RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 23 NOVEMBRE 2020
A cura di Manlio Lo Presti
Esergo
Aspettami come fossi un pacco di amazon
Giuliana.da
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SOMMARIO
La nube tossica delle notizie che non informano
Pandemie. La storia insegna?
“CONNESSIONI”, l’ultimo romanzo di Francesca Sifola
Le chiamano coincidenze ma senza particolare convinzione.
Craig Roberts: Covid, una guerra per ridurci a bestiame
“L’Italia sovrastima i morti. Basta che siano positivi…”
LA REGINA DEGLI SCACCHI
Dott. Massimo Citro: “Viviamo la più grande farsa della storia. Vi spiego cosa fare”
Il silenzio delle donne “rosse” che umilia un’altra volta Jole Santelli.
Stigliano (Matera), natura, street art e tradizioni
L’apocalisse del Bianconiglio
LE GIOVANI GENERAZIONI CREDONO MENO ALL’UGUAGLIANZA UOMINI-DONNE.
Antifragilità: 5 principi per diventare antifragile
Ungheria e Polonia, quando la sovranità non si compra con 30 denari
Al Qaeda: morto al Zawahiri, al suo posto Saif al Adel
Elena Ferrante consiglia 40 libri scritti da donne
50milioni a titolo di «Contributo straordinario per i servizi informativi connessi alla diffusione del contagio da COVID-19 per l’anno 2020»
DECRETO 12 ottobre 2020
MALVEZZI: I DEVASTANTI DANNI DEL LOCKDOWN IN ITALIA
I veri effetti del lockdown sull’economia di cui nessuno parla
Recovery Fund: un possibile capestro
Caos sbarchi: decine di gommoni pronti a partire dalla Libia
Più sbarchi, meno regolari: cambia l’Italia dei migranti
Gran Bretagna: Offrire un terreno fertile al totalitarismo
USA 2020, ci tocca dare ragione a Stalin: «non conta chi vota, ma chi conta i voti…»
LO STATO PROFONDO DI BIDEN
Biden’s Deep State
Top Biden advisors Flournoy and Blinken promise smarter, more secretive permanent war policy
Prove di federazione, il centrodestra si ricompatta. Forse
Bill Gates avverte: “Ecco come cambierà il mondo”
La storia riletta: “La Marcia in Roma del ’22”
EDITORIALE
La nube tossica delle notizie che non informano
Manlio Lo Presti – 23 novembre 2020
Youtube cancella Il Trionfo di Leni Riefenstahl per violazione delle nuove norme sull’odio
Sui vaccini – tema di grande attualità – non abbiamo alcuna certezza conoscitiva. Ecco un esempio lampante di come la comunicazione sia una nube tossica che NON DEVE INFORMARE SERIAMENTE.
Nemmeno i servizi segreti con i loro strumenti informatici, spionistici, di controllo tecnotronico (droni, elicotteri, chip sottopelle, braccialetti elettronici, ascolto e dossieraggio delle conversazioni di TUTTI in massa, tracciamento dei percorsi con il CELL BROADCAST, violazione permanente della riservatezza, GDPR e controllo territoriale riescono ad essere certi della autenticità di una informazione, figuriamoci noi cittadini che riceviamo notizie che ESSI decidono di inviarci!!!
Il tema dei vaccini è altamente tecnico e quindi è compreso dallo 0,0000005% della popolazione purché, anche in questo caso, i flussi informativi siano COMPLETI e ciò non accade MAI, men che meno in questo settore dove sono in ballo 25.000.000.000 – venticinquemiliardi di euro!!!
LA GENTE OGGI È NELLA STESSA SITUAZIONE DELL’UOMO MEDIEVALE CHE SAPEVA DELLA MORTE DI UN IMPERATORE O DI UNA GUERRA O DI UNA PESTILENZA CINQUE/SEI MESI DOPO IL LORO ACCADIMENTO. Adesso crediamo di essere più informati perché riceviamo montagne di notizie. Ma LE NOTIZIE NON SERVONO PER INFORMARE MA PER MINACCIARE ALCUNI PRECISI DESTINATARI CHE LE LEGGONO…
La credibilità dovrebbe basarsi sula TOTALE AUTONOMIA GESTIONALE E PATRIMONIALE DEI PERIODICI. Una situazione che esiste con testate stampate o web che sono marginali raggiungendo una quota di popolazione risibile rispetto alle corazzate informative di terra di mare e di aria, catene tv, ecc. finanziate dalla Presidenza del Consiglio e da catene di imprenditori, molti dei quali prestanomi di altri che non voglio apparire.
Adesso, da un trafiletto dell’ultimo dpcm, vengono erogati milioni alle strutture informative che forniranno INFORMAZIONI CORRETTE SUL COVID1984. Siamo ad una versione tecnotronica del MINISTERO DELLA VERITÀ
Per il fatto che dietro ogni azione ci sono interessi enormi e tante tante tante spese.
NESSUNO SI PUO’ PERMETTERE DI DIFFONDERE NOTIZIE CHE NON SIANO PREVIAMENTE CONTROLLATE, FILTRATE, ADDOMESTICATE, CLOROFORMIZZATE, RICATTATORIE ALLA BISOGNA. LE NOTIZIE NON DEVONO INFORMARE, DEVONO CONDIZIONARE ED ALTERARE LE FACOLTA’ COGNITIVE DELLA POPOLAZIONE FUORVIATA DA UNA FINTA VARIETÀ E DIVERSITÀ DELLE FONTI …
Lo ha detto prima e meglio di me un sociologo Marshall McLuhan negli anni 50, lo ha detto Bernays con il suo libro leggendario PROPAGANDA, lo ha detto Noam Chomsky, lo ha detto Michel Foucault, l’antropologo Marc Augé, il prof. Carroll Quigley – un oscuro docente di una piccola università – che è stato consigliere e CONSIGLIORI di sette presidenti americani influenzando quindi la politica mondiale ed imperiale USA per oltre 30 anni.
Unica garanzia ritorna ad essere la REPUTAZIONE che oggi è stata totalmente oscurata dall’urlo e dalla alluvione disinformativa …
I TECNOLOGI DEL TERRORE, detti SPIN DOCTOR, fondano le loro strategie su:
- PAURA,
- MAGGIORE PESO DELLE INFORMAZIONI NEGATIVE,
- LA MENTE CHE NON RIESCE A METABOLIZZARE LA VERITA’ GIRANDO LA TESTA DA UN’ALTRA PARTE
Molto istruttivo sul tema della paura il DISCORSO SULLA GUERRA TOTALE di Goebbels del 1933. Non abbiamo inventato nulla! (1)
Triangolando le informazioni emergono le contraddizioni che fanno apparire spezzoni di verità. Triangolare significa avere a mente 5-10.000 articoli a memoria, accumulare notizie per almeno 10 anni, accostarle fra loro anche se con date lontane, mantenere una linea di coerenza nella ricerca che si sta facendo … E CHI, OGGI, HA VOGLIA DI FARLO CON SERIETÀ! Lo stesso risultato e visibilità, anche in misura notevolmente superiore, si ottiene con la rabbia, con l’odio, con la notizia drogata sparata e poi smentita in ottava pagina se qualcuno si ribella facendolo notare.
INFINE, LA PROPAGANDA PERMANENTE SI AVVALE DELLA INFORMAZIONE ICONICA. Genio insuperabile la regista LENI RIEFENSTAHL, (2) dalla quale hanno attinto TUTTI i registi successivi, anche se non dicono perché – secondo i vincitori – lei stava dalla parte sbagliata della storia …
NOTE
- https://www.perlaretorica.it/wp-content/uploads/2013/04/Goebbels-discorso-guerra-totale.pdf
- https://inchiostro.unipv.it/leni-riefenstahl-cinema-di-propaganda-come-trionfo-del-reale/ ;
TEMI TRATTATI
#nubetossica #vaccini #covid1984 #disinformazione #droni #elicotteri #microchipsottocutanei
#braccialettielettronici #dossieraggiodimassa #tracciamentopercorsi #cellbroadcast
#uomomedievale #guerra #pestilenza #bernays #chomsky #michelfoucault #marcaugé #carrollquigley
#reputazione #spindoctor #paura #terrore #guerratotale #goebbels #leniriefenstahl
EVENTO CULTURALE
Pandemie. La storia insegna?
“CONNESSIONI”, l’ultimo romanzo di Francesca Sifola
Grazie a
e al Tg Regione Campania per aver raccontato nella rubrica “Libriamoci” il mio ultimo libro “Connessioni”.
FONTE: https://www.facebook.com/FrancescaSifolaScrittrice/posts/2752981088305987
IN EVIDENZA
FONTE: https://www.facebook.com/groups/467562806766038/user/100000545483769/
Craig Roberts: Covid, una guerra per ridurci a bestiame
«Negli Stati Uniti il Grande Inganno del Covid-19 è stato utilizzato per giustificare un fraudolento voto postale volto ad impedire la rielezione del presidente Trump. Il prossimo utilizzo del Covid-19 sarà quello di attaccare le libertà civili. Se lo scippo elettorale dei democratici sarà coronato da successo, avremo probabilmente quel lockdown nazionale che tanto piace ai consulenti di Biden sul coronavirus. Ci sono pochi dubbi sul fatto che la vaccinazione obbligatoria sarà presentata come l’unico mezzo per uscire dal lockdown». Così si esprime Paul Craig Roberts, autorevole analista statunitense, già viceministro dell’economia con Reagan. «Il film “V per Vendetta” si era rivelato predittivo. Nel film, che era stato l’ispiratore delle famose maschere di Guy Fawkes, viene progettata una pandemia per facilitare l’instaurazione di una dittatura. Sembra che un maggiore controllo sulle persone, sulle loro possibilità lavorative e sui loro movimenti sia il futuro verso cui ci stiamo indirizzando». Ancora: «Con il pretesto del coronavirus e tramite un’operazione terroristica e propagandistica senza precedenti, i governi stanno conducendo con successo il più grande esperimento umano della storia».
Le conseguenze, spaventose, diventeranno ancora più tangibili nel corso dei prossimi mesi e anni. «Finora, con un tratto di penna, i governi (non il virus) hanno ridotto gli esseri umani al rango di ovini e bovini: miliardi di persone sono state costrette agli arresti domiciliari o al confino, le attività non essenziali sono state chiuse e milioni di individui hanno perso di colpo le loro possibilità di sostentamento. La capacità di muoversi e di viaggiare liberamente è stata eliminata e l’economia globale è andata in picchiata, provocando indicibili sofferenze nei paesi del primo e, soprattutto, del terzo mondo». Come se non bastasse, sono stati lanciati spyware distopici ed estremamente intrusivi per tracciare e monitorare la popolazione (ma non i funzionari governativi)». Lo stress derivante dal blocco globale, dalla disoccupazione e dalla propaganda ha scatenato una vera e propria pandemia di suicidi e di overdose. In Inghilterra e nel Galles, il tasso dei suicidi ha toccato il massimo degli ultimi vent’anni. Nel frattempo si stima che oltre 75.000 americani potrebbero morire per suicidio e overdose a causa del peggioramento delle loro condizioni di vita. Le leggi speciali ora in vigore «fanno impallidire quelle, liberticide, adottate dopo l’11 Settembre».
Un esempio? L’Australia: i cittadini «sono stati completamente privati dei loro diritti civili». Nello stato di Victoria è stato imposto uno lockdown di tipo 4: all’aperto si deve sempre indossare la mascherina (e in caso di inadempienza è prevista una multa di circa 1.000 dollari). «I cittadini possono fare attività fisica all’esterno solo per un’ora al giorno, non possono allontanarsi da casa per più di 5 chilometri, devono uscire da soli per fare la spesa o per motivi medici ed è previsto il coprifuoco dalle 8 di sera alle 5 del mattino. Chi lo infrange è sanzionato con 5.000 dollari. Se questa non è una prigione, allora vuol dire che non ne è mai esistita una». In Danimarca è pronto per essere approvato un disegno di legge di 227 pagine molto dettagliato e complesso. Obiettivo dichiarato: proteggere la popolazione da “malattie infettive, malattie generalmente pericolose e malattie socialmente critiche”. Per “malattia socialmente critica” si intende una malattia generalmente pericolosa, la cui diffusione rischia di causare gravi disturbi a importanti funzioni della società. «Traduzione: tutti quelli che contesteranno le spiegazioni ufficiali o andranno contro la versione degli eventi dell’establishment saranno considerati malati e ridotti al silenzio».
La definizione estremamente ampia di “malattia socialmente critica”, si legge sempre sul blog di Craig Roberts, significa che l’élite può definire qualsiasi comportamento problematico come “una malattia”, di cui occorre immediatamente arrestare la diffusione. «Per anni, una delle massime priorità dell’élite è stata quella di vietare le versioni dei fatti contrarie alla narrativa ufficiale, etichettandole come ‘fake news’ e ‘teorie del complotto.’ Il concetto orwelliano di fake news comprende tutto ciò che minaccia gli interessi del potere centrale, ma non, ad esempio, le bugie sulle guerre di Washington, come le ‘armi di distruzione di massa di Saddam’, la ‘bomba atomica iraniana, ‘l’utilizzo delle armi chimiche da parte di Assad’, eccetera». Di fatto, sfruttando la crisi del coronavirus, in tutto il mondo «sono state rapidamente proposte e promulgate leggi totalitarie con un alto grado di coordinamento e con pochissime varianti».
In diversi paesi, ora è un crimine diffondere informazioni contrarie alle torie ufficiali: nello Zimbabwe, chi diffonde informazioni scomode rischia fino a 20 anni di carcere. In Thailandia, il governo ha avvertito che «chiunque farà battute sul virus potrebbe rischiare fino a cinque anni di prigione». Negli Stati Uniti, i social media e gli organi di informazione censurano le notizie che mettono in dubbio l’utilità delle mascherine e i dati secondo cui il test per il Covid-19 produrrebbe un alto tasso di falsi positivi. Attraverso i media, «abbiano condizionato le masse ad accettare il totalitarismo come unica soluzione al problema». Le persone «sono sono state terrorizzate, represse, isolate, sottomesse, impoverite e demoralizzate». Il Covid-19 viene utilizzato «per rimodellare e risocializzare le masse, allo scopo di prepararle a cambiamenti massicci, come una dittatura digitale transnazionale». I media occidentali non ammettono discussioni, su questi argomenti.
La presunta pandemia viene utilizzata anche dal World Economic Forum, per assumere il controllo dell’agricoltura e della produzione alimentare globale. Obiettivo: promuovere gli Ogm e gli alimenti prodotti in laboratorio, e trasfomare le agricolture diversificate in monocolture da esportazione. «Le nazioni ora autosufficienti dal punto di vista alimentare dovranno dipendere dalle importazioni. Il controllo dei generi alementari da parte delle multinazionali aumenterà il potere centrale sulle persone ed eliminerà la biodiversità geografica». Conclude Craig Roberts: «La paura è un mezzo efficace per distruggere la libertà e trasformare la società. L’11 Settembre e il Covid-19 sono entrambi serviti a ridurre la libertà, comprometterne la difesa e ampliare i poteri del governo e delle multinazionali sulle popolazioni. Di conseguenza, sta scomparendo la possibilità di obbligare i governi a rispondere del loro operato e, con essa, la democrazia».
“L’Italia sovrastima i morti. Basta che siano positivi…”
Veramente nel nostro Paese il Coronavirus è più letale? Sui numeri c’è qualcosa che non torna: “Contiamo in maniera diversa rispetto a tutto il resto dell’Europa”
I numeri dei positivi in Italia sono sottostimati? I morti finiscono indistintamente nel calderone del Coronavirus? Fino a pochi giorni fa chi si poneva queste domande veniva automaticamente tacciato di negazionismo.
E invece adesso qualche teoria inizia a essere presa seriamente in considerazione anche dagli esperti. Non da un no-mask qualunque, ma da Graziano Onder, responsabile del rapporto dell’Istituto superiore di sanità sulla mortalità da Covid-19: “Mentre da noi tutti coloro che muoiono e risultano positivi al tampone vengono classificati come decessi da Covid, non è così in altri Paesi“. Il dibattito è entrato nel vivo in seguito all’elaborazione dell’università americana Johns Hopkins di Baltimora, che colloca il nostro Paese al terzo posto nel mondo – dopo Messico e Iran – per quanto riguarda la letalità.
Oltre alle condizioni del sistema sanitario e al fattore inquinamento, va considerato che siamo la nazione con la maggior percentuale di popolazione anziana in Europa: la media anagrafica dei morti per Sars-CoV-2 in Italia è di 82 anni, persone di età avanzata e con più patologie. “A influire sulla mortalità ci sono anche le caratteristiche della nostra popolazione, che per un quarto è composta da ultrasessantacinquenni ed è la più anziana d’Europa“, ha spiegato il geriatra. Il direttore del dipartimento malattie cardiovascolari, endocrino-metaboliche e dell’invecchiamento, riporta La Verità, ha inoltre precisato che nel nostro Paese “il 90% dei morti sono per, e non con Covid. Persone anziane e con più patologie uccise comunque dal virus“.
“Così siamo i peggiori d’Europa”
L’auspicio è che l’Italia conteggi i decessi da Coronavirus come nel resto del mondo. Sì, perché sulla mortalità abbiamo sbagliato “contando in maniera diversa da tutto il resto dell’Europa“. L’infettivologo Matteo Bassetti non ci sta e perciò chiede di non lasciare questo aspetto nella totale indifferenza: “Vogliamo dirlo o vogliamo continuare nell’errore ed essere considerati i peggiori d’Europa?“. C’è però un “peccato originale” che riguarda i mesi di marzo e aprile, quando chiunque arrivava in ospedale con un tampone positivo, “anche se aveva un infarto, veniva qualificato come morto per Covid“.
Antonio Clavenna, responsabile dell’Unità di Farmacoepidemiologia dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano, è convinto che l’indice di letalità sarà verosimilmente intorno all’1% anche nel nostro Paese quando “nel conteggio Covid entreranno gli asintomatici e quelli che avevano sintomi leggeri“. A puntare il dito contro la modalità di trasmissione dei dati statistici da parte delle Regioni all’Istituto superiore di sanità è stato Alberto Zangrillo, prorettore dell’università Vita-Salute San Raffaele di Milano: “È gravata da un fisiologico ritardo, che rende ogni conclusione in merito del tutto inopportuna e intempestiva“.
FONTE: La Verità 21 11 2020
FONTE: https://www.ilgiornale.it/news/cronache/litalia-sovrastima-i-morti-solo-noi-contiamo-i-deceduti-1904524.html
ARTE MUSICA TEATRO CINEMA
LA REGINA DEGLI SCACCHI
17 NOVEMBRE 2020
“The Queen’s Gambit”, la miniserie Netflix tratta dall’omonimo libro di Walter Tevis, è una perfetta allegoria dell’indeterminatezza in cui ci troviamo intrappolati, come pedine in balìa di una scacchiera infinita. L’amore, il successo, la libertà rappresentano tutti bisogni che non sono e saranno mai soddisfatti perché, come dice Karl Marx, la società occidentale dei consumi non lo permette.
