RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI
14 LUGLIO 2020
A cura di Manlio Lo Presti
Esergo
Quando esistevano delle ideologie che si scontravano, che si proclamavano a favore o contro un dato aspetto conosciuto della realtà, c’erano fanatici ma non “disinformatori”.
GUY DEBORD, La società dello spettacolo, Baldini & Castoldi, 2017, pag, 272
https://www.facebook.com/manlio.presti
https://www.facebook.com/dettiescritti
Le opinioni degli autori citati possono non coincidere con la posizione del curatore della presente Rassegna.
Tutti i numeri della Rassegna sono disponibili sul sito www.dettiescritti.com
Precisazioni
www.dettiescritti.com è un blog intestato a Manlio Lo Presti, e-mail: redazionedettiescritti@gmail.com
Il blog non effettua alcun controllo preventivo in relazione al contenuto, alla natura, alla veridicità e alla correttezza di materiali, dati e informazioni pubblicati, né delle opinioni che in essi vengono espresse.
Nulla su questo blog è pensato e pubblicato per essere creduto acriticamente o essere accettato senza farsi domande e fare valutazioni personali.
Le immagini e le foto presenti nel Notiziario, pubblicati con cadenza pressoché giornaliera, sono raccolte dalla rete internet e quindi di pubblico dominio. Le persone interessate o gli autori che dovessero avere qualcosa in contrario alla pubblicazione delle immagini e delle foto, possono segnalarlo alla redazione scrivendo alla e-mail redazionedettiescritti@gmail.com
La redazione provvederà doverosamente ed immediatamente alla loro rimozione dal blog.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
SOMMARIO
“Carciofara, te deborda a cellulite”. Non solo i romani, il poeta amico di Grillo insulta la Meloni
MANI IMPUNITE
IL CASO WAYFAIR, pedofilia, Soros…
Smart City e Razzismo Automatizzato: come IBM ha progettato il regime di sorveglianza cinese
La virata globale da “Il mondo nuovo” alla società totalitaria di “1984”
«LA GRENOUILLÈRE»: UN CONFRONTO TRA MONET E RENOIR
Si prorogano i pieni poteri ma le tasse le vogliono subito
Stato d’emergenza fino al 31 dicembre: proroga non necessaria, Conte mente?
Diciottenni multati, immigrati accolti
DELLE MASCHERINE E DELLE SUPPOSTE
Psicoreati al supermarket
Il Covid 19 non è l’incontrollabile pandemia che vogliono farci credere
Oltre il Covid 19 troppe morti inspiegabili
LA SOLUZIONE AL PROBLEMA: NAZIONALIZZARE IL DEBITO
L’elusione internazionale costa 8 miliardi all’Italia
PROCEDURA DI SOVRAINDEBITAMENTO UNICA PER IL NUCLEO FAMILIARE
IL REATO DI CONCORSO ESTERNO IN ASSOCIAZIONE DI TIPO MAFIOSO
Carceri, dalla Torreggiani a Santa Maria Capua Vetere
Clandestini positivi, nuovi sbarchi a Pozzallo. Ma il governo giallofucsia minimizza
Qualcosa è andato storto: OMS, gli USA e il nuovo ordine mondiale
L’avvocato di Assange è stato nominato ministro della giustizia francese
OMS, una ristrutturazione necessaria e nell’interesse di tutti
IN EVIDENZA
“Carciofara, te deborda a cellulite”. Non solo i romani, il poeta amico di Grillo insulta la Meloni
MANI IMPUNITE
8 luglio 2020
(in attesa di ‘toghe pulite’ e di un libero giornalismo d’inchiesta)
Quello che quasi tutti sanno su Mani pulite è che a quei tempi il denaro pubblico era in ostaggio di un drago fatto da tanti imprenditori malavitosi e politici corrotti, che venne sconfitto da un drappello di magistrati combattenti, capeggiati da un novello e immacolato San Giorgio, nella persona del pubblico Ministero, Antonio Di Pietro.
Ma non ce l’hanno raccontata giusta, non solo perché il drago è oggi quanto mai vivo e vegeto (anche su terremoti, valanghe e, vere o presunte, pandemie), ma anche perché grattando sotto la superfice della vicenda Palamara si scopre che nel sinedrio dei magistrati si praticano gli stessi modi del mostro da cui dovrebbero tutelarci.
E Tonino Di Pietro?
Ciò che ora emerge è un rosario di testimonianze e dichiarazioni che sono andate molto oltre i sospetti di chi veniva etichettato come complottista : dai suoi legami con i servizi italiani, a quelli con i referenti dei servizi USA; dalla mano pesante su chi doveva fare i nomi di politici DC e PSI, alla mano di fata, con bacchetta magica assolutoria, per Pacini Battaglia, le imprese della mafia e le coop rosse.
Il successivo Di Pietro politico è stato anche peggio, un totale disastro: dalla trattativa con Previti per fare il Ministro del Centrodestra, alla successiva nomina a Ministro del Centrosinistra; dall’essersi appropriato del finanziamento pubblico, alle operazioni immobiliari; dai rapporti con malavitosi italiani e bulgari, al record dell’arbitrio e del nepotismo nel ‘suo’ partito, a gestione familiare (tralasciando Benetton-Autostrade, la società del Ponte sullo Stretto e i lavori al Porto di Taranto ).
*****
Informazioni per chi vuole approfondire
Si consiglia la lettura dei libri di Antonio Giangrande, in particolare ‘Manettopoli: MANETTARI E FORCAIOLI ALLA RESA DEI CONTI’
Allego parecchi link interessanti, pur sapendo che più si scrive e meno si viene letti , confidando nella vostra voglia di approfondire la questione.
– https://www.panorama.it/news/di-pietro-uomo-della-cia-craxi-non-ci-credeva
– https://milocca.wordpress.com/2010/02/06/di-pietro-ai-raggi-x/
– https://blog.libero.it/ptialina/8626509.html
– https://www.youtube.com/watch?v=6yewhae1ZK0&index=78&list=PLlRUkuUPXtpNpnu6qH-W5d3pmK9qfjvAL
– https://www.marcocanestrari.it/2019/11/05/casaleggio-i-dati-e-la-fine-di-di-pietro/
– http://www.iskrae.eu/m5s-grillo-casaleggio-colaninno-ed-altro-ancora/
– https://comedonchisciotte.org/lasse-politico-grillo-di-pietro-casaleggio/
– http://www.studiliberali.it/uploads/POLITICI/ITALIA%20DEI%20VALORI%20FAMILIARI.pdf
La moglie di Borrelli ce l’ha con Di Pietro, ma non ha mai detto il perché…
– http://www.lavocedellevoci.it/2019/07/23/di-pietro-mano-pulita-a-cusani/
– https://oltrelalinea.news/2020/01/21/craxi-lombra-degli-usa-sulla-fine-del-leader-socialista/
– https://www.tempi.it/dove-voleva-arrivare-il-nostro-eroe-di-pietro/
– https://www.affaritaliani.it/politica/di-pietro-bufera-sull-ex-pm-elio-veltri-attacca-442698.html
– Taranto
FONTE:https://nandorossi.wordpress.com/2020/07/08/mani-impunite/
IL CASO WAYFAIR, pedofilia, Soros…
Di per sé, Wayfair è un’azienda americana che vende mobili al dettaglio. Da qualche settimana, si è diffusa la teoria che i mobili e gli accessori che vende sono in realtà bambini della rete pedofila mondiale. Dal catalogo della ditta, appaiono “mobili” venduti a prezzi spropositati che, secondo i complottisti, hanno i nomi dei bambini scomparsi.
I peggiori sospetti sono rafforzati dal fatto oggettivo che George Soros, attraverso il suo fondo speculativo, dal 2017 ha fatto grandi investimenti in WayFair, aumentando sostanzialmente la sua quota nella ditta.
La fonte da cui tutto è partito è “Reddit”, che viene definito ” un social news aggregator, un misto di piattaforma di discussione e distributore di link, diviso in forum, i cosiddetti subreddit. Gli utenti, i redditor, sono creatori di contenuti, consumatori e curatori”. E’ una “fonte” che chiunque può inquinare, pubblicando anche foto artefatte tratte dal catalogo della ditta, o qualunque altra immagine.
Insomma attenzione. Può essere tutto vero. Ma può invece essere la diffusione a bella posta di un insieme colossale di “fake news”, oltretutto passibili di condanne penali per calunnia, diffamazioe e turbativa dei valori in Borsa (le azioni di WayFair sono crollate) – onde screditare alla radice quel che c’è di vero nel Pizzagate, e nelle reti pedofile (anche italiane) come e peggio di terrapiattisti e credenti nelle scie chimiche.
VIDEO QUI: https://youtu.be/4sd2C_PlbmA
https://twitter.com/refusalxx/status/1281869462359212032
FONTE:https://www.maurizioblondet.it/il-caso-wayfair-pedofilia-soros/
Smart City e Razzismo Automatizzato: come IBM ha progettato il regime di sorveglianza cinese
bylinetimes.com
(L’articolo è del maggio 2019, ma è sempre molto attuale, anzi il problema della sorveglianza di massa è stato accelerato proprio negli ultimi tempi dalla pandemia di Covid-19 in corso)
Mentre le agenzie governative occidentali sollevano campanelli d’allarme sui pericoli di fuga delle esportazioni tecnologiche di Huawei, molti hanno perso l’aspetto più importante: che le principali aziende occidentali hanno contribuito a costruire lo stato di sorveglianza della Cina – un modello che ora viene tranquillamente esportato di nuovo in Occidente con il pretesto di installare “città intelligenti” efficienti e sostenibili.
Huawei è già all’interno di alcuni dei domini di sicurezza nazionale più sensibili in tutto il mondo occidentale.
Finora, le preoccupazioni più espresse riguardano il rischio che la Cina spii l’Occidente attraverso la tecnologia fornita da Huawei. Ma c’è un’altra preoccupazione: andare a letto con una compagnia complice nella costruzione delle infrastrutture di sorveglianza per i più grandi campi di detenzione dopo l’Olocausto.
Mentre Huawei è meglio conosciuta per i suoi smartphone, il gigante delle telecomunicazioni ha svolto un ruolo importante nella progettazione di uno dei primi grandi progetti di “città intelligenti” della Cina nella provincia autonoma dello Xinjiang, nella remota città petrolifera di Karamay.
L’Internet of Things: la politica del controllo
Karamay – Wikimedia
In tutta la città, le stazioni degli autobus sono dotate di schermi elettronici che mostrano informazioni di viaggio. Nelle case, i residenti anziani possono premere il pulsante antipanico per avvisare i servizi di emergenza o i parenti. Se il sistema di sicurezza sociale registrasse un aumento dei disoccupati, i funzionari lo saprebbero subito – tutto grazie alla rete di città intelligente di Karamay, composta di reti 2G, 3G e Wi-Fi.
Il primo progetto cinese di smart city a Karamay è sbocciato in uno stato di polizia informatizzato nello Xinjiang. Versioni di Karamay sono state ampliate in tutto lo Xinjiang per tracciare circa 2,5 milioni di residenti, colpendo la minoranza musulmana uigura della provincia.
Le persone segnalate per attività sospette – come la preghiera – possono essere indagate dall’intelligence cinese e detenute in campi di “rieducazione”. Attualmente, circa un milione di musulmani di etnia uigura sono stati internati in quello che è stato descritto dal comitato dei diritti umani delle Nazioni Unite come “un enorme campo di internamento avvolto nella segretezza”.
I germi del paradigma della smart city cinese sono stati piantati per la prima volta da IBM nel suo concetto di “Smarter Planet” nel 2009, quando la società si è impegnata con oltre 200 sindaci di città in tutta la Cina. L’anno seguente, IBM annunciò una strategia di sviluppo di 10 anni per la Cina in una conferenza di Pechino.
Attualmente ci sono poco più di 1.000 progetti di smart city in tutto il mondo. Eppure circa la metà di loro si trova in Cina, rendendo il paese la sede della più grande concentrazione mondiale di città intelligenti – e quindi la più grande e intrusiva architettura di sorveglianza mai costruita da una singola nazione. Tra i primi progetti di smart city dell’azienda, nel 2012 è stata installata la sua ammiraglia Intelligent Operations Center (IOC) per Smarter Solutions nella città di Zhenjiang.
Un manuale di IBM pubblicato lo stesso anno descrive il sistema IOC (Intelligent Operations
Center) come un centro in grado di combinare grandi quantità di informazioni tra “agenzie di sicurezza” e “altri livelli di governo.” Le fonti includono feed da “meteo, cittadini, forze dell’ordine, assistenza sociale, video”. Il manuale identifica il potenziale di Sentiment Analysis, che apprende ciò che i cittadini stanno dicendo sui servizi urbani attraverso i social media.
IBM ha svolto un ruolo diretto nella progettazione e nella transizione di Karamay nella prima città intelligente dello Xinjiang. Questo faceva parte di un piano più ampio per collegare le città dello Xinjiang. Nella prima metà del 2014, sono state installate 5.000 stazioni mobili 4G nelle 16 principali città e 63 contee dello Xinjiang. Entro la fine di quell’anno, sarebbero state costruite in totale 12.000 stazioni di base 4G.
Nel 2016, quando l’infrastruttura della città intelligente è stata ampliata attraverso lo Xinjiang, IBM ha iniziato a introdurre “IoT cognitivo” (Internet of Things) in Karamay. La tecnologia di IBM è stata costruita attorno alla piattaforma Watson IoT, un sistema di intelligenza artificiale (AI) straordinariamente adatto per una vasta gamma di applicazioni di sorveglianza.
Non è chiaro come esattamente la piattaforma Watson sia stata praticamente applicata in Karamay. IBM ha rifiutato di rispondere alle domande per questo articolo. Ma Karamay ospita molti campi di “rieducazione” uiguri, i cui abitanti sono spesso detenuti dalla polizia per aver indossato abiti musulmani o avere lunghe barbe. Queste pratiche sono automatizzate dalle estese reti di sorveglianza della città – stabilite per la prima volta con la piattaforma IBM “pubblica sicurezza”, e poi si sono evolute nel programma “Città Sicura” di Huawei .
Razzismo automatizzato
L’enorme crescita di Huawei sarebbe stata impossibile senza il supporto di IBM. Già nel 2000, IBM ha firmato un accordo con Huawei fornendo un accesso senza precedenti alle strutture di ricerca e sviluppo della sua divisione di microelettronica.
E secondo un’intervista a China Daily nel 2016 del fondatore di Huawei, amministratore delegato Ren Zhengfe, il gigante cinese delle telecomunicazioni paga a IBM più di $ 100 milioni di dollari ogni anno in spese di consulenza gestionale. Come IBM, anche Huawei non ha risposto alle domande.
Nell’ultimo decennio, Huawei ha creato decine di programmi Safe City in tutta la Cina, in città tra cui Shanghai, Jiangsu, Guangdong e altre. Nel maggio 2018, Huawei ha continuato a lavorare nella capitale dello Xinjiang, Urumqi, con una nuova partnership con il Public Security Bureau, istituendo un laboratorio di innovazione nel “settore della sicurezza dell’intelligence”.
Tra le tecnologie attualmente in uso nello Xinjiang vi è il riconoscimento facciale avanzato, progettato per cercare esclusivamente uiguri in base al loro aspetto, inaugurando potenzialmente quella che il New York Times descrive come “una nuova era del razzismo automatizzato”. Huawei non ha risposto alle domande sul fatto che il suo lavoro in Urumqi sta sviluppando l’attivazione di tali tecnologie.
Il torbido rapporto di IBM con Huawei solleva interrogativi circa la sua complicità in questi processi. Tuttavia, la società non ha subito sanzioni dal governo degli Stati Uniti.
Nel frattempo, la letteratura ufficiale di Huawei sul programma “Safe City” afferma di aver esportato il modello in oltre 230 città in tutto il mondo in ogni continente.
Ciò include paesi con una storia di autoritarismo e violenza interna, tra cui Pakistan, Laos, Angola, Armenia, Azerbaigian, Tagikistan, Ucraina, Uzbekistan, Kirghizistan, Kazakistan e Russia.
Ma mentre i governi degli Stati Uniti e del Regno Unito si sforzano di limitare l’accesso di Huawei, l’azienda è già all’interno di alcuni dei più sensibili domini di sicurezza nazionale in tutto il mondo occidentale.
