile stava tornando a casa. Scambiandoli per degli studenti, Gentile abbassò il finestrino per ascoltarli ma ricevette subito una raffica di colpi.

Come al solito, dopo l’assassinio fuggirono

I due poi si dileguarono in bicicletta e si nascosero a casa del pittore Ottone Rosai, che stigmatizzò duramente l’accaduto. La rappresaglia fascista fu fermata la sera dalla stessa famiglia di Gentile, per confermare il costante atteggiamento del filosofo contro la violenza e per la pacificazione nazionale. L’allievo di Gentile, tale Giovanni Spadolini, scrisse un articolo di fuoco condannando il fatto che non fosse stato proclamato il lutto nazionale ed elogiando il popolo fiorentino per la massiccia partecipazione ai funerali di Gentile, tenutesi in Santa Croce il 18 successivo.

Mussolini: chi ha ucciso Gentile era un anti-italiano

Si è delineata, anche con l’omicidio di Gentile, la strategia comunista messa a punto in questo periodo e poi perseguita sempre: quella di colpire gli elementi fascisti più capaci, onesti, concilianti, retti, al fine di eliminare le persone che un domani potessero ricostruire l’Italia. E questo si è visto in numerosi omicidi politici dei Gap. Il commento di Mussolini fu il più illuminante: “Giovanni Gentile non è stato ucciso soltanto perché era fascista, egli è stato assassinato perché italiano e il suo assassino non è un patriota italiano”.

La resistenza si divise su questo ignobile gesto

La resistenza, come detto, si divise su questa ennesima atrocità. La prima, vaga, rivendicazione dell’atto terroristico si ebbe sull’Unità, che parlò di “giustizia popolare” che si abbatteva sul traditore Giovanni Gentile… E mentre il Pci quasi incondizionatamente approvò, il Partito d’Azione si divise, così come lo stesso Cln, che sconfessò anche dei volantini di rivendicazione. Quasi tutti si scaricarono la coscienza dicendo che l’omicidio era un atto di guerra e che Gentile alla fine se lo era meritato perché fascista. Democristiani compresi. E ancora oggi, sulla biografia di Fanciullacci nel sito dell’Anpi, non c’è traccia dell’omicidio di Gentile.

FONTE:https://www.secoloditalia.it/2020/04/15-aprile-1944-uccidendo-il-70enne-gentile-i-partigiani-mostrarono-il-loro-volto-anti-italiano/

 

 

 

CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE

Esperto ‘contro l’odio’ arruolato da Conte: “Chiudiamo i lombardi in Lombardia”

“Chiudiamo i lombardi in Lombardia. Almeno quest’estate”. Tweet-bufera. “La dico piano: chiudiamo i lombardi in Lombardia. Almeno quest’estate”: fa discutere il tweet dello scrittore Massimo Mantellini, membro della task force governativa contro l’odio in rete.

Fase 3: Lega, Conte cacci Mantellini da task force contro odio –“Per la serie l’uomo sbagliato al posto sbagliato. Lo scrittore e intellettuale Massimo Mantellini chiede di ‘chiudere i lombardi in Lombardia per tutta l’estate’. Questo Governo di incompetenti su tutto e’ riuscito a nominare questo signore come esperto nella task force contro l’odio online. Alla faccia… Ora Conte abbia almeno la decenza di cacciare via subito questo Mantellini dalla task force”. Lo afferma il segretario della Lega Lombarda Salvini Premier, Paolo Grimoldi.

FASE 3: SALVINI, ‘MANTELLINI DISGUSTOSO CON LOMBARDIA, ED E’ ESPERTO PER ODIO IN RETE’ – “Parla l’esperto ‘intellettuale’ scelto dal governo per la task force contro l’odio in rete. Ma vi rendete conto? Disgustoso”. Lo scrive su Twitter il segretario della Lega, Matteo Salvini, in riferimento ad un precedente tweet di Massimo Mantellini, che ha scritto: ”La dico piano: chiudiamo i lombardi in Lombardia. Almeno per questa estate”. affaritaliani.it

FONTE:https://www.imolaoggi.it/2020/06/06/esperto-contro-lodio-arruolato-da-conte-chiudiamo-i-lombardi-in-lombardia/

 

 

 

Wikileaks: Clinton – bimbos at home

FONTE:https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=10223341853444278&id=1524144713

MONDO

URL abbreviato
5121
Seguici su

Ci sono state molte voci, in gran parte diffuse dagli attivisti anti-vaccinazione, secondo cui il fondatore di Microsoft sta usando la pandemia COVID-19 come copertura per incorporare microchip tracciabili nelle persone in massa.

Bill Gates ha espresso preoccupazione per le teorie recentemente diffuse che lo collegano a un complotto segreto per impiantare “microchip” nella popolazione.

“In un certo senso è così bizzarro, si può quasi volerlo vedere come qualcosa di divertente”, ha detto Gates della voce in una teleconferenza giovedì, “ma immagino che non sia davvero una cosa divertente.”

“È un bene sapere quali bambini hanno avuto un vaccino contro il morbillo e quali no, quindi ci sono sistemi di dati e… cartelle cliniche che le persone usano per rintracciarlo… ma non ci sono microchip o qualcosa del genere.”

Un sondaggio Yahoo News / YouGov a maggio ha rivelato che il 28% degli americani, incluso il 44% dei repubblicani, ritiene che Gates intenda impiantare microchip attraverso un vaccino nelle persone per monitorare i loro movimenti.

Gates ha detto ai giornalisti che i sondaggi sono “un po’ preoccupanti”, dicendo che è difficile negare la teoria della cospirazione perché “è così stupida o strana, che persino ripeterla sembra quasi dargli credibilità”.

Finora non ci sono prove a sostegno della teoria dei microchip, che sembra derivare dal supporto di Gates per l’uso di ID digitali per la vaccinazione COVID-19. Tuttavia, la tecnologia non è un microchip ed è più simile a un tatuaggio invisibile che mira a fornire ai medici registri dei vaccini aggiornati.

Bill Gates ha lamentato che le dichiarazioni anti-vax possono influenzare la “vera immunità di gregge” dopo lo sviluppo di un vaccino COVID-19.

“Se non ottieni un’ampia diffusione, allora avrebbe un effetto drammatico”, ha detto. “Quindi la disinformazione potrebbe fermarci ad un certo punto.”

Giovedì Bill Gates si è impegnato a donare $ 1,6 miliardi a Gavi, un’organizzazione globale che fornisce vaccini ai bambini nei paesi a basso reddito. Il gruppo con sede a Ginevra sperava di raccogliere almeno $ 7,4 miliardi, ma è riuscito a garantire $ 8,8 in donazioni durante un summit ospitato giovedì.

Gates, la cui fondazione omonima è stata un membro fondatore di Gavi due decenni fa, ha impegnato altri $ 100 milioni in un fondo separato che l’alleanza ha creato per finanziare l’acquisto di vaccini COVID-19 per i paesi a basso e medio reddito.

FONTE:https://it.sputniknews.com/mondo/202006059168757-le-teorie-della-cospirazione-su-bill-gates-sono-stupide—bill-gates/

 

IPOTESI-SPAURACCHIO SUL PROSSIMO MOSTRO VIRALE

E CRITICHE A FRANCO LIBERO

Pinterest+

LETTERA – SOTTOTITOLI DI VV

CROCIATA VEGAN-ANIMALISTICA ESASPERATA E INGIUSTO SPAZIO ALLE SPARATE DI GREGER

 

ARRIVO DI UN SUPER-VIRUS MANIPOLATO DI ULTIMA GENERAZIONE E DIFFUSIONE IMPROPRIA DI ALLARMI INGIUSTIFICATI

“Secondo Michael Greger, un dottore americano, è in arrivo un virus letale al cui paragone il Covid-19 è uno scherzo. Un mammasantissima di virus che falcerebbe gran parte dell’umanità”.

Il motivo per cui FLM tributa tutta questa improvvisa attendibilità a una sparata del genere è che in essa si fa cenno all’evenienza – data praticamente per certa – che la prossima “pandemia” (sic!) originerà dagli orrendi allevamenti intensivi”. Che sono senza dubbio orrendi, su questo non ci piove, ma ciò non dovrebbe autorizzare lo stesso FLM, e nessuno che voglia vantare una coerenza personale e una reale onestà intellettuale, a sottoscrivere, e anzi, ad esaltare, affermazioni talmente pazzesche, facendolo poi cavalcando toni tanto allarmistici.

 

IL VEGANISMO GENUINO E NON INVASATO NON SI FA TRASCINARE DALLE BUFFONATE E DALLE SMARGIASSATE DEL SISTEMA

Ora io mi chiedo se in tempi di falsa pandemia e per di più quando molti elementi di questa solenne, grottesca e tragicomica buffonata globale e globalistica sembrano sul punto di rivelarsi in tutta la loro natura fittizia, un sedicente “igienista” – sebbene al sottoscritto FLM molto di rado sia sembrato realmente tale, limitandosi per quanto mi riguarda a essere un “veganista” ideologicamente invasato – possa uscirsene fuori con un’affermazione talmente abnorme da negare in un sol colpo tutte le acquisizioni secolari della Scienza della Salute, solo per assecondare il suo veganismo fanatico da cui è semplicemente accecato.

GIÀ LA VITA DI TUTTI RESTERÀ AMMORBATA PER ANNI

In questo modo, e dovrebbe apparire evidente anche a lui, se per l’appunto non risultasse obnubilato dalla propria esaltazione “ideologicamente corretta” – contribuisce a corroborare la montatura medico-mediatica in corso ormai da tre mesi, e che purtroppo credo, nonostante i segnali incoraggianti, che ancora per anni ammorberà le vite di tutti. Egli in questo modo non sta facendo altro che il gioco del Sistema apolide sovranazionale nutrendo la paura irrazionale della gente già a bella posta da Esso suscitata. Se il medico in questione non fosse stato vegano e non avesse fatto cenno agli allevamenti intensivi, infatti, si può star sicuri che avrebbe ignorato la cosa.

NON BASTA ESSERE VEGANI SE SI CADE IN QUESTI TRANELLI

Gran brutta cosa quando il fanatismo ha la prevalenza su ogni altra considerazione, perché chi si lascia guidare da esso non persegue un’autentica ricerca della verità, ma solo l’ottenimento di un risultato personale, travestito con mille imbellettamenti moralistici a celarne l’assoluta arbitrarietà degli intenti. Episodi come questo non fanno che confermarmi quanto il “veganismo” fondato sulla pura ideologia, e la Scienza della Salute, siano cose profondamente diverse, nonostante le apparenze.
Grazie per quanto sempre fa per fare emergere la verità a dispetto del Sistema.

Andrea Di Massimo

FONTE:https://www.valdovaccaro.com/ipotesi-spauracchio-sul-prossimo-mostro-virale-e-critiche-a-franco-libero/

“La Guerra segreta contro il Venezuela”. Intervista esclusiva a Samuel Moncada, rappresentante permanente di Caracas all’Onu

La Guerra segreta contro il Venezuela. Intervista esclusiva a Samuel Moncada, rappresentante permanente di Caracas all'Onu

“Ci stanno rubando milioni di dollari che servirebbero al popolo venezuelano in questa pandemia, negando l’accesso al presidente Maduro e al governo bolivariano.”

di Geraldina Colotti – Notizia del: Samuel Moncada, storico, politico e diplomatico venezuelano, è rappresentante permanente del Venezuela presso le Nazioni Unite. In precedenza, è stato rappresentante alternativo del Venezuela presso l’Organizzazione degli Stati americani (OSA), da cui il Venezuela si è ritirato ad aprile del 2017.

Durante l’ultimo programma web delle BRICS-PSUV, collegandosi dagli Stati Uniti, Moncada ha risposto alle domande della vicepresidente dell’Assemblea Nazionale Costituente (ANC), Tania Diaz, e a quelle di Leo Robles, direttore del giornale El Ciudadano. Tema del confronto, l’accerchiamento del Venezuela da parte dell’imperialismo e il ruolo della destra golpista che, in piena pandemia, spinge per un’invasione esterna.

Moncada ha poi ulteriormente sviluppato la sua analisi in questa intervista, nel momento in cui il governo bolivariano è riuscito nuovamente a rompere l’assedio imperialista accompagnando l’arrivo delle navi iraniane in Venezuela.

Quale analisi fai di questo momento così drammatico dal tuo osservatorio nordamericano?

Da qui, dagli Stati Uniti, appare evidente come la crisi provocata dal coronavirus sia la peggiore degli ultimi 100 anni. Un livello che non si vedeva dai tempi della Grande Depressione: 40 milioni di disoccupati, migliaia di imprese che non riapriranno…Un effetto brutale che approfondirà le contraddizioni e le tensioni sociali in tutto il mondo, ma negli Stati Uniti in modo particolare. Le code gigantesche che già si vedono indicano le proporzioni dell’impoverimento, che aumenterà ulteriormente alla fine dei due mesi di sussidio decisi dal governo. Qui, chi perde il lavoro perde una serie di benefici vitali come l’assicurazione medica. L’indigenza moltiplicherà i problemi sanitari, la depressione e la violenza. Un panorama molto diverso da quello immaginato da Trump a pochi mesi dall’elezione di novembre, che considerava una passeggiata.

Come reagisce la popolazione statunitense?

Il paese è sotto shock. Un paese diviso, sia per la differenza tra gli Stati che lo compongono, sia per l’ideologia, per i partiti politici presenti. Quello che rappresenta Trump è un partito estremista ma con una base sociale molto consistente. C’è, soprattutto, una divisione storica che richiama quella tra il sud schiavista e il nord abolizionista e che ha portato alla Guerra civile americana. Una parte degli Stati Uniti perpetua la discriminazione contro la popolazione negra, è razzista e suprematista anche nei confronti dello stesso popolo nordamericano: contro i latini, le donne, gli indigeni, contro gli stessi ebrei, in nome di una presunta superiorità cristiana e fondamentalista. È quella mentalità schiavista del sud che si riformula in questo momento negli atteggiamenti anti scientifici di fronte al coronavirus, chiamato virus cinese, che vede in tutte le manifestazioni pubbliche un’espressione di un comunismo da cancellare per imporre la propria libertà individuale e per difendere il proprio denaro, il proprio stile di vita oggi minacciato. La pandemia riflette i profondi pregiudizi e le discriminazioni che permeano la società statunitense. Chi sono le vittime del coronavirus? Gli anziani sopra i sessant’anni, ma soprattutto i poveri. E quando diciamo poveri nelle grandi città quasi sempre significa latini, negri, donne sole, immigrati senza documenti che sono quasi 15 milioni e che vivono ammassati in quelle che si chiamano “abitazioni multigenerazionali”. Case di due stanze al massimo dove vivono accatastati dai nonni ai nipoti, 13-14 persone, in cui è impossibile adottare misure preventive, per cui il contagio si diffonde rapidamente. La mascherina e il distanziamento sociale diventano così anche simboli politici tra chi vuole salvarsi la vita e i fanatici seguitori di Trump che vogliono “liberare” gli Stati Uniti dalla loro presenza. Qui la vita vale poco e nella fretta di riprendere rapidamente tutte le attività, sta valendo ancora meno. Le tensioni sono palpabili e la prevedibile reazione repressiva fa pensare all’arrivo di altro dolore.

Trump potrebbe attaccare militarmente il Venezuela?

Oggi siamo di fronte a una crisi profonda che cambierà il modo in cui le società si relazionano a livello economico e geopolitico e che non troverà soluzione a breve, ma produrrà scomposizioni e ricomposizioni e molta violenza a livello internazionale. Un governo così pericoloso com’è quello di Trump, a cui restano meno di sei mesi e con un serio rischio di perdere le elezioni può inventare soluzioni pericolose per noi che gli stiamo così vicini geograficamente. Per distrarre i cittadini dai problemi interni, si può optare per una piccola guerra coloniale come in Iraq, in Libia, in Siria. Potrebbe succedere contro il Venezuela. L’uccisione del generale iraniano Qasem Suleimani, a gennaio del 2020, si è data nel quadro dell’impeachment che si stava preparando per Trump. Cercavano la guerra con l’Iran. Al comando degli Stati Uniti c’è un gruppo di fanatici più pericoloso dei fascisti del secolo scorso. Basta vedere come trattano il popolo statunitense, soprattutto quel 50% di poveri che non vota: asiatici, africani, latinoamericani… Ora, con la loro visione suprematista, minacciano l’Iran perché porta benzina al Venezuela, come se fosse un delitto. Non si può escludere che siano tentati da una guerra che, sul piano economico, non gli costerebbe molto. Investirebbero solo in termini di armi, propaganda, mercenari, perché il sangue lo metterebbero altri paesi che, come la Colombia, accompagnano gli USA nelle loro avventure. Nelle loro fantasie razziste e suprematiste, noi non contiamo. Dobbiamo stare all’erta.