ATTUALITÁ SOCIETÀ COSTUME
Dott. Massimo Citro: “Viviamo la più grande farsa della storia. Vi spiego cosa fare”
FONTE: https://www.databaseitalia.it/dott-massimo-citro-il-covid-e-la-piu-grande-farsa-della-storia-vi-spiego-cosa-fare/
BELPAESE DA SALVARE
Stigliano (Matera), natura, street art e tradizioni
Gli alberi del Parco della Mandarra trasformati in opere d’arte. La street art di cinquanta artisti apre “una finestra sul mondo” nel piccolo paese della Basilicata
Testo e foto: Stefania Cacciani
Stigliano (Matera) – In Basilicata, oltre a città celebri e conosciute anche a livello internazionale come Matera e Maratea, vi sono realtà dell’entroterra che hanno un potenziale turistico rilevante, come Stigliano. Negli ultimi anni decine di artisti professionisti della street art, provenienti da differenti parti del mondo, hanno trasformato con i loro murales l’immagine di questo paese lucano di quasi 4.000 abitanti, attraendo moltissimi visitatori. Opere d’arte immense per dimensione e per le raffigurazioni che ravvivano con il loro colori edifici che altrimenti passerebbero inosservati.
Da questa collaborazione è nato AppARTEngo Street Fest grazie all’entusiasmo del suo ideatore Pietro Micucci. Nato a Stigliano ma trasferitosi a Milano, dopo varie esperienze professionali, ha deciso di ritornare a casa. Il festival dell’arte è pensato per riqualificare il paese, per modificarlo senza trasfigurarlo, per ripopolarlo e renderlo un luogo di intrattenimento anche per i giovani e per 365 giorni l’anno.
Gli artisti accolti a Stigliano si sentono come a casa, si avvicinano agli abitanti e creando le loro opere diventano parte integrante della comunità. Come la street artist di origine spagnola Letizia che ritrae una ragazza di Stigliano dal volto dolce e sincero. Quasi un suo autoritratto, dove prevale il colore blu che è, come mi spiega, la congiunzione tra femminilità e spiritualità. Accanto una valigia che simboleggia il viaggio, l’oppressione nello stare a casa, la voglia di emigrare pur essendo legata al territorio, alle proprie radici.
Attraversando il centro del paese, tra le opere d’arte, create con vari materiali (legno, cartapesta, pietra, ferro, vetro, creta e ceramica), a poche decine di metri dal cuore del borgo, si trova il Parco della Mandarra, unico in Basilicata ad avere alberi destinati all’abbattimento trasformati in opere d’arte che raffigurano volti di persone o animali.
Il Festival dei cortometraggi, il Mandarra Film Festival promuove l’ immagine di Stigliano come “paese d’arte”. Arte e natura si fondono in un ideale di bellezza universale.
Come affermano con orgoglio gli abitanti di questo paese; “Stigliano è una finestra sul mondo, il luogo dove ci si può sentire in due, tre, mille posti contemporaneamente e nello stesso tempo a casa, quella casa in cui ognuno può entrare a farvi parte: casa nostra, casa vostra”.
FONTE: https://www.terredeuropa.net/racconti-di-viaggio/stigliano-matera-natura-street-art-e-tradizioni.html
Il silenzio delle donne “rosse” che umilia un’altra volta Jole Santelli.
Gianmarco Bozia – 21 11 2o2o
Ma dove sono finite le donne di sinistra? Sono scomparse. Ammutolite. Silenziate.
Ma dove sono finite le donne di sinistra? Loro, sempre attente al rispetto della persona, alla dignità umana.
Nessuna Boschi, nessuna Boldrini, nessuna Bonino.
Che la donna di destra, quando viene derisa, insultata o minacciata, riceva soltanto il sostegno delle compagne di partito è un film visto e rivisto.
Ma che la donna di destra malata di tumore e deceduta non meritasse nessuna parola di rispetto dalle paladine del femminismo è una pellicola rara.
Che non fa altro che divaricare l’abisso (per usare un termine morriano) tra i due mondi.
Loro, scrutatrici dei pensieri maligni, fustigatrici del machismo imperante e detentrici della moralità.
Dove si sono cacciate? Sono scomparse. Ammutolite. Silenziate.
Dall’oltretomba del proscenio politico da ieri sera non si è alzata nemmeno una voce, non dico in difesa di Jole Santelli ma almeno in attacco del presidente della Commissione Antimafia Nicola Morra.
Invece, niente di niente.
FONTE: https://www.facebook.com/gianmarco.bozzia/posts/10221387711596197
L’apocalisse del Bianconiglio
L’Italia non è una slot machine, non basta inserire una moneta e tirare la leva, appellandosi alla Dea bendata, non è una roulette da “Les jeux sont faits, rien ne va plus” e non è una roulotte in cui stipare sacchi di promesse mai mantenute che puzzano come spazzatura.
L’imprevedibile monsone venuto dal Mar Cinese che a gennaio attraversò le Alpi – come Pirro e i suoi elefanti – facendo stracci del tessuto economico del bel paese, incenerendo attività commerciali, piccole e medie imprese, piegando lavoratori e famiglie, sradicando ombrelloni e sdraio dai nostri stabilimenti balneari, ora galleggia al largo sulle acque del Mare Nostrum, come una nave ONG o un peschereccio straniero, in attesa di sbarcare sulle nostre coste rinnovata miseria.
Rinnovata miseria è ciò che porterà la reiterata emergenza Covid-19, alla quale, al primo “ciak si gira”, il bianconiglio strombazzava “Siamo pronti…” e alla quale, oggi, al secondo “ciak si rigira” starnazza contro i giovani, le palestre e la movida come se non ci fosse un domani.
Come nella fiaba di Carroll, l’araldo non fa che ripetere, orologio alla mano: “È tardi, è tardi!”
Siamo caduti – come Alice – nella tana del bianconiglio, realizzando di non essere nel paese delle meraviglie e, probabilmente, per effetto della caduta, si deve essere rovesciato il mondo.
Siamo nell’Italia del 2020, non nell’Ucraina del 1986! Lecco – la mia città – non è Pripyat!
Pur senza negare l’esistenza del “vairus” – citazione dal dialetto anglosassone “bibitese” – usare il minimo di intelletto che Nostro Signore ci ha donato è cosa buona e giusta, nostro dovere: se il Covid-19 fosse così letale come narrato nelle cronache terroristiche del mainstream – mortale lo è stato in alcuni casi, come in passato ogni altra influenza stagionale – le mascherine chirurgiche, il distanziamento, il coprifuoco notturno sarebbero semplicemente inutili, poiché dovremmo evacuare a gambe levate la città, la Nazione.
Evidentemente non riusciamo a ragionare, perché ci sono impediti i giusti collegamenti.
La confusione generata ad arte unita alla una strategia della paura modello STASI – la polizia segreta della Germania Est – hanno mandato in corto circuito qualunque ragionamento che non risponda alle fuorvianti e assurde logiche filo governative.
Ora qualcuno storcerà il naso, dirà che i numeri parlano da soli…
Vogliamo giocare a Sudoku? Incastrare due dati?
Il nosocomio Manzoni di Lecco dispone di una terapia intensiva Covid-19 da 6 posti letto, di cui – alla data del 22 ottobre – ne sono occupati 5, per altro da pazienti trasferiti da fuori comune.
Lecco città conta 48.131 abitanti, se volessimo perderci nella matematica di palazzo, potremmo dire che la percentuale dei malati gravi è pari a 0,010%, ma il punto è un altro: come abbia potuto la terapia intensiva del Manzoni riempirsi tra domenica notte e lunedì mattina è un mistero che nemmeno i titoloni dei media locali hanno saputo spiegare.
Lasciamo i rapporti e le percentuali nella ludoteca statale e poniamoci una domanda, l’unica che in questo momento abbia un senso: cosa diavolo hanno fatto governo e regioni in questi dieci mesi per fronteggiare la tanto attesa seconda ondata?
Vorrei poter trovare una risposta seria ed esaustiva, ma non riesco nemmeno ad immaginarla.
O sono interdetto io – noi – o qualcuno si sta arrampicando sugli specchi.
Il Bianconiglio – che non pecca mai di modestia – è un trasformista dai molti volti, dai tanti accenti, il cui ruggito suona sicuro quanto il miagolio di un gattino che graffia il vetro cercando disperatamente una via d’uscita.
È ormai chiara l’impreparazione – che va di pari passo all’arroganza – di un’intera classe politica che non ha a cuore la Nazione ed è lampante il livello di deficienza di una casta che ha già dimostrato tutta la propria incapacità e che, con la richiesta di coprifuoco, ha toccato il fondo.
Sentite anche voi quel suono sinistro, stridulo, di unghie che scivolano sulla parete trasparente?
L’Italia non è una slot machine, non basta inserire una moneta e tirare la leva, appellandosi alla Dea bendata, non è una roulette da “Les jeux sont faits, rien ne va plus” e non è una roulotte in cui stipare sacchi di promesse mai mantenute che puzzano come spazzatura.
Aveva ragione il dottor Cesare Lombroso, fondatore dell’antropologia criminale, il cui concetto semplificato e allargato è: mostrami che faccia hai e ti dirò chi sei.
Personaggi da fumetto s’improvvisano maldestri fantini che, strattonano le redini della Nazione, ormai un cavallo “scosso”, che galoppa allo sbaraglio.
Piacerebbe a chi scrive immaginare un Italia rampante come il cavallino, simbolo dell’asso del volo Francesco Baracca, ma la realtà supera l’immaginazione e quello stallone non è che un elefante che si muove su zampe di fenicottero.
Camminare sulle uova è un esercizio che mal comincia e peggio finisce, ma se proprio ci si volesse avventurare, sarebbe opportuno avere a disposizione una gallina, ma dalle uova d’oro.
Purtroppo siamo una Nazione svilita del potere di stampare moneta propria e la nostra gallina cova oro in un’altra Aia così che, rotte le uova, il pachiderma – con il suo circo itinerante – può soltanto precipitare.
Come definirebbe taluni soggetti del carrozzone sub umano lo stimato dottor Lombroso, quei burattini come il Presidente del Consiglio e i suoi ministri, le cui fila sono tirate dai tanti Mangiafuoco della finanza e dell’industria italiana ed europea?
Forse è meglio soprassedere prima di dar corso ad una carrellata di nuovi mostri, ma certo questi “mezz’uomini” dovrebbero essere processati per alto tradimento e disastro colposo e condannati al carcere a vita nel IK-6 o “Delfino Nero”, la peggior prigione esistente al mondo.
Il fallimento del modello italiano è alle porte del prossimo lockdown: saracinesche abbassate, insegne rimosse, bagliori blu in lontananza, bulldozer governativi che scaricano tonnellate di responsabilità sui giovani e su un intero settore che era il fiore all’occhiello della nostra economia.
Siamo in un clima da Berlino Est! Dal coprifuoco al muro il passo è breve, ce lo insegna la storia, ce lo rammenta la memoria. I primi mattoni sono già stati posati con l’entrata in vigore dell’ordinanza regionale lombarda.
Stanno alzando un muro di parole vuote, di menzogne, di delazioni, di soluzioni inutili, di cartelle esattoriali, di aumenti delle imposte, di un imbarazzante silenzio di fronte alle richieste di aiuto dello stato sociale.
Un muro chiuso a cerchio attorno ad un governo già completamente distaccato dalla realtà, che vive in un clima surreale, da fiaba macabra.
Fossi nei panni di governatori e sindaci non dormirei sonni tranquilli, ma mi affretterei a nascondermi nella tana sottoterra.
Se è pur vero che l’unione fa la forza, a maggior ragione l’unione di un intero popolo può diventare un potenza di fuoco insostenibile per chiunque. Un intero popolo, una sola effige, pronto e disposto a battersi sul filo del rasoio.
Un sogno? Non un sogno di cui al mattino resti soltanto la coscienza ancor gialla di dormita nell’angolo dell’occhio, ma una certezza, una consapevolezza di pochi che sia esempio per tutti.
Avessimo un Papa in Vaticano e non un oscuro servitore della Deep Church e del Deep State – altro volto del Bianconiglio – che sta scardinando giorno dopo giorno le fondamenta della Chiesa Cattolica Romana, potremmo annoverare tra nostre fila un potente alleato, invece, a me par di sentire, sempre più distintamente, una voce subdola tra le sante mura che avvisa il nemico della nostra presenza.
Ascoltate…
“Pape Satàn, pape Satàn aleppe!“
“Principe Satana, Principe Satana, attento!“
Divina Commedia – Inferno Canto VI
LE GIOVANI GENERAZIONI CREDONO MENO ALL’UGUAGLIANZA UOMINI-DONNE.
Il fallimento totale del Politically Correct
Novembre 22, 2020 posted by Giuseppina Perlasca
Oggi un paio di grafici hanno fatto discutere sull’evoluzione della società. Il Politically Correct ed il Gender Neutral sono il mantra delle élite universitarie, soprattutto nel Nord Europa e nel mondo anglosassone. Eppure questo tipo di pressione sembra completamente fallimentare: infatti si scopre che i giovani “sono il gruppo di età meno propenso a credere che le donne siano capaci di leadership quanto gli uomini”, secondo uno studio di 14.000 persone evidenziato da Bloomberg venerdì.
Solo il 72% dei partecipanti al sondaggio di età compresa tra i 18 ei 34 anni nelle nazioni del G-7 ha affermato che entrambi i sessi erano ugualmente adatti per posizioni di leadership. Ciò segna la risposta più bassa di tutti i gruppi di età e una netta differenza rispetto al 76% che ha risposto allo stesso modo nella fascia di età compresa tra 55 e 65 anni.
Il delta tra i risultati della generazione più giovane e i risultati dei partecipanti più anziani è stato più pronunciato in Francia, Regno Unito e Germania. In sintesi, le generazioni più giovani in questi paesi hanno meno probabilità di credere nell’uguaglianza di genere rispetto alle generazioni più anziane.
Gli autori del sondaggio, denominato Reykjavik Index for Leadership, hanno affermato che negli ultimi 3 anni in cui è stato condotto c’è stata una “notevole assenza di progresso”.
Insistere per l’assenza di differenze di genere sembra peggiorare la fiducia nelle qualità delle donne. Non è che forzare la comunicazione sull’elemento del genere, invece che sulle qualità singole e personali delle persone, risulti alla fine stucchevole ed inutile, generando una spinta perfettmente opposto? Non sarebbe meglio non cercare sempre un forzato equilibrio fra uomini e donne e laciare che emergano le qualità migliori, indipendentemente dal sesso ?
Vediamo inoltre come questa distribuzione di suddivide a seconda della nazionalità:
Regno Unito, Canada ed USA sono le tre nazioni dove la leadership femminile è veista meglio. Potremmo dire che il Regno Unito, con figure come la Regina Elisabetta II e la Thatcher, vince facile. Il tradizionale Giappone è all’ultimo posto, ma al penultimo c’è la super-progressista Germania con la Merkel è al penultimo posto. Non è che la Cancelliera ha rotto le scatole ?
FONTE: https://scenarieconomici.it/le-giovani-generazioni-credono-meno-alluguaglianza-uomini-donne-il-fallimento-totale-del-politically-correct/
Antifragilità: 5 principi per diventare antifragile
In un mondo sempre più complesso e imprevedibile essere resilienti non basta: dobbiamo intraprendere la via dell’antifragilità.
Negli anni passati ti ho spesso parlato di resilienza, ovvero la capacità di resistere agli urti della vita.
Beh, negli ultimi tempi gli urti di certo non sono mancati e tutti noi agogniamo un ritorno alla normalità.
Tuttavia, alcuni trend tecnologici, ecologici ed economici ci fanno presagire come l’imprevedibilità degli eventi non sarà più l’eccezione, ma la norma.
Per prosperare in questo nuovo mondo la resilienza, dunque, non è più sufficiente: dobbiamo imparare ad essere antifragili.
Cos’è l’antifragilità?
Usando le parole di Nassim Nicholas Taleb, autore di “Antifragile: prosperare nel disordine“, il testo che ha introdotto il concetto di antifragilità al mondo:
“Certe cose traggono vantaggio dagli scossoni; prosperano e crescono quando sono esposte alla volatilità, al caso, al disordine e ai fattori di stress, e amano l’avventura, il rischio e l’incertezza.
Eppure, nonostante l’onnipresenza del fenomeno, non esiste una parola che descriva l’esatto opposto di fragile. Chiamiamolo allora «antifragile».
L’antifragilità va al di là della resilienza e della robustezza. Ciò che è resiliente resiste agli shock e rimane identico a se stesso; l’antifragile migliora.”
Nassim Nicholas Taleb.
Chi è antifragile, dunque, non solo resiste agli urti e agli imprevisti della vita, ma ne trae addirittura vantaggio: crescendo, migliorando, rafforzandosi.
Come possiamo dunque intraprendere la via dell’antifragilità?
Innanzitutto dobbiamo prendere consapevolezza che ogni cosa, praticamente tutto ciò che conta, è parte della Triade…
La Triade
Il tuo lavoro, la tua salute, le tue relazioni, il Paese in cui hai scelto di vivere, i tuoi investimenti, la tua dieta, tutto nella tua vita può essere classificato secondo la Triade:
- Fragile. Puoi perderlo, romperlo o rovinarlo nel momento in cui le condizioni al contorno cambiano in modo inaspettato.
- Robusto. Resiste agli attacchi della vita, mantenendosi più o meno intatto.
- Antifragile. Migliora, cresce e prospera grazie all’incertezza, al caos e quando è soggetto a degli stressor.
Più scelte antifragili farai, più la m**da che ti cascherà addosso nella vita farà da concime per il tuo giardino
Vediamo dunque 5 principi pratici per intraprendere una vita all’insegna dell’antifragilità.
5 azioni concrete per aumentare la tua antifragilità
Fin dalla sua fondazione il motto di EfficaceMente è sempre stato:
“Crescita personale: esempi pratici“.
È per questo che nel 2018, partecipando ad una conferenza di Taleb a Milano, uno dei passaggi che ho più apprezzato è stato quello sulla supremazia della pratica.
Come riportato anche in “Antifragile“:
“Più una scoperta è semplice e ovvia, meno siamo in grado di arrivarci attraverso metodi complicati. La chiave sta nel fatto che le cose importanti possono essere colte solo con la pratica.”
Devi sapere che, in generale, Taleb ha una fissazione per le euristiche, ovvero elementari regole empiriche che rendono le cose semplici e facili da realizzare.
Vediamo dunque le 5 euristiche, i 5 consigli concreti, per sviluppare più antifragilità nella tua vita.
1) Assicurati sempre di avere un piano B
Quante fonti di reddito (indipendenti tra loro) hai?
Quando è stata l’ultima volta che hai fatto un backup dei tuoi files più importanti?
Hai cambiato l’olio dell’auto?
Non ci rendiamo conto dell’importanza di avere un piano B, finché avere un piano B è l’unica cosa importante.
Quali elementi della tua vita richiederebbero un piano di backup in questo momento?
Ti faccio un esempio pratico.
Qualche mese fa stavo girando dei video per il nuovo YES! Inglese, e visto che eravamo stretti con i tempi se l’SD card della fotocamera avesse avuto un qualsiasi problema, avremmo avuto perdite per decine di migliaia di euro: ne ho subito ordinata una di backup per 10 €.
Forse non la userò mai, ma è stato comunque un ottimo investimento.