Nel 2017, Huawei ha firmato un Memorandum of Understanding con Frequentis, una società tecnologica austriaca specializzata nella fornitura di sistemi di comunicazione per le agenzie governative, che forniscono servizi di sicurezza pubblica, come la gestione del traffico aereo e i servizi di emergenza.
L’accordo ha fornito a Huawei un contributo alle soluzioni tecnologiche di sicurezza intelligenti di Frequentis. Tuttavia Frequentis fornisce tecnologia in oltre 140 paesi tra cui Stati Uniti, Regno Unito e in tutta Europa. Tra i suoi clienti vi sono il Ministero della Difesa britannico, la polizia metropolitana di Londra, la NASA e la Marina degli Stati Uniti.
Il Mod non ha risposto alla richiesta di commento sui rischi legati alla tecnologia Huawei fornita tramite Frequentis.
L’accordo solleva la questione di come la società che ha costruito gran parte dell’infrastruttura di sorveglianza più invadente della Cina stia già fornendo alcune delle agenzie più sensibili dell’Occidente attraverso la backdoor.
Ma la Cina è solo l’inizio. Nei prossimi anni, il modello di città intelligente, introdotto da aziende del calibro di Huawei con il supporto di IBM, è destinato a diventare il paradigma dominante del governo urbano.
Entro il 2025, il mercato globale delle smart city avrà un valore di $ 2,5 trilioni di dollari. Dominato da società cinesi come Huawei, è un mercato dal quale nessuna seria azienda tecnologica occidentale e pochi governi vogliono essere esclusi.
Il dott. Nafeez Ahmed è un giornalista investigativo pluripremiato ed editore della piattaforma di giornalismo investigativo crowdfunding INSURGE intelligence . È editorialista di ‘system shift’ presso VICE ed è stato precedentemente pubblicato su The Times, Sunday Times, Independent, Guardian, The Atlantic, tra gli altri. È incluso nella lista dello Standard serale dei londinesi più influenti. @nafeezahmed
La virata globale da “Il mondo nuovo” alla società totalitaria di “1984”
fondsk.ru
Due modelli della futura società “ideale”
È già tre o quattro anni che nel mondo si assiste a una virata piuttosto marcata. Molti l’associano all’arrivo alla Casa Bianca del Presidente americano Donald Trump, che ha radicalmente sottoposto a revisione radicale molti dogmi della politica americana e mondiale. La virata è diventata ancora più tangibile,a causa della cosiddetta pandemia da coronavirus, che ha avuto avvio all’inizio del 2020.
Il corso che il mondo ha seguito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale ha avvicinato l’umanità al futuro descritto nella distopia “Il mondo nuovo” (1932) di Aldous Huxley. Il processo di avanzamento verso questo “felice” futuro si è accelerato a cavallo tra gli anni ’80 e ’90. Il periodo della Guerra Fredda si è concluso, l’Unione Sovietica e la comunità socialista sono crollate, il movimento verso il futuro è continuato sotto la bandiera della liberalizzazione generale e della globalizzazione. È stata espressa la necessità del completo smantellamento dei confini nazionali e la creazione di uno Stato Mondiale, proprio quello descritto nel romanzo di A. Huxley. Di quello stesso Stato mondiale del quale Huxley ha presentato lo slogan “Comunità. Identità.Stabilità”. Uno dei dieci governanti dello Stato Mondiale (de “Il mondo nuovo”) Mustafa Mond ha riconosciuto che la cosa principale in questa formula è la stabilità, tenendo presente la stabilità del potere mondiale. E il suo segreto (della stabilità del potere) è semplice: “È necessario governare con la mente e non con la frusta. Non agire con i pugni, ma agire sui cervelli.” Agendo sul cervello, si può raggiungere uno stato umano che da un lato è caratterizzato da una completa contentezza nei confronti della vita; dall’altro dalla completa indifferenza, che può essere definita immersione nella “seconda realtà” o stato di “nirvana”.
Alle nazioni è stato promesso che con l’aiuto della liberalizzazione e della globalizzazione universali nel mondo, la fame sarebbe stata finalmente eliminata, le guerre sarebbero scomparse, tutte le persone sarebbero state felici e si sarebbero accontentate del potere che si stava trasformando,sotto gli occhi [di ognuno], da nazionale a sovranazionale. Ciò sarà raggiunto tramite mezzi come la pianificazione familiare, la piena legalizzazione dell’amore libero (che alla fine renderà inutile la famiglia), l’uso ricreativo delle droghe, lo sviluppo di giusti condizionamenti della persona utilizzando i media, le scuole e le università e la sostituzione della cultura complessa con la cultura pop (che servirà non per milioni di “eletti”, ma per miliardi di persone), ecc.
Sullo sfondo di questa condizione, i processi necessari all’élite mondiale (i proprietari di denaro), come la riduzione della popolazione mondiale, lo smantellamento dell’industria (deindustrializzazione), la digitalizzazione della società (completamento del campo di concentramento elettronico per la popolazione rimanente) e il completamento della creazione di un governo mondiale, avverranno senza particolare ostentazione.
- Huxley era un oppositore del “duro” totalitarismo, e nel suo romanzo ha descritto una società che si baserà sul “soft power”: le persone accetteranno volentieri le “buone azioni” delle autorità, senza sentire che sono lentamente, ma sicuramente schiavizzate e uccise – spiritualmente, moralmente e alla fine fisicamente. Gli strumenti del “soft power” sono l’eugenetica, le droghe, la religione New Age, la propaganda dell’amore libero, la cultura pop, la giustizia alla Giovenale, i metodi speciali di zombificazione … Tutto ciò che immerge una persona nella “seconda realtà”. E le autorità, in questo frangente, riorganizzeranno la “prima realtà”, distruggeranno i valori tradizionali, doteranno il pianeta di un “nuovo ordine mondiale”.
Dopo 16 anni, in seguito a “Il mondo nuovo”, un altro scrittore inglese –George Orwell, ha redatto la sua distopia, il romanzo “1984”. Due romanzi – due modelli di futura società “ideale”. In un certo senso coincidono, ma in qualcosa sono sorprendentemente diversi. E oggi ha senso dare un’occhiata più da vicino al romanzo “1984”, poiché la virata che ha avuto inizio, di cui ho parlato, è accompagnata dalla comparsa di segni del modello di George Orwell.
Quindi, ecco la prima differenza che salta agli occhi. A. Huxley ha un mondo unico, lo Stato Mondiale lo governa, il processo di globalizzazione è stato da lungo tempo completato. Ma George Orwell non ha uno Stato Mondiale. Nel romanzo “1984”, vediamo tre superpotenze chiamate Oceania, Eurasia ed Estasia. Nessun segno che esse un giorno si uniranno. Sono costantemente in guerra tra loro. Almeno, questo è il modo in cui i normali cittadini di Londra, appartenenti alla giurisdizione dell’Oceania, percepiscono la situazione (gli eventi del romanzo si svolgono a Londra). Tra l’Oceania e una qualsiasi delle altre potenze c’è guerra costante, quando una potenza agisce come alleata dell’Oceania, l’altra come avversaria.
È vero, alcuni personaggi del romanzo suppongono che non ci sia davvero guerra alcuna: la guerra è un prodotto della propaganda (del Ministero della Verità) e l’autorità (Partito) mantiene nella società una sensazione di guerra permanente per raggiungere i suoi obiettivi non divulgati. Innanzitutto, il sostenere un tono “patriottico” incrementato tra il popolo: il nemico esterno consolida le masse e distrae dalle proteste interne. Nessuna meraviglia che nel romanzo “1984” hanno luogo regolarmente i “Cinque minuti di odio”. La guerra, come apprendiamo dal romanzo, è anche necessaria per mantenere la domanda inerente alla produzione militare (nello spirito delle idee dell’economista inglese John Keynes). Infine, la guerra è necessaria per giustificare un appello al popolo a “stringere la cintura”. In nessun caso è possibile innalzare lo standard di vita del popolo comune (chiamato “proletari”) nel romanzo, perché ciò può aumentare il proprio livello intellettuale e le persone inizieranno a comprendere le vere intenzioni del Partito (nel romanzo è la personificazione del potere). I proletari, secondo la ferma convinzione del Partito, dovrebbero pensare al pane giorno e notte, senza essere distratti da nient’altro (soprattutto dalla politica).
Oggi vediamo che la globalizzazione è finita. Almeno per il momento. Il mondo è entrato nella fase dell’isolazionismo. Inizialmente, queste sono state le azioni del Presidente Trump, che ha spinto il mondo verso il protezionismo mercantil-economico. E nel 2020, l’isolazionismo è stato aggiunto al protezionismo, alimentato da terribili miti sul coronavirus. Alcuni Stati danno la colpa ad altri per tutti i loro problemi (coronavirus, recessione economica, interferenza nelle elezioni, disordini popolari). Lo scenario di Huxley, come vediamo, si è esaurito. Lo scenario di Orwell ha inizio. Per il momento non ci sono guerre calde, ma le scaramucce verbali degli statisti stanno riscaldando l’atmosfera. Su Internet, vediamo già immagini di battaglie (probabilmente la produzione di Hollywood, ma non sempre si distingue quali sono le riprese in studio e quali sono esterne).
Si rammenta il romanzo dello scrittore americano Larry Beinhart, pubblicato alla fine del XX secolo, “American Hero”. Nel 1997, basato sul romanzo, negli Stati Uniti è stato girato il film “Wag the Dog” (n.d.T.“Sesso & potere” – regista Barry Levinson). Il film, di carattere satirico, mostra come nello studio cinematografico del produttore cinematografico Stanley Motss, per ordine di un certo Konrad Brin, Consigliere del Presidente americano, una guerra “si crea”. Quindi questa guerra teatralizzata viene mostrata a milioni di Americani. L’America crede che si tratti di veri combattimenti, è preoccupata, oltraggiata, spaventata … L’amministrazione presidenziale ne ha bisogno per distrarre il Paese dallo scandalo che è sorto intorno al Presidente (molestie sessuali), che si prepara alle nuove elezioni.
Il cambiamento dei modelli distopici non si limita a un ritorno al mondo policentrico. Il periodo di calma permanenza dell’umanità in uno stato di relativo conforto, alimentato dalle promesse delle autorità che “il domani sarà migliore dell’oggi”, è finito. Ora le autorità non lo promettono e la gente lo ha percepito.Sotto gli occhi di tutti, i metodi del “soft power” cambiano in “hard power”. E questo è il modello di George Orwell; nel suo romanzo “1984” compaiono diverse istituzioni, ma il più importante è il Ministero dell’Amore, dietro la denominazione del quale si celano la Polizia e i Servizi Speciali. Proprio nell’edificio del Ministero ci sono telecamere, interrogatori, torture sofisticate.
I vari mesi permanenza dell’umanità in stato di quarantena hanno dimostrato che, sulla base dell’”hard power”, tutte le persone possono essere messe in prigione. Le camere di detenzione erano le case delle persone stesse. Coloro che non desiderano essere agli arresti domiciliari sono multati e persino trasferiti in prigioni reali. Come sappiamo, nel romanzo “1984”, un importante mezzo di potere del Partito è la “Neolingua”, che sostituisce il vecchio linguaggio abituale. Molte parole sono eufemismi che distorcono il significato delle vecchie parole. Così è apparso l’eufemismo “auto-isolamento volontario” al posto del vecchio, grossolano “arresto domiciliare”.
Le persone, trovandosi in uno stato di comfort, erano così rilassate che hanno iniziato a dimenticarsi dell’esistenza del Grande Fratello. Quest’anno egli ha fatto ricordare di sé, e il promemoria è stato molto percepibile. “Il Grande Fratello ti guarda!” – Tali manifesti sono stati appesi nella Londra di George Orwell. La sorveglianza del Grande Fratello, con il pretesto di combattere COVID-19, ha iniziato a intensificarsi bruscamente sia a Londra, che a New York e in altre città del mondo.
In primo luogo, il “Partito” ha invitato tutti a compiere il loro dovere civile. Nel romanzo “1984”, la delazione prosperava e veniva incentivata. Le persone non si fidavano l’una dell’altra, avevano francamente paura dei vicini e dei colleghi di lavoro, controllavano non solo le loro azioni e parole, ma anche le espressioni facciali. L’attuale coronavirus ha provocato una potente ondata di delazione. Ecco solo un esempio. Il 30 marzo, le autorità neozelandesi hanno imposto la quarantena. A questo proposito, la Polizia locale ha creato un sito Web, sul quale tutti potevano lasciare informazioni sui cittadini che violavano la quarantena. Poche ore dopo l’avvio, il sito ha ricevuto così tante informazioni che si è irrimediabilmente bloccato, ha comunicato il Ministero degli Interni della Nuova Zelanda. “Abbiamo ricevuto 4200 segnalazioni di violazioni. Ciò dimostra che i nostri concittadini vogliono che tutti rispettino la quarantena”, ha dichiarato il Prefetto di Polizia Mike Bush.
In secondo luogo, il monitoraggio esterno dei cittadini è stato rafforzato. Nel romanzo “1984”, gli abitanti di Londra sono circondati dai cosiddetti schermi televisivi. Si tratta di monitor piatti attraverso i quali le notizie e le informazioni “educative” vengono trasmesse senza interruzioni. Allo stesso tempo lavorano come trasmettitori che monitorano ogni movimento di una persona. Inoltre, innumerevoli microfoni nascosti.Oggi, nel 2020, ci sono notizie secondo cui nella stessa Londra, così come in altre capitali del mondo, sono appese decine di migliaia di videocamere. Per che cosa? A quanto pare, per identificare i contagiati da COVID-19. I metodi per questa identificazione sono stati sviluppati prima della pandemia. La Cina ha fatto particolarmente progressi in questa direzione.
Il mondo del tipo 2020 è andato ben oltre il mondo che George Orwell ha descritto nel romanzo “1984”.
Innanzitutto, in fatto di menzogne. Nel mondo della distopia “1984” era il Ministero della Verità a impegnarsi nella disinformazione della popolazione (riscrittura della storia, falsificazione delle statistiche, trasmissione di notizie dai teatri di una guerra inesistente, ecc.). Nel 2020, come si è scoperto, tali ministeri della verità erano presenti in quasi tutti i Paesi del mondo. Hanno intensificato l’atmosfera della paura, trasmettendo evidenti fake sul tema COVID-19.L’argomento è ampio, già parzialmente trattato dai media, che finora non sono stati sottoposti al pieno controllo dei rispettivi ministeri della verità. Ricorderò solo che all’inizio dell’anno, i ministeri della verità della maggior parte dei Paesi del mondo hanno trasmesso una stima dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), in base alla quale la mortalità per “pandemia” sarebbe del 3,2% (rispetto al numero totale di persone contagiate) e in termini assoluti su scala globale la “pandemia”dovrebbe uccidere più di 130 milioni di persone!Quasi il doppio dell’epidemia di influenza spagnola avvenuta un secolo fa. Dati recenti (all’inizio di giugno 2020) mostrano che il tasso medio di mortalità da COVID-19 è dello 0,16% e il limite superiore è dello 0,40% in tre punti caldi del pianeta. Dall’inizio dell’anno, stando [ai dati] di metà giugno) 433.870 persone sono morte nel mondo con una diagnosi da coronavirus, che è circa 10 volte inferiore al numero di decessi per malattia ischemica e 2 volte inferiore rispetto al cancro del polmone e dei bronchi. La mortalità per COVID-19, secondo medici professionisti e onesti, non corrisponde a [quella della] peggiore influenza stagionale. Quindi, i media moderni soddisfano pienamente gli standard del Ministero della Verità del romanzo “1984”.
In secondo luogo, in fatto di controllo sui cittadini. Gran parte di ciò che è disponibile oggi per tale controllo,nel romanzo di George Orwell semplicemente non c’è. I moderni ministeri dell’amore hanno un diverso livello qualitativo di dotazione tecnica. Si tratta, ad esempio, dei telefoni cellulari con applicazioni speciali. Da un lato, essi consentono ai collaboratori del [moderno] ministero dell’amore di tenere traccia dei movimenti del proprietario del telefono e dei suoi contatti. Dall’altro lato, essi segnalano che un soggetto “indesiderato” (ad esempio, contagiato da coronavirus) si avvicina al proprietario del telefono.[Nel romanzo di] George Orwell non si trova nulla di tutto ciò, anche in fatto di microchip, che hanno iniziato a essere imposti come mezzo efficace per combattere COVID-19. Non c’è nulla al riguardo,in fatto di creazione di database unificati per ogni persona (Big Data), ecc. Ad oggi, nella schiera dei soggetti “indesiderati” rientrano gli individui che sono risultati positivi al test COVID-19. Un domani, nella categoria degli “indesiderati” potranno rientrare coloro, i quali che si discostano dalla linea del “Partito” o che non dimostrano il dovuto amore verso il Grande Fratello.