La propaganda mediatica ci presenta il Venezuela isolato nelle istituzioni internazionali. Invece c’è stato un momento in cui la Repubblica bolivariana ha diretto varie commissioni all’ONU. Qual è la situazione reale? E cosa fanno gli emissari dell’”autoproclamato”?

Stiamo vivendo un momento di grande debolezza sul piano della diplomazia internazionale, forse il peggiore da duecento anni. Vediamo che 60 paesi, diretti dagli Stati Uniti, si stanno muovendo a favore di un golpe e per imporre un regime genocida. Non è una frase a effetto, è quanto si evince, nero su bianco, dal contratto mercenario per ri-colonizzare il Venezuela, firmato da Juan Guaidó con l’appoggio del governo colombiano e organizzato dagli Stati Uniti. Lì si pianificava un massacro che avrebbe dovuto durare un anno e mezzo. Un genocidio simile a quello compiuto contro i comunisti in Indonesia nel 1965-66 all’epoca del criminale Kissinger. Un massacro preso a riferimento dai golpe fascisti degli anni 1970 in Cile, Argentina, e anche oggi. Un governo di estrema destra come quello di Bolsonaro in Brasile arriva a rivendicare le torture compiute durante la dittatura e sostiene che sono state poche. Il governo narco-sicario di Duke in Colombia sta massacrando un numero impressionante di leader sociali, ma giorno per giorno, e questo ne diluisce l’effetto. Per il Venezuela, il piano era quello di compiere assassinii di massa e reimporre una colonia di estrema destra. Stiamo reagendo a questo momento di debolezza mostrando una prospettiva diversa da quella diffusa dagli Stati Uniti, dall’Unione Europea e dal Gruppo di Lima secondo i quali 60 paesi costituiscono l’intera “comunità internazionale”, mentre si tratta di un terzo del totale. L’ONU è composta da 190 paesi, 133 dei quali riconoscono il governo legittimo di Nicolas Maduro. Un muro di contenzione che ha consentito al Venezuela importanti vittorie diplomatiche all’interno stesso dell’ONU. L’anno scorso, a Ginevra, contro la candidatura del Venezuela al Consiglio dei diritti umani, il gruppo dei 60 ha lanciato quella del Costa Rica, invece abbiamo vinto, nonostante la propaganda tossica scatenata negli ultimi tre anni. Abbiamo esercitato la presidenza pro-tempore del Movimento dei Paesi Non Allineati. La MNOAL è un organismo composto da 120 paesi, che svolge importanti funzioni economiche, politiche, ambientali, di sicurezza, all’interno del quale c’è, per esempio, il G77 più Cina. Abbiamo intorno una grande coalizione protettiva, per questo riusciamo a far approvare risoluzioni, vinciamo le elezioni. Così il Venezuela si difende. Quando il vicepresidente statunitense, Mike Pence, ha chiesto al Consiglio di Sicurezza ONU di riconoscere l’autoproclamato Juan Guaidó e di considerare illegittimo il governo Maduro, si è trovato in minoranza e non ha potuto presentare la proposta. Ovviamente, i media non ne parlano, però è il nostro governo legittimo a esercitare tutte le necessarie funzioni legali, per esempio presso la Corte Penale Internazionale e presso tutti gli organismi multilaterali come l’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS) o quella del Commercio (OMC), o l’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO). Il problema si pone a livello delle Corti nazionali con le quali si possono costruire trappole per rubarci il denaro, come sta avvenendo in Portogallo o nel Regno Unito.

Gli Stati Uniti stanno cercando di debilitare le grandi istituzioni internazionali che non controllano completamente, inventandone di artificiali come il Gruppo di Lima e consimili, e usando l’OSA come apripista. Pensi che questa pandemia possa portare a una maggior consapevolezza o si accelererà la crisi dei meccanismi nati dagli equilibri internazionali del secolo scorso?

La politica di Trump mira a debilitare le istituzioni internazionali come l’ONU. Gli USA hanno distrutto, dissolto o debilitato tutti gli organismi multilaterali. Se ne sono andati dal Consiglio dei diritti umani, dall’Unesco, dall’accordo sul clima, dal trattato nucleare intermedio, stanno per andarsene dall’OMS, hanno paralizzato la OMC impedendo la nomina dei giudici che risolvono contenziosi commerciali tra i paesi. Disconoscono la Corte Penale Internazionale, sono arrivati a togliere il visto ai magistrati… L’intenzione è quella di imporre la legge statunitense a livello globale, come avrebbero voluto fare se avessero catturato le navi iraniane violando il diritto al libero commercio. E dall’Europa non c’è da aspettarsi niente. Non ha alcuna indipendenza dagli Stati Uniti. Non ha speso una sola parola per condannare l’attentato con i droni, il tentativo di golpe del 30 di aprile, il recente attacco mercenario via mare. I governi europei hanno partecipato al saccheggio della Libia per prendersi l’oro che Gheddafi aveva lasciato nelle banche europee. La Gran Bretagna è uscita dall’Unione europea ma solo per trasformarsi nello stato n. 51 degli USA… Non sono un modello per nessuno. Siamo di fronte alla più grande offensiva colonialista in 200 anni contro il Venezuela. Noi abbiamo realizzato vittorie parziali, ma non possiamo dire di aver vinto quella che si prospetta come una guerra di lunga durata. E uso il termine guerra con cognizione di causa. Contro il Venezuela, è in corso una guerra sporca come quella scatenata in Nicaragua attraverso i Contras negli anni 1980, usando cioè la droga, i mercenari, l’asfissia economica, il sabotaggio delle infrastrutture e quello finanziario. Ci negano le medicine e i beni essenziali, usano la pandemia per sterminare il popolo venezuelano. Lo Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale, all’articolo 87 definisce crimine di sterminio, o di lesa umanità, privare deliberatamente una popolazione dei mezzi di sussistenza, come stanno facendo con noi anche durante questa pandemia. In Venezuela non sta accadendo quel che succede negli USA, in Brasile, in Colombia, in Ecuador, ma loro vorrebbero creare il caos per provocare una guerra civile e intervenire militarmente. Stanno circondando il nostro territorio marittimo. In questo momento, al largo delle coste venezuelane ci sono oltre 25 navi statunitensi, francesi, britanniche, olandesi, pronte a entrare in azione in caso di un conflitto interno che stanno facendo di tutto per scatenare anche attraverso un’offensiva diplomatica e manovrando burattini e mercenari a livello interno. Per questo, anche se stiamo vincendo, non possiamo permetterci di abbassare la guardia di fronte a un nemico molto pericoloso e a una guerra che durerà ancora molto tempo.

Chi non conosce il livello della guerra economica, delle sanzioni e del peso del dollaro parallelo si chiede come mai un paese come il Venezuela, che possiede le prime riserve al mondo di petrolio, non abbia più la benzina. E come mai, nonostante si accordino i prezzi calmierati in dollaro reale, poi i commercianti li vendono al dollaro parallelo, polverizzando il potere d’acquisto dei lavoratori e delle lavoratrici. Come glielo spiegheresti?

La guerra economica contro il Venezuela, negli ultimi tre anni ha subito un’accelerazione. Già prima, gli USA agivano per dissuadere gli investitori e per favorire la fuga di capitali, ma poi si sono messi d’impegno nel minacciare e sanzionare qualunque impresa di altri paesi che si azzardasse a toccare il denaro venezuelano. Le banche nordamericane e europee – portoghesi, inglesi, o lussemburghesi – ci stanno rubando milioni di dollari che servirebbero al popolo venezuelano in questa pandemia, negando l’accesso al presidente Maduro e al governo bolivariano. Nel caso del Portogallo, è ancora peggio perché quel denaro era stato portato nelle banche come una prova di amicizia da parte di Hugo Chavez, proseguita con Nicolas Maduro, per aiutare il paese con depositi bancari e acquisti di prodotti. Non eravamo certo obbligati a farlo. Eppure oggi il Portogallo si unisce alle sanzioni USA e ruba il denaro del popolo venezuelano, così come è stato fatto con la nostra raffineria Citgo negli Stati uniti, il cui denaro è finito nelle tasche dell’autoproclamato. Gli USA si sono dedicati a distruggere la nostra produzione petrolifera, proibendo alle imprese anche di venderci i pezzi di ricambio o di mandarci esperti. Una lenta asfissia che ha provocato danni alla nostra economica. La scarsità di dollari fa sì che la moneta venezuelana si svaluti quasi di immediato, e la enorme inflazione esistente è prodotto della crisi economica provocata dall’asfissia economica e dalle sanzioni. E, adesso, il direttore del Consiglio di sicurezza nazionale degli Stati Uniti per l’emisfero occidentale, Mauricio Claver-Carone, minaccia con “sanzioni devastanti” le imprese spagnole italiane indiane messicane che si azzardino a comprare il nostro petrolio o la benzina iraniana, o a venderci quel che si serve per le medicine. Il libro “Guerra segreta”, di Juan Zarate, l’uomo che ha contribuito a disegnare la politica finanziaria della Casa Bianca dopo l’11 settembre 2001, spiega perfettamente i meccanismi attraverso i quali il ministero del Tesoro USA utilizza le banche e la finanza per attaccare i paesi come la Russia o l’Iran. Poi hanno affinato i meccanismi applicando al Venezuela la tecnica di sterminio attraverso il terrorismo economico con il sostegno dei loro alleati.

FONTE:https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-la_guerra_segreta_contro_il_venezuela_intervista_esclusiva_a_samuel_moncada_rappresentante_permanente_di_caracas_allonu/5496_35255/

 

CORONAVIRUS, “AUTOPSIE E ALTRI ERRORI NON CASUALI. L’OMBRA DEL DEEP STATE”


Da Alberto Contri (Università Iulm) una requisitoria e un j’accuse contro il Deep State e gli interessi dietro il Coronavirus

Di Angelo Maria Perrino

 

Un gruppo di scienziati e di medici ha deciso di scrivere al presidente del Consiglio, al ministro della Salute e ai governatori delle Regioni per chiedere chiarimenti su molti punti controversi dell’emergenza coronavirus, chiedendo “per quale motivo si siano impediti gli esami autoptici, che si sono invece rivelati, quando effettuati, una fonte insostituibile di preziosissime informazioni e che hanno consentito di scoprire che la causa principale dei decessi non era la virulenza della patologia, ma una sua errata cura”.

Alberto Contri, docente di Comunicazione Sociale all’Università IULM, pur non essendo un medico, aveva sollevato il problema a fine aprile, analizzando e criticando la comunicazione istituzionale sulla pandemia.

Professor Contri, come ha fatto ad anticipare con anticipo e tempestività un giudizio di carattere tipicamente medico?

Per venti anni, su cinquanta di quelli impegnati in comunicazione, ho lavorato nella più grande agenzia multinazionale specializzata nell’informazione alla classe medica. Con tutto quello che ho dovuto studiare, penso che mi potrei presentare a sostenere gli esami di diverse specialità.

Per parlare della mia esperienza di virus, mi piace ricordare che il primo documentario scientifico sull’HIV in cui si richiamava l’attenzione su una rara polmonite interstiziale che si stava diffondendo nelle comunità gay della California, fu realizzato dall’immunologo Aiuti e da me. Ma a parte questo, sono rimasto e sono in contatto con molti illustri medici e clinici che si sono trovati ad affrontare il coronavirus sul campo, e da loro, in tempo reale, ho appreso cosa stava accadendo e come si stava modificando la  malattia.

Confrontando le loro analisi e il loro vissuto con le azioni del Governo, mi sono ben presto reso conto di due cose: innanzitutto che virologi ed epidemiologi vedono le persone e i pazienti come numeri su un grafico, e seguono poco gli aggiornamenti della pratica clinica. Poi. che la troppo prudente lentezza delle istituzioni della Sanità non ha saputo far tesoro delle acquisizioni dei medici sul campo che si succedevano in tempo reale. Concentrandosi su un’unica, granitica certezza, il vaccino, che invece è tuttora una speranza assai labile.

Ma non è paradossale, visto che il vaccino è per l’appunto di là da venire? Gli approcci terapeutici individuati dai medici di Napoli, Pavia e Mantova hanno fanno in pochi giorni il giro del mondo salvando molte vite.

Certo che lo è. Il Dr. Vincenzo Cennamno, direttore dell’Unità operativa complessa di Gastroenterologia ed Endoscopia dell’Ausl di Bologna, ha affermato: “Penso che sia molto importante investire nella condivisione e comunicazione dei dati clinici. Nel caso del coronavirus l’allarme dato sui social dall’esperienza di medici sul campo (il primo fu un oculista) è stato ignorato dall’apparato ufficiale e invece ascoltato ad esempio da Taiwan….con i risultati che tutti sappiamo. Avremmo potuto battere il virus con una comunicazione virale sanitaria e creare una PandeMedia che avrebbe evitato la Pandemia. E’ stato anche sorprendente notare come istituzioni che dovrebbero tutelare la salute pubblica hanno nicchiato o cercato di dichiarare poco utili approcci terapeutici che in tutto il mondo ora stanno facendo la vera differenza tra la vita e la morte. L’ultima gaffe, ma è un eufemismo, riguardo la circolare dell’OMS che vietava l’impiego dell’Idrossiclorochina sulla base di uno studio pubblicato su Lancet  costruito con dati inverificabili. In base a una protesta di 120 medici e ricercatori, Lancet ha chiesto scusa, l’OMS ha ritirato la circolare e così alcuni baluardi della Scienza Ufficiale hanno perso molta credibilità.

Già Report aveva segnalato che dopo il ritiro dei fondi americani, l’OMS è di fatto un ente finanziato da privati, tra cui Bill Gates è il primo, oltre che da imprese del Big Pharma.

Ciononostante i grandi mezzi di comunicazione ne sono di fatto il portavoce, accreditando l’ipotesi del vaccino come unica via d’uscita. Ma sono stati battuti dai social media, grazie ai quali la comunità scientifica di tutto il mondo si è tenuta in contatto passandosi le informazioni chiave sulle autopsie che poi sono state addirittura vietate. Cose da non credere. Perché è proprio grazie alle autopsie che alcuni medici intelligenti hanno capito che la polmonite era l’ultimo effetto della trombosi dei microvasi polmonari. Intervenendo per tempo, gli usuali anticoagulanti (insieme ad altri farmaci antiinfiammatori) si sono rivelati in grado di rallentare il flusso dei ricoveri ospedalieri annullando quello verso ke Terapie Intensive, riportando l’infezione da Covid 19 al livello di una grave influenza. E’ sempre grazie ai social che si sono diffuse assai rapidamente le intuizioni del Prof. Luciano Gattinoni (ex presidente della Società Mondiale di Terapia Intensiva) sui vantaggi della posizione prona dei pazienti con gravi difficoltà respiratorie, oltre che la raccomandazione di ridurre la pressione dell’ossigeno nei respiratori, che stava facendo danni letali a polmoni troppo ammalorati .

Sembra quindi ci sia stato uno scollamento tra i Comitati Scientifici, il Governo e la classe medica operante sul campo.

Temo proprio di sì. Un ulteriore paradosso è costituito dal fatto che proprio le Istituzioni parlano continuamente di medicina del territorio, mentre i medici di base sono stati lasciati senza kit di protezione e informazioni adeguate. A sentire i più impegnati, un vero punto di svolta è stata proprio la comunicazione circolare che si è stabilita volontariamente tra loro e i medici ospedalieri. Eppure il Governo ha deciso di investire somme cospicue in molte nuove Terapie Intensive, quando le attuali sono vuote o quasi. Denaro che potrebbe servire a moltiplicare i medici di base, con adeguata formazione, così da farli agire come vera sentinella contro il virus (e non solo) mettendoli anche in grado di visitare i pazienti a domicilio. Qualcuno ricorda per caso un medico di base uscito per una visita domiciliare? Forse c’è stato qualche eroe volontario. Invece di affrontare sul serio questo problema, ci spaventano con la seconda ondata, investendo in trincee nel posto sbagliato (le Terapie Intensive) invece che nel potenziamento vero della cosiddetta medicina del territorio, che rimane una vuota espressione sempre più abusata.

