RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 13 SETTEMBRE 2021

https://italics.art/en/tip/niccolo-dellarca-and-the-lamentation/

RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI

13 SETTEMBRE 2021

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

Non c’è proprio differenza tra giustizia e vessazioni?

G.Ch. LICHTENBERG, Osservazioni e pensieri, Einaudi, 1975, pag. 147

 

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SOMMARIO

UMANI GENDER E MARCHIATI SOTTOPELLE COME IL BESTIAME
È TUTTO COLLEGATO
Chi controlla l’Occidente? Un video raccomandato.
Qui contrôle le monde occidental aujourd’hui ?
‘URLO PIETRIFICATO’ DI NICCOLÒ DELL’ARCA
Roma: i rifiuti puzzano di austerità (Parte I)
FOCOLAIO COVID TRA I SANITARI: ERANO TUTTI VACCINATI CON DOPPIA DOSE
Israele: “Il 95% dei pazienti gravi è vaccinato”
Israele: iniziare a prepararsi per l’eventuale 4a dose
E adesso che cosa farà l’Impero?
Armi silenziose per guerre tranquille.
I MEGALITI DI BAALBEK
La distanciation sociale est une exhortation luciférienne
Il potere dei nostri creditori
AFLOCKALYPSE
IL VIRUS GIUSTO AL MOMENTO GIUSTO
Chi festeggia la “Straordinaria crescita dell’Italia” vi propina una Fake News
Il giocattolo rotto delle delocalizzazioni
Irregolari criminali: una scia di violenza. Ma le espulsioni restano al palo
Morgan Stanley: i paesi presto accetteranno il Covid-19 come endemico
Niente Green pass nel Regno Unito. Inaccettabile per i cittadini. Gli inglesi non sono gli italiani
Venti e più stati repubblicani si oppongono duramente a Biden
PAPA E ANTIPAPA: L’INCHIESTA – FLORES D’ARCAIS: IL MONDO INTERO ERA CONTRO PAPA RATZINGER – Parte 3
Arriva il Referendum contro il Green Pass
Le (solite) priorità di Letta? Ddl Zan e Ius soli
La ricerca secondo il PNRR: poca, precaria e funzionale alle imprese
DOCUMENTO DELL’OMS SVELA IL VERO PROGETTO DIETRO AL COVID-19. IL COLPO DI STATO DEI TECNOCRATI
CONVERGENZA BIODIGITALE: Il documento rivela la vera agenda

 

 

 

EDITORIALE

UMANI GENDER E MARCHIATI SOTTOPELLE COME IL BESTIAME

Manlio Lo Presti – 13 settembre 2021

Fonte: https://www.ebay.it/itm/274895918420?mkevt=1&mkcid=1&mkrid=724-53478-19255-0&campid=5338722076&toolid=10001

In Oriente il mondo è stato guidato da donne molto capaci e alcune controverse come Benazir Bhutto, Indira Gandhi, Golda Meir, Sirimavo Bandaranaike, Aung San Suu Kyi. Ne seguono moltissime altre in numerose aree dell’azione umana.

Qualcuno/a avrà notato che numerose sono donne al vertice di Stati nazionali nominate in Oriente. In Occidente abbiamo nobildonne molto influenti nel mondo romano, regine nel Medioevo e nel Rinascimento, qualcuna nell’era contemporanea.

Sorprendentemente, e in misura notevolmente inferiore, abbiamo pochissime donne nel cosiddetto Occidente progressista, BLM, neomaccartista eptasex genderista (LGBTQUIA), globalista, buonista, immigrazionista. Questo dislivello dimostra ancora una volta che la questione di genere, orchestrata nei termini di questo Occidente, è una gigantesca mistificazione, è una psyop ad usum delphini. Lo dimostra la notevole scarsità di donne ai vertici che, di recente, sta diminuendo. La questione delle pari opportunità deve iniziare dal mondo del lavoro, dalla cultura, dalla formazione scolastica, dalla gestione economica.

Nel settore cinematografico e teatrale, mi hanno raccontato che, attualmente, il reclutamento degli attori DEVE rispettare con il bilancino, un numero eguale di uomini, di donne, di exasex.

Nella politica – a prescindere dai contenuti programmatici politici – ogni candidato DEVE essere accompagnato da una donna.

In ogni pubblicità DEVE esserci una presenza esotica, anche se il prodotto non ha alcuna correlazione simbolica ed economica, l’esotica e/o l’esotico deve essere incastrati per forza!

Il Neomaccartismo lo esige!!!

Sono forzature demagogiche che non tengono in alcun conto dei tempi della maturazione dei processi sociali di civilizzazione (cfr. Michel Foucault, Saskia Sassen, Ida Magli e Hans Jonas fra i molti). È evidente che il martellamento propagandistico ha un tasso di credibilità in correlazione inversa alla pressione esercitata sulla popolazione, generando effetti contrari sempre più dilaganti. A questa reazione, gli Alti Comandi Globalisti buonisti green rispondono con l’odio e il disprezzo tipico degli “onusti della verità irrogata dall’alto” e con il controllo di sorveglianza che oggi culmina con il controllo tecno-sanitario documentale a distanza.

Siamo solo agli inizi di un processo di demolizione socio-tecno-economico che investirà anche le donne che oggi generano figli invece di procurarseli alla filiera buonista globalista dell’adozione e dell’utero in affitto o delle incubatrici.

La società deve strutturarsi con l’articolazione parentale presente in tutti i film di Disney:

  1. la madre naturale è morta o è assente,
  2. la madre, se esiste, è una matrigna,
  3. il padre è di solito un re svampito che ama morbosamente la figlia (incesto latente?),
  4. Una società senza madri naturali, i personaggi nascono ma non si sa da CHI,
  5. ci sono zii, nipoti e cugini

ESSI intendono procedere rapidamente alla creazione di una umanità senza legami e marchiata non più a fuoco ma identificata con un codice che a breve sarà impiantato sottopelle.

Siamo bestiame, poi cibo, poi spazzatura da ricompostare in cibo per gli umani.

Altro che Fahrenheit 451! …

 

 

 

 

IN EVIDENZA

È TUTTO COLLEGATO

In uno sforzo puramente teorico, nel cercare di dare un senso a quello che è accaduto e quello che sta accadendo, possiamo cercare di unire alcuni punti per arrivare ad avere un immagine e di concludere un ragionamento credibile.

Ricostruiamo sommariamente le tappe:

  1. 2008 – Crisi dei mutui subprime: un eccesso di debito causa il collasso del sistema finanziario. Il problema non viene risolto, anzi, si decide di affrontarlo con nuovo debito in misura monumentale rimandando le conseguenze e amplificandone la pericolosità.
  2. Seguono dieci anni di tassi a zero e crescita del debito incontrollata che non riescono a dare impulso all’economia. I tassi a zero e le emissioni monetarie finiscono nella finanza iper speculativa. Chiunque si può indebitare per comprare azioni e scommettere nel mondo dei derivati. La bolla si gonfia in modo preoccupante.
  3. Settembre 2019 – La cuccagna sembra finire da un momento all’altro: la Banca Regolamenti Internazionali lancia l’allarme:!!!! “QUI SCOPPIA TUTTO”!!!!https://www.telegraph.co.uk/business/2019/09/22/bis-warns-lehman-era-excesses-building-global-debt-markets/
  4. Il 18 ottobre 2019 a New York andava in scena l’Event 201. I big del mondo si riuniscono per una simulazione che nel giro di poche settimane sarebbe diventata reale. Le prove generali di un’epidemia di un nuovo coronavirus zoonotico trasmesso dai pipistrelli ai maiali alle persone. https://www.cdt.ch/mondo/la-profezia-di-bill-gates-sul-coronavirus-LI2468683
  5. Il 20 gennaio 2020, gli stessi vertici delle nazioni e dei maggiori centri di potere si riuniscono nuovamente a Davos e, molto probabilmente, i capi di stato e tutti i media ricevono il protocollo di azione su come comportarsi, tutti insieme per le misure che tutti noi abbiamo dovuto subire, nostro malgrado.
  6. Fase finale: I militari vengono dispiegati sui territori, le libertà individuali vengono praticamente azzerate. L’economia viene congelata e le Banche Centrali, all’unisono, con la Federal Reserve in capofila, iniziano la creazione monetaria più insensata della storia del mondo, iniettando liquidità creata dal nulla direttamente nei conti reciproci con le banche commerciali, nelle grandi corporation, nei gestori dei fondi e anche direttamente al Tesoro, continuando a comprare titoli di Stato.
  7. Nel pieno della crisi economica dovuta alle misure adottate per il Covid, viene scatenata anche una guerra civile interna agli Stati Uniti sfruttando e fomentando l’odio razziale. Nel caos generalizzato, con gli Stati Uniti non più uniti, ma divisi come non mai, la Cina sembra uscire trionfante e questo fa veramente presagire un disegno della fine di un’epoca, quella americana e l’inizio di un nuovo mondo dominato dalla Cina. Argomento a cui dedicherò un’altra newsletter.

A questo punto abbiamo possiamo dire di avere quindi un disegno molto verosimile che inizia con un problema economico globale estremamente drammatico che bisogna affrontare in modo urgente e concertato. Il mondo globalizzato si riunisce e si accorda su come gestire questa situazione.

Cercherò adesso di dare un senso alle misure adottate, piene di contraddizioni, che risultano incomprensibili a tante persone di buon senso che hanno cercato di ragionare sul perché di misure così drastiche e spesso anche addirittura folli e scellerate.

Ho affrontato già l’argomento nella mia newsletter “IL VIRUS GIUSTO AL MOMENTO GIUSTO” , ma molti mi hanno detto che il pezzo era troppo tecnico per essere compreso.

Per capire bene l’importanza che ha il mondo finanziario sul mondo reale, bisognerebbe avere un’educazione almeno basilare di come funzionano le banche, il denaro, i commerci, i mercati valutari, le compensazioni tra banche, mercati e nazioni, gli arbitraggi e il sistema bancario ombra con la realtà intricatissima del mondo dei derivati e dei derivati OTC. Comunque già aver visto e capito il film “Una Poltrona per Due” dà un’dea di come funzioni il sistema.

In modo molto semplice, bisogna sapere che il mondo è tutto collegato. Non c’è niente che possa avvenire in una parte del mondo senza avere ripercussioni da un’altra parte.

Quando si creano degli squilibri, bisogna intervenire per aggiustarli. Quando gli squilibri sono talmente giganteschi da compromettere l’esistenza stessa del mondo economico che conosciamo, allora le misure da adottare assumeranno una dimensione proporzionale al problema.

Come abbiamo visto al punto 3, nel settembre 2019 stava per esplodere l’intero sistema economico.

La Banca Regolamenti Internazionali, ha lanciato l’allarme e i paesi del mondo, tutti avviluppati l’un l’altro in un abbraccio economico controparte, hanno accettato, tutti insieme, di adottare le misure prescritte. La prescrizione è molto semplice: BISOGNA CONGELARE L’ECONOMIA!

Perché bisogna congelare l’economia?

Adesso ve lo spiego. È molto semplice.

In un mondo super indebitato, dove i debiti sorreggono le scommesse nel mondo finanziario, dove le scommesse si basano sul fatto che i tassi siano vicini o pari a zero, non si può far si che i tassi d’interesse possano salire. Se i tassi salgono, diminuisce il valore del nominale dato a garanzia e si innesca la reazione a catena delle margin call.

Questo evento sarebbe cataclismico per le banche, gli hedge fund, i fondi pensione e tutto il mercato dei titoli di stato.

Per disinnescare la reazione a catena, l’unico sistema possibile è quello di iniettarci dentro la tutta la liquidità necessaria.  In un mondo in cui la gente fa fatica ad arrivare a fine mese, è difficile giustificare la semplicità con cui una banca centrale digita dei bit sul pc e crea soldi in modo illimitato. Se la gente capisse questa cosa direbbe: ” se è così facile, perché non dà i soldi direttamente a noi”?

Questo modo di ragionare mette in luce la grande ingenuità delle persone. La gente crede che le decisioni dei potenti vangano prese per il bene delle persone, mentre quella è l’ultima delle loro preoccupazioni. Le decisioni vengono prese per conservare la solidità della piramide di potere. Il potere, avendo tutti bisogno di soldi per sopravvivere, è ben saldo nelle mani di chi detiene il monopolio di creare i soldi, ovvero le banche che sono un cartello.

Lo slogan “andrà tutto bene” messo sulla bocca dei fessi in tutto il mondo, voleva dire: andrà bene a noi, non a voi, poveri imbecilli!

L’economia è stata quindi congelata per un semplicissimo motivo: per consentire alle banche centrali di creare migliaia di miliardi di nuovo debito e non creare inflazione. (l’inflazione danneggia il creditore – la banca – e favorisce il debitore, quindi non deve accadere) Si pensa erroneamente che l’inflazione sia l’aumento dei prezzi, ma l’aumento dei prezzi è soltanto la conseguenza dell’inflazione. Inflazione vuol dire espansione: l’espansione della massa monetaria. Se le banche creano nuovi trilioni di dollari, inflazionano l’economia di nuova moneta disponibile. Se questa moneta inizia a circolare, ad esempio, se c’è esuberanza economica, allora si crea inflazione, in modo proporzionale alla massa di nuova moneta messa in circolo. Quando questo accade, le banche hanno un solo modo per intervenire: alzare i tassi per drenare la liquidità. Ma adesso questo è impossibile, perché se si alzano i tassi si innesca l’esplosione delle margin call sui REPO e scoppia tutto. L’unica altra opzione per creare liquidità e impedire che circoli è quella di bloccare l’economia, guadagnando tempo prezioso per intervenire là dove ci sono le falle, cercando di tapparle una ad una gettandoci sopra palate di soldi.

Ecco la verità di tutta questa triste vicenda dove ci hanno raccontato di tutto tranne che il vero nocciolo della questione è il nocciolo economico; come sempre. Come in tutte le guerre e in tutte le cose che accadono: l’incipit è sempre economico.

Tutto risulta di più facile comprensione una volta preso atto che le persone, nel mondo, sono gestite come un gregge di pecore. Ci fanno fare quello che torna utile a loro. Le persone che ce lo impongono, i governanti visibili e le teste parlanti della TV, sono solo i cani da pastore. I mandriani sono le banche, proprietarie dei soldi e quindi di tutto il resto.

Il sistema economico globale è basato sul debito e per sua natura genera squilibri che con il tempo divengono esponenziali. Un modo di intervento diffuso era quello di organizzare guerre e dare origine a quello che Schumpeter definì “distruzione creativa.” Adesso è più difficile fare le guerre perché mancano gli ideali e i giovani, col fisico da Nintendo, non sono più adatti. Allora è stata scelta una strategia più trasversale. Quella della minaccia di un virus invisibile con cui tutti gli stati sono obbligati a combattere, indebolendosi e indebitandosi. Sul campo di battaglia restano aziende, controllo delle risorse, devastazione e il potere si consolida in sempre meno mani.

Non sono mancati neanche i militari sul campo a dare credibilità a tutta la messa in scena, mentre i media all’unisono ripetevano come un disco rotto: “siamo in guerra contro il virus”.

È tutto collegato. E il collante che unisce tutto è il denaro. Siamo tutti dentro al gioco. Come un grande gioco del Monopoli. Quando giochiamo a Monopoli, sappiamo benissimo che i soldi che usiamo sono finti. Quello che ha valore sono le nostre emozioni che nascono durante lo svolgimento, mentre giochiamo. Imprevisti, probabilità, case, alberghi, ferrovie. Sono le nostre emozioni a dare valore a tutto ciò. Quella è la moneta autentica con cui paghiamo per stare al gioco.

FONTE: https://andreacecchi.substack.com/p/-tutto-collegato

 

 

 

Chi controlla l’Occidente? Un video raccomandato.

Il generale Dominique Delawarde, oggi  messo  a riposo,  è stato capo dell ‘intelligence e  guerra elettronica nello Stato  Maggiore delle forze armate francesi.  Un professionista, non un complottista dilettante. Egli consiglia  questo video di origine olandese. C’è una traduzione francese.  Spero qualcuno faccia l’audio in italiano.

Guardatelo nel sito originale:

Il video , 45minuti, spiega chi comanda nel mondo e sopra i governi, i media  e multinazionali dei social come sulle petrolifere, su la Boeing come su  Airbus, su Exxon come su Total. Si scopre che le concorrenti Pepsi e Coca Cola  (in realtà due giganteschi conglomerati del  food and beverage)     non sono concorrenti affatto  poiché hanno gli stessi padroni:   le azioni di controllo sono possedute da tre   finanziarie  speculative —  Blackrock, Vanguard Group, State Street Corporation – a  cui si uniscono  simili, essenzialmente Berkshire Hataway e Morgan Stanley  e mezza dozzina di altre. Tutte possiedono el azioni l’una dell’altra.

Si mostra come le tre finanziarie siano  padrone dei pacchetti di controllo di letteralmente “tutti”  i settori,   da Unilever a Facebook,  da IBM  alla granaria Cargill,  Nike e Adidas, Visa e Mastercard, da Intel alla Shell  alle “filantropiche (Bill & Melinda Gates,Clinton Foundation, Rockefeller Foundation, Open Society)  “senza scopo di lucro” quindi   esentasse  in cui versano  parte dei loro profitti  sotraendoli così legalmente al fisco  , e avendo  enti  di importanza strategica al lori servizio . I  triliardari  sono   2083 persone che si   danno del tu, si incontrano negli stessi consigli d’amministrazione   e concepiscono gli stessi progetti per il pianeta ,  ultimamente il Gran Reset .

Una delle scoperte più interessanti è che le tre finanziarie possiedono le azioni l’una dell’altra –  configurando dunque un monopolio mondiale su letteralmente “tutto”,   e confermando  Marx: il capitalismo terminale diventa un monopolio privato, distruggendo alla radice la mitica “concorrenza”  . E  che se se ci si chiede chi sono gli azionisti di controllo  della Blackrock, si scopre che è Vanguard. E chi sono gli azionisti di Vanguard? Non si sa perché il nucleo Vanguard  è “privato”, non quotato in  Borsa, e il nome dei soci   non si conosce. Si cerca comunque di capire chi possano essere.

(In malora le loro macchinazioni)

FONTE: https://www.maurizioblondet.it/chi-controlla-loccidente-un-video-raccomandato/

 

 

 

Qui contrôle le monde occidental aujourd’hui ?

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par Dominique Delawarde.

Les présidents ou chefs d’état occidentaux gouvernent-ils réellement leur pays ?

Subissent-ils des pressions, des influences de la part de groupes ou de lobbies transnationaux dont la puissance financière dépasse, de loin, celle des États et qui, en occident, tiennent entre leurs mains l’avenir des hommes politiques et l’économie des pays qu’ils dirigent ?

C’est une question que beaucoup de citoyens ne se posent jamais (ils s’en fichent et votent sous le coup de l’émotion du moment), mais c’est une question que d’autres citoyens, plus curieux, plus lucides, plus inquiets pour l’avenir de leurs enfants, plus éduqués peut être, se posent avec insistance.

Il convient donc d’y répondre le plus simplement du monde en se mettant à la portée des moins instruits de nos compatriotes, en se fondant sur des faits incontestables et facilement vérifiables par tous, sur des sources inattaquables, pour que chacun comprenne comment fonctionne le « système » et pourquoi un petit nombre d’acteurs, parfaitement identifiés, peuvent affaiblir un pays, contrôler son économie, faire plier des gouvernements, faire élire ou abattre un président, décider de la paix ou de la guerre en fonction de leurs intérêts, imposer leurs lois et leurs règles tout en sauvant les apparences, s’emparer du contrôle des médias mainstream les plus influents, manipuler les opinions publiques, contrôler une partie importante et suffisante des appareils exécutif, législatif et judiciaire … etc, …etc …

Le documentaire ci-après, de sources néerlandaises et anglosaxonnes mais présenté en français, entre dans les coulisses du grand « théâtre » occidental, de manière très pédagogique et très factuelle, et décrit la situation telle qu’elle est aujourd’hui.

Il fait apparaître, progressivement, les institutions qui contrôlent, en fait, l’économie occidentale, et qui détiennent l’essentiel de la puissance financière. Il fait apparaître clairement les liens inextricables qui unissent ces institutions entre elles.

Tous les géopoliticiens dignes de ce nom devraient garder aujourd’hui, en arrière plan de leurs réflexions et de leurs analyses, ces éléments fondateurs de « la mondialisation heureuse » que l’on nous promet et que certains « dominants » voudraient bien voir aboutir à leur plus grand profit. (Great Reset)

Branchez votre ordinateur sur votre téléviseur, installez vous dans votre fauteuil et vous comprendrez mieux la marche du monde après 45 minutes de documentaire.

Les plus curieux pourront, si l’idée leur en vient, creuser les biographies des individus qui  ont fondé et/ou qui dirigent aujourd’hui les dix institutions dominantes. Ils découvriront alors QUI contrôle vraiment le monde occidental et, accessoirement, notre pays.

*

Voici un documentaire qui répond de manière limpide et irréfutable à la question : Qui contrôle vraiment le monde occidental aujourd’hui ?

 

 

Dominique Delawarde

FONTE: https://reseauinternational.net/qui-controle-le-monde-occidental-aujourdhui/

 

 

 

ARTE MUSICA TEATRO CINEMA

‘URLO PIETRIFICATO’ DI NICCOLÒ DELL’ARCA

Il Compianto sul Cristo Morto è uno dei temi più diffusi della iconografia sacra occidentale. Se ne conoscono tante versioni, forse quella di Giotto è la più famosa, ma esistono versioni anche meno famose altrettanto meritevoli. La scena rappresenta la deposizione di Cristo dalla croce al santo sepolcro e include i personaggi presenti secondo i Vangeli: la Vergine Maria, l’apostolo Giovanni, la Maddalena e le pie donne, Giuseppe d’Arimatea e/o Nicodemo.

Il gruppo scultoreo realizzato da Niccolo dell’Arca fra il 1463 e il 1490 è un unicum nel panorama italiano dell’epoca per la forza espressiva – raggiunta soprattutto grazie al linguaggio tridimensionale della scultura.