Gli attuali edificatori del “nuovo mondo” stanno costruendo un modello di società totalitaria che supera quello descritto da Orwell nel romanzo “1984”, sia in fatto di menzogne, sia in fatto di creazione di mezzi tecnici per controllare una persona. Presto, probabilmente, il mondo raggiungerà e supererà la distopia di Orwell, anche secondo un parametro come l’atmosfera di paura, di sfiducia reciproca, di odio …
16.06.2020
Fonte: https://www.fondsk.ru/
FONTE:https://comedonchisciotte.org/la-virata-globale-da-il-mondo-nuovo-alla-societa-totalitaria-di-1984/
ARTE MUSICA TEATRO CINEMA
«LA GRENOUILLÈRE»: UN CONFRONTO TRA MONET E RENOIR
Se c’è un fil rouge che lega tutti i pittori impressionisti, ciascuno con il proprio stile, è la grande stima e amicizia che li ha sempre uniti. In alcuni casi, si può parlare di un vero e proprio sodalizio. Nel 1869 due dei massimi esponenti del movimento, Claude Monet e Pierre-Auguste Renoir, provano a rappresentare lo stesso soggetto: La Grenouillère. Scopriamo insieme somiglianze e differenze tra i due quadri, in un certo senso fratelli.
«La Grenouillère» di Monet: analisi dell’opera
-
Claude Monet, La Grenouillère, 1869. Olio su tela, 74,6 x 99,7 cm. New York, The Metropolitan Museum of Art.
La Grenouillère era uno stabilimento balneare sull’isolotto di Croissy, sulla Senna, frequentatissimo dalla borghesia parigina a metà dell’Ottocento. Come possiamo vedere, Monet scatta una sorta di istantanea della vita quotidiana dello stabilimento e dei suoi clienti.
Ciò che caratterizza l’opera – e che mostra già quale sarà il principale interesse di Monet fino alla fine dei suoi giorni – è l’enorme attenzione all’elemento naturale. Come possiamo notare, non mancano le figure umane, ma sono semplicemente abbozzate e relegate sullo sfondo. Colpisce, invece, la splendida riproduzione dell’effetto della luce sull’acqua: le onde della Senna sono dipinte con una tale cura da sembrare reali. Pur essendo una delle prime opere di Monet, La Grenouillère anticipa già la celeberrima serie delle Ninfee, emblema della produzione dell’artista francese.
Leggi anche:
Le Ninfee di Monet: una storia di dolore e di bellezza
«La Grenouillère» di Renoir: analisi dell’opera
-
Pierre-Auguste Renoir, La Grenouillère, 1869. Olio su tela, 66×81 cm. Stoccolma, Nationalmuseum.
Davanti al quadro di Renoir, ci accorgiamo subito che il soggetto è proprio lo stesso di quello di Monet, dipinto dalla medesima angolazione. All’istante saltano però all’occhio anche due forti differenze. La prima riguarda le figure umane: se Monet le aveva lasciate sullo sfondo, Renoir fa una sorta di zoom, portandole più vicino a noi. Si distinguono chiaramente le loro pose e i dettagli dei loro abiti. Questa scelta testimonia l’amore di Renoir per la figura umana, che ritroveremo in quadri successivi, come il Bal au Moulin de la Galette.
Leggi anche:
«Bal au Moulin de la Galette» di Renoir, a metà tra pittura e fotografia
La seconda differenza verte sulla scelta cromatica. I colori di Renoir sono sgargianti, quelli di Monet molto più tenui. La differenza non si limita a queste due opere sorelle, ma all’intera produzione dei due artisti. Notiamo dunque che alla fine degli anni Sessanta dell’Ottocento i loro rispettivi stili avevano già preso forma, sia per quanto riguarda la tecnica, sia per le preferenze di soggetti.
A proposito di Monet e Renoir
Claude Monet (1840-1926) è un maestro della pittura en plein air, sdoganata dall’Impressionismo. Dipingere dal vivo i suoi soggetti gli permette di catturare al meglio i giochi di luce. La luce è la vera protagonista dei suoi quadri: molto spesso Monet si concentra sul medesimo soggetto (come nella serie della Cattedrale di Rouen o in quella dei Covoni), rappresentandolo in diverse condizioni atmosferiche e luminose.
Il nome di Pierre-Auguste Renoir (1841-1919) è associato, nell’immaginario collettivo, a scene di vita quotidiana della borghesia parigina. Le sue opere possono infatti essere considerate delle vere e proprie testimonianze della vita nella Ville Lumière del secondo Ottocento. Viene spesso definito «il pittore della joie de vivre» per il forte senso di spensieratezza che trasmettono i suoi quadri.
FONTE:https://www.frammentirivista.it/grenouillere-monet-renoir/
ATTUALITÁ SOCIETÀ COSTUME
Si prorogano i pieni poteri ma le tasse le vogliono subito
13 LUGLIO 2020
VIDEO QUI: https://youtu.be/ayAlUUK0m9M
00:00 Continua la guerra a discoteche e movida mentre gli immigrati che arrivano non sono un problema.
03:40 Conte si concede ad una “durissima” intervista a Marco Travaglio che non riesce a fare neanche una domanda al suo beniamino ma gli concede due pagine per fargli dire che toglierà la concessione a Autostrade. Toc Toc Travaglio: il giornalismo è altra cosa!
07:20 Questo governo chiede la proroga dello stato di emergenza ma non riesce a prorogare oltre il 20 luglio il pagamento di acconto e saldo delle imposte. E la bufala dell’infermiere di Cremona…
09:45 Toc toc: dove sono finiti i liberali? Si chiede Marco Gervasoni sul Giornale.
10:10 Sul caso Autostrade ormai vale tutto.
10:52 Di Maio viene intervistato dal Foglio e riesce a fare l’europeista. Ad Avvenire potrebbe fare il catto-comunista, al Giornale farebbe il conservatore.
12:20 Matteo Salvini intervistato dalla Verità dice che contro lo stato di emergenza ha sentito medici e avvocati: andiamo bene.
12:55 La solita sparata di Beppe Grillo contro Roma e noi lo prendiamo ancora sul serio, ma lasciatelo perdere.
13:55 Il Papa se la prende sulla trasformazione della basilica di Santa Sofia in moschea e Langone lo attacca sul Giornale.
FONTE:https://www.nicolaporro.it/zuppa-di-porro/si-prorogano-i-pieni-poteri-ma-le-tasse-le-vogliono-subito/
BELPAESE DA SALVARE
Stato d’emergenza fino al 31 dicembre: proroga non necessaria, Conte mente?
12 Luglio 2020
Serve davvero la proroga dello stato d’emergenza fino al 31 dicembre? Secondo diversi esperti no, in quanto ad oggi la situazione è sotto controllo.
Stato d’emergenza: la proroga fino al 31 dicembre 2020 è davvero necessaria? Secondo il Presidente del Consiglio sì, in quanto la pandemia non è ancora sparita (come tra l’altro sembrerebbe confermare la testimonianza di un infermiere); tuttavia diversi virologi non sembrano essere dello stesso parere in quanto secondo loro la situazione al momento è totalmente sotto controllo e non c’è alcun segnale che faccia pensare ad una nuova emergenza sanitaria.
Chi avrà ragione? Probabilmente lo scopriremo solamente a posteriori. Tuttavia, dopo avervi spiegato le motivazioni per cui secondo Giuseppe Conte la proroga dello stato di emergenza è necessaria, è bene dare anche spazio alle opinioni contrarie di coloro che ritengono che si tratti di una decisione priva di fondamento.
A tal proposito, ricordiamo che nella giornata di martedì in Parlamento ci sarà un voto riguardo al possibile prolungamento dello stato di emergenza fino a dicembre. La maggioranza sembra essere compatta, visto che anche Zingaretti ha dichiarato di voler sostenere Giuseppe Conte in qualsiasi decisione riguardo la battaglia al COVID-19.
Ma siamo sicuri lo stato di emergenza sia ancora necessario? Diversi virologi non sono d’accordo a riguardo, vediamo perché.
Stato di emergenza: Conte sta mentendo sulla necessità di una proroga?
Il Giornale ha raccolto diversi pareri sfavorevoli riguardo alla proroga dello stato di emergenza. Opinioni che contrastano con quanto sostenuto dal Premier e dal Comitato Tecnico Scientifico che lo supporta in questa fase, convinti che ad oggi la situazione sia ancora lontana dall’essere sotto controllo.
Non tutti, però, sono della stessa opinione. A tal proposito, Alberto Zangrillo, primario di anestesia e terapia intensiva dell’ospedale San Raffaele di Milano, ha ribadito che stando agli ultimi dati possiamo dire che la malattia sia “uniformemente scomparsa nel contesto nazionale”. Dello stesso parere anche il virologo Massimo Clementi, il quale alla notizia di una possibile estensione dello stato di emergenza fino alla fine dell’anno ha risposto così:
Proroga dello stato di emergenza? Abbiamo capito bene? Io scenderò in piazza, lo dichiaro sin d’ora«, ha promesso, definendo la proroga come una»incredibile forzatura. Che va in parallelo con i toni terrificanti (totalmente ingiustificati) con cui Tv e grande stampa stanno descrivendo lo stato attuale dell’epidemia.
Anche nell’ambito sanitario, quindi, le opinioni sono piuttosto discordanti. C’è chi ritiene che Conte stia mentendo agli italiani riguardo alla gravità dell’attuale situazione e chi invece è d’accordo con il Premier e predica la massima prudenza, applaudendo per una decisione che anche se impopolare è necessaria per le sorti del nostro Paese.
Ai contrari si aggiunge anche l’infettivologo Matteo Bassetti – direttore della clinica Malattie Infettive dell’Ospedale di San Martino – che all’agenzia di stampa AGI ha dichiarato che l’Italia sta dando un’impressione sbagliata al mondo in quanto il COVID-19 è stata sì un’emergenza ospedaliera ma ormai passata. E aggiunge: “Se dovesse esserci una proroga dello stato di emergenza sarebbe una decisione un po’ spinta”.
I numeri, infatti, non devono spaventare: da oltre 4.000 persone ricoverate in terapia intensiva siamo passati a 60. Piuttosto che mettere in risalto i dati negativi, quindi, bisognerebbe parlare di quelli positivi. Secondo l’infettivologo è troppa l’enfasi con cui in Italia ogni giorno vengono raccontate le notizie inerenti al COVID-19; una situazione che dovrebbe cessare a breve, altrimenti rischiamo di “pagarne le conseguenze per i prossimi 20 anni”.
Ovviamente alle reazioni dei medici si affiancano anche quelle dell’opposizione: dal Centrodestra, infatti, fanno sapere che la libertà degli italiani non potrà essere cancellata per decreto. Dello stesso parere Giorgia Meloni, la quale pretende che della questione se ne discuta in Parlamento.
FONTE:https://www.money.it/stato-emergenza-proroga-non-necessaria-Conte-mente
Diciottenni multati, immigrati accolti
14 LUGLIO 2020
VIDEO QUI: https://youtu.be/su1RzdcNtNg
00:00 Repubblica scrive che se dovesse tornare il virus l’Europa dice di evitare il lockdown. Quindi fino a oggi abbiamo scherzato?
01:30 Però, come riporta il Messaggero, il marchese Corsini si deve scusare per aver organizzato una festa di diciotto anni per il figlio a Porto Ercole.
03:00 La Lombardia scopre che se stai a 1 metro di distanza e all’aperto la mascherina non serve. E intanto dal 15 luglio possiamo portare il bagaglio a bordo.
04:25 Conte ieri ha incontrato la Merkel ma l’accordo non c’è…
05:15 Questione Autostrade, ieri Travaglio intervista Conte per non fargli neanche una domanda e oggi fa la cronaca di quello che non ha detto ieri. Incredibile!
07:00 Di Maio dice che Draghi gli ha fatto un’ottima impressione e Zucchetti oggi se lo cucina. Secondo voi l’ex governatore della Banca d’Italia ha bisogno del giudizio di Di Maio?
08:00 Palamara, l’uomo nero della magistratura, non vuole essere espulso da solo e chiama 133 testimoni a testimoniare insieme a lui.
08:56 Minzolini dice che il governo traballa e Carlo De Benedetti sul Foglio dice che è meglio un accordo Pd con Berlusconi pur di togliersi dalle balle Conte, Salvini e i grillini.
09:50 Giordano e De Robertis si chiedono come sia possibile essere così preoccupati del virus e non fermare gli sbarchi.
11:05 Dal 18 agosto si potrà licenziare. Sì, ma per le società che falliscono. E grazie… se una società fallisce che deve fare secondo voi? Questi hanno le pigne in testa.
12:15 Bonus 110% sulle ristrutturazioni edilizie, 3 certificazioni prima di ottenerlo. Un bonus che non userà nessuno…
12:53 Il deficit americano arriva a 3 mila miliardi cioè il doppio del Pil italiano. Nel frattempo Trump elargisce soldi a tutti.
13:35 Bongiorno l’avvocato che si imbuca a tutte le cause per avere visibilità mediatica…
FONTE:https://www.nicolaporro.it/zuppa-di-porro/diciottenni-multati-immigrati-accolti/
DELLE MASCHERINE E DELLE SUPPOSTE
Un’espatriata
Nel Paese in cui vivo, l’autocertificazione per uscire di casa è inconcepibile. Il Cancelliere di Giustizia non lo consentirebbe.
Qui le mascherine non sono mai state obbligatorie. Quando un ministro ha tentato di proporle come mandatorie, è stato immediatamente messo alla berlina sui giornali. Un noto opinionista ha chiosato “chi ha paura può naturalmente indossarle, noi promettiamo di non schernirlo”. Il Primo Ministro, più equilibrato, ha spiegato che imporle avrebbe certamente danneggiato chi ha problemi respiratori o uditivi.
Durante il lockdown, alle famiglie era possibile uscire insieme, e insieme andare a fare la spesa. I supermercati hanno allungato gli orari di apertura, cosicché le persone avessero più spazio e tempo per gli acquisti, e venisse garantita agli anziani, la categoria a rischio, la fascia oraria mattutina.
Nella città in cui vivo, il sindaco ha spiegato che non avrebbe ridotto le corse dei mezzi di trasporto pubblico, perché la misura sarebbe stata controproducente, e perché finché I cittadini vedono passare l’autobus o il tram, sanno che la città è viva e che possono contare sul sostegno delle istituzioni. Il sindaco ha anche mantenuto aperte le mense delle scuole inferiori, perché a tutti i bambini, fossero figli dei lavoratori “in prima linea” o di famiglie più sfortunate, venisse garantito almeno un pasto caldo al giorno.
Sono certa che, dove mi trovo, un virologo che nel 2018 rilascia un’intervista al primo quotidiano nazionale raccontando di essere un ipocondriaco col terrore degli aghi, non diventerebbe il punto di riferimento nella lottaalvirus.
In questo Paese, l’introduzione delle misure di sicurezza sanitaria è stata graduale, e graduale è stato il ritorno alla situazione precedente. Il governo, durante lo stato di emergenza, ha disposto la chiusura e la successiva riapertura delle attività sempre con un certo anticipo, suppongo con l’obiettivo di permettere ad imprenditori e dipendenti di capire come riorganizzarsi.
Mio fratello, in Italia, ha saputo di dover tornare sul posto di lavoro la mattina stessa in cui ha riaperto i locali, perché la delibera che glielo concedeva era stata approvata, dopo tragicomico tiremmolla, nottetempo – col favore delle tenebre, direbbe qualcuno.
E’ evidente quale sia, in Italia, la considerazione in cui sono tenuti i lavoratori: un popolino senza diritti a cui negare improvvisamente il sostentamento e da rimobilitare a discrezione, poiché esso accorre al fischio come fanno i cani, pur di sopravvivere, pur di non perdere l’osso messo gentilmente a disposizione.
Bisogna correre prima che l’osso venga portato via da un altro cane, correre e approfittare del momento in cui il padrone, benevolente, toglie il guinzaglio e la “museruola di comunità”, concedendo quel po’ di autonomia sufficiente per mangiare e fare pipì. Per l’accoppiamento, seguire le linee guida della task force please, ché di randagi in giro ce n’è già troppi, ancora senza chip purtroppo – ma non per molto.
