RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI
15 DICEMBRE 2021
A cura di Manlio Lo Presti
Esergo
I cani fanno la guardia di notte.
I galli annunciano l’alba.
Ma se voi non studiate come potete chiamarvi uomini?
WANG YING LIN, Classico dei tre caratteri, Edizioni La Vita Felice, 1999, Pag. 199
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SOMMARIO
AL VOTO, AL VOTO!
Deontologia dell’Ignobile
Il tradimento del pensiero critico
Gesù Bambino secondo la politica di Erode
SIAMO TECNICAMENTE TUTTI DETENUTI
Perché le persone sacrificano volontariamente la loro libertà?
La Difesa dopo il Trattato del Quirinale
RECORD NEGATIVO DI NASCITE IN ITALIA
C’è chi mira a una guerra “limitata” in Ucraina?
Chi protegge gli investimenti di Pechino? Il nascente mercato della forza cinese
L’America gioca alla guerra in Europa
I piani di Mosca per la guerra antisommergibile artica
DIES IRAE, DI CARL THEODOR DREYER
YAMA E LA LEGGENDA BIBLICA DEL PECCATO ORIGINALE
La sete di infinito e di eterno in Spinoza, in Erminio Troilo
LA VIROLOGIA DEL TERRORE
Del Debbio e Giordano finiscono in castigo. Ecco come la tv silenzia le voci contro il green pass
L’UNIONE EUROPEA CONTROLLA E SORVEGLIA LE TUE CONVERSAZIONI SUI VACCINI
La stigmatizzazione dei non vaccinati è ingiustificabile
L’effetto della propaganda degli “Esperti” e del governo? La distruzione della fiducia nel governo e nella scienza
Sempre più poveri
OMICRON, LA VARIANTE VALE GIÀ 50 MILIARDI PER BIG PHARMA
Vi racconto numeri e deliri sul mercato del lavoro
Éric Zemmour è un antisemita?
L’importanza della comunità israelitica in America
La recente ondata di autoritarismo sul covid in Europa ha stabilito un precedente pericoloso
ONU: LA RUSSIA PONE IL VETO ALLA ‘DIPLOMAZIA CLIMATICA’
Fauci: la definizione di “completamente vaccinato” sarà cambiata
Il Lancet smentisce la leggenda dell’”Epidemia dei non vaccinati”
TESTO COMPLETO DELLA DICHIARAZIONE DI ROBERT MALONE
Appello delle donne: “col Transumanesimo stanno hackerando il codice della vita.
Cheney difende le torture della Cia L’ Abc: Tre detenuti sono morti
USA: assolti tutti i torturatori di Guantanamo
EDITORIALE
AL VOTO, AL VOTO!
In un suo recente ed interessante articolo, il noto e informato ambasciatore ed ex ministro italiano Giulio Terzi di Sant’Agata fa notare che la Cina non ha mai avuto libere elezioni. In Cina domina la censura. Questo è vero. Ma anche in Occidente la censura scatta feroce se qualcuno trova da eccepire sui temi dell’inclusione, del genderismo, del green, della sostenibilità, del politicamente corretto! Scatta la caccia multimediale alle streghe contro il bianco che delinque ma mai contro il cosiddetto immigrato che commette lo stesso reato perché sarebbe razzismo e perché costui è giustificato in quanto lui–la–pensa–diversamente.
La Cina non è democratica in termini occidentali, e questa è una asserzione incontestabile! Ma non è un mistero che i “mandorlati” cinesi sono il bersaglio preferito del ridetto diplomatico, assieme ai trinariciuti russi! Tuttavia, se il coltissimo ed avvedutissimo diplomatico volesse allargare la sua area di indagine, potrebbe condividerci sue ottime riflessioni sulla assenza quasi secolare di libere elezioni – ripeto “libere” – in tutto il Sudamerica angariato, torturato e sfruttato dagli Usa; sulla assenza di “libere” elezioni nel continente africano massacrato dall’Europa e al solito dagli Usa molto indispettiti dalla presenza russa e cinese!
Il ridetto e stimato diplomatico potrebbe usare fiumi di inchiostro per raccontarci interessanti riflessioni sull’assenza di elezioni “libere” nella ex-Italia, a feroce e durissima trazione dittatoriale anglo-franco-tedesca-americana. Da quasi un decennio in Italia non si vota più. La causa? La creazione e la imposizione di cinque, ripeto cinque leggi elettorali ingegnerizzate per ottenere la totale eliminazione della volontà popolare. Il voto democratico depotenziato è un rituale occidentale che male attecchisce in civiltà con metodi di governo differenti e con storie sociopolitiche diverse.
Imporre la “democrazia totalmente commerciale e finanziaria” targata Fmi, Onu, Nsa, Nato, Oms, Wto è una strategia Usa che, grazie al suo preteso ruolo di guida del mondo autoattribuitosi senza sentire nessuno, compie il suo “Manifest Destiny” da imporre con sanzioni economiche, “primavere colorate”, omicidi di statisti contrari, finanziando strutture paramilitari private travestite da islamici. È il destino di essere uno Stato che ha provocato ben ventisei conflitti regionali nell’era Bush-Clinton-Obama, con dodici milioni di morti e altrettanti profughi che si stanno abbattendo sulle coste della ex-Italia! Gli Usa sono quelli che hanno circondato la Russia con decine di basi Nato, Nsa e Cia, mentre gli schifosi russi trinariciuti non hanno altrettante basi della Fsb intorno agli Usa.
Purtroppo, il preclaro dottissimo diplomatico “italiano” non accetterà di fare analisi geopolitiche sul terrorismo eterno degli Usa e dei suoi alfieri anglosassoni. Dovremo farcene una ragione! Da questo comportamento è facile capire che non è dalla parte della sua patria d’origine. Egli è in buona compagnia di altre migliaia di spalleggiatori nazionali non particolarmente amici della ex-Italia. Anzi, sovente ne sono i più spietati e feroci nemici!!!
È la mistificazione, bellezza!
FONTE: https://www.opinione.it/esteri/2021/12/13/manlio-lo-presti_voto-giulio-terzi-di-sant-agata-cina-trazione-dittatoriale-anglo-franco-tedesca-americana-conflitti-regionali-bush-clinton-obama-fmi/
IN EVIDENZA
Deontologia dell’Ignobile
14 Dicembre 2021
Ebbene si, caro lettore, non è la prima volta che scrivo questo pezzo e non è la prima volta che certe forze me lo impediscono. Scherzo? Forse, chi lo sà.
Paranoia? Probabile, ma comunque sostenuta da diversi indizi significativi. Come una “lentezza” del browser improvvisa che prima di interventi all’uopo, addirittura succhiava tutta la memoria del PC inchiodando l’intera macchina, ma “random“. Oppure altri blocchi senza spiegazione, interruzioni di servizio del provider, perdita di dati precedentemente salvati (ripetutamente verificati).
L’elenco è lungo ed è inutile proseguirlo, tanto trovo la cosa unicamente “stimolante“, nel senso che se anche fosse, ho deciso proprio così, per pura provocazione, di lasciare bene esposto per un periodo di tempo abbastanza lungo il testo, senza postarlo, alla mercee di chiunque abbia il potere di gestirlo per boicottare il contenuto e qualsiai sia l’eventuale sua azione intrapresa se ne possa prendere integralmente “la responsabilità spirituale“.
Senza scampo. Fosse pure una forza non terrena.
Perché la mia è la mera esecuzione della volontà del mio demone che non ascolta ragioni e mi impone di tentare e ritentare senza metterla sul personale, dato che non sto facendo nulla “di personale“, a parte seguire la sua volontà (ovviamente) e per quando non comprenda fino in fondo questa volontà, tendo poi a scoprirla questa volontà nel tempo, constatanto ogni volta che averla seguita è tata è la cosa più saggia che potevo fare.
In altri termini, al di là della paranoia, il problema non è comunque mio.
Bene, fatte le dovute premesse, vi ringrazio veramente tanto di aver seguito tutte le mie assurdità e tesi più o meno bislacche fin qui. Rassicuro, non me ne vado, sto solo ringraziando e sinceramente. Perché sono cosciente che la via che indico, quella del metodo che seguo, non è per tutti. Ne sono cosciente perché la sperimento sulla mia pelle ed è l’evidenza evidente più chiara ai miei occhi, quella che è per pochi ed “estremamente” coraggiosi. Per il banale motivo che l’unico essere che temiamo più di ogni altro, soprattutto se fossimo coscienti che è fuori controllo, è quello che vediamo allo specchio. Siamo noi! Ciò che il metodo fa emergere con la logica e la coerenza è proprio il sospetto che noi quel controllo non ce l’abbiamo. Facciamo “finta” di averlo e ci va bene così. Applicare un metodo che si dimostra estremamente predittivo ma che costringe ad accettare ed ammettere che non abbiamo controllo su noi stessi e che per ciò siamo schiavi di noi stessi, è qualcosa che pochi possono tollerare.
Pochi, molto pochi.
Quest’altra premessa è introduttiva e ci parla di un problema che ho già accennato, ma che non ho mai voluto (apposta) approfondire. Per due motivi. Perché punta il dito contro una cerchia ristretta di persone e perché questo demotiva tutti gli altri a fare proprie le reponsabilità che questa cerchia porta sul groppone. Ricordiamo sempre che se c’è una questione aperta, soprattutto emotiva, e se insistiamo a cercare la colpa, non è mai una parte che può essere indicata colpevole a nome di tutti. Quello è sempre e solo un capro espiatorio. La colpa o ce l’hanno tutti o non ce l’ha nessuno. Perché se esistono persecutori e perseguiti, esistono anche cretini che giustificano i persecutori, profittatori, deboli, vanitosi, ignavi, etc. etc.
Se no, non staremo qui a cianciare di ste cose.
Insomma, le umane genti sono così, anche se per brevità ogni volta cerchiamo di ridurre tutto a un insieme omogeneo, poi nel concreto invece abbiamo un miscuglio di tutto e il contrario di tutto in costante rivolgimento, come una zuppa in eterno ribollire. Marmaglia non meglio definibile, dalle reazioni imprevedibili e quest’ultimo periodo ce lo ha reso chiaro come non mai: quanti di voi prima del 2020 conoscevano persone “che mai e poi mai” avrebbero pensato capaci di aderire a una campagna di immunizzazione modello “panacea” così scritteriata, immorale, indecente sotto ogni profilo etico e amministrativo e in modo così acritico? Quanti? Rispondo per voi (permettetemi): tutti. Me compreso. Mi sono anche preso la briga di verificare, chiedendo a una pletora di persone incontrate in questo periodo, ma la risposta era scontata e non mi ha riserbato sorprese.
Almeno ora vediamo chi ha le palle e chi no. Bene, procediamo oltre.
La presente, dicevo ha bisogno di molte premesse, perché cerca di sondare una parte della realtà inaccettabile. Forse la più difficile, per le infinite sfaccettature e perché come il metodo insegna, alla fine non è possibile separare niente da noi. NIENTE. Soprattutto quando si parla di emozioni.
Si tratta di capire bene la Deontologia dell’Ignobile. Ignobile è colui che nega l’aspetto nobile, perché lo ritiene esclusivamente terreno. Ignobile corrisponde infatti proprio a ciò che indichiamo essere nobile ma terreno, soprattutto oggi nella cultura della materialità, ma anche prima quando la plebe era apertamente distinta e comunemente accettato appartenesse a un ceto “inferiore“.Soprattutto dalla plebe stessa.
Nobile, si diceva un tempo, è colui che Dio ha scelto per guidare l’umanità. Certo, possiamo anche concordare, ma se li ha scelti lui questi nobili, oltre ogni evidenza evidente guardando bene, è per chiarire come l’umanità non ha mai avuto bisogno di “nobili” e guide, al massimo di principi. Tuttavia finché c’è chi crede a sta puttanata “che ci sia bisogno” di una guida nobile, umana, qualsiasi tipo di guida umana, è corretto si venga bastonati al fine di strisciare ai piedi degli inetti. Bene che vada.
Cosa vado cianciando? Che nel momento in cui ti poni, nei confronti dei tuoi simili, un gradino al di sopra al fine di guidare, il rapporto tra te e gli altri inizia immediatamente a diventare “squilibrato“. Questo ha sempre degli effetti deleteri profondi sulla tua psiche. Per parafrasare Le Bon: se la massa è stupida, chi li guida sarà sempre peggio. Perché questa “guida” sarà obbligata, per avere l’influenza desiderata, ad allinearsi verso il basso. La prima conseguenza coerente è perciò che gli verrà impossibile non disprezzare “i suoi subalterni“.
Ma ce di più e di peggio. Infinitamente peggio. L’essere degenere è una condizione di necessità per chiunque comanda. Nel senso che chi vive determinate condizioni psicologiche e certi contesti, non pensa di avere scampo.
Cerchiamo di approfondire questo concetto. Immaginate di essere ricchi. Ma no semplicemente “ricchi“, quanto di avere trasceso il concetto stesso di ricchezza terrena, tanto che la vostra ricchezza corrisponde a “qualsiasi bene materiale” sia umanamente concepibile, senza limiti. Questa ricchezza concentrata in poche mani è tale che ormai il principio stesso di possesso non è più applicabile con lo stesso metro di quando è stato introdotto.
Si tratta di un altro principio, quello che con la terza rivoluzione industriale, introduce il concetto che “il possesso” stesso sia un bene (non un diritto esercitabile da tutti) e sia esclusivo. Non tutti hanno diritto a reclamarlo. Solo alcuni ed “eletti” e che hanno l’etica (ecologica e biologica) per pretenderlo. Perché hanno ricchezza sufficiente.
Scelti da chi? Beh, da Dio, dal destino, quello che volete. Tanto è uguale, non fatevi fregare dai soliti trucchi, lasciando che il particolare distolga l’attenzione dal generale. Il punto è vivere in un mondo che si dichiara democratico mentre elegge una umanità di serie A (“io so io e voi non siete un ca%%o“) che conta sempre di più di una di serie B (“riconosco di non cantare un ca%%o”) che decidono entrambe i loro ruoli. Il resto sono ciance, buone per i propagandisti, gli imbonitori e i furbacchioni che avranno sempre interesse a dire che “non è vero” per difendere briciole di privilegio concesso dall’alto.
La loro preoccuazione di questi cortigiani e plutocrati sarà infatti di negare e nella foga di negare, etichetteranno gli avversari come negazionisti perché non ci sarà nella loro testa niente altro che la negazione e siccome la testa non la comandiamo… Li vedremo pedissequamente scuotere la testa, per negare, negare, negare. D’altronde cos’altro potrebbe fare un posseduto? Nega o falsifica.
Bene procediamo. Chi fa parte di questa élite, ha la testa piena di merda nella misura esatta in cui “dipende” dalla necessità di non essere escluso dalla sua cerchia. Fa parte nativamente della élite, ma non basta, deve anche dimostrare di meritarsi l’appartenenza al lignaggio debosciato. Deve dimostrare di essere “degno“, di essere almeno abbastanza corrotto e vizioso. Per ciò, sempre guardando bene, vedremo che la dimostrazione “degna” se è positiva è quella romanzata. Quella delle fiabe e dei film, dove Re e Regina sono sempre i più buoni, anche quando combattono Re e Regine cattivi. In altre parole viene romanzata per il popolino, che può essere anche ricco e corrotto, ma rimane fuori dalla cerchia dell’élite che è un altra cosa.
In essa vigono “altre leggi morali“, che si disguono per ciò che negano, non per ciò che accolgono. In particolare per il grado di disumanità a cui accedono.
La prima cosa che dobbiamo capire è che sono leggi morali infinitamente più dure, spietate e impietose di qualsiasi altro consesso umano. Non tanto per cattiveria, ma per necessità. Devono esserlo e per forza. Non c’è scampo. Perché un ambiente del genere nasce nella competizione più cruda e brutale, non c’è spazio per essere umano, cioè per ciò che può essere sfruttabile dall’avversario. Si deve imparare quindi a “dosare la cattiveria“.
Iniziate a capire perché in un ambiente del genere trasumanesimo e intelligenza artificiale ha tanto successo?
Come ho scritto mille volte, gente di quella risma ha un solo problema: non esagerare. Questo è il loro tallone d’Achille più solare. Non avere senso della misura. Non c’è modo di avere senso della misura nelle pretese se tutto ciò che puoi pretendere è sempre e solo il massimo che ti viene in mente e che tutto quel che devi fare se non lo raggiungi e “rimuovere” gli ostacoli e dimostrare che per te l’impossibile è accessibile.
Prima di tutto per ciò è necessario rimuovere gli ostacoli emotivi dentro di noi, che sono (guardacaso) E-S-A-T-T-A-M-E-N-T-E il senso della misura, l’equilibrio organico con l’ambiente. Cioè senza equilibrio emotivo, le tue valutazioni saltano perché lo scopo delle emozioni è esattamente quello di creare un rapporto di equilibrio tra te e il Mondo dei fenomeni che ti circonda.
Per ciò senza, le tue valutazioni avranno meno senso del vaneggio di un delirio. Ma tu, deprivato della sensibilità emotiva, le saprai “giuste” senza tentennamenti e per paradosso “gli altri” percependo la tua “sicurezza“, crederanno che abbiano senso e le seguiranno con fede pensandole “giuste” anche se non le capiscono perché rimangono insostenibili alla prova minima del buon senso.
Ribadisco, se ti togli dalle palle “l’ostacolo emotivo“, tenderai per forza contemporaneamente a comandare e cavalcare ragioni ragionevoli di autodistruzione ed eterodistruzione, senza rendertene conto. Modello “Sauron” il Signore delle Coglionerie pretese potentissimamente inutili. Perché se vinci è per regnare incontrastato sulle rovine (cioè sul nulla) e se perdi è per stare fuori dai coglioni con il sollievo di tutti, cioè dove si conviene a uno con un grado di consapevolezza di quel genere.
La tua in quel caso non è una presenza solo deleteria, è proprio cosmicamente inutile ed è l’unica cosa cristallina, pura e semplice per chi la vuol vedere. Ma non lo potrai mai accettare.
Immaginiamo poi chi si genuflette a cotanta imbecillità cosmica “adeguandosi” alla non-volontà, cioè dipendenza assoluta dalla schiavitù (emotiva) del fare il nulla. Siccome è impossible nascondere una cosa del genere, ci sono delle ricadute sia in chi persegue che nel perseguito. Ovviamente etiche e infelici.
Allora, già vediamo che alcuni si adattano e diventano particolarmente crudeli, quando non sadomasochisti per moto di sopravvivenza psicologica, altri sbroccano proprio, non ce la fanno. Come Bush Jr. che era certamente di tutt’altra pasta rispetto il padre, tant’è che era alcolizzato. Comunque le patologie e le dipendenze in quegli ambienti sono più comuni che in qualsiasi altro. I corpi stanno insieme con lo sputo, perché a unire le membra è un unica forza, positiva ed emotiva e questi la rifiutano, per ciò sono come nati marci. Gli organi tendono a sfaldarsi e la dipendenza di sta gente dalla medicina è la norma, la pretesa minima. Quindi non è difficile pensare per loro a un Mondo dove tutti dipendono dai farmaci.