Dalle cose più semplici a quelle più complesse ed importanti, quali backup puoi prevedere nella tua vita adesso per evitare che un singolo problema mandi tutto all’aria?
2) Prenditi tanti piccoli rischi, ma evita come la peste i rischi “definitivi”
Sviluppare la nostra antifragilità significa introdurre una sana dose di incertezza e imprevedibilità nella nostra vita.
Per farlo dobbiamo assumerci tanti piccoli rischi, sperimentando continuamente nuove strade: nel lavoro, nelle finanze, nelle relazioni sociali, etc.
Questi piccoli rischi si tramuteranno spesso in piccoli fallimenti irrilevanti per il nostro benessere generale; alcuni di essi, però, si riveleranno le migliori scelte della nostra vita.
D’altro canto, dobbiamo invece evitare ad ogni costo quei rischi che, se dovessero avverarsi, avrebbero un impatto definitivo sulla nostra carriera, sulle nostre relazioni, sulla nostra vita:
- Mettere tutti i nostri risparmi su quell’investimento che nostro cugggino ha definito “un successo assicurato“.
- Indulgere in cattive abitudini che potrebbero mettere in grave pericolo la nostra salute (sì, fumatore, sai di cosa sto parlando).
- Mentire e tradire la fiducia delle altre persone nella speranza che non saremo mai scoperti.
Rischia poco ma tante volte, invece che tanto ma poche volte.
3) Elimina le sovrastrutture inutili
Se stai leggendo questo blog scommetto che, sotto sotto, sei un pelino perfezionista.
Ti piace darti un sacco di regole e spesso ti imponi un numero esagerato di routine e sane abitudini.
Tranquillo, ci siamo passati tutti.
Come scritto però in una recente newsletter, arriva un momento nella nostra vita in cui sentiamo l’esigenza di semplificare, eliminando quelle inutili sovrastrutture che suonano tanto bene nella teoria, ma che servono ben poco nella pratica.
Generalmente questo momento coincide con un periodo particolarmente stressante e sfidante, ma non dobbiamo necessariamente aspettare tempi difficili per semplificare.
Anzi, concentrarci sull’essenziale, seguire “pochi principi ma buoni”, e sbarazzarci di tutto il resto è sicuramente uno dei passi chiave per essere più antifragili.
Nei momenti di difficoltà, infatti, quei pochi capisaldi ci aiuteranno a non perdere la bussola e ad affrontare al meglio le sfide della quotidianità.
Quali abitudini / routine / attività creano reale valore nelle tue giornate?
4) Nelle tue scelte fatti guidare sempre dall’opzionalità asimmetrica
Richard Branson, il carismatico fondatore della Virgin, quando avviò la sua compagnia aerea nel 1984, la Virgin Atlantic, riuscì a strappare un accordo incredibile con la Boeing, l’azienda produttrice di aerei.
Per avviare la sua compagnia aerea, si impegnò ad acquistare un aereo usato dalla Boeing, a patto, però, di poterlo restituire dopo un anno se le cose fossero andate male.
Grazie a questo accordo, nella peggiore delle ipotesi, avrebbe perso solo 6 mesi di profitti della sua azienda principale, la Virgin Records.
Se vuoi essere più antifragile, ogni volta che devi prendere una decisione importante nella tua vita, scegli la strada che ti garantirà benefici enormi (+++) se le cose dovessero andare bene e provocherà invece danni limitati (-) se le cose dovessero andare male.
Questa è quella che si definisce opzionalità asimmetrica.
Un esempio per applicare da subito questo principio nella tua vita?
Investi nella tua formazione: apprendi competenze non comuni, studia nuove lingue, specializzati in settori promettenti ma ancora inesplorati.
Se le cose dovessero andar male avrai perso qualche centinaio di euro in corsi, ma se le cose dovessero andar bene le possibilità di crescita saranno illimitate.
5) Invece di cercare di essere brillante, evita di essere stupido
The Secret (Il Segreto) è senza dubbio uno dei libri di maggior successo dell’industria del Self-Help.
Già solo il titolo è un capolavoro commerciale: esiste infatti un mercato illimitato di allocchi alla continua ricerca della formula magica per rivoluzionare la propria vita.
Questi individui perdono anni a rincorrere il segreto che finalmente li renderà ricchi, fighi e felici, non rendendosi conto di una semplice verità: non esiste (e non può esistere) alcun segreto universale.
La vita è complessa, caotica e diversa per ognuno di noi.
Se vogliamo realizzare i nostri obiettivi più ambiziosi dobbiamo sperimentare continuamente tecniche dalla provata efficacia (le famose euristiche di cui ti parlavo), ma soprattutto, dobbiamo evitare di fare le minchiate più classiche.
Già questo può portarci molto lontano.
Eccoti un esempio concreto a riguardo…
Probabilmente non esiste la dieta (segreta) perfetta che vada bene per chiunque, se però iniziamo ad eliminare i cibi industriali e i troppi dolci, di sicuro non possiamo sbagliare.
Prossimi passi
Era da diversi anni che avrei voluto scrivere un articolo sull’antifragilità: direi che il momento storico e sociale che stiamo vivendo abbia reso questa tematica più importante che mai.
Seppur tenue, infatti, si inizia finalmente a vedere una luce in fondo al tunnel che abbiamo imboccato agli inizi del 2020.
Spetta però a noi decidere come vogliamo uscire da questo periodo buio. Ne possiamo uscire:
- Indeboliti (fragilità).
- Immutati (robustezza).
- Rafforzati (antifragilità).
Mi auguro che gli spunti di questo articolo ti stimolino a scegliere la terza opzione.
Di certo questo è stato ciò che abbiamo fatto con i corsisti di 365 – 2020 ed è quello su cui lavoreremo con il gruppo selezionato dell’edizione 2021.
Se non ne hai mai sentito parlare, 365 – Un anno epico è un (per)corso annuale che inizia il 1° di gennaio e in cui accompagno quotidianamente, 365 giorni all’anno, un gruppo scelto di lettori di EfficaceMente nella realizzazione dei loro obiettivi più ambiziosi (cambio lavoro, laurea, dieta, etc.).
Ogni giorno propongo agli iscritti di 365 una specifica sfida per sviluppare “muscoli” come focus, tenacia, autostima, costanza. Si tratta di azioni concrete che aiutano i corsisti a sperimentare sulla propria pelle quelle famose euristiche per avere successo nella propria vita.
Agli iscritti vengono inoltre messi a disposizione tutta una serie di strumenti sviluppati ad hoc (una community riservata, un’app digitale e, per l’edizione 2021, un nuovo “kit” che sarà spedito direttamente a casa).
Le iscrizioni al corso annuale avanzato apriranno la seconda settimana di dicembre, come ogni anno, metteremo inoltre a disposizione di tutti i lettori che si iscriveranno alla lista di attesa un PRE-corso gratuito che sarà erogato per l’intero mese di dicembre.
Il pre-corso, anche se gratuito, è parte integrante di 365.
È composto da 31 sfide quotidiane attraverso le quali ti guiderò nel definire con chiarezza la persona che intendi diventare e i tuoi obiettivi per il 2021, un anno fondamentale (io me lo immagino come il 2020 che non ci è stato concesso di vivere).
Per scoprire tutti i dettagli ed iscriverti gratuitamente al pre-corso, clicca il pulsante arancione qui sotto:
FONTE: https://www.efficacemente.com/successo/antifragilita/
CONFLITTI GEOPOLITICI
Ungheria e Polonia, quando la sovranità non si compra con 30 denari
L’Ungheria di Orbán e la Polonia di Morawiecki difendono il diritto degli Stati europei a gestire la propria politica interna senza interferenze invasive della Commissione. Chi non vende il suo paese per i 30 denari del Recovery Fund merita l’appoggio di tutti gli europei che credono in un’Europa dei popoli, lontana dai diktat di Bruxelles.
Nel più profondo silenzio mediatico continua, in sede di Consiglio europeo, la battaglia di Viktor Orbán e Mateusz Morawiecki contro il Recovery Fund.
I due capi di stato infatti, rispettivamente rappresentanti di Ungheria e Polonia, continuano a tenere la barra dritta sul veto all’adozione del bilancio comunitario, che condizionerebbe l’esborso di denaro verso gli Stati aderenti all’obbligo di sottostare al rispetto della clausola che i tecnocrati chiamano “stato di diritto”.
Per “stato di diritto” la maggioranza degli aderenti intende il “rispetto delle regole fondamentali per la democrazia”.
Perché quindi Polonia ed Ungheria appongono il veto?
Perché questo comporterebbe dover rivedere radicalmente la politica di gestione dei flussi migratori in entrata, cosa che i due leader si guardano molto bene dal fare.
In passato, i governi di Varsavia e Budapest sono stati accusati di diverse violazioni di diritti e libertà fondamentali. Accuse per lo più politiche, sia chiaro, che solo in alcuni casi hanno portato a procedure d’infrazione e sentenze di condanna.
Condanne come quella ricevuta dall’Ungheria per la cosiddetta “legislazione anti-Soros”, che introduceva una serie di restrizioni verso le università straniere in Ungheria, tra le quali quella fondata per l’appunto dal magnate George Soros (statunitense di origine ungherese e spina nel fianco del leader di Fidesz).
Il governo di Orbán è stato condannato dalla Corte di giustizia anche per le sue leggi in tema di ONG, le quali prevedono il carcere per chi assiste i migranti arrivati illegalmente in Ungheria, e sulle procedure per i richiedenti asilo.
Secondo il meccanismo sullo “stato di diritto” presente nell’accordo tra Parlamento e Consiglio, l’Ungheria potrebbe venire sanzionata anche per queste violazioni.
Triste, squallido e sconfortante che l’Unione Europea condizioni e parametri di fatto l’emissione degli aiuti economici (seppur basati su metodi usurai) per affrontare l’emergenza sanitaria alla gestione dell’immigrazione più o meno in linea con i diktat proveniente da Bruxelles.
Nonostante l’appoggio dello sloveno Jansa, i due si trovano soli a lottare contro quello che in piena regola risulta essere un ricatto politico degno di tempi forse ancora più cupi di quelli che stiamo vivendo.
Si sfrutta e si strumentalizza l’emergenza economica dovuta a quella sanitaria per obbligare gli stati europei ad accogliere migranti, a non varare leggi in tutela della Famiglia, ad accettare che le proprie politiche interne siano totalmente asservite ai diktat dell’UE.
Il Parlamento europeo ha già fatto sapere di non voler mettere mano sulla clausola, paventando l’ipotesi di un passaggio della questione di fronte alla Corte di Giustizia UE.
Nonostante il veto proveniente dall’est stia bloccando anche i fondi destinati all’Italia, non rimane che augurarci che gli unici due Paesi rimasti faro per l’autodeterminazione dei popoli europei riescano ad avere ma meglio su Merkel e compagnia belante.
FONTE: https://www.rivistapraesidium.it/2020/11/22/ungheria-e-polonia-quando-la-sovranita-non-si-compra-con-30-denari/
Al Qaeda: morto al Zawahiri, al suo posto Saif al Adel
DOPO L’IDEOLOGO, IL GRUPPO TERRORISTICO SCEGLIE UN NUOVO CAPO COMBATTENTE
22/11/2020 DAVIDE RACCA
Secondo numerose fonti convergenti, il leader di Al Qaida, Ayman al Zawahiri, sarebbe morto la scorsa settimana a Ghazni in Afghanistan per cause naturali.Le complicazioni legate all’asma di cui soffriva da tempo e per la quale patologia non aveva alcun accesso a cure specifiche,avrebbero condotto il 69enne medico egiziano ad un lento e inesorabile destino.
Al Zawahiri era noto come capo di al Qaeda dopo la morte di Oussama bin Laden e del figlio Hamza, entrambi neutralizzati da raid mirati delle forze speciali americane. Dal 2001 era il numero due – dietro solo a Bin Laden – nella lista dei 22 “terroristi più ricercati” dal governo degli Stati Uniti e sulla sua testa pende ancora una taglia di 25 milioni di dollari.
Secondo alcune fonti, al Zawahiri sarebbe stato visto l’ultima volta nella città afghana orientale di Khost nell’ottobre 2001, e dall’allora sarebbe rimasto nascosto sfuggendo sempre alla cattura. È possibile che abbia trovato rifugio nelle regioni montuose lungo il confine tra Afghanistan e Pakistan con l’aiuto di tribù locali sodali ad al Qaeda. Proprio in quella zona, nel gennaio 2006, un attacco missilistico statunitense aveva ucciso quattro membri di al Qaeda, ma il medico egiziano era scampato al raid immune.
Nel corso degli anni al Zawahiri ha diffuso alcuni messaggi audio, l’ultimo l’11 settembre scorso per incitare i seguaci alla continuazione della guerra contro l’odiato Occidente, ma già dalla proclamazione dello Stato Islamico di Abu Bakr al Baghdadi l’autorevolezza di al Qaeda era andata scemando.
La sua morte, se confermata, apre un profondo vuoto di potere all’interno di Al-Qaeda dopo la neutralizzazione di Hamza bin Laden e del candidato naturale alla successione Abu Muhammad al Masri, eliminato a Teheran il 7 agosto scorso da un team del Mossad israeliano.
E pare non essersi trattato di un caso che l’eliminazione di Abu Muhammad al Masri sia avvenuta nella ricorrenza dei sanguinosi attentati contro le ambasciate americane di Nairobi e Dar el Salaam, che nel 1998 causarono 224 morti, e di quello contro un resort di Mombasa nel novembre 2020 provocò la morte di 13 persone, tra le quali alcuni israeliani. Un chiaro messaggio, quindi, all’organizzazione terroristica di al Qaeda.
La successione
In chiave prospettica si palesa una possibile nomina a capo di al Qaeda del 58enneSaif al Adel, ex colonnello dell’esercito egiziano, esperto di esplosivi e già membro del Majlis al shura (il consiglio direttivo) di al-Qaeda e del suo comitato militare. Molto vicino ad al Zawahiri, con il quale aveva vissuto l’epoca della costituzione della Jihad islamica egiziana e del transito in al Qaeda nel 1998 con la creazione, voluta da bin Laden e al Zawahiri, del Fronte islamico per la jihad contro gli ebrei ed i crociati, Al Adel è ricercato dagli Usa per l’attacco contro l’ambasciata americana in Kenya e, secondo un rapporto dell’Onu, vivrebbe in Iran sotto la protezione dei Pasdaran. Si ritiene che egli abbia avuto un ruolo di rilievo anche nell’addestramento di alcuni dei dirottatori dell’11 settembre. È certo che nel 1993 creò, in Somalia, un campo di addestramento utilizzato per sferrare attacchi contro le forze di peacekeeping nella regione, compresi quelli contro i Rangers americani a Mogadiscio e quelle degli italiani al checkpoint Pasta. Attacchi che provocarono il precipitoso ritiro delle forze di pace dalla Somalia e l’avvento prima delle Corti islamiche, e successivamente degli al Shaaabab. Nell’aprile 2003 viene arrestato in Iran dietro pressioni di Stati Uniti ed Arabia Saudita ma, il mese successivo, Al Qaeda uccide oltre trenta persone in due attentati dinamitardi a Riad, in Arabia saudita, organizzati da Al Qaeda in Iran e probabilmente dallo stesso Adel seppur detenuto. Nel settembre 2015, al Adel ed altri 4 miliziani di Al Qaeda vengono rilasciati dalle autorità iraniane nel quadro di uno scambio di prigionieri con Al Qaeda nella penisola arabica, che aveva catturato un diplomatico iraniano in Yemen nel luglio 2013. Secondo un rapporto Onu del 2018 in Iran Adel svolge un ruolo chiave per il consolidamento della rete globale di Al Qaeda in qualità di vice di AlZawahiri.
Possibili scenari
È improbabile che un’organizzazione islamista articolata come al Qaeda venga intaccata dalla morte del suo leader. Questo anche perchè al Zawahiri non era visto come un capo militare ma piuttosto come un ispiratore delle azioni da un punto di vista delle ragioni filosofiche, frutto di esegesi coraniche diffuse ad hoc ad uso e consumo dei militanti.
Sebbene dalla morte di Oussama al Qaeda non sia più riuscita a portare e termine azioni eclatanti, questo in parallelo con il Daesh dopo la morte di Al Baghdadi, la capillarità della presenza delle cellule dall’Afghanistan allo Yemen, dalla Somalia al Ciad, dal nord Africa all’Europa, non può indurre a pensare ad un ridimensionamento dei piani dell’organizzazione ma, semmai, ad un reinquadramento nei posti chiave ed un riassetto delle alleanze e delle fonti di finanziamento.
***Foto in evidenza: a sinistra due immagini di Saif Al Adel. A destra Ayman al Zawahiri
FONTE: https://ofcs.report/internazionale/al-qaeda-morto-al-zawahiri-al-suo-posto-saif-al-adel/
CULTURA
Da Arundhati Roy ad Anna Maria Ortese, da Lucia Berlin a Margaret Atwood, da Donatella Di Pietrantonio a Michela Murgia, da Jhumpa Lahiri a Elsa Morante: ecco i nomi delle 40 scrittrici selezionate da Elena Ferrante per Bookshop.org
Elena Ferrante è la scrittrice (usa uno pseudonimo e la sua identità resta un mistero) italiana più amata nel mondo. In occasione del lancio del portale Bookshop.org nel Regno Uniton (qui la nostra intervista a Andy Hunter, il fondatore del progetto, ndr), le è stato chiesto di selezionare 40 titoli di autrici italiane e straniere disponibili in lingua inglese nel catalogo della piattaforma, con l’obiettivo di contribuire alla promozione della lettura e al sostegno delle librerie indipendenti.
“Storie di donne con due piedi, e qualche volta uno, nel XX secolo”. Così Elena Ferrante, autrice de l’Amica geniale, ha presentato la sua lista.
FONTE: https://www.illibraio.it/news/editoria/elena-ferrante-40-libri-donne-1393417/
CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE
50milioni a titolo di «Contributo straordinario per i servizi informativi connessi alla diffusione del contagio da COVID-19 per l’anno 2020» alle emittenti nazionali e locali radiotelevisive, commerciali e comunitarie. Nessun cittadino/elettore/contribuente, tranne i beneficiari, conosceva l’esistenza della norma che ha trasformato giornali e Tv in House Organ del Governo, che paga radio e televisioni per propagandare i suoi messaggi. Mi auguro che almeno ora abbia capito che si tratta solo di manipolazione mediatica.
(GU Serie Generale n.279 del 09-11-2020)
Quando ai rappresentanti della comunità Amish (346.000 persone in USA) è stato chiesto: “Perché non vi ammalate di Covid?” la risposta è stata: “Non abbiamo la Televisione”.