Almeno a Yulin, prima di consumarne le carni, i cinesi non gli raccontano la favola della costituzione più bella del mondo,
Se passa la proroga dello stato di emergenza, sarà chiaro che l’Italia è di nuovo, come spesso nella sua storia, un laboratorio alle prese con l’ennesimo esperimento di natura socio-politica ed antropologica (il filosofo Agamben ha detto tutto in merito nel suo ultimo libro, “A che punto siamo?”).
Sarà chiaro che altri hanno colto l’occasione per risolvere il “problema Italia” (minaccia per l’unione europea, a causa della sua situazione economico-finanziaria e del suo velleitario e sgangherato sovranismo) trasformando il processo potenzialmente esplosivo in un’implosione, da cui si potrà trarre vantaggio.
Di recente ho rispolverato il saggio di Carlo M. Cipolla, quello intitolato “The Basic Law of Human Stupidity”, edito in Italia da Il Mulino come “Allegro ma non troppo”. Vi si trova una scherzosa (?) teoria sulla stupidità, ed una fenomenologia umana che prevede quattro categorie: sprovveduti, intelligenti, stupidi e banditi. Ecco, mi chiedo dove avrebbe collocato, Cipolla, i letzte menschen imbavagliati.
All’inizio ero sconvolta nell’osservare come gli italiani – un tempo lo scrivevo con la maiuscola, ma non mi pare più il caso – avessero così passivamente accettato di essere trattati come cani da riporto. Poi sono diventata furibonda. Ora inizio a fare pace con l’evidenza, e a pensare che siamo di fronte a giustizia: suum cuique tribuere, ognuno ha quel che merita, e gli italiani hanno tale supposta classe dirigente.
O meglio, tale classe dirigente supposta, perché i suoi interventi vanno a finire tutti nello stesso posto.
FONTE:https://www.maurizioblondet.it/delle-mascherine-e-delle-supposte/
CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE
Psicoreati al supermarket
Il colosso spagnolo della GDO Mercadona ha implementato un sistema di telecamere dotate di riconoscimento facciale in quaranta supermercati nel Paese
“Per punire ogni forma di psicoreato, il Partito ha istituito un apposito reparto di polizia, la Psicopolizia. Generalmente, lo psicoreato viene segnalato alla Psicopolizia dai teleschermi collocati praticamente in tutto il territorio dell’Oceania: tuttavia in alcuni casi si può essere scoperti direttamente da un agente della Psicopolizia in borghese o addirittura si può essere traditi da amici, colleghi, parenti. Chi viene incriminato di psicoreato viene “vaporizzato”, ovvero arrestato dalla Psicopolizia e portato nel Ministero dell’Amore, dove a seguito di torture ed umiliazioni gli viene lavato il cervello ed inculcato l’amore assoluto per il Partito e per il Grande Fratello. In seguito, l’accusato viene generalmente ucciso con un colpo di pistola dietro la nuca.”
Così George Orwell, nel suo capolavoro “1984”, definiva lo “Psicoreato”.
Oggi, a distanza di 72 anni, forse ci siamo: finalmente i sistemi di Intelligenza Artificiale, collegati ad impianti di videorsorveglianza, potranno individuare chi, entrando in un negozio, abbia le caratteristiche per poter essere definito colpevole di uno psicoreato ed arrestato dalla psicopolizia in collaborazione con la psicosicurezza del negozio.
Non è proprio così, naturalmente, ma quello che sta succedendo presso la catena di supermercati spagnola “MERCADONA” è molto interessante e vale la pena parlarne.
Il colosso spagnolo della Grande Distribuzione Organizzata ha recentemente implementato un sistema di telecamere dotate di riconoscimento facciale in quaranta supermercati a Valencia, Saragozza e Maiorca. A quanto pare, questo dispositivo sarebbe in grado di identificare i clienti raccogliendo una serie di dati biometrici, per poi confrontarli con una banca dati e quindi rilevare se quella persona sia pregiudicata o sottoposta a misure precauzionali restrittive.
In caso di esito positivo il sistema allerterebbe la sicurezza del punto vendita che dovrebbe trattenere la persona all’ingresso in attesa dell’arrivo della Polizia.
A questo punto, potremmo iniziare con una serie quasi infinita di considerazioni di ogni tipo, dall’affidabilità degli algoritmi propri dell’Intelligenza Artificiale utilizzati per il riconoscimento facciale, per poi analizzare il livello di risoluzione degli impianti di videosorveglianza e concludere, ma non finisce qui l’elenco, con tutta una serie di osservazioni riguardo la discriminazione razziale o la tutela della libertà di ogni individuo e, last but not least, il rispetto della normativa in materia di Privacy.
Certo è che uno strumento in grado di non far entrare nei negozi chi abbia intenzione di rubare sarebbe la panacea per molti Loss Prevention Manager del mondo del Retail e GDO.
Ma non è così che funziona, e mi auguro che non lo possa essere mai.
Pare che l’Agenzia Spagnola per la Protezione dei Dati (AEPD) abbia, dopo averlo saputo dai media (sic!), avviato una scrupolosa indagine in merito. Aspettiamo quindi quali saranno gli esiti e gli sviluppi di questo accertamento, augurandoci che non prevalga solo l’aspetto normativo, ma il buon senso.
FONTE:https://www.infosec.news/2020/07/14/news/videosorveglianza-intercettazione/psicoreati-al-supermarket/
Il Covid 19 non è l’incontrollabile pandemia che vogliono farci credere
16 maggio 2020
Senza categoria Big Pharma, Bill Gates, covid19, FASE2, Fondo per la ripresa, Giulio Tarro, Giuseppe Conte, Giuseppe De Donno, Lockdown, Mes, Ministro Speranza Lascia un commento
A questa conclusione sono giunto partendo dalla convinzione opposta ma accumulando dubbi nati dalle contraddizioni, dalle false informazioni, dai silenzi e dalle bugie delle autorità sanitarie e politiche, mondiali e nazionali, ben sapendo che le une e le altre sono state messe lì perché disposte a servire il sistema creato dal capitalismo finanziario.
La sua origine.
Ci hanno detto Whuan; si è parlato prima di un mercato con poche norme igieniche, poi del laboratorio in cui scienziati di varie nazionalità studiano i virus. Il portavoce dell’esercito cinese ha denunciato l’apparizione del virus durante i giochi militari mondiali, svoltisi a Whuan dal 18 al 27 ottobre 2019, chiedendo alla rappresentanza militare USA di chiarire la data del loro paziente ‘0’, senza ricevere risposta.
Io sono prevenuto verso gli USA e propendo per un loro ruolo ovunque succedono guerre, golpe e catastrofi, persino parte di quelle ‘naturali’ (ufficiale o a causa dei tanti ‘dott. Stranamore, cocainomani e membri di logge e lobby segrete, che occupano delicati snodi dei servizi e dell’esercito, e non credo che Trump, pur essendo anti deep state, sia già riuscito a fare una radicale bonifica), ma ai fini delle mia tesi non è importante sapere se è nato prima l’uovo o la gallina, o se la mutazione rispetto agli altri corona sia stata naturale o sia avvenuta con manomissioni genetiche.
Partiamo quindi dai fatti.
La prima cosa da rilevare è che l’Organizzazione Mondiale della Sanità e i governi ci hanno assicurato, per mesi, che la cosa era limitata a quella parte della Cina, che la questione era sotto controllo e che erano state attivate tutte le modalità e misure studiate per fronteggiare simili situazioni e impedire il contagio.
Poi, l’8 marzo, la svolta: è l’Italia che ha contagiato l’Europa (invece il paziente ‘0’ era in Germania), frontiere chiuse, lookdown, pandemia, quarantene, blocco attività produttive, sospensione diritti politici, stato d’emergenza, poteri eccezionali al Governo, divieti di assembramento, mascherine, ecc. ecc.
Tra le due posizioni, cosa è avvenuto da giustificare tale svolta totale?
Aspetti sanitari.
Voluta o meno, siamo partiti da un cantonata incredibile: bastava fare l’autopsia ai deceduti ‘con’ Covid 19 (come alcuni medici hanno fatto, contravvenendo alle indicazioni ufficiali*), per accorgersi che non si trattava solo di polmonite interstiziale da affrontare nei malati gravi con i respiratori/ventilatori polmonari, ma che in moltissimi casi il Covid19 aveva portato alla morte il paziente non per deficienza respiratoria ma per trombosi e si sarebbe dovuto/potuto usare l’eparina, che invece non veniva usata. Si sono perse molte vite che potevano essere salvate e spesso milioni per terapie con inutili, anzi in quei casi potenzialmente dannosi, ventilatori polmonari.
Il pluriennale taglio alle spese sanitarie e ospedaliere del ‘ce lo chiede l’Europa’, unito all’ufficiale bypass dei medici di famiglia, attraverso l’input ufficiale di recarsi ai pronto soccorso degli ospedali, ha creato il caos, con migliaia di persone che nonostante il sacrificio e l’abnegazione dei medici e personale sanitario (giunti anche dai paesi, per la NATO ‘nemici’, Russia, Cuba e Cina), sono decedute senza ricevere cure. Si ricorderà la drammatica notizia di lasciar morire l’anziano per cercare di salvare il più giovane.
Spero ci sia presto il tempo e la serietà di verificare le rilevanti questioni poste da alcuni scienziati sull’incidenza propedeutica al Covid19, delle campagne vaccinali di fine 2019 (sarà utilissimo spulciare l’elenco dei morti da quello di chi si sottopose a quei vaccini) e dell’inquinamento da nano e micro polveri come trasporto del virus.
Mettendo una dolorosa parentesi sulla diffusione di dati spannometrici da parte della Protezione Civile, che continua a non far capire la differenza tra morti ‘con’ virus e morti a causa del virus (io e la mia compagna, a dicembre abbiamo avuto una pesantissima influenza, vedrò appena potrò fare il test sierologico se si è trattato come credo del Covid19; ma avessi avuto ora un ictus o un infarto, mi avrebbero catalogato come morto per Covid?), sarebbe ora utile che l’Istat pubblicasse uno studio sulle cause di morte degli anni precedenti.
Con meno arroganza, e con più meritocrazia invece del clientelismo nelle nomine e incarichi di Governo, l’Istituto Superiore di Sanità, il Ministro Speranza e il Presidente Conte (per non parlare dei vaccinatori a oltranza che hanno imperversato nei Tg e nei Talk Show, per conto di Big Pharma, ma incassando centinaia di Euro per ogni comparsata TV), avrebbero dovuto ascoltare i suggerimenti e l’esperienza del Prof Tarro**, che aveva subito indicato le cure elementari da somministrarsi da parte dei medici di base per le persone che manifestavano quei sintomi, da lui ricondotti a disturbi che il Covid19 produce al sistema venoso.
Ma avrebbero anche dovuto far fare test più diffusi, come in Veneto, per individuare con precisione chi ne era affetto, ma soprattutto chi, avendolo avuto, aveva sviluppato anticorpi a poteva essere impegnato nei servizi essenziali e nella produzione. L’ ultimo e più importante provvedimento sarebbe stato quello di far praticare ai malati che avessero raggiunto la fase più grave la trasfusione suggerita dal dottor De Donno***; brillantemente sperimentata negli ospedali di Mantova e Pavia, nonostante la contrarietà dell’Istituto Superiore di Sanità, Ministero, Governo e Bigh Pharma, che addirittura mandarono i NAS per reprimerla.
Perché non lo si è fatto?
Perché di fronte alla scoperta del virus e al panico globale creato dai media, forse solo per fare notizia, che abbiano o meno avuto un ruolo nella sua ‘nascita’ e diffusione, ai pensatori di Big Pharma si è subito acceso in testa il contatore dei miliardi che sarebbero entrati con la vendita di vaccini lanciati ad hoc, più quelli incassati per i farmaci per curare le nuove malattie che tanti vaccinati avrebbero accusato.
Big Pharma ha subito attivato le istituzioni, gli istituti e i politici che le fanno capo, per tenere aperta e calda la questione , Tarro è stato presentato come millantatore, sono stati chiusi siti che denunciavano contraddizioni, violazioni dei diritti e scandalose incongruenze.
L’attesa del vaccino che Bigh Pharma sta preparando, ovviamente con procedure e tempistiche che non consentono la necessaria verifica degli effetti collaterali, coincide con l’intuizione della grande finanza di poter prendere due piccioni con una fava.
Ecco allora che la sospensione della democrazia e il consenso costruito dai media verso il ‘Generalissimo Conte’ nostro comandante supremo a reti unificate nella guerra contro il mostro Covid19, stanno consentendo alla grande finanza risultati prima impossibili o estremamente difficili.
Ci sono tutte le condizioni per un ritorno alla normalità, adottando semplici prescrizioni sanitarie; ci sono le cure per chi contrae l’infezione e tempi e modi per curarlo prima da parte dei medici di base, poi delle strutture ospedaliere; perché invece il Governo ha fatto di tutto per continuare il lockdown ?
Perché così vuole il settore produttivo più profittevole della grande finanza (più dell’elettronica e degli armamenti), che vuole arrivare a rendere obbligatori i suoi vaccini, ma anche perché il Governo Conte vuole mantenere l’emergenza per imporre la propria sopravvivenza e attuare le volontà delle banche e delle multinazionali che oggi governano la UE e la Banca Centrale Europea.
Con lo stato di calamità, emergenza, lockdown, ci stanno infliggendo cose che se anche singolarmente proposre avrebbero suscitato ampie proteste popolari: una crisi economica dagli effetti disastrosi; un drastico taglio dei posti di lavoro e delle medio-piccole attività commerciali e artigianali; il controllo digitale della popolazione e il 5G; la soppressione dei diritti democratici e costituzionali (sono già arrivati al TSO per chi protesta); la cittadinanza a migliaia di immigrati illegali; il Fondo per la ripresa e il MES, con annesso aggravamento del debito pubblico che limiterà ulteriormente la sovranità dello stato, aumentando la nostra dipendenza dalla Troika.
L’Italia ne uscirà con una economia a pezzi e non sarà facile venirne fuori perché non ci sarà la Banca d’Italia pubblica a finanziare la ricostruzione, come avvenne nel dopoguerra; mentre i politici che hanno servito gli interessi altrui e non quelli dell’Italia, si saranno conquistati i complimenti e i favori dei banchieri, delle multinazionali e dei loro media.
* Le autopsie
** Il Prof. Giulio Tarro
– https://codacons.it/i-fatti-danno-ragione-a-tarro-il-caldo-rallenta-il-contagio-2/
*** Il Prof. Giuseppe De Donno
VIDEO QUI: https://www.youtube.com/watch?v=Cqmwmhhx35A
FONTE:https://nandorossi.wordpress.com/2020/05/16/il-covid-19-non-e-piu-lincontrollabile-pandemia-che-vogliono-farci-credere/
Oltre il Covid 19 troppe morti inspiegabili
Ringrazio il professor Stefano Petti, epidemiologo alla Sapienza, che ci invita a riflettere su due studi recenti dedicati alla pandemia. Entrambi i lavori, uno italiano e uno inglese, pubblicati sul British Medical Journal, affermano che vi è stata una mortalità in eccesso e che solo una piccola parte di queste è dovuta alla pandemia.
Lo studio inglese fa un passo in più: individua le cause di queste morti nella mancata assistenza ospedaliera.
Il primo lavoro esamina la situazione a Nembro, piccolo centro del bergamasco. Cliccate qui.
Per quantificare l’impatto della malattia, gli autori hanno confrontato i morti per tutte le cause verificatisi quest’anno fino all’11 aprile con la mortalità annuale dal 2012 al 2019. Quest’anno, in poco più di tre mesi, da gennaio all’11 aprile, si sono verificati quasi il doppio dei decessi annuali rispetto agli anni precedenti (194 rispetto alla media di 115.25 morti all’anno).
La mortalità generale, nel marzo di quest’anno (154.4×1000) poi è stata di ben 11 volte maggiore rispetto alla mortalità generale del marzo 2019 (14.3×1000).
Quale la conclusione degli autori?
È innegabile che il Covid 19 sia stato, in qualche modo, responsabile dell’aumento dei decessi. Ma gli autori affermano anche che solo circa la metà dei decessi sono confermati come Covid 19.
