RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI
7 NOVEMBRE 2020
A cura di Manlio Lo Presti
Esergo
Ti ricordi quando eravamo adulti insieme?
In una scuola elementare, un bambino di otto anni alla sua compagna, Torino 1986
GUIDO CERONETTI, Tra pensieri, Adelphi, 1994, n. 376, pag. 206
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SOMMARIO
I.C.U l’Impero Ctonio USA
Presentazione di “Connessioni” l’ultimo romanzo della scrittrice Francesca Sifola
PASSAPORTO DIGITALE: lo vuole Xi, lo vuole Schwab, lo vuole l’ONU
Il “Lupo cattivo” e quei destini incrociati con Epstein
35 DOMANDE A UN COVIDISTA
Le (possibili) implicazioni etiche e morali dei vaccini genetici
JÉRÔME BIMBENET: LENI RIEFENSTAHL. LA REGISTA DI HITLER
Utero in affitto, in Italia pubblicità di aziende straniere “Agcom intervenga”
IL GOVERNO HA AVUTO MANDATO DI UCCIDERE LA NOSTRA ECONOMIA
60 MILIONI DI CAVIE PATENTATE
Passaporto sanitario integrato al vaccino anti-Covid
IL RUOLO DELLA RUSSIA NEL NAGORNO-KARABAKH: PARLA LUTTWAK
7 Things Regarded As ‘Crazy Conspiracy Theories’ Are Becoming Facts Right Now
«Effetto valanga»: se la crisi diventa fantascienza
Youtube cancella Il Trionfo di Leni Riefenstahl per violazione delle nuove norme sull’odio
In Italia invece lo stato di diritto è saldamente difeso
Censis: peggiorato il tenore di vita per 7,6 milioni di italiani, 60% teme per il lavoro
Sarà la francese Psa a comprare Fca (altro che fusione alla pari)
Lo sapete che Bruxelles ha dato una consulenza a Blackrock sulla finanza sostenibile?
L’ultimo enigma della BCE: 120 miliardi appaiono “misteriosamente”. Cosa sta succedendo?
Strage Erba, testimone a ‘Le Iene’: “Faida tra spacciatori. Non sono stati Olindo e Rosa”
Migranti, l’Inps deve pagare anche per i familiari a carico che vivono all’estero
Rinaldi: in piena pandemia priorità della UE è dare il voto ai Rom
Migranti, Euromed Rights: “Il patto UE penalizzerà l’Italia”
Ectoplasma
CON BIDEN HANNO CHIUSO IL CERCHIO
Vittorio Feltri a Papa Francesco: “Perché tace sulla diffamazione subita da Angelo Becciu?”
Nearly HALF Of Young Adults Showing Signs Of Depression Amid Pandemic
Vaccino, il giallo dei contratti segreti
Quando saranno pubblici i dati del vaccino Pfizer anti Covid
I “negazionisti” della terapia domiciliare precoce
EDITORIALE
I.C.U. – Impero Ctonio USA
Manlio Lo Presti – 27 novembre 2020
Tralasciando i ragionamenti volutamente barocchi e complicati emessi e diffusi pertinacemente dai Centri di ricerca universitari e privati, di orientamento supinamente nordamericano, costruiti per creare confusione piuttosto che chiarezza, si può affermare, più semplicemente, che il ritorno dei Dem alla Casa bianca è caratterizzata dalla ascesa di un uomo grigio alla presidenza, un uomo di apparato, avanti con gli anni (dato non casuale), con un curriculum di minimo spessore.
A parità di “grigiore” i Dem avrebbero avuto molte alternative, ma la scelta di un Carneade 2.0 non è casuale. E’ un Apparatčik che solleva alcuni interrogativi, con speciale riguardo alla sua età. Nulla mi vieta di pensare che, a sovrano disprezzo della sovranità popolare, l’IMPERO CTONIO USA – I.C.U. abbia pianificato a breve (fra un anno e mezzo per non farla troppo sporca) un passaggio extraparlamentare: Biden si ritira per “motivi di salute improvvisi” che sarebbero credibili stante la sua età, e subentra la vicepresidente, prodotto altamente e lungamente ingegnerizzato per il suo insediamento presidenziale!
Con COSTEI al vertice L’I.C.U. può ripartire a tessere la propria ragnatela di dominio tecnotronico quadrisex pefodilo antifa neomaccartista globalista, politicamente corretto.
Nessuno dello squadrone Dem ha parlato in campagna elettorale di tutela del lavoro e dello sviluppo economico per la produzione di beni e servizi non finanziari! Questa gravissima omissione lascia pensare che la loro posizione è quella di lasciare tutto come è ora:
- collasso sociale permanente,
- depressione economica permanente,
- urgenza permanente,
- terrore permanente,
- stato di guerra permanente.
Tutto questo per la salvaguardia del TASSO ZERO a tutela dei valori dei Derivati annotati quasi totalmente nei bilanci delle banche, dei Fondi pensione e dei Fondi sovrani, delle società ad alta tecnologia, per la loro ipervalutazione utilizzata per nascondere le somme destinate alla corruzione di governi, alle milizie private utilizzate per rovesciare Stati canaglia, ecc.
Questo nuovo presidente tace sulle conseguenze del TASSO ZERO e non potrebbe fare altrimenti per non “essere suicidato” immediatamente. Ma lo spettro di oltre 200.000.000 di disoccupati fra USA ed Europa rimane! E pare che non importi una BEATA a nessuno. PER SEDARE, CONTROLLARE E REPRIMERE I DISORDINI SOCIALI CHE VERRANNO, l’I.C.U. farà ampio ricorso alla criminalità organizzata che farà i lavoro sporco di assassination globale.
I silenzi sui temi sociali sopra riportati: lavoro, disoccupazione, derivati che stanno per esplodere, rapporti con la Cina, l’India e la Russia, danno il segno che la nomina di Biden evidenzia ancora e sempre di più che gli USA sono uno STATO-AZIENDA dove le decisioni sono prese dagli amministratori delegati delle multinazionali del settore “reale” di produzione e offerta di beni e di servizi e del più aggressivo e potente “settore finanziario” composto da strutture finanziarie, Fondi sovrani, Fondi pensione, banche ad estensione planetaria. La politica è diventata una accolta di meri maggiordomi solerti ed efficienti esecutori, nulla di più.
Lo strapotere tecno-finanziario fonda il suo potere sulla creazione infinita di moneta dal nulla, come teorizzato ampiamente dal teologo del liberismo Milton Friedman.
La iperfinanziarizzazione del mondo mette sempre più in secondo piano iu temi sociali e le grandezze economiche “reali”.
Biden rappresenta il predominio tecno-finanziario.
Dovremo aspettarci una lunga stagione di
- conflitti regionali sempre più sanguinari,
- disordine mondiale
- uno stato di urgenza permanente che viene usato per far passare provvedimenti impopolari
- precarietà endemica
- assenza di progetti di medio e lungo termine
- sanzioni economiche con durissimi embarghi
- gestione deflussi migratori utilizzati come bomba sociale da lanciare contri Paesi nemici
Non sarà una passeggiata.
PREPARIAMOCI
EVENTO CULTURALE
Presentazione di “Connessioni” l’ultimo romanzo della scrittrice Francesca Sifola
FONTE: https://www.facebook.com/FrancescaSifolaScrittrice/posts/2645403605730403
RECENSIONE DEL LIBRO “CONNESSIONI” DEL TGR CAMPANIA QUI: https://www.facebook.com/watch/?v=3026820220756868
IN EVIDENZA
PASSAPORTO DIGITALE: lo vuole Xi, lo vuole Schwab, lo vuole l’ONU
(.. e abolisce il contante..)
Lo chiamano “passaporto della libertà” é programmato in UK.
Chi si fa vaccinare e “testare” regolarmente ed é senza virus potrà condurre una vita normale…
(Dall’articolo:
… Coloro che si sono vaccinati e testati regolarmente e sono esenti da virus dovrebbero essere in grado di condurre di nuovo una vita normale e poter fare acquisti senza maschera [dunque la maschera sarà un obbligo permanente].
“Il Corona Freedom Pass è progettato per aiutare la nazione e le persone a tornare a una vita normale senza restrizioni. Il pass dovrebbe essere disponibile quando il programma di vaccinazione del Regno Unito inizierà su larga scala all’inizio del nuovo anno. Chiunque dimostri di essere privo di Covid riceverà una tessera, un documento eventualmente salvabile anche sul cellulare. Il documento ha lo scopo di dimostrare che il titolare del certificato non è un portatore di virus ed è autorizzato a muoversi liberamente. Lo riporta il quotidiano britannico “The Telegraph”.
L’idea originale è della Cina:
Da Inside Over:
Un registro globale di QR Code per poter viaggiare
“La proposta è semplice: istituire una sorta di registro globale di codici QR, ovvero quei piccoli quadratini bianchi formati da tanti moduli neri a barre bidimensionali, per garantire, in tutta sicurezza e in tutto il mondo, la ripresa dei viaggi. Ogni cittadino, prima di partire, non dovrà far altro che mostrare il proprio personalissimo QR code alle autorità preposte al controllo per assicurarsi la possibilità di lasciare il proprio Paese e affrontare una trasferta di lavoro intercontinentale
[…] E’ stato Xi Jinping a mettere sul tavolo la proposta di un sistema globale di codici QR.
Il metodo suggerito da Xi è ampiamente diffuso in Cina. Una delle armi impiegate dal governo cinese per stroncare la diffusione del coronavirus è stato proprio quello di assegnare un “codice” a ciascun cittadino. Scendendo nel dettaglio, Alipay Health Code, una app per smartphone, consente alle autorità cinesi di tracciare gli spostamenti dei cittadini e avvisarli con un QR code sul loro stato di salute [e loro obbedienza ai comportamenti approvati, religione, reddito, credito sociale di buona condotta ...NDR]. Quel codice dovrà essere mostrato per entrare nei centri commerciali, nei siti turistici e via dicendo.
Tre sono i diversi codici impiegati oltre la Muraglia: quello di colore verde è assegnato a chi non ha viaggiato in zone a rischio ed è quindi sano; il giallo è per chi è potenzialmente entrato in contatto con infetti (meglio che non si muova di casa); il rosso è per chi non può uscire di casa e deve sottoporsi a una rigida quarantena. In Cina, dicevamo, questo metodo ha funzionato. C’è tuttavia un enorme punto interrogativo da evidenziare: è plausibile immaginare di estendere un meccanismo simile anche in Occidente, dove la tutela della privacy e il controllo sociale sono due concetti da sempre concepiti in modo del tutto diverso rispetto a quanto non avviene in Cina?”
Tranquillo, non dubitate: ci ha già pensato il
Un miliardo di persone non ha identità legale, ma una nuova app provvede a cambiarlo
- Un miliardo di persone nel mondo non hanno identità legale.
- Senza un documento d’identità non possono aprire un conto bancario, ottenere un prestito o addirittura votare.
- Ora un imprenditore tecnologico ha trovato una risposta.
- L’app digitale di Joseph Thompson consente alle persone di dimostrare e proteggere la propria identità.
La sua start-up AID: Tech ha creato un’app digitale che consente alle persone senza documenti ufficiali di creare un’identità legale personale.
….
Un obiettivo delle Nazioni Unite
Garantire a tutti un’identità legale, inclusa la registrazione delle nascite, entro il 2030 è uno degli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) delle Nazioni Unite . Ha spinto la Banca mondiale a lanciare la sua iniziativa Identification for Development (ID4D) nel 2014.
Una soluzione per smartphone
…
Uno studio su 15 paesi in via di sviluppo ha identificato 600 milioni di persone che hanno uno smartphone ma non hanno un conto bancario. Molte di queste persone utilizzano app di pagamento digitale per gestire i propri soldi e queste transazioni possono essere utilizzate per verificare digitalmente la propria identità.
[siate festosi, ci esorta Doktor Schwab: è nato
Il primo bambino blockchain
Uno dei problemi che devono affrontare è registrare la nascita di un bambino. Le donne senza documento d’identità legale incontrano ostacoli particolari laddove le leggi richiedono che l’identità del padre venga utilizzata quando viene registrata una nascita. In Tanzania, dove abbiamo avuto il primo bambino al mondo nato sulla blockchain”, dice Thompson. “La madre che ha partorito – possedeva i dati per il bambino. Quindi stava costruendo un profilo di credito dati. ”
Thompson e AID Tech hanno vinto il premio Game Changer of the Year dalla Schwab Foundation for Social Entrepreneurship per l’impatto delle loro innovazioni sulla lotta alla corruzione.
Con l’identità digitale universale, sarete liberi difar tutte le cose qui sotto. Senza, nessuna.
Per chi non ci sta, recitare i salmi deprecatori:
https://www.maurizioblondet.it/soccombano-alle-loro-trame/
FONTE: https://www.maurizioblondet.it/passaporto-digitale-lo-vuole-xi-lo-vuole-schwab-lo-vuole-lonu/
Il “Lupo cattivo” e quei destini incrociati con Epstein
Il pelo di quello che si fa chiamare “lupo cattivo” da qualche anno è tricolore: rosso, bianco e blu, come la bandiera della Federazione russa. John Mark Dougan risponde dalla Siberia mentre trasporta in auto una barca verso Mosca: “È una specie di canoa per un mio conoscente: un oligarca”. Se chiedi chi sia il tycoon, risponde: “Non è famoso né conosciuto, se non nel suo settore”. Dougan dice di amare quello che ha sotto gli occhi al momento: Vladivostock, che abbandonerà presto. L’ex poliziotto americano risponde sereno dalla Russia che gli ha concesso asilo quando è scappato dagli Stati Uniti, sfuggendo al mandato di cattura e dalle manette degli agenti dell’Fbi.
La sorte di Dougan è stata bizzarra e colma di un’insana quantità di dettagli fuori dal comune, che lui giura essere tutti veri. Dice di sé: è nato quasi 50 anni fa in Delawere, è stato educato “come un cowboy”, ma allo stesso tempo informa di essere il figlio di un pilota d’aerei che fino al 1984 ha trasportato droga in Sud America. Dopo pessimi voti a scuola, si è arruolato a 20 anni nei Marine. Dopo quattro anni molla l’esercito e si siede davanti allo schermo di un computer, diventando programmatore informatico. Poi nel 2002 si mette di nuovo una divisa e si arruola come ufficiale dello sceriffo della Contea di Palm Beach, Florida. Dopo sette anni, nel 2009, decide di denunciare alcuni dei suoi colleghi di frode, abuso di potere, violenza contro membri delle minoranze etniche arrestati con false accuse. Ne parla con il suo capo: lo sceriffo Ric Bradshaw, – che non muove un dito per cambiare le cose -, allora comincia a parlarne con le penne del Palm Beach Post.
Dougan lascia la polizia, diventa amministratore a tempo pieno del Pbsotalk, un sito in cui, in anonimo, i poliziotti della contea potevano denunciare senza conseguenze colleghi coinvolti in controversie, razzismo, corruzione, insabbiamenti, scandali. Quando Dougan comincia a raccogliere informazioni sensibili e documenti segreti dei colleghi, lo fa il 24 agosto 2015 con lo pseudonimo di “Bad Wolf”. Diventa così la cassetta di sicurezza digitale di foto e video che dimostrano l’eccessivo potere e il suo abuso da parte delle divise dei dipartimento, ma diviene anche proprietario di una miniera di segreti. Tra i poliziotti che decidono di affidargli file e informazioni c’è Joe Recarey, il detective che perseguirà più di altri tutte le violenze commesse dal miliardario, pedofilo e suicida Jeffrey Epstein.
Dougan dice di aver incontrato il detective Recarey nel 2010: “Ho preso quei file, ma non li ho mai guardati. Sapeva che non avrei dato informazioni, mi ha dato fiducia, si fidava del mio silenzio e come altri poliziotti, me li ha affidati. Sul caso Epstein tutti i giornalisti che mi hanno avvicinato per intervistarmi non hanno capito una cosa: non ero parte della squadra che investigava il miliardario, lo era Joseph Recarey, poliziotto della polizia di Palm Beach, un’agenzia che collaborava spesso con la nostra”. L’ufficio dello sceriffo Bradshaw dove era impiegato Dougan non investigava su Epstein ma si occupava talvolta della sua sorveglianza e, dice il “lupo cattivo”, se vuoi facilitare qualcuno per permettergli di violare gli arresti domiciliari, – a cui all’epoca era condannato il tycoon americano che ha abusato decine di ragazzine -, lo fai scegliendo uomini che al momento giusto si volteranno da un’altra parte.
Mentre Dougan è ancora in America, informazioni sensibili e registrazioni in cui i poliziotti in Florida ammettono di aver violato la legge e la privacy, cominciano ad apparire sul web e sulla stampa locale: le agenzie americane incolpano un presunto ed inesistente hacker russo di violazione di dati sensibili. Sempre laggiù, in Florida. Ma “non c’era un hacker russo, non c’era nemmeno un hackeraggio”. Una cosa che Dougan dimentica di ricordare al telefono, ma non dimentica di raccontare il magazine americano Daily Beast, è che il lupo cattivo usava un modulatore della voce per sembrare una donna e flirtare al telefono con lo sceriffo, che snocciolava informazioni sensibili. Si presentava come Jessica, una ragazza di New York. Per il giornale Dougan non è un prodigio del digitale, ma solo un esperto del camuffamento e della bugia.
I servizi segreti cominciano a tenerlo sotto osservazione quando lo identificano come “Bad Wolf” e quando 45 agenti dell’Fbi fanno irruzione a casa sua per sequestrare hard disk e computer inizia una fuga rocambolesca di tre settimane: prende treni e bus, perfino piccoli aerei, indossa parrucche bionde. Dal Canada ha poi raggiunto la Russia che gli ha dato asilo. Dougan giura di aver fatto tutto questo da solo e ad una domanda precisa, ripetuta tre volte, per tre volte risponde: “Hanno verificato la mia storia, hanno accordato l’asilo, non ho interazione con gli ufficiali russi, non conosco nessuno nel governo russo”.
Dougan per il suo incontro con Recarey finirà in molti titoli internazionali quando entra brevemente nel mirino della corona britannica e del MI6, servizio di intelligence di Londra. Lo ha ipotizzato il quotidiano Times: Dougan avrebbe fornito agli uomini del Cremlino dei documenti sugli abusi sessuali del principe Andrea, file che gli avrebbe fornito il detective Recarey coinvolto nell’investigazione del tycoon.
L’MI6 non è giunto ad altre conclusioni, quantomeno, non le ha rese pubbliche. Per Dougan è ovvio che che Epstein non si sia suicidato: “Credo che i servizi segreti americani fossero a conoscenza dei suoi ricatti a uomini influenti, politici, membri delle élite. Invece di fermarlo, credo abbiano cominciato ad usarlo per i loro scopi. Non c’è altro motivo per cui Epstein non sia stato arrestato prima. Non sono un pazzo cospirazionista, credo solo che il miliardario abbia compiuto crimini enormi, ma l’intelligence ne sta coprendo di più gravi”.