Ricordiamoci: “ognuno pensa a se stesso sempre e comunque” e “l’emozione comanda sempre“. Il modello del Mondo da loro proposto e quello che le elite conosce e riconosce, ne più e ne meno. Una Merda inaccettabile.
Possiamo essere consapevoli che non governiamo noi stessi e per ciò cercare di correggere le derive, di tanto in tanto prendendo un poco il controllo, ma sempre per poco e con grande scruppolo che fare casini ci si mette un attimo. Certo, se stai in un contesto però che premette che ogni occasione di prendere il controllo equivale a una cazzata, non vai tanto lontano…
Torniamo sul concetto del FARE IL NULLA. Un concetto sottile, ma come sempre non difficile da capire. Basta guardare e le evidenze si trovano subito nel rapporto con le emozioni. “Fare il nulla” corrisponde a riempirsi di beni da cui dipendere totalmente, sapendoli il più irraggiungibili possibile dal numero più alto di persone. Cioè esclusivi ma su scala globale. Come il Jet privato con tanto di pista di atterraggio in casa, il panfilo con piscine e pista per le atomobili da corsa, le megaville con ettari di bosco intorno cioè abbastanza da andarci a caccia, la servitù e gli apparati di sicurezza militari privati simili a veri e propri piccoli eserciti, disporre di un isola intera, intere scuderie di cavalli, campi da golf, strutture sotterranee in cui rifugiarsi anche per anni nell’ozio se necessario e chissà che altro. Tutto questo non deve “servire“, non ha lo scopo primario di “servire“, ma di essere ostentato ed emotivamente dipendente. Ha lo scopo di dare un segno tangibile del potere esercitato soprattutto dentro la cerchia elitaria.
Ha lo scopo di esibire il grado di “libertà“, di schifezze che si possono compiere impunemente, tanto più ostentabili, tanto più repellenti, tanto più esclusivi, tanto meglio.
Ora, facciamo uno sforzo, un altro piccolo sforzo. Sono certo che ce la potete fare. Chi conosce questi ambienti sa bene che i rampolli non vanno in scuole qualsiasi. Vanno in scuole rigorosamente private e per le elite. Sono istituzioni molto esclusive. Dove si riceve una educazione molto esclusiva e che deve preparare alla mentalità che quel Mondo richiede, una mentalità “giustificatamente” perversa e viscida, dissimulante. Una mentalità che insegna a sfruttare le parti più basse della emotività umana come la vanità, l’avidità, la superbia, l’accidia e la lussuria. Potenziando ogni vizio creativamente immaginabile. Perchè per governare è questo che serve: allinearsi al peggio.
Riuscendo a “scavalcare” ogni senso, senno e misura. Come in guerra.
Ecco che allora si delinea una necessaria “Deontologia dell’Ignobile“, dove di necessità la prima vittima è la propria umanità. A seguire il resto. O così e ti adatti, o sparisci. In questo senso quindi avremo una naturale selezione al peggio tra le élite che periodicamente come le eruzioni cutanee, farà affiorare il grottesco, la componente umana più malata e deprecabile, la follia per la follia. Quella che avrà la necessità fisica di essere adorata per esistere e che troverà qualsiasi modo per avvelenare le Menti delle sue vittime, tanto i detrattori quanto i suoi stessi sostenitori.
Ripeto, non si tratta di “decidere” ma di espletare un bisogno fisico, esattamente come Dracula deve mordere e succhiare il sangue. Esattamente. Lotterai senza risparmio per esistere, e non-viere, ma se qualcuno ti toglierà la vita, sarà solo per te un sollievo.
Credo torneremo su questi concetti. Ma per ora mi fermo, perché preferisco lanciare la provocazione e poi lasciare che sia speso del tempo per rifletterci.
Aggiungo solo una cosa: il Male si ripresenta sempre in nuove vesti. Cambia nell’aspetto e pretende di essere tutt’altro anche nella sostanza. Dissimula pentimento, si dichiara dissociato da ciò che è stato in passato. Ma il lupo perde il pelo, non il vizio. Oggi le plutocrazie si presentano come benevole, filantropi che pensano al nostro futuro, come sempre avendo cambiato aspetto ed “la pelle” del potere o pretesto stavolta passa per l’economia. Nel giro di boa precente era ereditario, proprio di una famiglia. Oggi è economico. Ma rimane un sistema elettivo, dove c’è un umanità che ha trasceso la ricchezza e ha fatto un salto oltre lo Stige e un altra che è rimasta a guardare perplessa e indecisa sul da farsi.
Tutto qua.
Alla prossima penso parleremo d’Amore e di Gioia in relazione al potere e al Male.
FONTE: https://comedonchisciotte.org/forum/opinioni/deontologia-dellignobile/
Gesù Bambino secondo la politica di Erode
13 Dicembre 2021 – Anna Lombroso per il Simplicissimus
“Quest’anno il Bambin Gesù del mio ambulatorio oltre la mascherina ha sul braccio una siringa simbolo del vaccino anti Covid che porta in dono ai bambini dai 5 anni in su”, la frase corredata da opportuna iconografia di bambinello collocato sulla greppia con occhi ragionevolmente spauriti, è stata pubblicata su Facebook da una donna e medico, combinazione perfetta per l’advertising della cosca criminale di autorità politiche imprenditoriali e sanitarie che hanno deciso di compiere l’estremo sacrificio in nome della fede nella scienza incarnata nell’industria farmaceutica.
Possiamo dire che si tratta di una particolare forma di pedofilia, l’aberrazione dell’amore per i bambini che si traduce nel loro possesso, nel loro uso e abuso come di una proprietà indiscussa, del martirio consumato su carni tenere e innocenti come estremizzazione della sindrome di Münchausen per procura che fa meritare l’ammissione nella società civile e responsabile.
E non è un crimine la somministrazione di un prodotto del quale si cominciano a conoscere i danni collaterali immediati e a immaginare quelli sul lungo periodo, sui minori? quando l’aumento verificato delle infezioni tra i bambini non ha causato un aumento di mortalità, se è l’Iss a comunicare che nella fascia da 0 a 19 anni si sono verificati finora 35 morti senza vaccino, pari a 1 decesso ogni 522.000 bambini/anno, 125 volte meno dei 2.505 minori morti in media ogni anno nel quinquennio 2015-2019, e sui quali sarebbe bene invece condurre una indagine per approfondire le cause e la combinazione di patologie gravi con le condizioni ambientali e quelle del sistema sanitario nazionale.
E non è un crimine assecondare un disegno preverso di medicalizzazione della società, immaginando le generazioni future come un pubblico di potenziali pazienti la cui qualità di capitale umano va promossa e conservata con l’assunzione di farmaci, con vaccini e integratori in sostituzione di sostanze indispensabili e comportamenti virtuosi e sani?
E non è un criminale cedere all’uso, alla commercializzazione e al consumo dei corpi per adeguarsi alle necessità del mercato che impone ormai attitudini, inclinazioni e aspirazioni, sicché è doveroso equipaggiare i figli con gli indumenti, i balocchi e le scuole che ne garantiscono l’ammissione a un ceto superiore e senza i quali, proprio come il green pass, si è condannati alla marginalizzazione e all’esclusione?
E non è criminale sottoporre a questo abuso in nome della responsabilità personale e collettiva dei minori sui quali si esercita un potere assoluto che replica quello e immotivato e usurpato cui i decisori sottomettono gli adulti, avocando a sé l’autorità morale di discernere tra Bene e Male, come se fosse “etico” vaccinare i bambini per proteggere gli “altri”, quando viene rivendicato di aver tutelato anziani e soggetti fragili con l’immunizzazione e quando i rischi di trasmissione derivanti dalla mancata somministrazione sui minori sono irrilevanti?
Ma non è criminale che genitori, che pretendono dal fronte di chi ha fatto la scelta libera e consapevole di non prestarsi alla iniezione surrettiziamente obbligatoria per via dei ricatti del Green Pass, di prodigarsi con dati “ufficiali”, prodotti dalle fonti selezionate dai decisori come le uniche attendibili, sottovalutino proprio quelli concernenti della vaccinazione pediatrica? Se perfino la “sorveglianza passiva” condotta dall’Aifa segnala 128 reazioni avverse ogni 100.000 dosi somministrate” – sempre troppe – e sottostimando centinaia di volte quelle rilevate dai CDC degli Usa.
Ma non è criminale che l’appello a consegnarsi fiduciosi alla medicina impersonata da addetti ai lavori che hanno subito per anni la pratica di demansionamento, convertendo gli operatori di base in impiegati amministrativi, che ha tollerato che la ricerca fosse concessa in regime di esclusiva all’industria, che hanno approfittato delle misure governative per sottrarsi all’obbligo deontologico di “curare” venga ascoltato anche quando non sono ancora disponibili cure per i bambini che hanno subito danni da questi vaccini, anche fosse uno solo, mentre esistono protocolli profilattici e terapie precoci per contenere il rischio da Covid?
Ed infine non è criminale crescere i proprio figli coltivando l’indifferenza per tutti i diritti che sono stati conquistati in anni lotta della volontà popolare, da quello al lavoro, allo studio, all’assistenza e alla cura in tutte le età della vita, ridotti ormai ad uno, unico, sovrastante e sostituivo, quello a una mediocre e meschina sopravvivenza grazie alla consegna a uno stato di potenziale malattia da contrastare con vaccini e obbedienza?
FONTE: https://ilsimplicissimus2.com/2021/12/13/gesu-bambino-secondo-la-politica-di-erode/
SIAMO TECNICAMENTE TUTTI DETENUTI
ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME
Perché le persone sacrificano volontariamente la loro libertà?
Questo articolo riprende, ampliandolo ed approfondendolo, il tema che abbiamo già affrontato alcuni giorni fa in “La psicologia dell’ipnosi di massa e il totalitarismo“, che riportava vari brani dello stesso professor Desmet qui ripreso dal dr. Mercola. “Repetita juvant”.
Nel video che segue, Mattias Desmet, professore di psicologia clinica all’Università di Ghent in Belgio, esamina le condizioni sociali in cui una popolazione finisce per sacrificare volontariamente la propria libertà.
Desmet, che ha anche un master in statistica, ha scoperto anomalie particolari nelle analisi statistiche fatte durante la pandemia di Covid, che gli hanno fatto capire che la nostra società globale sta iniziando ad entrare in uno stato di “formazione della massa”, un tipo di “ipnosi collettiva” necessaria per l’ascesa di un regime totalitario.
In questa intervista sul podcast di Aubrey Marcus, Desmet passa in rassegna passo dopo passo la formula che porta a questa ipnosi collettiva, e come questa formula è stata impiegata sulla popolazione globale negli ultimi due anni.
Inutile dire che ci mette in guardia dal continuare su questa strada, e fornisce soluzioni che possiamo adottare, sia su base individuale che collettiva, per prevenire la perdita di libertà che sicuramente seguirà se non facciamo nulla.
Modellazione insensata
Verso la fine di febbraio 2020, Desmet ha iniziato a guardare i tassi di mortalità dei casi e altre statistiche, rendendosi subito conto che c’era qualcosa di seriamente sbagliato nei modelli presentati al pubblico e usati come giustificazione per chiudere le attività “non essenziali” e dire a tutti di stare a casa.
I modelli stavano esagerando enormemente la minaccia del SARS-CoV-2 e, alla fine di maggio 2020, questo era “dimostrato oltre ogni dubbio”. Per esempio, l’Imperial College di Londra aveva previsto che se la Svezia non avesse chiuso, entro la fine di maggio 2020 sarebbero morte 80.000 persone. Bene, la Svezia ha scelto di non chiudere e, alla fine di maggio, solo 6.000 persone erano morte con una diagnosi di Covid-19.
La cosa più strana di tutte, dice Desmet, è che tutti continuavano a dire che le contromisure al coronavirus erano basate su modelli matematici e sulla scienza eppure, “quando è stato dimostrato oltre ogni dubbio che i modelli iniziali erano completamente sbagliati, le misure sono continuate, come se nulla fosse sbagliato e i modelli fossero giusti“.
Chiaramente, quindi, la modellazione e la scienza non erano fondamentali o addirittura parte dell’equazione. Questo, dice Desmet, “era un forte segno che c’era qualcosa in corso a livello psicologico che era davvero potente“.
Un altro indizio che qualcosa era davvero sbagliato era il fatto che nessuno dei nostri leader politici stava prendendo in considerazione i danni collaterali delle loro contromisure. Non c’era alcuna analisi costi-benefici/rischi-ricompense per nessuna delle contromisure.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva avvertito che le misure avrebbero potuto provocare un eccesso di morti per fame. Eppure non abbiamo mai visto un modello matematico che tenesse conto di entrambe le facce della medaglia: la mortalità causata dal virus e i danni collaterali delle contromisure. E senza una tale analisi, non potevamo valutare se le contromisure potessero essere più dannose del virus.
Ogni volta che si considera una misura di salute pubblica, un’analisi costi-benefici è essenziale. Non si può prendere una decisione sensata senza di essa. Eppure qui, tali basi sono state ignorate come se il danno collaterale fosse irrilevante.
Le quattro condizioni di base per la “formazione della massa”
Quali dinamiche e processi psicologici potrebbero essere responsabili di questa apparente cecità? Dopo un paio di mesi, Desmet ha finalmente capito cosa stava succedendo. La società era (ed è ancora) sotto l’incantesimo di un’ipnosi di massa, un processo psicologico noto come “formazione della massa” che sorge nella società quando si verificano specifiche condizioni.
La condizione centrale è la mancanza di legame sociale. In altre parole, l’isolamento sociale su scala di massa, che è precisamente ciò che le chiusure provocavano. A tutti è stato detto che qualsiasi contatto con gli altri, compresi i membri della propria famiglia, poteva essere una condanna a morte.
Ho sentito di persone che per più di un anno non hanno incontrato una sola persona, rimanendo chiuse in casa tutto il tempo, per paura del contagio. Ma l’isolamento sociale era un problema diffuso anche prima della pandemia. Marcus cita un sondaggio secondo il quale il 25% degli intervistati non aveva un solo amico intimo. Per di più, il gruppo di età più solitario era quello dei giovani adulti, non degli anziani, come tipicamente si sospettava.
Quindi, anche prima della pandemia, le società occidentali soffrivano di una mancanza di comunità, che è una condizione chiave perché la sindrome da “formazione di massa” emerga in primo luogo.
La seconda condizione è che la maggioranza delle persone deve sperimentare la vita come senza senso e senza scopo. Desmet cita una ricerca che mostra che la metà di tutti gli adulti sente che il proprio lavoro è completamente privo di significato, non fornendo alcun valore né a se stessi né agli altri.
In un altro sondaggio, fatto nel 2012, il 63% degli intervistati ha detto di essere “sonnambulo” durante la propria giornata lavorativa, senza mettere alcuna passione nel proprio lavoro. Quindi, anche la condizione n. 2 per l’ipnosi di formazione della massa era soddisfatta, anche prima che scoppiasse la pandemia.
La terza condizione è la diffusa ansia fluttuante e il malcontento fluttuante. L’ansia fluttuante si riferisce all’ansia che non ha una causa apparente o distinta. Se siete nella giungla e vi trovate inseguiti da un leone, la vostra paura e l’ansia hanno una causa naturale e facilmente identificabile: il leone.
Tuttavia, quando siete socialmente scollegati e sentite che la vostra vita non ha senso, allora può emergere un’ansia fluttuante che non è collegata a una rappresentazione mentale o fisica di una minaccia specifica. A giudicare dalla popolarità degli antidepressivi e di altri psicofarmaci, anche la condizione n. 3 era soddisfatta molto prima della pandemia.
La quarta condizione è la frustrazione e l’aggressività fluttuante, che tende a seguire naturalmente le tre precedenti. Anche in questo caso, la frustrazione e l’aggressività non hanno una causa riconoscibile.
Quando le condizioni sono soddisfatte, emerge la formazione della massa
Quando una parte abbastanza grande della società soddisfa queste quattro condizioni, è matura per l’ipnosi di formazione della massa. Tutto ciò che serve ora è una storia in cui la fonte o la causa dell’ansia venga identificata e spiegata, fornendo contemporaneamente una strategia per affrontare e neutralizzare quella causa.
Accettando e partecipando a qualsiasi strategia, le persone con ansia fluttuante si sentono dotate, finalmente, dei mezzi per controllare la propria ansia ed evitare il panico. Sentono di avere di nuovo il controllo.
È interessante notare che quando questo accade, le persone si sentono anche improvvisamente ricollegate con gli altri, perché hanno tutti identificato la stessa nemesi. Così, sono uniti in una lotta eroica contro la rappresentazione mentale della loro ansia. Questa solidarietà ritrovata, inoltre, dà alle loro vite un nuovo significato ed uno scopo.
Insieme, questa connessione, anche se basata su una falsa premessa, agisce per rafforzare la disconnessione psicologica dalla realtà. Spiega perché così tanti abbiano creduto ad una narrazione chiaramente illogica, e perché siano disposti a partecipare alla strategia prescritta – “anche se è completamente assurda“, dice Desmet.
“La ragione per cui credono alla narrazione è perché porta a questo nuovo legame sociale“, spiega. La scienza, la logica e la correttezza non hanno nulla a che fare con questo.
“Attraverso il processo di formazione della massa, passano dalla condizione molto dolorosa di isolamento sociale allo stato opposto di massima connessione che esiste in una folla o in una massa.
Questo di per sé porta ad una sorta di intossicazione mentale, che è la vera ragione per cui la gente si attacca alla narrazione, perché la gente è disposta a seguire la narrazione, anche se, come abbiamo detto, è completamente sbagliata, e anche se perdono tutto ciò che è importante per loro personalmente“.
Queste perdite possono includere la loro salute mentale e fisica, le loro case, i mezzi di sussistenza e il benessere materiale. Niente di tutto ciò ha importanza quando si è sotto l’incantesimo ipnotico della formazione di massa. E questo, dice Desmet, è uno degli aspetti più problematici di questo fenomeno psicologico. Le masse di persone diventano autodistruttive attraverso la loro miope focalizzazione.
La formazione della massa nel 19° secolo
Gustave Le Bon, uno psicologo sociale francese famoso per il suo studio delle folle, disse una volta:
“Le masse non hanno mai avuto sete di verità. Si allontanano dall’evidenza che non è di loro gusto, preferendo divinizzare l’errore, se l’errore le seduce. Chiunque possa fornire loro delle illusioni è facilmente il loro padrone; chi cerca di distruggere le loro illusioni è sempre la loro vittima”.