Attenzione:
In realtà i decessi associati al Covid 19 (cioè persone decedute e positive al test, quindi non necessariamente decedute a causa del Covid 19) sono stati solo 85 dei 194, cioè il 43.8%.
Quindi 109 morti verificatesi quest’anno a Nembro, pari al 56,2% del totale, non sono attribuibili al Covid 19. Il loro numero è talmente elevato che rappresenta il 95% della media delle morti che si verificano normalmente in un anno.
Qui le considerazioni di Petti:
“In maniera del tutto arbitraria ci è stato detto che anche le morti non accertate per Covid 19 sono dovute al Covid 19 solo che non è stato possibile accertarlo.
In base a quali prove questa supposizione dal momento che sono stati fatti i tamponi anche alle persone decedute? Forse al fatto che c’è una percentuale di negativi al tampone che in realtà ha l’infezione da Sars-Cov-2? Non è certo una spiegazione soddisfacente perché allora si potrebbe anche dire che molte persone decedute positive al test avevano solo una infezione nasofaringea da Covid 19 e non erano morte a causa del virus, come lo stesso ISS riporta quotidianamente sui suoi bollettini.
In realtà, è probabile che le morti realmente dovute al Covid 19 siano state anche meno di 85, visto che non è stata fatta la distinzione tra morti a causa del Covid 19 e morti per altre cause con una infezione nasofaringea del Sars-cov2”.
Il secondo studio. Cliccate qui.
Il lavoro inglese ha analizzato la mortalità nei piccoli centri del Galles e dell’Inghilterra e concluso che solo un terzo delle morti dichiarate in eccesso si può attribuire al Covid 19.
Secondo David Spiegelhalter, presidente del Winton Center for Risk and Evidence Communication presso l’Università di Cambridge, il Covid 19 non ha giustificato l’alto numero di morti che si sono verificate soprattutto nei ricoveri per anziani.
Di 30.000 decessi, solo di 10.000 è stato specificato Covid 19 sul certificato di morte. L’autore si chiede se l’enorme numero di morti inspiegabili (non spiegabili con il Covid 19) nelle case di riposo sia dipeso da diagnosi non tempestive. “Spero venga posta una seria attenzione a questo problema” ha detto.
Secondo David Leon, professore di epidemiologia alla London School of Hygiene & Tropical Medicine “alcune di queste morti si sarebbero potute risparmiare se le persone fossero state ricoverate in ospedale. Questa situazione richiede un’attenzione urgente e nuove misure per garantire l’accesso ospedaliero a chi ne ha bisogno”.
Gli autori concludono che “i dati di oggi hanno mostrato che le strategie per contenere la pandemia del coronavirus nell’assistenza sociale è stata tardiva e inadeguata e ha messo in evidenza importanti debolezze nel sistema di assistenza sociale a causa di decenni di abbandono e di mancanza di riforme. Il Covid 19 ha in definitiva amplificato l’impatto umano di decenni di sottofinanziamento nel settore e l’abbandono della politica”.
Conclusioni
Riflette Petti: “Se i malati (residenti nelle case di riposo) di patologie diverse dal Covid 19 fossero potuti andare in ospedale, non sarebbero morti. Negli ospedali i posti, soprattutto quelli nei reparti di terapia intensiva, erano occupati dall’emergenza Covid.
Anche la Regione Lombardia con la delibera dell’8 marzo, cliccate qui, si è preoccupata di far posto ai malati di Covid, liberando posti letto. L’allegato 2 indica la possibilità di nuovi posti nelle strutture extra ospedaliere, RSA e centri di riabilitazione. “Così è accaduto che i pazienti ospedalizzati con problemi respiratori, neurologici e cardiologici, anche quelli tracheotomizzati e ventilati artificialmente, purché stabilizzati, ma che non avevano il Covid, venissero trasferiti nelle RSA che certamente non hanno le stesse potenzialità degli ospedali nel trattare tempestivamente patologie respiratorie e cardiocircolatorie acute.
A mio parere – aggiunge Petti – l’ipotesi degli epidemiologi inglesi calza anche per la Lombardia. Nelle RSA lombarde vi è un numero molto elevato di anziani con patologie gravi, non autosufficienti, che non hanno avuto accesso agli ospedali perché occupati. In aggiunta a ciò, la delibera ha spostato nelle RSA anche i ricoverati degli ospedali che non avevano il Covid (oltre a una parte di quelli che avevano il Covid).
Possiamo purtroppo dire anche noi che molti anziani non sarebbero morti se fossero potuti andare in ospedale.
In altre parole: la mortalità nel 2020 è aumentata in modo considerevole per il Covid 19, non solo per la malattia quanto per le misure eccezionali prese per combatterla”.
È stato un errore dei politici o dei consulenti?
“Premesso che occorra aumentare i posti di terapia intensiva e subintensiva oltre al personale ma visto che, al momento, queste risorse non ci sono, l’unico aiuto può arrivare da epidemiologi seri, non da promotori dell’allarmismo e del panico. È fondamentale studiare, calcolare, valutare e quindi anche decidere fino a dove arrivare nel gestire un’emergenza”.
La tabella allegata è estratta dal terzo report nazionale sulle strutture sociosanitarie redatto dall’ISS e aggiornato il 14 aprile 2020: mostra che su 6673 decessi nei ricoveri italiani solo 364 erano positivi al Covid.
Conclude Petti: “Anche volendo ammettere le responsabilità di alcune RSA, cosa che non è assolutamente accertata, ci sono stati troppi decessi per così poco Covid 19”
ECONOMIA
LA SOLUZIONE AL PROBLEMA: NAZIONALIZZARE IL DEBITO
L’obiettivo: sollecitare il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) al collocamento di titoli di Stato specificamente riservato a soggetti residenti, preferibilmente famiglie e imprese, offrendo ad essi condizioni adeguate alle necessità di impiego del risparmio, che sono diverse dagli obiettivi speculativi che muovono le grandi banche d’affari internazionali.
VIDEO QUI: https://youtu.be/20eFLrT09As
In questo senso, il Comitato ritiene che vi siano gli strumenti e le condizioni per un sostanziale ricollocamento di tutte le emissioni di titoli di Stato su soggetti residenti, e che ciò consenta all’Italia di sottrarsi alla morsa degli speculatori internazionali e delle agenzie di rating che agiscono sul debito per imporre misure di austerità all’economia.<
Noi sottoscritti cittadine e cittadini italiani
premesso che:
A. La crescente quota di titoli di Stato (TDS) collocata su soggetti esteri ed istituzionali (circa 34% esteri oltre al 17% in mano alla BCE) ha reso il nostro Paese vulnerabile allo spread e oggetto di potenziale ricatto da parte delle agenzie di rating, complice anche la disinformazione dei media mainstream che diffondono timori sull’insostenibilità del debito pubblico italiano;
B. Paesi come il Giappone hanno un rapporto debito pubblico/PIL superiore al 230% ma continuano a godere di un rating A+ da S&P in quanto oltre il 90% dei relativi titoli di Stato sono nelle mani degli investitori giapponesi e della banca centrale;
C. Nei Trattati Europei non viene dato alcun peso al risparmio delle famiglie, che fa dell’Italia uno dei Paesi più virtuosi al mondo con oltre €4.400 miliardi di attività finanziarie liquide, di cui €1.500 sotto forma di depositi in conto corrente (ma solo il 6% investito in obbligazioni);
D. La recente offerta di collocamento di BTP Italia di Maggio 2020 è stata inspiegabilmente riservata per €8,3 mld a soggetti esteri ed istituzionali, sebbene le caratteristiche di questi titoli in termini di scadenza (5 anni), tasso (1,4%), premio fedeltà per detenzione fino a scadenza (0,8%) e indicizzazione all’inflazione (solo se sale) ne facevano il titolo ideale per famiglie e imprese italiane. In tal senso va ricordato che è compito fondamentale dalla Repubblica tutelare ed incoraggiare il risparmio in tutte le sue forme, così come è sancito dall’art. 47 della Costituzione;
E. Questa come tutte le altre offerte collocamento di BTP Italia non sono mai state pubblicizzate in maniera adeguata né dalle banche né dal Ministero dell’Economia e delle Finanze attraverso i canali TV né alcun altro media a disposizione, e nonostante ciò la domanda di TDS (TITOLI DI STATO) da parte delle famiglie e delle imprese è sempre stata pari o superiore all’offerta;
F. Un ricollocamento dei TDS sulle famiglie sarebbe non solo opportuno – dato che consentirebbe l’emancipazione della finanza pubblica dai diktat dei mercati e delle agenzie di rating – ma anche necessario al fine di dare al copioso risparmio privato un canale di sbocco naturale ed a basso rischio che consentirebbe di rimettere in circolo una massa monetaria per lo più inerte, ristabilendo quel circolo virtuoso che fa del risparmio privato delle famiglie il naturale polmone finanziario per gli investimenti pubblici e privati con la garanzia della presenza dello Stato (sul
modello Giapponese);
G. La sottrazione dei TDS dalle mani della finanza speculativa internazionale diminuirebbe gli interessi passivi ed eviterebbe la speculazione sui titoli derivati (quali interest rate swap e credit default swap) che causano decine di miliardi di costi finanziari addebitati al bilancio pubblico italiano;
H. L’Italia gode attualmente di un saldo delle partite correnti positivo (pari al 3%), genera da decenni avanzi primari di bilancio (entrate tributarie che eccedono la spesa pubblica) ed è tra i primi 3 Paesi al mondo come risparmio privato, e potrebbe quindi prosperare senza alcun bisogno di ricorrere a finanziamenti esteri (MES, Recovery Fund, FMI, Eurobond etc.) né di soggiacere ad alcuna forma di “condizionalità” imposta da soggetti esterni alle regole democratiche sancite dalla nostra Costituzione;
I. L’UE ha ormai recepito la decisione della Germania di sospendere il Patto di Stabilità intrapresa nel mese di Aprile 2020 per fronteggiare le conseguenze economiche dell’emergenza Covid19 e questo apre all’Italia una grande opportunità di avviare un piano coraggioso di investimenti pubblici e di stimoli agli investimenti privati delle famiglie e delle imprese che richiedono una iniezione
straordinaria di mezzi finanziari che proprio il BTP Italia potrebbe consentire.
CHIEDIAMO CHE IL MINISTERO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE SI IMPEGNI UFFICIALMENTE AD INTRAPRENDERE IL SEGUENTE PROGRAMMA DI FINANZA PUBBLICA
- Le offerte di collocamento dei BTP Italia siano riservate esclusivamente a soggetti residenti, con priorità alle famiglie ed alle imprese, alle quali sia consentito di intervenire direttamente tramite canali telematici, e siano in ogni caso preclusi agli investitori non-residenti;
- Che a queste offerte venga dato il più ampio risalto mediatico tramite pubblicazione in tutti i principali organi di stampa, affissione in tutte le filiali di Poste Italiane, i canali TV nazionali ed i siti internet riferibili al MEF;
- Che le offerte di collocamento dei BTP Italia abbiano frequenza settimanale, senza vincoli di raccolta, in maniera che il MEF emetta tutti i titoli che vengono richiesti alle condizioni stabilite e riduca proporzionalmente le aste ordinarie di TDS fino alla loro sostanziale soppressione;
- Che alle offerte dei BTP Italia vengano ammessi nel ruolo di intermediari con il pubblico soltanto soggetti ad azionariato pubblico, quali Mediocredito Centrale, Cassa Depositi e Prestiti, Poste Italiane e Monte dei Paschi di Siena;
- Che ad ogni collocamento vengano offerte diverse tipologie di BTP Italia differenziati per scadenza, da quelle brevi (1-3 anni) a quelle più lunghe (7-10 anni), adeguando proporzionalmente le condizioni economiche di tasso e premio fedeltà in maniera da rispondere anche alle esigenze di chi è disponibile ad intraprendere un’ottica di investimento più lunga;
- Che tutti i titoli BTP Italia siano defiscalizzati e non possano essere oggetto di alcunaprocedura di pignoramento, bail-in, imposta patrimoniale o altre forme di prelievo forzoso o di esecuzione giudiziaria.
PRIMI FIRMATARI
Mauro Scardovelli (Unialeph)
Nino Galloni
Alberto Micalizzi
Claudio Messora (Byoblu)
Guido Grossi
Aggiungi la tua firma: https://go.byoblu.com/BTPItali
FONTE:https://www.maurizioblondet.it/per-la-nazionalizzazione-del-debito/
L’elusione internazionale costa 8 miliardi all’Italia
di Matteo Rizzi – ITALIAOGGI – NUMERO 161 PAG. 27 DEL 10/07/2020
Nuovi numeri e nuovi dati, ma il risultato rimane sempre lo stesso: l’elusione delle multinazionali rimane miliardaria e fa perdere all’Italia almeno 8 miliardi di dollari di gettito fiscale all’anno. A livello globale, le perdite superano i 117 miliardi. E i soliti noti – Regno Unito, Svizzera, Lussemburgo e Paesi Bassi – sono responsabili del 72% delle perdite fiscali in tutto il mondo.
L’Ocse ha pubblicato nuovi dati inediti in cui vengono fornite le informazioni aggregate sulle attività fiscali ed economiche di quasi 4.000 gruppi multinazionali con sede in 26 paesi e operanti in più di 100. I dati inseriti nella pubblicazione annuale dell’Ocse «Corporate Tax Statistics»(statistiche sulle imposte societarie) sono un risultato raggiunto grazie all’obbligo di reporting paese per paese, nell’ambito del progetto Ocse/G20 contro il trasferimento di profitti e l’erosione della base imponibile (Beps).
I nuovi dati Ocse sono stati quindi elaborati dal gruppo Tax Justice Network che messo in evidenza il valore dei ricavi societari trasferiti dalle multinazionali nei paradisi fiscali delle imprese: 467 miliardi di dollari, con relative perdite fiscali totali, come detto, per 117 miliardi di dollari.
La novità. Numerosi studi sull’elusione fsicale delle multinazionali pubblicati in precedenza (tra cui il più celebre, Missing Profits of Nations, di Tørsløv, Wier and Zucman dell’Università di Copenhagen e Berkley) non potevano basarsi sui dati fiscali direttamente pubblicati dalle società, ma erano sviluppati grazie ai dati aggregati legati allo studio degli investimenti esteri diretti (Ide) dai quali era possibile notare proporzioni anomale di investimenti esteri rispetto all’economia reale dei paesi.
Il Progetto Beps ha visto più di 135 paesi collaborare per affrontare le strategie di elusione fiscale delle imprese multinazionali che sfruttano le lacune e le discrepanze delle norme fiscali internazionali per eludere le tasse. Nell’ambito di Country-by-Country Reporting (Cbcr), le grandi imprese multinazionali sono tenute a divulgare informazioni sui loro profitti, beni materiali, dipendenti e sul luogo in cui pagano le tasse. I report forniscono quindi alle autorità fiscali le informazioni necessarie per analizzare il comportamento delle multinazionali ai fini della valutazione del rischio, e con il rilascio dei nuovi dati aggregati sarà possibile monitorare l’evoluzione delle problematiche Beps.
Sebbene i dati contengano alcune limitazioni e non sia possibile rilevare tendenze nel comportamento di erosione senza un paragone con dati degli anni precedenti, le nuove statistiche, secondo l’Ocse, suggeriscono che «esiste un disallineamento tra il luogo in cui vengono dichiarati i profitti e il luogo in cui si svolgono le attività economiche», in cui «le imprese multinazionali registrano nei centri di investimento una quota elevata di profitti rispetto al numero dipendenti e alle attività materiali svolte nel paese».
Inoltre, sottolinea l’Ocse, «i ricavi medi per dipendente tendono a essere più alti quando l’aliquota fiscale prevista dalla legge del paese è pari a zero». E la composizione dell’attività commerciale varia da un tipo di paesi all’altro: «l’attività commerciale predominante nei centri di investimento è detenere azioni e altri strumenti azionari».
Prendendo atto dei limiti dei dati e del fatto che queste osservazioni potrebbero anche riflettere alcune considerazioni commerciali, sottolinea l’Ocse, questi comportamenti sono indicativi dell’esistenza di «un comportamento Beps e rafforzano la necessità di continuare ad affrontare le rimanenti questioni» anche nell’ambito «degli sforzi internazionali in corso per affrontare le sfide fiscali derivanti dalla digitalizzazione».