L’opera è composta da sette figure a grandezza naturale in terracotta con ritrovamenti policromi e fu realizzata su commissione della Confraternita dei Battuti. Custodita nella Pinacoteca nazionale di Bologna, solo negli anni Novanta del secolo scorso ha ritrovato la sua collocazione originaria, ovvero nella chiesa di Santa Maria della Vita a Bologna. La disposizione delle figure resta tuttavia ancora incerta.  Il Cristo è deposto al centro dei personaggi, la bocca ancora socchiusa, quasi spirante, il corpo morto, le dita incrociate, i segni della crocifissione. Intorno al suo corpo si raccolgono le diverse reazioni dei personaggi sopravvissuti in una drammaticità talmente omogenea da non turbare l’eventuale disposizione erronea delle statue. Ognuna di essa esprime il suo dolore in maniera diversa. Le pie donne e Maria in maniera plateale, gli uomini in maniera composta ma altrettanto intensa.

L’apostolo Giovanni ha un’espressione crucciata, fra la rabbia e l’incredulità e si porta il palmo della mano sulla guancia. Giuseppe d’Arimatea (o Nicodemo) ha degli attrezzi in mano e volge lo sguardo serio verso un’altra direzione.

Maria Salomè urla e si trattiene con le mani sulle sue stesse gambe con un gesto in cui sembra volersi far forza per non cadere a terra dal dolore. Accanto a lei si riconosce dalla posa delle mani giunte, Maria madre di Gesù che, il capo volto verso un lato, stringe le mani verso il grembo, lo stesso dal quale ha partorito quel figlio morto.

Maria Maddalena si china sul corpo di Gesù in un movimento plastico audace, reso dal velo e dall’abito che seguono il movimento verso avanti e si dipanano nel vento. Al contrario l’altra pia donna, Maria Creola, si ritrae dal corpo di Cristo in una posa di rigetto, quasi di “presa di distanza” con i palmi delle mani rivolti verso il corpo del defunto e il busto gettato all’indietro. Nonostante le direzioni contrapposte dei corpi le due donne mostrano la stessa identica espressione facciale: due tensioni corporee diverse, ma lo stesso urlo di dolore.

Quell’urlo contemporaneamente corale e muto che ci sembra quasi di udire.  Nessun dipinto sarà in grado di mostrare in maniera così tattile il dolore della perdita del Cristo. Quali influenze abbiano portato lo scultore Niccolò dell’Arca (così chiamato per aver realizzato il coperchio dell’Arca di San Domenico ma firmatosi egli stesso Opus Nicolai de Apulia” sul cuscino sul quale posa il capo del Cristo) non è ancora stato appurato. Qualsiasi siano stati i modelli a cui si è riferito, lo scultore ci restituisce con il Compianto sul Cristo Morto un capolavoro di eterna umanità attraverso quell’urlo, definito da Gabriele d’Annunzio, pietrificato:

Non dimenticherò mai quel Cristo. Era di terra? Era di carne incorrotta? Non sapevo di che sostanza fosse. (…) Infuriate dal dolore, dementate dal dolore erano le Marie. (…) Ascoltami. Tu puoi immaginare cosa sia l’urlo pietrificato?

(Gabriele d’Annunzio, Il secondo amante di Lucrezia Buti, 1924)

VIDEO QUI: https://youtu.be/B4u8XCtFk28

FONTE: https://www.soproxi.it/le-arti-del-sopravvivere/scultura/lurlo-pietrificato-di-niccolo-dellarca/#comment-1148

 

 

 

 

BELPAESE DA SALVARE

Roma: i rifiuti puzzano di austerità (Parte I)

I rifiuti a Roma: un incubo ricorrente e maleodorante

Ci risiamo. Come tutti gli anni, anche questa estate Roma si è trasformata in una discarica a cielo aperto, specialmente nei quartieri più periferici e popolari. La sacrosanta rabbia degli abitanti è sfociata in numerose forme di protesta, dalle manifestazioni del Quadraro, alle azioni di protesta di Casal Bruciato, dalla manifestazione davanti al Ministero per la Transizione Ecologica ai cassonetti incendiati a Tor Bella Monaca e nel resto della città. E non parliamo solamente delle montagne di rifiuti che si accumulano per giorni e settimane fuori dai bidoni della spazzatura, rendendo l’area irrespirabile e la vita di tutti i cittadini romani un inferno, ma anche di vere e proprie discariche abusive. Legambiente Lazio stima che ne esistano circa 1.000 di varie dimensioni e fornisce una mappatura impietosa, elaborata peraltro in un periodo dell’anno caratterizzato da bassa produzione di rifiuti e criticità contenute nella raccolta da parte dell’AMA. Questa fotografia dimostra in maniera lampante che la situazione drammatica dei rifiuti nella capitale non può essere compresa se letta solo con le lenti dell’emergenza stagionale, ma affonda le sue radici in problematiche strutturali.

Una risposta adeguata a questa situazione richiede da un lato un insieme di interventi immediati per garantire la salute dei cittadini e del territorio, dall’altro misure strutturali associate a un radicale cambio di paradigma.

La raccolta dei rifiuti urbani: il problema della differenziata e il numero di addetti

Concretamente, quali sono gli interventi da mettere in campo per ripristinare il funzionamento di un servizio pubblico essenziale quale la gestione dei rifiuti?

Il ciclo integrato dei rifiuti si compone di tre fasi: la raccolta, il trattamento e lo smaltimento. Per dare un nostro contributo in merito, quindi, iniziamo a dare un’occhiata ai dati più recenti sulla raccolta, che fotografano la situazione attuale. Nel 2019 Roma Capitale ha prodotto circa 1 milione e 688 mila tonnellate di rifiuti urbani (-2,4% rispetto al 2018), pari a 593 chili di produzione di rifiuti pro-capite annui (questi dati non tengono in considerazione gli afflussi di pendolari e turisti che caratterizzano la capitale).

 

Figura 1. Raccolta differenziata e Servizio porta a porta, Roma Capitale, 2007-2019

La raccolta differenziata ha raggiunto il 45,4% del totale (766 mila tonnellate), con un incremento (+3,2%) rispetto al 2018 che riconferma, se ce ne fosse ancora bisogno, la dinamica troppo lenta della crescita della differenziata. Per quanto riguarda la differenziata, infine, una frazione pari a un terzo del totale è riconducibile al servizio porta a porta, la cui crescita risulta anch’essa ferma al palo (Figura 1).

Come se non bastasse, questo servizio fa registrare inaccettabili squilibri tra i diversi Municipi: se nel 2018 il porta a porta pesava l’87%, il 62% e il 59% rispettivamente nel IX, X e I Municipio, lo stesso servizio era fermo a zero nel V Municipio e non superava il 20% nel II, III, VII, VIII, XI e XII Municipio (Tabella 1).

Tabella 1. Raccolta differenziata per tipologia, Porta a Porta (PAP) e Stradale, Roma Capitale, anno 2018

Un potenziamento drastico, radicale della raccolta differenziata è lo strumento centrale e prioritario per ridurre l’impatto ambientale riconducibile alla gestione dei rifiuti: tutto ciò che riusciamo a differenziare può essere riutilizzato, riciclato e recuperato (anche sotto forma di energia), purché il territorio si doti della necessaria dotazione impiantistica, riducendo drasticamente la quantità di rifiuti conferita in discarica, la quale rappresenta, a scanso di equivoci, il male assoluto e la soluzione peggiore tra tutte quelle possibili.

La domanda che sorge spontanea allora potrebbe essere: perché la raccolta differenziata e il servizio porta a porta non decollano, così come sarebbe necessario, al fine di aumentare la quota di differenziazione?

Una prima, importante risposta la troviamo nell’andamento dell’organico AMA e nei suoi bilanciLa raccolta differenziata costa, sia in termini di addetti che di impianti. Il porta a porta, in particolare, garantirebbe un incremento significativo della quota differenziata (fino al 20% secondo diverse stime), sebbene risulti molto complesso nelle aree ad elevata densità abitativa e ancora più costoso rispetto alla raccolta differenziata di tipo tradizionale (stradale). Servono infatti più operatori, più mezzi e più viaggi. Viceversa, a fronte di un evidente aumento del fabbisogno di addetti associato al rafforzamento della differenziata e del porta a porta, l’azienda ha subito una perdita di più di 500 dipendenti. Le risorse dedicate al personale sono diminuite di quasi 10 milioni di euro nel quinquennio 2015-2019, passando da 360 a 351 milioni di euro, ma soprattutto si è registrata una riduzione del numero di addetti di AMA dagli 8.000 del 2015 ai circa 7.500 del 2019 (Figura 2).

Figura 2. Addetti e monte salari AMA (2010-2019). Fonte: bilanci AMA.

Da questo punto di vista, gli obiettivi posti dall’ultimo Piano Regionale dei Rifiuti (2020-2025) possono sembrare allettanti (arrivare al 70% di differenziata entro il 2025), ma risultano del tutto privi di fondamento: sostenere di voler aumentare del 30% la differenziata in 4 anni senza stanziare le risorse necessarie – e sfidare il Patto di Stabilità Interno – non è altro che una mancanza di rispetto verso l’intelligenza dei cittadini romani e semplice fumo negli occhi. Cionondiméno, è assolutamente necessaria una decisa inversione di tendenza, con l’assunzione di un numero adeguato di addetti, la quale implica un significativo aumento delle risorse dedicate agli stipendi. Questa, tra l’altro, non è una peculiarità di AMA ma una caratteristica strutturale del tipo di servizio: le spese per gli addetti sono la componente di gran lunga preponderante nelle spese necessarie a garantire il servizio di raccolta rifiuti. Coloro che hanno gestito i rifiuti fino a questo momento, in Comune come in Regione, non hanno la credibilità per condurre un’operazione di questo tipo.

Le responsabilità politiche

La competenza per la gestione dei rifiuti urbani (non speciali) spetta normalmente alle comunali o alle società partecipate che gestiscono il servizio per conto dei comuni: nel caso di Roma Capitale, AMA S.p.A., una azienda pubblica che gestisce le diverse fasi del ciclo integrato dei rifiuti (Figura 3) – come dicevamo, la raccolta, il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani – oltre all’espletamento dei servizi cimiteriali e al mantenimento del decoro urbano (pulizia delle strade e dei bagni pubblici). Spetta invece alle Regioni la fase di programmazione.

Figura 3. Una visione d’insieme delle diverse fasi del ciclo dei rifiuti (Fonte: ISPRA)

Anche in questo ambito, le condizioni disastrose del presente sono la conseguenza di precise scelte politiche messe in atto dalle amministrazioni comunali e regionali che hanno guidato Roma e il Lazio negli ultimi decenni. Il vergognoso rimpallo di responsabilità cui abbiamo assistito negli ultimi anni tra l’amministrazione capitolina della Raggi (Cinque Stelle) e la giunta regionale di Zingaretti (PD) non fa altro che mettere in luce le pesanti responsabilità politiche di entrambe le parti.

La pianificazione regionale si è rivelata del tutto inadeguata, basandosi su previsioni ‘ottimistiche’, se non del tutto campate per aria, circa la crescita della differenziata e del riciclo a livello regionale. Tali proiezioni non erano suffragate dalle tendenze pregresse, né tantomeno si individuavano e mettevano a disposizione le risorse finanziarie indispensabili ad invertire tali tendenze. Giusto per dare un’idea: già nel 2006 il D. Lgs. 152 disponeva (art. 205) che la raccolta differenziata raggiungesse il 45% in ogni Ambito Territoriale Ottimale (ATO) entro il 2008. Secondo ISPRA, Roma Capitale ha raggiunto questo obiettivo solo nel 2017. Si noti che la Regione Lazio, nel vecchio Piano Rifiuti (2012-2017), disponeva per l’ATO di Roma un obiettivo pari al 65%, previsto dal D. Lgs. 152, entro il 2012.

La mancata realizzazione degli obiettivi in materia di raccolta differenziata – facilmente prevedibile – comporta un aggravio significativo sugli impianti di trattamento e smaltimento finale, perché resta ancora troppo elevata la quantità di rifiuti indifferenziati, alla quale si aggiungono gli scarti del trattamento della differenziata; scarti che sono tanto più elevati quanto più inefficienti sono (come di fatto sono) i processi di trattamento. Fissare una quota di differenziata concretamente inarrivabile ha dunque comportato una sottostima rilevante in termini di capacità degli impianti di trattamento e smaltimento per chiudere il ciclo.

Come se non bastasse, il nuovo Piano Rifiuti del Lazio (2019-2025) prevede di portare la differenziata al 70% entro il 2025, stanziando un fondo regionale di 57 milioni di euro al fine di agevolare gli investimenti dei vari ATO negli impianti. Al di là della grancassa con cui questa misura è stata accolta, però, si tratta di una cifra del tutto insufficiente in proporzione agli obiettivi prefissati.

La Regione Lazio ha infine la responsabilità dell’infrazione europea per aver violato, nella discarica di Malagrotta e in altri sei siti in Lazio, le direttive Ue sul trattamento dei rifiuti (1999/31/Ce e 2008/98/Ce). Il ritardo nella chiusura della discarica di Malagrotta – la discarica più grande d’Europa – è stato peraltro aggravato dalla totale mancanza di programmazione alternativa, ossia di un piano per lo smaltimento in altri siti dei rifiuti che finivano usualmente a Malagrotta.

D’altra parte, il grave deficit impiantistico (trattamento e smaltimento) della capitale è imputabile anche, se non soprattutto, all’amministrazione comunale. La Regione, infatti, non è direttamente responsabile per la costruzione degli impianti, definendo esclusivamente gli ATO entro cui questi devono essere realizzati. In altre parole, se si può imputare alla regione Lazio un grave ritardo nell’implementazione del Piano Regionale dei Rifiuti e una previsione impiantistica insufficiente, la Città metropolitana di Roma e la giunta Raggi non è stata in grado di individuare le aree in cui realizzare i diversi tipi di impianti di trattamento e smaltimento, figuriamoci di costruirli.

Tale carenza si è riverberata negativamente anche sulla fase della raccolta dei rifiuti in città. Risulta del tutto evidente, infatti, che l’accumulo dei rifiuti urbani anche fuori dai cassonetti a cui assistiamo quotidianamente sia legato a doppio filo, oltre che alle carenze di personale, anche a una capacità di assorbimento degli impianti del tutto insufficiente: non sanno dove portarli! Gli ultimi nuovi impianti inaugurati a Roma risalgono ormai al 2008 e la capacità di trattamento effettiva si è ridotta negli anni, sia a causa dell’invecchiamento e alla conseguente chiusura degli impianti, sia a causa di incidenti, come quello occorso nel caso del TMB Salario (Trattamento Meccanico Biologico) nel 2018. In più, a questo si aggiunge anche una drammatica carenza di macchinari: il parco macchine a disposizione di AMA è inadeguato e obsoleto. Un numero su tutti: AMA non ha a disposizione nel proprio parco alcun macchinario destinato alla raccolta dei rifiuti che rimangono a terra, il che è incredibile se si pensa che realtà molto più piccole di AMA invece ne posseggono. Questo tipo di carenza strutturale è anche responsabile del continuo ricorso alla esternalizzazione dei servizi quali, per l’appunto, la raccolta a terra dei rifiuti. Esternalizzazioni a cui AMA fa continuo ricorso per coprire le menzionate carenze strutturali.

Ciò comporta l’invio di enormi quantità di rifiuti a impianti terzi – dentro e fuori Regione – per il trattamento e lo smaltimento, il quale implica spese ingenti e il rischio continuo di subire inaspettate limitazioni degli sbocchi. A sua volta, questo comporta l’accumulo di rifiuti nei punti di raccolta cittadini (prima del conferimento al TMB), rallentamenti della raccolta e cassonetti strabordanti circondati di sacchetti e bestie di ogni genere. La mappatura che abbiamo realizzato dei principali impianti di trattamento e smaltimento nel Lazio rivela peraltro i gravosi problemi associati a un deficit impiantistico strutturale che effettivamente caratterizza Roma in particolare, ma anche l’intero territorio regionale.

 

Un problema strutturale

Ma c’è di più. Non ci si può fermare in superficie, ossia alle responsabilità, del tutto evidenti, delle amministrazioni locali e regionali di tutti i colori che hanno governato Roma e il Lazio. Perché tutti i partiti hanno accettato che la vicenda rifiuti continuasse a degenerare a Roma? In fondo, l’interesse elettorale avrebbe dovuto spingere a investire su impianti, punti di raccolta, mezzi di trasporto e personale necessario al funzionamento complessivo del ciclo dei rifiuti. Si tratta pur sempre di una delle questioni più sentite da parte dei cittadini romani negli ultimi anni. Perché nulla (o quasi) è stato fatto?

Come abbiamo già evidenziato, il problema dei rifiuti a Roma non può che essere letto alla luce del più generale impoverimento dei servizi pubblici – dalle strade all’edilizia popolare, dal trasporto pubblico all’offerta culturale. Tutti coloro che hanno guidato il Campidoglio e la Regione hanno infatti accettato supinamente l’austerità imposta dalle normative nazionali ed europee, colpendo direttamente il tessuto sociale della città attraverso il contenimento e spesso il taglio orizzontale della spesa per le diverse voci di bilancio dedicate ai servizi pubblici.

La premessa ineludibile per una Roma vivibile e libera dai rifiuti passa dunque dal rifiuto dei vincoli di bilancio che gravano sugli enti locali, così come del piano di rientro del debito, che costringe la capitale d’Italia a oltre 200 milioni di euro di avanzo di bilancio, cioè a sottrarre questa cifra dalla disponibilità della cittadinanza, ogni anno.

Dobbiamo invece rivendicare che, alla gestione del ciclo dei rifiuti della città più popolosa d’Italia, così come a tutti gli altri servizi pubblici essenziali, siano garantiti fondi sufficienti, per tutelare la salute pubblica e impedire le emergenze igienico-sanitarie che si susseguono periodicamente nella Capitale. Non c’è nessun ostacolo tecnico al reperimento di tutte le risorse necessarie, con uno spettro ampio di soluzioni che va dal mettere le mani in tasca a palazzinari e sciacalli vari che spolpano quotidianamente Roma, fino alla spesa finanziata a debito. C’è, invece, una priorità politica chiara e che rappresenta il discrimine con chi ha governato Roma negli ultimi decenni, cioè centro-destra, centro-sinistra e Cinque Stelle: la salute e la tutela dell’ambiente sono le uniche cose che contano e sono incompatibili con l’austerità, che genera solo miseria e impoverimento.

FONTE: https://coniarerivolta.org/2021/09/10/roma-i-rifiuti-puzzano-di-austerita-parte-i/

 

 

 

CHIUSO OSPEDALE SANT’EUGENIO PER FOCOLAIO COVID TRA I SANITARI: ERANO TUTTI VACCINATI CON DOPPIA DOSE

 

 

 

Israele: “Il 95% dei pazienti gravi è vaccinato”

https://www.trendsmap.com/twitter/tweet/1423322271503028228

“Il 95% dei pazienti gravi   è vaccinato”.
“L’85-90% dei ricoveri riguarda persone completamente vaccinate”.
“Stiamo aprendo sempre più reparti COVID”.
“L’efficacia del vaccino sta calando/svanendo”

(Dott. Kobi Haviv, oggi su Chanel 13 @newsisrael13 )

https://www.infowars.com/posts/israel-australia-report-95-99-hospitalized-fully-vaccinated/

FONTE: https://www.maurizioblondet.it/israele-il-95-dei-pazienti-gravi-e-vaccinato/

 

 

Israele: iniziare a prepararsi per l’eventuale 4a dose

Sabato lo zar nazionale israeliano del coronavirus ha chiesto al paese di iniziare a prepararsi per somministrare infine le quarte dosi del vaccino contro il coronavirus.

“Dato che il virus è qui e continuerà ad esserci, dobbiamo anche prepararci per una quarta iniezione”, ha detto Salman Zarka alla radio pubblica di Kan.

Zarka ha anche affermato che la prossima  puntura di richiamo potrebbe essere modificato per proteggere meglio dalle nuove varianti del virus SARS-CoV-2 che causa il COVID-19, come il ceppo Delta altamente infettivo.

“Questa è la nostra vita d’ora in poi, a ondate”, ha detto.

se impariamo le lezioni dalla quarta ondata, dobbiamo considerare la [possibilità di successive] onde con le nuove varianti, come quella nuova dal Sud America”, ha detto all’epoca.

“E pensando a questo e alla diminuzione dei vaccini e degli anticorpi, sembra che ogni pochi mesi – potrebbe essere una volta all’anno o cinque o sei mesi – avremo bisogno di un’altra possibilità”.

Zarka ha detto che si aspetta che entro la fine del 2021 o all’inizio del 2022 Israele darà colpi particolarmente adatti per far fronte meglio alle varianti.

Israele, il primo paese a offrire ufficialmente una terza dose, ha iniziato la sua campagna di richiamo COVID il 1° agosto, estendendola a tutti coloro che hanno più di 60 anni. Ha poi gradualmente abbassato l’età di ammissibilità, estendendola la scorsa settimana a tutti coloro che hanno 12 anni e su chi ha ricevuto il secondo colpo almeno cinque mesi fa.

A partire da venerdì, oltre 2,5 milioni di israeliani avevano ricevuto la terza dose.

Zarka ha fatto commenti simili in un’intervista con The Times of Israel il mese scorso.

Ministero della Salute la scorsa settimana ha anche annunciato che il sistema “Green Pass” – un documento che consente l’ingresso in determinati assembramenti e luoghi pubblici per coloro che sono vaccinati o si sono ripresi dal coronavirus – scadrà sei mesi dopo che il titolare ha ricevuto il secondo o il terzo dose, suggerendo che una quarta dose può essere somministrata in sei mesi.

Venerdì, il ministero della Salute ha segnalato 11.269 nuovi contagi da coronavirus il giorno prima. La cifra di giovedì è stata leggermente inferiore al record giornaliero di 11.274 infezioni confermate mercoledì.

Nonostante l’aumento delle infezioni, i casi gravi hanno iniziato a diminuire dal picco di 753 di domenica, con il Ministero della Salute che ha riferito che 654 persone erano in gravi condizioni a causa delle complicazioni di COVID-19 a partire da venerdì pomeriggio.

Il tasso di positività dei test giovedì è stato dell’8,43 percento, il più alto che sia stato durante l’attuale ondata di morbilità. Il bilancio delle vittime è di 7.129.

Leggere anche Comedonchisciotte:

Israele ha appena cambiato la definizione di “completamente vaccinato”

….

In Israele, ufficialmente, coloro a cui sono state iniettate due dosi del cosiddetto “vaccino” Pfizer non vengono più conteggiati come vaccinati.

Cosa significa questo?