FONTE: https://www.facebook.com/lisa.stanton111/posts/3755201117831470
DECRETO 12 ottobre 2020
Definizione dei criteri di verifica e delle modalita’ di erogazione degli stanziamenti previsti a favore delle emittenti locali televisive e radiofoniche. (20A06147)
(GU Serie Generale n.279 del 09-11-2020)
Visto lo stato di emergenza dichiarato dal Consiglio dei ministri,
per la durata di 6 mesi, con delibera del 31 gennaio 2020
(«Dichiarazione dello stato di emergenza in conseguenza del rischio
sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti
virali trasmissibili»), pubblicata in Gazzetta Ufficiale n. 26 del 1°
febbraio 2020, in conseguenza della dichiarazione di emergenza
internazionale di salute pubblica per il coronavirus (PHEIC)
dell’Organizzazione mondiale della sanita’ del 30 gennaio 2020
prorogato con la delibera 29 luglio 2020 del Consiglio dei ministri,
pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 190 del 2020, ai sensi e per
gli effetti dall’art. 24, comma 3, del decreto legislativo n. 1 del
2018, fino al 15 ottobre 2020;
Visto il decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, recante «Misure
urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID-19»,
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 25 marzo 2020, n. 79, convertito,
con modificazioni, dalla legge 22 maggio 2020, n. 35;
Visto il decreto-legge 16 maggio 2020, n. 33, recante «Ulteriori
misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da
COVID-19», pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 16 maggio 2020, n.
125, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 luglio 2020, n.
74;
Visto il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, recante «Misure
urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all’economia,
nonche’ di politiche sociali connesse all’emergenza epidemiologica da
COVID-19″, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 19 maggio 2020, n.
128, S.O. n. 21, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio
2020, n.77;
Visto il decreto-legge 30 luglio 2020, n. 83, recante «Misure
urgenti connesse con la scadenza della dichiarazione di emergenza
epidemiologica da COVID-19 deliberata il 31 gennaio 2020» che proroga
i termini previsti dall’art. 1, comma 1, del decreto-legge 25 marzo
2020, n. 19, dall’art. 3, comma 1, del decreto-legge 16 maggio 2020,
n. 33, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 30 luglio 2020, n. 190;
Visto l’art. 195, comma 1, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34,
«Fondo emergenze emittenti locali», che prevede: Al fine di
consentire alle emittenti radiotelevisive locali di continuare a
svolgere il servizio di interesse generale informativo sui territori
attraverso la quotidiana produzione e trasmissione di approfondita
informazione locale a beneficio dei cittadini, e’ stanziato nello
stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico l’importo
di 50 milioni di euro per l’anno 2020, che costituisce tetto di
spesa, per l’erogazione di un contributo straordinario per i servizi
informativi connessi alla diffusione del contagio da COVID-19. Le
emittenti radiotelevisive locali beneficiarie si impegnano a
trasmettere i messaggi di comunicazione istituzionale relativi
all’emergenza sanitaria all’interno dei propri spazi informativi. Il
contributo e’ erogato secondo i criteri previsti con decreti del
Ministro dello sviluppo economico, contenenti le modalita’ di
verifica dell’effettivo adempimento degli oneri informativi, in base
alle graduatorie per l’anno 2019 approvate ai sensi del decreto del
Presidente della Repubblica 23 agosto 2017, n. 146;
Visto il decreto del Ministero dell’economia e delle finanze n.
74190, registrato alla Corte dei conti in data 26 giugno 2020, reg.
n. 838, con cui si e’ provveduto allo stanziamento di euro 50 milioni
nello stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico –
capitolo 3125 piano gestionale 2 (di nuova istituzione) a titolo di
«Contributo straordinario per i servizi informativi connessi alla
diffusione del contagio da COVID- 19 per l’anno 2020»;
Ritenuto necessario offrire alla collettivita’ un servizio
informativo di prossimita’ anche dopo lo scadere dello «stato di
emergenza» attualmente fissato al 15 ottobre 2020 per sostenere il
processo di normalizzazione in rapporto alla stabilizzazione
dell’epidemia;
Tenuto conto che i predetti servizi informativi possono avere ad
oggetto campagne istituzionali in materia di salute, di sostegno alle
imprese, al lavoro e all’economica in materia di politiche sociali
nonche’ misure finanziarie, fiscali e di sostegno in diversi settori
connessi alla diffusione da contagio COVID-19;
Tenuto conto dunque della necessita’ di garantire che i messaggi di
comunicazione istituzionale relativi all’emergenza sanitaria per i
quali e’ stato istituito il «Fondo emergenze emittenti locali» siano
trasmessi nel periodo compreso tra l’entrata in vigore del presente
provvedimento e il 31 dicembre 2020;
Considerata la necessita’ di garantire anche un periodo di
diffusione nei primi mesi dell’anno 2021 al fine di assicurare una
comunicazione istituzionale che possa recepire le mutevoli esigenze
informative connesse alla evoluzione dei possibili diversi scenari
collegati alla emergenza sanitaria da COVID-19;
Visto il decreto del Presidente della Repubblica 23 agosto 2017, n.
146, recante “Regolamento concernente i criteri di riparto tra i
soggetti beneficiari e le procedure di erogazione delle risorse del
Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione in favore
delle emittenti televisive e radiofoniche locali”, pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale del 12 ottobre 2017, n. 239;
Visti i decreti direttoriali con cui sono state approvate le
graduatorie definitive per le emittenti locali radiotelevisive,
commerciali e comunitarie, e per le emittenti radiofoniche,
commerciali e comunitarie, rispettivamente con prot. 19545 del 9
aprile 2020, prot. 18873 del 3 aprile 2020, prot. 19559 del 9 aprile
2020 cosi’ come modificato con decreto prot. 31946 del 22 giugno 2020
e prot. 18875 del 3 aprile 2020;
Considerate le predette graduatorie che comprendono le emittenti
radiotelevisive locali, commerciali e comunitarie, dell’anno 2019,
approvate ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 23
agosto 2017, n. 146, espressamente richiamate dall’art. 195 del
decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34;
Visto il decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, recante «Testo
unico della radiotelevisione», come modificato dalla legge 8 agosto
2019, n. 81;
Visto il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 19
giugno 2019, n. 93, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale – Serie
generale n. 195 del 21 agosto 2019, modificato con decreto del
Presidente del Consiglio dei ministri 12 dicembre 2019, recante
«Regolamento di organizzazione del Ministero dello sviluppo
economico» adottato ai sensi dell’art. 4-bis del decreto-legge 12
luglio 2018, n. 86, convertito, con modificazioni, dalla legge 9
agosto 2018, n. 97;
Vista la legge 27 dicembre 2019, n. 160, recante il «Bilancio di
previsione dello Stato per l’anno finanziario 2020 e bilancio
pluriennale per il triennio 2020-2022», pubblicata sul supplemento
ordinario n. 45 della Gazzetta Ufficiale n. 304 del 30 dicembre 2019;
Vista la legge 7 agosto 1990, n. 241, recante «Nuove norme in
materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai
documenti amministrativi» ed in particolare l’art. 12, che prevede la
determinazione dei criteri e delle modalita’ per la concessione di
sovvenzioni, contributi, sussidi ed ausili finanziari;
Ritenuto di dover definire i criteri di verifica degli obblighi
informativi per l’attuazione degli interventi di erogazione spettanti
alle emittenti;
Adotta
il seguente decreto:
Art. 1
Beneficiari
1. Alle emittenti radiofoniche e televisive locali che si impegnano a trasmettere i messaggi di comunicazione istituzionali relativi all’emergenza sanitaria all’interno dei propri spazi informativi e’ riconosciuto, per l’anno 2020, un contributo straordinario per i servizi informativi connessi alla diffusione del contagio da COVID-19.
2. Entro cinque giorni dalla pubblicazione del presente provvedimento il Ministero pubblichera’ sul proprio sito web il decreto direttoriale di concessione del contributo straordinario alle emittenti locali in base alle graduatorie per l’anno 2019, approvate ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 23 agosto 2017, n. 146, con l’elenco degli importi spettanti.
3. Le emittenti radiotelevisive locali beneficiarie si impegnano a trasmettere all’interno dei propri spazi informativi i messaggi di comunicazione istituzionale relativi all’emergenza sanitaria che saranno resi disponibili tramite la piattaforma messa a disposizione dal Ministero dello sviluppo economico. La Presidenza del Consiglio – Dipartimento per l’informazione e l’editoria alimentera’ periodicamente tale piattaforma informando la Direzione generale servizi di comunicazione elettronica, di radiodiffusione e postali del termine dell’operazione. Successivamente verranno generati i link per l’accesso ai messaggi istituzionali che verranno notificati mediante il sistema SICEM tramite l’invio di PEC alle emittenti beneficiarie con l’indicazione del periodo di trasmissione. Tale
periodo sara’ determinato dal Dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri che lo comunichera’ via PEC all’indirizzo di posta fondoemergenzecovid19@pec.mise.gov.it, casella di posta elettronica attivata presso la Direzione generale servizi di comunicazione elettronica, di radiodiffusione e postali.
4. Il numero minimo dei messaggi che ogni emittente si impegna a trasmettere e’ fissato diversamente in ragione del contributo concesso come riportato nell’allegato che fa parte integrante del
presente decreto.
5. I messaggi dovranno essere equamente distribuiti nelle ore di programmazione, secondo i limiti e le modalita’ previste dall’allegato, con l’impegno a garantire la messa in onda per una durata complessiva di almeno sessanta giorni compatibilmente con gli intervalli temporali di utilizzazione e di validita’ dei messaggi
informativi che saranno resi disponibili.
Art. 2
Art. 3
Art. 4
Art. 5
Roma, 12 ottobre 2020 Il Ministro: Patuanelli
Registrato alla Corte dei conti il 4 novembre 2020
Ufficio di controllo sugli atti del Ministero dello sviluppo economico e del Ministero delle politiche agricole, n. 915
FONTE: https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2020/11/09/20A06147/sg?fbclid=IwAR0U4EvcUCdyO3VoQGtPboM0dkmQy9S4Ox3wnfRd03L7MNjfJvv3fKIQRE4
ECONOMIA
MALVEZZI: I DEVASTANTI DANNI DEL LOCKDOWN IN ITALIA
Si parla di danni all’economia causati dal Lockdown a RadioRadio, con Valerio Malvezzi. Uno scenario per nulla roseo che il Professore preannunciava già lo scorso marzo proprio ai nostri microfoni: Pil italiano a -18%, crollo del fatturato delle società di capitali a -19,7% e, dato più sconcertante, un numero che ammonta a circa 750 mila posti di lavoro perduti tra lavoratori dipendenti e indipendenti. La situazione, insomma, è ben peggiore di quella che sembra. E se a nulla serve creare allarmismi, a tanto serve invece prendere consapevolezza del vero stato delle cose. Il motivo è semplice, secondo il Professore: sfruttare il tempo che ci separa dal crollo definitivo per cambiare rotta.
In questo video l’analisi dei dati a cura di Valerio Malvezzi insieme a Francesco Vergovich e Fabio Duranti. “Che impatto ha avuto il lockdown sull’Italia? Le cose sono andate male in tutta Europa. Ma non vale il discorso del mal comune mezzo gaudio. In Italia il tasso di crescita del Pil è passato dal -12% del 1° trimestre del 2019 a -18% del 2° trimestre 2020. Io a marzo avevo detto che prevedevo di andare da un -10% a un -15% del Pil al 31 dicembre. Vogliamo prendere atto del fatto che le mie previsioni potrebbero non essere una follia? Ci rendiamo conto che l’economia italiana è sfasciata?“.
A cneari siamo un pelo più ottiimisti rispetto Malvezzi e ci aspettiamo un calo fra il 10% ed il 12%. Però il bello verrà nel 2021, con l’esplosione della disoccupazione, perchè non siamo l’Unione Sovietica e non si può proseguire per sempre con il divieto di licenziamento. A quel punto il governo Conte, schiacciato fra fallimenti e di disoccupazione, andrà in crisi.
Buon ascolto.
VIDEO QUI: https://youtu.be/eaoE9jpC69E
FONTE: https://scenarieconomici.it/malvezzi-i-devastanti-danni-del-lockdown-in-italia/
I veri effetti del lockdown sull’economia di cui nessuno parla
La spiegazione del Prof. Malvezzi
Che impatto ha avuto la chiusura totale del paese sull’economia italiana? È rispondendo a questa domanda che l’economista Valerio Malvezzi ha delineato lo stato di salute dell’Italia a seguito delle chiusure dovute all’emergenza Covid.
Uno scenario per nulla roseo che il Professore preannunciava già lo scorso marzo proprio ai nostri microfoni: Pil italiano a -18%, crollo del fatturato delle società di capitali a -19,7% e, dato più sconcertante, un numero che ammonta a circa 750 mila posti di lavoro perduti tra lavoratori dipendenti e indipendenti.
La situazione, insomma, è ben peggiore di quello che sembra. E se a nulla serve creare allarmismi, a tanto serve invece prendere consapevolezza del vero stato delle cose. Il motivo è semplice, secondo il Professore: sfruttare il tempo che ci separa dal crollo definitivo per cambiare rotta.
In questo video l’analisi dei dati a cura di Valerio Malvezzi insieme a Francesco Vergovich e Fabio Duranti.
VIDEO QUI: https://youtu.be/eaoE9jpC69E
Recovery Fund: un possibile capestro
Civica, Politica e Geopolitica
| |Il semestre di presidenza tedesca della UE, che scadrà a dicembre, ha aggiunto nel vocabolario comunitario una nuova misteriosa parola: condizionalità
E’ stata inserita con delicatezza, se ne è appresa la notizia il 5 novembre da un comunicato del Parlamento UE1 che recita:” I Paesi dell’UE che non rispettano lo stato di diritto potrebbero perdere l’accesso ai fondi dell’UE, secondo un accordo provvisorio raggiunto giovedì tra Parlamento e Consiglio.” I negoziatori di questa novità specificano che “L’accordo di oggi è un passo importante verso la protezione dei valori dell’UE. Per la prima volta, abbiamo istituito un meccanismo che permette all’UE di fermare il finanziamento ai governi che non rispettano i nostri valori come lo stato di diritto” (Petri Sarvamaa, popolare, finlandese) ed anche che “I cittadini europei si aspettano da noi che l’erogazione dei fondi dell’UE sia subordinata al rispetto dello Stato di diritto. Questo è esattamente ciò che fa il meccanismo concordato oggi” (Rubial, socialista, spagnola).
Il linguaggio criptico degli esponenti politici europei nasconde ciò che fanno tutti i prestasoldi: chi presta comanda il debitore.
Ora cosa potrebbe accadere? Per adesso, nulla, visto che è tutto in discussione. Il problema si porrà quando i fondi verranno erogati. Chi guida la Commissione europea vorrebbe intervenire, a suo giudizio o su segnalazione, a sanzionare eventuali violazioni sullo stato di diritto attivando il meccanismo di condizionalità contro un governo dell’UE. La Commissione per questo può avvalersi del diritto di convocare il Consiglio (dove ci sono i rappresentanti degli Stati) che entro un mese deve decidere le misure a maggioranza qualificata. Il meccanismo di sospensione dell’erogazione del prestito – recovery fund – deve prima essere approvato dal Parlamento e dai ministri dell’UE. L’Unione di appresta a realizzare un livello superiore di giudizio, una specie di tribunale politico sugli Stati membri, che assomiglia molto a un “capestro” istituzionale, si spera non contro chi dissente dalle linee guida franco-tedesche, suggellate dal patto tra socialisti e popolari europei.
Preoccupazioni non condivise dal giurista Nicola Walter Palmieri, a cui si è chiesto un parere, che ritiene ragionevoli tali condizionalità (parere2 in nota). Anzi “Le persone perbene che si identificano con i valori dell’Unione non possono avere obiezioni, anzi salutano questo Regolamento come passo avanti nella lotta al malaffare a livello istituzionale. Gli Stati Membri insofferenti dei principi fondamentali comunitari hanno la scelta di lasciare l’Unione.”
Vero, però un debitore, pesantemente indebitato con la UE tramite il Recovey Fund, non può essere considerato libero, ma vincolato al contratto di erogazione e restituzione dei fondi.
Di diverso avviso un altro attento osservatore della situazione internazionale, Vittorio Zedda, scrittore, già preside, che si chiede “Sulla base di quale potestà giuridica la UE si arroga la facoltà di bloccare i fondi destinati a sopperire alla crisi generata dalla pandemia nei confronti di alcuni stati membri, accampando rilievi sul rispetto dello ” stato di diritto”? Può la UE colpire gli interessi di cittadini dell’Unione sulla base di un suo giudizio unilaterale su una questione che ogni stato ha a suo tempo definito sulla base di sistemi giuridici legittimamente differenti ed autonomi ? E quale competenza ha in materia l’Unione, che è un guazzabuglio giuridico indefinibile, perché non è uno stato, né un super-stato, né una federazione, nè una confederazione, ma è appunto un “unione”, termine non giuridico che non ha in sé alcun significato statuale e nemmeno un “tratto giuridico originario” che la definisca come fonte di diritto originario superiore e nemmeno paritario a quello degli stati sovrani ? Un’Unione che non ha nemmeno una Costituzione, perché solo una “forma-stato” può darsela e il trattato di Lisbona è solo un trattato privo di una conclusione operativa e non è tecnicamente una costituzione, che non può derivare da un trattato extra-nazionale ma da un potere statuale interno sovrano autonomo che democraticamente si doti di una carta Costituzione propria. E come è possibile che la UE si arroghi la facoltà di giudicare quale stato corrisponda ad uno “stato di diritto”, dal momento che non è affatto pacifico a livello di dottrine giuridiche internazionali quali siano le caratteristiche che un’organizzazione statale deve possedere per essere considerata uno Stato di diritto e quali rapporti intercorrano tra questo e altri modelli di Stato, in particolare lo stato liberale, quello democratico e quello costituzionale? Le basi fondamentalmente extra-giuridiche della UE non potranno che portare progressivamente l’Unione o a rifondarsi su basi giuridiche e politiche inequivocabili, in accordo con gli spazi di sovranità costitutivi e costituzionali degli stati membri, oppure precipiterà in un caos autodistruttivo verso il quale è già avviata.”