Il problema persiste. Fino ad ora, solo Stati Uniti la primavera scorsa avevano pubblicato i dati fiscali aggregati delle multinazionali. In aprile, il Tax Justice Network aveva quindi analizzato i dati di reporting degli Stati Uniti per rivelare che le sole imprese statunitensi trasferiscono ogni anno almeno 115 miliardi di dollari di utili nel Regno Unito, in Svizzera, in Lussemburgo e nei Paesi Bassi, con un costo per l’Ue di oltre 27 miliardi di dollari di gettito fiscale perso. L’analisi, secondo il Tax Justice Network, svela quindi come siano inefficaci le misure adottate dai paesi Ue per impedire che gli aiuti di stato nell’emergenza Covid-19 finiscano nei paradisi fiscali. Il divieto infatti è stato esteso solo ai paesi inclusi nella blacklist fiscale dell’Ue, il che esclude quasi tutti i paradisi fiscali più pericolosi del mondo.
FONTE:https://www.italiaoggi.it/news/l-elusione-internazionale-costa-8-miliardi-all-italia-2461012
FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI
PROCEDURA DI SOVRAINDEBITAMENTO UNICA PER IL NUCLEO FAMILIARE
by Ezio Mola – 13 LUGLIO 2020
La legge sul sovraindebitamento (L.n.3/2012), pur non prevedendolo espressamente, consente ai debitori che siano coniugati di proporre una domanda congiunta di accordo di ristrutturazione del debito, nel caso in cui il sovraindebitamento si sia generato in relazione al soddisfacimento dei bisogni familiari.
La proposta di un unico accordo si giustifica in considerazione del fatto che i coniugi, anche nel caso in cui abbiano patrimoni distinti, possono mettere a disposizione della procedura e quindi dei creditori, un attivo che sia in grado di soddisfare situazioni debitorie differenti che magari nascono da finanziamenti contratti autonomamente per far fronte alle esigenze della famiglia.
Va sottolineato che il concetto di “debitore” di cui all’art. 6 L.n.3/2012 può essere interpretato estensivamente in modo da comprendere i componenti della famiglia afflitta da uno stato di sovraindebitamento e questo per rispondere a ragioni di economica processuale oltre che per agevolare i debitori e per una miglior tutela dei creditori.
Sotto un diverso profilo è altrettanto evidente che lo squilibrio finanziario incide sulla famiglia nel suo complesso pur essendosi generato in capo ai singoli coniugi e quindi sarebbe poco coerente con lo spirito della Legge sul sovraindebitamento affidare la risoluzione della crisi a piani diversi, proposti dai singoli componenti della famiglia, duplicando oltretutto i costi della procedura in danno anche dei creditori.
Va comunque dato atto che a complicare la possibilità di accesso ad una procedura di sovraindebitamento per un nucleo familiare si pongono due ostacoli.
Il primo è costituito dall’art.2740 c.c. che implica una responsabilità patrimoniale personale; il secondo è dato dal giudizio di meritevolezza che deve accompagnare il piano del consumatore nella fase di accesso alla procedura in un caso e la liquidazione del patrimonio nella fase dell’esdebitazione nell’altro e che implica una valutazione soggettiva del debitore.
La soluzione in questi casi può essere data da un lato proponendo per la famiglia una proposta di accordo di ristrutturazione e dall’altro lato tenendo distinte le masse attive e passive dei debitori, in tal modo non considerando come un unicum la domanda congiunta che quindi non deve presentare un unico attivo ed un unico passivo come se il nucleo familiare esprimesse un’unica responsabilità patrimoniale.
Nel caso in cui i coniugi volessero accedere alla procedura di liquidazione del patrimonio potrebbero optare per un ricorso congiunto (con gli ostacoli di cui sopra), oppure presentare due diverse istanze chiedendone successivamente la riunione.
Appare congruo, infatti, permettere ai coniugi di affrontare unitariamente lo squilibrio finanziario correlato alla vita in comune, essendo privo di ragionevolezza pretendere che ognuno affronti per conto suo il comune dissesto.
Non va inoltre trascurato che a partire dal 1° settembre 2021 entrerà in vigore il Codice della Crisi che all’art. 66 prevede espressamente che “I membri della stessa famiglia possono presentare un unico progetto di risoluzione della crisi da sovraindebitamento quando sono conviventi o quando il sovraindebitamento ha un’origine comune” e che “Le masse attive e passive rimangono distinte”, ponendo in tal modo lo stesso legislatore un criterio di interpretazione utilizzabile sino all’entrata in vigore del nuovo codice.
FONTE:http://www.salvisjuribus.it/procedura-di-sovraindebitamento-unica-per-il-nucleo-familiare/
GIUSTIZIA E NORME
IL REATO DI CONCORSO ESTERNO IN ASSOCIAZIONE DI TIPO MAFIOSO
TRA NORMATIVA E GIURISPRUDENZA
Il reato di concorso esterno in associazione di tipo mafioso tra normativa e giurisprudenza. Il caso Bruno Contrada e la pronuncia della Corte di Cassazione a SS.UU. del 2020 n. 8544
Anna Adele Giancristofaro – 14 LUGLIO 2020
La sentenza della Corte di Cassazione a Sezioni Unite del 24.10.2019 (dep. 3.3.2020) n. 8544 ha espresso, in definitiva, un rivoluzionario principio di diritto in tema di concorso esterno in associazione di tipo mafioso ovvero che Bruno Contrada è “figlio unico”.
Prima di passare all’analisi di tale sentenza di legittimità è d’uopo soffermarsi sul concorso esterno in associazione di tipo mafioso.
Il concorso esterno in associazione di tipo mafioso nasce dal combinato disposto di una norma di parte generale, l’art. 110 c.p., con una di parte speciale, l’art. 416-bis c.p. L’art. 110 c.p. disciplina il concorso di persone nel reato (cd. concorso eventuale) secondo cui “Quando più persone concorrono nel medesimo reato, ciascuna di esse soggiace alla pena per questo stabilita, salve le disposizioni degli articoli seguenti”. Mentre, l’art. 416-bis c.p. rientra tra i reati associativi ed è stato introdotto nel codice penale, tra i delitti contro l’ordine pubblico, con la c.d. L. Legge Rognoni-La Torre del 1982 n. 646, al fine di estendere la punibilità anche a quelle condotte non rientranti nell’associazione per delinquere ex art. 416 c.p. Infatti, la nuova fattispecie punisce chiunque fa parte di un’associazione di tipo mafioso formata da tre o più persone e prevede l’individuazione dei mezzi e degli obiettivi in presenza dei quali si è di fronte ad un’associazione avente tali caratteristiche.
Trattasi di “reato accordo” in quanto la fattispecie risulta integrata per il solo fatto dell’associazione in sé, a prescindere dalla effettiva realizzazione dei reati-scopo.
Affinché possa dirsi integrata tale figura delittuosa è necessario che un soggetto entri a far parte in maniera stabile di una compagine organizzata (cd. intraneus), al fine di attuare un programma criminoso, assumendo all’interno della stessa un certo ruolo.
Quanto all’elemento soggettivo, la norma richiede il dolo specifico ovvero la coscienza e volontà di entrare a far parte dell’associazione mafiosa in maniera stabile e permanente (c.d. affectio societatis) e di realizzare i suoi scopi ultimi.
Nel tempo ci si è chiesti se sia possibile ravvisare un concorso eventuale ex art. 110 c.p. nel reato di associazione mafiosa da parte di un soggetto che non sia membro stabile dell’organizzazione (c.d. extraneus), ma tuttavia fornisca un contributo al suo interno.
Tale possibilità, inizialmente, era stata esclusa dalla giurisprudenza poichè ella riteneva che ogni ipotesi di contributo causale dato all’associazione fosse assorbita già dalla fattispecie prevista dall’art. 416-bis c.p. o da altre norme incriminatrici.
Solo nel 1994, con l’ormai celebre sentenza “Demitry”, è stata accolta la tesi favorevole alla configurabilità del concorso esterno in associazione di tipo mafioso per quei soggetti che, pur non facendo parte del sodalizio criminoso, tuttavia fornivano occasionalmente un contributo all’ente delittuoso tale da consentire all’associazione di mantenersi in vita e di poter perseguire i propri scopi (Cass. pen., SS.UU. del 5.10.1994 n. 16). Tale pronuncia ha avuto il merito, poi, di delineare la differenza tra il partecipe all’associazione, che è inserito nell’associazione in maniera stabile ed è mosso da affectio societatis rispetto al concorrente eventuale, il quale compie occasionali condotte agevolative ed è carente di affectio societatis.
L’indirizzo esposto, tuttavia, è stato, successivamente, contrastato dalla pronuncia Villecco (Cass. pen., sez VI del 23 gennaio 2001 n. 3299), che escludeva la configurabilità del concorso esterno, di fatto equiparando la condotta del concorrente a quella del partecipe al sodalizio.
Tale linea di pensiero è stata, poi, superata grazie ad un nuovo intervento della Cassazione a Sezioni Unite (Cass. pen., SS.UU. del 2003 n. 22327,Carnevale), la quale ha ammesso la configurabilità del concorso esterno in associazione mafiosa definendo il concorrente esterno come colui che, privo dell’affectio societatis sceleris, forniva un contributo concreto, specifico, consapevole e volontario, a carattere occasionale o continuativo, dotato di effettiva rilevanza causale ai fini della conservazione o del rafforzamento dell’associazione.
L’indirizzo ermeneutico su esposto ha trovato, poi, conferma nella successiva pronuncia, la quale ha ulteriormente specificato che la condotta dell’extraneus doveva concretarsi in un contributo causale effettivo sul piano materiale, non essendo sufficiente una causalità psichica c.d. “da rafforzamento” dell’organizzazione (Cass. pen. SS.UU. del 12 luglio 2005 n.33748, Mannino).
Infine, bisogna tener conto di due significative pronunce di legittimità, le quali hanno posto l’accento su di un’ulteriore connotazione circa il concorso esterno in associazione di tipo mafioso: il suo carattere permanente (Cass. Pen., Sez. V del 2012 n. 15727, Dell’Utri; Cass. pen. sez. I del 1 luglio 2014 n. 28225, Dell’Utri bis). Secondo l’indirizzo citato, infatti, confermato anche dalla successiva giurisprudenza, il concorso esterno nell’art. 416-bis c.p. doveva essere ricondotto alla categoria dei reati di durata. In particolare, l’extraneus all’organismo mafioso doveva offrire una disponibilità protratta nel tempo (Cass. pen., sez. V del 14 giugno 2018 n. 45840).
Dopo tale breve excursus giurisprudenziale relativo al reato in esame, risulta doveroso ripercorrere le tappe della vicenda giudiziaria che ha visto come protagonista Bruno Contrada fino alla famigerata sentenza della CEDU del 14 aprile 2015.
Bruno Contrada era un ex funzionario, un agente segreto ed ex poliziotto italiano, nonché dirigente generale della Polizia di Stato, numero tre del Sisde, capo della squadra mobile di Palermo e capo della sezione siciliana della Criminalpol.
Egli è stato accusato di numerosi gravi fatti di costante supporto a Cosa Nostra e di molteplici specifici favori a boss di rilievo ed è stato arrestato il 24 dicembre 1992.
Dopo essere stato assolto in appello, è stato condannato nel 2007 in via definitiva dalla Cassazione a 10 anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa ai sensi del combinato disposto degli artt.110 e 416-bis c.p. e nel 2012 ha finito di scontare la pena.
Nel luglio del 2008 la difesa di Contrada ha adìto la CEDU ovvero la Corte europea dei Diritti dell’Uomo, chiedendo la condanna dello Stato italiano al pagamento di un somma a titolo di risarcimento per danni morali sulla scorta di tali motivazioni: Bruno Contrada, in base all’art. 7 della Convenzione europea dei diritti umani, che stabilisce il principio del “nulla pena sine lege”, non avrebbe dovuto essere condannato perché “il reato di concorso esterno in associazione di stampo mafioso è il risultato di un’evoluzione della giurisprudenza italiana posteriore all’epoca in cui lui avrebbe commesso i fatti per cui è stato condannato”.
Il 14 aprile 2015, i giudici di Strasburgo, in accoglimento delle richieste di parte ricorrente, hanno, pertanto, statuito che Bruno Contrada non doveva essere condannato per concorso esterno in associazione mafiosa perché, all’epoca dei fatti (1979-1988), il reato non “era sufficientemente chiaro e il ricorrente non poteva conoscere nello specifico la pena in cui incorreva per la responsabilità penale che discendeva dagli atti compiuti”, posto che le gravi condotte di Contrada erano anteriori alla sentenza Demitry del 1994 (Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, sez. IV, sentenza 14 aprile 2015 n.3, Contrada c. Italia).
Pertanto, nel giugno 2015, è iniziata la revisione del processo di Contrada, poi respinta il 18 novembre 2015. La difesa di Contrada ha, così, presentato istanza di revoca della condanna, rigettata dalla corte d’appello di Palermo e, infine, accolta nel 2017 dalla Corte di Cassazione, che ha dichiarato “ineseguibile e improduttiva di effetti penali la sentenza di condanna”, dando seguito alla sentenza della CEDU che aveva condannato l’Italia. La Corte di Cassazione ha, quindi, posto fine alla vicenda perché il fatto non era previsto come reato all’epoca degli eventi contestati, in accoglimento della sentenza di Strasburgo.
Orbene, sulla scia di tale vicenda, ci si è chiesti se i c.d. “fratelli minori” di Bruno Contrada ovvero tutti coloro che, come lui, sono stati condannati in via definitiva per aver posto in essere delle condotte rientranti nel concorso esterno in associazione di stampo mafioso prima del 1994, possano giovare degli effetti della sentenza della Corte EDU del 2015 n.3.
Per risolvere l’annosa questione si è ritenuto opportuno chiedere l’intervento delle SS.UU. di Cassazione, le quali si sono pronunciate con sentenza del 2020 n. 8544.
Tale pronuncia prende spunto da una questione nella quale il ricorrente (Genco Stefano) veniva condannato dalla Corte di Assise d’Appello di Palermo nel 1999 alla pena di anni 4 di reclusione, in quanto ritenuto responsabile di concorso esterno in associazione di tipo mafioso. Il ricorrente aveva, così, avanzato istanza di revisione “europea” della sentenza di condanna, resa irrevocabile nel 2000, ai sensi dell’art. 630 c.p.p. Tale istanza, però, era stata respinta Corte d’Appello di Caltanissetta perché ritenuta infondata sulla base delle seguenti motivazioni: non sono estensibili a terzi gli effetti della sentenza emessa nel 2015 dalla CEDU nel caso Contrada c. Italia.
A fronte di tale rigetto, dunque, il ricorrente ha presentato ricorso al giudice di legittimità. Investita del ricorso, la VI sezione della Corte di Cassazione, con ordinanza del 2019 n. 21767, ha rimesso alle SS.UU. la decisione circa la questione relativa alla portata e alla estensione erga alios della sentenza del 2015 della CEDU.
Le SS.UU., al riguardo, si sono così pronunciate: “i principi affermati dalla sentenza della Corte EDU del 14 aprile 2015, Contrada c. Italia, non si estendono nei confronti di coloro che, estranei a quel giudizio, si trovino nella medesima posizione quanto alla prevedibilità della condanna per il reato di concorso esterno in associazione a delinquere di tipo mafioso, in quanto la sentenza non è una sentenza pilota e non può considerarsi espressione di una giurisprudenza europea consolidata”.
Dunque, tutti coloro che sono stati condannati per concorso esterno in associazione mafiosa ai sensi del combinato disposto degli artt. 110 e 416-bis c.p., per fatti antecedenti all’intervento delle SS.UU. Demitry del 1994, non possono valersi della sentenza europea della Corte di Strasburgo del 14 aprile 2015, poiché tale pronuncia non appare suscettibile di produrre effetti erga omnes.
In definitiva, quindi, è come se fosse una pronuncia a sé; ecco spiegato il motivo per il quale Bruno Contrada è stato definito “figlio unico”.
Sicuramente non finirà qui in quanto l’Avvocato della parte ricorrente ha già annunciato che farà ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, pertanto, attendiamo l’evolversi della questione.
Carceri, dalla Torreggiani a Santa Maria Capua Vetere
La lenta e inesorabile resa dello Stato – Parte quinta
BY BALDO DEGLI UBALDI ON 13 LUGLIO 2020
Carceri, dalla Torreggiani a Santa Maria Capua Vetere: la lenta e inesorabile resa dello Stato
Gli avvisi di garanzia al personale di di Santa Maria Capua Vetere rappresentano il punto più basso della considerazione che le istituzioni hanno della Polizia Penitenziaria.