Beh, prima di tutto, significa che tutte le persone “vaccinate” possono dire addio alle loro libertà recentemente acquisite, a meno che non siano disposte a fare almeno un altro richiamo.

Secondo il Wall Street Journal [articolo a pagamento]:

“I possessori del passaporto vaccinale israeliano devono ottenere una terza dose del vaccino Pfizer-BioNTech entro sei mesi dalla loro seconda dose o perderanno il cosiddetto greenpass che permette loro un maggior grado di libertà.”

E ANSA:

Piano Casa Bianca da 65 miliardi contro future pandemie

‘Probabilità di un’altra peggiore del Covid’

FONTE: https://www.maurizioblondet.it/israele-iniziare-a-prepararsi-per-leventuale-4a-dose/

 

 

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

E adesso che cosa farà l’Impero?

Steven Brown – The Duran – 18 agosto 2021

 

Un egemone mondiale non ama essere messo in ridicolo. E la reazione globale al vergognoso ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan è stata davvero dura. Ma la reazione interna dello Stato di Sicurezza alla perdita della sua narrazione militarista può provocare una risposta ancora più dura. Senza dubbio la “Stazione Doha” (sede CIA in Qatar, n.d.t.) deve pianificare qualcosa di nuovo; adesso, subito. Questo perché hanno sbagliato. La CIA è stata giocata dai talebani e ha perso la narrazione militarista degli Stati Uniti. Ed è questo ciò che il “CIA-Stato” odia più di ogni altra cosa.

Mentre l’invasione della Baia dei Porci della CIA è stata sostanzialmente sconfitta in due giorni, l’”Operazione Ciclone” della CIA ha creato il caos per più di quarant’anni, e potrebbe continuare a farlo. Per quanto riguarda l’accordo di ritiro degli Stati Uniti, tutto era scritto. L’accordo è stato già fatto, e una data fissata: 11 settembre 2021. Una data altamente simbolica. I talebani erano d’accordo. Eppure… i talebani hanno rotto quell’accordo e hanno deciso di fare irruzione a Kabul, conoscendo bene le conseguenze. È questo il vero scenario?

Se è vero che la Stazione Doha non aveva idea che le forze talebane stavano per penetrare a Kabul molto prima della data di ritiro degli Stati Uniti, allora la CIA è stata davvero presa in giro… una cosa intollerabile per la classe arrogante. Soprattutto quando è stata giocata da ragazzi che, con le loro capacità militari, hanno ferito e ingannato anche gli sciocchi all’interno dello Stato americano. Tale disfatta ha permesso alla Russia e alla Cina di migliorare i rapporti con i talebani, e questa è una ferita [all’orgoglio] quasi più grande per il CIA-Stato e i suoi superiori, quanto i buffi cappelli in parata nella sconfitta di un esercito nazionale afgano “addestrato” e finanziato dagli USA…. (più avanti su questo).

Non ho idea di cosa stia pianificando la CIA. Ma potete essere certi che gli arroganti di Doha stanno sicuramente pianificando qualcosa. E qualsiasi cosa la CIA pianifichi, sarà un ulteriore abominio per l’umanità. Per esempio: Israele ha appena attaccato la regione di Quneitra, che è stata bombardata più e più volte, dicendo che Hezbollah era lì. Possiamo supporre che le “informazioni” israeliane sui bombardamenti non provenissero solo dall’AMAN ma anche da Doha. Anche ora il Libano si trova in una situazione disastrosa. Ma qualcuno crede che Israele invaderà di nuovo il Libano? No, Israele preferisce gli stati falliti a qualsiasi cosa passi per i suoi confini. A meno che non possa annettere il Golan o la Valle del Giordano. Tuttavia, Israele potrebbe tentare di provocare l’Iran con l’assassinio di un altro leader iraniano, all’interno dell’Iran nazione, come ha fatto in passato. O assassinare un alto leader di Hezbollah all’interno del Libano. Anche questa non è una novità, è esattamente quello che fa Israele. Se è così, potete scommettere che la CIA e i suoi superiori saranno coinvolti. È anche possibile che la CIA e Israele inscenino un altro attacco sotto falsa bandiera su una nave lacchè che ha bisogno di un risarcimento assicurativo. Questo per provocare, deviare e distrarre il ciclo delle notizie. Si tratta di riconquistare la narrazione globale del dominio militarista degli Stati Uniti.

Nel frattempo, l’Impero del Male sa di non poter affrontare militarmente la Cina, ma farà comunque casino a proposito del Mar Cinese Meridionale; e forse anche di Taiwan, come faceva il precedente regime. Harris andrà in Vietnam tra dieci giorni e vedremo come va; sarà sicuramente interessante valutare come il ragno cerca di attirare la mosca nella sua ragnatela (*).

Per inciso, il mistero in questa equazione è la NATO. Gli Stati Uniti non hanno impiegato la NATO per cavare le castagne dal fuoco in Afghanistan e, guardando le cose da un altro punto di vista, la distruzione della Libia da parte di Clinton ha segnato un fallimento anche per la NATO. Sulla base di questa storia, per ora non vediamo alcuna minaccia posta dalla NATO, che potrebbe essere impiegata dagli Stati Uniti nel tentativo di riconquistare la sua narrazione militarista dominante (forse un’altra invasione di Grenada?? – ndr). E la CIA non può coinvolgere di nuovo l’Europa in un’avventura militarista di alto profilo per salvare la faccia, quando gli Stati Uniti considerano l’Europa attuale completamente irrilevante.

Naturalmente, questa è la tragedia della circostanza: che gli Stati Uniti possono mostrare “forza” solo attraverso la potenza militare, supponendo che non si tenga conto della potente influenza di Re dollaro. In questo mondo del Vecchio Testamento, la narrativa è che solo la forza crea il diritto … ed è una narrativa che gli Stati Uniti stanno perdendo. Quindi, per distrarre la gente da questa sconfitta, la CIA deve tentare nuovi trucchi. Che ne dite della pressione USA-Israele applicata per creare le distrazioni di più alto profilo disponibili. Idee? Iran. Venezuela. Hezbollah/Libano. Mar Cinese Meridionale. Hong Kong. Attacchi sotto falsa bandiera. Certamente, la Siria e l’Iraq non sono in corsa per riconquistare la narrativa USA “la forza crea il diritto”! Missione non compiuta.

Ma i ragazzi della CIA sembrano averla superata. Non possono evitare che i nomi della loro base compaiano in TV. Se siano abbastanza intelligenti da giocare in futuro tali carte geopolitiche potenziali (e ottenere la distrazione di cui hanno bisogno, per riconquistare la loro narrativa) è una questione ancora aperta. Tuttavia, gli Stati Uniti devono riconquistare la loro narrativa militarista globale e lo devono fare al più presto. Questo potrebbe non accadere dato, che la maggior parte della gente non si beve le disperate stronzate fumanti dei media che gli Stati Uniti producono quotidianamente. Ma finché la riserva globale di dollari USA è viva e vegeta (e l’egemone respira) continuerà a infestare il mondo con il suo insidioso fetore militarista “la forza crea il diritto”, attraverso i media occidentali corrotti. Senza dimenticare, inoltre, i circa quarantamila mercenari che hanno perso la vita in battaglia in Afghanistan. Che si tratti di uzbeki, ugandesi, sudanesi, ciadiani, tagiki o mercenari colombiani… migliaia di mercenari sono stati uccisi in battaglia, non contati nelle cifre ufficiali. Questo è tragico non solo a causa del tentativo degli Stati Uniti di costruire l’esercito nazionale afgano; anche i talebani impiegano combattenti stranieri.

E che cosa sarà ora dell’Afghanistan? La spaventosa rappresentazione dei media occidentali del popolo Pashtun come mostri feroci è imprecisa. L’occidente trancia un giudizio morale del popolo Pashtun, ma dimentica completamente completamente l’equivalenza morale con altri nella regione, incluso l’”alleato” USA: l’Arabia Saudita, mentre finanzia e provoca le guerre in Siria e Iraq, e avalla molte altre occupazioni in tutto il mondo. Che si tratti di Pashtun o di qualsiasi altro popolo indigeno, il popolo dell’Afghanistan ha diritto all’autodeterminazione. L’autodeterminazione è stata negata al popolo afgano per secoli, dall’intervento straniero. Ancora, le grandi multinazionali lamentano l’indisponibilità del litio per l’uso nelle auto elettriche dell’Occidente, mentre gli Stati Uniti hanno congelato i conti bancari governativi dell’Afghanistan per impedire al nuovo governo di accedere a quei fondi. Ma possiamo forse sperare di vedere la fine di una pluri-decennale avventura della CIA nel male, che intendeva provocare l’URSS e “far sanguinare i sovietici, per quanto e più a lungo possibile” (**).

Ma chi è che sanguina ora?

(*) Senza offesa al Vietnam o al suo popolo!

(**) Citazione diretta di Zbigniew Brzezinski

 

Link: https://theduran.com/whats-next-for-empire/

Traduzione di Francesco Paparella per ComeDonChisciotte

FONTE: https://comedonchisciotte.org/e-adesso-che-cosa-fara-limpero/

 

 

 

Armi silenziose per guerre tranquille.

Roberto PECCHIOLI

Parte I – Il mondo nuovo

Armi silenziose per guerre tranquille era un documento datato maggio 1979, scoperto (o fatto ritrovare) sette anni dopo in una fotocopiatrice IBM usata. Si trattava di un manuale di addestramento ad uso di qualcuno destinato a piegare le masse alla volontà di pochi, manipolando percezioni e pensieri, facendo credere alle persone di ragionare e scegliere liberamente.

Autentico o meno, i suoi contenuti sconcertano per verità e attualità. Le strategie illustrate sono veri e propri proiettili di una guerra di lungo periodo condotta da gruppi oligarchici di potere contro il resto dell’umanità. Il documento dice apertamente che la stragrande maggioranza non capirà e neppure intuirà l’esistenza di tali armi psicosociali, utensili di un’operazione di ingegneria sociale globale della quale il Grande Reset e la pandemia sono le tappe più recenti.

Poiché il dispiegamento delle armi silenziose è graduale, la popolazione si adegua accettando le conseguenze sino al passo successivo, in una ragnatela che immobilizza progressivamente. Le armi silenziose sono biologiche nel senso che colpiscono la vitalità, il libero arbitrio, la libertà. Il documento parla di distrazione di massa, in particolare della necessità di deviare l’attenzione del pubblico genendo conflittualità su questioni divisive senza reale importanza.

La televisione è uno strumento primario; poi viene l’istruzione, organizzata per mantenere le generazioni nell’ignoranza sulle questioni più rilevanti; la comunicazione; gli apparati tecnologici (app, chat, nuovi media, pornografia a disposizione senza alcun filtro o censura) che indeboliscono le relazioni umane, creando una folla solitaria, incapace di reazione.

Ogni singolo elemento della manipolazione “tranquilla “, spiegavano gli autori, deve essere controllato da apparecchi informatici capaci di raccogliere, processare, incrociare dati il cui obiettivo è conoscere, prevedere e dunque determinare le propensioni, la vita di ciascuno. Un filone letterario si è impegnato a rivelare il pericolo, mettere in guardia dalla manipolazione in atto. Nel tempo, sono scaturite opere di grande suggestione che tuttavia non hanno convinto i lettori. Letteratura distopica, l’utopia alla rovescia, fantasia che mai diventerà realtà: questo pensa la maggioranza.

 

E’ la grande capacità di un potere formidabile: far credere di non esistere, che le decisioni, le idee, i valori dominanti scaturiscano- come per magia – dalla volontà dei popoli, anziché da una costante opera di costruzione di un’umanità manipolabile, fluida, plastilina nelle mani di artefici sempre meno nascosti. Charles Baudelaire sosteneva che il maggiore successo di Satana è avere convinto l’umanità della sua inesistenza. Ugualmente, gran parte di noi non si avvede di essere una marionetta manovrata da fili virtuali, ma robustissimi. Gli altri, i ribelli, sono guardati con commiserazione: complottisti, paranoici, squilibrati.

Il bello – o il brutto – è che tutto, o quasi, avviene sotto i nostri occhi, addestrati a non vedere. Perciò tentiamo, con uno sforzo disperato, di mantenere aperti gli occhi e vigile il pensiero critico, in una fase storica che Martin Heidegger chiamò notte del mondo. Sentinelle di una riscossa che non vedremo- ma che arriverà- non rinunciamo a esprimerci, a dire la verità. La fase è quella della presa di coscienza, dello studio del nemico, del disvelamento delle sue tecniche e dei suoi inganni, della riflessione individuale. Il ribelle non è un bastian contrario, ma qualcuno animato da un preciso sistema di principi che ha individuato nel proprio foro interiore l’amico e il nemico, e a partire da ciò inizia il cammino. Il domani apparterrà a noi solo se sapremo batterci, se, come esortava un inno politico, “comincia l’uomo a lottar”.

Assai significativa, al riguardo, è l’analisi dell’opera di alcuni grandi del passato, remoto e recente, da Platone, primo teorico della Repubblica degli ottimati – i “migliori”- sino a giganti della letteratura come Fjodor Dostoevskij. Poi, su un livello assai diverso, Vance Packard, studioso della persuasione occulta e Aldous Huxley, personalità assai sfaccettata, a cavallo tra letteratura, scienza sociale e oligarchia, scrittore inglese rampollo di una delle più potenti famiglie del Regno Unito, egli stesso membro di circoli riservati.

La sua opera più famosa è Il Mondo Nuovo, del 1932. Il libro anticipa temi come lo sviluppo delle tecnologie della riproduzione umana, l’eugenetica, il controllo mentale, disegnando con apparente cinico distacco una società nella quale l’uomo vive un drammatico limbo esistenziale. Il titolo originale, Brave new world, contiene messaggi esoterici. E’ una citazione dalla Tempesta di Shakespeare, opera estrema ed ermetica del bardo. Miranda pronuncia la frase: Oh meraviglia! Com’è bello il genere umano! Oh, mirabile mondo nuovo (brave new world).

Il libro è ambientato nell’anno Ford 632. La nuova datazione prende l’avvio dall’ “antico” 1908, in cui l’industria Ford iniziò a produrre la vettura modello T, realizzata in serie con il metodo della catena di montaggio. Nel romanzo, nasce l’uomo di serie, il prodotto dell’officina di un potere immenso e planetario. Nel mirabile Mondo Nuovo il passato è rimosso: la popolazione sa soltanto che era un’epoca di terribile barbarie. Unicamente i “Governatori” conoscono la verità. Simbolo del Mondo Nuovo è la lettera T, che ha sostituito la croce del cristianesimo. La produzione di serie è applicata alla riproduzione umana, svincolata dal sesso: gli embrioni vengono realizzati e sviluppati in fabbriche secondo quote stabilite dai Governatori.

Non esistono più vincoli familiari. Le pulsioni sessuali sono incoraggiate sin dalla più tenera età in condizioni di totale promiscuità, per evitare lo sviluppo di emozioni e sentimenti di attaccamento. L’amore è bandito. “Ognuno appartiene a tutti gli altri”, è il principio base. La nascite “naturali” sono scoraggiate. La pratiche di contraccezione vengono insegnate ai bambini nelle scuole e non ci sono più cognomi, simbolo di appartenenza e continuità. Ognuno può scegliere il nome preferito. Gli esseri umani sono divisi in caste attraverso il dosaggio prenatale dell’ossigeno, in maniera da influenzare lo sviluppo fisico e intellettivo. Le caste inferiori sono formate da gemelli identici, ottenuti per frammentazione degli embrioni.

Fin dall’infanzia è pratica corrente la ripetizione ipnotica di slogan a scopo di condizionamento, termine che sostituisce l’antica “educazione”. Il fine perseguito è che ciascuno ami il destino assegnato al concepimento (industriale). Per sconfiggere l’infelicità, a tutti viene somministrato un farmaco, il Soma, droga euforizzante e antidepressiva che garantisce il completo controllo della popolazione. Nella tradizione indiana post vedica, Soma è il nome di una divinità “medicinale”, derivato dall’omonima pianta da cui si estraeva un succo inebriante offerto agli dèi. Ne parlano studiosi della Tradizione come Evola e Guénon.

La post- umanità del Mondo Nuovo ottenuta con tecniche artificiali è libera da preoccupazioni, tecnologicamente avanzata, non conosce povertà e guerra, apparentemente felice grazie alla dipendenza dal Soma. Tuttavia, non esistono più la famiglia, l’amore, la diversità, l’arte, la religione, la letteratura, la filosofia e la scienza. L’ eccellente Mondo Nuovo è percepito come l’unico mondo possibile. Gli abitanti sanno che in passato gli esseri umani erano vivipari, che esistevano nascite naturali e genitori, ma i concetti relativi sono tabù. Le parole padre e madre sono diventati insulti. La mentalità generale è gregaria e conformista; è normale una vita sessuale totalmente promiscua fin da piccoli, allontanare i pensieri negativi con il soma (letale se assunto in dosi massicce); essere consumatori compulsivi. È inaccettabile avere momenti di solitudine privata, essere monogami e non assumere il Soma. E’ vietato esprimere opinioni critiche.

Huxley, membro di circoli d’élite, svelava da insider dell’oligarchia il futuro cui siamo destinati? Impressiona l’analogia profetica con la società di questo folle inizio millennio. Nel Mondo Nuovo vediamo già il politicamente corretto, la dipendenza dalle droghe, il condizionamento e la sorveglianza, la riduzione a gregge, la spersonalizzazione, la cultura della cancellazione, la libertà vista come un pericolo, l’abolizione del pensiero critico, il divieto dell’autonomia, la sessualità ridotta a meccanica ludica, sganciata dalla procreazione, ma anche il suo contrario: la riproduzione artificiale a cui è estraneo il sesso. E poi l’ignoranza programmata, il divieto di conoscere il passato; un mondo a-storico e sostanzialmente a-umano.

Sembra davvero la sorte delle generazioni presenti e future. La specificità di Huxley è che nel 1958, oltre venticinque anni dopo il primo, fortunatissimo romanzo, sembra tornare sui passi, con un’opera molto significativa, purtroppo assai meno conosciuta: Ritorno al Mondo Nuovo. L’autore traccia una sorta di bilancio dell’umanità resettata, riconfigurata, riformattata, tra fantasia e realtà, alla luce del lungo, decisivo quarto di secolo che separa le due opere.  La realtà – suggerisce Huxley- sta rapidamente inverando la finzione letteraria. Ritorno al mondo nuovo è un testo intriso di pessimismo, pervaso dall’ urgenza, quasi dal senso di colpa per la deriva totalitaria riconosciuta dall’osservatorio privilegiato di appartenente, per tradizione familiare, all’oligarchia anglosassone.

Una considerazione compendia l’intera riflessione: “ahimè, ci siamo scordati la sorte del tacchino. Date all’uomo pane abbondante e regolare tre volte al giorno, e in moltissimi casi egli sarà contentissimo di vivere di pane solo, o almeno di solo panem e circenses”. I temi della guerra silenziosa dei Governatori contro il resto del mondo sono sconvolgenti: sovrappopolazione, medicalizzazione della vita, accentramento del potere; aumento della complessità sociale in relazione all’avanzata tecnologica; impersonalità e burocratizzazione; propaganda e tecniche di marketing applicate all’intera vita;  dipendenza da droghe sintetiche come strumento di controllo collettivo; persuasione subliminale; condotte compulsive; manipolazione psicologica sino all’uso di forme ipnotiche di condizionamento. Un tutto che diventa disumanizzazione, esistenza non più degna di essere vissuta.

Il Soma del Mondo Nuovo assomiglia al vaccino anti pandemico: non terapia, ma stramba religione del corpo officiata dall’Anticristo mondialista. Di qui la caccia agli eretici, che sta raggiungendo toni parossistici. A proposito della droga di Stato, così scriveva Huxley: “questo genere di tossicomania non era un vizio personale, ma un’istituzione politica, l’essenza stessa della Vita, della Libertà e della Ricerca della Felicità garantite dalla Dichiarazione dei Diritti. Ma quel privilegio inalienabile dei sudditi, prezioso tra tutti, era allo stesso tempo uno degli strumenti più potenti nell’arsenale del dittatore. L’intossicazione sistematica, per il bene dello Stato (e, incidentalmente, per il piacere personale) era un elemento essenziale del piano degli Amministratori Mondiali”. Rifletta ciascuno se le droghe e le dipendenze – psicologiche o fisiche – da cui siamo circondati non siano la stessa cosa.

“Karl Marx dichiarava che la religione era l’oppio dei popoli, ma nel Mondo Nuovo la situazione era capovolta: l’oppio, il Soma, era la religione del popolo. Come la religione, aveva il potere di consolare e di compensare, faceva nascere visioni di un altro mondo, più bello, dava la speranza, sosteneva la fede e incoraggiava la carità”. Quanto oppio è sparso coscientemente nel triste Mondo Reale, e quanta menzogna. Per Guy Debord, il vero, nella società-spettacolo, non è che un momento del falso.

Nella contro religione contemporanea, tutto è controllato attraverso il possesso degli animi, agevolato dal computer, dallo smartphone, dalle telecamere onnipresenti. Tutto è sotto controllo e la stessa democrazia- totem massimo del liberal progressismo – è un lusso che non ci possiamo permettere.  Huxley è categorico. “Delle forze impersonali incontrollabili sembrano spingere tutti nella direzione dell’incubo che ho anticipato e quell’impulso disumanizzato è scientemente accelerato dai rappresentanti di organizzazioni commerciali e politiche che hanno messo a punto tecniche nuove per manipolare, nell’interesse di qualche minoranza, i pensieri e i sentimenti delle masse”.

L’operazione –epidemia, l’Arcipelago Virus in cui ci hanno precipitato, crea un’emergenza infinita, “uno stato di crisi continua [che] giustifica il controllo continuo di tutto e di tutti da parte degli agenti dei Governatori. “La parola governance, imposta in luogo di governo, si carica di significati sinistri. Il Dominio concentra tutto nelle sue mani e dietro la maschera del Mercato -demiurgo e misura di tutte le cose- avanza il monopolio. Delle cose, della proprietà, dell’influenza: si allarga il fossato tra una minoranza straricca, onnipotente e tutti gli altri. E’ il Mondo Nuovo: “I Piccoli sono gravemente svantaggiati: i Grandi li hanno divorati. Via via che i Piccoli spariscono, la potenza economica si concentra in mani sempre meno numerose. In una dittatura, i Grandi Affari, resi possibili dai progressi tecnici costanti e dalla rovina dei Piccoli Affari, sono sotto il controllo dello Stato, cioè di un gruppo poco numeroso di capi politici e di soldati e poliziotti esecutori dei loro ordini “.