Il libro di Le Bon, “La folla: uno studio sulla mente del popolo” (1) scava a fondo nelle caratteristiche delle folle umane e come, quando si riuniscono in gruppo, le persone tendano a rinunciare alla deliberazione cosciente in favore di un’azione inconscia della folla.
Le Bon avvertiva che se la società non avesse tenuto conto dell’isolamento sociale e dell’idea antireligiosa che la vita non ha scopo, saremmo finiti in uno stato in cui la formazione di massa sarebbe diventata la norma. Queste persone psicologicamente danneggiate avrebbero preso il sopravvento, che è precisamente quello che è successo.
Un esempio chiave è il regime nazista. Desmet fa notare che mentre tipicamente pensiamo alle dittature che nascono dall’uso della forza bruta e della paura, il regime nazista – e la leadership che abbiamo di fronte in questo momento – è salito al potere grazie a questo profondo fenomeno psicologico noto come formazione di massa.
La gente partecipava VOLONTARIAMENTE alle atrocità naziste a causa dello stato psicologico in cui si trovava la società (il fenomeno della formazione di massa), non perché temeva il proprio leader.
Differenze chiave tra dittatura e totalitarismo
È quindi importante rendersi conto che le dittature classiche e il totalitarismo nascono da cause diverse. Come regola generale, in una dittatura classica, il dittatore diventa più mite e meno aggressivo una volta che le voci dissidenti, la sua opposizione, sono messe a tacere. Una volta che ha preso il potere completo, non ha più bisogno di essere aggressivo e può ricorrere ad altri mezzi per mantenere il controllo.
In uno stato totalitario, si verifica l’esatto contrario. Questo è il punto cruciale che dobbiamo capire, perché in una società totalitaria, una volta che l’opposizione è messa a tacere, quello è il momento in cui lo stato commette le sue più grandi e crudeli atrocità.
Un esempio di questo è il piano di purificazione di Stalin negli anni ’30, che ha portato alla morte di circa 80 milioni di persone in un solo decennio. La metà degli anni ‘30 è anche il periodo in cui il regime nazista iniziò la sua folle pulizia, che portò all’Olocausto. Entrambi sono avvenuti dopo che l’opposizione vocale era stata placata.
Ora siamo in un altro momento spartiacque della storia, dove l’opposizione alla follia pandemica viene messa a tacere. Se vogliamo che l’umanità sopravviva e non soccomba al totalitarismo globale, dobbiamo continuare a parlare contro di esso, perché quando ci fermeremo, QUELLO è il momento in cui inizieranno le vere atrocità. In altre parole, non abbiamo ancora visto nulla. Il peggio deve ancora venire – se restiamo in silenzio.
Ecco un altro punto importante. I totalitari non smettono di commettere atrocità una volta che l’opposizione viene sconfitta. Semplicemente si espande a nuovi gruppi. Desmet racconta come Stalin passasse da un capro espiatorio all’altro, mentre continuava a trovare nuovi gruppi da incolpare e li faceva annientare. Alla fine, finì per uccidere la metà dei membri del suo Partito Comunista, anche se la maggior parte non aveva fatto nulla di male e gli era fedele.
Questo è qualcosa su cui riflettere nella nostra situazione attuale. In questo momento, gli “anti-vaxers” sono l’opposizione che il regime totalitario cerca di distruggere. Una volta che non ci saranno più “anti-vaxers”, diciamo, teoricamente che tutti nel mondo siano stati vaccinati, l’opposizione da eliminare diventerebbe qualche altro gruppo.
Quindi, se siete “vaccinati” e avete fatto tutti i vostri richiami in questo momento e state facendo il tifo per la crociata contro coloro che non vogliono vaccinarsi, sappiate che è solo una questione di tempo prima che sia il vostro turno di essere vittime di qualcosa.
La tragica fine che attende tutte le società di formazione della massa
In un certo senso, il destino di coloro che soccombono alla formazione della massa e abbracciano il totalitarismo è particolarmente tragico, a causa di un altro strano fenomeno che si verifica. Le persone sotto il suo incantesimo spesso finiscono per concordare che meritano di morire e vanno volentieri verso la propria morte. Questo, dice Desmet, è quello che è successo con molti dei membri del partito di Stalin che sono stati condannati a morte senza motivo apparente.
Come notato da Marcus, questo è fondamentalmente “menticidio”, l’uccisione della mente. Il processo psicologico del menticidio degrada talmente le facoltà mentali che il pensiero razionale non è più possibile, rendendo le persone profondamente credulone. In questo stato, accetteranno qualsiasi narrazione senza pensiero critico.
La formazione della massa finisce sempre per creare più delle condizioni che, in prima istanza, le hanno permesso di emergere. Così, alla fine, le persone che sono sotto ipnosi di formazione della massa si sentiranno più che mai isolate socialmente, con meno significato e scopo nella vita, e più ansia e aggressività fluttuante di prima.
La formazione della massa cancella anche l’individualità. Il gruppo diventa importante e l’individuo irrilevante. Quindi sentirsi dire che voi, i vostri genitori o i vostri figli meritate o dovete morire per il miglioramento della società diventa accettabile e piacevole.
“Tutti diventano ugualmente stupidi, essenzialmente”, dice Desmet. “Non importa quanto fossero intelligenti o svegli prima. Perdono ogni capacità di pensiero critico, perdono tutte le caratteristiche individuali”.
Applicato ad oggi, questo è scioccantemente rilevante. Aiuta a spiegare come e perché i genitori sono disposti a mettere in fila i propri figli per un “vaccino sperimentale” che può renderli disabili o ucciderli. “Il totalitarismo è un mostro che divora SEMPRE i propri figli“, dice Desmet.
La formazione della massa in azione
Un altro punto importante è che, tipicamente, solo il 30% delle persone in una società totalitaria è effettivamente sotto l’incantesimo ipnotico della formazione di massa. Sembra maggiore, ma in realtà sono una minoranza.
Tuttavia, c’è tipicamente un altro 40% che semplicemente segue il programma, anche se non è convinto. Non vogliono distinguersi andando contro la corrente prevalente. Il restante 30% non è ipnotizzato e vuole svegliare gli altri.
Una strategia chiave per rompere la formazione della massa e prevenire il totalitarismo è che i dissidenti si uniscano come un unico grande gruppo, dando così agli spettatori indecisi che non sono ancora completamente ipnotizzati un’alternativa all’unirsi ai totalitari.
I cosiddetti esperimenti Ash hanno chiaramente dimostrato che pochissime persone, solo il 25%, sono disposte ad andare contro la folla, non importa quanto assurda e ovviamente sbagliata sia l’opinione della folla. Due terzi delle persone sono disposte ad assecondare l’”idiocrazia”.
Più e più volte, gli eventi di formazione della massa e gli esperimenti ci mostrano che ci sono tre gruppi di persone: quelli che si incantano e credono effettivamente che la risposta sbagliata sia quella giusta; quelli che sanno che la risposta è sbagliata, ma non osano dire la verità, così sono d’accordo con ciò che sanno essere falso; e quelli che sanno che la risposta è sbagliata e lo dicono.
Come rompere la formazione della massa
Tutto questo indica qual è la risposta. Secondo Desmet, ciò che i dissidenti devono fare è unirsi per formare un unico grande gruppo. Questo dà al gruppo più grande, il 40% – gli spettatori indecisi che seguono il programma solo perché hanno paura di essere ostracizzati – una piattaforma alternativa di legame sociale.
La maggior parte di loro probabilmente si unirà al gruppo dissidente anti-totalitario piuttosto che seguire la mentalità totalitaria con cui non sono pienamente d’accordo. A quel punto, la formazione della massa è fatta. Lo stato totalitario è finito perché gli spettatori neutrali, che hanno permesso alla formazione di massa di mettere radici e crescere, ora non partecipano più a quel processo. E senza la formazione della massa, una presa di potere totalitaria non può avere successo.
In secondo luogo, dobbiamo continuare a parlare a voce alta. Parlare può aiutare a minimizzare il numero di persone che vengono ipnotizzate. Può anche svegliare alcuni che sono già sotto l’incantesimo della formazione della massa. Secondo Desmet, è stato anche dimostrato che parlare può limitare le atrocità commesse.
“Secondo me, smettere di parlare non è un’opzione “, dice. “È la cosa più importante che possiamo fare”.
Non è facile. Come discusso da Marcus e Desmet, il regime totalitario ha il vantaggio di poter controllare la narrazione attraverso i media centralizzati. Non sorprende che i mass media siano uno strumento chiave per la creazione di una formazione di massa di successo.
Una terza azione è la creazione di strutture parallele. Il potere di questa strategia è stato dimostrato da Vaclav Havel, un dissidente politico che alla fine è diventato il presidente della Cecoslovacchia. Una struttura parallela è qualsiasi tipo di attività, organizzazione, tecnologia, movimento o ricerca creativa che si adatta a una società totalitaria pur essendone moralmente al di fuori.
Una volta create abbastanza strutture parallele, nasce una cultura parallela che funziona come un santuario di sanità mentale all’interno del mondo totalitario. Havel spiega questa strategia nel suo libro “Il potere dei senza potere”. Come notato da Desmet, il totalitarismo alla fine si autodistruggerà sempre. Le basi psicologiche sono così autodistruttive che il sistema crolla. Questa è la buona notizia.
La cattiva notizia è che un sistema totalitario può sopravvivere per lunghi periodi di tempo prima di esaurirsi, e alla fine tendono ad esserci pochi sopravvissuti. Detto questo, Desmet crede che questo nuovo totalitarismo globale sia più instabile dei sistemi totalitari regionali guidati da dittatori e, conseguentemente, potrebbe [corsivo del traduttore] autodistruggersi più velocemente. Quindi, la chiave è sopravvivere fuori dal sistema totalitario mentre aspettiamo che si autodistrugga.
Tuttavia, dobbiamo ancora dissentire a parole e nei fatti, per limitare le atrocità e mitigare i danni.
In definitiva, come nella medicina, prevenire il totalitarismo è molto più facile che cercare di liberarsene dopo. Per farlo, dobbiamo prevenire le quattro cause alla radice della formazione della massa nella società: isolamento sociale, mancanza di scopo, malcontento/ansia fluttuante e frustrazione/aggressione fluttuante.
Questo sarà il compito di coloro che rimarranno una volta che questo esperimento di totalitarismo globale [sperabilmente] fallirà e cadrà.
Nota: per scelta anti-censura da parte dell’Autore, l’articolo rimane visibile sul suo sito solo per 48 ore. Sia l’articolo che il video sono comunque disponibili a chi ne faccia richiesta al Dr. Mercola o a ComeDonChisciotte.
Scelto e tradotto da Arrigo de Angeli per ComeDonChisciotte
FONTE: https://comedonchisciotte.org/perche-le-persone-sacrificano-volontariamente-la-loro-liberta/
BELPAESE DA SALVARE
La Difesa dopo il Trattato del Quirinale
Tra le aree di interesse del Trattato del Quirinale, una in particolare può incidere in modo sensibile sul futuro delle relazioni italo-francesi e sul coordinamento di Francia e Italia: la difesa. In un momento in cui la difesa comune europea sembra essere la stella polare dell’agenda di Bruxelles e della diplomazia di Parigi, l’accordo firmato da Emmanuel Macron e Mario Draghi appare perfettamente in linea con l’interesse sempre più forte nei confronti della difesa e della sicurezza. Un ambito complesso, perché racchiude non solo esigenze di natura militare, ma anche politiche, di intelligence, di sicurezza nazionale in senso lato fino al non meno importante settore dell’industria della difesa.
Il testo del Trattato
L’accordo di “cooperazione bilaterale rafforzata” mette al centro proprio difesa, sicurezza e politica estera. Segmenti diversi ma tra loro fortemente uniti che Italia e Francia provano – “ove possibile” – a coordinare tra di loro “ovunque i loro interessi strategici s’incontrino”. Entrando nel dettaglio del testo, fermo restando l’adempimento di tutte le parti dei trattati Nato e Ue, Roma e Parigi promuovono consultazioni bilaterali coordinandosi in particolare sulle iniziative di difesa dell’Unione Europea. I due Paesi si impegnano inoltre a tenere regolarmente “incontri bilaterali istituzionalizzati nel settore della difesa” e del Consiglio italo-francese di Difesa e Sicurezza, organo che riunisce i ministri degli Esteri e della Difesa dei due paesi firmatari dell’accordo del Quirinale.
Sul fronte industriale, tema delicato per i complessi rapporti di partnership e di rivalità che legano il sistema francese e quello italiano, Palazzo Chigi e l’Eliseo hanno concluso che i rispettivi Paesi devono cooperare nell’aumentare capacità di interesse comune, potenziando i rispettivi sistemi industriali anche nell’ottica di un miglioramento delle difesa comune europea. Fondamentale è poi la volontà espressa nel patto riguardo la promozione di “alleanze strutturali” tra le industrie della difesa di Francia e Italia. Le parti contraenti si legge nel testo dell’accordo, “facilitano l’attuazione di progetti comuni, bilaterali o plurilaterali, in connessione con la costituzione di partnership industriali in specifici settori militari, nonché dei progetti congiunti nell’ambito della cooperazione strutturata permanente (PESCO), con il sostegno del Fondo europeo per la difesa”. In questo senso, ambito particolarmente importante è lo spazio, citato espressamente nel trattato.
Infine, due elementi sono i paragrafi 6 e 7 del capitolo sulla difesa e sicurezza del Trattato del Quirinale. Mentre nel primo si parla di una condivisione di addestramenti e scambi tra personale delle rispettive forze armate, il secondo afferma un principio particolarmente interessante: “Le Parti – dice il testo – si impegnano a facilitare il transito e lo stazionamento delle forze armate dell’altra Parte sul proprio territorio“. Un tema su cui torneremo più avanti.
Il programma di lavoro
Il programma di lavoro relativo al Trattato del Quirinale entra più nel dettaglio. In particolare, come si legge su Agenzia Nova, per ciò che riguarda le consultazioni sempre più costanti e regolari tra le Difese dei due Paesi, l’accordo conferma che questo tipo di consultazioni verteranno prioritariamente su terrorismo, sicurezza marittima (e precisamente “Mediterraneo, Golfo di Guinea, Indo-Pacifico”), controllo degli armamenti, sfide per l’energia e le minacce ibride. Le due nazioni contraenti, si legge ancora nel programma di lavoro, si impegnano poi a identificare le migliori azioni da mettere in atto per un coordinamento nei vari teatri operativi in cui sono impegnate le forze armate italiane e francesi, in particolare Mediterraneo, Medio Oriente, Sahel, Golfo di Guinea e Balcani e Oceano Indiano. Obiettivi cui si aggiunge quello di “sviluppare una cultura strategica comune: rinnovare e ampliare lo scambio di informazioni sugli obiettivi d’interesse comune e in caso di operazioni militari congiunte”.
Un gioco complesso
Le clausole del Trattato del Quirinale lasciano spazio a diverse interpretazioni. Sicuramente il linguaggio diplomatico non aiuta a risolvere dubbi mossi dagli osservatori più critici sull’accordo italo-francese. In un articolo a firma di Gianandrea Gaiani su Analisi Difesa, ad esempio, viene scritto che “su tutti i temi oggetto dell’accordo Parigi può vantare una leadership indiscussa o in ogni caso un maggior peso politico, economico, finanziario, industriale e militare rispetto a Roma”. Una critica particolarmente tagliente cui si aggiungono quelle apparse su Formiche attraverso le parole di Michele Nones, vice presidente dello Iai, il quale ha voluto mettere l’accento sul fatto che “emergono disponibilità e volontà a cooperare più strettamente, ma non si traducono immediatamente in una previsione operativa“. L’idea quindi è che il confronto sia in realtà poco concreto, senza una vera prospettiva temporale e pratica. Con un punto interrogativo che riguarda la questione industriale.
I due Paesi sono apparsi spesso rivali nell’ambito navale e nelle scelte per l’aeronautica. Inoltre, come ricordato da tanti osservatori, c’è sempre il dubbio che Parigi sia in grado di esprimere un peso decisamente maggiore rispetto a quello di Roma per quanto riguarda i programmi comuni e le “alleanze strutturali”, soprattutto perché è molto più netta la presenza francese in Italia rispetto a quella italiana in Francia. E per quanto riguarda la prospettiva di un più marcato interesse francese rispetto a quello italiano nel Trattato, molti si interrogano sull’ultima clausola, quella della facilitazione del transito delle forze armate nell’uno o l’altro Paese. Risulta evidente che sia ben più facile che all’Eliseo interessi l’utilizzo del territorio italiano rispetto a quanto possa servire alla Difesa italiana entrare e stazionare in territorio transalpino.
Alle critiche si aggiungono però le opportunità che questo accordo può avere anche in ambito della Difesa. Coordinarsi tra paesi che spesso appaiono rivali significa anche ricomporre delle fratture che non hanno aiutato in alcun caso né la politica estera francese né quella italiana. La Libia, in questo senso, è un esempio calzante, visto che il duello tra Francia e Italia ha condotto esclusivamente a un maggiore coinvolgimento di attori esterni diventati assoluti protagonisti. La nascita del Consiglio di difesa e sicurezza italo-francese, l’obiettivo di un maggiore coordinamento anche in ambito Nato e Ue e il desiderio di entrambe le parti di giungere a partenariati più solidi in campo industriale e militare può essere letto anche come una prima pietra di un rinnovato rapporto tra due Paesi che negli ultimi anni hanno subito pesanti colpi alla fiducia reciproca. Mentre per quanto riguarda gli investimenti reciproci, l’impegno a un loro rafforzamento può servire anche all’Italia per migliorare la propria posizione all’interno del mercato transalpino, cercando di ridurre il divario rispetto alla partecipazione francese nel panorama industriale e imprenditoriale italiano.
Tutto dipende dunque dalla capacità di difendere l’interesse nazionale, pur nell’ottica europea menzionata più volte nel Trattato. Le opportunità di questo accordo, come già confermato da altri accordi tra privati esistenti tra Italia e Francia, sono evidenti. Ma è evidente anche il rischio di un clamoroso errore di calcolo in assenza di una conoscenza approfondita delle dinamiche che muovono la diplomazia francese. Macron non ha mai fatto mistero di considerare questa fase politica come un modo per assumere le redini dell’Unione europea e in particolare sulla difesa e gli affari esteri. L’Italia può sfruttare il Trattato del Quirinale per scalfire quell’alleanza franco-tedesca che ha isolato per molto tempo Roma. Ma soprattutto per quanto riguarda la difesa, ora l’attenzione è rivolta in particolare al piano industriale. Il banco di prova del Trattato sarà principalmente quello.