Ma già nel recente passato c’erano stati dei campanelli d’allarme:
i fatti di Sassari con 100 agenti arrestati (ma come si fa ad arrestare, in un colpo solo, 100 agenti?);
il caso Cucchi, che nonostante la palese innocenza fin dalle prime battute del personale di P.P. ingiustamente accusato del pestaggio, ha riportato le lancette del tempo indietro di 30 anni questo martoriato Corpo definendo i suoi componenti aguzzini, torturatori ecc. (N.B. nonostante l’assoluzione dei poliziotti penitenziari, non risultano mai pervenute le scuse ufficiali della famiglia Cucchi per le accuse lanciate a suo tempo).
MARGHERITE AL POSTO DI MANGANELLI E GARANTE DETENUTI A CAPO DEL DAP
Ma siccome il trattamento riservato agli uomini della Polizia Penitenziaria non interessa a nessuno, tantomeno ad un Ministro della Giustizia fantasma, i colleghi di S.M.C.V. subirono un vero e proprio agguato alle porte del carcere con posti di blocco dei carabinieri al fine di notificare loro gli avvisi di garanzia che, presumo si riferissero ad una presunta violenza perpetrata ai danni di 300 poveri camorristi che si rifiutavano di entrare in cella……tra qualche anno i manganelli verranno sostituiti da mazzi di margherite e un garante verrà nominato Capo del DAP viste le premesse e l’andazzo nella gestione delle carceri, che non lasciano ben sperare, affinchè lo Stato si riappropri del terreno perso in tema di rispetto delle regole nelle carceri.
POLIZIA PENITENZIARIA ASSEDIATA
Dobbiamo rompere l’assedio, infatti siamo circondati: da un lato la Polizia Penitenziaria abbandonata a se stessa, chiusa nei fortini a presidio della legalità; fuori i parenti dei detenuti che cercano giornalmente di fare entrare droga e cellulari, i garanti novelli Dracula pronti ad affondare i canini sugli aguzzini o presunti tali, i radicali, certa magistratura pronta a spettacolarizzare inchieste e magari fare carriera condannando gli autori di presunte sevizie.
SIAMO NOI LE VERE VITTIME DEL SISTEMA
Ma una cosa deve sapere l’opinione pubblica: Le sevizie le subiamo noi, poliziotti penitenziari. Vessazioni, pressioni psicologiche, aggressioni, minacce. Siamo noi le vittime del sistema. Solo noi a presidio di un sistema che ormai non esiste più e va rifondato. Lasciati soli durante l’emergenza corona virus a combattere contro le intemperanze dei detenuti, a smorzare le tensioni, mentre tanti educatori a casa autorizzati allo smart working, così come i ragionieri ed altre figure amministrative di supporto alla Polizia Penitenziaria.
RICHIAMI ANZICHÉ RINGRAZIAMENTI
E mentre per i poliziotti penitenziari ci sono solo richiami, anziché ringraziamenti, rapporti disciplinari anziché lodi, ai detenuti si da la possibilità di ricevere più soldi, di aumentare il peso dei pacchi con il risultato che le celle diventano dei veri e propri bazar … ma guai a protestare perché il Provveditore di turno potrebbe ricordarti che c’è una circolare che prevede espressamente il divieto di cumulo di beni in cella e sta a noi far rispettare queste regole, anche se il Governo gli da la possibilità di acquistare l’intero supermercato (sic!).
Povera Polizia Penitenziaria.
I nostri governanti prendono provvedimenti per lenire le sofferenze della popolazione detenuta aumentando però le sofferenze di un Corpo di Polizia Penitenziaria, che è giunto al capolinea.
FONTE:https://www.poliziapenitenziaria.it/carceri-dalla-torreggiani-a-santa-maria-capua-vetere-la-lenta-e-inesorabile-resa-dello-stato-parte-quinta/
IMMIGRAZIONI
Clandestini positivi, nuovi sbarchi a Pozzallo. Ma il governo giallofucsia minimizza
L’ira di Musumeci: “Il governo sta giocando con il fuoco”
La notizia dell’ennesimo sbarco di clandestini positivi fa infuriare il governatore della Sicilia Nello Musumeci: “Undici positivi tra i 66 sbarcati ieri a Pozzallo. Sono di nazionalità pakistana. Continua ad emergere un quadro sconfortante nel quale si erge il silenzio del ministero dell’Interno. Ciò mi impone di adottare in giornata una ordinanza. Inutile dire che se a largo di Pozzallo fosse stata individuata una nave per la quarantena – come invano richiediamo da settimane – queste persone non sarebbero mai sbarcate fino alla conclamata negatività. Stanno giocando con il fuoco!“, avverte Musumeci.
Zampa (Pd) minimizza: “Pochi sbarchi e pochi anche i positivi”
Dal canto suo, il governo giallofucsia minimizza. “In questo momento gli sbarchi sono pochi e anche i positivi per fortuna, io avevo temuto peggio. Sono numeri assolutamente gestibili“, dice convinta la sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa, ai microfoni di Radio anch’io su Rai Radio1. “C’è il tampone per tutti – assicura l’esponente dem – e stiamo approntando linee guida per tutti coloro che vengono in contatto. Per chi arriva nel controllo c’è il tampone e la quarantena, l’isolamento se sei stato trovato positivo”. Ma, precisa la Zampa, “il problema è per chi sfugge ai controlli, il vero pericolo è quello che non vedi. Bisogna intercettarli evidentemente, bisogna assolutamente che tutti i barchini siano segnalati e intercettati“.
Santelli chiede il blocco navale
Negli ultimi giorni sono stati sempre più frequenti gli sbarchi di clandestini risultati poi positivi al coronavirus, dai pakistani arrivati a Roccella Jonica e poi spediti ad Amantea, in Calabria, dove è scoppiata la protesta dei residenti contrari all’arrivo degli immigrati infetti, a quelli a bordo delle navi Ong. La governatrice della Calabria Jole Santelli chiede il blocco navale e che il governo intervenga subito per fermare gli sbarchi, “altrimenti li blocco io”, minaccia. Sulla stessa linea l’opposizione.
Tajani: “Italia chieda a Ue di chiudere le frontiere fino a fine estate”
Antonio Tajani è convinto che l’Italia dovrebbe chiedere alla Ue di “valutare la chiusura delle frontiere del Mediterraneo e dei Balcani almeno fino a quando il mare, in piena estate, favorisce gli arrivi“. Questo perché – spiega il vicepresidente di Forza Italia – si rischia una “nuova ondata del virus provocata dagli sbarchi di immigrati clandestini, che peraltro causano anche tensioni sociali, proprio per il rischio sanitario che comporta un afflusso incontrollato”. Tajani sottolinea il paradosso dell’azione del governo giallofucsia: “Mentre si bloccano immigrati magari regolari in arrivo dal Bangladesh, i clandestini entrano grazie ai barconi“.
Adolfo Spezzaferro
FONTE:https://www.ilprimatonazionale.it/primo-piano/clandestini-positivi-sbarchi-pozzallo-governo-minimizza-162707/
LA LINGUA SALVATA
LAVORO PENSIONI DIRITTI SOCIALI
PANORAMA INTERNAZIONALE
Qualcosa è andato storto: OMS, gli USA e il nuovo ordine mondiale
Un nuovo contributo sul ruolo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, all’indomani della clamorosa decisione della Casa Bianca
La notizia della prossima uscita degli USA dalla Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) ha provocato molto rumore, e anche Infosec.news se ne è occupata con gli articoli di Andrea Aparo e Manuel Avaro. Ma pochi sono stati – a mio sommesso avviso – i commenti che si siano sforzati di sollevare la visuale al di sopra delle polemiche, radicalizzate su due fronti: quello politically correct – che vede Trump responsabile anche della peronospora nella Val d’Agri – e quello della sempre crescente contestazione contro il Nuovo Ordine Mondiale (NWO), troppo spesso identificata con un becero complottismo (non che spesso non lo sia, invero…).
Per comprendere davvero la natura del problema dobbiamo, però, guardare la Storia e la realtà.
Nel secondo dopoguerra nacquero, con grandi aspettative e scarsi poteri operativi, ONU e Organizzazioni connesse. Esse svolsero sicuramente un ruolo di grande rilievo fino al 1989 come stanza di compensazione tra il Blocco Sovietico, l’Occidente ed i “Paesi Non Allineati”, anche in virtù del meccanismo di funzionamento e del peso morale che venne loro attribuito. D’altro canto, esse si fondavano su un equilibrio particolarmente complesso, a partire dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU e a scendere fino a tutte le Organizzazioni Mondiali connesse.
Partendo dal Consiglio di Sicurezza, osserviamo che dal 1945 esso è formato da 5 Membri Permanenti e i 15 non permanenti, scelti ogni due anni: forse non tutti ricordano che le 5 potenze vincitrici della II Guerra Mondiale, a distanza di 75 anni, siedono ancora nel Consiglio come Membri Permanenti e, soprattutto, votano con diritto di veto… Come può tutto questo avere un senso oggi?
Ragionare su questi aspetti inizia ad aprire la nostra mente, e a farci superare il senso di sacralità che ci è stato inculcato verso le Organizzazioni Sovranazionali in genere. Nate per creare delle strutture di raccordo che evitassero -se non le guerre nel loro complesso- almeno un’altra guerra mondiale, esse sono identiche ad allora in un mondo che è tutto fuorché bipolare come lo era allora. Come dire che su un’altalena non ci sono più due bambini seduti alle estremità, ma una intera classe di asilo libera di muoversi come crede: come si può pensare che l’altalena abbia un equilibrio? E come si può pensare che nessuno si faccia del male?
Per una curiosa eterogenesi dei fini, però, le Organizzazioni Sovranazionali possono essere molto interessanti e utili per operazioni di ingegneria sociale o geopolitica ed economica, avendo esse alcune caratteristiche peculiari oltremodo utili.
In primis hanno l’indubbio “vantaggio” di non aver bisogno del consenso democratico e di non avere il limite fastidioso dell’appellabilità dei pronunciamenti che esprimono. Non si va all’ONU o al WHO eletti da qualche Popolo ma nominati dai Paesi, e una volta espresso un voto ed approvato un documento non esiste la possibilità di un appello per la sua cancellazione o modifica.
A questo aggiungete che molti Paesi in via di sviluppo non possono permettersi la spesa di un Rappresentante in ciascuna delle numerose Organizzazioni, e questo offre il destro ad alcuni soggetti “filantropi” di offrirsi, generosamente e disinteressatamente, per rappresentarli. Peccato che, in seno alle Organizzazioni, questi soggetti dispongano poi di un voto, e oltretutto di un voto che ha lo stesso peso degli USA o della Russia, nel WHO a mente dell’art. 59 dello Statuto. Per non parlare del peso dell’Unione Europea, che non è rappresentata in quanto tale con le stesse prerogative di un membro.
Giusto per fare un esempio, la “Divisione delle sostanze terapeutiche, profilattiche e diagnostiche” si occupa, tra altre cose minori, della compilazione della Farmacopea internazionale, della redazione delle Denominazioni Comuni Internazionali dei Medicamenti (DCI) per uniformare la nomenclatura farmaceutica dei principi attivi, della redazione della lista delle sostanze stupefacenti, dell’elaborazione e diffusione delle segnalazioni di intolleranza ed effetti collaterali dei farmaci, dell’elaborazione del certificato internazionale di qualità dei medicamenti… A qualcuno viene in mente quali e quanti interessi queste materie possano smuovere? O vogliamo credere che l’alta missione della quale sono investiti gli Augusti Rappresentanti degli Stati li ponga automaticamente al riparo da ogni sospetto o tentazione? Quali sono i meccanismi di controllo delle attività che il WHO svolge?
Facciamo un altro esempio, che probabilmente mi procurerà qualche fastidio, ma tant’è. Non enim possumus aliquid adversus veritatem… Non possiamo fare nulla contro la verità. Progressivamente, con voti di natura politica assunti a maggioranza, vengono modificati e sdoganati comportamenti che da “desease” ossia malattie, diventano “disorder”, ossia disordini, e peraltro disordini solo in condizioni particolari. Nel DSM IV (pubblicato nel 1994) la voce “pedofilia” fu modificata. Essa poteva essere diagnosticata solo se “Le fantasia, gli impulsi sessuali o i comportamenti causano disagio clinicamente significativo o compromissione dell’area sociale, lavorativa, o di altre importanti aree del funzionamento” (del pedofilo, non del bambino). Insomma, la pedofilia veniva considerata un disturbo solo se egodistonica (cioè causa disagio al pedofilo); se invece è egosintonica (cioè il pedofilo accoglie, per così dire, la sua pedofilia) era considerata clinicamente normale. In sociologia, questo fenomeno si chiama “Finestra di Overton” e serve, appunto, alla normalizzazione della percezione sociale di un comportamento prima ritenuto aberrante e non accettato.
Vogliamo proseguire? L’Ufficio Regionale per l’Europa ed il BZgA tedesco (ente di dubbia governance) hanno pubblicato nel 2015 uno “Standard per l’educazione sessuale in Europa”, riproponendo un’iniziativa reiteratamente e tentata. Sapete cosa dicono i burocrati? Che l’educazione sessuale dovrebbe cominciare prima dei 4 anni con la masturbazione infantile precoce, mentre tra i 9 ed i 12 anni deve avvenire la prima esperienza sessuale (ovviamente, aperta ad ogni possibile “variante”). E, senza necessità di autorizzazione alcuna o sindacato da parte di nessuno, un ufficio di oscuri scribacchini può pubblicare un documento con questa fuorviante copertina, alla quale chiunque può aggiungere il proprio logo:
Quadro di riferimento, standard… o imposizione di un modello preconcetto e senza alcuna possibilità di discussione in contraddittorio? E il diritto della famiglia del bambino ad educare il proprio figlio dov’è? Se ne parla a pag. 19 in questi termini: “Il godimento di tali diritti (quelli sessuali del bambino, ndr) rinforza la persona contro le intromissioni della famiglia”. Servono commenti? Analizzando il paragrafo “Ringraziamenti”, si scopre che tutti gli enti variamente rappresentati ruotano attorno alla medesima rete ideologica e di finanziamenti, più o meno strettamente riconducibile ad una precisa area. Il tutto ammantato di una scientificità indimostrata e garantita solo dal marchio OMS. Vi sembra normale?
Parliamo ora dei finanziamenti. Negli ultimi 30 anni (guarda caso a Guerra Fredda finita) la parte più consistente dei finanziamenti non viene più dagli Stati membri ma da donazioni. Attualmente, il principale donatore è la Fondazione Bill & Melinda Gates, della quale sono noti sia gli interessi farmaceutici che la posizione ideologica (la Fondazione subordina le donazioni ai Paesi poveri all’approvazione di norme a favore dell’aborto e dell’ideologia di genere, in barba al rispetto della democrazia, delle culture e dell’autodeterminazione dei Popoli). Nel 2017, circa l’80% dei fondi era destinato a coprire progetti specifici indicati dagli stessi donatori, cosiddetti earmarked (fonte: British Medical Journal): ergo, l’OMS diviene, con la sua autorevolezza peraltro indimostrata, strumento di interessi che non sono quelli dell’Umanità, come si vorrebbe far credere, ma di soggetti privati o gruppi di potere.
Di fatto, l’OMS non ha il controllo dei propri bilanci. Se consideriamo che l’intero budget dell’OMS rappresenta il 10% delle spese pubblicitarie delle società farmaceutiche nei soli Stati Uniti, comprendiamo perfettamente quale sia la debolezza dell’Organizzazione e come sia facile pilotarne le attività. “Quasi il 20% dello staff dell’Oms (circa 1300 persone) è finanziato tramite il programma di eradicazione della polio, che riceve fondi quasi esclusivamente da contributi volontari. Ci sono altri 6000 contratti (consulenti e non staff) che dipendono da questa linea di finanziamento”, riferisce www.saluteinternazionale.info riferendosi ad una ispezione disposta dalla stessa ONU sulle attività dell’OMS (Yussuf M, Larrabure JL, Terzi V. Voluntary Contributions in United Nations system organizations: impact on porgramme delivery and resource mobilization strategies. Geneva: Joint Inspection Unit, United Nations, 2007).