C’è chi pensa che gli errori commessi non siano casuali, ma dettati dalla pressione delle imprese interessate al vaccino.

Su questo tema si rischia di entrare in un campo minato, perché a chi pensa così viene subito lanciata un’accusa di complottismo. Ma se guardiamo alle notizie che emergono un poco alla volta, si scopre una realtà ben diversa dalla versione cosiddetta ufficiale. Innanzitutto trovo sorprendente la velocità con cui è stato maltrattato un Premio Nobel come Montagnier, che si era permesso di ritenere il virus frutto di una manipolazione in laboratorio. Il giorno dopo la sua intervista, tutti i media del mondo si sono scatenati all’unisono a delegittimare lui e la sua versione, incluso i virologi nostrani che straparlano da tv, radio e giornali, in alcuni casi senza nemmeno avere un curriculum adeguato.

Bene, da un paio di giorni è uscito uno studio molto autorevole anglo-australiano che sostiene la tesi di Montagnier. Mentre un altro studio israeliano dimostra che a dicembre tutte le infezioni arrivate da loro erano di origine americana. Gli esperti mi hanno spiegato che i virus hanno in realtà una carta di identità che permette di risalire alla vera origine, oltre ad una sorta di biglietto di viaggio che indica tutte le tappe che ha fatto…Motivo per cui, è solo questione di tempo, ma tra non molto tutta la verità potrebbe venire fuori. E molti scienziati si troverebbero in forte imbarazzo.

Nei suoi post e nelle sue interviste, lei ha sempre anticipato i tempi con verità che poi sono state dimostrate incontrovertibili. Nell’attuale momento, è in grado di anticiparci qualcosa?

Posso ringraziare qualche amico che sta nei posti giusti condividendo con me analisi basate su fatti in genere ignorati o poco conosciuti. Però vorrei ugualmente usare il condizionale, finché non verranno fuori le carte di identità e i biglietti di viaggio che qualcuno avrebbe già trovato, ma che aspetta ad esibire, perché siamo ancora troppo lontani dalle elezioni americane. E già questo è un bell’indizio.

Ci sono insistenti voci che indicherebbero il virus sintetizzato nello stesso laboratorio americano in cui era stato sintetizzato l’antrace, e sotto l’amministrazione Obama. Laboratorio poi chiuso per l’eccessiva pericolosità dei suoi esperimenti, che sono stati trasferiti quindi a Wuhan. Da lì potrebbe essere uscito intenzionalmente o per errore (data la forza della censura cinese, non è certo semplice scoprirlo). C’è un indizio che potrebbe avallare l’operato intenzionale: a ottobre ci sono state le Olimpiadi militari a Wuhan. Larga parte degli atleti ha raccontato di essersi ammalata, con tipici sintomi da Covid 19. In quelle olimpiadi prevalgono le discipline guerresche (scherma, equitazione, pentathlon, lotta, ecc.) in cui gli atleti militari americani sono da sempre ai primi posti nel mondo. Ebbene, dalle informazioni in mio possesso, questa volta il medagliere ha visto gli americani posizionarsi al 33° posto. Segno che l’esercito ha mandato a Wuhan gli atleti più scarsi. Come sapeva che ci sarebbe stata una pericolosa epidemia? E’ uno dei tanti puntini da unire, per cercare di vedere emergere il disegno reale.

Un’ultima cosa: Chi potrebbe essere interessato a creare una pandemia che ha messo in ginocchio l’economia mondiale? Cui prodest?

Man mano che le verità ufficiali si sgretolano una alla volta, sembra consolidarsi l’ipotesi della manina di un agglomerato di interessi militari, finanziari, industriali che da tempo ha preso il nome di Deep State. Che sarebbe disposto a qualsiasi accelerazione pur di evitare la rielezione di Trump e di scardinare gli attuali equilibri mondiali. Continuando con le ipotesi, potrebbe anche essere che l’attuale diffusione della pandemia sia stata preterintenzionale: proprio per la pericolosità degli esperimenti sul coronavirus in questione fu chiuso il laboratorio americano, che per l’esattezza era situato nella North Carolina.

E se riflettiamo sul fatto che la pandemia da Covid 19 ha provocato finora nel mondo 252.000 morti, mentre quelli annui per gli incidenti stradali sono 1,35 milioni, e 8 milioni quelli per il fumo, senza che nessuno abbia chiuso le strade o le tabaccherie, ma tutto il resto si, qualche ulteriore domanda ce la dovremmo porre.

FONTE

E’ ORA DI DIRE NO! ED E’ ORA DI CHIEDERE UN’INDAGINE!

BILL GATES, MODERNA, IL BUSINESS DEI VACCINI E I SOLDI DEGLI ITALIANI: LA MIA INTERROGAZIONE AL GOVERNO

Di Sara Cunial

Coronavirus, Sara Cunial multata mentre andava al mare a Ostia ...

Da qualche anno l’OMS vede tra i suoi maggiori finanziatori non gli Stati membri bensì enti privati, i cui finanziamenti costituiscono i tre quarti del patrimonio dell’OMS. Tra essi spiccano le principali case farmaceutiche e organizzazioni private come la Melinda e #BillGates Foundation e la #Gavi Alliance sempre fondata da Bill Gates (che sta investendo anche in Italia diversi progetti a sostegno della ricerca di un vaccino contro Sars-Cov-2). Lo stesso Bill Gates che nel 2017 ha fondato la Coalition for Epidemic Preparedness Innovations (Cepi) nata per velocizzare e coordinare la ricerca scientifica in tema di vaccini.
Secondo quanto riportato dall’avv. Mirella Manera, giurista dell’associazione Attuare la Costituzione sentita in audizione al Senato: “tutti i programmi vaccinali dell’OMS sono finanziati per lo più con questi fondi privati vincolati a specifici progetti selezionati dai donatori, non stanziati sulla base della pianificazione né sulle esigenze prioritarie dell’agenda internazionale della salute a cui va solo il 7% dei finanziamenti”.

L’Italia ha partecipato direttamente all’Oms nel 2017 con 10 milioni di dollari, l’Istituto superiore di sanità (Iss) con 145.641 di dollari e la regione Veneto con 258.322 di dollari. Ma non basta. Il nostro Paese ha anche investito in Gavi 465 milioni di dollari nel periodo 2016-2020, ne ha versati altri 150 milioni ad aprile 2020 e altri 287 milioni il 4 giugno”. Tutti soldi pubblici, sottratti al popolo italiano e alla nostra economia già in ginocchio a causa di queste scellerate politiche di emergenza.

BILL GATES CHIAMA, CONTE RISPONDE: SOTTRATTI 150 MILIONI A FAMIGLIE E IMPRESE PER I VACCINI ?
https://youtu.be/dcD_K-RE9m0

Ma andiamo avanti. Nel 2016 la Fondazione di Bill Gates ha investito 20 milioni di dollari nell’azienda farmaceutica Moderna TX INC, promuovendo progetti di sviluppo basati sull’mRNA per varie malattie infettive. Nel gennaio 2020, proprio ModernaTX INC ha completato la sequenza per mRNA-1273, il vaccino della compagnia, che utilizza la proteina Spike (S) contro il nuovo #coronavirus.
L’Istituto nazionale per le allergie e le malattie infettive americano (Niaid), parte di Nih, ha rivelato l’intenzione di eseguire uno studio di Fase 1 utilizzando il vaccino mRNA-1273 in risposta alla minaccia del coronavirus e Moderna si è mobilitata verso la produzione clinica. La produzione di questo lotto è stata finanziata (guarda caso) dalla Coalition for Epidemic Preparedness Innovations (Cepi).
Agli inizi di giugno #Moderna ha annunciato i primi risultati preliminari positivi del vaccino contro il coronavirus, facendo schizzare il titolo a Wall Street. Man mano che il titolo cresceva, la società biotecnologica e il suo principale investitore non persero tempo a capitalizzare sul prezzo delle azioni in rapido aumento.

https://edition.cnn.com/…/business/moderna-vaccine-stock-s…/

Sarebbe interessante conoscere la posizione del Governo sul conflitto di interesse della Fondazione di Bill Gates, e capire quali iniziative intenda adottare per evitare che l’interesse particolare di qualcuno possa portare a «legalizzare» strumenti – come vaccini e app di controllo – che si prestano a consentire la violazione delle libertà costituzionali individuali e della inviolabilità del corpo umano.

L’ho chiesto in un’interrogazione che potete leggere qui ?
https://aic.camera.it/aic/scheda.html…

Se volete restare aggiornati iscrivetevi al mio canale #Telegram ? https://t.me/saracunial

FONTE:https://www.nogeoingegneria.com/news/coronavirus-autopsie-e-altri-errori-non-casuali-lombra-del-deep-state/

 

 

NASCITA DELLA DITTATURA MEDICA
Dal Rapporto Flexner alla vaccinocrazia
Marcello Pamio – 6 ottobre 2017

Nel 1847 nasce a Philadelphia presso l’Accademia di Scienze Naturali, l’AMA, l’Associazione dei medici americani, cioè la casta dei camici bianchi.
L’anno seguente, nel 1848, l’AMA inizia subito a criticare e attaccare tutto quello che l’associazione non riconosce come “scientifico”, stabilendo dei criteri per analizzare i ciarlatani e i rimedi miracolosi, spiegandone i pericoli pubblici.
Nel 1906 l’AMA pubblica il «Medical Education Directory» di tutte le scuole mediche degli USA stabilendo i requisiti di ammissione. Passaggio questo epocale visto che da sempre tutti potevano professare e praticare l’arte terapeutica.
Il periodo storico è molto interessante perché l’industria chimico-farmaceutica, chiamata Big Pharma, è nata come conseguenza della «Teoria dei germi» del chimico Louis Pasteur, e della «vaccinologia».
Secondo la teoria dei germi, tutte le malattie erano causate da agenti (microbi) esterni che entravano nel corpo, mentre per la teoria vaccinale le persone possono essere immunizzate contro le malattie se esposte ad agenti patogeni iniettati sotto forma di vaccini.
Entrambi questi concetti, quello di Pasteur e quello dei vaccini, sono imperniati sull’antagonismo della teoria dei germi nei confronti dei microbi patogeni e/o infettivi.
Microbi che rappresentano una minaccia e per questo vanno distrutti con ogni mezzo fisico o chimico.

Va ricordato che a Pasteur l’idea della teoria dei germi era venuta per rispondere alle sempre più frequenti lamentele dei birrai i quali erano demoralizzati perché le loro birre scadevano prematuramente a causa dei batteri che si cibavano dei residui del processo di fermentazione.
Da qui la scoperta (che cambiò la visione e la concezione della medicina) di Pasteur che i batteri brulicano dentro e sopra ogni cosa esposta all’aria aperta.
Nessuno però sottolinea le scoperte di un grandissimo medico (e non chimico) contemporaneo di Pasteur, il batteriologo Antoine Bechamp.
Bechamp si era reso conto che quello che permette ai germi di proliferare non sono i germi stessi ma l’ambiente in cui vivono, e che i batteri non comparivano spontaneamente come credeva erroneamente Pasteur.
I batteri sono pleomorfi, cioè sono in grado di cambiare forma e dimensione a seconda delle condizioni ambientali del terreno (pH, umidità, ecc.), mentre per Pasteur esisteva solo il monomorfismo secondo cui i batteri rimangono sempre uguali a se stessi.
Due visioni agli antipodi.
Un altro personaggio dell’epoca che giocò un ruolo importante fu Claude Bernard.
Mentre Bechamp aveva scoperto molte più cose sulla vera natura dei batteri più di quanto non fosse stato capito fino ad allora, Bernard colmò le lacune relative al perché i germi agiscono e funzionano in quel modo in diversi ambienti.
Fu grazie al lavoro di questo ultimo che dobbiamo la nostra attuale comprensione dell’equilibrio del pH e degli effetti di un ambiente acido o alcalino sui microrganismi.
Bernard si era reso conto che i germi sono nocivi solo quando si trovano in un ambiente che permette loro di arrecare danno, per cui se l’ambiente viene mantenuto in una condizione ottimale le persone non dovrebbero preoccuparsi di entrare in contatto con i microbi.
Eresia allo stato puro: tesi e sperimentazioni cliniche da rigettare e bruciare sul rogo.
Per quale motivo? Per il semplice fatto che all’Industria chimica che stava sorgendo proprio in quell’epoca, solo la teoria di Pasteur andava bene allo scopo di vendere farmaci.
Se la causa della malattia è un agente esterno la medicina può usare solo la chimica per distruggere il patogeno. Se invece la causa della malattia non è il microbo ma il terreno interno all’essere umano, come sostenuto e dimostrato da Bechamp e Bernard, ovviamente la chimica non serve…

RAPPORTO FLEXNER
Il Rapporto Flexner è un lavoro pubblicato nel 1910 che avrebbe cambiato in modo radicale il corso della medicina americana e quindi anche quella mondiale.
Alcune potentissime organizzazioni industriali e bancarie come la Fondazione Rockefeller, la Fondazione Carnegie e JP Morgan, assieme all’AMA stessa finanziarono il Rapporto.
L’incarico di condurre una valutazione di 155 facoltà di medicina situate in tutta l’America del nord fu dato ad un certo Abraham Flexner.
Flexner aveva valutato i vari metodi di insegnamento utilizzati in ciascuna scuola allo scopo di impostare e preordinare il sistema standardizzato della medicina che i suoi committenti intendevano realizzare.
Prima della pubblicazione del Rapporto, quella che molti ancora oggi definiscono medicina alternativa, era semplicemente la medicina antica, la medicina della tradizione.
Va detto che nel XIX secolo la formazione in campo medico veniva attuata principalmente secondo tre modalità:
– programmi di tirocinio in cui i medici del luogo fornivano agli studenti un’istruzione pratica;
– istituzioni private in cui i medici tenevano lezioni a gruppi di studenti nelle scuole di medicina di loro proprietà;
– programmi di tirocini universitari in cui gli studenti ricevevano una combinazione di formazione didattica e clinica all’interno di accademie ospedaliere collegate all’università.

Molti non sanno che all’epoca vi erano un gran numero di scuole di pensiero e ogni sorta di approccio alla medicina, ognuna con i suoi risultati e benefici. Le scuole di medicina erano oltre 650 soltanto in America.
L’idea malvagia dei gruppi Rockefeller e Carnegie era di unificare la medicina in un unico sistema, sottoposto ovviamente al loro controllo!
Dovevano escogitare però un modo per convincere la popolazione che la formazione medica necessitava di una riforma e lo fecero diffondendo l’idea che le facoltà di medicina non insegnavano correttamente e soprattutto derubavano gli iscritti per un loro profitto privato. In questo lavoro di condizionamento mentale e di cambiamento della percezione della realtà si fecero aiutare da Edward Bernays (che vedremo dopo) il padre della propaganda.
Molte scuole di medicina operavano come dipartimenti didattici a scopo di lucro, nei college così come nelle università si accettavano praticamente tutti quelli disposti a imparare e in grado di pagare la retta.