Sul resto Dougan è sempre stato vago: intervistato da molti giornalisti, ha detto che quei documenti – compresi quelli del detective Recarey – sono in una cassaforte digitale da due terabyte di cui ha fatto copie nascoste, che rimangono molto lontane da lui e criptate: “Per quanto ne so i file su Epstein sono nel server, mi sono stati affidati da Recarey, ma non li ho guardati, io ero solo il deposito delle storie dei colleghi”. Recarey non può negare o confermare: è morto all’improvviso a 50 anni “dopo una breve malattia”, ha reso noto il dipartimento. Se chiedi cosa c’era nei files, Dougan risponde: “Non lo so, non li ho guardati”. Se lo richiedi – “li ha ricevuti e mai guardati?” – risponde: “Corretto. Come chi lavora in banca non conosce il contenuto delle cassette di sicurezza. Ero una cassaforte non solo per lui, ma per molti poliziotti”.
Bad wolf in Russia da alias digitale è diventato un mestiere e il titolo di un libro che vende copie soprattutto nell’America, in cui Dougan non può più mettere piede. Nella terra a stelle e strisce che ha lasciato rischia una condanna che lo terrebbe, più o meno, quasi un secolo in carcere: la sua stima è di 95 anni per illegal wire-taping, intercettazione illegale di forze dell’ordine, un crimine federale. Continua a ripetere che la sua nuova casa, la Russia, è bellissima: “Di questo Paese adoro la natura, le persone, esistono davvero poche cose che non mi piacciono qui. Quanto ami la Russia lo ripete anche nei suoi video che a volte finiscono in tv. Omaggiato come “genio informatico” e combattente della verità dal canale del Cremlino, Russia Today, è protagonista di un documentario che molti hanno visto nella Federazione.
La sua versione della storia la racconta con voce rauca molte volte a chiunque chiede di ripetergliela, forse per l’amore che ancora nutre per il primo emendamento americano. Non è chiaro chi sia il cattivo della storia e non ci si ricorda mai che a volte lo sono tutti. Intanto il caso Epstein rimane avvolto da ombre e misteri, lo sceriffo Bradshaw rimane al suo posto, mentre Mark – forse mitomane, forse prestigiatore finito nelle pagine dell’intelligence per sbaglio – ha deciso mesi fa di attraversare tutta la Russia per ammirare insoliti panorami disattesi per un poliziotto di Palm Beach. Certo è un fatto: Mosca gli ha concesso asilo e non si sa cosa in cambio lui abbia concesso a Mosca.
FONTE: https://it.insideover.com/senza-categoria/il-lupo-cattivo-e-quei-destini-incrociati-con-epstein.html
35 DOMANDE A UN COVIDISTA
di Alceste De Ambris
Anche nell’ambito degli intellettuali critici verso il pensiero unico, che su altri argomenti esprimono opinioni originali, quando si tratta del tema Covid19 alcuni non si scostano dalla narrativa dominante. Ultimo della lista scopro ad es. l’analista di geopolitica Stefano Orsi, che deride la “Marcia della liberazione” dell’11 ottobre come un gruppuscolo di negazionisti.
I termini “negazionista” e “complottista” non sono definizioni ma insulti, coniati appositamente per delegittimare l’avversario e impedire un confronto. Volendo invece suscitare una riflessione, con intento costruttivo e non polemico, a queste persone indirizzo una serie di questioni, in forma interrogativa; non ho certezze ma dubbi (anche se alcune domande sono retoriche e fanno intuire il mio pensiero) che cerco di condividere.
La narrativa covidista consiste in due tesi: che ci troviamo in presenza di una malattia del tutto nuova e di una pericolosità senza precedenti; e che dunque qualsiasi misura restrittiva della libertà è giustificata a tempo indeterminato, qualsiasi siano gli effetti economici. La prima è un’affermazione di fatto, la seconda un giudizio etico-politico. Lo scetticismo sul covid prenderà dunque due forme (che possono coesistere): i dubbi sulla natura della malattia, e quelli sull’opportunità delle misure politiche messe in atto per contenerla. Il Sistema tende a confutare e ridicolizzare il primo ordine di argomenti (solitamente riportando solo le opinioni più pittoresche, es. curarsi con la candeggina e simili), mentre io mi privilegerò gli elementi etico-politici. Non sono un medico, e proprio per questo posso esprimermi liberamente senza rischi per la carriera.
- È possibile che i grossi finanziamenti da parte delle case farmaceutiche o della Fondazione Gates abbiano condizionato l’azione dell’Oms o di altre istituzioni sanitarie, o le opinioni di medici e ricercatori?
- Perché i medici “ufficiali” e da salotto tv, anziché limitarsi a descrivere il corso della malattia, si permettono di auspicare questo o quell’intervento securitario, invadendo il campo della politica? Se la scienza è discussione e non dogma, tantopiù se si tratta di fenomeni nuovi e non conosciuti, perché i medici critici verso il discorso dominante vengono censurati derisi e minacciati?
- Bloccare le attività economiche, causando fallimenti povertà e disoccupazione di massa, non è il classico caso di cura peggiore del male? Non assomiglia a chi, per risolvere il problema di un dolore alla mano, si fa amputare il braccio?!
- In una situazione di reale pericolo, poniamo ad es. una guerra, il comportamento tipico delle istituzioni, e dei media organici al potere, è di diffondere fiducia e sicurezza; perché invece qui tra istituzioni e media si fa a gara per diffondere paura e panico tra i cittadini? come si spiega se non con una campagna terroristica orchestrata e diretta a uno scopo? Un governo è necessariamente impotente di fronte agli “attacchi di panico” mediatici, o può far uso dell’art. 648 del codice penale che punisce per procurato allarme l’annuncio di disastri e pericoli inesistenti?
- Il diritto alla salute è previsto all’ 32 della Costituzione italiana: prima ci sono 31 articoli che sanciscono il diritto al lavoro, l’inviolabilità della libertà personale, la libertà di circolazione, il diritto di riunione, di culto, il diritto all’istruzione ecc.: è ragionevole che un unico diritto sopprima tutti gli altri, o la collettività dovrebbe cercare un compromesso tra tutti i valori in gioco?
- Se al cd. lockdown non c’è alternativa (la nota ideologia “tina”), perché alcuni paesi (come la Svezia) non l’hanno applicato, ottenendo risultati migliori di altri che l’hanno applicato?
- Perché escludere a priori che il virus possa essere stato creato in laboratorio, e poi da lì fuoriuscito (per cause colpose o dolose)?
- L’argomento per cui bisogna limitare i contatti tra le persone sane perché gli ospedali sono pieni, non equivale a un’ipotetica proposta di vietare i rapporti sessuali perché i reparti di natalità sono pieni?! o cambiando settore, alla proposta di depenalizzare tutti i reati perché le carceri sono piene? Senza la propaganda televisiva quotidiana, non sembrerebbe una follia? Dovrebbero essere i servizi pubblici ad adeguarsi ai bisogni e alle vite delle persone, o viceversa?
- Concentrare tutta l’attenzione e tutte le risorse su un’unica malattia, non lascia sguarnita la diagnosi e la cura di altre patologie, anche più diffuse e pericolose? (tumori, malattie cardiologiche ecc.)
- È vero che ci sono forti dubbi sull’attendibilità’ dei test Prc, su cui si basano i tamponi, oltre un certo numero di cicli di amplificazione, per cui molti dei cd. “positivi” sarebbero in realtà falsi positivi? (qui lo studio del noto Raoult). In quale altra patologia la maggioranza dei positivi a un esame diagnostico sono asintomatici?
- Abbiamo fondate ragioni per credere nella risolutività di un vaccino, posto che per altri coronavirus (Sars e Mers) un vaccino non è mai stato trovato, e che per l’influenza stagionale, a causa della mutabilità del virus, il vaccino protegge solo da una minoranza (30%?) dei virus circolanti?
- Se ammalarsi e guarire (magari con pochi o nessun sintomo) equivale a essersi vaccinati, perché demonizzare i “nuovi postivi”, sopratutto tra i giovani, anziché considerarli un evento positivo che conduce all’immunità di gregge?
- Nella comunicazione ufficiale non sembrano in atto alcuni trucchi retorici utilizzati durante la crisi economica del 2008, es. il mantra del “fate presto” per far accettare provvedimenti disastrosi, il dogma del “non c’è alternativa”, la soluzione dell’ “aumentare la dose” di un provvedimento inefficace (se l’austerità o il confinamento non funziona è perché non è stato applicato abbastanza), il meccanismo di colpevolizzazione delle vittime (se l’epidemia si diffonde è colpa dei comportamenti dei cittadini indisciplinati) ecc ?
- La misura della quarantena esiste da tempo immemorabile, ma è sempre stata applicata ai malati, mentre qui viene applicata alla platea dei sani: è normale o è un abuso?
- È vero che non vi sono prove scientifiche sull’utilità delle mascherine da parte del grande pubblico, soprattutto all’aperto? (qui una bibliografia, tra cui uno studio dell’Oms). E che le mascherine possono avere effetti collaterali, se usate per lunghi periodi da non professionisti? oltre agli evidenti aspetti simbolico-antropologici: è mai esistita una società in cui tutti vanno in giro mascherati, se non è carnevale?
- Se la mortalità da covid fino a 70 anni circa è simile a quella di una normale influenza (qui lo studio di Ioannidis, epidemiologo di fama mondiale ), e solo dopo i 70 assume un’incidenza significativa (grafico) non sarebbe più logico concentrare la protezione sulle categorie a rischio? Se la mortalità da covid riguarda soprattutto ultraottantenni con tre patologie pregresse (rapporto Iss) non sarebbe più logico isolare solo gli anziani, fornire loro assistenza affinché non abbiano bisogno di spostarsi ecc., anziché condannare agli arresti domiciliari l’intera nazione? Si veda Dichiarazione di Great Barrington
- I giovani sono i meno soggetti ad ammalarsi in modo grave: ha senso chiudere le scuole e università, vanificando i diritto all’istruzione? Non rappresenta un’ingiustizia generazionale il neo-proibizionismo delle occasioni sociali (coprifuoco serale, divieto di eventi, feste, sport ecc), che privilegia un astratto “diritto a non essere contagiati” da parte di soggetti anziani che hanno già vissuto ciò di cui privano gli altri ?
- Nelle malattie infettive i portatori sani sono solitamente innocui, o comunque molto meno contagiosi dei sintomatici: è giustificata nel covid l’attenzione spasmodica verso gli asintomatici? (cioè potenzialmente chiunque)
- Il settore sanitario negli anni scorsi è stata massacrato dai provvedimenti di austerità (tagli per 26 miliardi), con tagli alla medicina di base, posti-letto, medici, infermieri, blocco del turnover ecc.: ripotenziare la sanità con ingenti investimenti pubblici non sarebbe di gran lunga meno costoso rispetto ai danni economici provocati da un lockdown? Perché non è stato fatto? Non era prevedibile il caos e l’intasamento delle strutture sanitarie in caso di inazione?
- L’uomo è un animale sociale: la misura prolungata del “distanziamento sociale” da praticare in casa non fa aumentare i disturbi psichici, le depressioni, i suicidi, soprattutto nei soggetti più fragili… oltre a indebolire le difese immunitarie? Identificando in ogni estraneo una minaccia, non distrugge la fiducia reciproca, che è il fondamento di ogni società?
- I media ufficiali (mio articolo) nell’ultimo decennio ci hanno propinato bufale colossali sulle virtù morali dell’Unione europea, sulla convenienza del pareggio di bilancio e delle privatizzazioni, sul “salvataggio” della Grecia (in realtà delle banche franco-tedesche), sul pericolo dell’inflazione e la necessità che la Banca centrale resti “ indipendente”, su BinLaden e l’Isis e i terroristi islamici, sulle sanzioni contro i Paesi che il terrorismo lo combattono davvero (Iran, Russia, Siria), su Israele unica democrazia in Medioriente, sull’invalidità delle elezioni in Venezuela e Bolivia che giustificano il riconoscimenti dei golpisti, sulla legittimità dell’arresto di Assange, sull’ambientalismo farlocco di Greta, sulle rivoluzioni colorate in Ucraina e Hong Kong, sulla necessità di censurare le cd. fakenews (altrui)… se finora ci hanno mentito, perché ora dovremmo credergli?
- A prescindere dalla reale gravità della malattia, non sembra in ogni caso che il Sistema stia approfittando dell’occasione per instaurare uno stato di polizia, un dispositivo di controllo cui corpi (come direbbe Foucault), una “dittatura sanitaria” senza precedenti dai tempi del fascismo?
- È vero che la nostra Costituzione volutamente non ha previsto lo stato di emergenza, e che la grave violazioni delle libertà personali tramite reiterati dpcm (non leggi parlamentari o decreti-legge) è di dubbia legittimità? E’ normale che l’opposizione sia muta, o si limiti a contestare aspetti secondari dei provvedimenti governativi o addirittura ne chieda di più rigorosi?
- È vero che nel conteggio dei morti “da covid” e dei ricoverati “da covid” compaiono anche le persone “con covid”, ossia dei semplici positivi, morti e ricoverati per tutt’altre patologie? È vero che gli ospedali ricevono incentivi economici se classificano un paziente come affetto da covid?
- È possibile che inizialmente siano state commessi, anche per la novità della malattia, gravi omissioni ed errori terapeutici? Perché inizialmente sono state vietate le autopsie e bruciate le salme? L’organizzazione della sanità a livello regionale, conseguenza dell’ideologia federalista, può aver contribuito a una mancanza di coordinamento e quindi inefficienza nella gestione dell’emergenza?
- L’obbiettivo implicito delle misure securitarie sembra essere quello di azzerare il numero dei contagi: non è utopistico nel medio-lungo periodo, considerando che l’Italia non è isolata, il virus continuerà a circolare nel resto del mondo, e le frontiere non possono rimanere chiuse per sempre?
- È vero che ora sono disponibili terapie efficaci, e che la cura per la maggior parte dei malati può essere praticata a domicilio, senza sovraffollare gli ospedali? È vero che molte persone ricoverate sono in buone condizioni, ma si sono recate in pronto soccorso a causa della paura diffusa dai media o della mancanza di qualcuno che possa assisterli durante la malattia? È vero che ad oggi le terapie intensive sono ancora vuote circa la metà dei posti disponibili a livelli nazionale (6000)?
- Quotidianamente ci viene propinato il bollettino di guerra, in cui compaiono tutti i dati possibili, anche quelli più inutili (come il numero dei “nuovi casi” che alla fine dipende dal numero dei tamponi) tranne i dati che sarebbero significativi, ovvero la mortalità da covid confrontata con quella delle malattie respiratorie, dell’influenza o delle altre cause di morte in generale (600-650 mila ogni anno): non è strana questa omissione senza eccezioni?
- Quanto dura un’emergenza? Se vi dicessero che il Covid durerà 5 o 10 o 20 anni, sareste disposti a trascorrere tutto questo tempo isolati e mascherati? La vita la libertà e la ricerca della felicità costituiscono un rischio, ma non sono preferibili alla mera sopravvivenza fisica in una condizioni di semi-prigionia?
- La decisione su quali rischi siano accettabili e quali libertà siano rinunciabili è eminentemente politica: non dovrebbe essere il popolo a decidere, anziché il governo o i tecnici? Una classe politica che si proclama liberale non farebbe meglio ad abbandonare l’atteggiamento paternalista di chi tratta i cittadini come bambini, limitandosi semmai a dare raccomandazioni e aiuti, ma senza obbligare alcuno a fare alcunché (salvo i malati contagiosi ovviamente)?
- E’ corretto dire che le misure anti-covid colpiscono duramente l’economia per ora in modo selettivo, certe classi sociali (precari, autonomi, piccoli imprenditori…) e certi settori, ma che alla fine il conto sarà pagato da tutti? Quando tutto sarà finito, chi pagherà i costi della peggior recessione economica (auto-inflitta) dai tempi della guerra? Una conseguenza non sarà l’enorme indebitamento di famiglie, imprese e Stati?
- A fronte della massa dei perdenti, c’è una minoranza che si arricchisce: è realistico pensare che i potentati finanziari, gli oligopoli informatici, le multinazionali, gli oligarchi, chi guadagna sulle oscillazioni di borsa, chi “per caso” avesse previsto in anticipo la crisi sanitaria facendo gli investimenti giusti… tutti costoro stanno facendo enormi profitti e alla fine saranno ancora più potenti di prima?
- Non sembra che la malattia si diffonda globalmente, a livello cronologico e geografico, senza apparente ordine logico, e anzi contro un certo buon senso (di più o prima dove meno ce lo si aspetterebbe, e viceversa)?
- È legittimo presumere che, se non si fosse verificata l’emergenza covid, in Usa Trump sarebbe stato riconfermato presidente, e in Europa il tema all’ordine del giorno sarebbe l’uscita di vari paesi dall’euro (la Brexit precede immediatamente lo scoppio dell’epidemia)?
- Il domandone finale: poiché sia la malattia sia le restrizioni impattano pesantemente sulla vita dei cittadini, su tutti gli aspetti che ho elencato non dovrebbe essere in atto un diffuso dibattito pubblico, aperto a tutte le opzioni e a tutte le opinioni? Se ciò non avviene, è perché queste considerazioni sono assurde o viceversa perché (almeno alcune) sono verosimili?
FONTE: https://www.sollevazione.it/2020/11/35-domande-a-un-covidista-di-alceste-de-ambris.html
Le (possibili) implicazioni etiche e morali dei vaccini genetici
I vaccini genetici (Genetic Vaccines) rilasciano nelle cellule di un paziente uno o più geni del virus che si intende combattere. Il loro obiettivo è quello di provocare una risposta immunitaria dell’organismo, così da scongiurare pericolosi contagi. Ci sono poi i vaccini virali vettoriali (Viral vector vaccines), che contengono virus progettati ad hoc per trasportare geni dell’agente patogeno da debellare. Alcuni vaccini di questo tipo entrano nelle cellule e inducono la produzione di proteine virali; altri si replicano lentamente, trasportando le proteine del virus sulla loro superficie.
Troviamo poi i vaccini a base di proteine (Protein-Based Vaccines), che contengono proteine del virus (talvolta proteine intere oppure frammenti) ma non il suo materiale genetico, e i vaccini inattivati o attenuati (Inactivated or Attenuated Vaccines), ovvero vaccini creati da virus indeboliti o uccisi con sostanze chimiche. In linea generale, queste sono le tipologie di vaccini anti Covid-19 a cui stanno lavorando varie case farmaceutiche. Prendiamo due vaccini che si trovano già in fase avanzata, e dei quali esistono annunci confrontanti: l’antidoto di Pfizer-Biontech e il siero di Moderna. Entrambi fanno parte della famiglia dei vaccini genetici.