1https://www.europarl.europa.eu/news/it/press-room/20201104IPR90813/rule-of-law-conditionality-meps-strike-a-deal-with-council
2 Il 5 novembre 2020, il Parlamento Europeo e il Consiglio si sono accordati su una intesa provvisoria per l’emanazione di un Regolamento che imponga un regime generale di condizionalità a protezione del budget finanziario dell’Unione. In base a questa proposta, i Paesi Membri che violassero i diritti fondamentali della società civile, rischierebbero di perdere l’accesso a fondi comunitari (European Union Recovery Instrument, altri prestiti e garanzie). Il Preambolo spiega: “L’Unione è basata sui valori del rispetto della dignità umana, libertà, democrazia, uguaglianza, la norma di diritto, il rispetto per i diritti umani, inclusi quelli di persone che appartengono a minoranze, valori comuni agli Stati Membri in una società nella quale prevalgono pluralismo, non discriminazione, tolleranza, giustizia, solidarietà, e uguaglianza di diritti fra uomini e donne” (articolo 2, Trattato). Il rule of law è descritto come l’esigenza che i pubblici poteri agiscano nell’ambito della legge in osservanza dei diritti fondamentali, sotto controllo di tribunali indipendenti e imparziali, nel rispetto del principio di legalità, trasparenza, responsabilità, processo democratico, certezza legale, proibizione di arbitrio da parte del potere esecutivo, separazione dei poteri, accesso alla giustizia ed effettiva protezione giudiziaria. Pre-condizione per l’adozione di provvedimenti di revoca o non-concessione di benefici finanziari è la determinazione, in base a procedure prestabilite, che vi sia violazione del rule of law, e che questa crea, o rischia di creare, impatto diretto sulla gestione del budget o sulla protezione degli interessi finanziari comunitari, anche rispetto alla prevenzione di frode generica, frode fiscale e corruzione. È prevista la salvaguardia di beneficiari individuali i quali non devono essere penalizzati per gli abusi dei loro governi. L’iniziativa viene applaudita come “pietra miliare per la protezione dei valori comunitari”. Il Regolamento diventerà vincolante per i 27 Stati Membri probabilmente agli inizi di gennaio 2021. Le persone perbene che si identificano con i valori dell’Unione non possono avere obiezioni, anzi salutano questo Regolamento come passo avanti nella lotta al malaffare a livello istituzionale. Gli Stati Membri insofferenti dei principi fondamentali comunitari hanno la scelta di lasciare l’Unione. Avv. Nicola Walter Palmieri, 22 novembre 2020
FONTE: http://www.civica.one/recovery-fund-un-possibile-capestro/
IMMIGRAZIONI
Caos sbarchi: decine di gommoni pronti a partire dalla Libia
LA ONG OPEN ARMS TORNA IN MARE E RECUPERA 88 PERSONE
Caos sbarchi con centinaia di migranti in arrivo via mare. In queste ore la situazione nel Mediterraneo rischia di diventare drammatica per la presenza di imbarcazioni cariche di immigrati che hanno chiesto soccorso. Un nuovo pesante flusso incombe sul nostro Paese, dunque, anche se di fatto gli sbarchi non si sono mai interrotti, soprattutto a causa dei barchini arrivati dalla Tunisia. Ma la situazione di queste ore preoccupa e rischia di diventare esplosiva con decine di imbarcazioni potenzialmente pronte a partire dalla Libia. Complice il mare calmo di questi giorni, la partenza dalle coste libiche è tornata ad aumentare. E nelle prossime ore, secondo alcuni osservatori, potrebbero salpare altri gommoni con centinaia di persone a bordo. E le Ong sono già in campo.
Open Arms, la Ong spagnola che in questo momento è presente in mare pattugliando le acque internazionali a ridosso della Libia, già ieri (10 novembre), ha fatto sapere di aver già recuperato 88 persone in acque internazionali. E stamattina, Alarm phone ha pubblicato un post su Twitter in cui allerta sulla presenza di “20 pers. sono ancora in mare! Autorità allertate 24h fa! 80 pers. in pericolo hanno chiamato stanotte da acque internazionali. Abbiamo perso contatti. Crediamo siano ancora in mare. Per 2 barche con ~75 e ~100 pers. in SAR #Malta nessun soccorso in vista”.
Sempre Open Arms, in un tweet del 9 novembre, afferma di aver ritrovato in mare i resti di una imbarcazione che, presumibilmente, trasportava migranti scomparsi. “Oggi – si legge – durante la navigazione, abbiamo trovato i resti di una barca e uno zaino abbandonato in mare. Dentro, tanti ricordi, oggetti cari conservati con cura. L’orrore di queste morti senza testimoni richiamano l’Europa a tutte le sue responsabilità. Noi continuiamo”.
La situazione, dunque, rischia di diventare esplosiva sia per le implicazioni legate al covid-19 sia per quelle relative al rischio terrorismo. L’Italia sembra ormai incapace di arginare il flusso di immigrati avendo perso ogni tipo di presenza credibile in Libia. Nonostante la nostra ambasciata continua a restare aperta, il governo non riesce a individuare una strategia credibile da mettere in campo. “Mancano le idee e la competenza”, fanno sapere fonti di Palazzo Chigi. E questi deficit si ripercuotono anche a livello internazionale. Nonostante il nostro Paese sia di fatto l’hotspot dell’Europa in tema di immigrazione, al tavolo indetto da Francia, Germania e Austria per stabilire una linea comune contro il terrorismo, l’Italia non ha partecipato. Un brutto segnale per la credibilità del nostro governo.
“Mentre perfino la Lamorgese si accorge che ci sono troppi clandestini ma non si dimette (30.612 arrivi nel 2020 contro i 9.944 di un anno fa, con 3.409 sbarchi nei primi dieci giorni di novembre rispetto ai 1.232 di tutto il mese del 2019) – attacca il leader della Lega Matteo Salvini – in Europa l’Italia non viene nemmeno invitata al vertice internazionale contro il terrorismo dove Francia e Germania dettano la linea. Una scelta significativa, dopo i fatti di Nizza causati da un clandestino arrivato a Lampedusa su un barcone. Altro che buoni rapporti con l’Europa: questo governo si conferma incapace, pericoloso e senza credibilità. Conte e Lamorgese restano aggrappati alla poltrona ma ci pensano Merkel e Macron a tagliarli fuori”.
*** Foto in evidenza pubblicata sul profilo Twitter di Oscar Camps, fondatore e direttore della Ong Proactiva Open Arms.
FONTE: https://ofcs.report/internazionale/difesa-e-sicurezza-nazionale/caos-sbarchi-decine-di-gommoni-pronti-a-partire-dalla-libia/
Più sbarchi, meno regolari: cambia l’Italia dei migranti
“Il virus fa crollare i permessi di soggiorno”. Ma dietro c’è ben altro: ecco perché con i giallorossi torneranno a salire
Sono dei numeri che mettono in evidenza una certa dicotomia quelli resi noti dal Report semestrale dell’Istat dal titolo “Cittadini non comunitari in Italia”. Da un lato calano i permessi di soggiorno rilasciati, dall’altro però aumentano gli sbarchi e questo cambia i connotati del fenomeno migratorio in Italia.
Quali le conseguenze?
Istat: calano i permessi di soggiorno
Sono circa 43mila i permessi di soggiorno concessi agli stranieri nel primo semestre del 2020. Una quantità che risulta essere meno della metà di quella dello stesso periodo del 2019 segnando un -57,7%. In quella fase infatti erano stati riconosciuti circa 177.254 permessi, a loro volta in calo rispetto ai primi 6 mesi del 2018, facendo segnalare una contrazione del 26,8%. É stato tra aprile e maggio che le concessioni hanno risentito di una forte diminuzione, rispettivamente del 93,4% e dell’86,7%.
L’Istat spiega l’andamento della situazione anche con riferimento ai motivi di ingresso. Ad esempio quello più frequente, dovuto al ricongiungimento familiare, registra una contrazione del 63,6%. Nel 2019 era stata del 17,8%. Un altro numero importante è quello che fa riferimento ai permessi per la richiesta asilo, diminuiti del 55,5%. In calo del 22,5% i permessi per lavoro che erano cresciuti invece nel biennio precedente. In Italia sta scemando anche la presenza di cittadini extracomunitari con regolare permesso di soggiorno: da 3.717.406 al 1° gennaio 2019 a 3.615.826 al 1° gennaio 2020. Sostanzialmente, una contrazione del 3%.
Il perché della diminuzione
L’Istat nel suo rapporto cita tra le cause principali della contrazione dei permessi di soggiorno l’emergenza coronavirus: “La diffusione dell’epidemia da Covid-19 – si legge – ha portato molti Paesi a chiudere le frontiere sia in entrata sia in uscita”. L’effetto pandemia secondo l’istituto di statistica si riscontrerebbe anche nel “rallentamento dell’attività amministrativa nelle prime fasi del lockdown”.
Ma non è questa l’unica vera ragione: “Sì il Covid ha certamente avuto i suoi effetti, è stata una variabile importante – ha confermato su IlGiornale.it il professor Maurizio Ambrosini, sociologo ed esperto di immigrazione – Ma ci sono state altre cause, a partire dall’effetto dei decreti sicurezza di Salvini”. Secondo Ambrosini, quanto previsto dalle norme volute tra il 2018 e il 2019 dall’ex ministro dell’Interno ha avuto una certa incidenza: “La diminuzione della presenza di migranti è un trend che va avanti da almeno un decennio, ma sui numeri del 2020 c’è stata anche l’influenza dei decreti varati dal precedente governo – ha proseguito il sociologo – In particolare, il passaggio immediato da richiedente asilo a immigrato irregolare ha prodotto una diminuzione nel rilascio dei permessi di soggiorno”. Seguendo i dettagli forniti dall’Istat, è stato poi specificato che la tendenza al ribasso del dato sui permessi era ben presente già lo scorso anno. Nel 2019 è stato registrato in tal senso un -26.8% rispetto al 2018. Possibile quindi che ad incidere su questo trend sia stata la diminuzione del numero degli sbarchi visto che, lo scorso anno, la cifra ha fatto registrare record negativi
Gli stranieri arrivati nell’ultimo biennio
In questo contesto, per fare maggiore chiarezza, è necessario analizzare il numero dei migranti arrivati nel territorio italiano dal 2018 ad oggi. Verificando i dati pubblicati sul sito del ministero dell’Interno, il numero delle persone sbarcate dal 1° gennaio al 27 ottobre del 2020 è pari a 27.057. Cifra che risulta triplicata rispetto a quella del 2019 in cui, sempre in base ai dati del Viminale,sono sbarcati 9.475 migranti. Visto l’andamento della grafica degli arrivi sorge inevitabilmente una domanda: è possibile aspettarsi un incremento dei permessi di soggiorno il prossimo anno?
“Tutto dipenderà dal mercato”
“L’aumento degli sbarchi nell’anno in corso potrebbe incidere sul futuro trend del numero dei permessi di soggiorno, ma in ogni caso in maniera limitata”: questa la posizione del professor Ambrosini riguardo a cosa ci si potrebbe aspettare nei prossimi rapporti Istat. Secondo il sociologo, l’unica variabile da prendere in considerazione è legata alle condizioni del mercato italiano: “Si guardi per esempio al dato sui ricongiungimenti familiari – ha spiegato – Sono in netto calo e questo indica che il nostro Paese non attrae più come prima, molti migranti preferiscono far rimanere le proprie famiglie all’estero piuttosto che farle venire da noi. Gli sbarchi – ha poi proseguito Ambrosini – destano impressione e incidono sulla percezione del fenomeno migratorio, ma a livello numerico l’elemento più importante è il mercato. Se le condizioni economiche italiane miglioreranno allora si assisterà a un maggior flusso migratorio, comunitario e non. Diversamente potremmo registrare un nuovo trend al ribasso”.
FONTE: https://www.ilgiornale.it/news/cronache/ecco-cosa-c-vero-dietro-calo-dei-permessi-soggiorno-1899235.html
PANORAMA INTERNAZIONALE
Gran Bretagna: Offrire un terreno fertile al totalitarismo
- Quasi ogni giorno i media riportano notizie di genitori “attaccati” dai loro figli neopoliticizzati per aver espresso sui social media opinioni “sbagliate” e “politicamente scorrette” o di persone che hanno perso il lavoro per qualcosa che potrebbero o meno aver detto anni fa.
- Questa convinzione di essere sempre nel giusto è arrivata a contraddistinguere un gruppo di popolazione in cui la fascia più giovane, che conduce una vita relativamente confortevole, non ha idea di cosa siano gli orrori di una guerra, o addirittura di quelle che siano le vere difficoltà.
- Questa mancanza di rispetto, o di comprensione, della storia, insieme a una visibile necessità di inventare, importare o ridestare i risentimenti del passato, porta poi questi manifestanti a gridare vendetta per un rancore nei confronti di persone che non hanno fatto nulla per suscitarlo.
- Solo gli altri sono invitati a dare prova di tolleranza. (…) La libertà di un uomo, a quanto pare, è diventata motivo di risentimento per un altro uomo.
- Il rifiuto del patrimonio storico britannico da parte dei manifestanti, un tentativo di “cancellare” la storia, sembra una minaccia per la nazione. Non abbiamo nulla di cui essere orgogliosi. I nostri successi presumibilmente sono stati poco più che il bottino di un sistema patriarcale malvagio e bigotto. I manifestanti che giurano fedeltà agli artefici marxisti di quella narrazione, non solo offendono la memora di coloro che hanno combattuto e sono morti per le libertà che ora diamo per scontate, ma offrono altresì un terreno fertile al totalitarismo.
Quando la statua di Winston Churchill che si trova nella Piazza del Parlamento londinese è stata vandalizzata, la polizia, chiaramente tenuta in ostaggio dalla correttezza politica, è rimasta a guardare mentre il suo ruolo veniva pubblicamente compromesso da un aperto disprezzo della legge. (Foto di Isabel Infantes/AFP via Getty Images) |
Una volta gli inglesi erano noti per il loro stoicismo, per la loro capacità di affrontare le avversità, contro ogni probabilità. Il cosiddetto “blitz spirit” (l’atteggiamento di stoica determinazione e tenacia, N.d.T.) di ottant’anni fa, che ha visto la nazione “unire gli sforzi e andare avanti” malgrado i bombardamenti nazisti delle nostre città, ha contraddistinto una generazione che aveva conosciuto due guerre mondiali, senza chinare il capo.
Durante la pandemia di Covid-19, tuttavia, questo “blitz spirit” è stato visibilmente assente. Senza dubbio, ben poca è stata la determinazione a unire gli sforzi, al contrario, politici, attivisti e una popolazione sempre più frammentata non hanno fatto altro che litigare, screditarsi e insultarsi a vicenda.
Com’era prevedibile, molti tra i media di opposizione hanno rapidamente trasformato il Covid-19 in un conflitto politico. L’affermazione secondo la quale chiunque sia contrario all’uso delle mascherine, ai vaccini o ai test è di estrema destra, mentre coloro che osservano le norme in materia di sicurezza sono di sinistra, è tanto semplicistica quanto bislacca. Una pandemia letale avrebbe dovuto fungere da potente strumento di unità nazionale, ponendo fine ai litigi che hanno contraddistinto la politica britannica (e americana) in questi ultimi anni. Piuttosto, la politica identitaria ha creato fermento, rendendo più turbolento che mai un periodo già burrascoso.
Il malcontento ha spinto qualcuno a un livello di cattiveria tale da esprimere pubblicamente la speranza, ad esempio, che il premier britannico Boris Johnson non guarisse dal coronavirus. Nessuna unione nazionale in questo caso. Nessuno “blitz spirit”. Nessuna compassione. Solo rancori, rivalità e divisioni sempre più profonde.
Il “terreno” fertile, seppur impalpabile, del cyberspazio è diventato la fucina perfetta dei radicali di ogni risma, per diffondere le loro dottrine di divisione tra i giovani millenial politicamente maturi durante il lockdown. Mettere tutti contro tutti – Sinistra contro Destra, giovani contro anziani, neri contro bianchi, donne contro uomini, trans (apparentemente) contro tutti – sembra essere il loro obiettivo. Tutto ciò sembra creare un profondo risentimento tra le comunità.
Quasi ogni giorno i media riportano notizie di genitori “attaccati” dai loro figli neopoliticizzati per aver espresso sui social media opinioni “sbagliate” e “politicamente scorrette” o di persone che hanno perso il lavoro per qualcosa che potrebbero o meno aver detto anni fa. Chiunque osi mettere l’accento sull’aggettivo “Grande” di “Gran Bretagna” viene definito “razzista”. Per chi è così ingenuo da credere alla biologia di base – ossia che l’anatomia delle donne e degli uomini è differente – deve aspettarsi di essere spedito in un gulag. E chi osa dire l’impensabile, vale a dire che “tutte le vite contano”, deve prepararsi a lasciare la città.
Numerosi sobillatori – noncuranti della civiltà e della tolleranza – continuano a perpetuare l’idea, sviluppata da precoci bambini di due anni, che se gridano abbastanza a lungo i loro desideri finiranno per essere esauditi. Questa convinzione di essere sempre nel giusto è arrivata a contraddistinguere un gruppo di popolazione in cui la fascia più giovane, che conduce una vita relativamente confortevole, non ha idea di cosa siano gli orrori di una guerra, o addirittura di quelle che siano le vere difficoltà. Questa mancanza di rispetto, o di comprensione, della storia, insieme a una visibile necessità di inventare, importare o ridestare i risentimenti del passato, porta poi questi manifestanti a gridare vendetta per un rancore nei confronti di persone che non hanno fatto nulla per suscitarlo. Solo gli altri sono invitati a dare prova di tolleranza. Per molti “progressisti” non esiste una strada a doppio senso. Gli agitatori ora sembrano concentrare le loro energie e focalizzarsi sulla causa degli animali domestici, che secondo loro tutti dovrebbero abbracciare. Tra le altre cause perorate spiccano quella degli uomini che hanno cambiato sesso che dovrebbero competere negli sport femminili; c’è poi la causa a favore dell’obiettivo di tagliare i fondi alla polizia così che le comunità più svantaggiate saranno ancora più incapaci di proteggersi; e ancora, la causa dell’estensione della censura al mondo accademico e al settore tecnologico, o la necessità di erogare miliardi di fondi dei contribuenti ad altri Paesi, in cambio delle promesse di smettere di utilizzare combustibili fossili in una data remota e senza alcun controllo. Ah, e comunque, non c’è nulla da discutere. Occorre fare solo quello che viene detto.
I perturbatori Remainer che hanno trascinato la loro opposizione al Brexit il più a lungo possibile, e che hanno visto congedarsi due premier in questo processo, hanno assaporato il loro potere. È stato solo dopo la schiacciante vittoria dei Tories nel dicembre 2019 che hanno finito per abbandonare il loro sogno di ribaltare il Brexit, ma non prima di aver additato come xenofobi bigotti tutti i sostenitori dell’uscita dall’Unione Europea.
Quell’insulto è un particolare schiaffo alla popolazione di questa nazione paziente. Per decenni i britannici hanno fatto del loro meglio per muoversi al passo con i tempi inquietanti e “progressisti” in cui viviamo. L’accettazione di una serie di cambiamenti sociali spesso controversi, come le dilaganti rivendicazioni avanzate da varie lobby gender brandite come “diritti umani”, sembra sfuggire a questi progressisti, così determinati a promuovere la loro agenda identitaria. Se questo è il modo in cui viene mostrato apprezzamento per l’accettazione discreta e rispettosa da parte della popolazione britannica dei cambiamenti spesso controversi che rappresentano un “punto di svolta” nella società, allora non c’è da meravigliarsi che gran parte di questi cittadini abbia stabilito di averne avuto abbastanza di questa nuova ortodossia.
Sebbene l’epidemia di coronavirus, con le sue limitazioni di movimento, abbia per un breve periodo tacitato l’attivismo woke, ben presto gli attivisti estremisti sono tornati ad agitarsi. Fino alla morte di George Floyd, un afroamericano a quanto pare ucciso da un poliziotto bianco, questi individui erano impegnati ad attaccare le personalità di destra per non aver preso abbastanza sul serio il Covid-19. All’improvviso, niente di tutto ciò aveva più importanza. Una frenesia di proteste orchestrate da Black Lives Matter (BLM) è esplosa in tutta la Gran Bretagna, nonostante la vicenda di Minneapolis non avesse assolutamente alcuna analogia con quanto accadeva nelle strade della Gran Bretagna e nonostante il movimento BLM fosse relativamente anonimo nel Regno Unito.