Il Mondo Nuovo di Huxley è la fotografia del liberismo oligarchico, con l’unica variante che nel presente esso ha assunto direttamente il potere. I Governatori sono i signori del denaro e della tecnologia, padroni di tutto. Lo Stato – quel che ne resta – sopravvive in qualità di apparato repressivo e capro espiatorio di improbabili ribellioni.

La folla non lo comprende e forse non ci arriverà mai: si limita a guardare la televisione e denunciare gli eretici, i non conformi, i renitenti al consenso, oggi i resistenti alla magica punturina che conferisce il magico lasciapassare verde. Huxley, bene informato delle intenzioni delle élites, scopre con raccapriccio che la distopia si sta realizzando a passi fulminei. La società integralmente organizzata, il sistema delle caste, l’abolizione del libero arbitrio mediante il condizionamento programmato, la servitù resa tollerabile da dosi regolari di felicità chimica, i dogmi ortodossi conficcati nei cervelli perfino durante il sonno, non sono un fantasma futuribile, ma pane quotidiano.

Le profezie del Mondo Nuovo si realizzano ben prima di quanto immaginasse il loro autore. Vincono le armi silenziose della guerra “tranquilla” contro la stragrande maggioranza dell’umanità. Il desiderio di libertà è in declino, l’uomo un prodotto industriale di serie. La diagnosi sgomenta, la prognosi è severa. Solo un’analisi asciutta, razionale, può fornire munizioni per la controffensiva. (I-continua)

FONTE: https://www.maurizioblondet.it/armi-silenziose-per-guerre-tranquille/

 

 

 

CULTURA

I MEGALITI DI BAALBEK

Amici della Scienza

12 09 2021

Gli archeologi tedeschi scoprirono la più grande pietra mai tagliata dall’uomo nell’antichità. Risale forse a oltre 2.000 anni fa.
Ancora parzialmente coperto, il monolite misura 19,6 metri di lunghezza, 6 metri di larghezza e almeno 5,5 metri di altezza. Il suo peso è stimato in 1.650 tonnellate, il che lo rende il più grande blocco di pietra dell’antichità.
Era stato trovato da una squadra dell’Istituto archeologico tedesco in una cava di pietra a Baalbek, in Libano. Conosciuta in epoca romana come Heliopolis, “la città del Sole”, Baalbek ospitava uno dei più grandiosi santuari dell’impero.
La cava era situata a circa 400 metri dal complesso di templi della città e ospita due altri enormi blocchi: uno dal peso di 1.240 tonnellate; l’altro, noto come “Hajjar al-Hibla” (La pietra della donna incinta) di circa 1.000 tonnellate.
Proprio accanto alla Hajjar al-Hibla e sotto di essa, gli archeologi hanno scoperto un terzo blocco.
“Il livello di levigatezza indica che il blocco sarebbe dovuto essere trasportato e usato senza essere tagliato”, spiegano dall’Istituto Tedesco Archeologico. “Si tratta perciò del più grande masso noto dall’antichità”.
La squadra ha lavorato sotto la supervisione locale di Jeanine Abdul Massih, collaboratrice nel Baalbek project della Sezione orientale dell’Istituto archeologico germanico. Lo scopo principale era di trovare nuove informazioni sulle tecniche di estrazione e il trasporto di megaliti.
Gli archeologi credono che i blocchi di pietra calcarea risalgano almeno al 27 a.C., quando Baalbek era una colonia romana ed era cominciata la costruzione di tre templi principali e altri minori. “Degli enormi blocchi di pietra lunghi 20 metri vennero usati per il podio del grande Tempio di Giove nel santuario”, dicono gli archeologi.
Oggi rimangono solo alcune porzioni del tempio, tra cui sei grandi colonne e 27 blocchi giganteschi di pietra calcarea alla base. Tre di loro, dal peso di 1.000 tonnellate ciascuno, sono noti come “Trilithon”.
Come questi monoliti furono trasportati e precisamente posizionati durante la costruzione del tempio rimane un mistero. Alcuni suppongono persino che il blocco fosse stato preparato da una cultura precedente ad Alessandro Magno, che fondò Heliopolis nel 334 a.C.
Il blocco di pietra probabilmente venne tagliato per essere usato nel tempio, ma fu abbandonato perché non trasportabile.
Il vicino blocco Hajjar al-Hibla fornisce invece alcuni indizi: venne probabilmente lasciato nella cava perché su un lato la qualità della pietra si era rivelata carente. “Si sarebbe probabilmene rotta durante il trasporto”, hanno detto gli archeologi. Ulteriori scavi tenteranno di stabilire se anche la pietra più grande avesse lo stesso problema.
Potrebbe essere un'immagine raffigurante in piedi, attività all'aperto e monumento
FONTE: https://www.facebook.com/102090867971467/posts/399822571531627/

 

 

CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE

La distanciation sociale est une exhortation luciférienne

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par Patrice-Hans Perrier.

Aujourd’hui, dimanche 12 septembre 2021, j’ai assisté à une messe tridentine au sein d’une église « traditionnelle », une communauté très à cheval sur les principes moraux … et, curieusement, le curé de service a entamé son sermon en insistant sur « l’obligation morale de respecter la distanciation sociale » lors de la communion. Après le sermon, regardant par terre, les paroissien-moutons se sont lentement dirigés vers l’autel de communion comme un troupeau qu’on mènerait à l’abattoir, tout en respectant cette fameuse « distanciation sociale » obligatoire. Mais, d’où vient cette exhortation sans queue ni tête, dans un contexte où, si les simples fidèles sont appelés à faire « amende honorable » avant de communier, on ne les oblige jamais à se désolidariser les uns des autres.

Cathédrale d’Évreux – Gracieuseté de Wikipédia
La communion : un rituel de solidarité

Bien au contraire :  la communion est un rituel qui implique un geste de solidarité entre les communiants et celui qui a donné sa vie pour l’humanité. La communion est, de facto, un rituel de solidarité et cette prescription de « distanciation sociale » constitue un contre-rituel destiné à annihiler les pouvoirs intrinsèques de ce sacrement. Recevoir le « corps du Christ » revient à reconnaître notre situation de « pauvres pêcheurs » appelés à la rédemption via un sacrement qui consacre notre union intime avec le créateur. Et, in fine, pour être en mesure d’accueillir cette « seconde naissance » alchimique, il nous faut briser les entraves de l’égoïsme qui empêchent la lumière christique de faire son chemin dans l’« athanor » de notre CŒUR de simple mortel. La communion n’est pas un sacrement offert aux « puristes ou aux athlètes de la foi ». Que nenni. L’acte de contrition requis avant de se diriger vers l’autel de la communion est l’équivalent d’une « remontée vers la lumière », après avoir « visiter les entrailles de notre cœur et avoir rectifié notre état de conscience ».

Le christianisme se distingue des autres religion en cela que son « ascèse » requiert l’« humilité du cœur », le « feu du Saint-Esprit » et le « don de soi » auprès d’une communauté engagée sur le chemin de l’imitation christique. Ce chemin, s’il est parsemé d’embuches et de tentations, n’a RIEN À VOIR avec les affres d’une discipline destinée à briser la volonté de l’adepte, afin de le rendre « malléable telle une cire molle entre les mains de ses prétendus bergers », ou d’un corpus de simagrées utilisé afin d’apaiser la conscience d’une bande d’invertébrés.

Communier, c’est recevoir une « parcelle de lumière divine », cette énergie céleste qui est captée au moyen du PORTAIL ouvert par l’officiant qui utilise l’encens afin de purifier les quatre coins de l’autel cérémoniel. Il s’agit, bel et bien, d’une « divine théurgie » qui est accomplie « en SON NOM », comme il nous fut recommandé en d’autres lieux et à une autre époque. Ce que les simples profanes n’ont pas compris c’est que le PORTAIL ouvert par l’officiant soustrait une part de notre temporalité pour la remplacer par une « parcelle d’éternité ». Cette éternité nous est conférée par l’absorption de la « substance divine ». L’hostie, à l’instar du portail, est un canal qui permet de réceptionner cette lumière condensée afin que le communiant puisse la laisser pénétrer en lui.

De la Transsubstantiation à la transformation intérieure

Les véritables initiés savent que le pouvoir sacramentel de l’Hostie signifie que l’autel quitte le portail afin de se retrouver dans le CŒUR du communiant. Il s’agit, à proprement parler, d’un acte sacrificiel qui permet au simple fidèle, ou adepte, d’accueillir en son SEIN une part d’éternité et, chemin faisant, de communier avec sa véritable destinée divine. In fine, le CŒUR de l’adepte c’est l’AUTEL qui permet de sacraliser la vie, ici-bas, et qui devient alors une sorte de portail lui permettant d’échapper à « son humaine condition » afin d’expérimenter d’autres qualités vibratoires. La Sainte Communion représente beaucoup plus qu’un sacrement permettant de « purifier » le CŒUR de l’adepte selon NOUS. Recevoir la lumière christique c’est l’équivalent d’une seconde naissance, après la MORT de l’« homme ancien ». Et, communiant, tous les fidèles, qui devraient – en principe – faire un cercle autour de l’autel de l’officiant, finissent par constituer la véritable église christique qui n’est PAS faite de pierres ou de DROIT CANON.

Pour NOUS, initiés, c’est l’église du FEU de l’Esprit Saint qui représente le TEMPLE véritable, ce réceptacle qui aide tous « les hommes de bonne volonté » et toutes « les femmes de bonne volonté » à revêtir le « VÊTEMENT DE LUMIÈRE ». « Recevoir le corps du Christ » signifie être disposé à quitter « nos habits de chair » et nos habitudes délétères afin que l’« esprit de lumière » se manifeste en nous. Afin d’augmenter les qualités vibratoires de notre élévation spirituelle pour que notre passage, ici-bas, soit l’équivalent d’une transformation intérieure susceptible de nous libérer du poids du PÉCHÉ.

Qu’est-ce que le péché ?

Le premier péché, le PÉCHÉ CARDINAL, serions-nous tentés de dire, c’est le PÉCHÉ D’ORGUEIL. C’est-à-dire qu’il est l’expression d’une entropie spirituelle, dans un contexte où le « simple mortel » refuse de quitter son « habit de chair » pour revêtir « le manteau de lumière ». Le péché d’orgueil est la « marque véritable de la bête », puisqu’il se fonde sur l’illusion d’optique consistant à nous faire croire que nous atteindront l’état divin en écrasant notre prochain et en refusant d’être HUMBLES comme l’HUMUS. Le péché d’orgueil institue une « déconnexion » d’avec notre capacité de transformation vibratoire en nous empêchant de nous libérer des illusions mortifères de la matrice terrestre.

Un contre-rituel luciférien

L’actuel locataire à la cité vaticane oblige ses ouailles à se faire vacciner et à respecter la distanciation sociale en confondant « charité chrétienne » et « devoirs citoyens », en se rangeant du côté de … César. Ainsi, sa célèbre exhortation en faveur des thérapies géniques, « être vacciné […] est un acte d’amour, et contribuer à s’assurer que la majorité des gens soient vaccinés est un acte d’amour », est l’équivalent d’un BLANC-SEING à l’attention des globalistes qui ambitionnent de suivre à la trace le cheptel humain. Chemin faisant, c’est en divisant les véritables adeptes du Christ et en prônant leur marquage que l’on favorise l’avènement de cette « Jérusalem terrestre » qui représente la véritable demeure de l’Antéchrist.

Monseigneur Viganò, qui n’est certainement pas un alchimiste, s’emporte contre l’actuelle posture vaticane et rejoint nos positions en ce qui a trait à l’actuelle campagne de distanciation sociale et de vaccination obligatoire menée tambour battant.

Écoutons-le :

« La Grande Réinitialisation est non seulement la dernière étape avant l’instauration du règne de l’Antéchrist, mais elle a acquis toutes les connotations d’une véritable religion, empruntant son langage, créant des cérémonies, nommant ses propres prêtres ».

Ainsi, en invitant les simples fidèles à se conformer aux mesures de distanciation sociale – prônées par les adeptes de la CONTRE-INITIATION – l’état-major du Saint-Siège met l’épaule à la roue de ce « caractère rituel de la pandémie actuelle », pour reprendre les mots de Mgr Viganò. Toute cette funeste comédie – si l’on suit le doigt du prélat contestataire –, consistant à mettre des distributeurs de masques et de désinfectants dans le narthex des églises, ne représente plus qu’un simulacre sacramental dans un contexte où les lieux de culte ont été réquisitionnés par l’OMS. Mgr Viganò met le doigt là où ça fait mal : « Le caractère rituel de la « pandémie » actuelle est évident, surtout dans la manière dont on a voulu donner au vaccin une valeur sacramentelle, au point de recourir à des prêtres et à des évêques – et même au pape lui-même – pour le promouvoir, jusqu’à prêcher qu’il est indispensable pour le salut, en l’identifiant comme un « devoir moral » pour chaque croyant ».

Pour NOUS, la messe est dite, et nul besoin d’être un prophète de malheur pour entrevoir la VISION d’un schisme inévitable au sein de l’Église catholique. Mais, tout autant, entre les disciples de la VÉRITABLE INITIATION et les laudateurs d’une CONTRE-INITIATION luciférienne au service des globalistes à la manœuvre.

Patrice-Hans Perrier

• evolaasheis.wordpress.com/2016/04/14/apercu-sur-la-contre-initiation


source : https://patricehansperrier.wordpress.com

FONTE: https://reseauinternational.net/la-distanciation-sociale-est-une-exhortation-luciferienne/

 

 

 

 

ECONOMIA

Il potere dei nostri creditori

Sulle Generali, la più importante istituzione finanziaria italiana con Intesa-SanPaolo, si sta combattendo una battaglia finanziaria di altri tempi

Il potere dei nostri creditori

Sulle Generali, la più importante istituzione finanziaria italiana con Intesa-SanPaolo, si sta combattendo una battaglia finanziaria di altri tempi. Da una parte due importanti azionisti privati, Caltagirone e Del Vecchio, forti di sei miliardi investiti di tasca propria nella società e che vorrebbero scegliere i vertici. Dall’altra parte il primo azionista, Mediobanca, che storicamente è stato molto geloso dell’indipendenza della compagnia, financo dai suoi azionisti. In mezzo il mercato degli investitori internazionali e l’amministratore delegato, Philippe Donnet, che fino ad ora non ha deluso le aspettative sui risultati portati a casa.

Questa sintetica descrizione probabilmente non soddisfa nessuno dei tre attori della partita: ognuno di loro vuole spostare l’asse del prossimo consiglio di amministrazione a proprio favore.

Si rischia però di perdere un punto di vista più complessivo. Le Generali detengono la bellezza di 60 miliardi di euro del nostro debito pubblico: più o meno il dieci per cento dei loro attivi. Non si tratta di un dettaglio tecnico. Ma di una circostanza che il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha bene in mente. Unicredit, circa cinque anni fa, fece scalpore cedendo, per poco più di tre miliardi di euro, il suo gestore di risparmio gestito ai francesi di Amundi. È il mercato, bellezza.

Ma quello dei titoli di Stato è un mercato drogato.

Con la Bce che compra Btp a rotta di collo (un quarto circa del nostro debito è nei suoi forzieri digitali) e che prima o poi smetterà di farlo. Un mercato, come avvenne durante la crisi del 2011, in cui un grosso investitore che volesse mettere in ginocchio la nostra fragile finanza pubblica, potrebbe vendere sul mercato un pacchetto di Btp.

A quel punto non è indifferente sapere chi ha in mano il nostro debito. Reagan, riguardo la crescita esponenziale del passivo americano, disse: il nostro debito pubblico è grande abbastanza per sapere badare a se stesso. Ma quando lo disse il debito americano era una frazione di quello attuale e per il 90 per cento era in mano ad americani ed istituzioni locali. Oggi il nostro debito è gigantesco, altro che grande, e sapere che la maggior parte di esso risiede all’estero e in istituzioni che non avrebbero nessuno scrupolo a gettarci giù dalla torre per primi, non è confortante. Questa considerazione non sgombra il campo, evidentemente, dal rischio fatale che stiamo correndo: un grande debito, oggi per l’Italia, è anche una grande vulnerabilità. Cercare di essere accorti è il minimo che possiamo fare: sul fronte dei conti in primis, ma anche sulla custodia del nostro risparmio in un mercato che è tutt’altro che perfetto.

FONTE: https://www.ilgiornale.it/news/cronache/potere-dei-nostri-creditori-1974856.html

AFLOCKALYPSE

Uno stormo di cigni neri

Il titolo di questa newsletter è una parola inventata che ho letto su un commento ad un articolo su Zerohedge dove si cercava di mettere in guardia i lettori circa il manifestarsi di uno o più eventi catastrofici improvvisi, che in gergo economico si chiamano “cigno nero”.

L’espressione, coniata dal matematico libanese Nassim Nicholas Taleb, si basa sull’antica concezione che i cigni neri non potessero esistere e quindi, vederne uno è da considerarsi un qualcosa di straordinario ed imprevedibile. Associando questa idea al mondo economico, il cigno nero diviene così il sinonimo del verificarsi di un singolo evento catastrofico talmente straordinario ed imprevedibile, da lasciare tutti di stucco e senza la possibilità di adottare le necessarie contromisure in tempo utile per mettersi in salvo.

Quindi, dicesi cigno nero un evento che si manifesta all’improvviso e che causa gravi perdite e devastazione a chi si fa trovare impreparato.

Ed è per questo che ho trovato geniale l’espressione coniata da quel commentatore su Zerohedge, perché nella sola parola composta, “Aflockalypse”, è riuscito a riassumere e concentrare tutto il significato delle recenti scelte scellerate di politica monetaria e tutto il resto. Non solo un cigno nero, ma un “flock”, uno stormo di cigni neri che causano l’apocalisse.

Uno stormo di cigni neri, Non uno solo.

Per definizione il cigno nero è un evento imprevedibile, quindi nessuno può sapere con esattezza come e quando si manifesterà, però si può dire tranquillamente che siccome si tratta di un evento imprevedibile, questo avrà più possibilità di manifestarsi durante una fase economica imprevedibile come quella attuale, dove è in corso un esperimento monetario mai tentato prima, ovvero la creazione dal niente di cifre astronomiche di denaro virtuale, come per stessa ammissione dell’ex Membro del consiglio dei governatori della Federal Reserve degli Stati Uniti (2009–2017) e professore universitario di Harvard  Daniel Tarullo:

 

VIDEO QUI: https://youtu.be/Q1tNVIWqIvg

“stiamo navigando in acque inesplorate”.

In acque inesplorate, può succedere di tutto! Un cigno nero o uno stormo di cigni neri. Nel video qui sopra, la giornalista accenna al fatto che, visto che stiamo navigando in acque inesplorate, magari sarebbe opportuno rallentare questa stampa scellerata di denaro, ma il professore-banchiere Tarullo le risponde che non lo sa, che nessuno lo sa. Si fanno dei tentativi e se ne osservano gli esiti, senza una rotta ben chiara e delineata.  Il che dovrebbe far riflettere tutti noi su come siamo messi: un po’ come nel film Pappa e Ciccia quando Paolo Villaggio si accorge che alla guida dell’aereo non c’è nessuno!

 

 

Le componenti in gioco adesso sono principalmente le seguenti:

1)      Economia

2)      Energia

3)      Ambiente

4)      Demografia

È con la componente economica che si cerca di mantenere equilibrio tra le altre. Non è facile per niente. Essendo la componente economica basata e misurata con unità di natura debitoria (tutto il denaro è debito) si parte subito squilibrati perché sul debito esistente maturano interessi non esistenti al momento della creazione monetaria, ma che iniziano a maturare da subito. Energia, ambiente e demografia devono così plasmarsi nel tempo per meglio essere funzionali alla natura debitoria del denaro.

Non sarebbe quindi meglio, o più semplice cambiare la natura del denaro, invece di adattare il mondo intero ad essa?

Si! Sarebbe meglio e sarebbe facile, ma chi è dalla parte ricevente di questo sistema continuerà a fare di tutto affinché il “giochetto” possa durare il più possibile.  Si tratta del potere più assoluto che esiste. Il potere di creare denaro dal niente indebitando tutti. In questo modo, la classe che controlla questo sistema riesce a vivere a scrocco su tutto il resto ed è pronta a sacrificare il pianeta terra pur di non perdere questo privilegio, anche perché, come abbiamo visto, per stessa ammissione del Professor Tarullo, non conoscono altro sistema se non quello di continuare a creare nuovo debito, senza sapere neanche bene dove andare.

“Stampiamo un altro po’ di soldi e poi si guarda che succede”!

Quello che succede è spiegato molto bene da Max Keiser e Stacy Herbert in questo video della loro ottima rubrica “Keiser Report”:

VIDEO QUI: https://youtu.be/6QFJpB6KQBE

La creazione monetaria di trilioni di dollari, Yen, Euro, Franchi, Yuan, ecc iniziata nel 2008, con una propulsione astronomica ed esponenziale sta iniziando a manifestare i suoi effetti nefasti proprio davanti ai nostri occhi e questi sono gli effetti, così come riportato dal Financial Times:

 

 

Il meccanismo di trasferimento di ricchezza da noi verso loro è spiegato magistralmente da Max Keiser in questi termini:

“il governo americano si finanzia attraverso l’emissione di buoni del tesoro. Gli interessi che maturano su questi buoni del tesoro sono pagati tassando i cittadini. Chi sono i maggiori detentori di questi buoni del tesoro?  Il ceto stra ricco del 1/10 dell’1%. In questo modo il governo diviene un semplice meccanismo di trasmissione con il quale preleva i soldi dalle tasche della gente attraverso le tasse, che sono soltanto la foglia di fico che nasconde il meccanismo di trasmissione dei nostri soldi. I soldi passano così al governo  che li riversa ai possessori dei buoni del tesoro. E dato che ne hanno così tanti di questi buoni del tesoro, il tasso d’interesse può restare anche basso. Con i tassi bassi, questo 1/10 dell’1% può prendere altri soldi a prestito e speculare in operazioni rischiose, ma indovina un po’? Se sbagliano e ci rimettono, è il governo stesso a salvarli attraverso i bail out con nuove emissioni di buoni del tesoro e nuove tasse da prelevare al popolo. Tutto questo è deflazionistico e porta al collasso della società”!