Prima del Rapporto Flexner non esisteva ancora una vera e propria Industria Farmaceutica.
Le cose però cambiarono in fretta dopo che l’industria petrolifera intravide il potenziale profitto: grazie alla chimica organica potevano alterare le molecole, basate sul petrolio che loro estraevano, trasformandole in ogni sorta di sostanze.
Un business da mille e una notte.
Nacquero così i primi brevetti, i primi farmaci chimici, le prime molecole attive.
Flexner e la sua squadra d’élite denominata Hopkins Circle crearono il terreno per far sì che l’AMA assumesse il controllo totale del sistema didattico, creando di fatto un monopolio medico, eliminando tutta la concorrenza alla formazione medica basata sul modello petrolchimico.
Il passaggio cruciale di questo piano diabolico consisteva nell’utilizzo dei soldi e della soglia minima di finanziamento, garantendo così che le donazioni in milioni di dollari delle lobbies andassero solo alla formazione delle scuole di medicina «certificate» da loro.
Questo provocò la scomparsa di moltissime scuole esistenti, perché gli studi universitari trovandosi nell’impossibilità di mandare avanti una facoltà, sospesero le loro attività.
Carnegie e Rockefeller avevano cominciato a far piovere centinaia di milioni di dollari nelle scuole mediche in cui si insegnava una medicina basata sull’uso massiccio di farmaci.
Il cambio dei finanziamenti alle scuole veniva richiesto di continuare ad insegnare materie esclusivamente orientate all’impiego di farmaci senza attribuire alcun importanza alla medicina naturale.
Qualsiasi scuola medica che insegnasse qualcosa di diverso dal loro programma finì per chiudere a causa delle pochissime iscrizioni e della mancanza di soldi.
Scuole di omeopatia, chiropratica, fitoterapia furono costrette a chiudere i battenti. Entro il 1925 più di 12.000 erboristi avevano smesso di esercitare la loro attività, e in pochi anni più di 1.500 chiropratici sarebbero stati perseguitati a norma di legge per «ciarlataneria».
Le 22 scuole di medicina omeopatica dagli inizi del secolo si sarebbero ridotte a 2 nel 1923. Nel 1950 tutte le scuole in cui si insegnava l’omeopatia erano state chiuse.
In totale il numero delle facoltà di medicina passarono da 650 a 50 e in qualche decennio la salute mondiale cadde nelle mani dell’élite (Carnegie, Rockefeller, JP Morgan, ecc.) che finanziò il Rapporto!
Tale Rapporto ha definitivamente privato la medicina di tutta la sua vita, trasformandolo in un vuoto meccanismo per la generazione di profitto.
Oggi questa situazione è sotto gli occhi di tutti quelli che vogliono vedere: la medicina è stata fagocitata da un monopolio o sarebbe meglio dire un oligopolio chimico-industriale.

PROPAGANDA DI REGIME
Un ruolo chiave in tutto questo lo ebbe il cosiddetto capostipite degli spin doctor, Edward Bernays, nipote di Sigmund Freud e non a caso considerato il padre della propaganda.
Secondo Bernays non solo è facilissimo spostare l’opinione delle persone, ma facendo leva sulle emozioni si riesce a vendere qualsiasi cosa.
Le sue tecniche furono così efficaci nel manipolare le masse che il capo della propaganda nazista Joseph Goebbels ne avrebbe adottate alcune nel corso della Seconda Guerra Mondiale come strumento per raccogliere il consenso per il partito.
A Bernays si deve lo sconvolgente passaggio della tipica colazione americana da pane tostato e succo di frutta a uova e bacon, con conseguenze tragiche per la salute pubblica, ma con enormi profitti per un grosso produttore di carne suina che lo aveva assunto.
Dal punto di vista medico, inizia un vero e proprio lavaggio del cervello delle masse che creò ben presto una società fatta da persone imbottite di farmaci, per ordine del nuovo esercito di medici indottrinati a fare solo questo.
Tutti i medici che si rifiutavano di accettare tali direttive venivano prontamente definiti ciarlatani grazie al dipartimento interno di propaganda dell’AMA, istituito nel 1913.
L’ultimo passaggio cruciale, cioè la pietra tombale alla libertà, venne deposta dal presidente Roosevelt nel 1938 con la firma del Food and Drug and Cosmetic Act, la legge che diede origine alla tristemente nota FDA, l’ente sovranazionale che stabiliva e stabilisce vita, morte e miracoli su farmaci, droghe e alimenti.

FDA passa per esser un ente governativo, ma in realtà si tratta di una creatura della propaganda del Sistema industriale.
Big Pharma infatti era appena stata creata proprio in contemporanea con la FDA e ciascuna delle due entità avrebbe fornito il proprio aiuto per mantenere in vita l’altra.
Le industrie farmaceutiche iniziarono così a sfornare medicinali con il benestare e la benedizione delle scuole di medicina, dei mass media che pubblicizzavano i loro prodotti, e della FDA che ne garantiva l’autorizzazione, contribuendo a creare credibilità scientifica.
Oggi sappiamo molto bene che la credibilità scientifica della FDA è stata creata ad arte per dare l’illusione alle persone di un ente che controlla e supervisiona la salute pubblica.
Tale ente controllore, che riceve finanziamenti miliardari dai controllati, serve solo ad autorizzare i veleni dell’industria…

DITTATURA SANITARIA
Sono passati poco più di cento anni da quando il Rapporto Flexner fece piazza pulita della medicina tradizionale, della concorrenza, instaurando un vero e proprio cartello o monopolio della salute.
L’attuale situazione della medicina è drammaticamente ancora più inquietante di allora. Se prima i tentacoli sempre più lunghi delle lobbies della farmaceutica avvolgevano le scuole, le università, oggi si sono insinuati perfino all’interno delle istituzioni e dei governi.
Mentre una volta i medici che praticavano la medicina naturale invece della mortifera chimica imposta dalle lobbies venivano tacciati dai colleghi ortodossi di «ciarlataneria», oggi invece se un medico mette solo in discussione la pratica vaccinale, viene radiato a prescindere.
Mai come oggi la medicina ufficiale è schiava e serva di quelle forze che l’hanno creata.
Finalmente la dittatura sanitaria ha gettato la maschera mostrando il suo vero orripilante volto…

Per approfondimenti:
“Cancro: le cure proibite”, dvd di Massimo Mazzucco
“La verità sul cancro”, libro di Ty Bollinger

FONTE:https://www.disinformazione.it/Dittatura_sanitaria.htm

 

 

 

ECONOMIA

CHI C’E’ DIETRO LA APP DI TRACCIAMENTO IMMUNI?

I SOLITI PROTETTI DAL POTERE ED I CINESI. Da Berlusconi a Mediobanca. Cosa può andare male?

21 Aprile 2020 posted by Leoniero Dertona

La App Immuni, scelta dal commissario Arcuri per tracciare gli italiani e che quindi cumulerà i dati di tutti gli italiani, viene sviluppata da una società dietro la quale ci sono i soliti nomi nuovi. Secondo quanto pubblicato dal Sole 24 Ore. A sviluppare il software è la milanese Bending Spoon, nota per aver tentato la scalata all’app per incontri gay e trans Grindr, e che nel suo capitale  H14, Nuo Capital (investitore di capitali cinesi e proprietario di Tannico e Proraso), mentre la distribuzione avverrà con la collaborazione della società di marketing Jakala, nella quale sono azionisti:

  • i tre figli di Berlusconi e Veronica Lario;
  • David Serra;
  • Mediobanca;
  • H14 di Berlusconi;
  • il fondo Ardian;
  • Paolo Marzotto

Insomma una società che mette assieme tutti , dall’iperrenziano anglosassone David Serra a tutto Berlusconi, da Mediobanca ai capitali cinesi. Certo che con un azionariato così sarà stato difficile per Arcuri e per il ministro dell’innovazione Pisano, scegliere questa App. Sicuramente il ministro, e la miriade di consulenti non avrà subito NESSUNA PRESSIONE.  E voi potete stare TRANQUILLISSIMI: con cinesi, Mediobanca, Berlusconi e renziani dentro, i vostridati sono AL SICURO.Nessuno ne farà un cattivo uso….

Del resto, cosa può andare male, dopo che il sito per la sicurezza OFCS.Report ha messo in luce, in un ottimo e completo articolo che vi invitiamo a leggere, questo preoccupante fatto:

“Vi sono però diverse perplessità che stanno circolando tra gli addetti: una per tutte l’assenza di esperti di sicurezza informatica nella squadra di valutazione delle proposte (non solo sul contact tracing) arrivate al dicastero del Ministro Pisano. Molti si sono infatti chiesti come possano valutare appieno le proposte tecniche se non hanno tutte le competenze necessarie. Sicurezza e privacy vanno a braccetto, perché non c’è privacy senza sicurezza e l’assenza di un esperto del settore grida vendetta e lascia spazio a tesi complottiste.”

VA TUTTO BENE, CIRCOLATE GENTE, CIRCOLATE… ANZI STATE A CASA.

FONTE:https://scenarieconomici.it/chi-ce-dietro-la-app-di-tracciamento-immuni-i-soliti-protetti-dal-potere-ed-i-cinesi-da-berlusconi-a-mediobanca-cosa-puo-andare-male/

 

 

 

Immuni, serve più chiarezza

Il provvedimento di autorizzazione evidenzia la necessità di maggiore chiarezza nel rapporto con gli utenti e con gli altri soggetti interessati

All’interno del Provvedimento di autorizzazione emesso dal Garante Privacy che ha dato il “via libera” all’impiego dell’app Immuni emergono rilievi ed indicazioni riguardo la necessità di integrare la valutazione di impatto svolta (e trasmessa dal Ministero della Salute il 28 maggio 2020) precisando e chiarendo alcuni aspetti, già dalla fase di sperimentazione.

Il Ministero della Salute ha trasmesso al Garante la valutazione d’impatto effettuata ai sensi dell’art. 35 GDPR sul Sistema di allerta COVID-19, documentando così le misure tecniche e organizzative adottate per garantire “un livello di sicurezza adeguato ai rischi elevati per i diritti e le libertà degli interessati”. Alcuni passaggi evidenziano la necessità di provvedere ad una maggiore chiarezza sia nell’ambito del rapporto con gli utenti che delle relazioni che intercorrono nei confronti di alcuni soggetti potenzialmente coinvolti nelle attività di trattamento di dati personali.

La raccolta delle opinioni da parte degli interessati (prevista dall’art. 35.9 GDPR) è stata svolta preliminarmente rendendo pubbliche alcune questioni tecniche tramite la piattaforma GitHub, ma il coinvolgimento degli utenti è stato programmato per la successiva fase di sperimentazione (della durata di almeno una settimana, limitata ad alcune Regioni o Province autonome). In relazione a tale ultimo punto il Garante sottolinea come tali opinioni debbano essere considerate sia per provvedere all’aggiornamento della valutazione di impatto che al continuo miglioramento del Sistema.

Affrontando l’aspetto della sicurezza, inoltre, il Garante evidenzia come il modello decentralizzato debba necessariamente coinvolgere l’utente per la gestione della sicurezza del dispositivo e nella conseguente mitigazione dei rischi del Sistema da eventuali intercettazioni (con malware o sniffer) e dalla perdita di riservatezza per re-identificazione (in pratica: “superando” lo pseudonimo e ottenendo informazioni sull’utente). Tale mitigazione avviene, oltre che mediante le misure tecniche e organizzative predisposte e adottate dal Ministero, rendendo l’utente maggiormente consapevole dei rischi e delle azioni da adottare per mantenere la sicurezza del proprio dispositivo.

Andando ad affrontare invece il tema dei soggetti coinvolti nel trattamento, mentre sono correttamente inquadrati come responsabili del trattamento Sogei s.p.a. e il Ministero dell’Economia e delle finanze (nell’ambito del Sistema Tessera Sanitaria) così come i sub-responsabili che forniscono servizi di Content Delivery Network (CDN) per Sogei, meno chiaro è invece il coinvolgimento degli “altri soggetti” nominati all’interno della valutazione d’impatto. Anzi, sul punto il Garante indica proprio che “non è invece sufficientemente chiarito il ruolo di altri soggetti ivi nominati o che potrebbero essere coinvolti nel Sistema Immuni”, citando a riguardo Bending Spoons s.p.a., Apple e Google, prescrivendo al Ministero di fornire precisazioni a riguardo. Qualora tali società si limitino ad essere dei fornitori di tecnologia non svolgerebbero certamente alcun ruolo nelle attività di trattamento dei dati personali, ovviamente, ma se alcuni soggetti possono essere coinvolti a vario titolo a svolgere attività all’interno del Sistema Immuni è necessario che, in ossequio al principio di responsabilizzazione, nella valutazione d’impatto sia svolta una puntuale descrizione di ruoli, operazioni e responsabilità ascrivibili a tali soggetti oltre che ad una valutazione degli eventuali rischi derivanti da tali attività per gli interessati.

Certamente, una versione “open” di almeno una parte della valutazione d’impatto avrebbe ben giovato al coinvolgimento degli utenti e ai propositi di trasparenza che il Ministero intende perseguire.

FONTE:https://www.infosec.news/2020/06/09/news/tecnologie-e-salute/immuni-serve-piu-chiarezza/

 

 

 

Piano di Salvezza Nazionale Intervista a Nino Galloni

a cura di Francesco Cappello

Conversazione/intervista sul Piano di Salvezza Nazionale relativamente all’emissione diretta da parte del MEF di biglietti di Stato (o statonote) anche in versione elettronica.
Moneta parallela, legale entro i confini del territorio nazionale che consente di coprire con immediatezza ogni esigenza della spesa non coperta da entrate;
essa consente altresì di arrestare ogni effetto sulla popolazione da parte di qualsiasi turbolenza derivante da operazioni speculative.
Seconda di sei interviste in cui si affronteranno, insieme ai loro artefici principali, le proposte del Piano di Salvezza Nazionale.

VIDEO QUI: https://youtu.be/HQXOIO4HFMw

FONTE:https://scenarieconomici.it/piano-di-salvezza-nazionale-intervista-a-nino-galloni/?utm_medium=push&utm_source=onesignal

 

 

 

TANTO RUMORE PER UN POWERPOINT? – TENETEVI FORTE: È ARRIVATO IL PIANO DI COLAO!

DIGITALIZZAZIONE, RIENTRO DEI CAPITALI ALL’ESTERO, SEMPLIFICAZIONE DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE. E CI VOLEVANO OTTO SETTIMANE DI LAVORO? – CONTE DOVREBBE PARTIRE DA QUESTI PUNTI PER I FANTOMATICI STATI GENERALI, CHE DURERANNO GIUSTO IL TEMPO DI QUALCHE FOTO E DIRETTA FACEBOOK. E SENZA DARE TROPPO SPAZIO ALLE IDEE DEL SUPER MANAGER CHE POTREBBE OSCURARLO… – IL TESTO INTEGRALE

Marco Galluzzo per www.corriere.it – 8 giugno 2020

Il rapporto, frutto di 8 settimane di lavoro

le slide della task force di colaoLE SLIDE DELLA TASK FORCE DI COLAO

Dopo due mesi di lavoro il comitato di esperti guidato dal manager Vittorio Colao, voluto da Conte per suggerire strategie sia per la gestione della fase successiva al Covid sia per la ripresa economica del Paese, ha presentato al capo del governo i risultati del lavoro svolto. Il documento finale della task force Colao si compone di 120 schede e di approfondimenti suddivisi in 6 settori: Imprese e Lavoro, Infrastrutture e ambiente, Turismo, Arte e Cultura, Pubblica amministrazione, Istruzione, Ricerca e competenze, Individui e famiglie.

Il lavoro della task force potrebbe costituire una fonte della sintesi che il presidente del Consiglio sta mettendo nero su bianco in queste ore in vista degli Stati generali dell’economia che inizieranno giovedì a Villa Doria Pamphili. Ecco cosa contiene il documento del comitato di esperti, quali sono i principi che lo animano e quali strategie consiglia di adottare al governo per rilanciare il Paese e cambiarne il volto.

Dalla digitalizzazione al rientro dei capitali all’estero

 

Fra le proposte della task force guidata da Colao, c’è sicuramente un capitolo dedicato alla digitalizzazione della pubblica amministrazione, uno al rientro dei capitali dall’estero, un altro all’emersione del risparmio privato nelle cassette di sicurezze, un altro ancora sulla previsione di schemi più semplici e più vicini alla normativa europea per la messa in opera degli appalti e degli investimenti pubblici. Nei giorni scorsi, sempre smentiti, sono circolate voci su presunti dissapori fra lo stesso Colao e il capo del governo sull’utilizzo del rapporto stesso.

Imprese e lavoro

Per giocare appieno il ruolo di motore della crescita dell’occupazione e del benessere del Paese, il tessuto economico e produttivo deve essere reso più robusto e innovativo. Le note fragilità legate alla frammentazione e alla sottocapitalizzazione delle imprese sono state aggravate dal lockdown e dai vincoli organizzativi imposti per gestire in sicurezza la ripartenza.