FONTE: https://it.insideover.com/difesa/la-difesa-trattato-quirinale-italia-francia.html
RECORD NEGATIVO DI NASCITE IN ITALIA
È record denatalità nel 2020 in Italia: la pandemia, in pratica, ha accentuato il calo dei nati, proseguito pure nel 2021. Venendo ai dati elaborati dall’Istat, l’anno scorso i nati sono stati 404.892 (-15 mila sul 2019). Un calo (-2,5 per cento nei primi 10 mesi dell’anno) si è acutizzato a novembre (-8,3 per cento rispetto allo stesso mese del 2019) e dicembre (-10,7 per cento). Mesi, questi, in cui si sono iniziate a contare le nascite concepite all’inizio dell’ondata epidemica.
Nel 2021 non va meglio. Secondo le stime provvisorie di gennaio-settembre, le minori nascite sono già 12.500, ossia quasi il doppio di quanto osservato nello stesso periodo del 2020. C’è dell’altro: nel 2020 il numero medio di figli, per donna, è sceso a 1,24 per il complesso di residenti da 1,44 negli anni 2008-2010, ovvero il periodo massimo relativo della fecondità.
La situazione
Nel report è stato evidenziato come nell’area del Nord-Ovest, a dicembre, il calo abbia toccato quota 15,4 per cento. Nel 2021, a gennaio, c’è stata la massima riduzione dei nati a livello nazionale (13,6 per cento) con un picco al Sud (-15,3 per cento). Il documento ha spiegato: “Il forte calo dei nati a gennaio 2021, tra i più ampi mai registrati, dopo quello già marcato degli ultimi due mesi del 2020, lascia pochi dubbi sul ruolo svolto dall’epidemia”. E ancora: “Il crollo delle nascite tra dicembre e febbraio, riferibile ai mancati concepimenti della prima ondata pandemica, poteva essere dovuto al posticipo di pochi mesi dei piani di genitorialità. Tuttavia, dai primi dati disponibili, tale diminuzione sembra l’indizio di una tendenza più duratura in cui il ritardo è persistente o, comunque, tale da portare all’abbandono nel breve termine della scelta riproduttiva”.
Madri a 31,4 anni e nomi più in voga
Leonardo e Sofia, nel 2020, sono rimasti i nomi preferiti. Francesco e Alessandro, invece, si sono piazzati rispettivamente secondo e terzo in questa “speciale” classifica. Per quanto riguarda i nomi femminili, Giulia è passata da terza a seconda, posizione questa occupata da Aurora. Aumenta anche l’età media alla nascita del primo figlio (31,4 anni) nel 2020, circa tre anni in più rispetto al 1995.
FONTE: https://www.opinione.it/societa/2021/12/14/mimmo-fornari_istat-record-negativo-nascite-italia-2020/
CONFLITTI GEOPOLITICI
C’è chi mira a una guerra “limitata” in Ucraina?
L’ultimo titolo:
La Nato respinge ogni interferenza di Mosca sulla possibile adesione dell’Ucraina
Il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg venerdì (10 dicembre) si è opposto a qualsiasi interferenza russa nelle relazioni Alleanza-Ucraina, rifiutandosi di escludere la possibile adesione di Kiev, come richiesto da Mosca.
L’ipotesi del politologo francese Denys Pluvinage.
Si sente sempre più spesso dire che gli Stati Uniti o la NATO non vogliono una guerra con la Russia. L’argomento principale è che sarebbe, per l’Occidente, un’operazione suicida. Non si può fare a meno di preoccuparsi per il semplice fatto che questo argomento viene utilizzato sempre più frequenza. Eccessiva, direi. Si tratta di mettere in guardia le teste calde occidentali che sognano di dare battaglia alla Russia? Sta dicendo alla Russia “non preoccuparti, non siamo pazzi per attaccarti di fronte”, per abbassare il suo livello di allerta? Mosca dovrebbe preoccuparsi? Dobbiamo aspettarci attacchi localizzati, guerre limitate, iniziate da chi? Per quale fine?
Il ministero della Difesa russo prende le cose sul serio. È il minimo che possiamo aspettarci da esso. I movimenti di truppe verso occidente, cui abbiamo assistito quest’estate, non avevano altro scopo che dimostrare con tanta rapidità che l’esercito russo poteva ammassare un’enorme quantità di uomini e di materiale in un punto particolare del suo confine. L’istituzione di mezzi di difesa antiaerea sulle rive del Mar Nero ne ha fatto un bacino effettivamente controllato dalla Russia. Per questo gli Stati Uniti e la Nato stanno organizzando manovre navali nella regione, vogliono testare questa difesa, soprattutto le installazioni radar.
Tutti dovrebbero aver capito che i nuovi armamenti annunciati da Vladimir Putin nel 2018 non sono “cartoni animati” del presidente russo, come certi media occidentali li hanno definiti . La maggior parte di essi è ora operativa e presto anche il resto dovrebbe essere dotato di personale. È diventato evidente che la Russia, che è sempre stata “dietro” in armi (compreso, ovviamente, in epoca sovietica), è ormai un numero di anni avanti rispetto al campo occidentale. , e mentre la ricerca continua, non si sa se e quando questo anticipo potrebbe essere compensato. D’altra parte, la cooperazione economica e militare tra Cina e Russia sta raggiungendo livelli che nessuno avrebbe potuto immaginare solo sei anni fa. Ciò non impedisce ai media occidentali o ai leader di paesi aggressivamente russofobi come gli Stati baltici, la Polonia o l’Inghilterra di continuare a provocare la Russia, nella speranza di un dérapage da cui potrebbero trarre profitto politicamente. Anche entrambe le camere del Congresso degli Stati Uniti sono su questa lunghezza d’onda. Ma gli eserciti occidentali sono ben consapevoli del rischio che rappresenterebbe per loro un conflitto con la Russia. Per questo Washington sta inviando a Mosca il direttore della CIA o Viktoria Nuland. Non certo per veicolare avvertimenti o minacce, come spiega il New York Times o la CNN, ma per sondare i leader russi e cercare di indovinare le loro reazioni in caso di conflitto. Forse anche per spiegare loro che gli Stati Uniti non vogliono la guerra aperta.
L’Ucraina è diventata il punto focale dei russofobi occidentali. La Russia viene accusata sempre più spesso , e con maggiore violenza, di voler invadere il Paese. I commenti di analisti politici seri vengono ignorati. La prima domanda da porsi è: perché il Cremlino dovrebbe fare questo? A cosa serve? L’Ucraina è cambiata molto dal 2014. Tutti questi anni di propaganda anti-russa hanno lasciato il segno. Quali sarebbero le reazioni della popolazione, al di fuori delle repubbliche di Donetsk e Lugansk, se l’esercito russo intervenisse sul terreno? Sarebbe stata accolta come molti sembravano pensare nel 2014? Niente lo dimostra. La Russia ha bisogno dell’Ucraina oggi? Oppure, dovremmo dire “di quel che resta dell’Ucraina”? Risorse naturali minime, economia disorganizzata, corruzione, disperazione, fame. Le persone migliori sono già andate all’estero. Molti in Russia di cui parlano la lingua e dove sono stati ben accolti. Gli altri in Germania, in Canada dove hanno lavori umili, ma migliori di quelli che avevano nel loro paese. Soprattutto, la Russia non vuole altro che mantenere lo status quo. Non vuole un’Ucraina membro della NATO (ma chi lo vuole nella stessa NATO?), non vuole missili americani di stanza sul territorio ucraino. Questo è ciò che vuole Vladimir Putin, quando chiede un impegno scritto della Nato a non espandersi più a est (ha di mira Ucraina e Georgia).
Quindi: la Russia non vuole l’Ucraina, gli Stati Uniti non vogliono combattere per l’Ucraina e nemmeno l’Unione Europea. Eppure la Russia è ancora accusata di prepararsi a un intervento militare promettendole “sanzioni infernali” se lo avesse fatto. Tutto questo serve una serie di interessi. Non tornerò al complesso militare industriale e al Pentagono che hanno bisogno dell’instabilità nel mondo per giustificare le somme faraoniche versate al bilancio del Dipartimento della Difesa. Ma una guerra in Ucraina potrebbe sedurre Joseph Biden. Gli Stati Uniti, infatti, sono ovviamente stanchi di sostenere un Paese imprevedibile, che è già costato loro molto e dal quale ora sanno che non raccoglieranno gli effetti inizialmente sperati, nella loro lotta contro la Russia. . Lasciare che Zelensky perda una “piccola” guerra contro la Russia darebbe a lui la colpa di questo enorme “fallimento” e si libererebbe di lui e dei neonazisti intorno a lui. Il problema di Zelenski sarà uscire in tempo dal Paese. L’Unione Europea, diventata dipendente dalla russofobia, si è chiusa in un angolo da cui non sa uscire. Odia la Russia, ma ha bisogno della Russia. Anche lei senza dubbio si accontenterebbe di una piccola guerra che aumenterebbe ulteriormente le sanzioni economiche contro Mosca. Ma i leader europei non sembrano rendersi conto che questo li metterebbe ancora di più nel “pugno di ferro” degli Stati Uniti. O ne sarebbero contenti?
Come previsto, la video chat dei due presidenti non ha prodotto nulla di nuovo. Lo stesso Vladimir Putin, poche ore prima di questo incontro, lo aveva descritto in televisione come un “incontro formale”. Tuttavia, è stata un’opportunità per alcuni membri del Congresso degli Stati Uniti di aumentare la pressione. Mentre alcuni parlavano di “sanzioni del diavolo”, altri sono andati oltre, come il senatore del Mississippi Roger Wicker, che ha consigliato a Joseph Biden di prendere in considerazione un attacco nucleare preventivo contro la Russia. Raggiungiamo qui livelli psichiatrici. E cosa fare quando hai davanti dei pazzi? Cerca di non trattenerli, parla con loro con calma… Da parte americana, queste affermazioni hanno comunque fatto reagire la gente. Consiglio agli anglofoni di guardare l’intervista di Tucker Carlson di Fox News con Tulsi Gabbard, che ha servito come ufficiale nell’esercito degli Stati Uniti ed è stata candidata alle primarie democratiche per le elezioni del 2020, dove alla fine ha sostenuto Joseph Biden. “Chiunque consideri ciò che ha proposto il senatore Wicker deve essere pazzo. La parte peggiore è che il senatore Wicker non è uno qualunque, è il numero due repubblicano del Commissione Difesa del Congresso. Alcuni nel campo democratico hanno lo stesso tipo di reazione. Per questo ci troviamo in una situazione estremamente pericolosa”. E Tulsi Gabbard ha aggiunto: “Ti rendi conto che queste persone stanno proponendo di lanciare una guerra nucleare che distruggerà gli Stati Uniti, l’Ucraina e il mondo, per difendere la democrazia in Ucraina! ” Tucker Carlson, sempre su Fox News, sottolinea che una delle ironie della situazione è che Biden vuole intervenire nella crisi in Ucraina dimenticando che la crisi stessa è opera dei suoi attuali consiglieri. “Biden è impopolare, è incompetente ed è disperato. Ma ancora peggio, Biden è debole, è un giocattolo nelle mani degli ideologi che lo circondano”. E’ sorprendente sentire un giornalista americano dare una descrizione così accurata della crisi ucraina. Purtroppo, Tucker Carlson è piuttosto unico nel suo genere nei media mainstream occidentali.
Penultim titolo:
Zelenski dell’Ucraina si ammorbidisce. Pronto a permettere un referendum nel Donbass.
(Continua….)
FONTE: https://www.maurizioblondet.it/ce-chi-mira-a-una-guerra-limitata-in-ucraina/
Chi protegge gli investimenti di Pechino? Il nascente mercato della forza cinese
L’apertura della Cina all’estero, nel contesto della “Going out policy” lanciata a fine degli anni ’90, ha rapidamente proiettato gli interessi di Pechino su scala globale. Il nuovo ruolo di “stakeholder responsabile” cui è assurto il Paese è quindi incentrato sulla stabilità politica ed economica ed ha come fattore principale il principio del “non intervento”.
In altre parole, Pechino ha imperniato la sua politica estera sul nesso tra sviluppo e sicurezza: tramite intese bi o multilaterali la Cina ha fin ora offerto degli accordi pubblicizzati come “win-win” (vincenti per entrambe le parti), confidando che i suoi investimenti diretti all’estero avrebbero migliorato le condizioni economiche dei paesi partner, rafforzandone contestualmente la stabilità e quindi la sicurezza. L’obiettivo è quello di un’“ascesa pacifica”, esportando un modello di società armoniosa il cui pilastro è proprio la creazione di una ricchezza diffusa che generi stabilità interna.
La ricetta si compone così di libero scambio, miglioramento delle infrastrutture e delle comunicazioni e agevolazione degli investimenti esteri. Là dove giungono investimenti si crea certo ricchezza, ma si generano anche degli esclusi e del risentimento. L’ascesa globale della Cina, a cui si deve aggiungere anche la pandemia di Covid-19, non ha solo generato crescenti frizioni con gli Usa e con una parte della comunità internazionale, ma ha anche aumentato il rischio per l’incolumità di più di un milione di cittadini cinesi (escluse le comunità della diaspora) che attualmente è impiegata all’estero nei numerosi progetti intrapresi da Pechino.
La crescita dei rischi politici ed economici richiede da un lato un’interpretazione più flessibile del principio di non intervento e dall’altro l’ampliamento di un mercato della forza cinese che sia in grado di garantire la sicurezza degli investimenti e l’incolumità dei lavoratori cinesi. L’industria della sicurezza privata rappresenta una parziale risposta al problema. Il settore delle Psc (Private Security Contractors) cinesi ad oggi conta più di 5200 entità legalmente registrate, che impiegano circa 3 milioni di persone. Di queste meno di una trentina offrono servizi all’estero, in paesi come Iraq, Sudan o Pakistan, contando su poco più di 3mila contractor. Se i numeri sono irrisori in confronto all’estensione del medesimo settore in Occidente o in Russia, le Psc cinesi sono in forte crescita e non resta che chiedersi quando questo divario verrà colmato.
La “going-out” policy
Negli ultimi anni, il mondo ha visto una rapida crescita degli investimenti finanziari della Cina oltre i suoi confini. Dopo l’annuncio di una “Going out policy”, molte imprese cinesi hanno cominciato a investire e a operare all’estero. Dopo tre decenni in cui il Paese era principalmente destinatario di investimenti diretti esteri, la Cina è emersa anche come uno dei principali Paesi di origine degli investimenti, col 2015 a far segnare il vero punto di svolta in quanto Pechino diventa il primo investitore netto all’estero in termini di flussi di capitali. In particolare, nel 2016, gli investimenti cinesi in Europa superano per la prima volta quelli europei in Cina.
Questo è stato il risultato di una crescita dimensionale della sua economia, della trasformazione radicale delle strutture interne del Paese che ne hanno fatto una “economia socialista di mercato” e di una progressiva e profonda integrazione nell’economia mondiale culminata nel 2001 col suo ingresso nella Wto (World Trade Organization).
L’apporto di finanziamenti esteri, e i relativi trasferimenti di tecnologia cominciati tra il 1978 e il 1982, sono stati fondamentali per conseguire questo risultato, e ora la Cina, nonostante mantenga lo status di “Paese in via di sviluppo” che le permette di avere agevolazioni nel sistema del mercato globale quali “l’apertura selettiva” e non totale all’attività imprenditoriale straniera, si è avviata stabilmente verso la definizione di un nuovo network economico/commerciale fatto di relazioni multilaterali che però, nell’accezione cinese, si risolvono in una serie di accordi bilaterali con Pechino al centro: nel 2013, infatti, il governo cinese ha inaugurato la Belt and Road Initiative (Bri) o “Nuova Via della Seta” con l’obiettivo di collegare la Cina con Paesi di interesse strategico attraverso investimenti infrastrutturali. Questo non significa però che il Paese sia entrato a tutti gli effetti nel meccanismo della globalizzazione: Pechino è infatti passata da una politica di “apertura selettiva” a una di “chiusura selettiva” a vantaggio dei produttori nazionali.
Nel 2015 viene infatti inaugurata la politica “Made in China 2025” che, oltre a voler ridurre la dipendenza dalla tecnologia dall’estero, assume le caratteristiche di un velato protezionismo. La stessa Bri, che ha lo scopo dichiarato di costruire reti di connettività in Asia per giungere in Europa, in realtà è lo strumento principale che ha Pechino per assicurarsi la diversificazione delle rotte energetiche, sempre per via del “dilemma della Malacca” che attanaglia il Politburo da generazioni.
Going out policy, però, non significa solo entrare a far parte del mercato globale. Pechino vuole progressivamente passare da “regolato” a “regolatore” dell’intero sistema internazionale, e per farlo ha cominciato a prendere parte con sempre maggior costanza alle attività degli organismi internazionali. La Cina è infatti il secondo maggior contributore delle Nazioni Unite e sostenitore del peacekeeping targato Onu, nonché il Paese che fornisce più truppe tra i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza. Quest’attività serve a Pechino per avere peso nella governance globale, che si basa su consultazioni e cooperazioni di ampio respiro, ma anche per dare alle forze armate cinesi quell’esperienza nella gestione dei teatri di crisi di cui hanno bisogno per permettere alla Cina di diventare un regolatore dei rapporti di forza globali, non essendo mai stata impegnata in un conflitto dopo quello sino-vietnamita del 1979.
Un recente e per nulla secondario aspetto della politica “Going out” è rappresentato dal soft power sanitario: la Cina, in questa fase pandemica, si è impegnata attivamente nell’invio di aiuti di tipo medico a tutta una serie di Paesi sia attraverso l’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) sia in forma prettamente bilaterale. In particolare Pechino sta fornendo vaccini di fabbricazione locale a una lunga lista di nazioni dell’Africa, dell’America Latina e dell’Asia, anche e soprattutto per cercare di ripulire la sua immagine di “untore globale”, nonostante le controversie sulla loro reale efficacia.
Altro aspetto, ma per nulla secondario, del soft power cinese inquadrabile nella “apertura” verso l’esterno, è l’attività di promozione della cultura nazionale all’estero che si espleta attraverso l’agire di istituti culturali in loco: nel 2004, lo Hanban, un’istituzione che oggi ha cambiato nome ma che è emanazione dell’ufficio di propaganda del Partito Comunista Cinese, ha creato gli “istituti Confucio” per questo scopo. In Italia, per fare un esempio, il mandarino veniva insegnato, nel 2017, in 279 istituti superiori su 3636 mentre erano solo 17 nel 2009.
I crescenti rischi
I professori Wang Duanyong and Zhao Pei, in merito ai problemi legati agli investimenti esteri della Cina, operano un importante distinzione fra rischi esogeni ed endogeni.