Sono stati numerosi i giornalisti che hanno fatto in modo che il messaggio fosse forte e chiaro: protestare contro una forma apparente di razzismo – anche se questo atto di razzismo è stato perpetrato in un altro continente – era più importante di qualsiasi pandemia.
Pertanto, dopo mesi in cui c’era stato detto che saremmo stati perseguiti se avessimo violato le regole anti-Covid, abbiamo dovuto vedere in televisione migliaia di manifestanti che, non solo infrangevano le regole di sicurezza, ma abbattevano monumenti storici, e tutto questo a causa di una rimostranza largamente importata.
Anche se le proteste sono diventate violente, non ci sono stati arresti. Il governo aveva però precisato che qualsiasi violazione delle regole imposte dal lockdown non sarebbe stata consentita dalla legge – senza riserve o eccezioni. Probabilmente, nessuno ne era molto contento, tuttavia le regole sono state osservate – per il bene comune.
Poi, all’improvviso, è scoppiato il caos nei paesi e nelle città di tutto il Regno Unito. Nei notiziari e sui giornali, tra la violenza dei disordini civili, non solo venivano violate le regole imposte dal lockdown, ma sotto la bandiera del Black Lives Matter, veniva tollerata una serie di diffusi comportamenti antisociali. Quando la statua di Winston Churchill, situata nella Piazza del Parlamento londinese è stata vandalizzata, la polizia, chiaramente tenuta in ostaggio dalla correttezza politica, è rimasta a guardare mentre il suo ruolo veniva pubblicamente compromesso da un aperto disprezzo della legge.
Il rifiuto del patrimonio storico britannico da parte dei manifestanti, un tentativo di “cancellare” la storia, sembra una minaccia per la nazione. Non abbiamo nulla di cui essere orgogliosi. I nostri successi presumibilmente sono stati poco più che il bottino di un sistema patriarcale malvagio e bigotto. I manifestanti che giurano fedeltà agli artefici marxisti di quella narrazione, non solo offendono la memora di coloro che hanno combattuto e sono morti per le libertà che ora diamo per scontate, ma offrono altresì un terreno fertile al totalitarismo.
Mentre i diritti delle minoranze di genere ed etniche sembrano essere scolpiti nella pietra in modo indelebile, da un momento all’altro lo Stato può privarci della libertà di visitare i nostri familiari, di frequentare pub o di recarci in biblioteca. Migliaia di manifestanti che marciano per le strade delle città nello stesso giorno? Nessun problema. Mentre la folla di gente che si riversa sulle spiagge in una giornata estiva rischia l’arresto. La libertà di un uomo, a quanto pare, è diventata motivo di risentimento per un altro uomo.
E allora cosa ci resterà dopo il Covid-19, mentre cercheremo di tornare alla nostra vita in un mondo che non è ancora post-woke? Regnerà un clima crescente di sfiducia e cautela. La gente ha sempre più paura di dire quel che pensa. Anche le forze dell’ordine sono colpite dalla paralisi del politicamente corretto (si veda qui, qui, qui e qui).
Mentre il Regno Unito era impegnato a promuovere il multiculturalismo e a rigettare scelte come il Cristianesimo, la famiglia nucleare e un patrimonio culturale assemblato con cura da persone che sono state spesso liquidate come bianche e morte, noi non ci siamo accorti delle divisioni sociali che sono sorte. Secondo i media, ad esempio, circa 19 mila dei nostri bambini sono stati molestati e stuprati dalle bande. La pandemia di coronavirus, anziché unirci, è servita a mettere in luce le divisioni che stanno trasformando il Regno Unito in qualcosa di regressivo, non evoluto e irriconoscibile. Purtroppo, il Regno Unito è tutt’altro che unito in questo momento.
FONTE: https://it.gatestoneinstitute.org/16779/gran-bretagna-totalitarismo
USA 2020, ci tocca dare ragione a Stalin: «non conta chi vota, ma chi conta i voti…»
(di Becchi e Palma su Libero)
Articolo a firma di Paolo Becchi e Giuseppe Palma su Libero di ieri, 21 novembre 2020:
Ad oggi Joe Biden ha 306 grandi elettori, Donald Trump 232. Ma la vittoria del candidato Dem deve ancora essere dichiarata ufficialmente da alcuni Stati. Gli avvocati del Presidente in carica stanno raccogliendo le prove di frodi elettorali e irregolarità, dopo di che chiederanno alla Corte Suprema di pronunciarsi.
Gli Stati dove sarebbero avvenuti i presunti brogli sono quelli in cui è stato utilizzato per il conteggio delle schede il sistema operativo “Dominion” (di cui, guarda caso, è un importante dirigente il capo dello staff di Nancy Pelosi). “Dominion voting system democracy suite” è un software ritenuto da alcuni inaffidabile perché non è al sicuro da attività fraudolente e da manipolazioni. Questa è la ragione per cui il Texas per ben tre volte si è rifiutato di utilizzarlo. Ora, Wisconsin, Michigan, Arizona, Nevada, Georgia e Pennsylvania hanno tutti utilizzato proprio “Dominion”. E tutti questi Stati sono andati a Biden, nonostante fino al primo pomeriggio del 4 novembre Trump fosse avanti in almeno 4 su 6.
Nel caso in cui le prove dei brogli fossero confermate, la Corte suprema ha due strade: la prima è quella di consentire un riconteggio manuale delle schede (pronunciandosi anche sul voto postale giunto oltre una certa data), la seconda quella di invalidare il responso elettorale negli Stati interessati o in alcuni di essi. La strada per un eventuale riconteggio delle schede, seppur non sia da escludere, è stretta, infatti dopo l’8 dicembre le assemblee legislative di ciascuno Stato devono confermare ufficialmente la nomina dei grandi elettori, chiamati il 14 dicembre ad eleggere il 46° Presidente degli Stati Uniti. La Corte Suprema potrebbe in alternativa invalidare il voto per frode elettorale, in tutti o in alcuni dei sei Stati citati e in tal caso Biden potrebbe scendere sotto i 270 grandi elettori.
In questo caso troverebbe applicazione il Dodicesimo Emendamento della Costituzione americana, che prevede l’elezione del Presidente da parte della Camera dei rappresentanti. Beninteso, non da parte dei deputati ma dei delegati statali nella misura di un delegato per ciascuno Stato. E se si arrivasse a questo punto, Trump potrebbe farcela. Un’ipotesi plausibile? Vi sono due precedenti, l’uno diverso dall’altro ma che potrebbero offrire una chiave di lettura interessante.
Nel 1824 nessuno dei quattro candidati alla presidenza ottenne il “magic number” dei grandi elettori, quindi la Camera dei rappresentanti elesse il candidato democratico-repubblicano John Quincy Adams, nonostante fosse arrivato secondo sia nel voto popolare che in quello dei grandi elettori. Tutto legale. Un secondo precedente è ancora più interessante. Nel 1876 il candidato democratico Samuel Tilden ottenne 184 grandi elettori, uno in meno del “magic number” di allora, conquistando anche più voti popolari dello sfidante repubblicano Rutherford Hayes, che si fermò a 165 grandi elettori. Ben 4 Stati federati del Sud, che contavano complessivamente 20 grandi elettori, non ufficializzarono però l’assegnazione dei risultati elettorali e dei grandi elettori. Ed è proprio quello che potrebbe accadere adesso dopo la produzione delle prove dei brogli e un intervento invalidante della Corte suprema.
All’epoca la querelle fu risolta con un accordo tra i due partiti: una transazione informale che prese il nome di “Compromesso del 1877” (il ritiro definitivo delle truppe federali dagli Stati meridionali), per cui la commissione elettorale assegnò tutti e 20 i grandi elettori rimasti al candidato repubblicano Hayes, che divenne Presidente per il rotto della cuffia.
La soluzione di un accordo tra democratici e repubblicani è oggi impercorribile, ma resta possibile una pronuncia della Corte che invalidi il voto negli Stati contesi in cui si è utilizzato per conteggiare i voti il sistema informatico “Dominion”. Così Biden scenderebbe sotto il “magic number” e la palla passerebbe alla Camera, cioè ai delegati statali. Probabilmente è questo che Trump ha in mente, soprattutto se fosse impedito un riconteggio manuale delle schede ovvero ciò si rivelasse non sufficiente a fare chiarezza. Del resto il Presidente in carica può contare sulla maggioranza dei giudici nella Corte suprema.
Per una volta diamo ragione a Stalin, che di queste cose se ne intendeva: «non conta chi vota, ma chi conta i voti e come vengono contati». Certo, si tratterebbe della più grande frode elettorale di tutti i tempi, ma Trump sa il fatto suo e non ha alcuna intenzione di mollare.
di Paolo Becchi e Giuseppe Palma su Libero del 21 novembre 2020.
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Consigli letterari:
di Paolo Becchi e Giuseppe Palma, “DEMOCRAZIA IN QUARANTENA. Come un virus ha travolto il Paese“, Historica edizioni, aprile 2020.
Qui i link per l’acquisto:
- http://www.historicaedizioni.com/libri/democrazia-in-quarantena/
- https://www.ibs.it/democrazia-in-quarantena-come-virus-libro-paolo-becchi-giuseppe-palma/e/9788833371535
- https://www.mondadoristore.it/Democrazia-quarantena-Come-Giuseppe-Palma-Paolo-Becchi/eai978883337153/
- https://www.libreriauniversitaria.it/democrazia-quarantena-virus-ha-travolto/libro/9788833371535
La filosofa Hannah Arendt ha scritto una volta sulla banalità del male , e non c’è mai stato un gruppo più banale dell’equipaggio di politica estera e sicurezza dello stato di cui Barack Obama si è circondato per otto anni, oltre alla possibile eccezione dei neoconservatori di Bush .
Ora, dopo tre anni a gridare sulla “collusione russa” , sembra che l’Impero del Male stia per riguadagnare il terreno perduto, sostenendo nuove guerre e un espansionismo più interventista con un ruolo molto più importante per le forze armate statunitensi nel mondo.
Facciamo dei nomi.
Pentagono
Per il posto di capo della difesa, il Washington Post ha ritratto il volto banale di Michele Flournoy come la scelta per ‘ripristinare la stabilità’ al Pentagono, un’affermazione completamente falsa. Ricordiamo che Fluornoy promuove l’intervento militare globale unilaterale degli Stati Uniti e ha sostenuto la distruzione della Libia nel 2011. Con la porta girevole militare-industriale , Flournoy ha consentito molti contratti di armi aziendali per un importo di decine di milioni. Allo stesso modo Fluornoy è sul tabellone di Booz-Hamilton, dove la palude non può andare più in profondità. Come se questo miserabile esempio di agente provocatore per la guerra e la distruzione non fosse già abbastanza grave, Biden, secondo quanto riferito, sta considerando anche il banale boss della Lockheed-Martin Jeh Johnson per la posizione del DoD.
Il direttore della Lockheed Johnson è stato assunto da Rob Reiner e dall’editore neocon David Frum di Atlantic per dirigere il Comitato per le indagini sulla Russia che misteriosamente esplose non appena fu pubblicato il Rapporto Mueller. Jeh Johnson ha continuato a mettere in guardia contro “l’interferenza russa” nelle elezioni presidenziali statunitensi fino ad ora. L’unzione di Biden come presidente eletto ha posto fine a tutto ciò. In qualità di capo della sicurezza interna, Johnson ha autorizzato le gabbie per la custodia dei bambini immigrati. Ha anche sostenuto l’assassinio del generale Suleimani e ha espresso sostegno alle guerre statunitensi in Siria, Iraq e Afghanistan.
Stato
Dalla Libia alla Siria, allo Yemen, all’Ucraina e oltre, la banalità del male è forse meglio personificata da Susan Rice, apparentemente la prima scelta di Biden come segretario. Il riso è stato un misero fallimento alle Nazioni Unite, ma tutto sembra perdonato, probabilmente per volere dei donatori di Biden. Dopo il suo fallimento alle Nazioni Unite, Obama ha dato un calcio a Rice al piano di sopra per essere il suo consigliere per la sicurezza nazionale, una posizione che non richiede l’approvazione del Senato.
Un evidente falco di guerra nello stampo della classe dei donatori democratici, una nomina alla Rice potrebbe rafforzare il mantra liberale secondo cui le donne possono essere altrettanto brave nell’interventismo degli uomini e garantire il pieno ripristino dell’agenda neoliberista a Washington. Anche John Kerry è stato contrassegnato come potenziale per lo Stato (di nuovo), ma all’età di 77 anni e in seguito al fallimento del JCPOA Kerry è una scelta improbabile.
Un’altra potenziale scelta tra le banali Daughters of Darkness è Victoria Kagan-Nuland, artefice della debacle del 2014 in Ucraina (tra le altre cose). Uscito allo stato in un atto imbarazzante di quello che lei chiamava una statale impressionante e altri incidenti imbarazzanti, Nuland sembra una scelta improbabile. Ma Kagan-Nuland è banale quanto banale può essere, e Biden potrebbe in qualche modo desiderare di rafforzare la sua solidarietà con la JTF e la sua classe di donatori, su Israele.
Consigliere per la sicurezza nazionale La
banalità è certamente il marchio della bestia qui, nella forma di Tony Blinken. Bene con Michele Flournoy (sopra) Blinken rappresenta il tipo di banalità in cui Deep State si impegna per promuovere il suo male, con Blinken tanto successo quanto qualsiasi altro attore di Deep State. Un grande falco della Russia e falco della guerra in generale, Blinken è un apologeta di Israele . Blinken è anche un falco di guerra in Afghanistan e Siria, e Blinken è stato direttamente coinvolto nell’operazione della CIA Timber Sycamore . Oh, la banalità.
Un altro modello di banalità è Leon CIA Panetta che finora afferma che girare la penisola di Monterey è più divertente che essere a Washington. Ma sappiamo che è falso e Panetta sarebbe una scelta logica. Oltre ad essere un falco su tutto e ridere del fatto che non ha idea di quante guerre stava combattendo l’America di Obama, perché ha perso il conto – Panetta è semplicemente un altro adulatore del male come Hannah Arendt ha interpretato nel suo studio su Adolf Eichmann.
CIA
Banale del banale è ovviamente Mike Morell. Questa scusa incredibilmente vacua per un essere umano è stata per anni mercante di odio . Oltre al suo palese sostegno per un altro banale e brutale guerrafondaio – Hillary Clinton – Mike Morell è un neoliberista che ancora sostiene che Saddam Hussein ha attivamente aiutato e incoraggiato al Qaeda per quanto riguarda gli attacchi dell’11 settembre. Ma Morell rappresenta semplicemente e in ultima analisi la banalità del male, proprio come Arendt ha rappresentato Adolf Eichmann, ma nel caso di Morell sinteticamente riassunto qui da Ray McGovern .
Nazioni unite
Esaminare la banalità del banale sarebbe incompleto senza menzionare Jen Psaki . Sebbene sia una potenziale scelta per il direttore delle comunicazioni della Casa Bianca, perché non promuovere un bugiardo affermato in un luogo in cui mentire compiuto conta davvero?
Conclusione
Non ci sono indicazioni che gli Stati Uniti come stato di guerra trincerato cambieranno mai il loro corso finché non saranno costretti a farlo. Il signor Trump non è stato in grado di applicare quel cambiamento. Messo da parte dalla psicosi del Russiagate, come un neofita della Beltway e il suo peggior nemico a volte, che ha affondato l’agenda di Trump. * Le azioni di Trump ora – per porre fine alle guerre in Siria, Iraq, Afghanistan e Yemen – avrebbero dovuto essere intraprese sul serio e senza compromessi per anni fa. Il punto è che le nuove nomine di Trump al Pentagono – e speriamo la CIA – speriamo che attenueranno l’efficacia dei cattivi attori di Biden in futuro.
Indipendentemente da ciò, personaggi uguali o simili a quelli sopra elencati infesteranno sicuramente l’infernale pozzo nero della Beltway di Washington ancora una volta tramite Joe Biden … non commettere errori. … E saranno più cattivi e cattivi che mai! Garantito.
FONTE: https://www.facebook.com/groups/Finanzcapitalismo/permalink/1471761003012875/
Biden’s Deep State
Lockheed director Johnson was employed by Rob Reiner and Atlantic editor arch-Neocon David Frum to run the Committee to Investigate Russia which mysteriously blew up as soon as the Mueller Report was released. Jeh Johnson has continued to warn of “Russian interference” in the US presidential election until now. Biden’s anointing as president-elect has ended that. As Homeland Security head, Johnson authorized cages for holding immigrant children. He also supported the assassination of General Suleimani, and has voiced support for US wars in Syria, Iraq, and Afghanistan.
State
From Libya to Syria, Yemen, Ukraine and beyond, the banality of evil is perhaps best personified by Susan Rice – apparently Biden’s premiere pick for Secretary. Rice was an abject failure at the United Nations, but all seems forgiven, probably at the behest of Biden’s donors. After her failure at the UN, Obama kicked Rice upstairs to be his National Security Advisor, a position that does not require Senate approval.
An obvious war hawk in the mold of the Democrat’s donor class, a Rice appointment could reinforce the liberal mantra that women can be just as good at interventionism as men, and ensure full re-establishment of the Neoliberal agenda in Washington. John Kerry has been flagged as a potential for State (again) too, but at age 77 and subsequent to the failure of the JCPOA Kerry is an unlikely pick.
Another potential pick among the banal Daughters of Darkness is Victoria Kagan-Nuland, architect of the 2014 debacle in Ukraine (among other things). Outed at State in an embarrassing act of what she called impressive statecraft and other embarrassing incidents, Nuland seems an unlikely choice. But Kagan-Nuland is as banal as banal can be, and Biden may somehow wish to reinforce his solidarity with the JTF and his donor class, on Israel.
National Security Advisor
Banality is certainly the mark of the beast here, in the form of Tony Blinken. Well in with Michele Flournoy (above) Blinken typifies the type of banality the Deep State engages in to promote its evil, with Blinken as successful as any other Deep State actor. A major hawk on Russia and war hawk in general, Blinken is an apologist for Israel. Blinken is a war hawk on Afghanistan and Syria too, and Blinken was directly involved in CIA operation Timber Sycamore. Oh, the banality.
Another model of banality is Leon CIA Panetta who so far claims that cruising the Monterey peninsula is more fun that being in Washington. But we know that’s false and Panetta would be a logical pick. Besides being a hawk on everything, and laughing about the fact he has no idea how many wars Obama’s America was fighting – because he lost count – Panetta is simply another sycophant for evil like Hannah Arendt portrayed in her study of Adolf Eichmann.
CIA
Banal of the banal is of course Mike Morell. This incredibly vacuous excuse for a human being has been hate-mongering for years. Beside his blatant pandering support for another banal and brutal warmonger – Hillary Clinton – Mike Morell is one Neoliberal who still maintains that Saddam Hussein actively aided and abetted al Qaeda with regard to the 911 attacks. But Morell simply and ultimately represents the banality of evil, just as Arendt depicted Adolf Eichmann, but in Morell’s case succinctly summarized here by Ray McGovern.
United Nations
Outing the banality of the banal would be incomplete without mentioning Jen Psaki. Although a potential pick for White House Communications Director, why not promote an accomplished liar to a venue where accomplished lying really matters?