La particolarità del vaccino genetico
Moderna sviluppa vaccini basati sull’Rna messaggero (mRna) al fine di produrre proteine virali nel corpo dei pazienti. Il farmaco in questione contiene istruzioni genetiche per costruire una proteina del coronavirus nota come proteina spike. Una volta iniettato nelle cellule, il vaccino fa sì che queste producano proteine spike, le quali vengono poi rilasciate nel corpo così da provocare una risposta da parte del sistema immunitario. La società cinese Cnasino e i russi del Gamaleya Research Institute hanno invece puntato sull’utilizzo di adenomavirus per veicolare nell’organismo un gene capace di innescare il processo di immunizzazione contro il Sars-Cov-2.
Mentre il vaccino nella sua forma più classica è formato da virus o batteri inattivi o attenuati, capaci di scatenare una reazione del sistema immunitario dei riceventi e produrre anticorpi, il vaccino genetico induce tanto una risposta anticorpale quanto una cellulare. Detto altrimenti, al fine di sconfiggere un virus, l’organismo deve produrre gli anticorpi contro quel determinato agente patogeno, ma anche le cellule con le quali aggredirlo.
“Il classico esempio di un vaccino genetico può essere rappresentato da un semplice frammento di Dna che codifica per una proteina di superficie del patogeno. L’ostacolo più consistente è riuscire a farlo entrare all’interno della cellula perché, come è noto, difficilmente il Dna oltrepassa la membrana cellulare”, ha spiegato Stefania Di Marco, direttore scientifico di Advent, società che fa parte del gruppo Irbm di Pomezia. In altre parole, virus modificati e inattivati possono essere usati come vaccini genetici. In che modo? Inserendo un frammento di Dna all’interno del vettore virale che corrisponde alla proteina del virus che contro il quale si intende vaccinare l’individuo.
Un problema etico?
L’Rna messaggero contiene le informazioni per la produzione della proteina spike. Le istruzioni date all’organismo dal vaccino sono chiare: ricordati della proteina spike e producila per contrastare il coronavirus. Da un punto di vista sanitario gli ultimi annunci delle aziende produttrici di vaccini del genere sono stati confortanti. Eppure, in futuro, quando l’emergenza Covid-19 sarà più attenuata, potrebbero crearsi non pochi problemi di natura etica. D’altronde i vaccini genetici intervengono sul Dna delle persone per renderle immuni a una minaccia esterna.
La scorsa estate, ad esempio, Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di Microbiologia clinica, Virologia e Diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano, aveva spiegato all’Adnkronos le possibili complicanze etiche e morali: “Si tratta a tutti gli effetti di una terapia genica. Non sono contraria al prodotto in sé ma dico no a una corsa in avanti su un vaccino come questo, basato su un meccanismo d’azione completamente nuovo”.
“I vaccini tradizionali – aveva avuto modo di chiarire la microbiologa – puntano a indurre una risposta anticorpale, quindi un’immunità, immettendo nel corpo umano pezzetti innocui del virus di cui vogliamo prevenire e contrastare l’infezione. Questo prodotto invece”, l’mRna-1273 testato dal National Institute of Allergy and Malattie infettive (Niaid) diretto da Anthony Fauci, parte dei National Institutes of Health (Nih) statunitensi, “è concepito in un modo completamente nuovo: utilizza un segmento genetico che va a inserirsi nelle nostre cellule obbligandole a produrre una parte del virus la quale, ritrovandosi nell’organismo, stimolerà la produzione di anticorpi. Né più né meno di una terapia genica”, aveva sottolineato Gismondo. Vedremo se la polemica inerente alle implicazioni etiche e morali prenderà o meno il sopravvento.
FONTE : https://it.insideover.com/societa/le-possibili-implicazioni-etiche-e-morali-dei-vaccini-genetici.html
ARTE MUSICA TEATRO CINEMA
JÉRÔME BIMBENET: LENI RIEFENSTAHL. LA REGISTA DI HITLER
Jérôme Bimbenet
Ed. Lindau
pagg.376
Una nuova appassionata e appassionante biografia firmata dallo storico del cinema Jérôme Bimbenet, Leni Riefenstahl. La regista di Hitler, ricostruisce la vicenda drammatica, frutto di un ampio lavoro di ricerca, di una delle personalità artistiche più poliedriche e geniali, ma anche più controverse del Novecento, scomparsa nel 2003 a centouno anni.
Il nome di Leni Riefenstahl resta indissolubilmente legato alla figura di Adolf Hitler e ai suoi rapporti di collaborazione col regime nazista. Ma la regista, nelle sue memorie (Stretta nel Tempo- Storia della mia vita), nega ogni responsabilità propagandistica, nega il suo culto del capo del nazionalsocialismo, ammettendo solo di aver prestato il suo talento. “Per lei hanno contato solo l’arte e l’estetica. Ed è proprio questo rimprovero ciò che deturpa la sua memoria e oscura la sua gloria futura”(p. 355).
Bertha Amalie “Leni” Riefensthal nasce a Berlino il 22 agosto 1902 in una famiglia dell’alta borghesia tedesca. Dopo gli studi di pittura si dedica alla danza, ma nel 1923 un infortunio al ginocchio la costringe a rinunciarvi. Verso la metà degli anni Venti debutta come attrice, interpretando una serie di film di Arnold Fanck, l’inventore dei film di montagna, Bergfilme, un genere cinematografico molto in voga nella Germania di Weimar. Passa poi, su consiglio e incoraggiamento del grande cineasta Gorg W. Pabst, dietro la macchina da presa per dirigere nel 1932 Das Blaue Licht (La bella maledetta – La Luce azzurra), da lei anche scritto e interpretato.
Ma la svolta per la sua carriera arriva con l’ascesa al potere dei nazisti. Leni Riefenstahl non era iscritta al Partito Nazionalsocialista e mai ne avrebbe preso la tessera, né aveva manifestato alcun interesse per lo stesso Hitler, almeno fino al febbraio del 1932, quando assiste ad un suo comizio allo Sportpalast di Berlino. É una folgorazione: “nel momento in cui [Hitler] ha parlato mi trovai sommersa in modo sbalorditivo da una visione quasi apocalittica che non mi avrebbe più lasciata […]. Mi sentivo paralizzata […] il suo discorso esercitava in me un vero fascino”. L’emozione é così forte che spinge Leni Riefenstahl a scrivergli una lettera per esprimergli la propria ammirazione e il suo desiderio di conoscerlo personalmante. Hitler, che ha visto tutti i suoi film ed é affascinato, a sua volta, dalla grazia e dalla bellezza dell’artista, ne esaudisce il desiderio e la invita a trascorrere una giornata insieme. Durante l’incontro Hitler prova a corteggiarla, ma lei si ritrae. Una reazione “paradossale e sorprendente”, quella di Leni, che “avrebbe respinto le avance di Hitler, mentre aveva fatto di tutto per ritrovarsi da sola in sua compagnia” (p.112).
Hitler le promette: “Quando saremo al potere, lei farà dei film per me”. Dopo il primo incontro nel maggio 1932, ne seguono molti altri, fino all’ultimo, nel marzo 1944, nel Berghof , lo chalet di montagna di Hitler sull’Obersalzberg.
L’incontro con Hitler cambia il suo destino. Non appena Hitler sale al potere, Leni Riefenstahl diventa la star incontrastata della cinematografia del regime nonostante l’ostilità, a suo dire, di Joseph Goebbels, il potente ministro della Propaganda. “Ma la ‘guerra’ tra Goebbels e la cineasta fu soprattutto un’invenzione post-nazista per cancellare la complicità di Leni con i nazisti” (p.118).
Il Führer della Germania le affida il compito di realizzare tre documentari sulla Giornata del Partito (Reichsparteitag), dal 1933 al 1935, di cui giustamente il più celebre è Triumph des Willens (Trionfo della volontà) del 1934. Un documento di eccezionale bellezza, che ha per interpreti il Führer, i più alti i gerarchi nazionalsocialisti, e migliaia di giovani, eletti a simbolo della bellezza ariana. Un’opera che esemplifica in modo magistrale la concezione nazionalsocialista della subordinazione dell’arte alla politica. Leni Riefenstahl non realizza un documentario: “Costruisce l’immagine del nazionalsocialismo”. ll Trionfo della volontà “non è tanto un film a lode del regime nazista, quanto a lode e gloria del suo capo, Adolf Hitler: ‘Non c’erano che due temi c’era Hitler e c’era il popolo’ ha riassunto Leni Riefenstahl. Il film è […] costruito su una contrapposizione binaria tra la massa disumanizzata e l’individuo, in cui giustamente il capo incarna l’umanizzazione della massa, transfert della volontà di un popolo su un solo uomo”(p.149).
Per la realizzazione del film la regista dispone di piena autonomia e di un budget e mezzi tecnici illimitati, che le consentono di sperimentare, nuove tecniche e inventare un “nuovo linguaggio cinematografico”: diverse angolazioni di ripresa, molti campi lunghi e primi piani, cineprese montate su di un pallone frenato per le riprese dall’alto, buche scavate davanti agli oratori per le riprese dal basso, una trincea circolare scavata attorno al palco di Hitler, in modo che le cineprese montate su carrelli girandogli intorno diano l’illusione del movimento a una scena statica.
Il documentario riceve il Premio Nazionale di Stato (Staatspreis) al Festival di Berlino e la Coppa dell’Istituto Luce alla Biennale di Venezia.
“Il film è diventato l’archetipo dei film di propaganda”, e influenza molti grandi cineasti, da Steven Spielberg a George Lucas, a Ridley Scott.
Due anni dopo è l’anno delle Olimpiadi di Berlino. Hitler le chiede di dirigere il documentario ufficiale dei Giochi. Il Führer si rende conto dell’importanza di un tale film per diffondere nel mondo la nuova l’immagine della Germania nazionalsocialista. Leni Riefensthal accetta e, ancora una volta, per ordine di Hitler, le sono concessi mezzi tecnici e finanziari illimitati. Con la sua troupe di 170 collaboratori, di cui oltre 30 operatori, la regista mette a punto una serie ulteriore di innovazioni tecnologiche: una campana subacquea per filmare dal basso i tuffatori dal trampolino all’immersione in piscina e all’emersione, cineprese montate su di un dirigibile per le panoramiche, un teleobbiettivo speciale per ottenere primi piani perfetti, buche a bordo campo dove sono collocati i cineoperatori per seguire le riprese dal basso, cineprese montate su carrelli, ralenty. E ancora, per filmare i cavalieri al galoppo gli operatori sono appollaiati sul predellino di un’automobile.
Olympia richiede due anni per il montaggio, esce infatti nel 1938. Il risultato è davvero straordinario. Leni Riefensthal realizza un’opera di oltre tre ore che è accolta con entusiamo da critica e pubblico. Un’anteprima viene presentata all’Esposizione Internazionale di Parigi del 1937. Il documentario ottiene il Gran Premio del Cinema Tedesco, la Coppa Mussolini alla Mostra internazionale del cinema di Venezia e la Goldl Medal del Comitato Olimpico internazionale.
É il capolavoro che la consacra a livello mondiale.
Allo scoppio della Seconda guerra mondiale la regista segue come corrispondente di guerra le truppe tedesche in Polonia. Quando nell’aprile del 1945 la capitolazione del Terzo Reich è omai imminente si rifugia a Mayerhofen, in Tirolo. Qui la raggiunge la notizia della morte di Hitler. Leni Riefenstahl si butta sul letto e piange tutta la notte.
Con la caduta del Terzo Reich, la regista viene arrestata dagli Americani per collaborazione col regime nazista e rinchiusa per alcuni mesi in un manicomio criminale. Viene successivamente internata tre anni nei campi di denazificazione. Le sono confiscati tutti i suoi beni. Viene infine processata e assolta da un tribunale alleato, perché non coinvolta in attività politiche. E su di lei cala il silenzio. L’ostilità dei mezzi d’informazione, il boicottaggio sistematico del suo lavoro, la diffusione di incredibili menzogne sul suo passato, sembrano relegare la Riefenstahl al ruolo di sopravvissuta. Rifiutata dai produttori, esclusa dalle rassegne cinematografiche, attaccata dai critici, criminalizzata da certa stampa, l’artista tedesca non si arrende. Così dopo la prigionia, i processi e le discriminazioni, incomincia per la Riefenstahl una nuova vita artistica. Negli anni Sessanta decide di lasciare la Germania per recarsi in Africa, nel Sudan meridionale, dove vive per otto mesi tra le tribù dei Nuba. I suoi reportages di rara bellezza su questa popolazione primitiva vengono pubblicati da riviste specializzate di grande diffusione. E qualche anno più tardi si appassiona alla fotografia subacquea, affascinata dal mondo sottomarino dei fondali dei Caraibi e del Mar Rosso.
Leni Riefenstahl continua a girare documentari fino alla fine dei suoi giorni. I suoi film sono capolavori insuperabili che hanno fatto la storia del cinema.
Senza cadere nella trappola manichea del condannare o assolvere, Bimbenet ci restituisce in questa biografia la complessità di un’artista che per tutta la sua lunga esistenza ha ricercato incessantemente di immortalare la bellezza in tutte le sue espressioni, affascinata da tutto ciò che sprigiona vita, forza, armonia, passando dal culto del corpo e della vitalità dell’estetica nazionalsocialista, alla corporeità selvaggia dei guerrieri masakin, allo splendore dei fondali marini incontaminati.
Giulio Festa
FONTE: https://www.difesaonline.it/evidenza/recensioni/j%C3%A9r%C3%B4me-bimbenet-leni-riefenstahl-la-regista-di-hitler
ATTUALITÁ SOCIETÀ COSTUME
Utero in affitto, in Italia pubblicità di aziende straniere “Agcom intervenga”
Pubblicità in Italia di aziende straniere che offrono online prestazioni di maternità surrogata? “…Ci sembra paradossale che si ritenga ‘incompetente’ in materia l’Autorità che vigila sulle comunicazioni e si occupa di pubblicità di gioco d’azzardo e di copyright, come pure di comunicazioni informative sanitarie”. Con queste parole si rivolgono in una lunga lettera anticipata all’Adnkronos Gianluigi De Palo, presidente Forum delle Associazioni familiari, e Alberto Gambino, presidente dell’Italian Academy of the Internet Code e dell’associazione ‘Scienza & Vita’, chiedendo l’intervento del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, in una “questione che rischia di ferire in modo doloroso i diritti dei più fragili tra i nostri concittadini”.
La lettera a Conte: “Scriviamo queste righe per segnalarLe una questione molto grave: la pubblicità in Italia di aziende straniere che offrono prestazioni di ‘maternità surrogata’, di cui nel nostro Paese è vietata sia la pratica che la pubblicità, sanzionata con pene detentive (art. 12, l. 40/2004). Ricercando con motori di ricerca su Internet termini quali ‘maternità surrogata’ o ‘utero in affitto’, i primi risultati che appaiono sono inserzioni pubblicitarie, appunto, vietate. Pratiche in merito alle quali si è espressa la Corte Costituzionale, definendo il reato di maternità surrogata una pratica ‘che offende in modo intollerabile la dignità della donna e mina nel profondo le relazioni umane’ (Sentenza n. 272/2017, relatore Giuliano Amato)”.
“Ragionevolmente – proseguono – la materia attiene all’AGCom, Autorità creata per vigilare sul settore delle Comunicazioni. Con il potenziarsi del traffico comunicativo sul web, l’AGCom ha esteso il suo raggio di azione al monitoraggio della rete Internet (come di recente per pirateria e violazioni del diritto d’autore sul web, dove – con proprio regolamento – ha disciplinato la materia, desumendo tale competenza da principi e richiami normativi, pur in assenza di una norma formale di attribuzione)”.
“Invece, nel caso della pubblicità delle pratiche di utero in affitto – ben più gravi delle violazioni online sulla proprietà intellettuale – l’Autorità ha dichiarato, con un comunicato stampa, che senza una legge espressa che le attribuisca la competenza, pur trattandosi di attività illegali che meritano ‘le severe sanzioni penali previste dalla legge’, non può intervenire. Di recente, è stata – stavolta espressamente – attribuita all’AGCom la competenza sul divieto di pubblicità del gioco d’azzardo, pratica che – diversamente dalla maternità surrogata – è regolamentata e lecita, ma di cui è vietata la promozione. Dunque, l’AGCom interviene per bloccare le pubblicità vietate di un’attività lecita (gioco d’azzardo) e non può intervenire per bloccare le pubblicità vietate di un’attività illecita (utero in affitto)?”.
“Se ne dovrebbero occupare le procure – osservano De Palo e Gambino – che però tacciono. Anche perché non sempre possiedono gli strumenti tecnici e tecnologici idonei (l’AGCom si avvale dell’attività ispettiva sul web della polizia postale delle comunicazioni e del nucleo speciale della Guardia di Finanza). Ci sembra paradossale – rimarcano – che si ritenga ‘incompetente’ in materia l’Autorità che vigila sulle comunicazioni e si occupa di pubblicità di gioco d’azzardo e di copyright, come pure di comunicazioni informative sanitarie (legge n. 145/2018: fonte normativa che – senza neanche troppi sforzi interpretativi – avrebbe da sola consentito all’AGCom di ampliare la sua vigilanza rispetto alle comunicazioni sulle pratiche di utero in affitto, inquadrabili nella fattispecie delle ‘comunicazioni sanitarie’)”.
La conclusione: “Non è ancora tardi. Prima che intervengano altre autorità (le procure in primis, forse il Giurì per l’autodisciplina pubblicitaria – che però è un organismo privatistico – o ancora l’Antitrust, sotto il profilo della violazione della concorrenza), riterremmo più corretto che fosse l’Autorità preposta a garantire i diritti nelle comunicazioni e in Internet a fare i passi previsti dalla legge. Nel frattempo, sul web restano disponibili comunicazioni pubblicitarie di reati, peraltro perpetrati a danno dei soggetti più vulnerabili della società”. ADNKRONOS
FONTE: https://www.imolaoggi.it/2020/11/26/utero-in-affitto-in-italia-pubblicita-di-aziende-straniere-agcom-intervenga/
BELPAESE DA SALVARE
Andrei Martyanov
smoothiex12.blogspot.com
Vi ricorderò quello che avevo scritto nel marzo di quest’anno, quando la saga del COVID-19 era appena agli inizi
Come avevo già affermato in precedenza, mi riservo ancora di esprimere la mia opinione sull’origine di tutta questa storia del Covid-19, ma, come si può leggere nei miei articoli, non ero rimasto per nulla turbato dal fatto che Trump avesse tagliato i fondi all’OMS. Anche RT aveva sposato questa tesi. …. Quindi, potremmo trovarci di fronte ad aggiustamenti ancora più ampi che cambieranno in modo drammatico le statistiche del Covid-19 e il suo impatto sociale. Non penso che la Cina abbia necessariamente mentito, penso che i Cinesi stessero semplicemente cercando di fornire tutte informazioni, man mano che si rendevano disponibili e che l’OMS abbia subito iniziato a gridare “attenti al lupo.” L’influenza suina, ve la ricordate? Quindi, rigiratela come volete, ma non dimenticatevi quale partito politico statunitense è strettamente connesso alle strutture sovranazionali sotto gli auspici dell’ONU ed è radicalmente globalista …. Ops, forse ho parlato troppo….