I rischi esogeni sono quelli in cui incorrono gli operatori economici cinesi quando investono, estraggono o lavorano in contesti instabili, dilaniati da conflitti e caratterizzati da un governare debole. Criminalità, estremismo, terrorismo, tensioni inter-etniche e movimenti separatisti possono mettere a repentaglio gli interessi economici cinesi. I rischi endogeni sono invece quelli originati proprio dalla presenza cinese. L’assenza di politiche di Csr (Corporate Social Responsability) delle società cinesi, le condizioni dei lavoratori, la mancanza di sicurezza sul lavoro, la scarsa integrazione dei lavoratori cinesi nelle comunità locali o ancora eventuali disastri ambientali causati dalle svariate attività economiche intraprese in un paese possono infatti generare dei sentimenti anti-cinesi e compromettere la sicurezza dei lavoratori.
Entrambi i tipi di rischio possono poi combinarsi (con effetti disastrosi) se la presenza cinese diviene materia di tensione nelle dinamiche politiche del paese recipiente. In paesi quali Kenya, Zambia, Sudan del Sud, Maldive o Malesia la presenza cinese è ad esempio divenuta al centro di virulenti scontri fra governo ed opposizione, accrescendo le tensioni e generando risentimento nei confronti di Pechino.
I rischi per la Cina crescono quindi in maniera proporzionale alla portata dei suoi investimenti. Secondo uno studio, tra il 2001 e il 2017 sono avvenuti più di 77mila attacchi terroristici in più di 60 paesi lungo la “Nuova Via della Seta” dei quali 6800 erano diretti contro attività economiche. Secondo il ministero del commercio cinese tra il 2010 e il 2015 sono avvenuti più di 345 incidenti che riguardavano attività economiche cinesi, causando più di mille vittime in totale. Fra gli incidenti più comuni si annoverano imboscate o rapimenti ai danni di lavoratori cinesi, in particolare nel settore petrolifero, minerario o edilizio.
Ad esempio, nel 2004 undici lavoratori cinesi muoiono in Afghanistan a seguito di un attacco armato. Nel 2012 29 cinesi vengono rapiti in Sud Sudan e altri 25 in Egitto. Nel 2014 un attentato causa 14 vittime e ferisce tre lavoratori delle ferrovie cinesi in Afghanistan. Nel 2015 tre dirigenti della China Railway Construction Corporation (Crcc) muoiono in un attentato all’hotel Radisson Blu di Bamako. Inoltre, il corridoio economico sino-pachistano, un progetto da 62 milioni di dollari nel quadro della Bri, è frequentemente soggetto ad attacchi di vario tipo da parte di gruppi di insorti e separatisti nella provincia del Belucistan, in prossimità del porto strategico del Gwadar.
Ad oggi il mercato della forza cinese vede una domanda di sicurezza non ancora soddisfatta da un’offerta che muove i suoi primi passi. Per questo motivo le autorità regolatorie cinesi si sono dimostrate piuttosto aperte alla presenza di Psc cinesi all’estero. Già nel 2009 una riunione esecutiva del Consiglio di Stato adotta una “regolamentazione per la fornitura di servizi di guardia e sicurezza” che offre una guida sui requisiti necessari per le registrazioni delle Psc per operazioni domestiche e all’estero.
Inoltre, l’articolo 78 della Legge sulla Sicurezza Nazionale cinese dispone che tutti gli organismi statali, parastatali, istituzioni pubbliche e private collaborino con i dipartimenti interessati al fine di adottare le necessarie misure di sicurezza. Lo stesso Xi Jinping, dopo gli attacchi alle infrastrutture cinesi in Sud Sudan del 2016, ha pubblicamente aperto all’impiego delle Psc, definite come uno strumento utile per migliorare non solo l’analisi dei rischi, ma anche le attività di monitoraggio e di gestione delle emergenze.
Nulla è ancora scritto
Ciò che resta da capire è la forma che prenderà la nascente industria delle Pmc Cinesi. Ad oggi esistono due modelli principali di riferimento, quello occidentale (in particolare americano) e quello russo.
Il primo è un modello marcatamente neoliberale, dove le Pmsc sono essenzialmente degli attori economici che offrono servizi logistici, di supporto e perfino azioni di combattimento guidate dai principi di efficienza, efficacia e costo. Il secondo modello è indubbiamente più complesso.
Le Pmsc russe hanno infatti un ruolo decisamente più assertivo, agendo essenzialmente come moltiplicatore di forza al servizio degli interessi di Mosca e si possono quindi considerare come parte integrante degli strumenti di guerra ibrida di cui dispone il Cremlino. Nemmeno si può escludere che i Cinesi adottino una “terza via” circa l’utilizzo delle Pmsc che riunisca alcune caratteristiche dei due modelli esistenti.
Un ruolo nella definizione dell’mercato della forza cinese lo giocherà anche l’integrazione di Pechino nella comunità internazionale. Già firmataria del documento di Montreux sull’uso dei contractor, la Cina potrebbe entrare a fare parte dell’Icoca (International Code of Conduct Association), un organismo internazionale che si propone di regolamentare il comportamento delle Pmsc.
In sostanza, nulla è ancora scritto sul futuro del mercato della forza cinese, se non la sua potenziale crescita negli anni a venire. La gestione della sicurezza degli interessi cinesi in Stati ove vi sia un effettivo livello di minaccia da parte del Pla (People’s Liberation Army) o del Pap (People’s Armed Police) è sconsigliabile, pertanto è ragionevole supporre che il quadro giuridico relativo alle Pmsc e soprattutto la loro modalità di impiego subirà un’evoluzione che le porterà dapprima più vicine a quelle occidentali, ed in un secondo momento a quelle russe.
FONTE: https://it.insideover.com/difesa/chi-protegge-gli-investimenti-di-pechino-il-nascente-mercato-della-forza-cinese.html
L’America gioca alla guerra in Europa
Giustapposizione di titoli:
Usa, Biden sostiene l’aspirazione dell’Ucraina ad aderire alla Nato
Per il presidente americano “nessuna decisione su Kiev sarà presa senza Kiev”. Il suo omologo ucraino, Zelensky, ringrazia il collega “per il forte sostegno” e rilancia il suo impegno per la pace
Putin: “Se l’Ucraina entra nella Nato, via libera alle armi”
Questo titolo è falso. Ciò che ha veramente detto Putin lo scrive correttamente il pezzo:
Putin: “Ipotizzare invasione russa è provocazione” Il capo del Cremlino ha definito una “provocazione” la domanda di chi in conferenza stampa gli ha chiesto della possibilità di un’invasione russa dell’Ucraina: “Mosca – ha detto il presidente russo – “agirebbe solo a scopo difensivo: naturalmente siamo preoccupati della potenziale adesione dell’Ucraina alla Nato perché questa risulterebbe in basi militari e truppe piazzate nel territorio ucraino”. “La Russia ha una politica estera pacifica – ha concluso Putin – ma ha il diritto di difendere la sua sicurezza”. Le reazioni in Europa Accelerare l’aggressione contro l’Ucraina sarebbe per Mosca un “errore strategico”: così la ministra degli Esteri britannica, Liz Truss, prima di incontrare la sua controparte ucraina per offrire a Kiev una “più stretta cooperazione strategica”.
La Russia – ha ribadito Truss – deve “rispettare la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina”. Di tenore simile il commento della Francia che ha messo in guardia la Russia sulle “conseguenze strategiche pesanti” che avrebbe un’aggressione contro l’Ucraina, nel momento in cui Mosca è accusata di ammassare truppe alla frontiera con il Paese. “Seguiamo con la massima attenzione la situazione attorno all’Ucraina”, ha detto il ministro degli esteri francese, Jean-Yves Le Drian, “i capi di Stato e di governo hanno espresso la loro determinazione affinché la sua sovranità venga rispettata”. Il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel: “Se la Russia viola la sovranità Ucraina pagherà un caro prezzo, ma continuo a credere nel dialogo con Mosca”. Secondo Michel “l’Ucraina è una regione strategicamente molto importante”.
Lettera da Mosca:
Valery Gerasimov , capo di stato maggiore delle Forze armate russe, ha rilasciato alcune significative dichiarazioni durante un briefing con gli attaché militari di altri Paesi:
- Qualsiasi provocazione dell’Ucraina nel Donbass sarà soppressa: “La fornitura di elicotteri, velivoli senza pilota e aerei a Kiev sta spingendo le autorità ucraine a prendere misure drastiche e pericolose. L’Ucraina non rispetta gli accordi di Minsk. Di conseguenza si aggrava la situazione, già tesa, nell’Est del Paese”.
- Le informazioni diffuse da numerosi media sulla presunta imminente invasione russa dell’Ucraina sono una bugia.
- L’aviazione strategica americana ha notevolmente aumentato i sorvoli vicino ai confini della Federazione Russa e si addestra al lancio di missili da crociera verso obiettivi in Russia.
- Oltre il 95% delle rampe di lancio delle forze nucleari strategiche della Federazione Russa sono pronte all’impiego.
Prima battaglia aerea tra un caccia russo Su-30 e un caccia F-35 NATO
La Redazione de l’AntiDiplomatico
Le provocazioni della NATO ai confini con la Russia si susseguono senza soluzione di continuità. Quindi i contatti ravvicinati tra le forze armate dell’alleanza atlantica e quelle di Mosca divengono più frequenti.In occasione dell’ennesima sortita effettuata presso i confini della Russia da parte di un caccia F-35 della NATO, per la prima volta un velivolo russo, Sukhoi Su-30SM, ha effettuato per la prima volta un attacco diretto contro il caccia di quinta generazione statunitense.
Il caccia di Mosca ha utilizzato il complesso Khibiny per realizzare l’attacco, secondo quanto riferisce Avia.pro.Quando il caccia F-35 ha tentato furtivamente di avvicinarsi ai confini occidentali della Russia, all’improvviso è apparso un caccia russo Su-30SM accanto all’aereo della NATO. Dopo diversi tentativi di allontanare i velivoli di quinta generazione dai confini russi, il Su-30SM ha inaspettatamente utilizzato il complesso di bordo Khibiny contro l’F-35.Il Khibiny è un sistema di contromisure elettroniche montato sugli aerei russi, sviluppato già ai tempi dell’Unione Sovietica. Il sistema è progettato per l’individuazione della direzione radio e il rilevamento dell’irradiazione della sorgente del segnale, consentendo di distorcere i parametri del segnale riflesso.
A quel punto il pilota del caccia F-35 ha perso il controllo del suo velivolo e la sortita verso i confini russi sventata.In seguito i due caccia hanno fatto ritorno alle proprie basi: il caccia F-35 proveniva dall’Estonia.
Dopo l’accaduta, segnala Pravda Report, i paesi dell’Alleanza hanno smesso di usare caccia di quinta generazione vicino ai confini russi, per non provocare le forze aerospaziali russe.
(Le guerre cominciano anche così, “senza volere”…)
FONTE: https://www.maurizioblondet.it/lamerica-gioca-alla-guerra-in-europa/
I piani di Mosca per la guerra antisommergibile artica
La contrapposizione di Nato e Russia nell’Artico scalda il ghiaccio sino a renderlo bollente. L’attuale calma geopolitica, attraverso policy ambientali e di cooperazione, non è capace di nascondere le tensioni degli attori interessati. Al momento le preoccupazioni principali, di entrambi i blocchi, sembrano enfatizzate anche dal rafforzamento di tutte quelle politiche sulla sicurezza, giustificate, però, dalla necessità di mantenere stabilità nell’area. Washington e Mosca, infatti, professano la volontà di risoluzione pacifica di tutti contraddittori attraverso la diplomazia ed il diritto internazionale. Ma nonostante questo il trasporto nell’Artico di missili balistici intercontinentali, equipaggiati con testate nucleari e scortati da unità subacquee armate lascia pochi dubbi sul motivo di una così cospicua concentrazione di armamenti nella zona artica.
Ecco perché Mosca corre ai ripari nell’Artico
Un interessante punto di vista russo sui timori e sulla necessità di proteggere gli interessi nazionali è riportato in un dossier pubblicato su Russian-Council.ru ed intitolato “Strategie degli Stati Stranieri nell’Artico”. Secondo questo lavoro, Mosca giustificherebbe le sue ragioni, in quanto percepisce, nelle politiche degli altri attori antagonisti, una seria minaccia agli interessi economici e alla sicurezza nazionale. Nell’analisi, la Russia, infatti, sembrerebbe focalizzarsi proprio sulla questione, inquadrando in quattro punti fondamentali le reali minacce dell’area artica, che di fatto ha definito “cerchi di rivalità”.
Il rapporto si concentra soprattutto sulle cinque le potenze ufficiali che si contendono a pieno diritto lo sfruttamento delle risorse dell’estremo Nord: Usa, Danimarca, Norvegia, Canada e la Russia stessa. Inoltre, menziona anche altri stati subartici interessati alla corsa, che non hanno, però, accesso diretto all’Oceano Artico, bensì proiezioni verso il Circolo Polare, come Svezia e Finlandia.
In realtà, è proprio su questo punto che molte diffidenze darebbero forma alle preoccupazioni del Cremlino, in quanto, per la necessità di dover soddisfare anche gli interessi di altre nazioni su tale area, sono state costituite organizzazioni sub-regionali come il Consiglio Artico ed Il Consiglio euro-artico di Barents oltre a quelli Nato e dell’Unione europea che Mosca, non solo classifica come terzo cerchio di rivalità ma percepirebbe soprattutto come eventuale problematica in relazione alla questione della “militarizzazione artica”. Infine, l’ultimo e non meno importante cerchio, racchiuderebbe le nazioni dell’Asia orientale che, seppur non essendo stati artici, hanno manifestato non solo un forte interesse, bensì sviluppato programmi ed investimenti di tale portata, tanto da accelerare le politiche riorganizzative di Mosca.
Le nuove tattiche artiche russe
Nel correre ai ripari il vicepresidente del Consiglio di Sicurezza della Federazione Russa Dmitry Medvedev ha recentemente presieduto la riunione della Commissione Interdipartimentale sulla Sicurezza, con lo scopo di proteggere gli interessi nazionali nell’Artico. Nell’analisi del documento rilasciato dal governo si scopre come le preoccupazioni aumentino proprio a causa dell’incremento della presenza militare di paesi stranieri ai confini russi, mirata, non solo al “contenimento” della Federazione, bensì ad instaurare un controllo sulle comunicazioni strategiche, marittime ed aeree dell’Artico.
Il documento infatti riporta che, sebbene sia necessario sviluppare relazioni bilaterali “costruttive” con i paesi membri e con gli osservatori del Consiglio, le politiche interne saranno comunque orientate al rafforzamento delle truppe russe in quella zona, le quali dovranno essere, inoltre, dotate di moderne tipologie d’armamento. La testata Tass ha recentemente rivelato che la Flotta del Nord della base navale Belomorskaya, sta già sviluppando nuove tattiche per la guerra antisommergibile artica, grazie alle navi da combattimento Onega e Naryan-Mar. Tali operazioni, nel Mar Bianco, prevedevano il lancio simulato di siluri dal sottomarino a propulsione nucleare Dmitry-Donskoi.
Questa unità, operante ad una profondità di oltre 100 metri, ha svolto il ruolo “dell’ipotetico nemico”con il compito di scovare piccole navi da guerra antisommergibile. I piani di sviluppo delle nuove tattiche prevederebbero, inoltre, il completamento di una serie di manovre dedicate al combattimento di unità da superficie, aggregate al comparto operativo di una super task force navale. Insomma una storia totalmente diversa rispetto all passato, quando infatti le tattiche russe prevedevano il supporto a convogli di navi civili mediante il solo sganciamento di cariche di profondità e lanci di granate ed artiglieria contro obbiettivi aerei e di mare. Ora invece, il suo sviluppo tecnologico ed organizzativo sembra essersi talmente evoluto, tanto da poter lanciare addirittura ammonimenti per il futuro.
FONTE: https://it.insideover.com/difesa/i-piani-di-mosca-per-la-guerra-antisommergibile-artica.html
CULTURA
DIES IRAE, DI CARL THEODOR DREYER Ermanno Bencivenga in Spazio di illusione
YAMA E LA LEGGENDA BIBLICA DEL PECCATO ORIGINALE
sabato 26 novembre 2016
- Premessa: i dati
Nella cultura hindu esiste, com’è noto, un mito paradisiaco parallelo a quello giudaico-cristiano. Anzi, è possibile ritenere addirittura che il primo abbia in qualche modo influenzato il secondo, sicuramente tramite la cultura zoroastriana in funzione intermediatrice. Almeno, a giudicare dall’etimo (1). Non a caso il personaggio principale di entrambi i miti è un essere umano archetipico dal nome semplicemente di ‘Uomo’ (scr. Manu, ebr. ‘Ādam), donde sembra derivato da una parte il concetto indoeuropeo d’onomastica (2) e dall’altra quello di umanità (3). Sebbene non esista in India apparentemente nulla d’analogo alla leggenda di Adamo e del Peccato Originale, vi è pur tuttavia qualcosa che ad essa rassomiglia. Proviamo a riassumere brevemente il tema biblico, al fine di analizzare strettamente i mitologhemi dei quali è composto e confrontare se per caso nell’induismo non appaia alcunché di lontanamente paragonabile; magari con l’aiuto della tradizione avestico-pahlavica, che è piú sentimentale di quella vedico-puranica e quindi piú prossima all’idea di peccato (4).
- a)Adamo è in origine un essere androginico, prima di generare dalla propria costola la propria compagna, Eva.
- b)Insieme a lei vive spensieratamente felice in uno spendido Giardino delle Delizie, l’Eden.
- c)Il Creatore concede ad essi tutti i frutti del ‘Giardino’, tranne uno, i pomi d’un misterioso albero.
- d)Presto però un turbamento penetra nel luogo del loro idillio: Eva è tentata dal Demonio in forma di serpente presso l’Albero del Bene e del Male, detto anche Albero della Conoscenza.
- e)Il Serpente Tentatore la induce a mangiar la famosa ‘Mela’, donde provengono tutti i mali annessi da allora in poi alla loro progenie.
- f) Dopodiché i due s’accorgono d’esser ignudi e si vanno a nascondere per la vergogna.
- g)Il Creatore, accortosi indirettamente del peccato di disobbedienza dal loro nuovo comportamento, li scaccia dall’Eden.