Stacy ci introduce invece nel concetto di “Doom Loop”. È veramente interessante. Praticamente abbiamo visto, anche nelle mie precedenti newsletter, come la creazione monetaria esponenziale in atto stia causando inflazione e impoverimento del ceto medio povero a beneficio della classe ultra ricca. Continuando a creare soldi che vengono destinati non alla gente, ma ai diretti beneficiari dei piani di stimolo grazie al Cantillon Effect (Nel XVIII secolo, l’economista e filosofo Richard Cantillon nel suo Essai sur la Nature Du Commerce en General, spiega che i benefici derivanti dalla munificenza di uno Stato, dipendono dall’organizzazione dello Stato stesso: più vicini si è al re, più alte le possibilità di avere dei vantaggi.)

Tutto questo denaro creato a debito finisce nelle tasche del ceto ultra ricco che lo usa per speculare e per impossessarsi di sempre più ampie fette di economia reale. La stampa insensata di moneta causerebbe immediatamente problemi di inflazione e iperinflazione. Si è così cercato di combattere questi effetti collaterali semplicemente soffocando la velocità della circolazione della moneta, distruggendo la base economica detta “retail” a beneficio del turbo capitale transnazionale dei banchieri e delle multinazionali quotate in borsa. Quando il denaro va a gonfiare i listini di borsa, non viene utilizzato dalla base per investire, consumare, divertirsi e vivere decentemente, ma resta cristallizzato in semplici numeri dentro a computer senza arrecare alcun beneficio a chi questo denaro vorrebbe utilizzarlo per il proprio sostentamento.

E qui si innesca il micidiale Doom Loop. Un intera classe sociale fatta di miliardi di cittadini che non riceve che spiccioli di questa immane galassia monetaria, non potendo più lavorare a causa di lockdown e restrizioni, che ha perso il posto di lavoro per colpa di una “scamdemia” che non finisce più, non ha altra possibilità di sopravvivenza se non quella di indebitarsi e spendere con le carte di credito, alimentando  ulteriormente prestigio, potere e ricchezza della classe della neo aristocrazia oligarchica dominante fatta di banchieri e multinazionali.

Abbiamo quindi una tanaglia a doppia ganascia che ci stritola con inflazione del prezzo dei beni di prima necessità, ma anche deflazione provocata dal drenaggio della liquidità disponibile dovuto alle tasse e alla distruzione dei posti di lavoro, dei risparmi e della prosperità del ceto medio, che deve cedere quote sempre crescenti del proprio lavoro, delle proprie aziende, dei propri risparmi e anche di case e beni immobili a questa nube tossica sovrastante che risucchia tutto. Tutto viene risucchiato verso l’alto da un’oligarchia che non corre alcun rischio, perché ogni errore di percorso che commette, saremo sempre noi a ripagarlo con misure sempre crescenti della stessa medicina, ovvero: bastonate economiche, restrizioni, chiusure, toppe alla bocca, iniezioni letali e impoverimento.

Riassumendo, siamo in una fase in cui l’eccesso di debito che ha portato allo scoppio della bolla dei mutui subprime nel 2008 e il fallimento della banca d’affari Lehman Brothers, è stato affrontato con una quantità di debito di misura esponenzialmente superiore. Se nel 2008 il problema era troppo debito, nel 2021 il problema è sempre troppo debito, ma stavolta il rischio si è trasferito dalle banche a ognuno di noi ed è enormemente più grande. Da un lato le banche centrali cercano di diluire il debito controllando l’inflazione, dall’altro cercano di evitare che l’inflazione divampi creando contestualmente deflazione allo scopo di calmierare gli effetti dirompenti dell’eccesso di creazione monetaria.

In pratica, le banche centrali, con una mano mettono denaro e con l’altra lo tolgono e tutte e due le mani lo depositano poi nel cassetto dei propri amici che utilizzano tutte queste palate di soldi gratis per comprarci sempre più roba, impoverendo la base per arricchire il vertice, in un doom loop che non sembra avere fine. L’oligarchia si consolida quindi al vertice e diviene sempre più potente. Più va avanti l’emergenza sanitaria e più potente diviene la classe oligarchica che arriverà a controllare tutto e tutti compiendo così il suo sogno di sempre ovvero quello di diventare padroni del mondo.

Non c’è molto altro da dire o da commentare. Ormai è chiaro. I lockdown e gli attacchi alla nostra qualità della vita, il terrore verbale con cui comunicano le loro scelte dittatoriali,  sono funzionali a mantenere saldo il potere. Gli eccessi inflattivi del debito sono tenuti sotto controllo azzerando la nostra libertà e la nostra prosperità.

Ogni nostra perdita viene trasferita all’oligarchia. Ogni negozio che chiude alimenta i profitti dei colossi delle vendite on-line e fa confluire il denaro all’oligarchia che non lo utilizzerà per far star bene altre persone  ma lo farà confluire nella capitalizzazione azionaria dove rimarrà inutilizzato, smettendo di circolare.

Quanto può andare avanti tutto questo? Nessuno lo sa. Ma non molto a lungo. Il sistema è saturo. È una bolla di dimensioni pazzesche e tutte le bolle prima o poi scoppiano. Potrebbe essere uno o più di un cigno nero a causare l’Aflockalipse. Potrebbero anche essere loro stessi a volerla. Non dimentichiamoci che stiamo attraversando una fase di reset monetario. Ce l’hanno detto apertamente. Ogni fase di cambiamento di paradigma economico-monetario è sempre accompagnata da momenti gravi e drammatici, a volte anche sanguinari. Bisogna quindi essere pronti. Io non ho molte soluzioni se non quelle dettate dalla lettura della storia e dal buon senso. Guardando indietro vediamo che durante ogni fase di grande cambiamento di paradigma monetario, chi si è salvato meglio sono sempre stati coloro che hanno convertito in tempo i propri soldi di carta o virtuali in beni tangibili di valore, principalmente in oro fisico.  Ancora si può fare. Non è detto che questa opportunità rimanga per sempre. Quante cose si potevano fare, e poi non più? Il più recente cambio di paradigma monetario che tutti ricordiamo è stato quando hanno convertito i nostri risparmi da lire a euro. In un attimo ci siamo accorti che i soldi che avevamo sul conto corrente compravano metà della roba del giorno prima. Una perdita secca del 50%, di metà della nostra ricchezza. Ad averlo saputo prima, si poteva convertire in oro per tempo e salvare il valore dei nostri risparmi. Adesso non facciamo lo stesso errore. Ce l’hanno detto e ci stanno dimostrando che ci vogliono stritolare. La mia soluzione non è un gran che. Non ho i mezzi per combattere questo meccanismo diabolico, ma almeno cerchiamo di non farci spazzare via completamente e di conservare un po’ di ricchezza per affrontare i tempi futuri, convertendo un po’ di soldi finti in oro fisico. È una soluzione pratica. Affrontare una fase di reset monetario senza un po’ di oro fisico è sempre stata una scelta molto imprudente.

E un’ultima cosa. Per chi non ha terreni e risorse per produrre il proprio cibo, occorrerà anche una bella scorta di cibo in scatola e articoli sanitari per almeno due mesi di autonomia; è una precauzione di buon senso. Non ci dimentichiamo, e lo abbiamo visto con i nostri occhi, che la gente faceva a coltellate per un pacco di carta igienica nella prima fase dell’ “Operazione Corona” del 2020.

Quando colpisce l’Aflockalypse, è meglio essere al sicuro con i risparmi in oro e un cuscinetto di autonomia alimentare in casa.

(Per ordinare il mio libro, scrivete a: fondazioneitaliabahamas@gmail.com)

FONTE: https://andreacecchi.substack.com/p/aflockalypse

 

 

IL VIRUS GIUSTO AL MOMENTO GIUSTO

Può un virus arrivare proprio nel momento esatto per essere considerato come una vera e propria benedizione? Sarebbe quasi un’eresia rispondere di si. Invece, per gli operatori finanziari, è proprio ciò che è accaduto.

Ricapitoliamo.

A giugno 2019 il mercato dei REPO stava iniziando a collassare mostrando segnali di pericolo sistemico.  La maggior parte della gente non sa neanche che cosa siano i REPO.

In pratica sono operazioni di pronti contro termine con cui le banche e i maggiori operatori economici si scambiano asset (principalmente titoli di stato) con operazioni di durata brevissima allo scopo di ottenere liquidità istantanea per le ragioni legate soprattutto al rischio controparte che scaturisce da operazioni altamente speculative nel mercato dei derivati.  Il campanello d’allarme inizia a suonare a giugno. A settembre 2019 la situazione diventa preoccupante. Quanto preoccupante? Tipo da “mani nei capelli e bocca spalancata” preoccupante.

Un Report della Banca Regolamenti Internazionali (B.I.S.), la banca centrale che governa tutte le altre banche centrali del mondo, lancia l’allarme e “stranamente” omette di fare i nomi delle 4 principali banche di Wall Street che sono coinvolte. Avverte che il problema si sta espandendo contagiando anche il mercato delle valute.

Si tratta del mercato con cui le banche europee ed extra europee ottengono dollari per le loro necessità operative per le operazioni denominate in dollari americani. Anche questo settore funziona in modo analogo ai Repo e  di conseguenza il problema si diffonde e diventa globale.  La Federal Reserve risponde all’appello accorato delle banche che si trovano in pericolo mortale per mancanza di liquidità e provvede ad aprire una linea di approvvigionamento straordinaria di 350 miliardi di dollari al giorno che in alcuni casi toccano anche punte di oltre 800. Ma non basta. Il panico non si ferma. Ad aggravare la cosa, entrano nel giro delle scommesse dei REPO anche i maggiori Hedge Fund che usano i soldi raccolti dai maggiori fondi pensione (si, anche l’Inps) per fare guadagni in questo oceano molto pescoso ma ad alto rischio. Passano le settimane e le banche non si fidano più l’una dell’altra e si avvicina il collasso monetario. Forse non è ben chiaro quello che può accadere in un collasso monetario. È veramente la peggiore delle ipotesi. In un collasso monetario, tutta la liquidità sparisce perché non arriva più ai destinatari. Se ciò non avviene, l’economia si ferma totalmente. Come un aereo che precipita: muoiono tutti! I vertici delle banche, di concerto con i responsabili economici convergono sul fatto che, se l’aereo precipita, bisogna evitare che si schianti e iniziano a pianificare una soluzione che possa evitare il disastro assoluto, cercando perlomeno di far planare l’aereo il più dolcemente possibile. Questo non tanto per salvare noi di cui non gliene frega niente, ma per salvare più che altro se stessi e il paradigma che consente a pochi soggetti tra cui la banche, di vivere a scrocco su tutti gli altri.

A ottobre 2019, come una bizzarra coincidenza, avviene un vertice tra entità molto influenti, denominato EVENT 201. Giusto un mese dopo il campanello d’allarme della B.I.S.

In tale occasione viene simulato un evento di pandemia globale che vede diffondersi un virus a bassa letalità con le caratteristiche esattamente uguali a quello che poi viene annunciato essersi propagato da Wuhan con la storia che tutti conosciamo. Ai partecipanti provenienti da tutto il mondo viene dato un vademecum operativo. Un vero e proprio protocollo di azione, su come comportarsi e su quali misure adottare se (a ottobre eravamo ancora in fase ipotetica)…….. un virus del tipo coronavirus si fosse diffuso e se all’intera popolazione mondiale venissero comunicate misure contenitive da adottare in caso di pandemia. Il 21 gennaio 2020 segue il vertice di Davos dove si riuniscono nuovamente tutti i potenti del mondo. Il 23 gennaio la Cina annuncia il lockdown. Il 30 gennaio 2020, l’ W.H.O. annuncia l’emergenza sanitaria globale. Le notizie del virus che a ottobre era solo ipotetico e simulato, come per miracolo, si materializzano davvero, proprio nelle esatte modalità previste dall’esercitazione dell’EVENT 201. Sembra proprio che l’esercitazione fosse stata una prova generale prima di “andare in scena” come in una opera teatrale planetaria.

Ma facciamo un passo indietro e torniamo al mercato dei REPO che sta esplodendo, visto che del virus ne hanno parlato tutti fino alla nausea.

Ci sono due modi e solo due modi per prendersi cura di un mercato monetario a breve termine:

1)      Pomparci dentro più denaro possibile per mantenere fluida la domanda e impedire agli interessi  richiesti dai prestatori di salire.

2)      Fermare la domanda di prestiti da parte dell’economia globale.

Qui è necessario capire qual è il vero rischio. Il vero rischio è rappresentato dal tasso d’interesse che sale.  Durante tutto questo periodo di tassi d’interesse prossimi o pari a zero si è gonfiata a dismisura la bolla dei derivati. Tutto è sorretto da un filo molto sottile. Operazioni di rischio elevatissimo, basate su scambi virtuali di collaterale preso a debito, quasi sempre titoli di stato, che hanno un equilibrio molto precario. Se per qualche ragione i tassi iniziano a salire, il valore del sottostante a garanzia diminuisce e si innesta la reazione a catena, tipo deflagrazione nucleare, dove ogni operatore cerca liquidità, che non ha, per ricoprirsi dal fallimento istantaneo.

Lo spiego in modo becero: se mi presti 80 euro e ti do a garanzia un titolo che vale 100, ti senti sicuro. Ma se durante il prestito, quel titolo a garanzia non vale più 100 ma 70, allora mi chiedi di rientrare nella garanzia dei 30 che mancano. Da chi li prendo quei 30 che non ho? E qui inizia la crisi. Se si moltiplicano queste dinamiche per migliaia e migliaia di miliardi di scambi algoritmici ad alta velocità, con garbugli e intrecci di garanzie incrociate tutte sorrette da prestiti ad altissimo rischio, (spesso i titoli a garanzia sono presi a prestito a sua volta e re-ipotecati innumerevoli volte) si capisce come in un attimo tutto possa esplodere se non si interviene con secchiate di soldi come ha fatto la Federal Reserve, arrivando a fornire anche 1000 miliardi al giorno.
Come per miracolo, arriva quindi il Covid-19. E cosa succede?

Le Banche Centrali sono autorizzate quindi a intervenire in modo illimitato. Vengono creati dal niente migliaia di milioni o centinaia di miliardi di dollari e vengono distribuiti non solo alle banche ma iniettati anche direttamente alle maggiori aziende. Con questa misura di straordinaria portata, la falla del mercato dei REPO viene calmierato. Le controparti ottengono la liquidità mancante. La domanda generale di prestiti viene invece fermata dal lockdown. Era necessario imporre un blocco forzato all’economia e agli scambi proprio per fermare il contagio che si stava propagando dal mercato dei titoli di stato a breve termine che avrebbe contagiato l’intero debito globale. Questo passaggio è un po’ più difficile da capire, ma anche l’ammontare complessivo dei prestiti erogati ai privati e alle aziende contribuisce al calcolo del rischio complessivo che si ripercuote sul calcolo del tasso d’interesse. Maggiore è il rischio, più alto sarà il tasso. E se nel mercato dei REPO che è interbancario aumenta il rischio, aumenta la possibilità del default a catena. Diciamolo una volta per tutte: i tassi non devono aumentare! Se lo fanno: è la fine.

Tutta l’economia è debito. Quando si sente parlare di Dollari, Euro, Yen, Franchi, Corone, Yuan eccetera, bisogna sempre ricordare che le valute non sono altro che unità debitorie emesse sulla base di un’economia debitoria. Il denaro esiste solo dopo che una banca lo crea indebitando qualcuno: stati, privati o aziende. Le persone si concentrano soprattutto sul mercato azionario. Quello non c’entra niente, Ha dinamiche completamente diverse e anche nel caso di un’economia paralizzata come quella di adesso, potrebbe addirittura sfondare nuovi massimi, proprio grazie a tutta la nuova liquidità creata che non ha altri posti dove confluire. Il nocciolo della questione è il mercato del debito. La gente non si rende ancora conto che stava arrivando una crisi economica pazzesca. Nessuno lo dice perché sono cose difficili da spiegare e pochi ne hanno la voglia e la competenza e la gente non ha voglia di fare lo sforzo di capire queste cose, che quindi possono andare avanti, quasi segretamente senza che nessuno se ne preoccupi. Ma bisogna assolutamente capire che il virus ha fermato una crisi economicsa peggiore di quella che stiamo vivendo adesso. Il virus è arrivato veramente al momento giusto. Se non fosse arrivato, i tassi d’interesse sarebbero schizzati in alto e il mercato del debito e a ruota quello dei derivati (2.5 milioni di miliardi – stima B.I.S.) sarebbe deflagrato in una supernova dalle proporzioni molto, molto peggiori di quello che è avvenuto. Una crisi per la quale non esiste strumento per gestirla.

Fermare l’economia e quindi la domanda di prestiti e inondare le banche di liquidità fresca è sembrata essere la soluzione meno dannosa. Almeno per loro. Lo slogan “andrà tutto bene” che hanno messo in bocca agli zombie acefali, è servito a ribadire che andrà tutto bene a loro, non a noi, e che per adesso, il collasso monetario non ci sarà perché hanno fermato l’economia gettando tutti noi fermi, immobili in un angolo, come in una prigione planetaria. Salvando i REPO sono stati salvati anche gli Hedge Fund e quindi i fondi pensione. Per adesso i pensionati possono stare tranquilli. La loro pensione è assicurata.

Molti allora si chiedono: cosa succederà ora? Ci sarà la ripresa?

Assolutamente no! Mi spiace dirvelo, e mi spiace anche per me, ma ho il mio piano e dedicherò un’apposita newsletter appena sarà pronto.

L’economia non ripartirà. Sarà un grafico a forma di L dove dopo il crollo verticale di adesso seguirà un lungo periodo di lenta e prolungata stagnazione su livelli molto inferiori ai precedenti.  Il 2019 è stato l’ultimo anno di mondo come lo abbiamo conosciuto. Con il 2020 arriva una nuova realtà e che ci piaccia o no, sarà con noi almeno fino al 2032. Se si decidesse di riaprire tutto e tornare alla situazione precedente ci ritroveremmo in un attimo al punto di partenza, ovvero al settembre 2019, con l’esplosione del mercato dei REPO. Questa scelta è stata inevitabile. È il più colossale caso di “TRA L’INCUDINE E IL MARTELLO” della storia dell’umanità.

L’economia non ripartirà perché con il blocco totale dovuto al lockdown e alle restrizioni per il contenimento della pandemia ci saranno molti fallimenti. Moltissimi soggetti non saranno più in grado di pagare i propri debiti.  Moltissimi non saranno più in grado pagare i canoni di affitto. Se da una parte qualcuno non paga, dall’altra c’è qualcun altro che non riscuote. Il gioco è a somma zero. Complessivamente, non c’è guadagno economico perché la somma si sterilizza. Quali sono le possibili soluzioni? Come se ne esce? È molto difficile. Occorre un gioco di grande equilibrio e di lento e cauto procedere. Ci saranno periodi di “stringi e allenta” sempre con il rischio pandemia usato alla nausea per limitare la libertà delle persone concedendo brevi sprazzi di libertà come questa estate, per tornare a stringere il cappio con il prossimo autunno, e così via.

Per descrivere questo momento mi viene in mente un’avventura di pesca alle Bahamas, la mia seconda patria. Ero andato a pescare uscendo con il kayak durante la fase di alta marea. L’alta marea può essere intesa come una sufficiente copertura di liquidità che consente di navigare galleggiando sopra le insidie del fondale.  Al mio ritorno, la marea si era ritirata di molti metri e, per raggiungere la strada, per tornare a casa, dovevo attraversare un tratto di acqua molto bassa con rocce e coralli affioranti e taglienti, compresi ricci di mare. Tutto ciò con delle ciabatte approssimative che mi fornivano una protezione solo parziale. Il rischio era quello di ferirsi i piedi, di scivolare, di rompere il kayak e di perdere i pesci che avevo preso.  Dovevo trovare un sistema per riportare in sicurezza pesci, piedi e kayak. L’unico modo era quello di procedere lentamente. Sondando il terreno prima di compiere un passo. Poi, una volta avanzato, tirarmi dietro l’imbarcazione sul velo di acqua laddove possibile, o caricandola a forza di braccia, spostandola in un punto sicuro. E così via per diverse ore, sotto il sole tropicale, fino alla fine del percorso. È stata una prova di pazienza, forza e abilità, di calcolo del rischio da effettuare prima di ogni passo, approfittando di ogni pozza di acqua più fonda e di ogni appoggio più sicuro dove appoggiare il piede senza tagliarmi o scivolare. Queste sono le doti che dovrebbero avere coloro che in questo momento si trovano nella posizione di stabilire la strategia migliore per tirare fuori l’umanità intera da questa “bassa marea” insidiosa in cui ci troviamo, ben sapendo però che facendo i passi sbagliati, si rischia non solo di fare danni irreparabili, ma anche di affondare e perdere tutto.

Chiediamoci quindi: gli abbiamo nel mondo questo tipo di leader? Esistono uomini o donne capaci di prendere in mano le redini e di guidare saggiamente l’umanità verso un terreno sicuro sul quale ricostruire un modello economico più solido e sostenibile? E i leader che abbiamo: lo vorranno fare?

La soluzione adesso sarebbe quella di intraprendere colossali opere pubbliche infrastrutturali che darebbero lavoro alla gente, e adottando misure fiscali adeguate a garantire la stabilità dei flussi monetari. La fusione tra Banche Centrali e Governo che sta avvenendo renderebbe più agevole il meccanismo di finanziamento necessario per mettere in cantiere queste opere. Donald Trump è maestro di bancarotta avendone subite diverse come imprenditore soprattutto nel settore dei casinò, quindi nel gioco d’azzardo. Ironicamente sembra proprio la persona adatta a gestire una bancarotta globale causata dal casinò delle scommesse sul mercato dei REPO. Visti i suoi successi e le sue esperienze precedenti: è uno del mestiere!

Le prossime tappe vedranno l’annuncio di una cripto valuta mondiale che servirà all’inizio solo alle compensazioni tra banche centrali. Sarà una cripto valuta su base aurea. I paesi che hanno le maggiori riserve auree saranno quelli dominanti. Per questo hanno voluto azzerare l’Italia. L’obiettivo è quello di farci cedere il nostro oro che è comunque al 4° posto al mondo. Speriamo di resistere. Gli USA al pimo posto. La Cina e la Russia hanno iniziato dieci anni fa a comprare tutto l’oro che viene prodotto. Non lo hanno comprato per rivenderlo. Lo hanno comprato perché vogliono giocare da protagonisti.