Ora posso essere più specifico. Prima di farlo, devo però ricordare un paio di cose:
1. Sapete tutti bene che non sono un sinofilo: ho più volte ripetuto che l’”alleanza” russo-cinese è situazionale e che si basa sulla stabilità politica ed economica della Cina. La Russia è una cosa a sé stante ed ha una civiltà tutta propria. La Russia moderna NON È un paese asiatico.
2. La Cina è una grande civiltà, con una ricca cultura ed una componente etnica e culturale estremamente complessa. Ha anche una sbalorditiva varietà di dialetti, che preclude a chiunque non voglia esclusivamente concentrarsi sullo studio della Cina la qualifica di sinologo. Io non sono un sinologo, neanche lontanamente e lo so benissimo. Perciò, così come molte altre persone con i miei stessi interessi, sono costretto a fare affidamento sulle opinioni dei veri sinologi.
Ho un paio di fonti, che uso per gli approfondimenti sulla realtà economica e politica della Cina, una di queste è Nikolai Vavilov (nessuna relazione con l’altro Vavilov, il genetista dell’epoca staliniana) che ha un’ottima conoscenza delle élite politiche ed economiche cinesi. Ecco uno dei suoi libri sulla Cina (I re senza corona della Cina Rossa: clan e gruppi politici della RPC) in russo. Nikolai ha una profonda conoscenza della Cina, non solo vi ha vissuto e lavorato per molti anni, ma ha anche collaborato con l’agenzia di stampa cinese Xinhua. Parla correntemente molti dialetti cinesi, perciò, quando lui dice qualcosa, io ascolto. Ed ora i punti importanti.
La Cina NON offre al mondo la propria alternativa al globalismo. La Cina È una potenza globalista e, per tutti quelli che per anni sono stati ingannati dai suoi piani economici su vasta scala, il recente discorso di Xi al G-20 potrebbe rappresentare una spiacevole sorpresa. Eccone alcuni passi, iniziamo da questo:
Xi ha espresso la propria opinione sulla priorità della lotta contro il nuovo coronavirus. Il G20 dovrebbe rispettare l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e creare un meccanismo globale in grado far fronte alle pandemie. Xi ha anche suggerito una misura specifica che il G20 potrebbe adottare per affrontare la pandemia, in pratica un meccanismo di riconoscimento internazionale del cosiddetto “codice sanitario.” Questo codice dovrebbe essere basato sullo standard globale della tecnologia QR e sul risultato del test sugli acidi nucleici del COVID-19. Ha espresso il desiderio che sempre più paesi possano unirsi allo sforzo per creare un “passaggio rapido” standardizzato in grado di consentire alle persone di spostarsi a livello internazionale.
Questo è, per ora, solo un suggerimento, ma il senso di questo suggerimento è che il mondo intero dovrebbe adottare il sistema di codici già esistente e utilizzato in Cina, che fa questo (in russo):
a) Ogni città cinese ha la propria “piattaforma” su Alipay o WeChat, tutti sono obbligati a registrarsi con il proprio “codice.”
b) Il sistema tiene sotto controllo ogni persona attraverso il suo codice QR e assegna il colore appropriato, dove il “verde” significa che si può andare praticamente ovunque, con l’”arancione” vengono imposte limitazioni, con il “rosso” sono vietati tutti gli spostamenti.
Beh, amici miei, se questo vero e proprio campo di concentramento (o ghetto) elettronico non è ancora in funzione nel vostro quartiere, andiamo a sentire che cosa ha detto il compagno Xi al vertice dei BRICS di cinque giorni fa:
In tutto il mondo, il COVID-19 rappresenta una grave minaccia per la vita e il benessere delle persone. Il sistema sanitario pubblico mondiale si trova di fronte ad una dura sfida. La società umana sta attraversando la più grave pandemia dell’ultimo secolo. Il commercio e gli investimenti internazionali si sono notevolmente ridotti. Il flusso di merci e di persone incontra notevoli ostacoli. I fattori di incertezza e di instabilità sono numerosi. L’economia mondiale sta assistendo alla peggiore recessione dalla Grande Depressione degli anni ’30. L’unilateralismo, il protezionismo e gli atti di bullismo stanno dilagando e il deficit di governance, fiducia, sviluppo e pace si allarga invece di restringersi. Nonostante tutto, restiamo convinti che le priorità dei nostri tempi, la pace e lo sviluppo, non siano cambiate e che la tendenza al multipolarismo e alla globalizzazione economica non possa essere invertita. Dobbiamo avere a cuore il benessere delle persone e perseguire la visione di una comunità con un futuro condiviso per l’umanità. Attraverso azioni concrete, daremo il nostro contributo per rendere il mondo un posto migliore per tutti.
Apettate un minuto! No, no, no, no, NON è così che funziona, sono proprio la globalizzazione economica e l’ortodossia del libero scambio ad essere alla base della crisi economica globale, per la quale la minaccia grossolanamente gonfiata del COVID-19 serve da pretesto. Aggiungeteci la strana correlazione tra i leader cinesi appartenenti al cosiddetto Komsomol (gli eredi trotskisti e globalisti di Hu Yaobang) e i presidenti eletti del Partito Democratico americano. Una correlazione non significa causalità, non fraintendetemi, ma ciò che non è suscettibile di interpretazioni errate è il fatto che:
1. La Cina ha bisogno del globalismo perché …
2. L’economia cinese, nonostante tutte le sue gigantesche dimensioni, non sta andando per niente bene
3. I Democratici statunitensi sono una vera cabala globalista della neo-Sinistra, che sembra anche “aver influenzato” il compagno Xi al vertice dei BRICS, come lui stesso afferma:
In quinto luogo, dobbiamo perseguire uno sviluppo verde e a basse emissioni di carbonio e lottare per l’armonia tra uomo e natura.
Potreste chiedervi, ma quanto non bene va l’economia cinese? Semplice: la Cina dipende ANCORA da questi due mercati:
1. Gli Stati Uniti: dove si taroccano le statistiche per dimostrare che la Cina “sta riducendo” questa dipendenza. La realtà, tuttavia, è triste sia per la Cina che per gli Stati Uniti perchè il livello di interdipendenza rimane molto alto.
2. Il Giappone. E poi la Corea del Sud.
Toglieteli di mezzo e l’economia cinese crolla. Ma poi, ovviamente, c’è questo:
In questo articolo chiariremo come la produzione cinese di merci ad alto utilizzo di prodotti carboniferi stia accelerando. In ottobre, la produzione di acciaio è aumentata del 13% su base annua, quella dell’alluminio dell’11%, quella del cemento del 10% e la produzione di energia elettrica del 7%. I dati del PIL cinese confermano che, questa estate, il settore industriale ha avuto la maggiore crescita economica in percentuale rispetto a qualsiasi altro periodo, almeno dal 2016 in poi. Di conseguenza, la Cina, quest’anno, ha prodotto finora quasi il 60% dell’acciaio, dell’alluminio e del cemento mondiali. Inoltre, le esportazioni di acciaio e di alluminio sono crollate, il che significa che la Cina stessa sta utilizzando una percentuale sempre maggiore di queste risorse. Nel frattempo, in Cina, la produzione di elettricità da carbone rimane invariata rispetto allo scorso anno, a causa dell’elevata domanda interna che supera la disponibilità delle fonti rinnovabili. In confronto, nel resto del mondo, l’utilizzo del carbone dovrebbe diminuire quest’anno di circa il 12%, il che significa che la quota della Cina nella produzione globale di energia elettrica da carbone salirà al 53%.
Fate attenzione al grassetto e ricordatevi che il 65% della generazione di elettricità in Cina è basato sul carbone, che diventa sempre più scarso e sempre più costoso da estrarre, con molte miniere in Cina che già si spingono a 1.000 metri di profondità. E sappiamo tutti cosa significa, giusto? Tanto per darvi un’idea su questo tipo di produzione elettrica, negli Stati Uniti il carbone rappresenta il 22,8% delle fonti di generazione, in Russia ammonta a circa il 16%, quindi avete capito dove voglio arrivare, giusto? Ebbene, anche questa non è l’intera storia, i costi per la Cina continueranno a crescere e il passaggio dal carbone al gas, al nucleare e ad altre fonti sarà un compito arduo per un’economia incentrata sulle esportazioni delle dimensioni di quella cinese, drammaticamente vulnerabile alle fluttuazioni dei mercati. Ricordiamoci qual’era la base della riforma economica che costituiva il cavallo di battaglia di Trump: il disaccoppiamento dalla Cina. Ricordatevi anche della brusca limitazione all’istruzione degli studenti e dei ricercatori cinesi negli Stati Uniti. Era stato cattivo, aggressivo? Certamente si, anche tipicamente arrogante MA … dovete riconoscere che, nonostante tutta la sua spacconeria e tutte le sue stronzate, Trump ha comunque un merito: aveva trovato i cojones dei Cinesi e li aveva strizzati. Ed ora la parte principale:
1. Il tentativo della Cina di concentrarsi sui consumi interni per sostenere la propria economia è fallito.
2. È attualmente in atto la politica della “seconda circolazione,” un altro tentativo di sviluppare il mercato interno. Lo spiega bene Nikolai Vavilov (purtroppo solo in russo).
FONTE: https://comedonchisciotte.org/il-modello-cina-e-questo-che-ci-aspetta/
60 MILIONI DI CAVIE PATENTATE
La non chiara idea del governo per farci vaccinare
Repubblica ci rivela che il governo ed il “Commissario ai vaccini” ha avuto un’idea geniale , o malsana: il vaccino darà diritto ad un “Patentino” per essere autorizzati a circolare liberamente , se no clausura a vita. Però non è detto che il vaccino funzioni per tutti, anche perchè nessun vaccino, a partire dal Pfizer, che dovrebbe essere il primo, a AstraZeneca, a Moderna, al russo Sputnik, garantisce una copertura al 100%
Quindi il governo da un lato è pronto a tenere chiusi in casa gli italiani riottosi, chissà per quanto, mentre d’altro canto ha deciso di utilizzarli tutti come cavie: infatti “Se un vaccino non sviluppa l’immunità, sarà iniettata un’altra fiala”. Un’altra fiala ? E di quale vaccino, con quale criterio? Come lo si sceglie? E se non ci sono vaccini disponibili?
Qualcosa non va: molti medici non sono convinti nell’obbligo vaccinale su prodotti così poco testati. Crisanti, che fino a ieri era usato come un martello anti Zaia, oggi non viene più chiamato da nessuno perchè non entusiasta del vaccino. Io personalmente mi vaccinerò, anche perchè sono un po’ fatalista, ma vorrei scegliere fra più vaccini, sulla base di controindiazioni, effica cia e caratteristi. Questo invece non è dato sapere dal Governo. Inoltre siamo SICURI che iniettare due vaccini diversi non possa causare degli effetti non desiderati? Oppure lo scopriremo solo dopo, ex post ?
I l problema è proprio questo: il Governo Conte e l’incapace ministro Speranza pensano di utilizzare 60 milioni di italiani come cavie. Le interiezioni fra i vari vaccini le scopriremo sicuramente ex post, sulla pelle di quelli per cui il primo vaccino non è stato efficace. Calcolando la prima ondata vaccinale dovrebbe coprire 1.700.000 persone e che la maggiore efficacia finora dichiarata è al 95% avremo 85 mila persone, nella migliore delle ipotesi, a cui verranno inoculate due diverse fiale. Un campione abbastanza ampio per capire se qualcosa non va, ma non diciamolo ai candidati: magari si potrebbero arrabbiare essere state oggetto di un esperimento di massa “In corpore vili”. Del resto ormai l’Italia, da 30 anni, insegue una medicina povera, fatta di tanti vaccini e di poche cure. Il miglior risultato dell’Unione Europea
Passaporto sanitario integrato al vaccino anti-Covid
Lisa Stanton – 26 11 2020
CONFLITTI GEOPOLITICI
IL RUOLO DELLA RUSSIA NEL NAGORNO-KARABAKH: PARLA LUTTWAK
Conversazione con Edward Luttwak intorno alle recenti questioni del Nagorno-Karabakh.
Carissimo Professore, pare essersi conclusa la guerra in Nagorno-Karabakh con l’armistizio tra armeni e azeri, in cui la Russia ha fatto da paciere…
La Russia ha appena ristabilito la sua preminenza nel Caucaso, sono loro che hanno fermato la guerra tra Azerbaijan e Armenia, lo hanno deciso loro. L’Azerbaijan ha preso tutto il territorio che era stato loro sottratto dagli armeni: quando l’Urss è crollata, tutte le Repubbliche che si sono formate successivamente avevano confini difficili e complicati, frontiere disegnate da amministratori bolscevichi che non volevano certo la loro indipendenza. Nonostante situazioni impossibili come in Kirghizistan dove ci sono enclave uzbeke, così come in Uzbekistan ci sono enclave kirghise e dove la popolazione quindi entra ed esce avanti e indietro, tutte le Repubbliche hanno deciso di rispettare le frontiere così come erano state stabilite, perché pensavano che se si fosse cominciato a tentare di migliorarle, non si sarebbe più finito, con una guerra di tutti contro tutti.
L’Armenia è un’eccezione…
L’Armenia è un’eccezione. Quindici anni dopo il crollo, i russi invadono la Crimea, poi è la volta della Georgia, ma dal 1990-91, mentre tutti rispettavano le loro frontiere, gli armeni erano gli unici che non si rassegnavano. Gli azeri erano quindi ancora in attesa di riprendersi il loro territorio. Finalmente dopo una serie di incidenti di frontiera provocati da entrambe le parti, armene e azere, hanno lanciato l’offensiva che Vladimir Putin ha fermato.
I turchi, in tutto questo?
I turchi in tutto questo cercano di avvicinarsi ai russi, ma i russi pare che lascino scivolare via il tentativo e ignorano.
I turchi hanno ottenuto il loro corridoio, grazie ai russi e quale è la posizione degli Stati Uniti rispetto alla vicenda?
Sì, i turchi hanno ottenuto il loro corridoio. L’Unione europea e gli Stati Uniti sono stati invece assenti da questa crisi, perché non compete loro. Gli azeri non stavano cambiando nessun equilibrio, gli azeri si sono ripresi quello che loro spettava.
E la Russia si riconferma potenza di equilibrio, con il suo approccio pragmatico e bilaterale…
C’è un episodio avvenuto qualche settimana fa, in cui il ministro degli Esteri turco ha comunicato ad un certo punto che i turchi avrebbero inviato le loro truppe a controllare la pace. I russi hanno spiegato che non ce ne è affatto bisogno, che ci sarà un rappresentante turco a Baku, ma nessuno sul terreno, “no boots on the ground”. Quella è una zona di influenza russa, naturalmente. L’Armenia, anche geograficamente, è separata dalla Russia con la Georgia. Gli azeri hanno frontiera russa. E soprattutto, questa ultima, è zona di influenza russa, perché gli azeri sono armati dai russi, anche se non per fare la guerra. Gli azeri acquistano armi sofisticate da Israele e quelle più sofisticate, ma troppo costose, dalla Turchia.
Che rapporto c’è fra l’Azerbaijan e Israele?
Sono due Paesi che si aiutano reciprocamente, la cui vicenda affonda le radici nella storia antica. Gli azeri sono sempre stati amici degli ebrei del Caucaso. La popolazione ebrea dell’Azerbaijan è nata perché quando gli ebrei cominciarono ad avere difficoltà nel Dagestan, a nord, che oggi è Russia, si ritrovarono circondati e fu l’Azerbaijan ad accoglierli. Gli azeri li hanno invitati e hanno concesso loro territorio. L’Azerbaijan è islamico e sciita e nonostante questo, ci sono duecento anni di rapporti.
Come si sono inseriti i turchi in questa geometria?
In questa guerra, nonostante l’appoggio all’Azerbaijan, i turchi in realtà non si sono inseriti facilmente. Avrebbero potuto attaccare gli armeni direttamente, la Turchia confina con l’Armenia. Ma se ciò fosse accaduto sarebbero stati guai per il mondo intero.
Un’operazione delicata…
Sì, c’è la frontiera turco-armena che è chiusa da anni a causa del terrorismo turco contro l’Armenia; i turchi appoggiano l’Azerbaijan, ma lo fanno da lontano, non attaccando gli armeni e non lo hanno fatto per il peso della storia. I francesi hanno aeroplani a due passi, a Cipro, Emmanuel Macron avrebbe certamente bombardato la Turchia se ciò fosse accaduto e importante è stato anche il monito degli israeliani, che hanno detto subito “se entrano i turchi, noi usciamo e trasferiamo il nostro appoggio all’Armenia”.
Il Minsk Group dell’Ocse si è rivelato nullo dal punto di vista diplomatico…
Le istituzioni europee, è inutile ripetere la vecchia storia, non funzionano. Il ministro degli affari esteri della Russia, Sergej Viktorovič Lavrov, è figlio di armeni. Ha imposto certamente il suo veto a riguardo, impedendo ai turchi di prendere troppa posizione sugli accordi di pace e i turchi ovviamente hanno accettato, accontentandosi di un osservatorio a Baku.
La Russia si è posizionata sulla bocca di ingresso occidentale dell’Asia di domani, oltre ad essere stata fondamentale in Medio Oriente negli ultimi anni…
Già, bisogna riflettere sul fatto che il Pil della Russia è pari a quello dell’Italia, e con questo Pil sono una grande potenza mondiale. Pensiamo a cosa potrebbero essere se avessero il Pil della Germania.
…e immaginiamo ancora se avessero un Pil pari a quello della Cina.
Sì e ad oggi ci sono due grandi superpotenze oltre agli Stati Uniti nel mondo: una si chiama Cina e i cinesi sanno fare tutto tranne che la strategia, l’altra si chiama Russia dove non sanno fare niente tranne la strategia. Con il Pil dell’Italia la Russia resta una grande potenza, non una potenza globale, pur essendo grande, ma con molto controllo sulla periferia e con una grande abilità a gestire gli affari esteri.
(*) Tratto da “Il Nodo di Gordio”
FONTE: http://opinione.it/esteri/2020/11/25/verdiana-garau_edward-luttwak-nagorno-karabakh-guerra-armistizio-armeni-azeri-ue-usa/
7 Things Regarded As ‘Crazy Conspiracy Theories’ Are Becoming Facts Right Now
by Daisy Luther
Remember back in the old days of, say, 2019, when anyone who talked about microchip implants, Americans being forced to show travel papers, and re-education camps was thought to be a crazy conspiracy theorist? And then 2020 rolled around and voila! It turns out those conspiracy theories weren’t so “crazy” after all.
And I’m not just talking about the government releasing info about UFOs.
We’re living in a time when someone will attempt to beat the crap out of you, burn your house down, or even kill you if you voted for the “wrong” presidential candidate.
We’re being subjected to curfews, our movement is restricted, and our businesses have been forcibly shut down.
One day, people will look back on this as the year that everything changed – or depending on how Americans respond to the mandates – the year we finally said enough.