Il Comitato ha quindi valutato le necessità e le opportunità per rafforzare e sostenere le imprese italiane nel recupero di competitività e produttività e nella connessa creazione di occupazione di qualità, per garantire una concorrenza equa e per facilitare l’innovazione tecnologica e di prodotto. In tale prospettiva, il Comitato non ha effettuato analisi sui singoli settori, preferendo identificare misure generali di rafforzamento.

Le iniziative sviluppate dal Comitato riguardano tre macro obiettivi: 1) Sostenere la sopravvivenza e la ripartenza delle imprese; 2) Ridurre significativamente l’economia sommersa per riequilibrare il carico fiscale e garantire concorrenza equa; 3) Modernizzare il tessuto economico e produttivo del Paese, per aumentarne il livello di innovazione e la sostenibilità.

Per quanto riguarda gli interventi di urgenza, il Comitato propone la rimozione del contagio Covid-19 dalle responsabilità penali del datore di lavoro, la promozione dello smart working e una deroga temporanea per consentire il rinnovo dei contratti a tempo in scadenza, tutte iniziative atte a superare vincoli che oggi ostacolano la difesa dell’occupazione.

le slide della task force di colao 2LE SLIDE DELLA TASK FORCE DI COLAO 2

Infrastrutture e Ambiente

Infrastrutture (materiali e immateriali) moderne e sostenibili migliorano la qualità di vita di tutti e aumentano la competitività del sistema economico. L’arretratezza di cui l’Italia oggi soffre rispetto agli altri paesi è una zavorra pesante sulla strada del rilancio e la loro realizzazione genera in tempi rapidi risultati positivi sull’occupazione e sul reddito, con un effetto moltiplicatore degli investimenti sostenuti.

La protezione e la valorizzazione del capitale naturale e dei servizi ecosistemici è al tempo stesso una necessità per la sicurezza e il benessere dei cittadini e un’opportunità di investimento e di sviluppo di competenze tecnologiche “verdi” e innovative. Il Comitato propone un’ampia gamma di interventi (fibra, risparmio energetico, mobilità sostenibile, de-carbonizzazione, economia circolare, gestione rifiuti etc.) che possono offrire ritorni interessanti per capitali privati e possono quindi essere realizzati senza aggravare eccessivamente il debito pubblico, nonché un insieme di iniziative volte ad accelerare la realizzazione delle infrastrutture strategiche, con importanti ricadute positive sulla fiducia del Paese in sé stesso e sulla sua reputazione internazionale.

Per ridurre il forte svantaggio infrastrutturale del Paese, si stima che il fabbisogno di investimenti in infrastrutture sia di oltre 300 miliardi di euro nel prossimo quinquennio e che, attraverso opportuni interventi, si possa procedere ad un’accelerazione straordinaria del valore di 50-100 miliardi nei prossimi 18 mesi.

Turismo, Arte e Cultura

le slide della task force di colao 1LE SLIDE DELLA TASK FORCE DI COLAO 1

Questo settore non solo contribuisce in maniera estremamente significativa al Pil e all’occupazione dell’Italia, ma rappresenta più di ogni altro il brand del nostro Paese, la dimensione distintiva che lo rende unico al mondo. È il settore in cui, per natura e per storia, l’Italia ha una quota irraggiungibile di beni di interesse mondiale e ha saputo creare uno straordinario appeal culturale ed esperienziale universalmente apprezzato.

L’identità e l’immagine – ma anche l’auto-percezione di sé – dell’Italia sono indissolubilmente legati all’apprezzamento e al successo di questo settore, indebolito nel passato dalla frammentazione delle competenze, da qualità e professionalità disomogenee delle risorse umane, e da un persistente sotto-investimento. Il Comitato avanza proposte riguardanti sia la necessità di mitigare con la massima urgenza gli effetti del blocco dei viaggi e del turismo, sia le opportunità di riconfigurazione e rafforzamento a medio termine necessarie per riaccendere un motore della ripresa e soprattutto proteggere, arricchire e valorizzare al meglio un patrimonio unico al mondo.

Le proposte del Comitato riguardano quattro obiettivi:

1) La difesa della stagione turistica 2020 e della percezione internazionale dell’Italia per il rilancio del 2021;

2) Una nuova governance e strategia per il turismo, per garantire la valorizzazione e la gestione ottimale di un settore che presenta complessità – principalmente legate all’estrema frammentazione territoriale e varietà di attività comprese – decisamente uniche. Tra gli interventi, si immagina un presidio governativo speciale, che abbia in carico il coordinamento del rilancio del settore nel prossimo triennio;

3) La valorizzazione e lo sviluppo dell’offerta del Paese;

4) Una forte valorizzazione del patrimonio artistico e culturale, agendo sul fronte sia delle risorse tramite la creazione di un piano integrato di attrazione dei capitali privati per rafforzare la dotazione dedicata ad Arte e Cultura (ad es. impact investment), sia della governance di gestione degli enti artistici e culturali, sia, infine, sul fronte delle competenze (integrando l’offerta artistica e culturale esistente – ad es. musei – con percorsi formativi universitari o di formazione specialistica).

Pubblica amministrazione

È il garante dell’equilibrio tra la sfera sociale e quella economica, ed è l’abilitatore imprescindibile di ogni trasformazione del Paese. Se la Pubblica Amministrazione è trasparente, moderna e veloce in tutte le sue interazioni agisce da acceleratore per un rilancio efficace e al tempo stesso garantito per i cittadini, divenendo fonte di competitività. Se non lo è, diventa un freno alla crescita. Il Comitato si è quindi concentrato su azioni per aumentare contemporaneamente la produttività della Pubblica Amministrazione e la qualità del servizio che essa fornisce – proponendo interventi di semplificazione e significativi investimenti in tecnologia e risorse umane – con l’obiettivo di trasformarla da controllore (quando non ostacolo) in alleato prezioso dei cittadini e delle imprese.

Il Comitato ha individuato 4 macro aree:

1) Una sostanziale semplificazione e velocizzazione delle procedure (superamento della burocrazia difensiva, revisione del codice degli appalti, etc);

2) Una forte accelerazione della trasformazione digitale;

3) Un deciso investimento nel capitale umano della PA, favorendo il ricambio generazionale e un utilizzo mirato e tempestivo delle risorse umane disponibili e di quelle nuove

4) Un investimento significativo sulla digitalizzazione della sanità pubblica, avviando una revisione organica dei processi sanitari e delle normative relative

Istruzione, Ricerca e Competenze

Un elevato livello di istruzione e di competenze è alla base della competitività e del benessere di ogni paese oltre che della qualità della sua democrazia, mentre la ricerca è un fattore indispensabile per lo sviluppo economico e sociale. L’accelerazione scientifica e tecnologica dell’ultimo ventennio ha enormemente amplificato l’importanza delle competenze individuali e collettive, allargando il divario tra i paesi sovra-educati e gli altri. Da anni l’Italia investe troppo poco in istruzione, in formazione e in ricerca, e il ritardo accumulato si manifesta in maniera drammatica nel basso tasso di laureati, in particolare nelle discipline STEM, e nei risultati mediocri nei test scolastici standardizzati. La crisi rischia di peggiorare ulteriormente questa situazione. Per questo, il Comitato formula proposte per utilizzare la fase di rilancio per modernizzare il sistema di istruzione e di ricerca e la sua governance, per recuperare lo squilibrio tra domanda e offerta.

Il Comitato ha sviluppato 5 proposte:

1) Forte contrasto alle disuguaglianze socio-economiche nell’accesso all’istruzione terziaria;

2) Cambiamento di alcune caratteristiche strutturali del sistema universitario italiano, al fine di aumentare il numero di laureati che si inseriscono nel mondo del lavoro, l’offerta formativa interdisciplinare e la competitività internazionale della ricerca italiana. •

3) Adeguamento del dottorato di ricerca ai migliori standard internazionali;

4) Rafforzamento e istituzionalizzazione della cooperazione fra università, enti di ricerca e imprese per la produzione di ricerca orientata all’innovazione;

5) Deciso incremento della digitalizzazione del comparto Scuola e Università e adozione di tecnologie, modalità di orientamento e sistemi di insegnamento aggiornati.

Individui e Famiglie

In un mondo soggetto a shock di diversa natura, la resilienza, tanto a livello individuale quanto a livello di comunità, e la coesione sociale sono ingredienti indispensabili per costruire il futuro di tutti, senza lasciare nessuno indietro. In questo senso, il Comitato avanza proposte per affrontare le conseguenze della crisi sulla salute e sul benessere delle persone, per ridurre le diseguaglianze e le discriminazioni sociali migliorando gli strumenti di protezione dei minori e dei cittadini fragili e resi vulnerabili, e per invertire la sfavorevole dinamica demografica che da tempo caratterizza il nostro Paese. Attenzione specifica è stata posta alla parità di genere, con iniziative volte sia a garantire miglioramenti di policy e normative sia ad aumentare la rappresentanza di genere e l’equità retributiva. Infine vengono proposte azioni per far leva sulla generosità individuale e sulla forza del terzo settore.

Di conseguenza, le iniziative elaborate dal Comitato riguardano 4 macro obiettivi:

1) L’attivazione di strumenti per potenziare rapidamente e significativamente il welfare inclusivo e territoriale di prossimità, per garantire un sostegno più efficace e personalizzato a tutti coloro che inevitabilmente si trovano ad affrontare difficoltà straordinarie ma anche per promuovere la coesione sociale ;

2) Il sostegno e l’inclusione delle persone fragili e rese vulnerabili dalle crisi, perché l’Italia di domani sia davvero equa;

le slide della task force di colao 3LE SLIDE DELLA TASK FORCE DI COLAO 3

3) La promozione della parità di genere, per ridurre l’inaccettabile ritardo che da decenni frena lo sviluppo del nostro Paese;

4) Lo sviluppo di iniziative dedicate a bambini, ragazzi e giovani per aiutarli a progettare e realizzare il loro futuro contribuendo a determinare quello del Paese nel suo complesso

FONTE:https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/tanto-rumore-powerpoint-ndash-tenetevi-forte-arrivato-238839.htm

 

 

 

Ecco il piano della Task Force di Colao | testo integrale

56 pagine che raccontano il progetto di ripartenza del Paese, più forte, più resiliente, più equo

Diverse settimane di lavoro, per lo più nella sua casa di Londra dove ha coordinato la task force voluta dal governo e che porta il suo nome, ed oggi Vittorio Colao ha presentato il documento di 56 pagine con il programma di ricostruzione, ripartenza e rinascita dell’Italia, dopo l’epidemia di Covid-19.

Il Testo Integrale

RAPPORTO-FINALE-COMITATO-DI-ESPERTI-IN-MATERIA-ECONOMICA-E-SOCIALE.pdf

Un piano diviso in 6 diverse aree di azione e che guarda soprattutto al mondo economico e produttivo.

– Imprese e Lavoro, motore dell’economia

– Infrastrutture ed ambiente, volano del rilancio

– Turismo Arte e Cultura, brand del Paese

– Individui e Famiglia in una società più inclusiva ed equa

– Istruzione, Ricerca e Competenze, fattori chiave per lo sviluppo

– Pubblica Amministrazione, alleata di cittadini ed imprese

Tra le principali proposte smart working e proroga dei contratti a tempo determinato fino alla fine del 2020; rimozione del contagio da Covid-19 dalle responsabilità penali dei datori di lavoro; spostare a novembre il versamento della prima rata di acconto delle imposte sul reddito.

Le Schede di Lavoro della Task Force

SCHEDE DI LAVORO FINALI COMITATO DI ESPERTI IN MATERIA ECONOMICA E SOCIALE.pdf

 

FONTE:https://www.panorama.it/news/politica/piano-task-force-colao-testo-integrale

Ricostruzione dopo la pandemia, liberismo al tramonto: lo riconosce anche Bankitalia

mercoledì 29 aprile 16:28 – di Aldo Di Lello

«L’economia avrà bisogno di un adeguato periodo di sostegno e rilancio, durante il quale politiche di bilancio restrittive sarebbero controproducenti». Lo afferma il Capo del Dipartimento Economia e statistica della Banca d’Italia Eugenio Gaiotti in audizione sul Def. Sembra un’affermazione meramente tecnica e neutra. Ma non lo è perché anche la massima istituzione monetaria nazionale riconosce implicitamente che il liberismo è al tramonto. E non è cosa da poco, dal momento che Bankitalia  è parte integrante del sistema di potere finanziario europeo, che ha trovato finora, proprio nel liberismo, le sue linee guida.

Liberismo addio nel nuovo dopoguerra

Non è solo un problema italiano, ma globale. Il contrasto agli effettivi recessivi del coronavirus è paragonato a una guerra. E le guerre comportano sempre la fine di un ordine economico. Con la conseguente nascita di un altro ordine. Questa  pandemia è un unico nella storia mondiale e i suoi effetti non possono certo essere considerati meramente congiunturali. Nel “nuovo dopoguerra”, come è definita la fase post-coronavirus, ci sarà sempre meno spazio per le dottrine monetariste (egemoni per oltre un trentennio nelle istituzioni politiche occidentali). E si assisterà invece alla riscoperta delle teorie keynesiane, con la fine dei tagli selvaggi alla spesa pubblica e la conseguente riaffermazione di politiche di bilancio espansive.

Il liberismo aveva del resto già ricevuto un duro colpo dalla crisi finanziaria del 2008. Ora il coronavirus sembra infliggergli il colpo decisivo. E vale la pena anche notare la differenza con quanto accadde dodici anni fa. Se  all’epoca gli aiuti pubblici finirono nelle casse delle banche in difficoltà, oggi il flusso di risorse prenderà la via dell’economia reale.

Così negli Usa di Trump, dove i 2000 miliardi di dollari annunciati dal presidente sono in gran parte destinati alle imprese e ai cittadini. A differenza di quello che fecero George W. Bush e Barack Obama.

Il ritorno della “mano pubblica”

Discorso non dissimile riguarda l’Europa. «La“mano pubblica” – scrive Diego Bolchini sul Sole 24Ore del 12 marzo– dovrebbe poter lavorare liberamente, quando la cosiddetta “mano invisibile” appare spaventata, smarrita, evanescente o non rintracciabile dietro la saracinesca chiusa di un esercizio commerciale. In questo senso, in quadro congiunturale totalmente mutato da quanto fu firmato nel 1997 il Patto di Stabilità, l’Europa dovrebbe poter lasciare adeguati margini di flessibilità fiscale e di deficit pubblico sufficienti, pur traguardando all’importanza dell’accordo sul nuovo bilancio del 2021-2027. Incoraggiante in questo senso quanto espresso dall’attuale Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, tratteggiando il suo bilancio dei primi 100 giorni di attività».

«Ciò in quanto la politica fiscale è strettamente interrelata al bilancio dello Stato ed è per definizione espansiva in fase di recessione e restrittiva in fase di espansione (anticiclica). Un G “puro”, un intervento diretto su infrastrutture e acquisti di ordini dalle aziende potrà dare ossigeno al complesso e rilevante sistema di PMI nazionali ed europee, se si considera che micro, piccole e medie imprese (MPMI) costituiscono oltre il 95% del tessuto imprenditoriale dell’Unione Europea. Salvaguardare il tessuto industriale è inoltre fondamentale non solo nel breve ma anche nel lungo periodo, per non fare perdere nel medio periodo posizioni competitive già acquisite».

La mano invisibile del mercato non è più una regola assoluta

Nel 1945, il dopoguerra della ricostruzione post-bellica prese la via di nuovi istituzioni economiche internazionali (Fmi, Banca mondiale) e del Piano Marshall. Le prime due istituzioni, unite alla convertibilità  oro-dollaro, furono la sostanza dei famosi accordi di Bretton Woods.

Oggi non sappiamo come sarà il nuovo ordine mondiale del dopo-coronavirus. Però due cose sono certe. Primo, non si potrà comunque tornare alla fase del deficit spending keynesiano, perché  il debito sovrano è in tutti gli Stati elevatissimo. Secondo, non si potrà però nemmeno  invocare la “mano invisibile” del mercato come regola intangibile e assoluta. Come è avvenuto in questi decenni di riduzione del welfare state, di politiche di bilancio restrittive e di impoverimento inesorabile dei ceti medi.