Questi, sostanzialmente, i 7 punti fondamentali della leggenda cosmologica che compare nella ‘Genesi’ (5) riguardo la creazione umana. Inutile aggiungere che molti sono i motivi similari dispersi in altre mitologie relativi alla condizione paradisiaca. Per comprenderne le connessioni col tema biblico appena sommarizzato occorrerà analizzare punto per punto la vicenda, indipendentemente dalla trasgressione di cui sono accusati i Progenitori nella tradizione giudaico-cristiana e che da un punto di vista strettamente teologico renderebbe in apparenza troppo limitative le compararazioni possibili con altre tradizioni. Invece, analizzando ogni punto in comune di altre tematiche pararadisiache con quelli sopra genericamente indicati, ci accorgeremo che si può ricostruire a grandi linee l’intero mito edenico del Peccato Originale cosí come esso doveva apparire in origine, al di là delle molteplici forme nelle quali esso si è via via separato e poi disperso. La tecnica da noi adottata, lo palesiamo senza ritegno, l’abbiamo presa a prestito chiaramente dalla O’Flaherty (6). La scrittrice newyorkese l’ha utilizzata per dare un senso compiuto all’intera mitologia shivaita. Tutti i mitologhemi dei quali essa è foggiata presi separatamente dipingono un quadro molto vario, ma dispersivo, del nume. Unitamente, mostrano una logica consequenziale piuttosto stretta, quasi si trattasse di pagine dimenticate d’un antico e bellissimo mito dispersosi nei meandri del fiume del tempo. Per unire tutti i mitologhemi disponibili bisogna raccoglierli da fonti varie in forma critica, non solamente da un testo; altrimenti ci limiteremmo a stabilire la storia del mito da noi considerato solamente in rapporto a quel dato testo. Qui non si tratta infatti di creare la versione teoricamente completa d’un testo, in base a tutti i manoscritti reperibili, come potrebbe avvenire col Mahābhārata o la Bibbia. A tal compito sono già preposti studiosi di paleografia, filologi, critici letterarî, linguisti, traduttori e storici della letteratura. Al contrario, ivi si vuole estendere il mito a tutti i paralleli possibili, non per far gratuitamente della mitologia comparata; ma ad un fine molto più elevato, di modo che si possa trovare il bandolo della matassa e comprendere appieno il significato intimo dell’intera leggenda. Stabilito il metodo, passiamo all’analisi diretta dei punti indicati.
- Analisi della leggenda
- L’ANDROGINIA ADAMICA
La storia dello sdoppiamento del primo Adamo nella coppia di Adamo ed Eva, che avviene in Gen.- ii. 21-2, implica necessariamente l’androginia primaria di Adamo (7), come del resto attestato in Talmud Ketubot 18, Rashi. Androginia che difatti troviamo anche in Iran colla coppia avestica Yima-Yimak, nata primordialmente dall’Albero Alchemico (8). Lo stesso può dirsi per i loro equivalenti hindu Yama e Yamī (x. 10, 1-14), i <Figli del Sole> (Vivasvat, ivi chiamato Gandharva), presso i quali la cosa è sottolineata dal fatto che in sanscrito la voce yama significa appunto ‘gemello’; benché nell’inno in questione il fratello-gemello cerchi con scrupolo morale di sottrarsi all’incesto cosmogonico colla scusa della rettitudine (vv. 1-4), ma è lei che con desiderio tutto femmineo lo spinge all’atto sessuale (vs. 5), asserendo che il dio Tvaṣṭar (il Creatore, il Demiurgo) li ha fatti marito e moglie quand’erano ancora nell’utero. Yama allora subito obietta esprimendosi con queste sibilline parole (vs.6): “Chi conosce quel primo giorno? chi lo ha visto? chi può dare qui notizie di esso?” Dopodiché, sempre allo stesso verso, egli l’accusa di lussuria, ma lei ribatte calma (vs.7): “A me Yamī è venuto desiderio di Yama, di giacere assieme in uno stesso letto. Come moglie al marito, che io gli possa concedere il corpo; possiamo noi due rompere, come (rompere) due ruote di carro (9).” Al vs.8 Yama la respinge per la seconda volta, ma Yamī insiste indicando Cielo e Terra come fratelli eppure nel contempo sposi. Per questo si dichiara al vs.9 disposta volentieri a subire incesto. Yama comunque non la vuole (vs.10): “…cerca …un altro sposo diverso da me.” E fa un ultimo tentativo: “Che fratello può esser mai, se non c’è protezione (da parte sua)? Che sorella sarà mai, se la distruzione può venire? Costrettavi dal desiderio vado sussurrando tutto questo; unisciti col tuo corpo al mio corpo.” Nulla da fare, il fratello non ci sta (vs.12): “Non voglio unire il mio corpo al tuo corpo, chiamano scellerato chi s’accosta alla sorella. Con un altro da me soddisfa le tue voglie; tuo fratello… non desidera questo.” La sorella, dunque, lo accusa di viltà, di mancanza d’animo e di cuore (vs.13), cosa cui il fratello replica seccamente: “Un altro (abbraccia tu), o Yamī, un altro abbracci te, come la liana l’albero…” Giustamente, fa notare il Papesso (10), il testo si contraddice laddove si riferisce ad altri rispetto alla prima coppia umana. Ma è chiaro che questa è una coppia cosmogonica, non una coppia in senso naturalistico. Basta pensare al significato del nome Adamo, ossia ‘Uomo’; significato che è poi il medesimo del nome Manu, alter-ego di Yama (11).
Passando all’etimo del nome Yama – l’abbiamo rilevato in altri nostri scritti (12) – è lo stesso del norr. Ymir, pure costui un essere androginico; o del lat. Iānus, che al femminile dà Iāna (13). Persino nel caso della coppia tardo-iranica Mašya-Mašyanē abbiamo a che fare con una perfetta complementarietà del maschio e della femmina mitici, secondo quanto suggerisce l’onomastica pahlavica. Tutto ciò ci suggerisce che tanto la coppia induista Manu-Parśu (lett. ‘Costola’) quanto la coppia ebraica ᾽Ᾱdam-Hawwā (var. Héva) rappresentano un doppione delle altre coppie succitate. E non importa che la prima appartenga alla letteratura indoeuropea (sarebbe meglio, secondo noi, riportare in auge il vecchio termine ‘jafetica’) e la seconda a quella giudaico-cristiana, cioè semitica. Appare evidente che vi è stato un prestito dall’India alla Palestina, probabilmente attraverso Abramo e la Sumeria, insomma per via camitica (14). Usando i giusti termini, cioè i termini tradizionali (biblici), si capisce benissimo perché vi siano stati dei prestiti fra culture affini (camitiche, semitiche e jafetiche).
- IL GIARDINO EDENICO
La nascita di Adamo (ii. 7), a ben guardare, precede la creazione del Giardino (vs.8); cosí come la vita di Adamo nell’Eden vero e proprio (vv. 15-20) precede la nascita di Eva (vs.23), che è quasi strettamente legata all’entrata in scena del Serpente (iii. 1). Quando entra in scena quest’ultimo si ha l’impressione di trovarsi già in un ambiente paradisiaco modificato. Da punto di vista ontologico la monogenesi di Adamo indica che Adamo è tutt’uno con Dio al principio, tant’è che ne è fatto a perfetta somiglianza. Di questa vita primordiale poco o nulla è scritto nel testo, se non che “Dio fece crescere dalla terra ogni albero desiderabile a vedersi e buono da cibo” (ii. 9); insomma, per dirla colle parole dei nostri giorni, la natura appariva rigogliosa e la terra produceva frutta e verdura senza bisogno di stimolarla con mezzi artificiali. Ovviamente, il fatto ha un significato criptico, poiché l’abbondanza di nutrimento allude allo stato spirituale dell’uomo delle origini di piena consapevolezza di sé. Non solo, la mancanza di cenni ad ogni forma di produzione umana di cibo, orticola o pastorale che fosse, implica che l’uomo in quell’illud tempus non ne necessitava neanche da un punto di vista mentale. In quanto l’ego non la faceva ancora da padrone e tutti i propositi del vivere erano indirizzati esclusivamente alla conoscenza dell’Albero della Vita nel mezzo del Giardino delle Delizie. L’uomo era solito guardare verso l’alto e non si sentiva estraneo alla vita universale, di cui rappresentava in certo senso la gemma piú splendida; ma, nel contempo, non ne andava eccessivamente orgoglioso. Quantunque, contrariamente ad altre tradizioni, ad es. quella sumerica (15), la tradizione ebraica assegni direttamente al’Uomo (Adamo) il compito di stabilire il giusto nome alle cose. Implicite dunque le allusioni di tipo ermeneutico, che ritroviamo mutatis mutandis nella filosofia greca, vale a dire nel Cratilo di Platone. E al pari di un dio Adamo applica beatamente il nome agli animali (vs.20), ma nessuno lo aiuta e lo gratifica, per cui si sente solo. Per la verità pure cotale sensazione ci rimanda ad un atteggiamento divino, quello del Dio Supremo che ha bisogno di creare (16). Ed ex-nihilo emana la Creazione sotto forma d’ideale figlia-compagna, cosa che avviene difatti nel mito adamico originario, il mito indiano. Dove Parśu è figlia, prima che sposa, di Manu. Dato che nel giudeo-cristianesimo la dualità fa capolino fra Creatore e creatura, la femmina non proviene direttamente da Dio, bensí dall’Uomo per intermediazione maschile. Nella leggenda di Manu, invece, i medesimi presupposti non consistono. Manu è l’Uomo-dio dei primordî, l’aggiunta del Matsyāvatāra è soltanto una replica vishnuita. Il Veda originario (17) non lo contempla, dato che il Pesce (non l’Uomo-pesce) è un’immagine di Brahmā, il Creatore. Ed il Pesce è colto direttamente col vaso sacrificale, s’intende col cuore umano. Come a dire che c’è perfetta identificazione fra l’uno e l’altro, fra Manu e Brahmā. L’identificazione fra Yahweh-Elohīm ed Adamo non compare invece mai apertamente nel testo biblico, per quanto il vs. v. 1, ed anche quello successivo, l’adombrino chiaramente. Soltanto la Cabala la postula chiaramente; ma in questo caso la fisionomia adamica muta iconologicamente, passando da 1 a 4 Teste (18). Come quelle, non a caso, di Brahma e Giano.
- Il FRUTTO PROIBITO
L’astuzia del Serpente e la leggerezza della Donna fanno in modo che l’Uomo non si accontenti di vivere nella spensieratezza del Giardino, ma che vogliano conoscere i misteri divini e in particolare il mistero della Conoscenza. Di qui la fame di voler gustare il “frutto proibito”, la ‘Mela’ cresciuta nell’Albero situato al ‘Centro’ del Giardino. Che è questa Mela se non il Mondo medesimo, basato sul Divenire? L’Asse di Mezzo – l’Albero della Conoscenza del Bene e del Male – ne è il perno, il tronco; ma la ‘Mela’, cioè il Mondo stesso, ne è il frutto. Di qui la moltiplicazione particolare che ne fa Milton nei cd. ‘Alberi della Scienza’, scalati i quali i Progenitori ormai al di fuori dell’Eden (nell’ambito del Paradise Lost) ottengono soltanto cenere. Perché la scienza ha solo valore pratico, reca lavoro, ma è vuota di contenuti ideali. Impossibile andare oltre nell’analisi di questo tema, perché l’uomo ne è tuttora avviluppato, anzi sempre maggiormente. La ‘Mela’ di Eva non è diversa da quella di Afrodite di classica memoria, a dimostrazione che una diversa interpretazione del frutto proibito (la vulva della donna) non si discosta di molto dall’altra. Sempre e comunque vi è un limite, sorpassato il quale si scatenano contese e mali a non finire, poiché si tratta in ogni caso del passaggio dall’universale all’individuale. Annche la ‘Mela’ di Biancaneve rientra nel novero dei miti della Conoscenza. La ‘Mela’ <mezza avvelenata> è sempre il Mondo, fatto di Bene e di Male, che una volta incontrato nelle sue sfaccettature prima ignote, produce problemi a non finire, praticamente irrisolvibili.
LA TENTAZIONE DA PARTE DEL SERPENTE
Vi è una differenza fra il Serpente dell’Eden e il Dragone apocalittico. Il primo spinge i Progenitori alla Dualità, ma una Dualità che è un semplice venir meno del senso dell’Unità Divina o meglio della Non-dualità; mentre il Dragone è foriero di Dualismo, non riconciliabile in nessun modo coll’Unità Divina. Ciò che spinge la Donna a gustare del frutto proibito e poi a darne assaggio all’Uomo è una sete di conoscenza: aprirete gli occhi, è detto in iii. 5; e gli occhi si aprirono, si aggiunge in iii. 7, ma seppero allora di essere nudi. Questa è la conoscenza infatti che si apre ai loro occhi, la conoscenza del dettaglio, dell’inessenziale. La Serpe, colle sue spire, implica la nozione di dualità in tutte le sue forme (bene-male, giorno-notte, cielo-terra ecc.). Una volta introdotta questa nozione nell’animo, non ce ne si può piú liberare. Nascono in tal modo le paure, come si deduce dal fatto che la primma coppia umana abbia paura dei passi di Yahweh e si nasconda, dopodiché essa cela le proprie pudenda con foglie di fico. In ciò si nota chiaramente come la tentazione e la corruzione siano praticamente la medesima cosa. La perdita dell’ingenuità è la perdita irrimediabile della consistenza d’animo.
IL PECCATO ORIGINALE
Il Peccato Orignale viene considerato un peccato di disobbedienza a Dio. Ma qual è veramente la disobbedienza a ragionar profondo? L’aver gustato il frutto proibito? Chiaro che ci troviamo di fronte ad una grande metafora umana: ma quale? Nell’Avesta esiste il cd. ‘Peccato di Yima’, il quale benché stigmatizzato dagli zoroastriani in tempi tardi, doveva essere in origine la prerogativa principale del personaggio. Ora di che è accusato Yima? …esattamente di aver adorato sé stesso. Se noi pendiamo tale affermazione cum grano salis, ne possiamo dedurre che in principio l’Uomo faceva della propria adorazione il suo vessillo. Come si può conciliare ciò colla parabola della disobbedienza biblica? Si può, ma evidentemente la cosa si deve intendere in un senso particolare. Non come chiusura nell’ego, ma al contrario come apertura verso la propria natura spirituale immortalante. Sicché la perdita di tale apertura ha determinato una caduta profonda, la Caduta appunto di cui parla la Bibbia. Onde si può immaginare che la disobbedienza in realtà sia la misconoscenza, intervenuta ad un certo punto della vicenda umana, della propria natura.
- LA COPPIA, IGNUDA, SI VERGOGNA DI SÉ
Il pudore fa parte dell’abito mentale d’ogni coppia timorta di Dio, ma in origine le cose non dovettero stare a questo modo. Il senso di disagio che coglie i Progenitori allorché hanno disobbedito alla Divinità – evidentemente si trattava d’un comando implicito allla propria natura, fuor di metafora – è tale che provano vergogna quando Yahweh si palesa loro di nuovo. Questo palesarsi ha luogo dietro contemplazione, non si può prender il racconto troppo alla lettera; contemplazione che era venuta meno quando la volontà li aveva spinti all’azione e all’allontanamento dal precetto di obbedienza, fino a che si rendono conto di quel che hanno fatto. La coscienza dell’esssere venuti meno alla loro natura profonda li scoragggia, ponendoli in una condizione di sofferenza intima, sofferenza che ci è stata tramessa e che viviamo ancor oggi noi popoli civilizzati.
- CACCIATA DAL PARADISO
La ‘Lama Fiammeggiante’ dei Cherubini (angeli concepiti dagli ebrei sotto forma di tori alati), di cui si tratta in Gen.- iii. 24, allude senz’altro sul piano cosmologico alla costellazione del Toro; che all’inizio del quarto ed ultimo ciclo edenico (19) signoreggiava il Punto Vernale. Infatti, “ruotava continuamente per custodire la via dell’albero della vita”. Il Toro, naturalmente, è collegato alla Torāh; la ‘Legge’, il Dharma in termini sanscriti. Simultaneamente al Polo Artico stava l’asterismo del Dragone (= il Serpente), causa simbolica della Caduta; al Polo Antartico era invece collocato in parallelo Canopo (= il Vaso), la cui presenza nei cieli non traspare tuttavia dalla leggenda biblica, se non in un caso: nell’iconografia, in un manoscritto italiano del XV riportato dal Neumann (20). L’autore suggerisce una comparazione, d’altronde, colla conca battesimale in quanto fonte dell’Acqua di Vita o persino colla Madonna intesa appunto quale Vaso di Grazia. Nel racconto vedico, viceversa, potrebbe esser presente se in tal modo interpretiamo il recipiente sempre piú vasto nel quale Manu è costretto a riporre il Pesce Avatarico (21).
- Conclusione: riflessioni finali
Ora possiamo ricostruire per bene il mito edenico nei termini seguenti. L’Uomo in principio era androginico, non soggetto ad alcuna forma di dualità. Coglieva direttamente nel riflesso del proprio cuore la Divnità, cui s’identificava. Vivendo sulla Terra come in un Giardino di Delizie non gli mancava nulla, ma ecco che si approsssima alla sua mente il desiderio di essere qualcosa di diverso da sé, vale a dire di conoscere il mondo in dettaglio. Il che lo porta a contrapporsi alla Divinità e a sperimentare la realtà. Questo è l’inizio d’ogni conoscenza. Ma la scienza mondana è un frutto proibito, denso di valori negativi.
Il frutto della contrapposizione a Dio ha come conseguenza una contrapposizione fra Sé e il Mondo, donde origineranno tutti i mali umani. L’Uomo comincia ad autocommiserarsi anziché gloriarsi di Sé, dimenticando il valore fondamentale del proprio cuore. Questo l’errore fondamentale, donde nasceranno il timor religioso ma anche le paure varie. A cominciare dalla vergogna per la sua nudità. Il Re ha perso lo Scettro e presto perderà pure la Corona. L’Uscita dal Paradiso, cacciata o meno che sia, ne è la tragica consegenza.
Note
- Cfr. L.B.G. Tilak, Orione. A proposito dell’antichità dei Veda– Ecig, Genova 1991, Prem. del T., p.15.
- Il termine Manu designa metonimicamente l’umanità primeva, ma si pone in diretto collegamento colla voce sanscrita manuṣya; la quale è invece riferita generalmente all’umanità decaduta, tipica del Kaliyuga, l’arco di millennî con cui si chiude il ciclo manvantararico (lett. ‘periodo di Manu’). Rispetto ad esso il scr. nām-a (‘nome’) cosí come il lat. nōm-en (id.) ed gr. o-nom-a (id.), ha base filologica pressoché inversa – *nam < man – cioè equivalente per la mentalità arcaica. Probabilmente i nomi, umani e non, sono dunque stati concepiti nella cultura indoeuropea (sarebbe meglio biblicamente dire ‘jafetica’) come un’imitazione di quello dell’Uomo per eccellenza.