Here are seven things that were considered crazy conspiracy theories…until now, when they’re becoming far too real.
#1) Universal Basic Income
Did you ever really think we’d live in a country where the government would tell private business owners when and how they could operate? Where workers would be told, “You can no longer go to work for your own good?”
Well, welcome to 2020!
22 million jobs were lost and only 42% of those were recovered by last August, when the country began to reopen. Millions of lost jobs were permanent losses, as businesses across the country fold under the weight of the restrictions that either don’t allow them to operate or the money problems of their former customers.
“It’s clear that the pandemic is doing some fundamental damage to the job market,” said Mark Zandi, chief economist for Moody’s Analytics.
“A lot of the jobs lost aren’t coming back any time soon. The idea that the economy is going to snap back to where it was before the pandemic is clearly not going to happen.”
…More than 10 million Americans are currently categorized as temporarily out of work. But historically, nearly 30% of people who tell the Labor Department that they are temporarily unemployed never get their job back, said Heidi Shierholz, senior economist at the Economic Policy Institute, a liberal think tank.
“Even though we don’t know if the historical record will hold in this case, it’s an extremely valid concern that not all of those people are going to get called back,” she said.
People who are counting on businesses reopening their doors may be surprised to find that a temporary loss has become permanent one, said Zandi. (source)
Of the businesses that have closed, many will never reopen. Most harshly affected were small businesses.
“About 60% of businesses that have closed during the coronavirus pandemic will never reopen, and restaurants have suffered the most, according to new data from Yelp.” (source)
So we have not only people who became unemployed, but we also have business owners who’ve lost everything.
As we go into the second round of lockdowns across the United States, it’s not a stretch of the imagination to think that some of the small businesses that have thus far managed to stay afloat will succumb to the economic effects of these mandates… taking with them even more jobs and plunging even more people into poverty.
Poverty is a vicious cycle and one seemingly small thing can suck those who are struggling into a vortex of fees and penalties from which emerging seems impossible.
I’ve written about my own experiences with poverty here. The concern is that even fewer people will recover financially after this round of government mandates, leaving even more Americans broke, hungry, and homeless.
But don’t worry – the government is here to help and I mean that in the President Reagan threatening kind of way.
They provided a “stimulus” check to everyone in America, gave such huge unemployment money to people that they made more staying home than they did going to work, and went so much deeper into debt that the number is simply unfathomable.
In effect, they paid people not to work. And it isn’t the fault of those people in most cases – the government forced their places of employment to close unless it was considered “essential.”
And that sounds a whole lot like Universal Basic Income. Or as I like to call it, modern feudalism.
Quite a few people are ready to give up their freedom so that someone else can take care of them.
They don’t think they’re giving up freedom. They’re convinced that they are embracing a smart, fair system that eliminates poverty.
The greed, entitlement, and lack of ambition that seems inherent in many people today will have them slipping on the yoke of servitude willingly.
They feel like they deserve a living just for drawing breath. As Gawker’s headline reads, “A Universal Basic Income Is the Utopia We Deserve.”
The idea of a universal basic income for all citizens has been catching on all over the world. Is it too crazy to believe in? We spoke to the author of a new book on the ins, outs, and utopian dreams of making basic income a reality.
The basic income movement got a significant boost this week when the charity GiveDirectly announced that it will be pursuing a ten-year, $30 million pilot project giving a select group of Kenyan villagers a basic income and studying its effects.
As an anti-poverty solution, universal basic income appeals to impoverished people in Africa, relatively well-off Scandinavians, and Americans automated out of their jobs alike. (source)
Sure, money for nothing sounds great on the surface.
But what would the real result of a Universal Basic Income be?
Feudalism. Serfdom. Enslavement.
UBI would fast-track us back to the feudalism of the Middle Ages. Sure, we’d be living in slick, modern micro-efficiencies instead of shacks. We’d have some kind of modern job instead of raising sheep for the lord of the manor.
But, in the end, we wouldn’t actually own anything because private property would be abolished for all but the ruling class. We’d no longer have the ability to get ahead in life. Our courses would be set for us and veering off of those courses would be harshly discouraged.
People will be completely dependent on the government and ruling class for every necessity: food, shelter, water, clothing. What better way to assert control than to make compliance necessary for survival? (source)
With this second round of lockdowns how many more jobs will go permanently down the tubes? What are all those people going to do for food? For rent?
The government is going to give them money. And we can’t even argue, really, because everyone knows someone who has lost a job they had for decades and who can’t find other work.
They might call it something else, but Universal Basic Income is coming. And it’s coming soon.
#2) Travel Papers
Don’t be ridiculous. We’ll never have to show our “papers” to travel freely in the United States.
Doh.
Not until a COVID pandemic with all its subsidiary restrictions occurred. Back in March, days after I warned about the first lockdown, I wrote:
For everyone who thought the article about the Lockdown of America was a “hysterical overstatement” and that they could still do whatever they wanted because it wasn’t really being enforced, what are you thinking now that “travel papers” are being handed out?
To me, this sounds like the lockdowns I wrote of yesterday were just the first incremental step toward a society that nobody hopes to see.
Yesterday, readers sent me photos of “travel papers” provided to them by employers so they could get to and from work.
These are employees who work in industries like healthcare, pharmacies, and foodservice, as well as those who work in the production, transport, and sales of essential supplies.
One reader wrote, “We were told to show these if we got stopped on the way to or from work and that if the authorities gave us any trouble, to not argue and just go back home.”
Papers that people sent were from Pennsylvania, New York, Arizona, Michigan, North Carolina, Kansas, New Jersey, West Virginia, Virginia, Oregon, Florida, Louisiana, and Ohio.
Industries mentioned in the papers were trucking, grocery stores, medical clinics, hospitals, nursing homes, city transit workers, railroads, food production plants, pharmacies, gas stations, stores like Target and Walmart, and automotive repair facilities.
Most people were given their papers on Friday or Saturday and told they’d need them to get to and from work starting the week ahead. (source)
You can see some of the papers that people sent me here.
#3) Mandatory GPS Tracking Of Humans
“Don’t be silly. Nobody is actually tracking you with your phone. You’re not Jason Bourne.”
Whoops. 2020 proved that was a lie when they rolled out contact tracing apps to make sure you didn’t breathe the same air as somebody who got a positive COVID test.
Not only do sick or potentially sick people need to worry about being phoned or questioned by contact tracers, but there’s also a whole new world of dystopian technology being rapidly developed.
Apple and Google formed a partnership to develop a phone app with the potential to monitor one-third of the world’s population.
The Australian government has developed an app called COVIDSafe to “protect you, your family and friends and save the lives of other Australians. The more Australians connect to the COVIDSafe app, the quicker we can find the virus.”
In fact, all sorts of potentially invasive new technology tools are springing up to “fight COVID.” Some use AI to detect signs of COVID and the Department of Defense is deploying thermal imaging to detect signs of COVID.
These things won’t just go away when the pandemic is over. If they’re in use for a year or two years – however long this virus is with us – chances are, they’re here to stay. (source)
So… if you have a smartphone, rest assured, at some point you’re probably going to have an app like this forcibly installed during one of those relentless updates.
Of course, they’ll say that the app is just the framework and you have to enable it for it to work. Oh, wait, they already said that. After installing “the framework.”
#4) Cashless Societies
Somehow, the United States ran out of change.
There were no coins to be had…anywhere…for a while. Bloomberg reported in August:
As if a deep recession and a never-ending pandemic wasn’t enough, the U.S. now faces another crisis: a coin shortage. Thanks to the lockdowns, fewer coins are in circulation, leaving businesses unable to make change when customers hand over paper money. (source)
This had a lot of people concerned, especially since Venezuela used COVID to push citizens toward a cashless society. Here in the United States, the “change shortage” was so extensive is caused many stores to give you your change on a store loyalty card or invite you to donate that change to some cause.
A true cashless society would allow significant control over our day to day lives. See this article for some of the totalitarian ways it would affect us.
#5) Microchips
DARPA got involved early on, touting it as a way to “save” us all from COVID. Robert Wheeler wrote:
But governments aren’t having to market the chip as a method to track, trace, and control their populations.
Instead, they are marketing the chip as a way to track and detect COVID and other coronaviruses.
Clearly, this is a much easier sell to a public literally terrorized by their governments and mainstream media outlets for the last six months.
Raul Diego details the creation and coming rollout of the new biochip in his article, “A DARPA-Funded Implantable Microchip to Detect COVID-19 Could Hit Markets By 2021,” where he writes,
The most significant scientific discovery since gravity has been hiding in plain sight for nearly a decade and its destructive potential to humanity is so enormous that the biggest war machine on the planet immediately deployed its vast resources to possess and control it, financing its research and development through agencies like the National Institutes of Health (NIH), the Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA) and HHS’ BARDA.
The revolutionary breakthrough came to a Canadian scientist named Derek Rossi in 2010 purely by accident.
The now-retired Harvard professor claimed in an interview with the National Post that he found a way to “reprogram” the molecules that carry the genetic instructions for cell development in the human body, not to mention all biological lifeforms.
These molecules are called ‘messenger ribonucleic acid’ or mRNA and the newfound ability to rewrite those instructions to produce any kind of cell within a biological organism has radically changed the course of Western medicine and science, even if no one has really noticed yet.
As Rossi, himself, puts it:
“The real important discovery here was you could now use mRNA, and if you got it into the cells, then you could get the mRNA to express any protein in the cells, and this was the big thing.” (Source)
The microchip talk died down but the fact it as even a discussion and topic of COVID research should be troubling. Anyway, after the initial microchip hubbub, the push got redirected toward our next conspiracy theory.
#6) Mandatory Vaccines
Remember back when nobody thought that adults would ever be forced to take vaccines except for “crazy conspiracy theorists?” Well, that day is coming sooner than many people expect.
A much-heralded COVID vaccine could be rolled out in a matter of days. Pfizer and BioNTech have both concluded Phase 3 of rushing their jabs to market. There are still many, many questions.
The return to many of our old familiar ways will take time, and how much time remains unclear. The answers await more research into the vaccines, how they can be distributed and how many people are willing to get them.
“A vaccine won’t be available immediately for everybody,” says Arthur Reingold, a professor of epidemiology at the School of Public Health at the University of California, Berkeley…
…“It probably will take four to six months,” he says.
“What that says to me is that people will have to keep wearing masks at least until spring. We won’t be in a magically different situation by February or March. I don’t see how that can possibly happen.”
Equally important are the unknowns about the vaccines themselves. Scientists still don’t know how long vaccine-induced protection will last, for example, or whether inoculations can block actual infection, or only prevent the onset of disease.
If the latter turns out to be the case, meaning the vaccines keep us from getting sick, but not infected, we still could be infectious to others. Until we know, don’t toss those masks into the trash…
…Andrew Badley, an immunovirologist who chairs Mayo Clinic’s covid-19 task force, says the return of any normal activities depends on numerous factors, including how many people get vaccinated.
“The only possibility that life will return to normal by summer is if the majority of the population receives the vaccines by then and the early efficacy data is borne out in ongoing studies,” he says.
He adds, however: “I think it is unlikely we will be able to vaccinate the majority of the population by then.” (source)
And how will they make sure that “the majority” of the population gets the vaccines?
It’ll start out easy — there are tons of people who will gladly roll up their sleeves to get a vaccination that was rushed to market with no testing on the long-term effects.
And then, the rest of us will be coerced by being unable to go to work, to a concert, to school, or into a public building without proof we’ve been vaccinated.
YOU WALK TOWARD the arena, ready for a big game, tickets in hand. But what you see is a long line wrapping around the corner of the building and a bottleneck at the entrance as people search their pockets and purses for a small piece of paper.
To be cleared to enter, you’ll also need that document — proof that you’ve received a COVID-19 vaccination.
This is the future as some experts see it: a world in which you’ll need to show you’ve been inoculated against the novel coronavirus to attend a sports game, get a manicure, go to work, or hop on a train.
“We’re not going to get to the point where the vaccine police break down your door to vaccinate you,” says Arthur Caplan, a bioethicist at New York University’s School of Medicine.
But he and several other health policy experts envision vaccine mandates could be instituted and enforced by local governments or employers — similar to the current vaccine requirements for school-age children, military personnel, and hospital workers…
…The mandates can be directed toward customers, as well. Just as business owners can bar shoeless and shirtless clients from entering their restaurants, salons, arenas, and stores, they can legally keep people out for any number of reasons, “as long as they’re not running afoul of any antidiscrimination laws,” says Dorit Rubinstein Reiss, a professor of health and vaccine law at the University of California, Hastings College of the Law.
When a COVID-19 vaccine becomes available, some experts think states will require targeted industries to enforce vaccine mandates for their employees, especially those we’ve come to know as “essential workers.”
“Grocery store workers get exposed to a lot of people, but also have the chance to infect a lot of people because of the nature of their work and the fact that virtually everybody needs to buy food,” says Carmel Shachar, executive director of the Petrie-Flom Center for Health Law Policy, Biotechnology, and Bioethics at Harvard Law School.
Hospitality industry workers — those who work in restaurants, bars, and coffee shops, for example — could also see similar mandates.
“It’s in an employer’s interest to make sure that their workplace is protected and that you can’t infect your colleagues,” Shachar says.
“Having a widely accessible vaccine gets a lot of employers out of having to control their clients’ behavior.” And with a vaccinated workforce, “you don’t need to worry if the people you’re serving at the restaurant have COVID-19.”
Even the general public could be incentivized to get vaccinated.
“Oddly enough, the best way to impose a mandate is to reward people with more freedom if they follow that mandate,” Caplan says.
For example, with proof of inoculation, you would be able to attend a sporting event “as a reward for doing the right thing,” he says.
“And I can imagine people saying, If you want to go to my restaurant, my bowling alley, or my tattoo parlor, then I want to see a vaccine certificate, too.”
Booster shots could also be required, depending on the efficacy of future vaccines. (source)
Doesn’t it just make you feel all warm and fuzzy inside how all these experts are planning to force an unwilling populace to accept an untested vaccine? It’s all for our own good, you know.
#7) Re-Education Camps
Remember how we all used to joke about being put into FEMA camps? Well…..
Finally, for those of us who believed these conspiracy theories were conspiracy facts all along – oh – and for Trump voters – there’s the discussion about how to re-educate us so we can rejoin society.
In a Twitter thread run amok, we saw the dark side of some “well-educated” Democrats who were sincerely trying to figure out how to redeem those of us who did not vote for Joe Biden.
Of course, he doesn’t really mean re-education camps. Of course not.
And Laura found she bit off a bit more than she intended to chew. So of course she blamed non-Americans. (Probably those darned Russians, right?)
Welcome to my inbox for the past 8 years, Laura. Every time I have posted a pro-gun, pro-self-defense article, I’ve been barraged with “creative” rape threats with a vast variety of implements and violent threats by the “peaceful” left.
People have wished my children dead in a school shooting. So cry me a river, Laura, if your “thoughtful discussion” of putting me and people like me into anti-cult deprogramming in a gulag put you in an unpleasant position.
Trust me, you get used to it. Heck, you might even begin to understand why I’m a gun owner.
What Other Conspiracy Theories Have Been Proven True This Year?
Ultimate Proof: Covid-19 Was Planned To Usher In The New World Order
Is it just me or has 2020 been like reading every “crazy conspiracy” rabbit hole on the internet while dropping acid?
Except you can’t come down from the trip because it’s all actually happening. As the insanity continues, make sure you have this book to help you get prepared.
What other former “wacky” theories have become fact this year? Share your thoughts in the comments.
FONTE: https://humansarefree.com/2020/11/7-things-regarded-as-crazy-conspiracy-theories-are-becoming-facts-right-now.html
CULTURA
«Effetto valanga»: se la crisi diventa fantascienza
Tra gli autori più singolari si colloca Mack Reynolds (1917-1983) col suo Effetto valanga, un romanzo del 1974 che arriva ora nelle librerie italiane (Odissea Delosbooks, pagg. 204, euro 9,80; esiste una precedente edizione del 1976, nella collana Urania di Mondadori, ma passò inosservata). Reynolds è un atipico. Non a caso è apprezzato da categorie di persone che si collocano in campi politicamente opposti. Lo hanno riscoperto i conservatori libertari, strenui difensori del mercato, e i socialisti affascinati dallutopia. La sua opera è consigliata sia dal think tank di area liberale Ludwig Von Mises Institute sia dallastro nascente della Science Fiction inglese, il marxista China Miéville. Per inciso, Reyndols ha alle spalle una forte tradizione socialista: suo padre Verne (omaggio a Jules Verne) era stato figura di primo piano del Socialist Labor Party, e fu candidato due volte alla presidenza degli Stati Uniti. Ma allora dove risiede il fascino che Reynolds esercita sui lettori di destra? Basta leggere Effetto valanga per capirlo. La trama, in sintesi, è questa: in un futuro non troppo lontano, un uomo qualunque di una città Usa non è più in grado di saldare il mutuo per lacquisto di un nuovo frigorifero. Questo fatto minimo innesca una reazione a catena che fa esplodere la crisi. I consumi crollano, la produzione si arresta, la crescita diventa decrescita esponenziale. Alla Casa Bianca si pensa di ripescare le ricette di Roosevelt. Ma la formula è logora: non solo le tasse speciali, destinate a diventare perenni, deprimono ulteriormente leconomia, ma lapplicazione dei provvedimenti richiede che il Presidente si doti di molti, troppi poteri riservati al Congresso, uccidendo di fatto la democrazia. Inoltre il governo è già la più grande industria della nazione perché «da solo impiega più persone e spende più denaro di sei gruppi industriali messi assieme». Soldi ben spesi? Beh, tra i progetti finanziati cè quello per insegnare lalfabeto ai delfini… Nel frattempo, nel blocco sovietico, il capo del Partito comunista regna come un despota e i conti dello Stato colano a picco. Per capire cosa non funziona nel sistema, viene arruolata una persona di buon senso, un intelligente cittadino medio, che viaggia nel Paese annotando cosa non torna. Risultato: i funzionari sovietici si concentrano su imprese tanto megalomani quanto inutili, senza tenere conto della realtà. La gente non ha da mangiare. Loro invece pranzano con champagne e tartine al caviale. Lintelligente cittadino medio invita a evitare ruberie e sprechi ma è costretto allesilio, perché le riforme non si possono fare: minano alla base quella che per Reynolds è la versione degenerata del comunismo.
Alla fine, sarà proprio il rilancio dei consumi a risollevare le sorti degli Usa; mentre il sogno di un socialismo dal volto umano pare destinato a restare una utopia. Effetto valanga è attuale e spiazzante. Come le idee che non si lasciano intruppare e trasformare in rigide ideologie.
FONTE: https://www.ilgiornale.it/news/effetto-valanga-se-crisi-diventa-fantascienza.html
CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE
FONTE: https://www.exibart.com/speednews/youtube-cancella-il-trionfo-di-leni-riefenstahl-per-violazione-delle-nuove-norme-sullodio/
DIRITTI UMANI
In Italia invece lo stato di diritto è saldamente difeso
Questo tizio è un senatore di Matteo Renzi, anzi il presidente dei senatori di Renzi.