Conclusion
There is no indication that the United States as an entrenched warfare state will ever change its course until forced to. Mr Trump was incapable of enforcing that change. Sidelined by Russiagate psychosis, as a Beltway Neophyte and his own worst enemy at times, that sank Trump’s agenda.* The actions of Mr Trump now – to end the wars in Syria, Iraq, Afghanistan and Yemen — should have been undertaken in earnest and without compromise years ago. Point being that Mr Trump’s new appointments to the Pentagon – and let’s hope CIA – will hopefully blunt the efficacy of Biden’s bad actors going forward.
Regardless, characters the same or similar to the ones listed above will definitely infest Washington’s infernal Beltway cesspool once again via Joe Biden … make no mistake. …And they will be meaner and nastier than ever before! Guaranteed.
*Beside his appointment of dreadful characters like John Bolton, Mike Pompeo and Elliott Abrams, apparently at the behest of his own donor class!
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FONTE: http://www.ronpaulinstitute.org/archives/featured-articles/2020/november/18/biden-s-deep-state/
Biden’s likely pick for Secretary of Defense, Michele Flournoy, and his top foreign policy advisor, Tony Blinken, have played central roles in every war waged by Democratic presidents dating back to the Clinton era
VIDEO HERE: https://youtu.be/ivFFZ95EQvY
This video report was originally published at Behind The Headlines. Support the independent journalism initiative here.
Throughout his campaign, Joe Biden railed against Donald Trump’s ‘America First’ foreign policy, claiming it weakened the United States and left the world in disarray. “Donald Trump’s brand of ‘America First has too often led to America alone,” Biden proclaimed.
He pledged to reverse this decline and recover the damage Trump did to America’s reputation. While Donald Trump called to make America Great Again, Biden seeks to Make the American Empire Great Again.
Joe Biden: “Tonight, the whole world is watching America. And I believe at our best, America is a beacon for the globe. We will lead not only by the example of our power, but by the power of our example.”
Among the president-elect’s pledges is to end the so-called forever wars – the decades-long imperial projects in Afghanistan and Iraq that began under the Bush administration.
“It’s long past time we end the forever wars which have cost us untold blood and treasure,” Biden has said.
Yet Biden – a fervent supporter of those wars – will delegate that duty to the most neoconservative elements of the Democratic Party and ideologues of permanent war.
Michele Flournoy and Tony Blinken sit atop Biden’s thousands-strong foreign policy brain trust and have played central roles in every U.S. war dating back to the Bill Clinton administration.
During the Trump era, they’ve cashed in through WestExec Advisors – a corporate consulting firm that has become home for Obama administration officials awaiting a return to government.
Flournoy is Biden’s leading pick for Secretary of Defense and Blinken is expected to be the president’s National Security Advisor.
Biden’s foxes guard the henhouse
Since the 1990s, Flournoy and Blinken have steadily risen through the ranks of the military-industrial complex, shuffling back and forth between the Pentagon and hawkish think-tanks funded by the U.S. government, weapons companies, and oil giants.
Under Bill Clinton, Flournoy was the principal author of the 1996 Quadrinellial Defense Review, the document that outlined the U.S. military’s doctrine of permanent war – what it called “full spectrum dominance.”
Flournoy called for “unilateral use of military power” to ensure “uninhibited access to key markets, energy supplies, and strategic resources.”
As Bush administration officials lied to the world about Saddam Hussein’s supposed WMD’s, Flournoy remarked that “In some cases, preemptive strikes against an adversary’s [weapons of mass destruction] capabilities may be the best or only option we have to avert a catastrophic attack against the United States.”
Tony Blinken was a top advisor to then-Senate Foreign Relations Committee Chair Joe Biden, who played a key role in shoring up support among the Democrat-controlled Senate for Bush’s illegal invasion of Iraq.
During the run-up to the invasion of Iraq, Biden declared, “In my judgment, President Bush is right to be concerned about Saddam Hussein’s relentless pursuit of weapons of mass destruction”
As Iraq was plunged into chaos and bloodshed, Flournoy was among the authors of a paper titled “Progressive Internationalism” that called for a “smarter and better” style of permanent war. The paper chastised the anti-war left and stated that “Democrats will maintain the world’s most capable and technologically advanced military, and we will not flinch from using it to defend our interests anywhere in the world.”
With Bush winning a second term, Flournoy advocated for more troop deployments from the sidelines.
In 2005, Flournoy signed onto a letter from the neoconservative think tank Project for a New American Century, asking Congress to “increase substantially the size of the active duty Army and Marine Corps (by) at least 25,000 troops each year over the next several years.”
In 2007, she leveraged her Pentagon experience and contacts to found what would become one of the premier Washington think tanks advocating endless war across the globe: the Center for a New American Security (CNAS).
CNAS is funded by the U.S. government, arms manufacturers, oil giants, Silicon Valley tech giants, billionaire-funded foundations, and big banks.
Flournoy joined the Obama administration and was appointed as under secretary of defense for policy, the position considered the “brains” of the Pentagon.
She was keenly aware that the public was wary of more quagmires. In the 2010 Quadrennial Defense Review, she crafted a new concept of warfare that would expand the permanent war state while giving the appearance of a drawdown.
Flournoy wrote that “unmanned systems hold great promise” – a reference to the CIA’s drone assassination program.
This was the Obama-era military doctrine of hybrid war. It called for the U.S. to be able to simultaneously wage war on numerous fronts through secret warfare, clandestine weapons transfers to proxies, drone strikes, and cyber-attacks – all buttressed with propaganda campaigns targeting the American public through the internet and corporate news media.
Architects of America’s Hybrid wars
Flournoy continued to champion the endless wars that began in the Bush-era and was a key architect of Obama’s disastrous troop surge in Afghanistan. As U.S. soldiers returned in body bags and insurgent attacks and suicide bombings increased some 65% from 2009 and 2010, she deceived the Senate Armed Services Committee, claiming that the U.S. was beginning to turn the tide against the Taliban: “We are beginning to regain the initiative and the insurgency is beginning to lose momentum.”
Even with her lie that the U.S. and Afghan government were starting to beat the Taliban back, Flournoy assured the senate that the U.S. would have to remain in Afghanistan long into the future: “We are not leaving any time soon even though the nature and the complexion of the commitment may change over time.”
Ten years later – as the Afghan death toll passed 150,000 – Flournoy continued to argue against a U.S. withdrawal: “I would certainly not advocate a US or NATO departure short of a political settlement being in place.”
That’s the person Joe Biden has tasked with ending the forever war in Afghanistan. But in Biden’s own words, he’ll “bring the vast majority of our troops home from Afghanistan” implying some number of American troops will remain, and the forever war will be just that. Michele Flournoy explained that even if a political settlement were reached, the U.S. would maintain a presence.
Michele Flournoy: “If we are fortunate enough to see a political settlement reached, it doesn’t mean that the US role or the international community is over. Afghanistan without outside investment is not a society that is going to survive and thrive. In no case are we going to be able to wash our hands of Afghanistan and walk away nor should we want to. This is something where we’re going to have to continue to be engaged, just the form of engagement may change.”
In 2011, the Obama-era doctrine of smart and sophisticated warfare was unveiled in the NATO regime-change war on Libya.
Moammar Gaddafi – the former adversary who sought warm relations with the U.S. and had given up his nuclear weapons program – was deposed and sodomized with a bayonet.
Flournoy, Hillary Clinton’s State Department, and corporate media were in lockstep as they waged an elaborate propaganda campaign to deceive the U.S. public that Gadaffi’s soldiers were on a Viagra-fueled rape and murder spree that demanded a U.S. intervention.
Fox News: “Susan Rice reportedly told a security council meeting that Libyan troops are being given viagra and are engaging in sexual violence.”
MSNBC jumped on the propaganda bandwagon, claiming: “New reports emerge that the LIbyan dictator gave soldiers viagra-type pills to rape women who are opposed to the government.”
So did CNN.
As the Libyan ambassador to the US alleged “raping, killing, mass graves,” ICC Chief Prosecutor Manuel Ocampo claimed: “It’s like a machete. Viagra is a tool of massive rapes.”
All of this was based on a report from Al Jazeera – the media outlet owned by the Qatari monarchy that was arming extremist militias in Libya to overthrow the government.
Yet an investigation by the United Nations called the rape claims “hysteria.” Amnesty International and Human Rights Watch found no credible evidence of even a single rape.
Even after Libya was descended into strife and the deception of Gadaffi’s forces committing rape was debunked, Michele Flournoy stood by her support for the war: “I supported the intervention in Libya on humanitarian grounds. I think we were right to do it.”
Tony Blinken, then Obama’s deputy national security advisor, also pushed for regime change in Libya. He became Obama’s point man on Syria, pushed to arm the so-called “moderate rebels” that fought alongside al-Qaeda and ISIS, and designed the red line strategy to trigger a full-on U.S. intervention. Syria, he told the public, wasn’t anything like the other wars the U.S. had waging for more than a decade.
Tony Blinken: “We are doing this in a very different way than in the past. We’re not sending in hundreds of thousands of American troops. We’re not spending trillions of American dollars. We’re being smart about this. This is a sustainable way to get at the terrorists and it’s also a more effective way.”
Blinken added: “This is not open-ended, this is not boots on the ground, this is not Iraq, it’s not Afghanistan, it’s not even Libya. The more people understand that, the more they’ll understand the need for us to take this limited but effective action.”
Despite Blinken’s promises that it would be a short affair, the war on Syria is now in its ninth year. An estimated half a million people have been killed as a result and the country is facing famine,
Largely thanks to the policy of using “wheat to apply pressure” – a recommendation of Flournoy and Blinken’s CNAS think tank.
When the Trump administration launched airstrikes on Syria based on mere accusations of a chemical attack, Tony Blinken praised the bombing, claiming Assad had used the weapon of mass destruction sarin. Yet there was no evidence for this claim, something even then-secretary of Defense James Mattis admitted: “So I can not tell you that we had evidence even though we had a lot of media and social media indicators that either chlorine or sarin were used.”
While jihadist mercenaries armed with U..S-supplied weapons took over large swaths of Syria, Tony Blinken played a central role in a coup d’etat in Ukraine that saw a pro-Russia government overthrown in a U.S.-orchestrated color revolution with neo-fascist elements agitating on the ground.
At the time, he was ambivalent about sending lethal weapons to Ukraine, instead opting for economic pressure.
Tony Blinken: “We’re working, as I said, to make sure that there’s a cost exacted of Russia and indeed that it feels the pressure. That’s what we’re working on. And when it comes to military assistance, we’re looking at it. The facts are these: Even if assistance were to go to Ukraine that would be very unlikely to change Russia’s calculus or prevent an invasion.”
Since then, fascist militias have been incorporated into Ukraine’s armed forces. And Tony Blinken urged Trump to send them deadly weapons – something Obama had declined to do.
But Trump obliged.
The Third Offset
While the U.S. fueled wars in Syria and Ukraine, the Pentagon announced a major shift called the Third Offset strategy – a reference to the cold war era strategies the U.S. used to maintain its military supremacy over the Soviet Union.
The Third Offset strategy shifted the focus from counterinsurgency and the war on terror to great power competition against China and Russia. It called for a technological revolution in warfighting capabilities, development of futuristic and autonomous weapons, swarms of undersea and airborne drones, hypersonic weapons, cyber warfare, machine-enhanced soldiers, and artificial intelligence making unimaginably complex battlefield decisions at speeds incomprehensible to the human mind. All of this would be predicated on the Pentagon deepening its relationship with Silicon Valley giants that it birthed decades before: Google and Facebook.
The author of the Third Offset, former undersecretary of defense Robert Work, is a partner of Flournoy and Blinken’s at WestExec Advisors. And Flournoy has been a leading proponent of this dangerous new escalation.
In June, Flournoy published a lengthy commentary laying out her strategy called “Sharpening the U.S. Military’s Edge: Critical Steps for the Next Administration.”
She warned that the United States is losing its military technological advantage and reversing that must be the Pentagon’s priority. Without it, Flournoy warned that the U.S. might not be able to defeat China in Asia: “That technological investment is still very important for the United States to be able to offset what will be quantitative advantages and home theater advantages for a country like China if we ever had to deal with a conflict in Asia, in their backyard.”
While Flournoy has called for ramping up U.S. military presence and exercises with allied forces in the region, she went so far as to call for the U.S. to increase its destructive capabilities so much that it could launch a blitzkrieg style-attack that would wipe out the entire Chinese navy and all civilian merchant ships in the South China Sea. Not only a blatant war crime but a direct attack on a nuclear power that would spell the third world war.
At the same time, Biden has announced he’ll take an even more aggressive and confrontational stance against Russia, a position Flournoy shares: “We need to invest to ensure that we maintain the military edge that we will need in certain critical areas like cyber and electronic warfare and precision strike, to again underwrite deterrence, to make sure Vladimir Putin does not miscalculate and think that he can cross a border into Europe or cross a border and threaten us militarily.”
As for ending the forever wars, Tony Blinken says not so fast: “Large scale, open-ended deployment of large standing US forces in conflict zones with no clear strategy should end and will end under his watch…. But we also need to distinguish between, for example, these endless wars with the large scale open ended deployment of US forces with, for example, discreet, small-scale sustainable operations, maybe led by special forces, to support local actors… In ending the endless wars I think we have to be careful to not paint with too broad a brush stroke.”
The end of forever wars?
So Biden will end the forever wars, but not really end them. Secret wars that the public doesn’t even know the U.S. is involved in – those are here to stay.
In fact, leaving teams of special forces in place throughout the Middle East is part and parcel of the Pentagon’s shift away from counterinsurgency and towards great power competition.
The 2018 National Defense Strategy explains that, “Long-term strategic competitions with China and Russia are the principal priorities” and the U.S. will “consolidate gains in Iraq and Afghanistan while moving to a more resource-sustainable approach.”
As for the catastrophic war on Yemen, Biden has said he’ll end U.S. support; but in 2019, Michele Flournoy argued against ending arms sales to Saudi Arabia.
Biden pledged he will rejoin the Iran deal as a starting point for new negotiations. However, Trump’s withdrawal from the deal discredited the Iranian reformists who seek engagement with the west and empowered the principlists who see the JCPOA as a deal with the devil.
In Latin America, Biden will revive the so-called anti-corruption campaigns that were used as a cover to oust the popular social democrat Brazilian president Lula da Silva.
His Venezuela policy appears little different from Trump’s – sanctions and regime change.
In Central America, Biden has presided over a four billion dollar package to support corrupt right-wing governments and neoliberal privatization projects, fueling destabilization and sending vulnerable masses fleeing north to the United States.
Behind their rhetoric, Biden, Flournoy, and Blinken will seek nothing less than global supremacy, escalating a new and even more dangerous arms race that risks the destruction of humanity. That’s what Joe Biden calls “decency” and “normalcy.”
FONTE: https://thegrayzone.com/2020/11/20/biden-advisors-flournoy-blinken-permanent-war/
POLITICA
Prove di federazione, il centrodestra si ricompatta. Forse
Bill Gates avverte: “Ecco come cambierà il mondo”
21 Novembre 2020
Bill Gates torna sul covid e sulle sue conseguenze: ecco in che modo cambierà il mondo secondo l’imprenditore
Il mondo sta per cambiare. A prepararci all’imminente scenario post-coronavirus è il co-fondatore di Microsoft Bill Gates, che disegna uno scenario preciso della nostra quotidianità una volta superata la fase più acuta della pandemia tuttora in pieno corso.
Per Gates va innanzitutto variato l’approccio delle persone al pensiero del futuro: è infatti scorretto – evidenzia – chiedersi quando torneremo alla normalità, occorre piuttosto cercare di capire come potrà cambiare la suddetta normalità:
“Sento spesso le persone chiedere e chiedersi quando torneremo a una vita normale. Ma non noto quasi mai ragionamenti su cosa può essere considerato normale dopo un periodo come quello che stiamo vivendo, che di normale ha ben poco”.
Quella ’normalità’ va infatti rivista “per molti anni” secondo l’imprenditore, con modi di lavorare e interagire che andranno incontro a radicali metamorfosi.
Bill Gates avverte: “Ecco come cambierà il mondo”
Prima di tutto – nota Gates – a cambiare sarà lo scenario lavorativo, con lo smart working che ha già rivoluzionato la quotidianità e che, andando avanti, diventerà una costante con tutte le conseguenze in termini di “diminuzione di traffico urbano, ferroviario e aereo”:
“La mia previsione è che circa il 50% dei viaggi di lavoro verrà meno, e passeremo più del 30% in meno di giorni in ufficio”.
Meno viaggi e meno circolazione in generale quindi e, come conseguenza diretta, un impatto molto positivo sull’ambiente ma “meno amicizie” , aspetto che Gates riconosce come molto grave e per cui afferma esplicitamente che “si dovrà fare molto per ovviare a questo”:
“Si moltiplicheranno mezzi e modalità che consentiranno di lavorare da casa quasi al 100%, ma al contempo assisteremo a una decisa penalizzazione nelle interazioni tra colleghi e nei rapporti d’amicizia; su questo aspetto dovrà essere fatto molto”.
FONTE: https://www.money.it/bill-gates-ecco-come-cambiera-il-mondo
The “Global Reset” Scam
Authored by Alasdair Macleod via GoldMoney.com,
This article takes a tilt at increasing speculation about statist global resets, and why plans such as those promoted by the World Economic Forum will fail. Central bank digital currencies will simply run out of time.
Instead, the collapse of unbacked fiat currencies will end all supra-national government solutions to their policy failures. Already, there is mounting evidence of money beginning to flee bank accounts into stocks, commodities and even bitcoin. This is an early warning of a rapidly developing monetary collapse.
Moreover, nothing can now stop the collapse of fiat currencies, and with it schemes to control humanity for the convenience and ambitions of government planners. There can only be one statist solution and that is to mobilise gold reserves to back and save their currencies, which in order to succeed will have to be fully convertible into circulating gold coinage. It will also require the role of governments to be reset into a non-welfare, non-interventionist minimalist role, which can only be achieved after a complete collapse of the current fiat-financed system.
Anything less will fail.
The Deep State and The Blob fuel conspiracy theories
Increasingly, people are beginning to realise that their world is undergoing a period of rapid change, with the future of fiat money now uncertain. For most, it is too difficult to even contemplate. But growing uncertainties are driving wild speculation about what those in authority now have in store for the human race in the form of a global reset. It is a time for conspiracy theorists, aided and abetted by our politicians and central bankers who are being increasingly evasive, because events are spiralling out of their control.
Then there is America’s Deep State, or the British equivalent, the more recently christened Blob; an amorphous entity comprised of the permanent bureaucracy with its own agenda. These faceless planners have moved on from merely making ministers’ lives difficult if they deviate from the blob’s predetermined course — immortalised in “Yes Minister” and its sequel series “Yes Prime Minister”.
As we saw with Brexit, The Blob has been rigging political outcomes, even conniving in elections. Christopher Steele, an ex-MI6 officer produced a dodgy dossier on Trump to influence the American presidential election in 2016. But there is no such thing as an ex-MI6 Agent because of the Official Secrets Act, so we can only conclude that the intelligence arm of The Blob sanctioned it on a distanced basis. MI6 works with other intelligence agencies under the five-eyes agreement and is close to the CIA. Though they do not necessarily share intelligence, it is impossible to conceive of Steele’s role in influencing the outcome of a US presidential election without the CIA’s knowledge. Almost certainly, the fact that it was commissioned must have been with the CIA’s blessing.