FONTE:https://www.secoloditalia.it/2020/04/ricostruzione-dopo-la-pandemia-liberismo-al-tramonto-lo-riconosce-anche-bankitalia/

 

 

 

Gli “aiuti” europei? Briciole. All’Italia servono una grande banca pubblica e la moneta fiscale

di Enrico Grazzini

Per affrontare la gravissima crisi del coronavirus il governo italiano dovrà contare soprattutto sulle proprie forze senza attendere passivamente gli “aiuti” della Unione Europea. Se il governo Conte si affiderà al nuovo Recovery Plan, ridenominato Next Generation EU, rischia di morire in pochi mesi travolto da proteste e ribellioni sociali. Il grande rischio è che il piano di “aiuti” europei, il Next Generation EU, se verrà, arriverà troppo tardi e troppo poco per salvare l’economia italiana, che quest’anno potrebbe perdere anche più di 200 miliardi di PIL. Il governo Conte nutre delle aspettative eccessive sul “Piano di Rinascita” – come lo ha ridenominato Conte – proposto dalla Commissione UE. Le cifre vere si sapranno solo alla fine, ma molti indicano che il piano europeo è poco più che fumo negli occhi e che, anche nelle migliori delle ipotesi, non può risolvere i problemi dell’economia italiana.

Robero Perotti su RepubblicaFederico Fubini sul Corriere della Sera e Wolfgang Munchau sul Financial Times hanno cominciato a fare i conti (peraltro solo provvisori): ma tutti avvertono che il decantato Next Generation non è certamente manna dal cielo. È quantitativamente insufficiente per l’Italia e arriverà quando prevedibilmente la crisi del coronavirus sarà cessata da un bel pezzo.

L’unico vero incisivo sostegno viene e verrà dalla Banca Centrale Europea, che però può solo fornire nuova moneta di riserva alle banche e abbassare così gli interessi sul debito pubblico; ma non può – a causa dei vincoli del Trattato di Maastricht – dare soldi direttamente agli stati e all’economia reale, alle imprese e alle famiglie, e quindi non può portarci fuori dalla crisi. La BCE può solo cercare di salvare i Paesi dagli attacchi speculativi: ma solo una politica fiscale espansiva può portarci davvero fuori dalla crisi, e solo strumenti innovativi come i Titoli di Sconto Fiscale.

Per l’Italia occorre un progetto game changer, come dicono gli americani: qualcosa di dirompente che cambi veramente le dinamiche dell’economia italiana, altrimenti avviata – al di là della retorica dell’ottimismo – al disastro. Bisogna approntare decine di miliardi da investire subito per non fare andare a rotoli migliaia di imprese e per non perdere milioni di posti di lavoro, per non fare fallire l’economia italiana. Il governo non può accontentarsi del Piano Europeo Next Generation perché, come vedremo, è del tutto insufficiente e partirà lentamente, e solo nel 2021.

Deve affrettarsi a creare nuove risorse per decine di miliardi, e questo può farlo solo se adotta soluzioni innovative come l’emissione di Titoli di Sconto Fiscale convertibili in euro. Cioè titoli quasi-moneta da distribuire a famiglie, enti locali e imprese: titoli che prevedibilmente sarebbero ben visti dai mercati e dalla Banca Centrale Europea di Christine Lagarde, che non produrrebbero nuovo debito pubblico e che soprattutto rilancerebbero il PIL nazionale e ci porterebbero fuori dalla crisi tremenda che il Paese attraversa. Occorre che il governo italiano crei subito e autonomamente nuove risorse per uscire dalla crisi: altrimenti è prevedibile che il Paese si ribellerà.

Bisogna anche che il governo crei una grande banca pubblica di sviluppo che – detto in termini semplici – prenda i soldi dalla BCE a zero tasso di interesse e compri molte decine di miliardi di BTP all’1- 2% circa di rendimento: in questo modo la banca pubblica italiana nazionalizzerebbe il debito pubblico guadagnandoci sopra, e facendo guadagnare i suoi correntisti. In questo modo non dovremmo più trasferire decine di miliardi di ricchezza nazionale ai mercati finanziari internazionali, abbasseremmo i rendimenti dei titoli di stato nazionali, e non vivremmo più sotto il ricatto perenne di un aumento speculativo dello spread e del fallimento dell’Italia.

Occorre infatti nazionalizzare il debito pubblico e toglierlo per quanto possibile dal mercato internazionale, che è il più volubile e speculativo, e che può facilmente mandare in rovina l’economia italiana. E bisogna anche che una banca pubblica affianchi la Cassa Depositi e Prestiti (che è una società finanziaria e non una banca) e finanzi progetti infrastrutturali di lungo periodo di cui l’Italia ha immensamente bisogno.

Il Next Generation Plan non risolve in nulla i problemi dell’Italia

Il Next Generation Plan così pomposamente annunciato e titolato dalla presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen, si presenta bene all’apparenza ma ha poca sostanza. Il progetto si svolgerà in quattro anni – 2021-2025 – ma i primi soldi arriveranno quasi certamente solo con il contagocce e a partire dall’anno prossimo, quando potrebbero essere fuori tempo massimo. I media e le reti tv hanno annunciato che con questo piano – ammesso e non concesso che venga effettivamente approvato dal Consiglio Europeo – sono previsti per l’Italia fino a circa 80 miliardi di euro di finanziamenti a fondo perduto più altri 90 miliardi da pagare con bassi interessi: la cifra totale per l’Italia ammonterebbe a circa 170 miliardi. La realtà è molto differente.

Quest’anno dovrebbero arrivare solo quasi sette miliardi di euro a fondo perduto, più quindici di prestiti del fondo Sure di sostegno ai lavoratori e – se il governo, pressato dai condizionamenti di Confindustria, li accetterà – i 37 miliardi nella linea di credito sanitaria del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES). Si tratta secondo Federico Fubini di circa 50 miliardi di potenziale sostegno europeo (peraltro quasi tutti a debito, cioè soldi da restituire con gli interessi) a fronte di una distruzione di PIL di 200 miliardi e oltre.

L’anno prossimo i trasferimenti diretti di bilancio da parte della UE saranno pari a circa 4 miliardi di euro, mentre sotto forma di prestiti ne dovrebbero arrivare altri 8. In tutto, secondo le stime di Fubini, la Recovery and Resilience Facility dovrebbe versare all’Italia somme pari allo 0,7% del reddito nazionale nel 2021 dopo un crollo economico fra il 10% e il 13% di quest’anno. Il grosso degli esborsi dovrebbe essere effettuato negli anni successivi al 2021, ma solo dopo che la Commissione UE avrà approvato i piani nazionali di investimento. In altri termini, tutto sarà deciso di volta in volta dalla Commissione e non ci saranno automatismi.

Ma non basta: l’intero pacchetto presentato dalla van der Leyen deve essere approvato da alcuni parlamenti nazionali dei Paesi Europei perché, come avverte Fubini, “modifica le fonti di ricavi fiscali della Commissione stessa: in estate o in autunno dovranno votare a favore i parlamenti nazionali di Olanda e Danimarca (dove due governi già ostili al progetto non controllano neppure la maggioranza dei seggi) e parlamenti regionali come quello di impronta fortemente sciovinista delle Fiandre, in Belgio”. Insomma, se il governo Conte si affida ciecamente all’Unione Europea è già morto.

Il sostegno della BCE sembra invece più efficace, salva gli stati ma non promuove l’economia reale. La spiegazione è semplice, anche se pochi economisti la sanno e nessuno lo spiega: la BCE, grazie al programma PEPP (Pandemic Emergency Purchase Program) di 750 niliardi di euro e avviato in marzo, finanzia i titoli di stato comprandoli però solo dalle banche, cioè per via indiretta. La BCE aumenterà ancora prevedibilmente i finanziamenti per il PEPP. Ma il sostegno della BCE è solo difensivo: infatti la BCE paga alle banche i titoli di stato e quindi migliora le loro riserve monetarie presso la BCE stessa, ma non può costringere le banche a concedere più crediti all’economia reale se l’economia langue.

Non è vero che la BCE dà più ossigeno all’economia; la banca centrale offre invece più riserve di moneta alle banche comprando titoli di stato, ma questa moneta di riserva, depositata presso la banca centrale, stenta poi a essere “trasmessa” all’economia reale. Se nell’economia ci sono troppi debiti e aziende che falliscono, le banche non fanno crediti. La moneta bancaria non circola se lo stato non ha soldi da investire, se c’è troppa disoccupazione, gli stipendi diminuiscono e le imprese chiudono. La BCE può fare poco se il cavallo non beve. Non bastano tasso centrale di interesse uguale a zero e aumento delle riserve bancarie. C’è bisogno di moneta che vada direttamente a favore di investimenti pubblici, redditi famigliari e consumi. Solo così può riprendere l’attività produttiva. Purtroppo però Maastricht proibisce la monetizzazione dei debiti pubblici.

Ursula von der Leyen ha presentato Next Generation EU con toni enfatici ma in realtà, come spiega Wolfgang Munchau sul Financial Times, quello che sembrava un cannone è una piccola carabina. I finanziamenti a fondo perduto per affrontare la crisi saranno pari, secondo Munchau, a circa 400 miliardi di euro, di cui 310 miliardi per il nuovo piano Next Generation, che spalmati su quattro anni, rappresentano lo 0,6% del PIL europeo del 2019. Insomma: briciole.

In effetti sembra che il Next Generation UE, il nuovo Piano per il rilancio, l’ex Recovery Plan, sia congegnato apposta per obbligare il governo italiano ad aderire al piano di salvataggio del MES, il famigerato Meccanismo Europeo di Stabilità a guida tedesca che ha già operato in Grecia con pessimi risultati: – 25% di PIL, rapporto debito pubblico/PIL salito dal 120 al 180%, taglio brutale alle spese sociali e sanitarie. In Grecia, anche grazie al MES, il Paese è stato commissariato dalla Troika e, con il debito pubblico aumentato, ha perso tutta la sua sovranità. La democrazia conta ormai molto poco nell’Ellade: comandano Berlino e il Fondo Monetario Internazionale.

È pur vero che in Spagna, dove il MES è stato impegnato con successo per salvare le banche, il MES non ha combinato i disastri della Grecia; e che molti spergiurano che i 37 miliardi previsti dal MES per l’Italia non sarebbero soggetti a condizionalità penalizzanti (leggi: austerità, taglio delle spese e aumento delle tasse). Tuttavia anche qui si discute di poco più di briciole: infatti i 37 miliardi sono dei prestiti che vanno restituiti e che, avendo bassi tassi di interesse, al massimo ci permetterebbero di risparmiare 6 miliardi di conti pubblici, a fronte di un buco di 200 mdi di PIL.

Una cosa è certa: l’Italia non può attendere con sciocco ottimismo l’arrivo della pioggia di finanziamenti europei, che tra l’altro potrebbero arrivare a babbo morto, nel 2021, quando l’economia nazionale potrebbe essere già fallita. Il governo italiano dovrebbe avere il coraggio di trovare subito nuove soluzioni nazionali: deve reperire al più presto possibile nuove risorse monetarie per affrontare la crisi.

In questo senso l’emissione di Titoli di Sconto Fiscale convertibili in euro – così come spiegato più in dettaglio nel mio blog su Micromega on line – da assegnare a famiglie, enti pubblici e imprese, costituisce la soluzione migliore per creare risorse monetarie aggiuntive per almeno 90 miliardi in tre anni: i Titoli di Sconto Fiscale, una volta convertiti in euro dagli assegnatari nei mercati finanziari, aumenterebbero fin da subito la domanda aggregata (consumi, investimenti e spesa pubblica) e l’inflazione. Alla maturità dei titoli, al quarto anno, la crescita del PIL nominale coprirebbe il deficit potenziale dovuto all’emissione dei TSF. La crescita del PIL nominale sarà immediata e forte: occorre sottolineare che solo grazie alla crescita economica si potrà uscire da questa crisi, diminuendo così anche il rapporto debito/PIL.

Il piano di Rinascita della UE inverte finalmente il trasferimento di ricchezza dal sud al nord ma non regala nulla all’Italia

Finora la libertà assoluta di movimento dei capitali dentro l’eurozona ha facilitato il trasferimento della ricchezza dai paesi periferici a quelli del centro e nord Europa, grazie alla fuga dei capitali che corrono verso i cosiddetti “porti sicuri” (decine di miliardi sono fuggiti dall’Italia anche negli ultimi mesi) e grazie all’impossibilità di svalutare dei paesi più deboli. La moneta unica ha favorito le divaricazioni tra paesi ricchi, i creditori, e i paesi meno competitivi, i debitori. In questi anni la politica monetaria espansiva della BCE ha tenuto insieme l’impossibile ma, con il crollo economico dovuto al coronavirus, l’espansione monetaria non può più bastare.

Occorreva una manovra fiscale che possa tentare di salvare l’eurozona dalla rottura in mille pezzi. Senza iniziative anticrisi tutta l’Unione rischia di precipitare definitivamente nella frantumazione e nel caos. I governi rischiano di essere sovvertiti a favore delle destre protestatarie e ultranazionaliste. La Germania è stata obbligata a muoversi prima di arrivare alla rottura dell’eurozona, che assolutamente non le conviene.

In questa prospettiva deve essere collocato il Recovery Plan europeo. Macron, Angela Merkel e Ursula von der Leyen hanno preparato un piano di salvataggio di centinaia di miliardi di euro, un piano che però non comporterà nessun trasferimento fiscale dalla Germania verso gli altri Paesi più poveri. Sarà infatti finanziato dal mercato e coperto da una nuova fiscalità comune a livello europeo che prevede tasse sull’emissione di carbonio, sulla plastica, e (finalmente!) una tassa per i giganti del web in proporzione ai loro ricavi fatturati nei singoli paesi europei.

È vero che il progetto della von der Leyen per la prima volta prevede finanziamenti a fondo perduto a favore dei Paesi europei più colpiti dal coronavirus; è assolutamente positivo che questi finanziamenti vengano assegnati in base alle necessità dei singoli paesi e non sulla base di criteri esclusivamente finanziari o politici. Ma la filosofia di fondo della UE non cambia di una virgola. Niente eurobond e nessuna condivisione del rischio.

Nessuno sborserà un solo euro in più per questo nuovo programma di solidarietà, perché, come scritto sopra, il piano da 750 miliardi verrà finanziato sul mercato (e auspicabilmente dalla BCE) sulla base di nuove entrate fiscali comuni. L’opposizione dei quattro ricchi paesi cosiddetti “frugali” è perciò puramente opportunistica e politica. Non è perciò per nulla scontato che passi facilmente il concetto che i paesi più colpiti, come Italia e Spagna, devono essere finanziati più degli altri.

Non c’è dubbio che i piani della von der Leyen verranno ridimensionati a causa dell’opposizione di Olanda, Svezia, Danimarca e Austria. Occorrerà quindi vedere quale sarà il risultato finale della negoziazione tra i 27 paesi dell’Unione Europea prima di dare giudizi sensati. Infatti il programma Next Generation è inserito nel bilancio settennale 2021-2027 della UE e questo bilancio dovrà essere approvato all’unanimità da tutti i paesi, compresi quelli ultranazionalisti dell’est Europa.

La dura battaglia in corso sul piano Next Generation EU da 750 miliardi di euro –prima proposto da Emmanuel Macron, poi faticosamente accettato anche da Angela Merkel, presentato dalla presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen al Parlamento Europeo, e duramente contrastato dai governi di Olanda, Danimarca, Svezia e Austria e dai Paesi dell’est – dimostra che gli stati nazionali sono divisi e lacerati, che la vecchia Unione Europea è morta, e che ormai (per fortuna) la prospettiva degli Stati Uniti d’Europa, cioè di uno stato federato europeo a guida tedesca fondato sull’austerità e sul pareggio di bilancio, è impossibile ed è completamente sepolta.

Gli Stati Uniti d’Europa sono un’illusione pericolosa: meglio una Confederazione di stati sovrani

La UE è ormai chiaramente diventata una arena in cui i diversi stati con differenti interessi strategici si combattono apertamente tra di loro sul terreno economico e politico: Berlino e Parigi impongono la loro leadership, i Paesi ricchi e avari del nord (Olanda, Svezia, Lussemburgo, Austria) vogliono “sottomettere” quelli del sud, e quelli dell’est di stampo autoritario si allontanano dalle democrazie dell’ovest -. L’Unione Europea è a pezzi. Solo politiche e istituzioni confederali possono salvare una Unione lacerata e divisa su tutto.