Quello che Faraone enuncia è esattamente le versione poliziesca del progetto di società di Bill Gates. Di suo ci ha aggiunto solo “la ferocia, il piacere di colpire, traumatizzare, punire” (cit) che Bill Gates, si deve essere giusti, non nutre.
Speranza va da Fazio in tv a dire che vuole l’obbligatorietà del vaccino anti Covid
In Australia sono già avanti:
FONTE: https://www.maurizioblondet.it/in-italia-invece-ce-lo-stato-di-diritto/
ECONOMIA
Censis: peggiorato il tenore di vita per 7,6 milioni di italiani, 60% teme per il lavoro
Il secondo rapporto di Censis-Tendercapital presentato in Senato mostra un peggioramento del tenore di vita per oltre il 10% della popolazione italiana. Le stime sono di una società post-Covid con ulteriori diseguaglianze sociali.
La crisi economica causata dalla pandemia di Covid 19 ha provocato un forte peggioramento dello stile di vita di numerosi italiani, lo riferiscono i risultati del secondo rapporto Censis-Tendercapital sui Buoni Investimenti “La sostenibilità al tempo del primato della salute” presentato oggi al Senato.
“Cinque milioni di italiani hanno difficoltà a mettere in tavola un pasto decente, 7 milioni e 600mila hanno avuto un peggioramento del tenore di vita. Il 60% degli italiani ritiene che la perdita del lavoro, o del reddito, sia un evento possibile che lo può riguardare nel prossimo anno” afferma il rapporto.
Il rapporto, che propone una riflessione approfondita su cosa potrà accadere nel lungo periodo, mostra che tra uomini e donne ci sono 20 punti di differenza nel tasso di occupazione e, in questo periodo, il tasso di occupazione delle donne è diminuito quasi del doppio rispetto a quello degli uomini.
Gender gap e differenze generazionali: la società post-Covid sarà più diseguale
“l 54% delle donne che lavorano dice che in questi mesi è aumentato lo stress e la fatica, mentre tra gli uomini sono il 39%. Il rapporto evidenzia poi anche differenze generazionali: tutti i fenomeni di riduzione dell’occupazione colpiscono di più i giovani rispetto ai lavoratori adulti. Il gap generazione si è quindi ampliato. Differenze poi anche nell’accesso al web, con il 40% di famiglie a basso livello socioeconomico che non ha accesso alla rete, mentre tra le famiglie ad alto livello socioeconomico sono solo l’1,9%” continua il rapporto.
Secondo il rapporto il quadro che emerge è chiaro, la pandemia creerà una società più diseguale, sia in termini di redditi e patrimoni, sia per quanto riguarda le altre differenze.
Redditi ridotti e timore per il proprio posto di lavoro
Secondo il rapporto a causa della pandemia 23,2 milioni di italiani hanno affrontato difficoltà causate da redditi famigliari ridotti, e molti temono di rimanere senza un reddito con cui sopravvivere.
“A temerlo è il 53% delle persone a basso reddito, mentre il 42% degli italiani vede il proprio lavoro a rischio. Dal Rapporto emerge una società in affanno, che a causa della pandemia vede ampliarsi le disparità. Così la sostenibilità sociale, che si intreccia con quella ambientale ed economica, in futuro non potrà più affidarsi al solo intervento dello Stato, ma dovrà contare sui buoni investimenti di una finanza capace di trasferire risparmi all’impatto sociale, con imprese che operano come una comunità” spiega il rapporto.
Censis: Coesione sociale come welfare, presupposto di crescita
“La coesione sociale è un presupposto della crescita, come un buon welfare. Farli sentire con le spalle protette, per salute e futuro dei figli, è il modo migliore per rassicurare gli italiani, facendo ritrovare loro il gusto delle sfide. La pandemia ci lascerà una società impaurita, più diseguale, alla ricerca della crescita. Non sarà lo stato a debito a lenire le sofferenze, ci vorrà lo sforzo di tutti i soggetti, le imprese e i mercati” afferma il presidente del Censis Giuseppe De Rita.
Tendercapital: 2020 anno senza precedenti anche dal punto di vista sociale
“Il 2020 è stato ed è tuttora un anno senza precedenti, con sfide estremamente complicate in termini sanitari ed economici. Non dobbiamo però dimenticarci delle conseguenze a livello sociale della pandemia, che rischiano di diventare davvero gravi: aumento delle disparità sociali, gender gap, paure e incertezze. Gli italiani indicano chiaramente che una società inclusiva, sostenibile, equa è la priorità del nostro tempo, con grande sensibilità sociale” afferma Moreno Zani, presidente di Tendercapital.
Secondo un precedente rapporto di Censis-Confimprese, una chiusura generalizzata durante il periodo natalizio potrebbe costare al Paese circa 25 miliardi.
FONTE: https://it.sputniknews.com/economia/202011239821849-censis-peggiorato-il-tenore-di-vita-per-76-milioni-di-italiani-60-teme-per-il-lavoro/
Sarà la francese Psa a comprare Fca (altro che fusione alla pari)
Che cosa emerge sulla fusione Psa e Fca dal prospetto depositato dalle due case automobilistiche in vista delle rispettive assemblee dei soci
Procedono i preparativi per la fusione tra Fca e Psa. Nella fusione “alla pari”, però, ai fini contabili la casa francese acquista la casa auto italo-americana, come si evince proprio dal prospetto depositato dalle due case automobilistiche in vista delle rispettive assemblee dei soci.
Nel matrimonio finanziario, dunque, i due protagonisti non avranno gli stessi pesi e poteri. Tutti i dettagli.
L’ACQUISIZIONE DI FCA DA PARTE DI PSA
Partiamo proprio da quanto dichiarano le due aziende nel prospetto di fusione. Gli International Financial Reporting Standards, o IFRS, richiedono l’identificazione dell’acquirente (e della società acquisita), così in questa fusione che Fca e Psa continuano a definire alla pari è la casa francese ad essere definita come acquirente. “Sulla base della valutazione degli indicatori ai sensi del principio contabile IFRS 3 e della considerazione di tutti i fatti e le circostanze pertinenti”, afferma il documento, “FCA e la direzione di PSA hanno stabilito che Peugeot SA è l’acquirente a fini contabili”.
PSA AVRA’ MAGGIORANZA CDA
E che di acquirente si tratti lo si evince anche dal fatto che Psa, che comprende i brand Peugeot, Citroën e DS, avrà la maggioranza del consiglio di amministrazione. Il cda di Stellantis sarà composto da 11 amministratori, sei dei quali saranno nominati da PSA (tra azionisti, dirigenti e personale).
IL CEO SARA’ CARLOS TAVARES
Altri indizi sul maggior peso di Psa in Stellantis arriva anche dal fatto che il primo Ceo del nuovo gruppo sarà Carlos Tavares, l’attuale presidente del consiglio di amministrazione di PSA (e Ceo di PSA Group). John Elkann avrà il ruolo di presidente esecutivo.
PREMIO AGLI AZIONISTI DI FCA
E ancora. Ai soci di Fiat-Chrysler sarà riconosciuto un premio, proprio come avviene nelle normali acquisizioni.
FONTE: https://www.startmag.it/smartcity/sara-la-francese-psa-a-comprare-fca-altro-che-fusione-alla-pari/
FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI
Lo sapete che Bruxelles ha dato una consulenza a Blackrock sulla finanza sostenibile?
L’Ombudsman europeo bacchetta la Commissione Ue per aver dato una consulenza al gruppo americano Blackrock sul tema finanza sostenibile senza averne verificato a fondo il potenziale conflitto di interesse. Tutti i dettagli
L’Ombudsman europeo bacchetta la Commissione Ue per aver dato una consulenza al gruppo americano Blackrock sul tema finanza sostenibile senza averne verificato a fondo il potenziale conflitto di interesse.
Ecco tutti i dettagli.
L’Ombusdman Europeo ha decretato che la Commissione Europea non abbia vagliato a sufficienza la questione dei possibili conflitti di interesse del colosso del risparmio gestito Usa, Blackrock, nello svolgere tale incarico.
A questa conclusione è arrivata Emily O’Reilly, rappresentante dell’Ombudsman europeo, a seguito del ricorso presentato in maggio da 80 parlamentari europei dopo che la Commissione guidata da Ursula Von der Leyen aveva affidato alla società Usa di risparmio gestito un contratto di consulenza da 280mila euro per l’integrazione dei temi di sostenibilità nella regolamentazione bancaria, ha sottolineato il Sole 24 Ore.
“La richiesta ad una società di condurre uno studio inteso ad alimentare le linee guida che regoleranno gli interessi commerciali della società stessa avrebbe dovuto portare a un controllo molto più critico da parte della Commissione”, ha affermato l’Ombudsman, precisando “Si sarebbero dovute porre domande sulla motivazione, sulla strategia di prezzo e se le misure interne prese dalla società per prevenire i conflitti di interesse fossero adeguate”.
In ogni caso l’Ombudsman punta il dito verso le attuali norme UE sugli appalti pubblici e ritiene che, sebbene la Commissione nel caso specifico avrebbe potuto essere più accorta, non si possa accusare di “cattiva amministrazione”. Secondo l’Ombudsman il problema è nato dal fatto che le norme applicabili non erano sufficientemente solide e chiare da consentire ai funzionari di individuare conflitti di interesse se non in una gamma molto ristretta di conflitti professionali.
FONTE: https://www.startmag.it/mondo/lo-sapete-che-bruxelles-ha-dato-una-consulenza-a-blackrock-sulla-finanza-sostenibile/
L’ultimo enigma della BCE: 120 miliardi appaiono “misteriosamente”. Cosa sta succedendo?
Nella nuova legge di bilancio stiamo assistendo ad un fenomeno che potremmo definire di magia, come quello che vede i maghi far apparire i conigli da un cappello.
Ma quello che è apparso in questione nell’articolo 184, che istituisce il fondo di rotazione per l’attuazione del Next Generation dell’Unione Europea, ossia il famoso Recovery Fund, non è un simpatico animaletto ma sono circa 120 miliardi di euro stanziati per il prossimo triennio.
Avete capito bene, oltre 34 miliardi per il 2021, 41 miliardi per il 2022 e 44 miliardi per il 2023.
Ma chi è il mago con il cappello ed il cilindro in mano che è stato capace di far comparire nella legge di bilancio i soldi di quel Recovery Fund che non è stato approvato ed è ancora bloccato dal veto di alcuni paesi? Molto facile.
Il mago è la solita Banca Centrale Europea ossia quella banca che crea denaro dal nulla e che quindi dovrebbe occuparsi semplicemente di far comparire fondi quando servono e di far scomparire tutti quegli inutili fondi europei come il Mes e Recovery Fund che vorrebbero invece sostituirla.
Invece cosa accade? Che la Banca Centrale europea venga sempre utilizzata per fare esattamente il contrario, tranne in casi come questi dove il fondo è ancora bloccato ma i soldi servono immediatamente per volontà politica.
E allora la BCE è costretta a fare la Banca centrale comportandosi da compratore di ultima istanza in modo tale che gli Stati possano emettere tutti i titoli di cui hanno bisogno e i mercati li comprano perché hanno la garanzia della Banca Centrale Europea. Fine della storia.
Ma allora perché dobbiamo comunque entrare nella trappola dei vari Mes e Recovery fund se i soldi sono già stanziati? Ufficialmente risponderanno a questa domanda dicendo che parte dei sussidi europei non prevedono restituzione perciò quando arriveranno andranno a rimborsare quei fondi già stanziati che oggi sono presenti nel cilindro della legge di bilancio ma qui la domanda nasce spontanea: ma se parte di questi fondi non andranno rimborsati chi è il nuovo mago che crea e regala fondi agli Stati?
Bene, il nuovo mago si chiama bilancio dell’Unione Europea, e dato che dietro ogni magia c’è sempre un trucco, quello del Recovery Fund prevede che siano i paesi ad aumentare il loro contributo al rilancio dell’Unione Europea e da quel bilancio ci saranno le garanzie per i fondi del Recovery fund che a noi dicono che non andranno restituiti.
Come vedete da un sofisticato trucco di magia e illusionismo ci siamo ritrovati a subire il più becero e elementare gioco delle tre carte.
La Matrix Europea, la verità dietro i giochi di potere – Con Francesco Amodeo
GIUSTIZIA E NORME
Strage Erba, testimone a ‘Le Iene’: “Faida tra spacciatori. Non sono stati Olindo e Rosa”
“Per me chi è stato? Litighi con un vicino ma non arrivi a fare una cosa simile, poi la modalità, la velocità, il tutto… Sono 5 persone, non una o due. Guardando Olindo e Rosa, non è possibile. La corporatura di Raffaella era abbastanza forte, non è facile buttarla giù per terra. Invece quei marocchini erano aggressivi per il modo in cui hanno tirato fuori i coltelli, io non me lo immaginavo per di più sono anche un atleta quindi so difendermi”. Strage di Erba: ecco una nuova clamorosa testimonianza, quella di Abdi Kais, tunisino arrestato insieme ai componenti del clan Marzouk ufficialmente residente nella casa di Azouz e Raffaella – in via Diaz 25 a Erba – e che avrebbe frequentato l’abitazione dove fu commesso il delitto, proprio nei mesi precedenti a quella che è stata definita come la più atroce impresa criminale della storia della Repubblica.
In esclusiva ai microfoni di Antonino Monteleone e Marco Occhipinti – in onda stasera, martedì 24 novembre, a ‘Le Iene’, in prima serata su Italia1 – le dichiarazioni inedite di un testimone mai sentito fino ad ora. L’uomo racconta di una forte rivalità tra il gruppo di tunisini vicini ad Azouz Marzouk e quello dei marocchini che spacciava nella stessa zona tra Erba e Merone, comuni in provincia di Como. Rivalità che sarebbe sfociata in una rissa con accoltellamento da parte dei marocchini ai danni di Abdi Kais, e del fratello e due cugini di Azouz Marzouk.
Dalle dichiarazioni dell’uomo si evince che i tunisini avrebbero avuto la peggio con ferite di arma da taglio e che Abdi sarebbe andato in ospedale per farsi medicare. L’episodio avrebbe dato luogo ad una vera e propria faida tra i due gruppi. Immediata la reazione dei parenti di Azouz che avrebbero bucato le ruote e spaccato con una bottiglia il parabrezza dell’auto dei marocchini che – sempre secondo il racconto del tunisino – abitavano nel comune di Merone, a qualche isolato da loro.
Kais racconta che spariva spesso la droga dai nascondigli nel bosco di Merone, per cui Amer, tunisino titolare di uno degli appartamenti dei tunisini a Merone, spesso portava dei quantitativi di cocaina in cantina della casa di Raffaella e di Azouz, a due passi da piazza del Mercato, la piazza dello spaccio a Erba. Sostiene inoltre che non furono Rosa e Olindo a commettere la strage, perché incompatibili a quel tipo di mattanza di donne e uomini sgozzati per corporatura, preparazione fisica, velocità di esecuzione, a differenza dei marocchini, violenti e armati di coltelli.
Elementi nuovi che per la difesa di Rosa e Olindo fanno pensare alla possibilità di un’altra pista, quella della rivalità con un’altra banda e che inizialmente fu considerata dagli inquirenti ma poi immediatamente abbandonata. La volontà di cercare tracce di eventuali altri killer sulla scena del delitto si infrange però sulla notizia di mercoledì scorso: la Cassazione ha rigettato la richiesta degli avvocati di Rosa Bazzi e Olindo Romano – riconosciuti come autori della strage e già condannati all’ergastolo – di analizzare reperti trovati sulla scena del crimine che, nell’arco di dodici anni (il crimine è stato consumato nel 2006, ndr.) nessuno prima d’ora ha mai esaminato. Tra questi anche gli abiti dell’unico superstite alla strage, Mario Frigerio, e del piccolo Youssef Marzouk.
“Il ricorso è stato respinto, ma rimane ancora una speranza riguardo alle motivazioni, non ancora pubblicate, che accompagneranno questa decisione. Io mi auguro e spero che nella motivazione la Corte di Cassazione possa indicare una strada tramite la quale farci analizzare questi reperti”, dice l’avvocato della famiglia Fabio Schembri.
Un’eventuale analisi dei reperti potrebbe risultare decisiva per rintracciare quel Dna di Rosa e Olindo mai ritrovato sulla scena del crimine oppure a individuare tracce compatibili di estranei, che farebbero pensare alla presenza di killer sconosciuti ai quali avrebbero potuto portare le piste alternative mai indagate. Tra queste inizialmente c’era quella delle “cattive frequentazioni di Azouz Marzouk”, il tunisino con precedenti penali che quella sera ha perso ciò che aveva di più caro al mondo e che non è affatto convinto dalle conclusioni a cui sono giunti 26 giudici in tre gradi di giudizio.
In particolare, i Carabinieri di Erba avevano considerato la concorrenzialità di diverse etnie nell’attività di spaccio tra i tunisini vicini ad Azouz Marzouk, che gravitavano nel comune di Merone, e gli albanesi di Ponte Lambro, entrambe le località in provincia di Como e poco distanti da Erba. Questa ipotesi presto fu scartata ma mai nessuno, fino ad oggi, aveva raccontato della rivalità dei tunisini con un altro gruppo che spacciava in quella zona, quello dei marocchini contro cui punta il dito il nuovo testimone Abdi Kais. ADNKRONOS
FONTE: https://www.imolaoggi.it/2020/11/25/strage-erba-testimone-a-le-iene-faida-tra-spacciatori-non-sono-stati-olindo-e-rosa/
IMMIGRAZIONI
Migranti, l’Inps deve pagare anche per i familiari a carico che vivono all’estero
Lo ha stabilito una sentenza della Corte europea, che obbliga l’Italia ad assicurare parità di trattamento tra italiani e stranieri regolari. Per questo l’Inps dovrà corrispondere gli assegni familiari anche nel caso in cui le famiglie dei migranti con regolare permesso di soggiorno risiedono nel Paese d’origine.
Gli assegni dell’Inps devono essere corrisposti ai familiari degli stranieri che risiedono in Italia con permesso di soggiorno unico o di lungo periodo, anche se vivono fuori dai confini dell’Unione europea.
È quanto hanno stabilito, in due sentenze, i giudici della Corte di giustizia europea. L’organismo si è pronunciato dopo il ricorso in Cassazione che due cittadini stranieri residenti in Italia, originari di Pakistan e Sri Lanka, hanno presentato contro l’Inps.
Entrambi avevano chiesto all’istituto di previdenza il proseguimento del pagamento degli assegni familiari nei confronti delle loro rispettive mogli e dei loro figli, che l’Inps aveva interrotto poiché avevano lasciato il territorio nazionale per tornare nei loro Paesi d’origine.