Sono numerosi ed autorevoli gli studi che dimostrano come l’OMS di fatto non abbia autonomia di funzionamento rispetto agli interessi dei quali sono portatori i munifici e filantropi donatori (Kelland K. The World Health Organization’s critical challenge:healing itself. Reuter Investigates , 8 febbraio 2016; Clinton C, Sridhar D. Who oays for cooperation in global health? A comparative analysis of WHO. The World Bank, The Global Fund to Fight HIV/AIDS, Tubercolosis and Malaria, and Gavi, the Vaccine Alliance. The Lancet 2017; p.2).
In conclusione, dobbiamo liberarci dei preconcetti che ci portano a considerare in modo apodittico come scientificamente affidabile e umanitariamente orientata l’attività dell’OMS, per la semplice ragione che non lo sono nella realtà.
Per essa e per moltissime altre Organizzazioni non solo è lecito ma doveroso chiedersi onestamente se esse abbiano un senso così come sono. La stessa ONU, di fatto, non ne ha. Non così, non con queste regole, non con queste opacità, non con statuti concepiti per un mondo che non ha alcuna rispondenza con quello nel quale viviamo, e che sopravvivono così solo perché a qualcuno fa comodo ammantarsi di autorevolezza per perseguire, di fatto, interessi di gruppi di potere che nulla hanno a che vedere con la democraticità e con un onesto interesse per l’umanità.
Se così devono rimanere, se non possono cambiare, allora è meglio che scompaiano. E meno male che qualcuno se ne sta accorgendo, anche se a molti può dispiacere che quel qualcuno si chiami Donald Trump.
FONTE:https://www.infosec.news/2020/07/14/news/strategie/qualcosa-e-andato-storto-oms-gli-usa-e-il-nuovo-ordine-mondiale/
L’avvocato di Assange è stato nominato ministro della giustizia francese
canberratimes.com.au
Eric Dupond-Moretti, avvocato di Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks, è stato nominato nuovo ministro della giustizia francese.
Dupond-Moretti, eminente avvocato di difesa penale, lunedì è stato nominato al ministero dal primo ministro Jean Castex.
Il 55enne è noto per il suo numero record di processi vinti per assoluzione e a febbraio aveva cercato di convincere gli avvocati europei affinché facessero pressione presso il presidente francese Emmanuel Macron per concedere asilo ad Assange.
“Riteniamo che la situazione sia sufficientemente seria perché il nostro dovere sia di parlarne”, aveva detto Dupond-Moretti sul caso Assange in quel momento.
Il francese aveva affermato che la persecuzione giudiziaria contro l’australiano era ingiusta, citando la cattiva salute di Assange e le presunte violazioni dei suoi diritti mentre era in prigione a Londra
Il team di Dupond-Moretti aveva anche avvertito delle “conseguenze per tutti i giornalisti” se Assange fosse stato estradato e incarcerato negli Stati Uniti.
I membri francesi del team legale di Assange hanno dichiarato di aver lavorato su una “richiesta concreta” per Macron, perché conceda asilo ad Assange in Francia, dove dimorano i suoi figli.
Non è chiaro però se ora Dupond-Moretti utilizzerà la sua posizione per garantire l’asilo australiano.
Assange è detenuto in custodia cautelare nella prigione di Belmarsh di Londra dall’11 ottobre e si trova ad affrontare un’audizione di estradizione che decida se debba essere inviato negli Stati Uniti per affrontare un processo.
L’audizione è stata rinviata a causa della pandemia di coronavirus e Assange non è comparso in tribunale da più di tre mesi.
La prossima udienza di Assange si terrà presso il tribunale dei magistrati di Westminster il 27 luglio.
Il processo di estradizione dovrebbe riprendere il 7 settembre.
Assange è accusato di aver pubblicato migliaia di file diplomatici e militari top secret statunitensi, alcuni dei quali hanno rivelato presunti crimini di guerra in Iraq e in Afghanistan.
È anche accusato di aver cercato di reclutare hacker per fornire a WikiLeaks informazioni classificate per segretezza nazionale negli Stati Uniti.
Le accuse comportano un totale di 175 anni di reclusione.
Marty Silk
07.07.2020
Link: https://www.canberratimes.com.au/story/6821886/assanges-lawyer-named-french-minister/#gsc.tab=0
FONTE:https://comedonchisciotte.org/lavvocato-di-assange-e-stato-nominato-ministro-della-giustizia-francese/
SCIENZE TECNOLOGIE
OMS, una ristrutturazione necessaria e nell’interesse di tutti
Luglio 2020 ed il mondo non sembra ancora capace di uscire dalla pandemia. OMS, un’organizzazione creata precisamente per prevenire una situazione del genere. Ovviamente qualcosa non ha funzionato.
Chi non ha mai sperimentato l’overload da notizia? L’offuscarsi della verità col passare del tempo che la vede vittima degli incessanti bombardamenti di fake news, a mano di entità la cui guerra giornaliera detta un bollettino di azione apparentemente semplice. Dirigere la coscienza collettiva in direzioni prestabilite che supportino “la causa”, manovrando l’informazione.
La recente consacrazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ad istituzione al di sopra di ogni sospetto a mano di certa stampa, lascia stupiti in quanto indice del fatto che la guerra cui accennavamo ha cancellato – ahimè, in appena cinque mesi – tutta una serie di avvenimenti allarmanti, trattati in maniera accurata dai media in tutto il mondo. Compreso Infosec.news, dove si possono leggere i contributi di Andrea Aparo e di Manuel Di Casoli.
La nostra intenzione è di ripescare nella memoria, e riportare i fatti alla superficie nella loro integrità, per il beneficio del lettore.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità, in inglese World Health Organization (WHO) è un istituto specializzato per la salute parte dell’ONU fondato il 22 luglio 1946 ed entrato in vigore il 7 aprile 1948 con sede a Ginevra.
Il sito dell’OMS ne riporta senza possibilità di dubbio gli obbiettivi, tra i quali (ed il nome stesso ne dà uno scontato preavviso) quello principale che è “il raggiungimento da parte di tutte le popolazioni del livello più alto possibile di salute”, definito nella medesima costituzione come condizione di completo benessere fisico, mentale e sociale.
Vista la situazione di pandemia globale in cui il pianeta versa in questo momento, siamo convinti si possa affermare senza dubbio di sorta, che qualcosa, all’interno dell’organizzazione è andato storto.
La chiave di soluzione del mistero (come accennavamo già trattata abbondantemente dalla stampa e i media in maniera bi-partigiana) giace nell’esaminare la figura del suo leader Tedros Adhanom Ghebreyesus, i suoi stretti legami con la Cina, la copertura dell’inizio della pandemia da parte di Pechino, e la reticenza dell’OMS a divulgarne la notizia.
L’OMS, misteriosamente, ma il mistero apparirà più chiaro al lettore andando avanti nell’articolo, dichiarò la pandemia quasi a metà marzo, ed ammise la possibilità di trasmissione del virus da umano-ad umano il 22 di gennaio-solo in seguito alla pubblicazione della notizia da parte della Cina.
Misteriosamente perché’ Hong Kong e Taiwan avevano già avvertito l’organizzazione del sospetto che il contagio umano fosse già in corso, il 4 di gennaio. Diciassette giorni di ritardo quindi. Diciassette giorni che avrebbero senza dubbio potuto cambiare le sorti del pianeta.
Secondo uno dei numerosi studi sulla pandemia, “se l’intervento in Cina fosse iniziato una, due o tre settimane prima, i casi di contagio avrebbero potuto essere ridotti del 66, 86 e 95 per cento rispettivamente”.
Hong Kong e Taiwan, paesi accomunati dall’alta diffidenza verso la politica ipocrita e poco trasparente di Pechino, diffidenza di SARsiana memoria (nel 2003 il mondo apprese dell’epidemia quando SARS cominciò ad espandersi fuori dalla Cina e divenne impossibile per Pechino, continuare a negarne l’esistenza) decisero di non prestare attenzione ai “tutto va bene” di Cina e OMS sin dall’inizio. Distribuirono infatti mascherine quando l’OMS ne sconsigliava l’uso (a dispetto dell’evidenza sulla loro efficacia di cui oggi siamo perfettamente al corrente), ignorando la posizione dell’OMS che chiudere le frontiere fosse un sistema inefficace di combattere Covid19, limitando quindi l’accesso ai viaggiatori già dall’inizio di gennaio e applicando screening medico a tappeto.
Taiwan iniziò i controlli medici ai passeggeri provenienti da Wuhan già dal 31 Dicembre, avendo avuto la notizia che una “strana polmonite” girava per la Cina. Risultato? Paradossalmente il Paese, che non figura sulla lista dei membri dell’OMS ed a dispetto della sua prossimità e frequenza di voli di collegamento con la Cina, è tra i pochi che hanno efficacemente controllato il virus sin dall’inizio.
Ad oggi i casi confermati in Taiwan sono 451, 438 guariti con 7 decessi, per una popolazione che si aggira sui 24 milioni.
Simile situazione per Hong Kong, con una popolazione di circa 7 milioni e mezzo, 1,404 casi confermati, 1,187 guariti e 7 decessi.
Ma quali sono i legami tra la attuale leadership dell’OMS e Pechino?
La relazione tra Pechino ed il ricercatore sanitario etiope Tedros, (come accennavamo, attuale direttore generale dell’OMS), iniziava diversi anni fa, quando in veste di ministro della salute in Etiopia lavorò a stretto contatto con la Cina, instaurando una relazione tanto stretta col regime comunista, che Pechino finì per supportare la sua elezione a capo dell’OMS nel 2017.
La documentata matrice comunista del ricercatore etiope, a dispetto del suo stipendio di 260,000 dollari all’anno esentasse, rappresenta con probabilità uno dei fattori che ne facilitarono la simbiosi col regime di Pechino.
Tedros conquistò la posizione, nonostante le accuse di copertura di ben tre epidemie di colera in Etiopia, durante la sua presidenza.
Nell’ottobre del 2017, tentò di eleggere Robert Mugabe-ex dittatore dello Zimbabwe, noto violatore dei diritti umani – come “goodwill ambassador” (ambasciatore di buona volontà) per l’OMS; elezione che andò a male in seguito alle dure proteste nell’ambito internazionale.
La giornalista Rebecca Myers del “Sunday Times” inglese, riporta in un suo articolo dell’ottobre del 2017 che “La tentata elezione di Mugabe da parte di Tedros, secondo fonti diplomatiche, costituiva la ricompensa politica che Tedros intendeva pagare alla Cina per l’appoggio alla sua elezione a direttore dell’OMS. Mugabe era infatti un alleato di vecchia data del regime di Pechino.”
Ma la più catastrofica materializzazione della lealtà di Tedros al regime Cinese, ebbe purtroppo a manifestarsi durante i primi giorni dell’esplosione della pandemia nella città di Wuhan.
Veniamo ai fatti:
Dicembre 2019. Il “The Times”, riportava in un articolo del primo marzo che le autorità cinesi forzarono gli scienziati che avevano scoperto il virus durante il mese di dicembre, a distruggerne le prove.
Pechino aveva anche duramente punito i medici cinesi che avevano tentato di avvisare il pubblico nelle fasi iniziali della pandemia e soppresso la divulgazione online di informazioni vitali riguardanti il virus.
31 dicembre. L’ufficio Cinese dell’OMS fu informato di casi di polmonite di origine sconosciuta a Wuhan. Il 3 gennaio 44 casi furono riportati. Nel suo sito, l’OMS dichiarava di non raccomandare alcuna limitazione di viaggio o restrizione di commercio con il Paese. Inoltre non si consigliava l’uso di alcuna precauzione per i viaggiatori diretti alla zona.
4 gennaio 2020. Il ministero della salute di Hong Kong annunciava pubblicamente che i suoi contatti a Wuhan riportavano la trasmissione del virus da umano ad umano.
14 gennaio. Un Tweet dell’OMS dichiara che “Investigazioni preliminari condotte dalle autorità cinesi non hanno riscontrato chiara evidenza di trasmissione da umano ad umano del novel coronavirus (2019-nCoV) identificato in # Wuhan #Cina”. La dichiarazione si dimostrò più tardi falsa e smentita dalla stessa OMS.
Secondo dati prodotti dal CDC (Center for Desease Control) statunitense, il giorno dopo, il 15 gennaio, il primo paziente registrato affetto da coronavirus arrivò negli USA, da Wuhan.
22 gennaio. Si stima che 7 milioni di persone partirono da Wuhan in gennaio, diffondendo il virus in Cina e nel resto del mondo, prima che la Cina mettesse in atto le restrizioni di viaggio per Wuhan, entrate in effetto il 22 gennaio. Le conseguenze di tale ritardo sono tristemente note.
30 gennaio. Al ritorno da un viaggio a Pechino, Tedros si complimentò con il governo cinese per rappresentare un esempio da seguire nel mondo per la sua esemplare capacità di gestione della crisi pandemica “La Cina sta stabilendo nuovi standards per la risposta alla crisi” le sue esatte parole.
11 marzo. L’OMS dichiara finalmente una pandemia dichiarando la alta probabilità della diffusione globale del virus.
6 Aprile. Pochi giorni dopo la pubblicazione della raccomandazione del CDC a tutti gli americani di indossare le maschere come misura di prevenzione, l’OMS dichiarava che “Non è necessario per i non malati indossare maschere per prevenire la diffusione del virus”. L’organizzazione modificherà questa presa di posizione varie volte nei mesi successivi.
Cosa avrebbe potuto fare l’OMS per prevenire la Pandemia?
Quando la Cina implementò le restrizioni interne di viaggio a Wuhan, l’OMS avrebbe potuto avvisare il mondo che una situazione allarmante e potenzialmente pericolosa si stava sviluppando. Non lo fece.
La Cina non consentì investigazioni indipendenti a Wuhan, probabilmente per paura che i risultati potessero danneggiare ulteriormente l’immagine pubblica del regime. Tale presa di posizione avrebbe dovuto quantomeno allarmare l’OMS alla luce del fatto che il fine principale della sua esistenza è ” il raggiungimento da parte di tutte le popolazioni del livello più alto possibile di salute”. Non lo fece.
L’OMS avrebbe dovuto diffondere la notizia di una pandemia in atto sin dai primi segni del pericolo. Aspettò invece quasi la metà di marzo per annunciare la pandemia, quando già 114 Paesi riportavano casi di covid19 con più di 4,000 decessi.
Un’OMS responsabile non si sarebbe complimentata ripetutamente con la Cina per la sua maniera di gestire la pandemia, quando era perfettamente al corrente del “cover up” in corso, a discapito del resto del mondo.
L’OMS sembra ricordarsi dei suoi principi di protezione della salute mondiale, solo quando questi appaiono allineati con gli interessi della Cina. Un esempio? Quando Trump, ripetutamente definiva pubblicamente il covid19 “il virus cinese”, l’OMS raccomandava di evitare termini che affiancassero il covid19 alla Cina o alla città di Wuhan per evitarne la stigmatizzazione.
Di per sé visto il manifesto dell’organizzazione, tale affermazione non sembra né inusuale né tantomeno discriminante.
Se invece si richiama alla memoria il silenzio dell’OMS quando ufficiali governativi cinesi dichiarano covid19 un’operazione della CIA e lo definiscono “il virus americano”, si ha la netta sensazione della fastidiosa presenza di un sistema a “due pesi e multiple misure”.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità è un organismo che riteniamo cruciale per la prosperità e la salute del genere umano. Per anni ha funzionato seguendo i propositi per la quale è stata creata.
Purtroppo, ha palesemente dimostrato durante questa pandemia, l’inabilità di conciliare l’interesse pubblico con quello privato della sua leadership.
Che il gesto di Donald Trump di uscire dall’organizzazione rappresenti una “bandiera rossa” elevata ai fini di evidenziarne le chiare falle sotto la presente struttura manageriale, appare ancora da dimostrare ed i mesi che seguono potrebbero essere decisivi ai fini di verificare l’efficacia dell’iniziativa americana.
Riteniamo quindi che un riallineamento della leadership con i necessari cambi al vertice e l’adozione di misure che ne assicurino la futura indipendenza da agenti politici o di interesse economico ai fini di un’operazione trasparente e nell’esclusivo interesse della salute della comunità globale, sia necessario.
FONTE:https://www.infosec.news/2020/07/12/news/strategie/oms-una-ristrutturazione-necessaria-e-nellinteresse-di-tutti/
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°