- Anche l’ebr. ādām significa ‘uomo’. E il sostantivo è correlato, sicuramente, al lat. hōmo; dato che nell’un caso e nell’altro i termini sono apparentati a parole significanti ‘terra’, o meglio terra umida. Vedi l’ebr. dam (‘argilla, terra rossa’), nel senso di terra impastata con l’acqua; o, se vogliamo, con la saliva (= acque celesti) del dio uranico primevo. In greco si ha parimenti dām-os/ dēm-os (‘terra, popolo’, ossia l’insieme degli eseri umani, con riferimento particolare alla Quarta Età ciclica), una voce che pare quasi – desinenza a parte – l’abbreviazione di Dē-mēter. Il concetto arcaico di Dē, donde sorge durante l’Epoca Ferrea la figura numinosa di Dē-mēter ovvero la Terra Madre personificata, deriva d’altronde da quello prisco ed aureo di Γή (egiz. Geb); una figura androginica identificabile all’Oca Primigenia che cova l’Uovo del Mondo, da cui secondo gli orfici nasce Eros Protogeno. In altre parole Ουρανίa, la Dea del Cielo e dell’Armonia Celeste, appunto quell’Afrodite che secondo una variante del mito greco sarebbe stata generata dal ‘Fallo’ di Urano caduto (insomma penetrato, a mo’ di Axis Mundi ) in ‘Acque’ che potremmo comodamente definire ‘Celesti’. Per le implicazioni del simbolo fallico in questione cfr. G.Acerbi, Il Re Pescatore, sovrano universale delle Acque, nella letteratura indoeuropea. Paralleli fra Bran e Brahma, nonché Varuna e Urano– Alle Pendici del Monte Meru (blog, 22-07-07), pp. 1-14.
http://allependicidelmontemeru.blogspot.it/2014/12/il-re-pescatore-sovrano-universale_15.html
Egualmente in latino troviamo lo strano aggettivo humānus, il quale non deriva da hōmo, secondo quanto in genere si sostiene, bensí da humus (‘terra umida’) nell’accezione di ‘terreno, umano,’. Altrimenti sarebbe homānus, oppure avrebbe la vocale lunga anziché breve. Ed è oltremodo significativo che il dio erotico indiano Kāma, sposo di Revā (avente per cavalcatura l’Oca non meno d’Afrodite), abbia etimo grossomodo apparentato – *km = *hm – a quello del lat. humus/ homo. Kama non è che un antico dio uranico-solare, al modo del latino Cupido. Provoca le nascite degli esseri con le proprie 5 emblematiche frecce, usate come raggî, non essendo altro che il Cielo personificato in senso erotico-volitivo. Per questo la Terra e l’Uomo, inteso in quanto mediatore tra i due opposti alla maniera della Grande Triade cinese, hanno etimo correlato in latino. In greco Cupido era denominato Hímeros, voce che evidentemente rientra nel giro dell’etimologia indicata, dato che il pref. *him- (cfr. con l’a.at. him-mel = ‘cielo’) rimanda all’idea d’un ardore (eros) celeste-creativo. Nella lingua greca rimane ancora, a testimonianza dell’esistenza d’un vocabolo femminile ctonicamente contrapposto, lo stato in luogo kamaí (‘a terra’).
- Ciò è esattamente il contrario di quanto ebbe a dimostrare il Gnoli in suo art. (G.Gnoli, Note su Yasht xxxx– S.M.S.R., Roma 19xx, pp. xxx-xx ). Non che il Gnoli avesse torto, certamente. L’antica Persia era piú vicina all’antica India che all’antico Israele, però rispetto al modo di pensare indiano quello iranico antico presentava indubbiamente alcuni aspetti sia pur minoritarî maggiormente prossimi alla mentalità ebraica.
- Utlizziamo il femminile in relazione al gr. génesis, che è appunto un sostantivo femminile. Che importa se il termine equivalente giudaico è maschile?
- Il riferimento ovvio è a D. O’Flaherty, Śiva: The Erotic Ascetic– Oxford-N.York-Toronto-Melbourne 1981.
- Tant’è che in un passo (v. 1-2) c’è un’apparente incongruenza, benché mascherata dalla traduzione: “Nel giorno che Dio creò Adamo lo fece a somiglianza di Dio. Li creò maschio e femmina.” Si nota uno strano uso del plurale, visto che il riferimento precedente è al singolare; nel passo si parla solo di Adamo, non della coppia. Trattasi d’un passo conclusivo nel quale si riassume a mo’ di epigrafe l’esito della creazione umana paradisiaca, descritta nei precedenti 4 capitoli. Il Dio Supremo d’altronde, in ogni tradizione che si rispetti si situa al di là degli opposti e complementari. Che ragione vi sarebbe di paragonare la Divinità ad Adamo se questi fosse ivi concepito come un semplice maschio, ossia come uno dei due opposti della coppia cosmogonica? Se è fatto a somiglianza di Dio e non del Diavolo è insomma un intero, non una metà, come credono scioccamente certuni confondendo Dio col Creatore (Demiurgo). Cfr. in proposito il comm. della Bibbia Cei. Noi abbiamo utilizzato la versione del 1973.
- G.Acerbi, La simbologia fitomorfica: l’orticoltura nel mito delle origini – V.d.T. ( gen.-mar./ apr.-giu. ’93 ), A.XXIII, NN. 89-90, Palermo 1993, pp. 25-38 e 78-90 (il nucleo orinario era stato inviato a Il Giornale della Natura di Milano, ma era rimasto inedito per l’eccesiva lunghezza).
- Per la traduzione ci siamo serviti in tutto l’articolo di V.Papesso (a c. di), Inni del Ṛgveda– Ubaldini, Roma 1979 (I ed. Zanichelli, Bologna 1929 e ‘31, 2 tt.). L’espressione verbale vi vṛh non ci pare però sia tradotta bene dal traduttore italiano, avendo fatto meglio altri (H.H. Wilson, Ṛgveda Saṁhita– Nag P., Delhi 1978, Vol.VI, p.28) che traduce cosí l’ultima parte del verso: ”…let us exert ourselves (‘sfrorzarci’) in union like the two wheels of a waggon.” La frase implica uno sforzo morale, al di là delle convenzioni, ma è chiaro che si tratta di un’attribuzione sacerdotale postuma; in tempi primordiali non esistevano né Mitra né Varuṇa (citati al vs.6), né scrupoli morali, essendo l’Esistenza medesima (la Divinità-in-Sé, ovvero il Desiderio di esistere come insegna il Ṛgveda) a spingere innocentemente al coito i primi esseri umani.
- Pap., op.cit., p.186.
- A nostro giudizio il doppio nome del ‘Primo Uomo’, che ritroviamo da piú parti, allude ad una doppia provenienza tradizionale; da un lato la tradizione aria (Yama), dall’altra quella anaria, in particolare quella turanica (Manu).
- Ac., Il Re P., p.12, n.8.
- Vi è chi considera questo nome non originario della mitologia di Giano presso gli antichi Latini, però i suoi corrispondenti indoeuropei dimostrano il contrario. Intendere esclusivamente il nume in riferimento a due immagimi maschili imberbi o barbute ed equivalenti è un nonsense, a meno d’intenderli come ‘gemelli’. La radice dei due termini è la medesima, benché la base primaria sia il vr. īre (scr. i). Giano, in quanto signore degli inizi, per forza di cose dovette essere un dio androgino. Questa non-dualità originaria si è esplicata in seguito in varie applicazioni, dai solstizî (ovvero l’arco ascendente e discendente dell’anno, che nei primordi in rapporto all’Artide dovettero significare luce e tenebre) alla gemellarità, dalla coppia erotica (scr. mithuna, indicatrice del Segno dei Gemelli) a quella dei due luminari celesti (Sole-Luna) ecc. Quindi, ragionare partendo dai dati storici reperiti della tradizione romana archeologicamente falserebbe la nostra prospettiva. Perché, di questo passo, dovremmo in parallelo trasformare Brahmā in un dio medievale induista, non compaarendo icone prima d’una certa epoca. Non bisogna dimenticare che fino ad un certo periodo infatti la Tradizione era essenzialmente orale ed anche dopo la stesura delle Scritture (fra i Latini fra l’altro non vi sono erano Scritture a parte i Libri Sibillini e siamo quindi costretti ad affidarci ai letterati, che sicuramente hanno un po’ deformato il quadro dei dati sacrali) l’esegesi dei testi passa sempre per delle scuole interpretative, a meno di conoscere la ‘Lingua degli Uccelli’, che è riservata ai soli iniziati.
- Come il mitologhema possa esser giunto nel Paese di Sumer è presto detto. I Sumeri narravano di provenire geograficamente dal Dilmūn, un’isola od arcipelago cosparso in qualche zona del sottostante Oceano Indiano. Questa sede è forse identificabile allo Dvārakā di cui favoleggaiano leggendariamente le tradizioni krishnaite, o per lo meno apparentabile ad esso cosmologicamente; ebbene, da quella plaga oceanica paiono discese le antiche genti vallinde, strettamente affini culturalmente alle genti sumeriche. Anche da un punto di vista etnico entrambe parrebbero rientrare in quell’alveo camitico che – come illustrato da Padre Heras all’inizio degli Anni Cinquanta – lambiva ad ovest Paleo-iberi, Proto-celti, Pelasgi, Cretesi, Proto-libici, Paleo-egizî e Paleo-nilotici; mentre, ad est, Paleo-etiopici, Sumeri, Elamiti e Paleodravici.
- Cfr. G.Acerbi, Gli Dei e i Mondi: aspetti ciclici della teogonia mesopotamica –Atopon on line (Vol.VI) 2004.
http://www.atopon.it/gli-dei-e-i-mondi/
- Cfr. G.Acerbi, La leggenda del Cervo, del Cacciatore e della Cerbiatta…– V.d.T. (lug.-set. ’91), A.XXI, N°83, Palermo 1992, pp. 147-58.
- 17. lo Śat.B.- xxxxxx
- 18.Nella Cabala si distingue un ‘Ādam ha-Rishon (Adamo come ‘Primo’’, cioè Terreno) da un ‘Ādām ha-Ḳadmoni (ossia ‘Primordiale’, il che è come dire Celeste, Οὐράντος ῍Aνθρωπος). Cfr. Num.R.– x. È solamente quest’ultimo, archetipo divino dell’uomo, ad esser descritto come tetracefalo.
- La sequenza del passaggio vernale nell’Età Edenica (Aurea) è infatti: Leone, Scorpione, Aquario, Toro.
- E.Neumann,The Great Mother…- Princeton Univ., Princeton 1974 (I ed. 1955), tav. a p.169.
21. Rammentiamo che il simbolismo avatarico è per sua natura interamente di carattere polare. Il Matsya ha a che fare col primo periodo avatarico, non col quarto; ma è chiaro che il Diluvio connesso a codesta figura rappresenta il passaggio, polarmente parlando dalla Lyra (Vega) al Dragone ed all’opposto dal Cane Maggiore (Sirio) a Canopo.
Pubblicato da Giuseppe Acerbi
FONTE: https://allependicidelmontemeru.blogspot.com/2016/11/yama-e-la-leggenda-biblica-del-peccato.html
La sete di infinito e di eterno in Spinoza, in Erminio Troilo
Introduzione alla filosofia di Benedetto Spinoza in Benedetto Spinoza, Etica, Libri Italia, 1997, p. 47
CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE
LA VIROLOGIA DEL TERRORE
Ospite di Agorà, in onda la mattina su Rai Tre, Massimo Galli, infettivologo in pensione, ha dispensato il suo quarto d’ora di terrore. Rispondendo ai rischi effettivi che questa malattia crea alle varie fasce di età e di fragilità, si è così espresso: “Anche chi si sente Rambo finisce con un tubo in gola. Anche chi non ha altre malattie. Per i più vari fattori si è più suscettibili all’infezione. Non siamo tutti uguali di fronte alla malattia, questo virus si comporta nelle persone come accidenti gli pare. Anche chi sta bene, veri atleti, li abbiamo visti con un tubo in gola. Vaccinarsi è fondamentale”.
Quindi, essendo il Sars-Cov-2 un demonio particolarmente sadico, esso non si comporta come quasi tutti gli altri virus respiratori, i quali creano problemi anche molto gravi agli immunodepressi, ma seleziona a casaccio le vittime da sacrificare sull’altare di una pandemia infinita. Tuttavia i soliti numeri, che come è noto hanno la testa molto dura, ancora una volta sconfessano clamorosamente questo ennesimo genio della paura diffusa. Basti pensare che su 130.468 persone decedute positive al tampone – è bene sempre ricordarlo – solo 1.601 soggetti avevano meno di 50 anni, di questi appena 399 sotto i 40. Inoltre, la gran parte di questa esigua minoranza di sfortunati, in linea con l’andamento di tutte le altre fasce di età, erano affetti da gravi e gravissime patologie multiple pregresse. In più, l’età media delle morti catalogate Covid-19 è ancora di circa 80 anni.
Ergo, leggendo questi dati, la cui tendenza è rimasta tale in questi quasi due anni di follia sanitaria, non bisogna essere un Premio Nobel per la Medicina per comprendere che Galli ha detto una colossale scemenza, dal momento che si comprende piuttosto chiaramente che la gravità o meno della malattia dipende essenzialmente dalla risposta immunitaria del paziente. In questo senso niente di nuovo sotto il sole, egregio professore.
Ovviamente, se ogni volta che si parla del rischio Covid si mostrano i rari casi singoli dei morti in età giovanile, facendoli passare per accadimenti di ordine generale, non si rende certo un buon servizio né alla scienza medica, che come noto è una scienza probabilistica, e né alla causa di una corretta informazione.
FONTE: https://www.opinione.it/editoriali/2021/12/14/claudio-romiti_virologia-terrore-galli-covid-epidemia/
Del Debbio e Giordano finiscono in castigo. Ecco come la tv silenzia le voci contro il green pass
Mario Giordano e Paolo Del Debbio in ‘castigo’ per cinquanta giorni. Sia Fuori dal coro e Dritto e rovescio andranno infatti in paura rispettivamente il 7 e il 9 dicembre per rientrare solo il 25 e 27 gennaio 2022. In sostanza è un mese e mezzo di stop che sappiamo bene come in tv corrisponda più o meno a due secoli e che corrisponde ‘casualmente’ con l’entrata in vigore del ‘super green pass’ e con quella che, in teoria, dovrebbe essere la fine della validità del certificato verde. Non solo: né Giordano né Del Debbio potranno, questo modo, commentare le fasi propedeutiche all’elezione del nuovo presidente della Repubblica.
Piazzapulita, al contrario, saluterà il pubblico il 16 dicembre ma tornerà onda in onda, con molta probabilità, il 13 gennaio (stando a quanto riferisce TvBlog). Stesso calendario varrà per Cartabianca e Di Martedì. Quarta Repubblica di Nicola Porro si congederà il 6 dicembre, e il 10 gennaio sarà di nuovo operativo.
L’UNIONE EUROPEA CONTROLLA E SORVEGLIA LE TUE CONVERSAZIONI SUI VACCINI
DIRITTI UMANI
La stigmatizzazione dei non vaccinati è ingiustificabile
di Günter Kampf
Coloro che affermano che i cittadini non vaccinati dovrebbero essere trattati diversamente dai cittadini vaccinati possono farlo, ma non in nome della scienza medica.
Günter Kampf, professore associato all’Institute for Hygiene and Environmental Medicine dell’University of Medicine Greifswald, ha scritto un articolo importante pubblicato su The Lancet, una delle più prestigiose riviste scientifiche di medicina del mondo.
Di seguito la traduzione
Ribadendo la nostra posizione #SmartProVax
Negli Stati Uniti e in Germania, funzionari di alto livello hanno usato il termine “pandemia dei non vaccinati”, suggerendo che le persone che sono state vaccinate non sono rilevanti nellla diffusione di SARS-Cov2. Questa frase da potrebbe aver incoraggiato uno scienziato ad affermare che “i non vaccinati minacciano i vaccinati per il COVID-19” [1]. Ma questa visione è troppo semplicistica.
Vi sono prove crescenti che gli individui vaccinati continuano ad avere un ruolo rilevante nella trasmissione.
In Massachusetts, USA, sono stati rilevati un totale di 469 nuovi casi di COVID-19 durante vari eventi nel luglio 2021 e 346 (74%) di questi casi riguardavano persone completamente o parzialmente vaccinate, di cui 274 (79%) erano sintomatici. I valori di soglia del ciclo erano similmente bassi tra le persone completamente vaccinate (mediana 22,8) e le persone non vaccinate, non completamente vaccinate o il cui stato di vaccinazione era sconosciuto (mediana 21,5), indicando un’elevata carica virale anche tra le persone che erano completamente vaccinate [2]. Negli Stati Uniti, entro il 30 aprile 2021 sono stati segnalati un totale di 10.262 casi di COVID-19 nelle persone vaccinate, di cui 2.725 (26,6%) erano asintomatici, 995 (9,7%) erano ricoverati in ospedale e 160 (1,6%) sono morti [3]. In Germania, il 55,4% dei casi sintomatici di COVID-19 in pazienti di età pari o superiore a 60 anni riguardava individui completamente vaccinati [4], e questa percentuale aumenta ogni settimana. A Münster, in Germania, si sono verificati nuovi casi di COVID-19 in almeno 85 (22%) delle 380 persone completamente vaccinate o che si erano riprese dal COVID-19 e che frequentavano una discoteca [5].
Le persone vaccinate hanno un rischio inferiore di malattie gravi, ma sono ancora una parte rilevante della pandemia. È quindi sbagliato e pericoloso parlare di pandemia dei non vaccinati.
Storicamente, sia gli Stati Uniti che la Germania hanno generato esperienze negative stigmatizzando parti della popolazione per il colore della pelle o la religione. Invito i funzionari di alto livello e gli scienziati a fermare la stigmatizzazione inappropriata delle persone non vaccinate, che includono i nostri pazienti, colleghi e altri concittadini, e a fare uno sforzo maggiore per riunire la società.
Note
[*] https://www.thelancet.com/…/PIIS0140-6736…/fulltext…
[1] Goldman E
How the unvaccinated threaten the vaccinated for COVID-19: a Darwinian perspective.
Proc Natl Acad Sci USA. 2021; 118e2114279118
[2] Brown CM, Vostok J, Johnson H et al.
Outbreak of SARS-CoV-2 infections, including COVID-19 vaccine breakthrough infections, associated with large public gatherings—Barnstable County, Massachusetts, July 2021.
MMWR Morb Mortal Wkly Rep. 2021; 70: 1059-1062
[3] US Centers for Disease Control and Prevention COVID-19 Vaccine Breakthrough Case Investigations Team
COVID-19 vaccine breakthrough infections reported to CDC—United States, January 1–April 30, 2021.
MMWR Morb Mortal Wkly Rep. 2021; 70: 792-793
[4] Robert Koch Institut
Wöchentlicher Lagebericht des RKI zur Coronavirus-Krankheit-2019 (COVID-19)—14·10·2021—aktualisierter Stand für Deutschland.
https://www.rki.de/…/Wochenbericht_2021-10-14.pdf…
Date: Oct 14, 2021
Date accessed: October 18, 2021
[5] Von Dolle F
Münster: Inzwischen 85 Infizierte nach 2G-Party im Club.
https://www1.wdr.de/…/corona-infektionen-clubbesuch…
Date: Sept 20, 2021
Date accessed: September 23, 2021
https://www.thelancet.com/…/PIIS0140-6736(21…/fulltext
FONTE: https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/21782-guenter-kampf-la-stigmatizzazione-dei-non-vaccinati-e-ingiustificabile.html
L’effetto della propaganda degli “Esperti” e del governo? La distruzione della fiducia nel governo e nella scienza
Dicembre 14, 2021 posted by Guido da Landriano
In Israele il sito Real Times news ha condotto un sondaggio sulla fiducia che gli israeliani, il popolo più vaccinato al mondo, ha ora nel proprio governo, negli esperti e nel sistema sanitario. I risultati dovrebbero far pensare.