“La normativa italiana che rifiuta o riduce una prestazione di sicurezza sociale al cittadino extra Ue, titolare di un permesso unico o soggiornante di lungo periodo, per il fatto che i suoi familiari risiedono in un Paese terzo Ue – si legge in una delle sentenze, citata da Rainews24 – è contraria al diritto dell’Unione europea”.
“La stessa prestazione – specifica ancora la Corte – è accordata ai cittadini italiani indipendentemente dal luogo in cui i loro familiari risiedono”. E quindi ai migranti regolari, notano i giudici, devono essere applicate le stesse regole che valgono per i cittadini italiani, garantendo il principio di “parità di trattamento”.
Per questo l’esclusione dai benefit destinati ai familiari degli stranieri regolari che vivono all’estero, a Bruxelles viene considerata illegittima.
Tra le reazioni politiche spicca quella del leader della Lega, Matteo Salvini. “La Corte Europea stabilisce (e lo impone all’Italia) che gli extracomunitari hanno diritto ad assegni anche per i familiari a carico che vivono all’estero fuori dalla UE! Ma stiamo scherzando?”, ha scritto il leghista in un post pubblicato sui suoi canali social.
FONTE: https://it.sputniknews.com/italia/202011269833705-migranti-linps-deve-pagare-anche-per-i-familiari-a-carico-che-vivono-allestero/
Rinaldi: in piena pandemia priorità della UE è dare il voto ai Rom
“Nel bel mezzo di una pandemia, nonostante l’emergenza sanitaria e quella economica che colpiscono tutto il continente a cominciare dall’Italia, la priorità del Parlamento Europeo è discutere del diritto di voto dei rom. Assurdo: di questo si discute in questi giorni a Bruxelles, non di misure concrete per aiutare le aziende e i cittadini europei, in difficoltà per la crisi e per le chiusure conseguenti all’epidemia.
Nella discussione sul bilancio delle elezioni europee del 2019, l’Ue mette in evidenza le difficoltà che incontrano i rom nell’ambito della partecipazione politica, in particolare per ‘le procedure di registrazione degli elettori, a causa tra l’altro della mancanza di documenti di identità’: dunque, se i rom non hanno documenti, per l’Europa è colpa degli Stati membri. Ancora una volta, con il sostegno delle sinistre e i partiti di governo del nostro paese, l’Ue dimostra di funzionare al contrario e di essere distante anni luce dai reali problemi dei cittadini”
Così in una nota Antonio Maria Rinaldi, europarlamentare della Lega, componente della commissione per gli Affari Costituzionali. AGENPRESS
FONTE: https://www.imolaoggi.it/2020/11/25/rinaldi-in-piena-pandemia-priorita-ue-dare-voto-ai-rom/
Migranti, Euromed Rights: “Il patto UE penalizzerà l’Italia”
Se il Patto europeo per le migrazioni sarà approvato, l’Italia potrebbe essere costretta a farsi carico della maggior parte dei richiedenti asilo (clandestini, ndr) che arriveranno nel suo territorio – per una media di circa 15.000 persone – dal momento che il principio del Paese di primo ingresso è stato mantenuto. Se tale cifra è esatta, il nostro Paese dovrà moltiplicare la capienza degli hotspot e dei Centri per il rimpatrio addirittura di 50 volte.
Sono queste le principali conclusioni contenute nell’analisi ‘Nuovo patto, pessimo impatto. Perché il nuovo Patto europeo sulla migrazione penalizza sia l’Italia che i richiedenti asilo’, realizzato da EuroMed Rights in vista del Consiglio dei ministri dell’Interno europei, che alle 15 discuteranno l’adozione del Patto.
Analizzando i dati relativi al 2016 e al 2020, questa simulazione illustra le conseguenze che il Patto avrebbe sul sistema di accoglienza. Secondo EuroMed Rights, il progetto Ue comporterebbe per l’Italia un uso massiccio e prolungato della detenzione e che richiederebbe di moltiplicare la capienza dei luoghi di detenzione di 7 volte e mezza in periodi normali, e addirittura di 50 volte in anni di crisi come il 2016.
Tenendo conto infatti l’attuale capienza di 2.307 posti tra hotpsot e Centri per il rimpatrio (Cpr), e considerando il numero medio di 19.440 richiedenti asilo, risulta evidente che il numero delle persone che dovrebbero essere detenute è molto più alto rispetto ai posti disponibili.
Secondo la simulazione di EuroMed Rights, sono due gli scenari possibili: una detenzione di 18 settimane o di 24 (18 settimane è la durata media tra il limite di tempo massimo di 12 settimane per la procedura di asilo alla frontiera, mentre 24 settimane è il limite di tempo massimo per la procedura di asilo più la procedura di rimpatrio alla frontiera). In entrambi i casi, il numero delle persone che dovrebbero essere detenute è inequivocabilmente più alto: nei momenti di maggiore pressione, ben 14.453 o 16.289 persone (rispettivamente negli scenari di 18 e 24 settimane) verrebbero detenute nello stesso momento, di fronte a una capienza di 2.307 posti tra hotpsot e Cpr.
Anche alla luce di questi dati, il limite di tempo di 12 settimane per effettuare le procedure d’asilo alla frontiera appare totalmente irrealistico, in un paese dove attualmente la durata media della procedura è di due anni.
Detenzione e permanenza nei centri di accoglienza in centri sovraffollati ha poi un impatto decisamente negativo sulla salute mentale di queste persone: EuroMed Rights cita il recente studio condotto da Medici per i Diritti Umani (Medu), che parla di “modelli doppiamente traumatizzanti” in quanto farebbero rivivere loro le esperienze traumatiche passate, come ad esempio: torture, detenzione, aggressioni fisiche, aver assistito all’uccisione di una o più persone, essere stati vicini alla morte, rapimento, violenza sessuale e così via.
Infine, quanto al fatto che l’Italia viene mantenuto “Paese di primo approdo”, per EuroMed Rights è plausibile che lo Stivale dovrà farsi carico della maggior parte dei richiedenti asilo che arriveranno nel suo territorio. Poiché il meccanismo di solidarietà permette anche agli Stati membri di prediligere alternative differenti al ricollocamento – continua l’organizzazione nella nota – l’Italia dovrà essere consapevole del fatto che gli Stati membri non avranno alcun incentivo a prediligere il ricollocamento rispetto alla sponsorizzazione dei rimpatri o altre forme di “solidarietà”, come il supporto attraverso un contributo economico. In effetti, i relatori del report si domandano: perché mai gli Stati membri dovrebbero scegliere adesso il ricollocamento come forma di solidarietà quando alcuni di loro non l’hanno fatto nemmeno nel 2016, quando era obbligatorio? (AGENZI DIRE)
FONTE: https://www.imolaoggi.it/2020/11/14/migranti-euromed-rights-patto-ue-penalizzera-italia/
LA LINGUA SALVATA
Ectoplasma
ec-to-plà-sma
SIGNIFICATO Sostanza che per il mondo dello spiritismo si sprigionerebbe dal corpo del medium in trance; sostanza evanescente o viscida; persona inconsistente
ETIMOLOGIA composto dal greco ektós ‘esterno’ e -plasma originariamente ‘forma, figura modellata’.
Spesso il termine ‘ectoplasma’ viene usato come sinonimo ricercato di ‘fantasma’, solo espresso in maniera più ricercata — ma questa è un’estensione, e per l’esattezza una metonimia. L’ectoplasma è la sostanza degli spiriti, e chiamare ‘ectoplasma’ un fantasma equivale a chiamare ‘ferro’ una pistola o una spada. Ma vediamo da dove salta fuori questo termine.
Il parigino Charles Robert Richet vinse il Nobel per la medicina nel 1913: i suoi studi su delle tossine di medusa lo portarono a scoprire il meccanismo dell’anafilassi — che oggi conosciamo comunemente come violenta reazione allergica. Ma i suoi interessi furono a dir poco eclettici, e fra questi — presa in maniera molto seria — ci fu anche quella che oggi chiamiamo parapsicologia. Ebbene l’introduzione del termine ‘ectoplasma’ in quest’ambito si fa proprio risalire a Richet: descriverebbe il misterioso fluido che può fuoriuscire dal corpo del medium in stato di trance, prendendo forme mobili.
Naturalmente, essendo una baggianata con cui truffatori e truffatrici ingannavano creduli e credule, ed essendo che in realtà l’ectoplasma si componeva delle più bizzarre misture di amidi, tessuti e porzioni di cadaveri animali fatte fuoriuscire da ogni luogo dove giunga la fantasia, le descrizioni dell’ectoplasma sono le più diverse: viscido, morbido, filamentoso, vaporoso, fluorescente, lattiginoso.
La forza di questa parola, soprattutto nell’uso esteso e figurato visto che in concreto è limitata a discorsi da paragnosta, sta nell’arricchire l’inafferrabile presenza dello spirito, il suo essere riflesso incorporeo, denotando un elemento a metà fra il fisico e l’immateriale, peraltro tendenzialmente sgradevole, che si estende o lascia segni nell’ambiente circostante. Il prototipo dell’ectoplasma resta nell’immaginario collettivo quello che ci fornisce Slimer, il simpatico, schifoso fantasma verde dei Ghostbusters.
Così possiamo parlare della coppia di ospiti dell’albergo, ectoplasmi che non si percepiscono se non per il sudicio che fanno, dell’ectoplasma di un profumo esagerato che resta ad aleggiare in ascensore, di come quest’anno le mascherine ci riparino dagli ectoplasmi di moccio. Senza contare che, in maniera analoga al fantasma, l’ectoplasma diventa la persona inconsistente, e si può quindi parlare degli ectoplasmi posti a vigilare sulla situazione delicata, del giocatore che in campo è stato un ectoplasma.
Dopotutto, etimologicamente, è una forma esterna. Curioso che questo termine fosse in uso da anni (forse stato coniato dal biologo Ernst Haeckel, grande inventore di parole — sua l’ecologia), per indicare la parte esterna del citoplasma della cellula.
Parola pubblicata il 26 Novembre 2020
Testo originale pubblicato su: https://unaparolaalgiorno.it/significato/ectoplasma
FONTE: https://unaparolaalgiorno.it/significato/ectoplasma
PANORAMA INTERNAZIONALE
CON BIDEN HANNO CHIUSO IL CERCHIO
Ha perso Donald Trump ma a vincere non è stato Joe Biden, ma il mondo che c’è dietro, quello che l’ha telecomandato, sponsorizzato e messo in condizione di piegare Trump, perché sia chiaro: senza quel mondo, quella potenza di fuoco che incessantemente ha bersagliato al corpo Trump, senza il supporto dell’informazione e della politica mondiale, a partire dall’Unione europea, Biden non avrebbe vinto nemmeno un’assemblea condominiale. Del resto nei democratici era la quarta scelta. Insomma, nel suo stesso partito Biden non ha mai riscosso particolare considerazione, è stato sempre visto come un mediocre con l’unica caratteristica di essere molto malleabile, una sorta di muletto volendo usare la Formula 1, per questo molto adatto all’utilizzo last minute, e contro Trump così è stato. Per farla breve, i veri vincitori, le vere menti, gli strateghi della sconfitta di Trump, sono Hillary Clinton, Barack Obama, e quel fortissimo gruppo di potere economico finanziario e commerciale, da Bill Gate a George Soros, da Jeff Bezos a Mark Zuckerberg, dalle major di Hollywood a Rupert Murdoch, fino ad arrivare a tutta l’Europa che conta: Angela Merkel e Emmanuel Macron e perfino al Vaticano col suo capo di Stato assoluto, Jorge Bergoglio.
Del resto, s’è visto in campagna elettorale, Trump ha combattuto praticamente in solitaria una guerra contro tutti, ha subito attacchi senza precedenti in America e dal resto del mondo, che stranamente anziché scagliarsi contro la Cina per la tragedia del Covid che ha provocato, si è avventato su Trump che il Covid l’ha subito. Ma il peggio vuole che questo mistero resti per intero, perché nessuno nel mondo pensa di inchiodare la Cina alle sue responsabilità sul virus, a chiedere i danni, ad inviare commissioni e indagare sulle omissioni. Insomma, il chi sbaglia paga per la Cina non esiste, l’unico che ha provato a farlo con determinazione è stato Trump, e guarda caso si è ritrovato colpito e affondato. Perché sia chiaro: Trump è partito da lontano contro la Cina, ben prima del virus, si è messo di traverso alla politica commerciale illegale, all’espansionismo oppressivo, alle infiltrazioni finanziarie cinesi, al mancato rispetto delle regole Wto (World trade organization) del diritto del lavoro, dei minori. Insomma, Trump ha fatto diga tanto da costringere la Cina a negoziare, trattare, arretrare, ridimensionare le sue mire plutocomuniste. E qui viene il bello: perché il mondo anziché affiancarlo, sostenere la sua posizione contro un Paese comunista, spietato, assolutista che fa strame dei diritti, della libertà, del rispetto umano, del rispetto del lavoro dei minori, delle regole internazionali, un Paese che sta colonizzando alle sue condizioni totalitarie interi continenti, a partire dall’Africa e con la Via della Seta l’Europa, Italia in testa, gli si è messo contro. Ha iniziato a sparargli ad alzo zero: col Covid poi non ne parliamo, l’ha massacrato. Come a dire chi tocca la Cina muore: insomma si possono sanzionare Vladimir Putin o Recep Tayyip Erdogan, ci si può concentrare contro Boris Johnson sull’uscita inglese dalla Unione europea, si può schiacciare la Grecia fino alla fame se non rispetta i patti, si può fare muro contro Viktor Mihály Orbán. Ma la Cina è intoccabile, guai a contrastarla, roba da matti.
Eppure, stiamo parlando di un gigante comunista spregiudicato e inesorabile che, lasciato fare, non solo prenderà il posto dell’America come prima potenza del mondo, ma detterà le sue condizioni plutocomuniste, assolutiste, illiberali e irretrocedibili. Perché senza democrazia non c’è potere contrattuale, soccombi per definizione, basterebbe pensare ad Hong Kong. Ecco perché diciamo che con Biden, il gruppo di potere filocinese ha chiuso il cerchio, in cambio degli affari, dei mercati, degli scambi che la Cina offrirà alle sue condizioni. Si è svenduta la democrazia, la libertà e l’autonomia, a partire dall’Europa franco-tedesca che con la Cina ha in corso affari d’oro, una partnership sempre più grande che in Italia poi grazie ai grillini, sodali dei cinesi, ha preso il volo. Infatti, i cinesi da noi stanno facendo il bello e il cattivo tempo. Con Biden l’America e la Cina faranno una nuova Yalta, altro che l’idiozia sul fatto che non cambierà nulla nei rapporti fra Usa e Cina. Al contrario: cambierà tutto dai dazi, agli scambi, ai rapporti geopolitici, alle sfere d’influenza planetaria. Con Biden l’America si farà scavalcare dalla Cina e passerà lo scettro in cambio di spazi e di mercati assicurati, e a quel punto non ci sarà più storia né rivincita possibile.
Del resto, la storia insegna che in certi casi la politica dell’appeasement porta male, basterebbe pensare alla Seconda guerra mondiale. Ecco perché aveva ragione Trump: con Biden è scacco matto, verrebbe da dire che la “fine della storia” scritta da Francis Fukuyama, dopo il crollo del Muro, andrebbe raccontata ora. Con la grande differenza che Francis Fukuyama scrisse quel libro per certificare dopo il crollo dei regimi dell’Est, la vittoria definitiva della democrazia liberale e capitalista. Allora, trenta anni fa, la Cina non faceva testo: oggi col successo di Biden e la Cina destinata ad essere incontrastata la prima nel mondo, si certificherebbe l’esatto contrario, la vittoria finale del plutocomunismo sulla democrazia occidentale, liberale e capitalista, punto e basta. Insomma, incredibile ma vero: in un anno, grazie al Covid guarda caso che bell’idea, trasformato ad hoc con l’ausilio del terrore ossessivo martellante mediatico mondiale, in una sorta di arma di distruzione di massa per piegare al silenzio, all’obbedienza e in due il pianeta. La Cina e chi c’è dietro, hanno chiuso il cerchio e inginocchiato il mondo ad un nuovo modello economico e sociale, chissà forse quando Giuseppe Conte parlava del nuovo Umanesimo si riferiva a questo, visto che i grillini di piani segreti cinesi se ne intendono eccome.
Il nuovo Umanesimo sarà il mondo in mano alla Cina la potenza comunista più grande e spietata della storia: pensate che sentinella della libertà che avremo, con una società globale tutta a distanza, il lavoro Smart dal computer, con la scuola fatta in digitale, le riunioni di famiglia fatte in video, i saluti fra gli affetti scambiati a gomitate, lo shopping senza struscio per negozi ma on line, con un consesso dove il relativismo morale e sociale vincerà sul naturale che non sarà più normale. Con una vita che sarà un po’ virtuale e un po’ separata e soprattutto controllata, spiata e tracciata, ecco il nuovo mondo che ci aspetta. Ebbene almeno con noi possono attaccarsi al tram, non ci piegheremo: non cambieremo nemmeno sotto tortura alla nuova cultura, non rinunceremo alla storia, tradizioni, emozioni, sentimenti e consuetudini dei comportamenti, non cederemo di un millimetro, nemmeno morti. E con ogni mezzo civile e legale continueremo la nostra battaglia campale per la storia liberale, libertaria, pluralista, garantista, democratica, conquistata con le lotte, col sudore e con l’amore per la libertà. Viva l’Italia viva la forza e la storia del tricolore.
FONTE: http://opinione.it/politica/2020/11/26/alfredo-mosca_biden-trump-ue-gate-clinton-obama-bezos-soros-merkel-macron/
Vittorio Feltri a Papa Francesco: “Perché tace sulla diffamazione subita da Angelo Becciu?”
Ogni giorno il Papa predica, e fa bene: è il suo mestiere. Affronta il problema della immigrazione, difende i poveri e i derelitti, non c’è argomento sociale che egli non tocchi. Sembra Landini, il sindacalista più scatenato del mondo. Naturalmente non intendo criticare il Pontefice che ha il diritto e forse anche il dovere di sollecitare i cristiani ad essere coerenti con il Vangelo. Io da non credente poi non posso occuparmi delle cose della Chiesa, pure perché mi interessano poco e niente. La questione che mi pongo è un’altra.
Becciu è stato incastrato, “una montatura tossica”. Feltri mostra le carte, un terremoto: sotto accusa L’Espresso e Papa Francesco
Di recente sua Santità ha praticamente preso a calci nel sedere il cardinale Becciu accusandolo di reati infami: tra l’altro di aver distratto somme ingenti girandole ad amici e parenti. Il porporato è stato degradato e cacciato quale ladro incallito. L’operazione mi è parsa strana, affrettata nonché abbastanza disgustosa. Soprattutto poco credibile. Per cui ho indagato e scoperto, tramite documenti inoppugnabili, che lo scandalo è una gigantesca montatura nella quale ha avuto una parte fondamentale il periodico L’Espresso che si è adoperato, forse in buona fede, affinché il povero Becciu fosse lapidato a vantaggio di altri figuri sfuggiti alla giustizia.