L’oro quindi tornerà ad avere il suo ruolo da protagonista nel nuovo sistema economico. Questo anche perché essendo l’oro scarso per natura, impedirà all’economia di espandersi in modo esponenziale creando questo genere di squilibri e fornendo una solida base su cui ripartire in modo più sostenibile, il che concorda anche con i dettami “green” che vanno tanto di moda. Abituiamoci a tutto questo e calcoliamo bene i nostri passi per uscire incolumi dalla “bassa marea” che caratterizzerà i prossimi anni. Ci sarà un assestamento da qui al 2025. Poi un lento incedere fino al 2032. Quindi: questa è la nuova realtà: more with less! Bisogna fare di più con meno. Aguzzare l’ingegno e darsi da fare. Sennò ci sarà il reddito di sussistenza statale e la lenta morte in un angolo, fuori dai giochi.

FONTE: https://andreacecchi.substack.com/p/il-virus-giusto-al-momento-giusto

Chi festeggia la “Straordinaria crescita dell’Italia” vi propina una Fake News

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I mass media parlano di una crescita nazionale eccezionale, con il ministro Daniele Franco che parla di una crescita sostenuta che migliora i problemi del debito e del deficit.

Bene, bravi e bis allora. Non tanto, visto che questa crescita non è esattamente quello che ci si sarebbe da attendersi.

Grazie ad Canale Sovranista possiamo mostrarvi tangibilmente l’andamento del PIL  italiano sino  2021, secondo le previsioni OCSE:

Il PIL italiano, nonostante la “Grande ripresa”, al secondo trimestre 2021 è ancora sotto del 3,8% rispetto all’ultimo trimestre del 2019  dell’8,5% rispetto al primo trimestre del 2008. Se il MEF ritiene che l situazione attuale sia comunque migliore delle attese, allora dobbiamo pensare che le previsioni del MEF siano state veramente molto negative.

Possiamo porvi un altro grafico che vi permette di capire anche meglio il disastro del Covid-19 e l’incapacità della Pubblica Amministrazione di far fronte a questa devastazione economica.

Il 2020 si è chiuso con in PIL reale a prezzi 2015 a 1600 miliardi, molto meno del picco di oltre 1800 miliardi (a prezzi costanti) del 2007 e perfino degli oltre 1700 del 2019. Un disastro che ci ha portato indietro di tanti anni, ma senza la prospettiva di crescita che vi era in passato. 20 anni economici cancellati, am senza le speranze del 2000.

Del resto la crisi covid-19 non fa altro che mettere in luce il fallimento delle politiche economiche degli ultimi 15 anni, a essere buoni, e degli ultimi  25-30, a essere realistici.

Politiche incapaci di portare la crescita negli ultimi 15 anni non sono state in grado di fare meglio di fronte a una crisi, inattesa, di carattere globale. Chi ha fallito a livello micro non può avere successo a livello macro. Sono discorsi che avete sentito ante 2018, ma che sono attuali allora come lo sono oggi, anche a governi diversi.

FONTE: https://scenarieconomici.it/chi-festeggia-la-straordinaria-crescita-dellitalia-vi-propina-una-fake-news/

 

 

 

Il giocattolo rotto delle delocalizzazioni

Il grido di dolore di Enrico Preziosi, il padrone di Giochi Preziosi, ha commosso tutti: i regali di Natale dei nostri bambini sono a rischio, bloccati nei porti cinesi dalla richiesta di un balzello che il povero imprenditore proprio non si aspettava. Scorrendo l’intervista, sorge però qualche dubbio circa la buona fede del nostro Babbo Natale incagliato in Cina: già, cosa ci fanno in Cina i prodotti di un’azienda italianissima? E perché questo accorato appello rivolto al nostro Governo?

Nella stessa intervista, Preziosi ci informa che il 95% della sua produzione è delocalizzata in Cina. Come la gran parte delle aziende italiane medie e grandi, anche Giochi Preziosi ha dunque delocalizzato la quasi totalità della produzione in un Paese che offriva grandi opportunità di profitto: un costo del lavoro molto basso, tasse e tributi contenuti da una politica di apertura portata avanti dalla Cina in alcune zone del Paese esposte al commercio internazionale, e la garanzia della totale libertà di circolazione delle merci, che consente ai vari Preziosi di tornare poi in Italia, e in Europa tutta, a vendere le proprie merci prodotte altrove. Il fenomeno delle delocalizzazioni è un mondo meraviglioso, per gli imprenditori. L’altra faccia di questo fenomeno, il costo delle delocalizzazioni, la pagano i lavoratori italiani – che perdono i posti di lavoro spostati in Cina – e l’Italia tutta, che oltre a sperimentare una progressiva desertificazione industriale vede erodere anche la base fiscale di questi colossi industriali il cui baricentro produttivo fuoriesce dal Paese. L’affare delle delocalizzazioni, dunque, lo ha fatto Preziosi, attratto dalle condizioni offerte (in questo caso) dalla Cina, mentre lo Stato italiano ed i lavoratori del nostro Paese ne hanno pagato il costo.

Cosa ha rotto le uova nel paniere di Preziosi? Fondamentalmente due fenomeni relativamente recenti. Da un lato la Cina sta sperimentando un progressivo aumento dei salari medi che non si è arrestato neanche con la pandemia: l’impronta socialista che caratterizza l’organizzazione economica di quel Paese ha garantito, pur con molteplici contraddizioni che non possiamo qui affrontare in maniera esaustiva, un inesorabile miglioramento nelle condizioni di vita della popolazione. Se migliorano le condizioni di vita del popolo cinese, peggiorano le condizioni di profitto delle imprese straniere (come Giochi Preziosi) che proprio sui bassi salari cinesi puntavano, quando hanno delocalizzato. Ecco il paradosso generato dalle delocalizzazioni in un Paese socialista: mentre, anche per effetto della desertificazione industriale e delle politiche neoliberiste imposte negli ultimi trent’anni, i salari italiani (da cui Preziosi e compagnia rifuggivano) si stanno abbassando progressivamente verso ‘livelli cinesi’, si sarebbe detto un tempo, i salari dei cinesi crescono erodendo quote di profitto delle multinazionali.

Come se non bastasse, un ulteriore fattore compromette la profittabilità delle multinazionali estere impiantante in Cina: i costi di trasporto dei container dalla Cina è aumentato di circa sei volte per il combinato disposto di maggiori tasse imposte dal Governo cinese e maggiori tariffe richieste dai grandi gestori, spesso pubblici, dei porti cinesi. In altre parole, il Governo cinese – dopo aver attratto molte multinazionali estere con condizioni favorevoli – inizia a chiedergli il conto: quello che ogni cittadino vorrebbe veder fare al proprio Stato. Apriti cielo: il povero Preziosi, che in Cina aveva trasferito la produzione proprio per via dei bassi costi, ora è in crisi. E la sua reazione merita una riflessione politica.

Preziosi, infatti, rivolge il suo accorato appello al Governo italiano, chiedendogli di favorire il cosiddetto reshoring, una parola complicata per un concetto molto semplice: ora che i lavoratori italiani sono ridotti alla fame, cioè sono tornati ad essere competitivi a livello internazionale, il dinamico imprenditore vorrebbe riportare la produzione in Italia. Potrebbe farlo in ogni momento, ovviamente, ma lui pretende un aiutino dal Governo. Lui, che ha incassato tutti i profitti della delocalizzazione imponendo all’Italia i costi economici, fiscali e sociali della sua scelta, adesso vorrebbe essere pagato (già, questo chiede: decontribuzioni e sconti fiscali in patria) per tornare a produrre in Italia. L’idea che i padroni possano delocalizzare a piacere la produzione per inseguire il profitto – un’idea che è alla base dell’architettura istituzionale dell’Unione europea, fondata sulla libertà di circolazione di merci e capitali – è già di per sé vergognosa, ma pensare che lo Stato debba non solo lasciarli fare ma anche incentivarli, magari tagliando imposte e diritti dei lavoratori, rendendo sostanzialmente le condizioni dei lavoratori italiani peggiori di quelle cinesi, è grottescamente mostruoso, ma è il vero volto dell’imprenditoria, quello reale e concreto che scandisce la vita economica del Paese. In altri termini, dopo aver delocalizzato la produzione all’estero, i capitalisti come Preziosi vogliono ora ricattare lo Stato chiedendo sgravi fiscali e aiuti di vario genere per tornare a sfruttare il lavoro italiano, reso povero anche dalle loro scelte industriali.

L’appello di Preziosi, che non è certo un caso isolato ma ben rappresenta una parte consistente del capitalismo italiano, ci impone dunque una riflessione politica di carattere generale. Gli sfruttatori non hanno confini: non li hanno quando delocalizzano, e non li hanno quando decidono di tornare in patria a sfruttare il lavoro povero che le loro delocalizzazioni hanno contribuito a creare. I confini, dunque, quegli stessi confini che l’Italia e l’Europa usa contro i lavoratori migranti per costringerli ad entrare come schiavi nella nostra economia, possono essere usati – al contrario – contro quegli sfruttatori. Possono essere usati imponendo, in Italia, un salario minimo che garantisca una vita dignitosa – per evitare che le imprese di tutto il mondo inizino a delocalizzare per sfruttare il nostro lavoro povero ma qualificato; possono essere usati per favorire le imprese pubbliche in settori strategici, creando occupazione e favorendo lo sviluppo industriale del Paese; possono essere usati per limitare la circolazione delle merci e dunque impedire il ricatto al Preziosi di turno, che produce in Cina i giocattoli venduti in Italia. I confini, insomma, sono uno strumento politico: gli sfruttatori li usano per piegare i lavoratori, gli sfruttati possono usarli come argine alla sete di profitto delle multinazionali.

FONTE: https://coniarerivolta.org/2021/07/16/il-giocattolo-rotto-delle-delocalizzazioni/

 

 

 

GIUSTIZIA E NORME

Irregolari criminali: una scia di violenza. Ma le espulsioni restano al palo

In un anno rimpatriati soltanto 71 soggetti In 161 fermati perché rientrati in Italia

 

M5s e Pd puntano il dito contro le strumentalizzazioni dei fatti di Rimini. Il centrodestra attacca «l’accoglienza senza regole». Ma sul campo l’attività di forze dell’ordine e intelligence non si è mai fermata nel monitorare i soggetti più a rischio. Non sempre però la macchina della prevenzione riesce a intercettare singoli individui potenzialmente pericolosi tra le sacche di irregolarità dei flussi migratori.

Tra l’1 agosto 2020 e il 31 luglio scorso sono state eseguite 71 espulsioni per motivi di sicurezza dello Stato (lo stesso numero dei dodici mesi precedenti) legati anche al rischio terrorismo ma non solo. Si tratta soprattutto soggetti di nazionalità tunisina. Come i 161 che sono stati fermati solo nel mese di agosto su richiesta della Procura di Agrigento perché rientrati illegalmente in Italia dopo essere già stati espulsi.

Era tunisino anche Brahim Aouissaoui, 21 anni, autore dell’attentato di Nizza del 29 ottobre 2020 in cui morirono tre persone. L’attentatore era sbarcato il 20 settembre a Lampedusa prima di diventare un fantasma e colpire oltreconfine.

Era tunisino e in Italia da irregolare sin dal 2014 Radhi Mahmoudi, 53 anni, che il 15 settembre 2020 ha accoltellato a morte Don Roberto Malgesini 51 anni, il parrocco di Como impegnato nell’attività di assistenza agli indigenti della città tra cui anche lo stesso Mahmoudi. Era già stato condannato in via definitiva per estorsione e maltrattamenti in famiglia, ed era destinatario di due provvedimenti di espulsione rimasti sulla carta: l’ultimo, di aprile 2020, non era stato eseguito causa blocco voli per il Covid.

Era irregolare sul territorio italiano anche il 44enne pregiudicato ghanese, Ahmed Brahim, ferito il 20 giugno da un colpo di pistola esploso da un poliziotto che cercava di fermarlo mentre girava armato di coltello fuori dalla stazione Termini a Roma. L’uomo aveva già un profilo di pericolosità sociale: aveva danneggiato alcune statue in alcune Chiese di Roma ed espresso odio verso la religione cristiana. Era stato denunciato per resistenza e minaccia a pubblico ufficiale e per offesa a una confessione religiosa. Poco prima dell’episodio di Termini era stato denunciato per danneggiamento e lesioni dopo il lancio di bottiglie contro un centro islamico della Capitale in cui era rimasto ferito anche l’imam.

A Lampedusa era sbarcato a maggio anche l’egiziano Haitham Mahmoud Abdelshafi Ahmed Masoud, accusato di aver stuprato il 27 agosto una lavoratrice dell’ospedale San Raffaele di Milano mentre andava sul posto di lavoro.

Ma l’ultimo episodio di Rimini, con «l’arresto, conferma l’efficienza e l’immediatezza di intervento delle nostre forze di polizia sempre encomiabili nel contrastare atti di criminalità. L’episodio al contrario mette in luce che una immigrazione senza controllo genera criminalità e delinquenza», dice Nicola Molteni, sottosegretario all’Interno. «Questo ennesimo atto di violenza da parte di un presunto richiedente asilo -avverte- conferma che la politica dell’accoglienza senza regole e senza una vera integrazione è un fallimento totale. L’immigrazione è un problema strutturale e non congiunturale che se non gestito crea solo problemi e disagi. Nascondere l’emergenza flussi con oltre 41 mila sbarchi nel 2021 significa negare la realtà. Aver cancellato i decreti Salvini si conferma come un clamoroso errore del governo Conte 2». E delle 43.877 domande di asilo esaminate nell’ultimo anno, il 37,7% si sono chiuse con provvedimento di diniego perché i soggetti non hanno diritto ad alcuna protezione internazionale.

FONTE: https://www.ilgiornale.it/news/politica/irregolari-criminali-scia-violenza-espulsioni-restano-palo-1974859.html

 

 

 

PANORAMA INTERNAZIONALE

Morgan Stanley: i paesi presto accetteranno il Covid-19 come endemico e ripartiranno, Asia in testa

Settembre 13, 2021 posted by Giuseppina Perlasca

Il Covid è qui per restare, quindi bisognerà prima o poi imparare a conviverci e tornare alle nostre vite normali. Almeno così pensa che accadrà Morgan Stanley in un suo recente studio sul merito…

Già ci sono segni di ripresa ovunque: America , Europa e Asia, anche se con modalità diverse. L’Asia è stata la prima regione a mettere in scena una ripresa a  V. Guidat dalla Cina, il PIL è tornato rapidamente ai livelli pre-Covid entro il terzo trimestre 2020, trainato da un forte rimbalzo delle esportazioni e degli investimenti privati. Il motore di crescita delle esportazioni dell’Asia è andato avanti, con le esportazioni reali che si sono riprese più velocemente rispetto ai cicli precedenti, raggiungendo il 5% al ​​di sopra del loro percorso pre-Covid. Come sempre, la ripresa delle esportazioni ha avuto forti effetti di ricaduta sul ciclo degli investimenti in Asia e gli investimenti in Asia sono già passati al 2% al di sopra della sua traiettoria pre-Covid.

Tuttavia, la dinamica della crescita in Asia è rallentata negli ultimi due trimestri. L’emergere di varianti, un ritardo nell’inizio della campagna di vaccinazione in Asia e le continue misure rigorose per contenere i focolai di Covid in diverse grandi economie hanno portato di volta in volta a restrizioni più severe sulla mobilità. Il consumo è stato limitato ed è l’unica componente del PIL che rimane al di sotto del suo percorso pre-pandemia.

Riconoscendo la sfida, i responsabili politici hanno accelerato gli sforzi di vaccinazione. Negli ultimi tre mesi, i tassi di vaccinazione sono passati dal 21% al 63% della popolazione adulta asiatica. Al ritmo attuale e con l’aumento della fornitura di vaccini, prevediamo che 10 economie su 12 avranno raggiunto tassi di vaccinazione superiori all’80% per la popolazione adulta entro la fine del 2021. I responsabili politici in Asia hanno fissato un livello elevato per i tassi di vaccinazione prima della riapertura e crediamo che lo soddisferanno.

Terminato questo ciclo di vaccinazioni avremo che i governanti inizieranno ad adattare le proprie strategie di gestione del Covid e inizieranno la transizione verso l’accettazione del Covid come un problema endemico con cui devono convivere. Le autorità di Singapore, Corea e Australia hanno stabilito tali tabelle di marcia. Questo fermerà le forme di limitazione dell’attività. come i lockdown, che sinora hanno pesato così tanto sulla crescita.

La ripresa completa inizierà dal 2022, dopo che, avendo raggiunto dei buoni livelli di vaccinazione nel quarto trimestre 2021, potranno togliere gli ultimi vincoli, anzi incentiveranno le manifestazioni e le attività sinora frenate. Sebbene il consumo negli Stati Uniti si sposterà verso i servizi, il ciclo di investimenti statunitensi più forte dagli anni ’40 dovrebbe aiutare a sostenere le esportazioni asiatiche. Inoltre, la ripresa della domanda interna dell’area dell’euro con la riapertura dovrebbe fornire un ulteriore impulso alle esportazioni asiatiche. Con la crescita a tutti gli effetti, il PIL dovrebbe superare significativamente il suo percorso pre-Covid verso la fine dell’anno e l’Asia sarebbe ancora una volta una crescita migliore, superando l’impasse del 2021 e allineandosi alle altre aree.

FONTE: https://scenarieconomici.it/morgan-stanley-i-paesi-presto-accetteranno-il-covid-19-come-endemico-e-ripartiranno-asia-in-testa/

 

 

 

Niente Green pass nel Regno Unito. Inaccettabile per i cittadini. Gli inglesi non sono gli italiani

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Il governo di Boris Johnson rinuncia a qualsiasi progetto di Green Pass o Pass sanitario, pur avendone ipotizzata l’introduzione a fine settembre. Questa decisione è venuta dopo che i legislatori britannici di tutto l’arco politico hanno espresso una forte opposizione a questi piani nei giorni scorsi.

Parlando domenica al “The Andrew Marr Show” della BBC, il segretario alla salute ha detto che “non gli è mai piaciuta l’idea” di costringere le persone a mostrare i loro documenti nelle attività quotidiane, nonostante ritenesse che questa scelta potesse avere qualche utilità.

“Quello che posso dire è che l’abbiamo esaminato correttamente e mentre dovremmo tenerlo di riserva come potenziale opzione, sono lieto di dire che non andremo avanti con i piani per i pass vaccinali”, ha confermato il ministro della sanità Sajiv Javid.

Il segretario alla salute ha aggiunto che il governo non dovrebbe  prendere le proprie scelte solo per il gusto di farlo o perché altri lo fanno”Così tanti paesi, nel momento in cui l’hanno implementato, volevano cercare di aumentare propri tassi di vaccinazione, e la scelta è comprensibile”, ha detto.

Javid ha affermato che l’Inghilterra ha finora avuto “molto successo” con i suoi tassi di vaccinazione, con il 55 percento dei giovani di età compresa tra 16 e 17 anni che ha ricevuto le prime dosi solo un mese dopo che le vaccinazioni sono state offerte a questa fascia di età. Il segretario alla salute ha poi confermato di volersi liberare dell’obbligo dei test PCR per i viaggi internazionali quanto prima.  Oggi il governo britannico ha anche annunciato una misura che prevede la cancellazione di numerose minsure emergenziali, in campo economico e della sicurezza. Si torna alla normalità e si restituiscono i diritti ai cittadini.

In Italia il parlamento brama per imporre vincoli ai cittadini, nel regno Unito invece uno schieramento trasversale impedisce l’imposizione del Green Pass. Siamo veramente due popoli così diversi? L’appartenenza alla UE ci ha proprio piegato spiritualmente sino al punto da non apprezzare più la libertà, il non dover presentare un giustificavo per atti normali come prendere un treno o andare al ristorante? Chiedo, per un amico che manca dall’Italia da molto tempo. 

FONTE: https://scenarieconomici.it/niente-green-pass-nel-regno-unito-inaccettabile-per-i-cittadini-gli-inglesi-non-sono-gli-italiani/

 

 

 

Venti e più stati repubblicani si oppongono duramente a Biden

Decine di governatori repubblicani e procuratori generali hanno criticato duramente le nuove regole sui vaccini Covid annunciate da Joe Biden, che hanno definito “oltraggiose” e che costringerebbero le aziende statunitensi a richiedere la vaccinazione o il test per milioni di dipendenti.

Raymond Wolfe – LifeSiteNews – 10 settembre 2021

 

Oltre 20 stati a guida repubblicana hanno annunciato che potrebbero intraprendere azioni legali per bloccare gli obblighi vaccinali contro la Covid-19 decisi dall’amministrazione Biden per decine di milioni di lavoratori americani del settore privato.

Decine di governatori repubblicani e procuratori generali degli stati hanno subito attaccato le nuove regole Covid-19 annunciate da Joe Biden in un discorso di ieri, che includono un decreto per costringere le imprese americane con più di 100 dipendenti a richiedere ai lavoratori la vaccinazione contro il coronavirus o a sottoporsi a test settimanali.

Tale norma, che deve ancora essere formalizzata, passerà attraverso l’Office of Safety and Health Administration (OSHA) del Dipartimento del Lavoro, ha detto Biden, e per ogni violazione comporta una multa di 14.000 dollari. Biden ha anche annunciato che renderà obbligatoria la vaccinazione, senza possibilità di test, per tutti i dipendenti federali, gli appaltatori federali, gli operatori sanitari delle strutture che accettano finanziamenti Medicare o Medicaid, e 300.000 educatori del programma federale Head Start.

La decisione è stata quasi unanimemente criticata dai leader conservatori di tutto il paese.

Quando si ha un presidente come Biden che emette editti incostituzionali contro il popolo americano, abbiamo la responsabilità di difendere la Costituzione e di combattere ed è quello che stiamo facendo qui in Florida“, ha detto venerdì il governatore della Florida Ron DeSantis. “Questo è un presidente che ha riconosciuto in passato di non avere l’autorità di imporre ciò a chicchessia, e questo provvedimento comporterebbe potenzialmente la perdita del lavoro per milioni di americani“.