Nonostante che Sergio Fabbrini[1] celebri il piano Next Generation come l’inizio del bilancio fiscale degli Stati Uniti d’Europa, la vera novità è che le battaglie in corso nell’Unione Europea dimostrano che nessuno vuole una federazione di stati e un vero bilancio comune di tipo federale, che richiederebbe che tutti i cittadini europei dovrebbero pagare, oltre le tasse nazionali, anche quelle per l’Europa. Ma questo non lo vogliono né i cittadini tedeschi, né gli olandesi, né gli italiani.

Probabilmente la cosa migliore è che l’Unione Europea cominci a funzionare come una Confederazione, cioè come una unione di stati nazionali che vogliono rimanere pienamente sovrani e che decidono di volta in volta iniziative comuni per il loro reciproco vantaggio. E per salvare un minimo di coesione di fronte alle maggiori potenze concorrenti, gli USA, la Cina e la Russia.

Il progetto Next Generation significa che, come ha scritto Sergio Fabbrini sul Sole 24 Ore, finalmente ci avviamo a diventare gli Stati Uniti d’Europa? Per Fabbrini “promuovere l’eguaglianza tra Paesi asimmetrici (basti pensare alla Germania con più di 83 milioni di abitanti e Malta con meno di 500mila) richiede un metodo federale. Ecco perché occorrono programmi di ribilanciamento tra Stati, come “Next Generation EU”, in quanto sostenuti da una fiscalità indipendente da quegli stessi Stati”. L’Unione di Ursula von der Leyen ha quindi cominciato a farsi carico dei debiti degli stati europei come fece Alexander Hamilton, ministro del Tesoro statunitense nel diciottesimo secolo? Il Next Generation è un decisivo passo in avanti verso una fiscalità federale come è avvenuto negli USA dopo la Guerra di Indipendenza contro il colonialismo britannico? No assolutamente!

Come dimostrano gli scontri attuali tra i paesi europei, non esistono le condizioni per una Federazione Europea tra 29 stati con diverse storie nazionali, con differenti istituzioni politiche, con differenti lingue e con interessi strategici divergenti. Anche in questa crisi vincono innanzitutto le politiche di difesa e di interesse nazionale. Ogni Paese europeo cerca di proteggere le sue industrie e la sua finanza con nazionalizzazioni, golden power e altri simili strumenti. Ogni Paese ha capito che nella crisi occorre contare soprattutto sulle proprie forze, e che poi bisogna anche trovare cooperazione e solidarietà all’esterno.

Del resto né Germania né Francia rinunceranno mai alla loro sovranità per consegnarla a organismi sovranazionali come la Commissione UE. La recente sentenza della Corte Costituzionale tedesca è stata chiarissima a riguardo: la Corte ha messo il guinzaglio alla Banca Centrale Europea imponendole di rimanere strettamente nei sui limiti statutari, di non fare una politica economica che possa danneggiare in qualche modo la finanza e l’economia della Germania. La Corte Costituzionale si ritiene al di sopra della Corte di Giustizia Europea (tra l’altro, a mio parere, giustamente, in quanto quest’ultima non è espressione di organismi democratici). Ma così la sentenza tedesca elimina ogni possibilità di federazione europea.

FONTE:http://temi.repubblica.it/micromega-online/all-italia-servono-una-grande-banca-pubblica-e-la-moneta-fiscale/

 

 

 

FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI

 

GIUSTIZIA E NORME

La laicità crocifissa da Marta Cartabia: presidente della Consulta, donna, e ciellina

di Massimo Albertin, da uaar.it – (16 dicembre 2019)
L’11 dicembre 2019 la Corte Costituzionale ha eletto il suo nuovo presidente, per la prima volta una donna. Questo aspetto ha suscitato reazioni entusiaste in molti commentatori che hanno sottolineato la grande novità e sollevato molte aspettative. Ma si tratta di aspettative ben riposte? Parliamo di Marta Cartabia, una cattolica vicina al movimento ecclesiale di Comunione e Liberazione fin dai tempi dell’università.

Ho deciso di parlarne riagganciandomi alla vicenda giudiziaria che la mia famiglia intraprese nel 2002 relativamente all’esposizione del crocefisso nelle aule scolastiche frequentate dai nostri figli.

Il 14 gennaio 2004 il TAR del Veneto, sul ricorso da noi intentato, decideva con un’ordinanza di sospendere il giudizio rinviando gli atti alla Corte Costituzionale. Quanto avvenne successivamente è noto: la Consulta decise di non decidere rimandando il caso al TAR e la vicenda poi proseguì nei vari gradi di giudizio fino a giungere alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che, dopo averci dato ragione in prima istanza nel 2009, ribaltò poi la sentenza alla Grande Camera nel 2011 sentenziando che il crocefisso, essendo un “simbolo passivo”, non influenzerebbe l’educazione degli studenti e poteva perciò restare al suo posto.

Quello a cui faccio riferimento adesso è un articolo del 2004 successivo all’ordinanza del TAR, pubblicato in un libro che raccoglie una serie di interventi del seminario ferrarese tenutosi il 28 maggio 2004 in vista della decisione della Consulta che sarebbe poi avvenuta a dicembre dello stesso anno (R. Bin, G. Brunelli, A. Puggiotto, P. Veronesi, La laicità crocifissa, Giappichelli, Torino, 2004). Si tratta di una raccolta di interventi di esperti fra cui oggi desidero riprendere quanto scrisse l’allora docente di Istituzioni di Diritto Pubblico dell’Università di Verona e oggi eletta presidente della Corte Costituzionale.

L’intervento di Cartabia è interessante in quanto, introducendo la propria posizione riguardo all’esposizione del crocefisso nelle aule scolastiche, esordisce smontando i due argomenti usati con maggiore frequenza e insistenza da parte dei clericali nell’ambito delle discussioni sui simboli religiosi esposti nei luoghi pubblici e cioè: 1) quello relativo al rispetto della volontà della maggioranza; 2) quello che fa leva sulla valenza più culturale che religiosa del simbolo.

Cartabia correttamente sostiene che il primo argomento “non convince del tutto, perché si presta a giustificare un dispotismo della maggioranza a scapito delle minoranze”, ricordando che “il campo dei diritti fondamentali è dominio delle garanzie e non della politica”. E successivamente sostiene che “neppure del tutto convincente è il secondo argomento che fa leva sulla valenza culturale del crocefisso, perché per giustificarne l’esposizione finisce per svilirne il significato”.

Le premesse appaiono quindi promettenti; peccato però che lo sviluppo del suo intervento e le conclusioni a cui giunge non siano altrettanto condivisibili. Il futuro presidente della Consulta infatti, a sostegno della sua tesi introduce una visione antitetica fra il “confessionalismo religioso” da una parte e dall’altra un supposto “confessionalismo laico” a suo vedere rappresentato dalla laicità alla francese presentando un dualismo che metterebbe in contrapposizione posizioni che di fatto lei bolla come egualmente estremiste. A questo punto comincia a delinearsi quale sia la proposta migliore per Cartabia che, posso già anticipare, è quella cosiddetta “bavarese”; una soluzione cioè che, per dirla sinteticamente, sostiene che va fatto quello che vuole la maggioranza.

Ma andiamo per ordine. Per dare consistenza alla soluzione da lei preferita, Cartabia critica il citato dualismo che pone in alternativa l’obbligo e il divieto di esporre il crocefisso, alternativa che, a suo dire “falsa la prospettiva e impedisce una posizione autenticamente laica dello Stato, costringendo ad un vicolo cieco in cui si danno due sole alternative entrambe inaccettabili alla luce dei principi costituzionali”. Che sia costituzionalmente inaccettabile il confessionalismo religioso è certamente condivisibile. Ma che gli si contrapponga un “confessionalismo laico”, atteggiamento attribuito surrettiziamente a chi non desidera essere sottoposto a una scelta di privilegio religioso, dimostra già come le premesse che sembravano promettenti non trovano poi riscontro nello sviluppo della posizione di Cartabia. A riprova di quanto sostenuto lei fa presente che in molte scuole non sono presenti i crocefissi, ma che però (ricordo che faccio riferimento a un documento pubblicato nel 2004) “nessun fondamentalista cattolico ha mai pensato di proporre ricorso contro la disapplicazione delle norme sul crocefisso” e perciò conclude che “il clima aspro e conflittuale attorno al problema del crocefisso nelle scuole non si può certo dire che sia stato alimentato dai cattolici”. Chi sarebbero quindi gli aggressivi alimentatori del clima aspro e conflittuale se non gli appartenenti al confessionalismo laico? Chissà se Cartabia se la sentirebbe di ribadire tali concetti anche oggi, alla luce dei numerosi tentativi di imporre simboli religiosi in tutte le scuole ed edifici pubblici da parte dei principali partiti di una destra sempre più clericalmente schierata.

L’intervento del 2004 prosegue sviluppando quelle che a mio parere sono delle contraddizioni interne che l’autrice non riesce a nascondere. Infatti, nell’esporre la sua proposta di soluzione alla questione sollevata, dice che “per alcune persone – apparentemente non molte, se consideriamo il numero dei ricorsi – l’esposizione del crocifisso è fonte di turbamento e di ingiusta coartazione di una delle fondamentali libertà”. Ma poche righe prima aveva scritto: “La violazione di un diritto fondamentale, foss’anche di una sola o di poche persone, ha lo stesso peso della violazione dei diritti di molti: è negazione del diritto stesso”. Quale sarebbe allora il senso e il motivo di sottolineare lo scarso numero di ricorsi, se non per evidenziarne una specie di futile inconsistenza?

La seconda contraddizione emerge quando, a sostegno della soluzione “bavarese” che prevede di trovare per ogni singolo caso una regola che rispetti la libertà di religione del dissenziente tenendo però in considerazione per quanto possibile la volontà della maggioranza (e ridagli con questa maggioranza), lei afferma che “tale soluzione rispetta la storia e le tradizioni di un popolo”. Ed ecco così che anche la seconda, condivisibile premessa (“neppure del tutto convincente è il secondo argomento che fa leva sulla valenza culturale del crocefisso, perché per giustificarne l’esposizione finisce per svilirne il significato”) viene qui accantonata e di fatto annullata.

A sostegno della sua posizione Cartabia ricorda anche ciò che succede nell’ora di insegnamento della religione cattolica, in cui formalmente a ciascuno è garantito il diritto di scegliere se avvalersi o meno di detto insegnamento, senza rendersi conto che, nel caso dei simboli religiosi, questa possibilità di scelta continua e continuerebbe a essere negata a chi decidesse di “non avvalersi” della presenza del crocefisso, anche se si adottasse la da lei tanto apprezzata soluzione bavarese. L’auspicio del futuro presidente della Corte Costituzionale sarebbe stato che nel 2004 l’allora attesa decisione della Consulta avrebbe dovuto prevedere che: “fermo restando l’obbligo di esposizione del crocefisso” – ma non aveva scritto poco prima che l’obbligo era inaccettabile alla luce dei principi costituzionali? – “caso per caso, su richiesta delle comunità scolastiche tale obbligo possa essere derogato per esigenze specifiche”. Esigenze specifiche che poi gli organi scolastici dovrebbero valutare volta per volta con decisioni che, ahinoi, sono facilmente prevedibili. Non mancava comunque nell’articolo una sollecitazione a “un intervento del legislatore che ponga i principi che abbiamo ricordato e affidi ai singoli istituti scolastici un ampio margine di discrezionalità”.

La conclusione dell’intervento era quindi che “il divieto di esporre i simboli religiosi non interpreterebbe affatto quella laicità positiva e pluralistica di cui si fregia la Costituzione italiana”. Sappiamo bene che quando qualcuno sente il bisogno di aggiungere un aggettivo alla parola laicità questo è sempre finalizzato a limitarla. La laicità infatti, come la libertà, fa paura a chi vuole limitarne l’azione; e che essa venga definita positiva, sana, pluralistica, o altro significa sempre introdurre indirettamente dei concetti denigratori finalizzati a confinarla in un recinto i cui limiti vengono decisi proprio da chi laico e libero non è.

A conferma di questa interpretazione riporto il passo di un’intervista rilasciata al quotidiano cattolico Avvenire nel 2010 in cui Cartabia parlava di una “possibilità di uso ideologico dei diritti individuali che poi diventa difficile contrastare” ribadendo che “per impulso delle istituzioni internazionali, si è registrata una enfasi esagerata sui diritti individuali […]. Il fenomeno ha avuto origine negli Stati Uniti, ma ora è l’Europa ad essere presa dall’ebbrezza di diritti individuali”. I diritti individuali sarebbero quindi da considerare come una droga che inebria e fa perdere il controllo!

In questa intervista si ribadiva quanto già sostenuto nel 2008 in un intervento ne Il Sussidiario dove scriveva: “Fuori da una concezione creaturale in cui l’uomo è diretto rapporto con l’infinito, non si dà dignità umana e i diritti, anziché costituire la massima valorizzazione della persona, aprono la strada al suo annientamento.”

E nel 2011 ai margini del dibattito europeo sulla legittimità del crocifisso nelle scuole, affermava ancora: “Nella cultura contemporanea due sono gli elementi che neutralizzano la religione, spingendola ai margini della vita sociale. Il primo è una concezione della persona totalmente autonoma, autosufficiente, autodeterminata. La parola libertà – anche libertà di religione – è ridotta all’idea di autodeterminazione. Per un individuo così concepito la dimensione religiosa appare estranea e persino minacciosa, perché mette in campo una dipendenza e un rapporto con il mistero che pare contraddire l’autonomia individuale. Il secondo è il risvolto istituzionale di questa concezione antropologica ed è costituito dall’idea di istituzioni neutre, distaccate e indifferenti rispetto al fattore religioso. Molte forme di secolarismo si basano su questa concezione. In vero la loro presunta neutralità facilmente scivola in una forma di sottile e sofisticata ostilità al fattore religioso, tipica dell’occidente contemporaneo”.

Insomma, anche volendo tralasciare l’inopportuna introduzione dei religiosi concetti di “mistero” e di “concezione creaturale” dell’uomo mentre si discute di diritti individuali, appare chiaro quale sia l’idea che questa persona ha della libertà e della laicità. Si tratta di una visione paternalistica (o forse dovrei dire maternalistica…) e limitante i diritti delle persone, in cui una maggioranza religiosa ha il diritto di imporre i suoi principi, i suoi simboli e le sue abitudini a minoranze che comunque farebbero bene a non reagire se vogliono evitare di ritrovarsi appiccicata l’etichetta di “confessionalismo laico”; quello che nella società civile crea un “clima aspro e conflittuale”.

 
FONTE:http://temi.repubblica.it/micromega-online/la-laicita-crocifissa-da-marta-cartabia-presidente-della-consulta-donna-e-ciellina/

 

 

 

PANORAMA INTERNAZIONALE

Il muro del Nuovo Ordine Mondiale sta crollando…

Il coronavirus ha fatto fare passi da giganti verso l’instaurazione di un grande Ordine Mondiale, verso il Grande Controllo!
Ma il muro della menzogna e dell’arroganza dell’attuale regime dittatoriale sta per crollare sotto i colpi del risveglio delle coscienze. Più il Sistema si accanisce e più persone si sganciano dal Matrix…

Video di Marcello Pamio… https://youtu.be/CGCZwfy11EI

FONTE:https://disinformazione.it/2020/06/01/il-muro-del-nuovo-ordine-mondiale-sta-crollando/

 

 

 

POLITICA

Ci vogliono semi-schiavi con il mostro MES (Troika) per queste 2 ragioni

8 GIUGNO 2020 di Kartana

Questa settimana ci sarà una nuova tornata di offerta di titoli di stato italiani ai piccoli risparmiatori, sulle orme di quella precedente, quando ci fu un boom e lo stato raccolse 14 miliardi.