Si dirà che Francesco è stato ingannato, vero. Poiché però di tutta la faccenda lo abbiamo informato noi di Libero, egli avrebbe dovuto avvertire l’esigenza di commentarla, e di intervenire per ristabilire la verità. Invece è stato zitto e continua a tacere come se diffamare un cardinale innocente fosse un peccatuccio da educande. Ammetto che il nostro quotidiano non è una sacra scrittura, tuttavia se produce delle carte idonee a sostenere il reale svolgimento dei fatti, al capo della cristianità spetterebbe il compito di prenderne visione agendo di conseguenza. Ci auguriamo che il Papa si decida a dare una occhiata alla nostra denuncia e ne dia una valutazione serena, magari accertandosi se il fesso sono io o chi ha confezionato il pacco che ha massacrato Becciu, uomo integerrimo e prete dalla testa agli alluci.
La sedicente 007 che minacciava il cardinale Becciu. Vittorio Feltri, gli sms della truffa in Vaticano: chi c’è dietro?
Quanto a L’Espresso, non ci stupiamo del suo silenzio. Quando la stampa calpesta un escremento se ne vergogna e tenta disperatamente di pulirsi le suole, sperando di farla franca. Conosciamo i vizietti della nostra categoria e, allorché la realtà sarà acclarata, nessuno pagherà il conto dal momento che il settimanale è di sinistra. Proprio come Bergoglio. P.S. Proponiamo al direttore Marco Damilano – che personalmente stimo e per esperienza mi è noto come sia inevitabile fidarsi di sottoposti maramaldi – l’occasione per ripristinare la reputazione di uomo ferito per manovre di basso rango e ridare dignità all’Espresso. Risponda alle nostre 12 domande, numero apostolico idoneo alla faccenda, e farà un piacere anche a se stesso.
FONTE: https://www.liberoquotidiano.it/news/commenti-e-opinioni/25326130/vittorio-feltri-papa-francesco-angelo-becciu-perche-tace-su-diffamazione.html
SCIENZE TECNOLOGIE
Harvard Researchers: Nearly HALF Of Young Adults Showing Signs Of Depression Amid Pandemic
Mounting evidence shows that pandemic-related lockdowns and restrictions have inflicted much more harm on younger people than the coronavirus itself.
A new report reveals that nearly half of 18 to 24 year-olds are “showing at least moderate depressive symptoms,” and for many the depression is severe.
Researchers at Harvard, Northeastern, Rutgers, and Northwestern universities conducted eight large survey rounds across all US states from April through October, finding that young adults are increasingly having suicidal thoughts.
In the US adult population as a whole, the incidence of suicidal ideation typically hovers around 3.4 percent. But this new study reveals that in October, 36.9 percent of young adults had suicidal thoughts, compared to 32.2 percent in May in the wake of the first round of government lockdowns.
These new figures reinforce similarly dismal data released by the Centers for Disease Control and Prevention (CDC) in August. The CDC found that one-quarter of young people ages 18-24 contemplated suicide in the previous month, in large part due to the pandemic and lockdowns.
“In effect, what we’ve been doing is requiring young people to bear the burden of controlling a disease from which they face little to no risk,” said Dr. Jay Bhattacharya.
Latest CDC Data: Covid-19 Poses Virtually No Death Risk For People Under The Age Of 50
According to the new study, lockdowns and other pandemic policies have drastically upended the lives of most young adults. Only 20 percent of study participants said that they experienced little change since the pandemic began.
Instead, just over half of the participants said that their school or university had closed, while 41 percent had to adapt to working from home, 28 percent experienced a pay cut, and 26 percent were laid off.
“The next [presidential] administration will lead a country where unprecedented numbers of younger individuals are experiencing depression, anxiety, and, for some, thoughts of suicide,” the report’s authors conclude.
“These symptoms are not concentrated among any particular subgroup or region in our survey; they are elevated in every group we examined.”
Young People Bear The Burden
Dr. Jay Bhattacharya, a professor of medicine at Stanford University and one of the authors of the Great Barrington Declaration advocating against lockdowns, explains that the negative impact of government lockdowns on young people’s health and well-being is much more severe than the impact of the virus on this cohort.
In a debate last week with pro-lockdown Harvard epidemiologist, Marc Lipsitch, Dr. Bhattacharya acknowledged that COVID-19 “is an absolutely deadly disease for people who are older and for people who have certain chronic conditions.”
He explained that there is a 95 percent COVID-19 survival rate for people 70 and older, while for people who are under 70, there is currently a 99.95 percent survival rate.
“For children,” said Dr. Bhattacharya in the debate, “the flu is worse. We’ve had more flu deaths of children this year than Covid deaths.”
Given the disproportionate impact of COVID-19 on older people and those with certain chronic conditions, Dr. Bhattacharya and his Great Barrington Declaration co-authors argue for a “Focused Protection” approach that would shield the most vulnerable in society while allowing younger, healthy people to go about their lives and help to build population immunity.
“Lockdowns have absolutely catastrophic effects on physical and mental health of populations both domestically and internationally,” Dr. Bhattacharya said during the debate.
“For people who are under 60 or 50 the lockdown harms — again mentally and physically — are worse than COVID.”
With more US states and countries now imposing new lockdowns in response to rising COVID-19 cases, the mental health of young people is likely to further deteriorate.
Already disconnected from many of their peers with work, school, and college shutdowns, these young people must now contend with new 10:00 pm curfews and 10-person gathering limits in some areas, closed restaurants and bars, travel restrictions, and socially distanced holidays.
Relying on government lockdowns to save some lives while ignoring the ways in which these lockdowns do harm to other lives is unhelpful and damaging.
Meanwhile, college students are being shamed by administrators for celebrating their football team’s win or snitched on by peers for socializing. It’s not surprising that young adults are feeling increasingly anxious and depressed.
As Dr. Bhattacharya said in remarks last month:
“In effect, what we’ve been doing is requiring young people to bear the burden of controlling a disease from which they face little to no risk. This is entirely backward from the right approach.”
Lockdowns And Social Distancing: SUICIDE Claimed More Lives In October Than 10 Months Of COVID-19 In Japan
Unintended Consequences Of Lockdowns
Many of those advocating an end to lockdowns recognize their unintended consequences and the harm they cause to individuals and groups that may match or exceed the harm caused by the virus itself.
Declining mental health due to lockdowns, isolation, and economic displacement is one unintended consequence of these policies, but there are others as well.
For example, the World Bank reported in October that 150 million people are expected to be thrust into extreme poverty by 2021 as a result of the pandemic response, which would be the first rise in global poverty in more than 20 years.
Large Study From 160 Countries Over 8 Months: Lockdowns NOT Linked With Lower COVID Death Rates
There are no easy answers to managing a pandemic, just manifold subtle answers that only free societies, and not top-down planners, can discover.
Relying on government lockdowns to save some lives while ignoring the ways in which these lockdowns do harm to other lives is unhelpful and damaging.
As professors Antony Davies and James Harrigan write:
“The uncomfortable truth is that no policy can save lives; it can only trade lives. Good policies result in a net positive tradeoff. But we have no idea whether the tradeoff is a net positive until we take a sober look at the cost of saving lives. And we can’t do that until we stop with the ‘if it saves just one life’ nonsense.”
As the pandemic continues, the severe costs of lockdowns on young adults and others are becoming distressingly clear.
FONTE: https://humansarefree.com/2020/11/harvard-researchers-nearly-half-of-young-adults-showing-signs-of-depression-amid-pandemic.html
Vaccino, il giallo dei contratti segreti
Sono cinque (e il sesto è dietro l’angolo) i contratti firmati dall’Unione Europea per l’acquisto dell’ondata di vaccini anti-Covid che saranno distribuiti agli Stati membri. Le case farmaceutiche che hanno sottoscritto l’accordo con Bruxelles sono note mentre il resto, ovvero il contenuto dei contratti meno, molto meno. Anzi, non ne sappiamo niente. Il servizio di Quarta Repubblica.
Dalla puntata del 23 novembre 2020
FONTE: https://www.nicolaporro.it/vaccino-il-giallo-dei-contratti-segreti/?utm_source=Notification&utm_medium=Firebase&utm_campaign=Web-Push&utm_content=36053
Quando saranno pubblici i dati del vaccino Pfizer anti Covid
Pfizer renderà disponibili i dati sul vaccino anti Covid da dicembre 2024. Ecco come e perché, secondo quanto si legge nel protocollo della casa farmaceutica
Mentre il commissario all’emergenza Domenico Arcuri chiede alle amministrazioni regionali le informazioni sulle strutture locali che potrebbero distribuire le prime dosi del vaccino di Pfizer, che dovrebbe arrivare entro le prime settimane del 2021, l’immunologo Andrea Crisanti frena e chiede di vedere i dati.
Richiesta, quella di Crisanti, che ha prodotto non poche critiche (come riporta l’articolo di Start Magazine), ma che non stupisce, invece, se si guarda quando i dati sul vaccino di Pfizer potranno essere resi pubblici.
Andiamo per gradi.
PFIZER: DATI DISPONIBILI DOPO 24 MESI
Partiamo dai tempi. “Pfizer fornisce ai ricercatori un accesso sicuro ai dati a livello di paziente o ai CSR completi ai fini di una “ricerca scientifica autentica” che contribuisce alla comprensione scientifica della malattia, target o classe di composti. Pfizer renderà disponibili i dati di questi studi 24 mesi dopo il completamento dello studio”, si legge nel protocollo Pfizer.
Cosa significa? Lo studio clinico, come da registrazione, dovrebbe concludersi a dicembre 2022. Calcolando i 24 mesi, Pfizer renderà disponibili i dati solo a dicembre 2024. Tra richieste, verifiche ed invii, si potrebbero vedere i dati solo nel 2025.
FONTE: https://www.startmag.it/sanita/quando-saranno-pubblici-i-dati-del-vaccino-pfizer-anti-covid/
I “negazionisti” della terapia domiciliare precoce
di Francesco Cappello
La cura per il covid 19 esiste
Essa è semplice, si realizza con farmaci tradizionali. È tutt’altro che costosa. Se applicata con la giusta tempistica è in grado di salvare vite umane. Piuttosto che il lockdown bisogna, finalmente, mettere in grado i medici di base di somministrarla capillarmente su tutto il territorio nazionale.
La corretta terapia domiciliare, somministrata precocemente all’apparire dei primi sintomi è stata sinora negata dalle linee guida ufficicialmente riconosciute. Eppure tale pratica risparmierebbe i pericolosi affollamenti nei pronto soccorso, nei reparti covid e nelle terapie intensive.
Il corretto trattamento domiciliare precoce (tdp) è, infatti, in grado salvare vite umane in modo diretto ma anche indiretto, lasciando liberi gli ospedali per il trattamento delle altre consuete patologie (vedi il mio Gli assembramenti più pericolosi si verificano nei pronto soccorso e negli ospedali).
La tensione e le energie impiegate nella propaganda dell’emergenza sanitaria si sono tuttavia concentrate quasi esclusivamente sulla scarsa capacità di ricezione del sistema ospedaliero rispetto alla dinamica di diffusione del covid tra la popolazione e in particolare sulla mancanza di un sufficiente numero di posti in terapia intensiva.
Tale deficienza a fronte della rapidità di crescita della diffusione della patologia ha giustificato le segregazioni totali e parziali a cui siamo stati costretti nel corso della prima e della seconda ondata malgrado esse abbiano comportato la danosissima paralisi di gran parte della vita sociale ed economica del Paese.
Rianimazione ed intubazione rappresentano però il fallimento della cura. La corretta terapia domiciliare precoce essendo in grado di circoscrivere l’evoluzione della patologia, nella quasi totalità dei casi, alla prima fase, quella virale. I pazienti correttamente e tempestivamente assititi evitano di passare alle fasi successive della patologia, via via sempre più critiche e dispendiose dal punto di vista della natura degli interventi terapeutici necessari e della loro probabilità di successo.
Agli inizi si è tardato ad individuare la giusta modalità di intervento anche a causa della disincentivazione alla pratica delle autopsie (OMS e ministero della sanità); si è così perso tempo prezioso. Tuttavia a marzo i nostri medici avevano già concepito, quale efficace strategia di intervento, una terapia domiciliare precoce a base di antinfiammatori fans, antibiotici, idrossiclorochina ed eparina (cortisone nella eventuale seconda fase), plasmaimmune quando necessario. Precoce, perché era subito stato chiaro quanto fosse decisiva la tempestività dell’intervento. Si vedano a tal proposito la call conference del dott. Pierluigi Viale sulla patogenesi del covid-19 e le relative indicazioni terapeutiche.
Si vedano anche le testimonianze dei medici Claudio Puoti, Salvatore Spagnolo, Luigi Cavanna, e altri nonché le relative richieste dirette al ministero della sanità e al governo per implementare tale modalità di intervento a livello nazionale.
La praticabilità della terapia domiciliare precoce
Ad ogni medico di base sono affidati un massimo di 1500 pazienti. Come si sa, essi sono capillarmente presenti su tutto il territorio nazionale.
Gli italiani venuti ufficialmente in contatto con il virus, i cosiddetti casi, sono ad oggi 1,5 milioni1 su sessanta milioni di abitanti, ossia il 2,5% della popolazione. Il 2,5% di 1500 fa 37,5 ossia una media di circa 40 pazienti che ogni medico ha dovuto, ad oggi, gestire per ragioni legate al covid; ma attenzione, l’80% di questi non necessita di cure essendo asintomatico. Il 20% di 40 sono pari ad una media di 8 pazienti con sintomi affidati ad ogni medico di base.
Certamente la distribuzione dei casi e degli ammalati non è stata uniforme. Alcuni medici, tuttavia, sono stati in grado di assitere e curare sino a 300 pazienti covid già nella prima fase e con grande successo (praticamente nessuno dei pazienti trattati in tdp è finito in ospedale).
Le unità speciali di continuità assistenziale USCA sono state pensate ed attivate per intervenire laddove necessario ad affiancare i medici di base.
I medici che hanno concepito e sperimentato con successo la corretta terapia domiciliare precoce (tdp) sono stati tuttavia frustrati nelle loro richieste. vedi ANSA ROMA, 13 novembre 2020.
Il protocollo per le cure a casa, messo a punto dal gruppo di lavoro del Ministero della Salute, infatti, non prevedendo l’uso di antibiotici, antinfiammatori e cortisone, e impedisce la somministrazione di idrossiclorochina ha seminato sconcerto tra quei medici di famiglia che avendo sperimentato con successo la tdp avevano chiesto che fosse ufficializzata perché si potesse più adeguatamente diffonderne la pratica su tutto il territorio nazionale con l’aiuto decisivo del ministero ma all’uscita di quel protocollo si sono immediatamente resi conto che la loro esperienza di cura sul campo era stata completamente negata. Non ne hanno, infatti, condiviso le indicazioni terapeutiche: “Nessuno ci ha interpellati”. In pratica il protocollo ufficiale prevede paracetamolo (tachipirina) per i sintomi febbrili, antinfiammatori solo se il quadro clinico del paziente inizia ad aggravarsi, cortisone solo in emergenza.
Nessun antireumatico (idrossiclorochina), nè antibiotici. Eparina solo per le persone che hanno difficoltà a muoversi.
Ascoltiamo, a tal proposito, lo sfogo del dott. Stefano Manera all’indomani della diffusione del protocollo per le cure a casa:
Una notizia degna di un venerdì 13 di un anno bisestile che sarà ricordato a lungo.
Come sapete uso da sempre la prevenzione e la medicina “non convenzionale” per curare me stesso e gli altri, tuttavia sono certo che sia indispensabile che un medico conosca e sappia utilizzare bene tutte le risorse terapeutiche a disposizione, con i giusti criteri e i giusti tempi.
Da mesi diciamo e scriviamo quanto sia fondamentale l’utilizzo di cortisone, antibiotici ed eparina anche precocemente nel trattamento della malattia.
Ci sono studi che ne dimostrano l’efficacia e l’utilità per salvare molte vite.
Qui emerge, nero su bianco, che c’è una volontà precisa di non fornire le cure idonee durante l’assistenza domiciliare.
Ci dicono l’esatto contrario: niente antibiotici e cortisone, che fino all’anno scorso venivano prescritti a tutti, da tutti i medici, per ogni banale influenza!
Non parliamo dell’idrossidoclorochina e del plasma iperimmune che fin da subito, sono stati banditi dai piani terapeutici con la scusa della pericolosità degli effetti collaterali, convincendo rapidamente tutti.
Il ruolo del tampone
L’attesa del tampone, anche 10 o più giorni, in presenza della sintomatologia da covid, quasi del tutto sovrapponibile a quella influenzale, insieme al suo mancato trattamento, rimandato sino alla disponibilità dell’esito del tampone, ha fatto il resto impedendo il trattamento precoce del paziente fin dalla prima fase, quella prettamente virale, in cui si rivela decisivo l’intervento farmacologico tempestivo del medico di base in grado di bloccare la deriva del covid verso le pericolose fasi successive.
L’drossiclorochina (plaquenil), insieme all’eparina (clexane) (+ antibiotico), finché ne è stato consentito l’uso, sono stati i farmaci decisivi, il cui uso, nella terapia domiciliare precoce (all’apparizione dei primi sintomi), ha evitato il ricovero e l’aggravamento dei pazienti covid. Viceversa, la prolungata attesa dell’esito del tampone, in presenza dei sintomi lievi della prima fase, trattati con paracetamolo (tachipirina), hanno garantito (provocato) il peggioramento e la transizione della malattia alle sue fasi successive, necessitanti ricovero ospedaliero e nei casi più sfortunati terapia intensiva… Tutto questo è noto sin dalla seconda metà dello scorso marzo, ma le richieste di migliaia di medici sono rimaste inascoltate e anzi l’AIFA ha proibito l’uso della idrossiclorochina e ribadito quello assai controverso della tachipirina. Si ascolti a tal proposito la testimonianza seguente del dott. Andrea Mangiagall
Tutti sappiamo quanto sia stata decisiva l’incremento della curva dei “casi” a legittimare e conclamare la seconda ondata con conseguente necessità di paralizzare nuovamente la vita del paese. Si continua tuttavia a negare l’inattendibilità del tampone rispetto alla veridicità dei risultati diagnostici che restituisce e questo malgrado il pronunciamento dell’ISS e la letteratura scientifica di settore che ne hanno decretato la fallacia (vedi il mio Dubbi da tamponare).
A tale proposito si veda
L’inaffidibabilità è stata certificata dalla Commissione europea e dall’ISS (procurano fino al 95% dei falsi positivi secondo l’Istituto Superiore di Sanità). Sono stati ipotizzati i reati di truffa aggravata, procurato allarme, falso ideologico e omicidio colposo.
1 casi confermati e casi probabili
integrazioni successive presso
https://www.francescocappello.com
FONTE: https://scenarieconomici.it/i-negazionisti-della-terapia-domiciliare-precoce/?utm_medium=push&utm_source=onesignal&utm_campaign=push_scenarieconomici
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