Anche il Texas ha minacciato di agire; il governatore Greg Abbott ha twittato ieri che “il Texas sta già lavorando per fermare questa usurpazione di potere“. Il procuratore generale dello stato, Ken Paxton, ha affermato che il Texas ha intenzione di citare in giudizio l’amministrazione Biden “molto presto“.

Porterò presto in tribunale questa disastrosa amministrazione.

I governatori e i procuratori generali di quasi tutti gli stati a guida repubblicana hanno fatto commenti simili; il governatore del Montana Greg Gianforte ha definito i nuovi mandati dell’amministrazione Biden “grossolana invasione federale” e “illegale in Montana“.

L’OSHA non può dettare le decisioni personali di assistenza sanitaria per gli abitanti del Missouri“, si legge in una dichiarazione dell’ufficio del governatore del Missouri Mike Parson venerdì. “Il Missouri non è sotto un piano statale OSHA, e Parson non permetterà che i dipendenti statali siano usati per far rispettare questa azione incostituzionale“.

Joe Biden non ha l’autorità legale per imporre i vaccini Covid a milioni di americani. La sua proposta è illegale e di portata storica. Stiamo avviando le azioni legali“, ha promesso oggi anche il procuratore generale del Missouri Eric Schmitt, facendo eco ai commenti dei procuratori generali di ArizonaKansasLouisianaArkansasOklahoma e Utah.

Quando Biden ha iniziato le sue osservazioni ieri sera, il governatore della Carolina del Sud Henry McMaster ha persino giurato di combattere il presidente e i suoi colleghi “democratici radicali” “fino alle porte dell’inferno“. Il governatore dell’Alaska Mike Dunleavy ha descritto le “inapplicabili” regole dell’amministrazione sui vaccini  come “un caso per il 25° emendamento“.

Sotto il presidente Biden il Sogno americano è diventato un incubo.

I governatori repubblicani hanno preso di mira soprattutto la dichiarazione di Biden di giovedì scorso che avrebbe usato il suo “potere di presidente” per mandare “fuori dai piedi” i governatori che si oppongono agli obblighi Covid-19.

Bisogna rammentare alla Casa Bianca che gli stati hanno creato il governo federale, non il contrario“, ha detto Doug Burgum, il governatore del Nord Dakota, che ha proposto di “intraprendere una battaglia legale contro questi obblighi“.

I governatori non rispondono a Joe Biden. I governatori non riferiscono al governo federale, gli stati hanno creato il governo federale, e Joe Biden è andato oltre le sue competenze“, ha detto allo stesso modo il governatore dell’Arizona Doug Ducey. “Questi obblighi sono oltraggiosi. Non reggeranno mai in tribunale. Dobbiamo opporci e lo faremo“.

Quante imprese perderanno dipendenti?“, ha chiesto.

Gli altri governatori che hanno esplicitamente annunciato possibili azioni legali contro il regime di Biden sono: il governatore della Georgia Brian Kemp, il governatore dell’Idaho Brad Little, il governatore del Mississippi Tate Reeves, il governatore dell’Ohio Ron DeWine, il governatore del Nebraska Pete Ricketts, il governatore del Sud Dakota Kristi Noem e il governatore del Wyoming Mark Gordon.

I principali leader statali repubblicani hanno riferito di aver iniziato a lavorare insieme anche contro l’ultimo piano Covid-19 di Biden. “Una conferenza telefonica con i governatori repubblicani si è appena conclusa“, ha dichiarato oggi il governatore Kay Ivey dell’Alabama. “Il presidente Biden ha esagerato con questi nuovi obblighi e noi siamo uniti nel combattere. Sto collaborando con i miei colleghi conservatori in tutto il paese in questa lotta“.

I procuratori generali degli stati pare stiano sviluppando una coalizione simile, ha detto giovedì il procuratore generale dell’Indiana Todd Rokita. “Il mio team e io, insieme ad altri procuratori generali che la pensano come me, stiamo esaminando tutte le iniziative legali su come opporsi a queste azioni autoritarie dell’amministrazione Biden“, ha dichiarato Rokita.

Anche il Comitato Nazionale Repubblicano farà causa “per proteggere gli americani e le loro libertà” se i decreti proposti dall’amministrazione entreranno in vigore, secondo la presidente Ronna McDaniel.

Joe Biden ha risposto alle minacce di azioni legali venerdì, dicendo che è “deluso” dai governatori sfiduciati e dicendo loro di “provarci”.

Questi obblighi federali senza precedenti di Biden sui vaccini contraddicono sfacciatamente numerose affermazioni passate della Casa Bianca in base alle quali non avrebbe tentato di rendere obbligatoria la vaccinazione contro il coronavirus. “Non penso che dovrebbe essere obbligatoria, non pretenderei che fosse obbligatoria“, aveva dichiarato Biden l’anno scorso.

Ha mentito“, ha twittato il leader della minoranza della Camera Rep. Kevin McCarthy (R-CA).

L’inversione di tendenza arriva anche nel bel mezzo di un’efficacia dei vaccini in forte caloscarsità di lavoratori a causa degli obblighi vaccinali per la Covid, e diverse crisi estere e interne per l’amministrazione Biden, come l’inflazione a livelli record e il disastroso ritiro dall’Afghanistan.

 

Fonte: https://www.lifesitenews.com/news/over-20-republican-states-exploring-lawsuits-against-bidens-illegal-vaccine-mandates/?utm_source=featured&utm_campaign=usa

Traduzione di Cinthia Nardelli per ComeDonChisciotte

FONTE: https://comedonchisciotte.org/venti-e-piu-stati-repubblicani-si-oppongono-duramente-a-biden/

 

 

PAPA E ANTIPAPA: L’INCHIESTA – FLORES D’ARCAIS: IL MONDO INTERO ERA CONTRO PAPA RATZINGER – Parte 3

 

 

 

 

POLITICA

Arriva il Referendum contro il Green Pass

Di Olga Milanese, Francesco Benozzo e Luca Marini.

L’iniziativa di promuovere il referendum abrogativo delle disposizioni legislative in materia di Green Pass, pur nell’approssimarsi dei termini stabiliti dalla legge per la proposta di simili iniziative, intende dare voce ai milioni di italiani che, da quasi due anni, sollevano dubbi e interrogativi sulla gestione dell’emergenza sanitaria e che ormai assistono quotidianamente alla crescita di un clima di odio e di violenza alimentato anche dalle istituzioni.

Chissà se l’ondata di maccartismo imperante oggi in Italia terminerà, chissà come, chissà quando. Certo è che, per il momento, non accenna a rallentare la caccia alle streghe scatenata dai media e dalla politica nei confronti delle poche voci minoritarie o dissenzienti in materia di strategie anti-Covid.

In questo clima di intolleranza alimentato ad arte, che peraltro non sembra sgradito a una parte degli italiani, passa immediatamente per dissidente, o sovversivo, chiunque si azzardi a mettere in dubbio le apodittiche argomentazioni dei soliti scienziati da salotto televisivo, cui fanno eco addirittura quelle del Presidente della Repubblica e del Premier. Argomentazioni che, sia detto per inciso, appaiono sempre più insostenibili sul piano scientifico, se si guarda all’andamento del Covid nei paesi con il più alto numero dei vaccinati.

Del resto, sono proprio le evidenze scientifiche a costituire le prime vittime di una situazione a dir poco grottesca. A fronte della granitica fiducia mostrata da alcuni scienziati e da alcune istituzioni nei confronti dei vaccini (si veda da ultimo l’approvazione definitiva del Comirnaty della Pfizer da parte della FDA americana, che non attende le conclusioni del follow-up previste per il 2023), altri scienziati e altre istituzioni cominciano a esprimere dubbi sempre più espliciti sull’efficacia e la sicurezza della campagna vaccinale (dal British Medical Journal a Robert Malone, l’inventore della tecnica dell’mRNA su cui si basano proprio alcuni vaccini anti-Covid).

Per uscire da questa impasse, si potrebbe cominciare col ricordare che i “vaccini” in questione sono stati immessi in commercio in via provvisoria sulla base di una procedura di autorizzazione condizionata, che l’Unione europea utilizza con riferimento ai farmaci rispetto ai quali non sono disponibili evidenze scientifiche e dati clinici in merito alla loro efficacia e sicurezza. Cosa che, se fosse adeguatamente portata dai media all’attenzione degli italiani, basterebbe a far cessare ogni dibattito in merito alla loro stessa denominazione: non vaccini, quindi, ma terapie sperimentali.

Ma non basta: se fossero state individuate alternative terapeutiche ai vaccini, questi ultimi non avrebbero potuto essere immessi in commercio mediante quella procedura di autorizzazione condizionata di cui si è detto sopra. E chissà che la strategia del Ministero della salute, conosciuta come “vigile attesa e tachipirina”, imponendo il trattamento puramente sintomatico dei soggetti infetti, non abbia giocato un ruolo chiave nell’ostacolare l’individuazione di efficaci terapie precoci contro il Covid.

Nonostante tutto ciò e altro ancora (perché non ricordare il conflitto di interessi di alcuni tra i più accesi sostenitori della campagna vaccinale, visti i loro rapporti con le case farmaceutiche? perché non ricordare l’univocità della narrazione emergenziale imbastita quotidianamente da media che dipendono dagli stessi conglomerati finanziari cui danno voce?), il Governo del Presidente della Repubblica sta andando avanti a spada tratta sulla strada della vaccinazione di massa.

Strada che parte dall’odioso e scellerato (oltreché inutile sul piano sanitario) Green Pass e arriva come per malìa, a cavallo di una scopa, all’obbligatorietà del vaccino, sulla base dell’assunto – non dimostrato, infondato e fastidioso – che “vaccinarsi è un dovere morale perché protegge soprattutto gli altri”: quando è semmai vero il contrario, essendo i vaccinati potenziali diffusori asintomatici del contagio. Strada che scavalca, senza remore né rimorsi, le garanzie poste dalla Costituzione a tutela di diritti e libertà fondamentali, dal diritto alla salute al diritto all’istruzione: per non parlare del diritto al sostentamento alimentare, visto che il Green Pass impedirà a una parte degli italiani, come già annunciato, di recarsi addirittura al supermercato, rispolverando così l’immagine manzoniana dell’affamatore di popolo.

Per tutte queste ragioni un gruppo di cittadini, lontani dall’impegno politico, ha deciso di intraprendere, sulla base delle loro esclusive risorse, una lotta contro il tempo per presentare la proposta di referendum abrogativo delle disposizioni legislative in materia di Green Pass.

È una vera e propria lotta contro il tempo, tenuto conto dei termini angusti imposti dall’adozione del Decreto Legge in pieno agosto e del fatto, certamente noto al Governo, che nessuna proposta di referendum abrogativo potrà più essere presentata a partire dall’ottobre 2021 e fino alla metà del 2024, a causa delle scadenze incrociate derivanti dalla fine del mandato e dalla conseguente rielezione delle Camere.

Ma è un tentativo che va fatto per riaffermare la centralità dei valori umani, riconosciuti e salvaguardati anche dalle convenzioni internazionali di cui l’Italia è parte contraente; per porre un argine alla progressiva distruzione della civiltà del diritto operata da forze politiche che da oltre un anno abusano della Costituzione e dispongono a piacimento delle nostre esistenze; per non restare inerti di fronte al tentativo di elevare a norma giuridica la pratica dell’odio e della discriminazione sociale; per agire contro i toni autoritari e intrisi di violenza verbale con cui le stesse istituzioni si rivolgono ai cittadini; per chiamare alle armi un popolo che si fa “garante” della Costituzione; per rispondere alla più grave violazione dei diritti umani operata, sul piano giuridico, da Norimberga in poi; per cacciare via draghi e streghe.

Il Comitato referendario per l’abrogazione delle disposizioni legislative sul Green Pass
Olga Milanese, Francesco Benozzo, Luca Marini

FONTE: https://comedonchisciotte.org/arriva-il-referendum-contro-il-green-pass/

 

 

 

Le (solite) priorità di Letta? Ddl Zan e Ius soli

Letta sul palco della Festa dell’Unità detta l’agenda al governo: approvazione del ddl Zan e legge sulla cittadinanza. Salvini: “Non hanno speranza di passare”

 

 

 

SCIENZE TECNOLOGIE

La ricerca secondo il PNRR: poca, precaria e funzionale alle imprese

Uno dei temi su cui il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) pone maggiormente l’enfasi è quello della ricerca, considerata un volano “per lo sviluppo di una economia ad alta intensità di conoscenza, di competitività e di resilienza” (p. 171). Belle parole, che tuttavia, ad un’accorta disamina del PNRR, nonché ad una critica considerazione del perimetro entro cui gli interventi si svilupperanno, nascondono delle pericolose insidie. Tanto per cominciare, il passaggio appena riportato prosegue con un attacco frontale allo status quo dell’apparato formativo italiano, specificando che le azioni del PNRR dovranno partire “dal riconoscimento delle criticità del nostro sistema di istruzione, formazione e ricerca”. Tra questi problemi, vengono elencate questioni di sacrosanta rilevanza per il nostro Paese, tra cui gli alti tassi di abbandono e gli importanti divari territoriali in termini di istruzione, ma anche rischiosi concetti come il presunto mismatch tra la domanda e l’offerta di lavoro e una ‘limitata integrazione’ dei risultati della ricerca nel sistema produttivo.

Proviamo ad eviscerare i contenuti del PNRR nel campo della ricerca e dell’istruzione, partendo da una doverosa premessa sull’entità e sul funzionamento del Piano stesso.

Il PNRR dentro la cornice dell’Unione Europea: pochi soldi e tanta condizionalità

Mentre la stampa continua a raccontarci che un fiume di denaro, per fortuna gestito dai competenti del governo Draghi, sta invadendo il nostro Paese e ci permetterà di uscire da questa catastrofe con poche ferite, ad un’attenta lettura le cifre si rivelano purtroppo del tutto inadeguate alla portata della crisi.

Si tratta, in larga parte, di prestiti e risorse che finanzieranno progetti già in programma e in bilancio. Per la realizzazione del PNRR, l’Italia potrà attingere dal Next Generation EU (la cui più ampia componente è il Recovery Fund) risorse pari a 205 miliardi di euro. Per avere un termine di paragone, ci basta pensare che il programma finanzierà in sei anni investimenti per un importo minore di quanto già speso dal Governo italiano nei primi 15 mesi di emergenza (circa 210 miliardi). Escludendo i prestiti e conteggiando la quota che l’Italia versa per la partecipazione al bilancio europeo, le risorse aggiuntive messe a disposizione dall’Europa non superano i 50 miliardi divisi su sei anni. Detto in altri termini, gran parte del PNRR sarà finanziato, prima o poi, con risorse nazionali, sotto lo sguardo della Commissione che, come vedremo in seguito, vigilerà sui deficit eccessivi.

Ma c’è di più. Oltre a trattarsi di pochi spicci, c’è una parola, un concetto che meglio di ogni altro descrive il funzionamento di questo programma: la condizionalità. È un principio che torna e riemerge ad ogni occasione, e che ci permette di contrastare la favola dell’Europa solidale. Condizionalità vuol dire che ogni euro concesso è subordinato all’adempimento di una serie di obblighi, all’attuazione di riforme stabilite dalle istituzioni europee e all’adesione al progetto politico dell’austerità, in maniera tale che a fronte dell’euro ricevuto oggi si paghi un prezzo, politico ed economico, ben più caro nei prossimi anni in termini di ulteriore rigore fiscale.

Iniziamo dalle riforme. Con il PNRR, l’Italia si è impegnata ad effettuare, oltre a 132 specifici progetti d’investimento, ben 58 riforme. La Presidente della Commissione europea Von der Leyen ha ricordato in più occasioni che i fondi verranno erogati in tranche su base semestrale, e che le istituzioni europee vigileranno su questo cammino ed avranno facoltà di interrompere l’erogazione dei fondi qualora il Paese devii dalla retta via. Ce lo ha rammentato, di recente, anche il ministro Brunetta, che ha definito il PNRR come un contratto: soldi (pochi) in cambio di riforme. Se, fino ad oggi, il PNRR ha raccolto i favori dell’Unione europea, è proprio perché le principali linee di intervento messe in programma dal Governo Draghi coincidono esattamente con le priorità delle istituzioni europee. Tra queste:

1. Enfasi assoluta sulle politiche attive del lavoro, cioè quelle misure imbevute della retorica secondo la quale la ‘colpa’ della disoccupazione è del disoccupato stesso, reo di non essere abbastanza appetibile per il padrone. Una visione favolistica del mercato del lavoro che ci racconta di imprenditori che desidererebbero enormemente assumere, ma sono frenati dalla qualità scadente dei lavoratori disponibili e dal non allineamento tra le loro esigenze produttive e le ‘skills’ (le competenze) di chi cerca un lavoro. Tutto questo in barba alla realtà dei fatti, che ci ricordano che, a fronte di 2,5 milioni di disoccupati e di altrettante persone inattive causa scoraggiamento o motivi simili, i posti vacanti (cioè i lavori disponibili e che aspettano di essere occupati) sono solo 350 mila.

2. Mano libera al mercato, nella convinzione che quest’ultimo sappia, in autonomia, generare al contempo benefici per tutti ed efficienza. Si scopre infatti che fare il padrone in Italia è un’attività faticosa e gravata da miriadi di noiosi impedimenti burocratici. Ecco allora la necessità di riforme sostanziali per migliorare il contesto imprenditoriale e ridurre gli ostacoli alla concorrenza. E non si tratta semplicemente di un pronunciamento generale, imbevuto di ideologia neoliberista: le misure da prendere, ossia le scelte di politica economica sulle quali il Governo Draghi si è impegnato sotto l’occhio benevolo delle istituzioni europee, prevedono il potenziamento di processi competitivi per l’aggiudicazione dei contratti di servizi pubblici locali, in particolare per quanto riguarda la gestione dei rifiuti, i trasporti (porti, ferrovie regionali e trasporto pubblico locale) e le concessioni (autostrade, stazioni di ricarica per la mobilità elettrica ed energia idroelettrica). Tradotto in parole poverebisognerà eliminare ogni residua gestione pubblica fuori dalle dinamiche del mercato e della concorrenza nei servizi pubblici già da anni intensamente logorati da riforme liberiste che ne hanno snaturato la funzione.

3. Il ritorno della famigerata spending review, cioè tagli feroci alla spesa pubblica presentati come misure volte a migliorarne l’efficienza. Con questo terzo punto, passiamo infatti all’altra faccia della condizionalità. In maniera emblematica, il documento preparato dalla Commissione europea in vista dell’approvazione finale (da parte del Consiglio Europeo) del PNRR italiano, parte con una prolungata invettiva contro l’elevato indebitamento pubblico italiano. Mentre l’attenzione pubblica è catturata dalla propaganda mediatica, le istituzioni europee lanciano segnali inequivocabili su quella che sarà la gestione delle finanze pubbliche nel post-pandemia: esattamente la stessa di prima, con il ritorno a spron battuto di una rigida applicazione del progetto politico dell’austerità. Lo stesso Commissario all’economia Gentiloni ha lanciato un monito severo: i tempi della flessibilità stanno per finire e il Patto di Stabilità tornerà in vigore dal 2023. Il ritorno del Patto di stabilità e della disciplina di bilancio significano, infatti, che dovremo rinunciare a pensioni, istruzione, sanità e stato sociale in misura sempre crescente, già a partire dal futuro immediato. La disciplina di bilancio che ci aspetta sarà peraltro peggiore di quella sperimentata in passato, per via dei particolari vincoli che il Recovery Fund porta con sé. Assistiamo, infatti, a un salto di qualità nella somministrazione dell’austerità. Tra le varie condizioni che i Paesi sono chiamati a rispettare per ricevere le tranche di aiuti europei c’è, infatti, l’impegno a correggere i ‘disavanzi eccessivi’. Questo significa, oltre ogni ragionevole dubbio, che i soldi del Recovery Fund saranno concessi solo in cambio di somministrazione di austerità a dosi da cavallo.

Poche risorse per la ricerca, molti aiuti alle imprese

In questo quadro a tinte fosche, come si inserisce nel PNRR la spesa in ricerca? Iniziamo col dire che i soldi destinati alla Missione 4 “Istruzione e Ricerca” sono meno di 33 miliardi da spalmare su più anni di quei presunti 205 miliardi di cui abbiamo già parlato (molti di meno, in realtà), ossia circa il 16% delle risorse. L’Italia, che è tristemente il fanalino di coda in Europa in quanto a spesa pubblica in istruzione e ricerca in rapporto al PIL (circa 1,5%, di cui 1% in istruzione e 0,5% in ricerca), spende ogni anno circa 27 miliardi. Per la ricerca pubblica, in particolare, l’Italia spende circa 9 miliardi all’anno, di cui 6 alla ricerca di base e 3 alla ricerca applicata. Alla ricerca ne giungono 11,44 dal Next Generation Eu (sostanzialmente la stessa cifra prevista dalla prima bozza del PNRR preparata dal Governo Conte-2 a gennaio 2021), da spendere nell’arco di 6 anni: significa meno di 2 miliardi l’anno. È poco più di una elemosina, presentata invece come una vera e propria occasione da non perdere per trasformare questo presunto malato terminale, quale è la ricerca pubblica in Italia, in un prodigio in grado di proiettare il Paese nel futuro. Scompare del tutto l’idea di inserire nel PNRR il cosiddetto Piano Amaldi, che prevedeva originariamente di far raggiungere all’Italia i livelli di finanziamento alla ricerca pubblica della Germania, che investe l’1% del proprio PIL, accontentandosi di un più modesto 0,75%. Per raggiungere questa soglia, come spiega lo stesso Amaldi, occorrerebbero cifre ben più alte, “10 miliardi nel 2021, 11 nel 2022, 12 nel 2023, e così via fino a 14 miliardi nel 2025”. Nel Piano presentato prima dal governo Conte-bis e poi, sostanzialmente identico per quanto riguarda la ricerca, dal governo Draghi, c’è meno del 40% di questi fondi, circa 5 miliardi. Dietro la propaganda, come al solito, resta poco o nulla.