At the time of writing, we do not know the outcome of the current presidential election, but enough doubt has been thrown on the validity of the voting process to implicate unknown parties in managing the outcome. It can never be proved, but for increasing numbers of sceptics it looks like a Deep State operation. It is therefore hardly surprising that conspiracies abound.
The World Economic Forum
The most prominent of these conspiracies has hit the headlines in recent weeks. Its ambition is to take the lead in resetting the world by dismantling the capitalist system in favour of a greater technocratic rule — a fourth industrial revolution no less, even planting microchips in humans to read their brains and control them. The leader is one Klaus Schwab, whose World Economic Forum runs the annual Davos bunfight.
As leader of the Davos forum, Schwab probably sees himself as the coordinator of world government. If so, at 82 years old he is probably getting impatient about the progress towards his personal vision of ultimate power. The covid chaos and the success of his climate change agenda must be encouraging him to think he is very close to a breakthrough. Alternatively, we might consider Schwab as a latter-day Charles Fourier (1772—1837), the utopian socialist philosopher, whose forgotten ideals were only marginally more narcissistic and bizarre than Schwab’s.
While the great and the not so good love the annual Davos party as a networking venue for the politics industry, when it comes to transferring real power to Schwab, it’s a no-no. The only time a politician transfers power is when he is deposed by his or her electorate, colleagues, or the military. And history is littered with utopians, like Schwab, grasping for power over their fellow men. In addition to Charles Fourier, we can include Georg Hegel (1770—1831) and Auguste Comte (1798—1857), as well, of course, as Karl Marx. As thinkers or philosophers, they were all influential in their day and some of their ideas persist in the naïve.
So, while increasing numbers of well-informed people are beginning to sense the end of the current world order, to assume that this will hasten the WEF’s grab for world domination by influencing events is a mistake. All our deep states, blobs and their branches, particularly central banks, will want to hold onto and enhance their executive power with the political class increasingly cast as cover. The planners at national level are not going to submit to Mr Schwab’s plans for world domination. Instead, international relations involve mutual cooperation to secure purely domestic objectives, something President Trump was in the process of destroying. From the Deep State’s point of view, perhaps that’s why he had to be deposed in favour of Biden, who is a long-serving compliant figure.
Central bank digital currencies (CBDCs)
There can be little doubt that central banks wish to increase their control over money and how it is used, cutting out the obstacle of commercial banks who produce most of the money in circulation through the expansion of bank credit. From a statist point of view, commercial banking is a dinosaur, an outdated remnant of free markets, perpetuating needless systemic risk and superseded by technology. Branch networks will disappear with cash, changing relationships between banks and the general public for ever.
By introducing direct central bank accounts for members of the public and every business, commercial banks become superfluous and can be allowed to die. And if one goes bust before commercial banking has ended, the facility to transfer all its loans and deposits onto a central bank’s books will then exist. The removal of systemic risk by the abolition of commercial banks is one of several likely long-term objectives of CBDCs. Commercial banks can be left with the role of investment banking activities in capital markets.
We can imagine the development of CBDCs going even further than just replacing cash. Stimulation by dropping money into personal accounts can be used to target increased spending by consumers, or even groups of consumers, sorted by wealth, location or other factors. Some consumers can be favoured relative to others, so in a swing state, for example, an incumbent administration might buy votes. While this would be strongly denied, as we have seen with unfettered fiat currency the state creeps incrementally towards unstated objectives, using every tool at its disposal. The election of Deep State-approved politicians then becomes possible.
Eventually, funding of all capital projects will come under the direct control of the central bank. And savings deposits, always seen to be a brake on consumption, can be banished. Capital can be made available for government schemes and favoured businesses on the say so of the central bank.
A future government statement might be issued on the following lines:
“Your Government is pleased to announce that the National Audit Office has approved a number of infrastructure projects targeted at improving communications between administrative centres. This investment over ten years will secure an estimated 500,000 jobs. The cost over the life of the project is XXX billion monetary units. The Central Bank has confirmed it will make funding for these projects available, both to your Government and approved private sector contractors.”
This would be a planners’ heaven. Furthermore, CBDC money can be withheld or frozen for anyone suspected of crimes and tax evasion, starving them into confessions of guilt. The justification is always that it is in the national interest to ensure that financial and tax crimes are eliminated — something commercial banks have singularly failed to do. Overseas payments can be routed through other CBDCs, giving the central banking network control over world trade. Just imagine foreign trade being conducted through a grander version of the Eurozone’s TARGET2 settlement system!
Worried yet? In the advanced economies Covid-19 has nearly eliminated cash, which doubtless is intended to be replaced entirely by CBDCs. The end of cash and bank deposits will allow the central bank to cap the amount of cash anyone can hold, and also ensure that everyone is paid a “living wage”. Already flagged, another intention is to eliminate the burden of interest rates and by controlling where money supply is expanded, manage the economy.
It is commonly assumed that those in charge of us know what they are doing — they don’t. They have become trapped at a socialist endpoint and are doubling down in their efforts towards greater socialism. But their dreams of future control are mere escapism. Individuals will lose yet more personal freedom, but ultimately the state cannot conquer human nature and the will of individuals to do what they want. The Soviets attempted it and failed, despite killing and starving many millions.
Central to the collapse of any state-directed reset will be the loss of faith in fiat currencies, and particularly that of the world’s reserve currency, the US dollar. This remains the case irrespective of whether circulating currency is in cash, bank deposits, or CBDCs. Indeed, the collapse could be hastened by CBDCs, because the intention is to increase the pace of injection of new money into the economy if it is required (it always is), and to impose deeper negative interest rates, which cannot be easily achieved under the current monetary system.
If these statist intentions are allowed to prevail, along with other agendas such as the elimination of cheap and effective fossil-based energy, the outlook for humanity is exceedingly grim. Like communism, the global reset into which the western world is drifting will destroy society. Those who believe in liberal values in the original sense of the term — not the modern socialist connotation — will find themselves welcoming the destruction of the current system before it is evolved any further.
The course of a currency collapse
The end of fiat currencies is likely to come sooner than later, from the consequences of today’s massive money-printing, particularly of dollars. Already, US government spending is financed substantially more by currency debasement than taxes, a condition that will almost certainly continue to deteriorate rapidly in the coming months. Furthermore, the global banking system, which is extremely thinly capitalised, faces a tsunami of bad debts which can only lead to a systemic failure — most likely in the Eurozone initially, but threatening all other jurisdictions through counterparty risks. It is coming to a head and is likely to happen soon, possibly triggered by the second covid wave.
Long before the two or three years required for any CBDC to be operational, the world’s reserve fiat currency, the US dollar, is already hyper-inflating. There are signs the markets are beginning to understand this. Bitcoin’s price has risen sharply, sending signals to everyone that the differential between its ultimately fixed quantity and the accelerating rates of fiat currency debasement is feeding dramatically into the price.
Despite the economic slump, equity markets are being driven to new highs as non-financial customers deem stocks to be preferable to bank deposits. It has not helped that the Fed reduced deposit rates to zero last March, well below everyone’s time preference. The Fed has also promised infinite QE in order to fund the fiscal deficit. Therefore, it is not surprising that individuals and corporations are shifting out of cash balances into financial and other assets, with the notable exception of fixed-interest bonds. Rising commodity and raw material prices are also telling us that dollars are been sold in those markets.
This is the point being missed in all commentaries: the mounting evidence that markets, being forward-looking, are beginning to abandon the dollar. And once it goes beyond a certain point, nothing will reverse a rapid loss of purchasing power to the point of worthlessness. To avoid this outcome central banks led by the Fed must immediately abandon inflationary financing of budget deficits.
That is not going to happen. In addition to the current hyperinflation must be added the inflationary cover for the costs and consequences of rescuing a failing global banking system. The costs are immediate, in that governments will take on their books everyone’s bad debts. The consequences are that through their central banks they will have no political alternative other than to counter the economic slump through yet more money printing.
US Treasury bond yields are already beginning to rise, perhaps reflecting this developing outcome as Figure 1 shows.
The up-arrow at the bottom-right of the chart shows that the downward momentum for the bond yield has reversed, forming a golden cross; that is to say the yield is above its two commonly followed moving averages which in turn are forming a cross with the 55–day moving average rising above the 200-day moving average, a strong indicator of a major turning point and of higher bond yields to come. The upward turn of bond yields is to be viewed in the context of the dollar’s trade weighted index, which is shown in Figure 2.
Currently standing at 92.40, if the dollar’s TWI breaks below 91.75 (the low on 1 September) it is likely to head significantly lower. With foreign holdings of dollars and dollar denominated financial securities totalling almost $27 trillion, the chances are that dumping of the dollar on the foreign exchanges will increase rapidly. That being the case, the Fed will not only be funding the unprecedentedly high (for peacetime) budget deficit but will have to absorb foreign sales of US Treasuries and dollars in order to keep the cost of government funding suppressed.
Evidence is mounting that it cannot be done. And with the end of the suppression of interest rates comes the collapse of accumulated malinvestments, of government finances, and of the currency itself.
First the ashes, then, hopefully the phoenix
Elected in 1929, Hoover was the first US President who thought he could improve on the capitalist system of markets reforming themselves, and the results were a disaster. He was thrown out of office and replaced with another interventionist, Roosevelt, and the supremacy of the US Government over markets reforming themselves became established. The situation today is the logical destination of the fallacy that governments can run the economy.
It will end with the collapse and replacement of today’s unbacked fiat currencies — the ashes and then the phoenix. There is every indication that the time when all is rendered into ashes is rapidly approaching. People with fiat, earning fiat, relying on fiat will be impoverished. A currency collapse with no foreign currency to escape into is a cataclysmic event, the like of which we haven’t seen before, not even in Roman times. If it doesn’t buy you food and warmth a million bucks is worthless.
Governments will also have no means of collecting taxes, other than in their worthless currencies. They will be unable to pay their administrators, who cannot even afford to attend their offices. Their pensions and everybody else’s will be worthless. There will be no incentive for anyone in government without money. And without money there is no political power.
There can only be one solution, and that is a reset with gold. The slide in currencies can be stopped by making them exchangeable into gold. The reason for a gold-backed reset is not so much to stop a fiat currency from further collapse but to use it to ensure the widest distribution of the national gold reserves through a reformed gold-backed currency. The US Treasury claims it still has over 8,000 tonnes of gold, which assuming the Deep State hasn’t raided it, can ensure that a new dollar, convertible by everyone into gold, can circulate as money.
The same is true for other currencies, to greater or lesser degrees depending on their national gold reserves. But to be credible, gold coins must also circulate freely alongside readily convertible paper and digital substitutes. The banking system must also be reformed to do away with bank credit expansion, which creates deposits unbacked by gold. By then most of them may be in public ownership or protection, so a reform to abolish bank credit expansion should not be too difficult.
The mobilisation of central bank gold is the best outcome by far. It returns the choice of money to the people who use it for the intermediation between their production and consumption. But very few in government, their Deep States or The Blobs, have the intellectual capacity to understand what needs to be done. Their advisors are inflationists to a man or woman. Furthermore, the US’s Deep State is obsessed with the threat from China and Russia, which between them control international bullion markets (London and Comex are just paper), and have substantial declared and undeclared reserves. Legitimising gold will transfer enormous monetary and geopolitical power from America to the Asian hegemons, which is likely to be strongly resisted.
Furthermore, it will require governments to backtrack on the socialising process, whereby by providing welfare and regulating everything their budgets got out of hand. They must aim to reduce the full burden of their activities on the economy to under 20%.
Following a currency collapse, any central bank that thinks it can use a CBDC to manage market outcomes will undermine its own credibility. Other than issuers of gold-backed notes, they will have no role. In order for the necessary reforms to stick, flights of fancy such as the statist ambitions of planners and of the Klaus Schwabs of this world must be abandoned, along with all the false sciences adopted by statists. But on the positive side, a collapse of fiat currencies is required to sweep away the current failing system, and sooner or later that is what we are going to get.
FONTE: https://www.zerohedge.com/markets/global-reset-scam
SCIENZE TECNOLOGIE
STORIA
Mussolini rivoluzionario, col permesso del papa
Lo ha ricordato con lapidaria incisività Giorgio Galli nell’introduzione alla conferenza “Mussolini e movimenti esoterici e iniziatici” nel ciclo di incontri (in video) sul “Fascismo magico” organizzato dall’Istituto di studi politici e internazionali (ISPIG – Milano) e coordinato da Daniele V. Comero, Vinicio Serino e Ottorino Maggiore van Beest. Galli è celebre per aver definito il sistema politico italiano postbellico come “bipartitismo imperfetto”, ha appena pubblicato dei saggi con Mario Caligiuri, Come si comanda il mondo e Il potere che sta conquistando il mondo (ed. Rubbettino, 2020) e non ha dubbi: quella di Mussolini fu una “Rivoluzione col permesso del Papa”. Una farsa di ateo pentito. Mentre anche molti “fascisti” combattevano i clericali e rivaleggiavano con la Carta del Carnaro di Gabriele d’Annunzio proponendo la confisca dei beni ecclesiastici, l’introduzione del divorzio, il diritto di voto femminile, l’emancipazione delle donne, la giornata lavorativa di otto ore (antica richiesta dei socialisti, dalle cui file arrivava Mussolini e alle quali approdò Pietro Nenni, originariamente repubblicano e suo sodale), sotto sotto il futuro Duce sin dal 1922 aveva preso a trescare con la Santa Sede tramite il gesuita padre Pietro Tacchi Venturi, che tessé i rapporti tra lui e il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Gasparri, e nel 1938, alla vigilia dell’approvazione delle leggi razziali, glielo ricordò per ottenere la discriminazione dei “matrimoni misti” tra ebrei convertiti a cattolicesimo e “ariane” (o tra “ariani” ed ebree cattoliche): dove era chiara l’identificazione tra “razza” e “religione” con tutti i pregiudizi secolari.
Alle elezioni del 16 novembre 1919 Mussolini subì una sconfitta clamorosa. Nella circoscrizione elettorale di Milano la sua lista, comprendente Toscanini e Guido Podrecca, già fondatore di “L’Asino”, settimanale satirico ferocemente anticlericale, e altri candidati niente affatto antidemocratici, raccolse appena 5.000 voti. Egli stesso racimolò 2.500 preferenze. Un risultato umiliante. Ma, come ha documentato Renzo De Felice, non si dette affatto per vinto. Per lui valeva la regola degli estremisti di tutti i colori: tanto peggio, tanto meglio. Dalla sua parte aveva la crisi politico-sociale, la scioperomania, l’inconcludenza dei governi e soprattutto le ripercussioni della suddivisione dei seggi alla Camera in proporzione ai voti ottenuti dai partiti, la “maledetta proporzionale” (come la definì Giolitti) voluta da Luigi Sturzo, fondatore del Partito popolare italiano, dai socialisti e da liberali di belle speranze, che confondevano l’“eloquenza parlamentare” con la “politica”.
Con quelle premesse il 30 ottobre 1922 il trentanovenne Mussolini ebbe l’investitura a presidente del Consiglio dei ministri da Vittorio Emanuele III, su consiglio di tutti i maggiorenti delle forze politico-sociali-economiche non antisistema del Paese. La vera “marcia” non fu “su Roma” ma “in Roma”: dal Vaticano in Italia. Non con i manganelli ma con ceri e aspersori. I partiti che a metà novembre votarono la fiducia al governo Mussolini erano il guazzabuglio che aveva impedito a Giolitti di governare: i popolari di don Sturzo, il grappolo acido di liberali (solo nell’ottobre 1922 nacque il Partito liberale italiano presieduto dal dimenticato Borzino), i demosociali del teosofo Colonna di Cesarò. Come da vent’anni, i socialisti di Turati, Treves, Modigliani e di Giacomo Matteotti (freschi dell’ennesima scissione) rimasero spettatori.
Nicola Di Modugno nell’incontro del 12 novembre ha ricordato che il 19 gennaio 1923 la Santa Sede passò all’incasso. Entrando da ingressi separati il cardinal Gasparri e Mussolini (accompagnato da Giacomo Acerbo, della Gran Loggia d’Italia e sottosegretario alla Presidenza del Consiglio) si incontrarono nel palazzo del conte e senatore Carlo Santucci, presidente del Banco di Roma, ancora una volta sull’orlo del fallimento, e ne concordarono il salvataggio con l’intervento del governo “al di qua del Tevere”. In aggiunta, il Duce del fascismo si impegnò a mettere al bando la Massoneria, che dagli albori del Risorgimento rappresentava l’alternativa radicale alla Chiesa cattolica. Non era un partito qualunque ma un’Idea Universale. Non era una fazione, come i nazionalisti, ma la promotrice e custode della Nazione. Però Roma non poteva contenere due Città Eterne: doveva scegliere quale incarnare. Convinto che in fondo era solo questione di “moneta”, in cambio del “potere” Mussolini non ebbe difficoltà alcuna a sbarazzarsi dei massoni. Non solo. In Italia non potevano esserci due depositari dell’Idea di Nazione. I democratici persero la partita con la riunione del Gran consiglio del fascismo che subito dopo, a metà febbraio del 1923, deliberò l’incompatibilità tra fasci e logge, che pur contavano parecchi “fascisti dell’origine”, mangiapreti della peggior risma. In quella seduta i grandi consiglieri vennero istruiti da uno spretato che per primo aveva pubblicato in Italia gli infami “Protocolli dei Savi Anziani di Sion” e che il Duce, superstizioso assai, evitava di vedere e di nominare. In effetti quell’ex reverendo non gli portò bene. Lo incalzò sino agli ultimi giorni della Repubblica sociale.
Giorgio Alberto Chiurco scrisse cinque volumi sulla “Rivoluzione fascista”, che era e rimase un orpello retorico. A inizio Novecento l’idea di Italia prese corpo in alcuni edifici simbolici, come l’Altare della Patria e il Palazzo di Giustizia (poi sede della Corte di Cassazione), istoriati con gli emblemi della Romanità, ispirati all’Ara Pacis di Augusto, alle Colonne di Traiano e di Antonino Pio, ai Fori imperiali: nessun cenno alla Roma dei Papi. Ma quanto avvenne nel 1922-1923 sfuggì ai più. L’Almanacco della “Ragione” per il 1923 pubblicò in copertina il fascio littorio sormontante la Cupola di San Pietro. I suoi turiferari, liberi pensatori e militanti dell’associazione Giordano Bruno, non avevano capito che ormai era tutto cambiato. La “rivoluzione” di Mussolini si risolse in una ostensione.
Oltre a salvare il Banco di Roma Mussolini imboccò la via della Conciliazione, coronata l’11 febbraio 1929: il riconoscimento dello Stato della Città del Vaticano, che fu opera anche del gesuita Tacchi Venturi (1881-1956), dal 1922 protagonista influente sui rapporti tra le due sponde del Tevere e tuttora in attesa di una biografia esaustiva.
Aldo A. Mola
Estratto dell’articolo pubblicato dal Giornale del Piemonte il 15 .11.2020
FONTE: http://www.civica.one/la-storia-riletta-la-marcia-in-roma-del-22
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