C’e una fortissima richiesta di Btp sostanzialmente perché c’è lo scudo della Bce. Ma sui media è tutto un martellare pro Mes per la sanità, che ci farebbe arrivare la Troika stile Grecia. La generazione che ha svenduto questo paese non molla, vuole ancorare l’Italia ai meccanismi infernali europei, nonostante gli italiani e gli investitori siano disposti a comprare titoli di stato per centinaia di miliardi.

Se  le associazioni di categoria, in primis Confindustria, vogliono il Mes è perchè ciò porterebbe ad una nuova deflazione da debito, in sostanza ad un crollo dei salari. E’ gente che si è arricchita con l’export e che ha portato i denari, per 2300 miliardi, all’estero. Il Mes permetterebbe la continuazione della spremitura salariale, con ritmi di lavoro sempre più alti e precarietà diffusa, a tutto vantaggio loro.

Vogliono un paese semi schiavo, dove la popolazione non si deve minimamente permettere di pretendere migliori condizioni di vita, dopo decenni di stagnazione salariale. A queste categorie non importa la domanda domestica, ma quella estera. Dolce e Gabbana in via Montenapoleone fanno i soldi con gli arabi e i russi, non certo con gli italiani. Se poi agli artigiani che fanno i loro vestiti gli danno quattro lire, a loro non importa. Hanno lo scudo dei media, a cui corrispondono pubblicità. Va da se che in questo contesto il Sud sarebbe ancora una volta piegato alla miseria, con i giovani che devono andare a Bologna, Reggio Emilia o nel milanese con lavori da quattro soldi, tutti spesi in affitto. Non vedo affatto bene nei prossimi anni l’Ue, figuriamoci l’Italia. La Germania ha fatto una politica espansiva. Bene. Ma lo ha fatto perché ci crede o perchè lì la situazione è ancora più tragica di quanto si pensi? Non badate ai bonus, seguite il Presidente di Confidustria Bonomi, i pescecani si stanno preparando ancora una volta.

FONTE:https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-ci_vogliono_semischiavi_con_il_mostro_mes_troika_per_queste_2_ragioni/82_35460/

 

 

L’assembramento è di sinistra!

 

Che nel nostro paese si usino – almeno sulla stampa – due pesi e due misure è cosa tristemente nota, ma in questi giorni abbiamo superato ogni record. In verità un’ avvisaglia abbastanza significativa è stata quella del 25 aprile dove a molti gruppi ANPI è stato consentivo di sfilare per le strade, mentre l’intero paese si trovava rinchiuso nelle proprie abitazioni.
Lo stesso copione è avvenuto ieri, durante le proteste in versione italica del Black Lives Matter, in cui oltre ad imbrattare monumenti i partecipanti si sono resi responsabili di veri e propri assembramenti.

Ovviamente il tutto è stato ritenuto superfluo della maggior parte di commentatori e opinionisti,

gli stessi che il 2 giugno si stracciarono le vesti per contestare il diritto del Centro- destra di manifestare patriotticamente in concomitanza con la festa della Repubblica.

Si sono sprecati paginoni, e continue polemiche sul rischio contagio, ma sui rischi corsi ieri? Nulla. Solita musica nell’Italia liberal che tutto può e di nulla risponde.

FONTE:https://loccidentale.it/lassembramento-e-di-sinistra/

 

 

 

SCIENZE TECNOLOGIE

Intervista al Prof. Tarro. “L’epidemia Covid si è spenta per un motivo preciso”

Intervista al Prof. Tarro. L'epidemia Covid si è spenta per un motivo preciso

Da oggi acquistabile online (e presto anche nelle librerie Feltrinelli) il nuovo libro del prof. Tarro: “COVID, Il Virus della paura”

Dopo tante interviste che si sono rivelate profetiche sullo stato dell’arte emergenza Covid, come AntiDiplomatico siamo molto orgogliosi di pubblicizzare l’uscita del nuovo libro del Prof. Giulio Tarro: “COVID. Il Virus della paura”.

All’interno troverete anche i contributi pubblicati dal nostro giornale dall’inizio del lockdown ad oggi. (F.S.)

di Francesco Santoianni

Deve essere una bella soddisfazione sentire tanti che – sulla scia di quanto dichiarato, qualche giorno fa in TV dal prof. Zangrillo – stanno ora proclamando quello che lei sta dichiarando da mesi; e cioè la scomparsa del Covid19 con l’approssimarsi dell’estate.
G.T. : Sarei molto più soddisfatto se i tanti che, implicitamente, ora mi danno ragione, ammettessero anche che – mi si perdoni la vanità, come dicevo io a marzo – gli italiani contagiati da Sars-Cov-2 erano già milioni e non le poche migliaia che annunciava il Governo. Se lo ammettessero, sconfessando quello che essi supinamente accettavano, forse, potrebbero dare un’altra spiegazione dello spegnersi dell’epidemia; e cioè che il virus non trova più persone da infettare, risultando queste immunizzate.

Eppure l’Istituto superiore di Sanità sostiene che ci sarà una seconda ondata in autunno e che non è un’ipotesi ma una certezza.

G.T. Intanto vorrei chiedere ai dirigenti di questo Istituto in quale cassetto è scomparso lo studio epidemiologico che essi avevano commissionato, e difeso, il 30 aprile, in conferenza stampa, che tra le varie ipotesi, prospettava, per giugno, 151mila ricoveri in terapia intensiva. Poi sarebbe il caso di chiarire cosa si intenda per “seconda ondata in autunno”. L’ipotesi che, in autunno, ci sarà qualche, sporadico, nuovo caso di infezione da Sars-Cov-2 è certamente plausibile; ma, se pure ci sarà, e se pure si evolvesse in COVID, potrebbe essere tranquillamente affrontato con le terapie che oggi, a differenza di qualche mese fa, conosciamo. Nonostante ciò, a differenza di quanto sta avvenendo in molti altri paesi dove si sta puntando ad un rapido ripristino della piena normalità, in Italia si continua a farneticare di un “catastrofico ritorno dell’epidemia”. E così, dopo gli ombrelloni aperti distanziati quattro metri e mezzo, hanno già deciso nuove “misure profilattiche” – ovviamente, insensate dal punto di vista sanitario – come l’obbligo della vaccinazione antiinfluenzale o della mascherina a scuola.

E perché, secondo lei?

G.T. I motivi per cui lo stato di emergenza, nonostante la fine dell’epidemia durerà ancora a lungo nel nostro paese, li ho approfonditi nel mio libro “COVID: il virus della paura”; qui solo poche parole.

Intanto, la fallimentare gestione dell’emergenza COVID ha creato in Italia milioni di ipocondriaci disposti a subire umilianti – nonché inutili da un punto di vista sanitario – vessazioni. Questo esercito verrà usato per tenere a bada i tanti gettati sul lastrico dal lockdown e altre follie, che scenderebbero in piazza se scoprissero quante menzogne ci sono state raccontate. Ad esempio, sul reale numero dei contagiati in Italia che, considerando i tentativi per nasconderlo, si direbbe quasi un Segreto di Stato. Basti pensare agli innumerevoli tamponi che, solo oggi, si stanno facendo, e che escono quasi tutti negativi; tamponi sbandierati da governatori-sceriffi per ergersi come salvatori della popolazione, avendo essi imposto vessatorie misure “profilattiche” che sarebbero riuscite a salvarla dal contagio. Non è così. Quei tamponi, non rivelando tracce del virus, attestano, invece, la “guarigione” da una infezione asintomatica per il 90% degli infettati. Per averne la controprova basterebbe effettuare test sierologici che identificano gli anticorpi al virus. Ma, guarda caso, all’Indagine Sierologica Nazionale – affidata alla Croce Rossa Italiana e che avrebbe dovuto interessare 150.000 persone – si direbbe non voglia aderire nessuno (solo il 2% delle persone contattate telefonicamente dalla CRI si è prenotato per il prelievo). Eppure sono moltissime, oggi, le persone che, pagando di tasca propria, stanno effettuando, presso laboratori privati, le stesse analisi sierologiche. E perché mai nessuno vuole fare con la CRI un esame, gratuito, che tanti stanno facendo a loro spese? Presto detto: le persone che, nello screening governativo, sono trovate con anticorpi al virus SARS-Cov-2 sono da ritenersi ufficialmente “positive” e, pertanto devono essere confinate in quarantena, finché non ci sarà un tampone negativo. Tampone per il quale si potrà aspettare anche un mese.
È con questi mezzucci e con l’ormai logoro circo mediatico, popolato da sempre meno autorevoli “esperti”, che si sta portando l’Italia alla rovina economica. Anche per questo, nella speranza di un risveglio delle coscienze – e per chiedere una Commissione parlamentare di inchiesta, degna di questo nome, sull’emergenza Covid-19 – ho scritto questo libro.

Il libro del prof. Giulio Tarro “COVID: il virus della paura” è possibile acquistarlo già ora on line e, tra qualche giorno, anche nelle Librerie Feltrinelli.

FONTE:https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-intervista_al_prof_tarro_lepidemia_covid_si__spenta_per_un_motivo_preciso/6119_35436/

 

 

 

STORIA

“Figli di quella guerra”: il Primato torna in edicola con una copertina da brividi

Roma, 5 giu – Il 10 giugno 1940, agli italiani raccoltisi nelle piazze di tutta la nazione, Benito Mussolini annunciava l’entrata in guerra dell’Italia. Una guerra che – come sappiamo – è poi finita male, anzi malissimo. Eppure, benché siano trascorsi 80 anni da quella «decisione irrevocabile», la valutazione dell’avventura italiana nel secondo conflitto mondiale è ancora gravata – se non compromessa – da un’insistente propaganda che non ha nulla a che vedere con la realtà storica. Di più: la sconfitta finale dell’Italia, come spiega Adriano Scianca nel suo editoriale, determina ancora oggi la politica interna e internazionale della nostra nazione. Per questo motivo il Primato Nazionale ha approfittato di questo 80esimo anniversario per tracciare un bilancio di quell’evento così decisivo nella nostra storia recente.

La guerra italiana oltre la retorica

Il focus del Primato, come al solito ricco di analisi approfondite e puntuali, affronta diversi aspetti della questione: quali furono le ragioni che spinsero Mussolini a entrare nel conflitto (E. Mastrangelo), quali erano gli obiettivi geopolitici che l’Italia intendeva perseguire (A. Scianca) e perché l’esercito italiano non si fece trovare pronto a reggere l’onda d’urto di una guerra su scala mondiale (A. Lombardi). Nelle pagine che leggerete, molte leggende e molti luoghi comuni vengono demistificati, così come sono divulgati nuovi documenti che rimettono in discussione la narrazione corrente, che sostanzialmente è ancora quella confezionata dagli angloamericani nel periodo 1940-1945.

  • Puoi acquistare la tua copia del Primato Nazionale anche in versione digitale (clicca QUI)

Gli approfondimenti e le firme del Primato

Ma nel nuovo numero del Primato Nazionale c’è anche molto altro: inchiesteapprofondimenti e rubriche che spaziano dalla politica all’economia, dalla letteratura all’arte, dalla geopolitica alla filosofia. Da segnalare un’intervista di Antonio Rapisarda a Francesco Paolo Capone, segretario generale dell’Ugl, nonché l’esordio di nuovi collaboratori che accompagneranno il Primato anche nei prossimi mesi: dalle nuove rubriche di Vittorio Sgarbi e Simone Di Stefano fino ai contributi di Caio MussoliniMatteo Brandi e Giacomo Garuti. Nomi che si vanno ad aggiungere alle firme prestigiose di Alessandro MeluzziDiego FusaroFrancesco BorgonovoEnrica PerucchiettiFrancesca Totolo e tante altre penne del sovranismo italiano.

FONTE:https://www.ilprimatonazionale.it/cultura/anniversario-guerra-primato-nazionale-mensile-copertina-da-brividi-158877/

 

 

 

Epidemie e storia: 1836, anche il colera
arrivò nelle Due Sicilie dal nord Italia

Domenica 15 Marzo 2020 -GIGI DI FIORE

Come sempre, la storia illumina il presente, anche quello difficile nei giorni del coronavirus. Così, rileggendo quanto accadde per l’epidemia di colera del 1836, si trovano molte analogie con l’attualità. Come per le scarse conoscenze mediche sulla malattia. «Le accurate indagini de’ sapienti sono tornate vane sinora, non che a trovare un farmaco certo e determinato che sani l’infermo tocco dal cholera, ma a conoscere solamente come mai questo si apprenda, per quali particolari cause, come proceda da luogo a luogo. Le diverse opinioni ne rivelano una ignoranza maggiore di quella che noi stessi accusiamo» si leggeva negli Annali civili delle Due Sicilie.

Lo storico borbonico Giacinto De’ Sivo raccontò che il «cholèra-morbus» era apparso nel 1817 in India, poi si era esteso in Asia e Europa dalla Russia nel 1830. La diffusione fu rapida: Polonia, Ungheria, Germania, Inghilterra e Parigi nel 1831 per arrivare nel regno sardo-piemontese a Nizza e Cuneo nel 1835. Poi le penetrazione pericolosa nel resto di quell’Italia preunitaria: Torino, Genova, Livorno, Venezia, Roma e Napoli. Nelle Due Sicilie, dove il morbo divenne una tragedia, i primi casi apparvero il 2 ottobre 1836. Morbo d’importazione anche allora, con diffusione rapida a Napoli per le condizioni di scarsa igiene nei rioni popolari.

Due furono le ondate di contagio nella capitale delle Due Sicilie: dall’ottobre 1836 al marzo 1837 e dall’aprile all’ottobre 1837. Le cifre sui morti sono documentate all’Archivio Borbone.
Naturalmente, non esistevano antibiotici, né reparti di terapie intensive, molti, specie tra gli aristocratici, nascondevano i contagi e non seguivano abitudini igieniche come quelle raccomandate oggi. Così, nella prima fase i morti furono 5669 su 10361 ammalati. Nella seconda fase, 14mila su 22mila ammalati.

L’otto agosto 1835, per contenere l’epidemia già comparsa nel nord Italia, il re Ferdinando II di Borbone controfirmò il regolamento del governo. Anche allora, si temeva l’espansione del contagio dal nord al sud: «Buona parte dell’Italia superiore ha pagato tristo tributo di vittime, e sventuratamente un soffio maligno potrebbe una volta contaminare anche il nostro cielo sereno» si legge negli Annali delle Due Sicilie di quei mesi.

Il regolamento delle Due Sicilie fissava «discipline già sperimentate salutari ne’ paesi travagliati dal cholera». Erano essenzialmente raccomandazioni igieniche. Ci fu una «Istruzione popolare» curata dal Supremo magistrato di Salute, che era una specie dell’attuale Istituto nazionale di sanità. Leggere le istruzioni di allora è istruttivo: «nettezza delle strade e delle case pubbliche e private sì nelle città, sì nelle piccole terre». Per l’emergenza, erano previsti luoghi di quarantena anche nelle «più misere terricciuole», per attrezzare ospedali con letti e masserizie.

Nella capitale, si istituì la task force di allora. In ogni quartiere e rione si crearono commissioni di controllo coordinate da una commissione centrale, «destinate a essere braccia operose del governo». Proprio come oggi le Regioni con il governo centrale. Le commissioni dovevano controllare il rispetto delle norme igieniche, evitando disordini. Quando l’epidemia si diffuse, fu vietata la sepoltura dei cadaveri nelle chiese. I defunti erano portati nel nuovo cimitero chiamato poi «sepolcreto dei colerosi», realizzato in fretta dall’architetto Leonardo Larghezza in un’area di ottomila metri quadrati. Per evitare i contagi, fu raccomandato che gli ammalati e i morti di colera venissero subito dichiarati per essere sepolti con rapidità nel cimitero a spese del governo.

A Napoli, l’epidemia si diffuse ovunque, ma di più negli affollati e malandati quartieri popolari. Molti denunciarono i «troppi mendicanti» e i commerci incontrollati di alimenti. «Il vedere che un fatto come quello della trasmissione del morbo per virtù di contatto non possa essere dimostrato in modo da non farne dubitare, forma ipotesi e sistemi che a nulla menano» scriveva il medico Errico Catalano. L’epidemia si diffuse e a Napoli fece anche la sua vittima più illustre: Giacomo Leopardi.

FONTE:https://www.ilmattino.it/blog/controstorie/cronavirus_colera1837_storiaeanalogie-5112874.html

 

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°