Occorre inoltre analizzare la composizione di un sottoinsieme di queste risorse, pari a 6,91 miliardi, destinati alla voce “Rafforzamento della ricerca (etc.)”. Di questi, soltanto 1,8 miliardi vengono allocati al PNR (Programma Nazionale per la Ricerca) e al PRIN (Progetti di rilevante interesse nazionale), due dei principali strumenti di programmazione della spesa in ricerca. Altri 4,5 miliardi sono invece distribuiti tra: i) partenariati tra università, centri di ricerca e imprese (1,61 miliardi); ii) potenziamento strutture di ricerca e “campioni nazionali di R&D (1,60 miliardi); iii) creazione e rafforzamento di “ecosistemi dell’innovazione”, costruzione di “leader territoriali di R&S (1,30 miliardi). Un surreale panegirico per dire che più di due terzi dello stanziamento andranno principalmente alle imprese che, tanto per esser chiari, non li utilizzeranno per fare ricerca. Al contempo, i fondi destinati esclusivamente alle Università ed agli Enti Pubblici di Ricerca per la ricerca di base ammontano a 2,3 miliardi di euro, confermando la scelta nella stesura del PNRR di privilegiare le attività di ricerca applicata e i potenziamenti infrastrutturali.

Infine, è opportuno precisare che una parte rilevante degli 11,4 miliardi messi sul fronte ricerca dal Next Generation è destinata al cosiddetto “trasferimento tecnologico”. Si tratta di un insieme di attività che mira a trasferire la conoscenza (tecnologia, competenze, metodi di fabbricazione, campioni di produzione e servizi) dal mondo della ricerca scientifica al mercato – e al “potenziamento delle condizioni di supporto alla ricerca e all’innovazione”. Ci sono (addirittura!) 600 milioni per il finanziamento di dottorati innovativi che rispondono ai fabbisogni di innovazione delle imprese e promuovono l’assunzione di ricercatori nelle imprese. Non a caso, infatti, la relativa voce del PNRR prende il nome di “Dalla ricerca all’impresa”.

In definitiva, sul fronte della ricerca il PNRR ci racconta una storia, l’ennesima, fatta di poche risorse e messe principalmente al servizio delle imprese. Nessun cenno alla stabilizzazione dei precari, che non rientrano minimamente tra le priorità del PNRR, e che continueranno a tappare i buchi di un sistema strutturalmente sottodimensionato con contrattini temporanei di didattica e ricerca. Nessuna attenzione all’annosa questione dell’accesso allo studio per chi viene da famiglie non benestanti. Nessuna parola spesa sul sottodimensionamento del corpo docente nell’istruzione secondaria e sulle classi pollaio. Quei pochi soldi destinati dal PNRR al mondo della ricerca sono perfettamente coerenti con l’orientamento generale del Piano: finanziamenti del tutto insufficienti, che finiscono per lasciare il mondo dell’istruzione media e superiore nelle condizioni attuali, e quello della ricerca intrappolato nella precarietà e nei progetti di breve-medio termine che devono strizzare l’occhiolino agli appetiti delle imprese.

Per invertire la rotta, occorre rimettere al centro dell’agenda politica la ricerca pubblica, sia di base che applicata, e lasciare che scuola e Università rappresentino innanzitutto una possibilità per studenti e ricercatori di crescere dal punto di vista personale e sociale. Si tratta di obiettivi che abbisognano di molte più risorse di quelle previste nel PNRR, nonché di emanciparsi dai vincoli di spesa previsti dalle regole europee. Istruzione e ricerca dovrebbero avere degli obiettivi ben diversi dal servizio di manodopera formata alle imprese, perché la battaglia contro lo sfruttamento si combatte anche nella scuola e nelle Università, e parte da un’idea di istruzione libera, pubblica e accessibile a tutti. Un’idea diametralmente opposta da quella sottesa agli interventi del PNRR firmato Draghi.

FONTE: https://coniarerivolta.org/2021/07/27/la-ricerca-secondo-il-pnrr-poca-precaria-e-funzionale-alle-imprese/

 

 

 

DOCUMENTO DELL’OMS SVELA IL VERO PROGETTO DIETRO AL COVID-19. IL COLPO DI STATO DEI TECNOCRATI

DI KLAUS SCHWAB

Il colpo di stato di Technocracy, in pieno svolgimento, intende trasformare il mondo in una dittatura scientifica in cui ogni essere umano sarà monitorato e gestito dalla culla alla bara. La documentazione a riguardo è prontamente disponibile e molto chiara. L’unica domanda è se i cittadini resisteranno o meno.

Vorrei ricordare ai detentori della verità, i tantissimi fact ceckers o “fake checkers” che nel 2020 avvertivamo del vero obiettivo di questa psico-pandemia con articoli sui passaporti vaccinali come mezzo scelto per arrivare al vero obiettivo: l’identità digitale. Al tempo fummo tacciati di complottismo e di essere diffusori di fake news . Ma chiunque abbia un po’ di buon senso sa che Il tempo mette ognuno al proprio posto. E il tempo non è ancora arrivato ma si avvicina rapidamente, mentre il castello di carte crolla. Per ora siete voi insieme al mainstream a cadere rapidamente nel vortice dei diffusori di menzogne. (Dai uno sguardo approfondito e a ritroso nel tempo qui.)

Senza fanfara e senza quasi una sbirciatina dai media dell’establishment di proprietà delle multinazionali, l’Organizzazione Mondiale della Sanità delle Nazioni Unite, conosciuta anche come l’OMS, ha pubblicato la  scorsa settimana un  documento che dovrebbe far scattare un campanello d’allarme per gli amanti della libertà.

Il documento fornisce una “guida” per ogni nazione del mondo su come implementare i passaporti sanitari digitali, cosa che Bill Gates, Klaus Schwab e altre élite di potere hanno affermato dallo scorso anno sarebbe assolutamente essenziale per sconfiggere la pandemia di Covid.

Il solo titolo del documento sembra progettato per respingere il lettore medio e addormentarlo:  Documentazione digitale dei certificati COVID-19: stato vaccinale: specifiche tecniche e guida all’implementazione .

L’OMS sta lavorando con i Centri statunitensi per il controllo delle malattie, o CDC, “per produrre uno standard di alto valore per l’adozione internazionale e lo scambio di informazioni tecniche”. In parole povere, stiamo parlando di un passaporto sanitario digitale. Questi passaporti, come abbiamo approfondito negli articoli precedenti, non hanno altro scopo che quello di tracciare i movimenti delle persone in tempo reale, raccogliendo dati lungo tutto il percorso.

In altre parole, uno dei diritti più basilari in qualsiasi società libera, la libertà di movimento, sarà infranto se la tua città, stato o nazione seguirà i consigli dell’OMS, del World Economic Forum o di uno qualsiasi dei suoi partner tecnologici come Microsoft, Google, Facebook, ecc.

Il documento dell’OMS afferma che il suo scopo è fornire standard e specifiche per i governi e gli appaltatori che cercano di imporre passaporti vaccinali digitali alle popolazioni globali.

“Questo è un documento di orientamento per i paesi e i partner attuatori sui requisiti tecnici per lo sviluppo di sistemi di informazione digitale per l’emissione di certificati digitali interoperabili basati su standard per lo stato di vaccinazione COVID-19 e considerazioni per l’implementazione di tali sistemi, ai fini della continuità delle cure. , e la prova della vaccinazione”.

Una versione ridotta del documento di 99 pagine, con grafici utili, alcuni dei quali sono riprodotti di seguito, può essere trovata  qui .

Come si può vedere nello screenshot sopra, questa tecnologia verrà utilizzata per tracciare non solo il movimento delle persone, ma anche per monitorare il loro bisogno di “continuità delle cure”, che predice il desiderio dell’OMS di vaccini continui e iniezioni di “richiamo” in perpetuo per ogni uomo, donna e bambino.

Il sistema è persino progettato [vedi screenshot sotto] per la massima stampabilità in modo che i titolari di passaporti vaccinali “senza smartphone  possano ricevere un codice QR stampato “.

Il documento è stato emesso il 27 agosto con il pubblico previsto di stati membri dell’OMS e appaltatori tecnologici con una partecipazione nel business del passaporto digitale, dove le aziende tecnologiche potranno raccogliere miliardi di profitti nei prossimi anni installando questa nuova rete di sorveglianza.

Questo documento parla della necessità di implementare passaporti vaccinali digitali in tutta la società e di come farlo.

“I registri delle vaccinazioni possono anche fornire la prova dello stato di vaccinazione per scopi non correlati all’assistenza sanitaria”, sottolinea l’OMS a pagina 14.

Un certificato di vaccino digitale è definito nel documento come “una rappresentazione firmata digitalmente del contenuto dei dati che descrive un evento di vaccinazione”.

L’imminente Quarta Rivoluzione Industriale

Se i governi e i loro partner tecnologici riusciranno a implementare questo sistema e a convincere il pubblico ad accettarlo, il passo successivo, già previsto dal World Economic Forum, è spostare il codice QR dallo smartphone al corpo reale della persona.

Klaus Schwab, direttore e fondatore del WEF, che ospita ogni anno a Davos, in Svizzera, i principali attori del potere politico ed economico mondiale, ha affermato nel 2016 durante la promozione del suo libro sulla Quarta rivoluzione industriale, che questa rivoluzione globale “porterà a una fusione delle nostre identità fisiche, biologiche e digitali”.

Schwab ama dire che il Covid e il cosiddetto “Great Reset” annunciato dal World Economic Forum nel luglio dello scorso anno, costringeranno le persone a interagire con le macchine in modi nuovi e diversi.

Non stava scherzando. Ascolta Schwab nel video qui sotto che prevede che in questo processo di fusione, entro il 2026, le persone avranno un chip impiantato nella pelle o nel cervello che le collegherà a Internet. https://www.youtube.com/embed/UmQNA0HL1pw?feature=oembed

Il libro di Schwab, pubblicato alla fine del 2016, affermava che era vicino il tempo in cui gli sviluppi della tecnologia non solo avrebbero “cambiato il modo in cui viviamo e lavoriamo”, ma sarebbero state ” anche idee stimolanti su cosa significa essere umani “.

Ovviamente c’è un segmento della popolazione, in tutto il mondo, che Schwab, Gates, Fauci, Rockefeller, Soros, Buffet e il resto delle élite sanno che non accetteranno mai il loro piano per cambiare l’idea stessa di cosa significa essere umano.

È qui che il lancio dei controversi colpi di mRNA Covid è stato estremamente prezioso per gli strateghi dietro il nuovo ordine mondiale. Stanno ottenendo un’ottima idea di chi avranno bisogno di rieducare o, se ciò non è possibile, eliminare del tutto dalla società.

È qui che entrano in gioco i certificati/passaporti digitali. Sono per loro stessa natura coercitivi, un ovvio assalto diretto alla libertà umana fondamentale. Chiunque accetti una tale intrusione nel proprio movimento e nella propria privacy è chiaramente già pronto per l’ultimo “marcamento” del nuovo ordine mondiale, che sarà quello di accettare il codice QR segnato direttamente sulla propria pelle utilizzando una tintura invisibile. Gates ha già finanziato un  progetto al MIT  per fare proprio questo.

Il documento dell’OMS menziona anche che, una volta stabiliti, questi certificati digitali potrebbero essere caricati con dati che includono non solo lo stato del vaccino Covid, ma tutti i vaccini e le cartelle cliniche. L’obiettivo finale è avere un sistema di identificazione globale abbinato al proprio stato di vaccino, un sogno che le fondazioni Gates e Rockefeller si sono sforzate di realizzare sin dal lancio dell’iniziativa ID2020 nel 2019, prima che il Covid fosse una cosa.

In effetti, la china scivolosa verso la trasformazione di ogni uomo, donna e bambino in un QR Code ambulante è già stata percorsa in tutto il mondo.

I codici QR scansionabili che consentono a datori di lavoro, aziende e altre organizzazioni di vedere il tuo stato di vaccinazione e decidere se consentirti di accedere alle loro proprietà si stanno già facendo strada in diversi stati e città negli Stati Uniti e in tutta Europa.

La società del “mostra le tue carte” sta emergendo davanti ai nostri occhi e pochissimi sembrano preoccupati, o addirittura consapevoli.

Una società chiamata  MyIR Mobile  sta lavorando in diversi stati, fornendo un’app che consente all’utente “di dimostrare il proprio stato di Covid per viaggi, scuola, lavoro o qualsiasi altra situazione in cui è richiesta la prova. Basta registrare il tuo account e aprire il codice QR nella tua app per consentire ad altri di scansionare la tua prova di vaccinazione.

FONTE: https://www.databaseitalia.it/documento-delloms-svela-il-vero-progetto-dietro-al-covid-19-il-colpo-di-stato-dei-tecnocrati-di-klaus-schwab/

 

 

 

CONVERGENZA BIODIGITALE: Il documento rivela la vera agenda

 

Se non hai ancora letto “ Exploring Biodigital Convergence ”, ti suggerisco di interrompere quello che stai facendo e di leggerlo ora. Sul serio. Aspetterò. . . .

. . . E ora che sei tornato, sono sicuro che sarai d’accordo con me sul fatto che questa è una cosa importante. Sei pronto a parlarne?

OK, approfondiamo.

La prima cosa da notare su questo documento rivelatore è che si tratta di una pubblicazione ufficiale del governo canadese. Più specificamente, è tratto da ” Policy Horizons Canada “, che si  definisce  “un’organizzazione del governo federale che conduce previsioni”. Chiaro come il fango? Ebbene, a quanto pare il loro mandato è “aiutare il governo del Canada a sviluppare politiche e programmi orientati al futuro che siano più solidi e resilienti di fronte a cambiamenti dirompenti all’orizzonte”, e sono un “centro di previsione” del governo, completo di un “Chief Futurist” e un team di “Foresight Analysts” che lavorano nel primo “laboratorio di innovazione” del governo canadese producendo ” MetaScans ” regolari su argomenti di interesse per il governo, inclusi “approfondimenti comportamentali e sperimentazione”.

Se questo suona come un sacco di imbrogli burocratici federali progettati per offuscare il fatto che questo è solo un think tank del governo che parla delle tendenze e degli sviluppi futuri, allora non preoccuparti. Questo è esattamente quello che è.

La seconda cosa che noterai del documento è la faccia ghignante di Kristel Van der Elst, che, ci viene detto, è il direttore generale di Policy Horizons Canada e l’ex autrice della prefazione di questo documento. Tre secondi di ricerca riveleranno che la signora Van der Elst è l’ex capo della prospettiva strategica al  Forum economico mondiale , la cui cartella di bingo globalista è impressionante quasi quanto quella della dottoressa Leana Wen. Oltre ad essere intima con il pubblico di Davos, è anche una borsista Fulbright che è andata a Yale, consigliere speciale del vicepresidente della Commissione europea Maroš Šefčovič e, oltre a dirigere gli orizzonti politici del Canada, è anche borsista presso il Centro per Previsioni strategica dell’Ufficio per la responsabilità del governo degli Stati Uniti. Quelle surprise!

Allora cosa dice Van der Elst nella sua prefazione?

Nei prossimi anni, le tecnologie biodigitali potrebbero essere inserite nelle nostre vite come lo sono oggi. I sistemi biologici e digitali stanno convergendo e potrebbero cambiare il modo in cui lavoriamo, viviamo e persino evolviamo come specie. Più che un cambiamento tecnologico, questa convergenza biodigitale può trasformare il modo in cui comprendiamo noi stessi e  indurci a ridefinire ciò che consideriamo umano o naturale.

Indovinate cosa, ragazzi? Ho appena trovato la mia sinossi per quando mi viene chiesto di spiegare in poche parole il grande ripristino e la quarta rivoluzione industriale. Proprio lì, in poche frasi brevi e nitide, è esattamente ciò di cui ho avvertito riguardo  all’agenda transumanista. Ma nel vero spirito della cospirazione aperta, dal momento che questa è una blanda ammissione da parte di un alto funzionario del think tank del governo, sarà senza dubbio vista come una verità noiosa e ovvia dalle norme che cercano di trovare un modo per minimizzare l’  estinzione imminente. della razza umana .

Da lì, le cose diventano solo più strane.

Il documento prosegue descrivendo “Tre modi in cui sta emergendo la convergenza biodigitale”, ovvero:

  1. Piena integrazione fisica  di entità biologiche e digitali;
  2. Coevoluzione  delle tecnologie biologiche e digitali; e
  3. Convergenza concettuale  dei sistemi biologici e digitali,

Si prega di rileggere l’elenco nel caso in cui non si sia capito il suo significato la prima volta. Ma nel caso in cui non abbiate  colto l’importanza di queste tendenze, il rapporto fornisce poi alcuni esempi concreti di ciascuna.

Per quanto riguarda la “Piena integrazione fisica di entità biologiche e digitali”, il documento osserva:

Esistono già robot con cervello biologico e corpi biologici con cervello digitale , così come le interfacce uomo-computer e cervello-macchina. L’uso medico di dispositivi digitali negli esseri umani, così come  insetti manipolati digitalmente come libellule drone e locuste di sorveglianza , sono esempi di tecnologia digitale combinata con entità biologiche. Toccando il sistema nervoso e manipolando i neuroni , questa tecnologia può essere aggiunta a un organismo per modificare la sua funzione e lo scopo. Man mano  che la convergenza continua, potrebbero sorgere nuovi corpi umani e nuovi sensi di identità .

Per quanto riguarda la “coevoluzione delle tecnologie biologiche e digitali”, ci viene detto che c’è “una sfocatura tra ciò che è considerato naturale o organico e ciò che è digitale, ingegnerizzato o sintetico”.

Ad esempio, la vaniglia biosintetica viene creata utilizzando acido ferulico, eugenolo e glucosio come substrati e batteri, funghi e lieviti come ospiti della produzione microbica. Sebbene non provenga da una pianta di vaniglia, in base alla legislazione alimentare sia degli Stati Uniti che dell’UE, la sua produzione da “trasformazioni microbiche di precursori naturali” gli consente di essere etichettato come “aroma naturale”.

E nell’elaborazione della “Convergenza concettuale dei sistemi biologici e digitali”, gli autori di questo rapporto sostengono che:

Mentre continuiamo a comprendere e controllare meglio i meccanismi che sono alla base della biologia, potremmo vedere  un allontanamento dal vitalismo – l’idea che gli organismi viventi e non viventi siano fondamentalmente diversi  perché si ritiene che siano governati da principi diversi. Invece,  l’idea della biologia come avente caratteristiche prevedibili e gestibili digitalmente potrebbe diventare sempre più comune  come risultato del vivere in un’era biodigitale. Qualsiasi studente di biologia oggi sarà cresciuto in un mondo digitale e potrà applicare consciamente o inconsciamente quel quadro di riferimento alla bioinformatica e alla biologia in generale.

Hai già un’idea di dove sta andando? Non  sorvolare su questo materiale e  non  prenderlo con calma. Un think tank del governo sta apertamente parlando dell’offuscamento dei confini tra sistemi biologici e digitali,  tra organismi viventi e non viventi , e di come ciò potrebbe portare a “nuovi corpi umani” e nuovi sensi dell’identità umana. Il piano transumanista per effettuare l’estinzione  dell’homo sapiens  viene discusso e sezionato con calma come se fosse solo un’altra svolta tecnologica da parte degli scienziati.

Non farti abbindolare. Questa è  follia .

Ma aspetta! Diventa ancora più folle!

Successivamente ci viene offerta una fan fiction cyberpunk degli aspiranti scrittori di fantascienza frustrati di Policy Horizons Canada. In una bizzarra narrazione intitolata “Buongiorno, biodigitale” siamo guidati attraverso una tipica giornata nella vita di un post-umano medio in questo stato di incubo biodigitale. Ecco un passaggio rappresentativo:

Il riassunto del mio filmato di sorveglianza sui bugbot mostra che il mio appartamento era al sicuro da intrusi (inclusi altri bugbot) la scorsa notte, ma mi informa che il mio branco di piccole libellule cibernetiche ha fame. Hanno lavorato duramente per raccogliere dati e monitorare l’ambiente esterno per tutta la notte, ma il numero di zanzare e zecche portatrici di lima che normalmente cacciano per ricostituire la loro energia è stato inferiore al previsto. Con un pensiero ordino per loro un supporto nutritivo.

In qualità di specialista inglese, il mio primo pensiero è: non lasciare il tuo lavoro quotidiano, qualunque sia il “Foresight Analyst” che abbia scritto questo turgido pezzo di inanità espositiva. Ma come conoscitore della propaganda transumanista, sento di dover notare che questa rappresentazione della futura distopia colpisce ogni elemento nella lista dei desideri dell’Agenda 2030 dei globalisti:

Persone raccolte in densi ambienti urbani e placate con facsimili digitali del mondo naturale? Dai un’occhiata.

Tecnologia intelligente che monitora tutto ciò che facciamo e prende tutte le nostre decisioni chiave per noi? Dai un’occhiata.

Brevi scorci della minaccia che tale tecnologia ci pone (bugbot intrusi e simili) viene immediatamente dissipata da un’attenta elaborazione di tutte le cose incredibili che questa tecnologia strabiliante può fare (come coltivare un fegato per un cucciolo locale come progetto scolastico )? Dai un’occhiata.

Una utile nota in corsivo alla fine per informarci che ” Questa storia può sembrare inverosimile, tuttavia tutte le tecnologie menzionate esistono oggi in qualche forma “? Ovviamente è un assegno.

Successivamente, in una visualizzazione del colpo di frusta testuale tipico di questi documenti di relazione per commissione, siamo ricondotti alla domanda: “Quali nuove capacità derivano dalla convergenza biodigitale”. Questa volta, le informazioni ci vengono presentate sotto forma di una tabella che elenca:

“ Quali nuove capacità si stanno aprendo? “(Ad esempio,” Nuovi modi per monitorare, gestire e influenzare le funzioni corporee, nonché prevedere, diagnosticare e trattare le malattie “),

“ Quali combinazioni di tecnologie biologiche e digitali lo consentono? “(Ad esempio,” Il sequenziamento genico di interi campioni ci aiuta a comprendere ambienti complessi come il microbioma umano; i dispositivi digitali possono essere indossati o incorporati nel corpo per trattare e monitorare la funzionalità; e i sistemi di apprendimento automatico possono prevedere la mortalità e gli esiti del trattamento “), e

“ Cosa è possibile oggi? “(Ad esempio,” La biopsia liquida di Guardant si  rivela più accurata e più rapida della biopsia tissutale nei pazienti con cancro ai polmoni; I ricercatori dell’Università di Waterloo sviluppano un  sensore autoalimentato per il monitoraggio medico ; Il brevetto Amazon  consentirà ad Alexa di rilevare una tosse o un raffreddore ; AI fornisce  una previsione affidabile dell’esito del coma . “)

FONTE: https://www.databaseitalia.it/convergenza-biodigitale-il-documento-rivela-la-vera-agenda/

 

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