Il sondaggio è stato condotto tra il 24 e il 29 novembre tra 570 persone dei lettori di Real Time News e ha esaminato la fiducia del pubblico nelle informazioni sulla corona fornite dal Ministero della Salute, dai medici di famiglia, dai medici ospedalieri, da organismi internazionali come la FDA e il CDC. nei media. Il 49% dei partecipanti al sondaggio erano donne e il 51% uomini e l’età media era di 47 anni (fascia di età 23-86)
I risultati sono eclatanti:
86% dei sondati ha poca fiducia negli esperti che vanno sui media;
80% ha poca fiducia nel Ministero della Salute;
35% ha molta fiducia nel medico di base, ma la stessa percentuale non ha fiducia neanche in questi;
20% ha fiducia nei medici ospedalieri, il 54% ha niente o poca fiducia anche in loro.
ECONOMIA
Sempre più poveri
13 Dicembre 2021
Il problema non è la concertazione tra le parti sociali ma la libera circolazione delle merci che ha messo in competizione l’Italia con Paesi dove il costo di produzione era un decimo del nostro. Interi settori industriali sono scomparsi dalla penisola e trasferiti in Asia. Il mancato investimento in macchine e tecnologia più la concorrenza tra operai italiani e immigrati ha fatto il resto.
DA NOI IL SALARIO MINIMO C’È GIÀ, NEL SENSO CHE È AL MINIMO IN EUROPA! – L’ITALIA È L’UNICO PAESE OCSE IN CUI LE RETRIBUZIONI REALI SONO SCESE NEGLI ULTIMI 30 ANNI: HA FATTO MEGLIO PERFINO LA GRECIA – I DATI CI INCHIODANO CON QUEL -2,9% IN TERMINI REALI RISPETTO AL +276,3% DELLA LITUANIA, PRIMA IN CLASSIFICA, AL +33,7% IN GERMANIA E AL +31,1% IN FRANCIA – LE COLPE? DELLE SCELTE FALLIMENTARI DA PARTE DELLA POLITICA, DEI SINDACATI E PURE DEL MONDO IMPRENDITORIALE
L’Italia sarà anche uno dei Paesi dove si vive meglio al mondo. Sicuramente da noi si mangia molto meglio che altrove e grazie alla dieta mediterranea campiamo più di prima e più di quanto accada in altri Paesi avanzati. Ma se stiamo meglio non è certo grazie ai soldi che guadagniamo. Anzi.
A vedere l’andamento dei nostri stipendi rispetto alle retribuzioni percepite nel resto dei Paesi avanzati c’è poco da stare allegri. Negli ultimi trent’anni di globalizzazione, tra il 1990 e il 2020, siamo l’unico Paese Ocse in cui le retribuzioni medie lorde annue sono diminuite: -2,9% in termini reali rispetto al +276,3% della Lituania, il primo Paese in graduatoria, al +33,7% in Germania e al +31,1% in Francia.
Ma ci sono davanti tutti, pure la Grecia (+30,5%) e il Messico (+12,3%). Non che in questi ultimi Paesi si stia meglio che da noi. Semplicemente greci e messicani guadagnano più di prima in termini reali. Di poco o di tanto, ma hanno buste paga superiori.
Noi, invece, ci siamo impoveriti. E questa perdita di potere d’acquisto reale si è verificata, come segnala il Censis che ha elaborato la classifica, nel periodo in cui si è dispiegata la globalizzazione più pervasiva nella storia dell’umanità. Il Censis non approfondisce più di tanto le cause di questa situazione la cui analisi meriterebbe più attenzione da parte dei grandi protagonisti dell’economia.
Ma se queste sono le conseguenze è facile intuire che siano frutto di scelte profondamente sbagliate da parte della politica, dei sindacati e pure del mondo imprenditoriale che ha fatto della sterilizzazione dei salari una bandiera. Coincidenza vuole – o forse no – che il lungo periodo di impoverimento reale degli italiani coincida con l’accordo sulla «politica dei redditi», la concertazione, siglato nel luglio del 1993 da Cgil, Cisl, Uil, Confindustria e governo.
Presidente del Consiglio era Carlo Azeglio Ciampi, Paolo Savona, attuale numero uno della Consob era ministro dell’Industria e Vincenzo Visco delle Finanze. La concertazione ebbe senza dubbio il pregio di superare il lungo periodo del «salario variabile indipendente dagli utili d’impresa», con la trappola della scala mobile, gli stipendi agganciati all’inflazione in una rincorsa infinita che rischiava di portarci fuori strada. La politica dei redditi legava i salari alla produttività e all’andamento dell’impresa. Ma qualcosa non ha funzionato.
Certo, la pattuglia dei Paesi di testa che guidano la classifica, quelli dove gli stipendi sono cresciuti di più, è composta soprattutto da Stati che riuscirono ad affrancarsi dal giogo comunista, uscendo dalla sfera d’influenza sovietica nel periodo fra la fine del decennio Ottanta e l’inizio del successivo. È sicuramente il caso di Lituania, Estonia, Lettonia, Slovacchia, Repubblica Ceca e Polonia. Dunque non deve meravigliare se gli stipendi in quei Paesi siano cresciuti anche di oltre il 200% nel trentennio. Ma nell’Europa del Patto Atlantico il ragionamento non vale.
Come mai le retribuzioni dei tedeschi sono salite del 33,7% e quelle dei francesi del 31,8 mentre le nostre calavano del 2,9%? Ma non è finita. La direttiva Ue sul salario minimo, attesa a breve all’approvazione finale, in un Paese come il nostro dove i contratti collettivi fissano da tempo i livelli retributivi più bassi per ciascun settore, rischia di peggiorare ulteriormente le cose. Fornendo a imprenditori poco lungimiranti, il pretesto per ancorare i salari ai valori minimi previsti dalla Ue. Buste paga a parte, la stagnazione nei consumi interni che ci ha afflitti per oltre un decennio, trova una spiegazione puntuale nei dati elaborati dal Censis. Si comperava meno perché gli stipendi reali non crescevano.
FONTE: https://comedonchisciotte.org/forum/notizie-dallitalia/sempre-piu-poveri-2/
OMICRON, LA VARIANTE VALE GIÀ 50 MILIARDI PER BIG PHARMA
LAVORO PENSIONI DIRITTI SOCIALI
Vi racconto numeri e deliri sul mercato del lavoro
Che cosa succede nel mercato del lavoro a Milano? Il commento di Claudio Negro della Fondazione Kuliscioff
Soltanto sabato 4 le pagine milanesi del Corriere ci procuravano un brivido di soddisfazione ma al tempo stesso di apprensione informandoci che oltre 206.000 lavoratori dipendenti dell’area milanese si sono volontariamente dimessi dal proprio posto di lavoro negli ultimi 18 mesi.
Si tratta, dice il Corriere citando la CGIL milanese, in prevalenza di giovani, con buon livello professionale e ben inseriti in azienda, che cercano ambienti di lavoro più aperti sul piano delle relazioni, più capaci di valorizzare e premiare le competenze.
Bene, da un lato, perché significa che il mercato del lavoro milanese è aperto, fluido, offre a chi vuole impegnarsi opportunità di crescita professionale e retributiva (Milano come Parigi, Berlino o Stoccolma…?). Dall’altra parte preoccupante, perché questa fuga di professionalità verso l’alto lascia scoperte posizioni lavorative per le quali non è facile trovare rimpiazzi: un problema comunque generato dalla crescita, un problema da “paese ricco”.
Per la verità suscitano qualche riserva i numeri indicati nell’articolo: 206.000 dimissioni volontarie in 18 mesi, pari più o meno allo stesso numero di persone, perché questi dimissionari hanno maturato in azienda mediamente almeno un anno di anzianità, (e quindi è marginale il fenomeno della stessa persona che in 18 mesi si dimette due volte) su uno stock di occupati a tempo indeterminato che si aggira su 1 milione e 63 mila significa circa il 20%. Un dato sorprendente?
Non tanto quanto sembra suggerire l’articolo. Come si sa da molto tempo i contratti cosiddetti stabili hanno la tendenza a risolversi entro il primo anno di vita: i dati di Veneto Lavoro ci dicono che il 27% finiscono così, e di queste cessazioni il 55% avviene a causa di dimissioni del lavoratore.
AFOL Milano e Adapt ci confermano questa tendenza, documentando che circa il 30% dei contratti stabili finisce entro il primo anno di vita, inoltre il 50% dei casi su iniziativa del dipendente: sostanzialmente appare una costante consolidata da tempo il fatto che circa il 15% o poco più dei dipendenti a tempo indeterminato si dimettano entro il primo anno di vita del contratto.
Rispetto a questo dato il 20% sciorinato dall’articolo non pare poi così clamoroso: in realtà rispetta un lieve incremento segnalato anche a livello nazionale da Bankitalia, che registra un modesto 5% in più. Alcuni spiegano questo lieve aumento generalizzato (e per nulla peculiare dell’area milanese) come conseguenza di dimissioni già programmate ma congelate nel 2020 a causa ovviamente della situazione dell’economia e del mercato del lavoro. In ogni caso il dato delle dimissioni volontarie non segnala sostanziali novità rispetto a una realtà già nota da anni.
Un eccesso di entusiasmo comunicativo: capita…! Ma solo due giorni dopo le stesse pagine milanesi del Corriere cambiano registro, e con il magniloquente titolo “La fabbrica della povertà” ci illustrano con dolenti accenti dickensiani tutt’altra realtà, fatta di lavori miserabili, paghe da fame e arbitrio padronale. Milano non è più Stoccolma ma Mumbai!
Una denuncia importante e impegnativa, che merita di essere valutata con gli strumenti dell’analisi empirica piuttosto che quelli del gradimento del trailer. I dati abbondantemente citati nell’articolo sono piegati all’esigenza pubblicitaria e determinano un’immagine che, appunto, ha una natura soltanto pubblicitaria.
L’inesattezza principale è quella che riguarda le retribuzioni: secondo l’articolo il salario medio annuo di un operaio milanese è pari a 17.111 € annui. In realtà secondo il Centro Documentazione Job Pricing la retribuzione annua media di fatto (compresi quindi premi di risultato) è di 25.900 € per un posto di lavoro a tempo pieno. In particolare, per la Lombardia la cifra sale a 27.000 €. Come fare per abbassarlo fino a 17.000 €?
Semplice: facendo la media tra i tempi indeterminati full time e i part time e tempi determinati, ma senza dirlo. Così vien fuori un salario medio poverello, che viene implicitamente lasciato intendere sia quello percepito mediamente dagli operai.
Ma anche sul numero dei precari (lavoratori a termine) non c’è trasparenza in una tabella si afferma che siano 320.000 (nel 2019, con la precisazione che si tratta di persone che hanno svolto esclusivamente lavori a termine, escludendo così l’accomodante ipotesi che in realtà si possa anche trattare di contratti successivi attivati dalla stessa persona) ma in un’altra vicina ci si attesta su un più credibile 145.000 rispetto a 1.056.000 contratti stabili, che in effetti rappresenta un più credibile 13,7%.
I 440.000 part timer (di cui circa la metà già conteggiata tra i contratti a termine) hanno ovviamente salari proporzionati all’orario lavorativo, ma come frazione della media di 27.000 €, non dei finti 17.000. Incomprensibile poi la scheda che definisce in 150.000 i lavoratori “on demand”, sommando (correttamente) i 58.000 contratti intermittenti con 97.000 somministrati, che di intermittente non hanno nulla, caso mai sono in maggioranza a termine e probabilmente tra questi sono già stati conteggiati.
In definitiva: alla verifica empirica il quadro disegnato dall’articolo è largamente impreciso, confonde dati diversi e ove torna comodo li somma, è totalmente inattendibile e destinato con ogni evidenza a “forare lo schermo” con affermazioni infondate quanto chiassose.
Si vede che adesso l’informazione sui problemi del lavoro si fa così: acqua termale calda e poi doccia gelata. L’importante è ovviamente che il pubblico resti soddisfatto. Ma problemi veri, come quelli accennati nei due articoli citati, andrebbero affrontati con maggiore professionalità.
FONTE: https://www.startmag.it/economia/vi-racconto-numeri-e-deliri-sul-mercato-del-lavoro/
PANORAMA INTERNAZIONALE
Éric Zemmour è un antisemita?
L’importanza della comunità israelitica in America non consiste nel peso elettorale e, a sorpresa, nemmeno in quello finanziario. In realtà i gruppi di pressione hanno successo perché i loro obiettivi convergono in buona parte con quelli dell’establishment.
PER CAPIRE IL PROBLEMA, PERMETTETEMI di semplificarlo. Gli Stati Uniti sono una plutocrazia in un senso molto preciso: l’acquisizione di potere nella politica americana ha bisogno del pagamento di enormi somme di denaro. Nessuno viene eletto a una carica senza sostanziali investimenti che, per le campagne elettorali degli oltre seicento deputati e dei cento senatori, arrivano alla cifra di centinaia di milioni a testa. Durante e dopo le campagne per eleggere i membri del Congresso, pagamenti, sia legali che illegali, vengono raccolti e consegnati nella forma di «contributi alla campagna» e in forme più indirette per tutto il tempo in cui il politico rimane nella sua carica legislativa o esecutiva.
Il denaro per la politica viene ottenuto in due modi. Nel primo caso, arriva direttamente da individui ricchi, vicini a uno dei due partiti, oppure da coloro i cui interessi d’affari – o i cui interessi politici, come nel caso dei sionisti – hanno qualcosa da guadagnare dall’elezione di un particolare uomo politico. Nel secondo caso, il denaro giunge da potenti banche d’affari (business corporation banks), cartelli del petrolio e così via, oppure da enti morali che, nella maggior parte dei casi, organizzano delle lobby o gruppi di pressione per influenzare le due entità legislative (Congresso e Senato) e l’esecutivo (la Casa Bianca e i membri del governo).
La lobby sionista lavora, come vedremo, attraverso ambedue i canali.
Lo stesso sistema di finanziamento opera a livelli inferiori – quelli delle assemblee legislative dei cinquanta Stati dell’Unione; e anche al livello degli esecutivi statali, cioè dei governatori e del loro governo. Un terzo, ma importante livello è quello delle città, dei loro sindaci e funzionari comunali.
A ogni livello, le lobby sono al lavoro, impegnate nel loro compito principale di ottenere vantaggi per i propri clienti e distribuire denaro, direttamente e indirettamente, agli americani eletti ai pubblici uffici, siano essi ebrei o non-ebrei. Le lobby incanala…
CONTINUA QUI: https://www.limesonline.com/cartaceo/come-funziona-la-lobby-sionista-negli-stati-uniti
La recente ondata di autoritarismo sul covid in Europa ha stabilito un precedente pericoloso
Dal Telegraph di Londra riprendiamo questo articolo
di Jonathan Sumption
L’assenza di scrupoli morali nel perseguire ciò che viene ritenuto “il bene comune”, è il primo sintomo del totalitarismo.
Ovunque in Europa, le norme più elementari della società civile stanno venendo rimpiazzate dal panico, con i non vaccinati che vengono esclusi da una gamma sempre più ampia di diritti fondamentali. L’Austria li ha criminalizzati. L’Italia gli impedisce di andare a lavorare. La polizia olandese ha sparato sui dimostranti, ferendone seriamente alcuni. Stiamo assistendo all’impazzimento di politici terrorizzati, che non riescono ad accettare il fatto di essere impotenti di fronte ad un fenomeno naturale.
Se il lockdown, le chiusure forzate e altre drastiche contromisure funzionano, perché mai questi paesi si trovano già alla quinta ondata della pandemia e al terzo o quarto lockdown? Quanto ci vorrà ancora prima che riconosciamo che queste misure non fanno altro che posticipare la durata dell’infezione al periodo successivo?
Se continuano a persistere, la logica ci dice che queste misure non verranno mai più rimosse. Ciò che una volta veniva giustificato come misura temporanea, da utilizzare “in attesa dei vaccini”, rischia adesso di essere imposto alla gente come cambiamenti permanenti nel loro modo di vita. L’aspetto forse più rivoltante di questa crisi è il vizio dei politici di incolpare altri per l’inefficacia delle proprie scelte politiche. Opporsi ai vaccini è stupido, perché sono molto efficaci per prevenire la malattia grave e la morte. Ma questi vaccini non sono altrettanto efficaci contro il contagio e contro la trasmissione del virus, come invece credevamo inizialmente.
Il cancelliere austriaco si è particolarmente distinto nel gioco di dare la colpa ad altri, e molti altri politici sono tentati di fare la stessa cosa. Eppure, la proporzione di persone completamente vaccinate in Austria è al 64%, ben superiore alla media europea del 57%. Belgio e Olanda sono fra i paesi più vaccinati d’Europa, al 74%, eppure hanno visto in forte aumento dei contagi. Nel frattempo, l’aspetto morale della questione viene completamente dimenticato. Alla base del problema c’è il fatto che si approcci la pandemia come un problema esclusivamente tecnico, che riguarda la salute pubblica, e non come un complesso problema economico, politico e sociale.
Questo porta all’illogica conclusione che non vi siano limiti a ciò che una maggioranza terrorizzata può imporre agli altri, nella speranza di proteggersi dall’infezione. L’assenza di scrupoli morali nel perseguire ciò che viene considerato “il bene pubblico”, è il primo sintomo del totalitarismo. La riduzione dell’essere umano a semplice oggetto della politica nazionale è il passaggio seguente.
L’interazione sociale con le altre persone non è un passatempo di lusso, ma è una necessità fondamentale degli esseri umani. Un minimo di rispetto per l’autonomia individuale dei nostri concittadini è essenziale per poter vivere in qualche modo in armonia. Queste sono le cose che ci rendono una comunità. I governi che ignorano questi fatti, violano un importante principio morale, e inevitabilmente si trovano a portare un attacco all’umanità delle loro popolazioni.
Chi si rifiuta di vaccinarsi potrebbe essere poco saggio, e forse anche egoista. Ma se a loro non viene nemmeno permesso di decidere a quali trattamenti medici sottoporsi e quali medicine debbano entrare nel loro corpo, allora dell’autonomia dell’essere umano rimane molto poco. E si apre la strada per il dispotismo e un’interminabile discordia sociale.
Noi tutti dovremmo porre attenzione su quanto facilmente una democrazia liberale possa venir sovvertita dal sentimento della paura.
[Traduzione di Massimo Mazzucco per luogocomune.net]
FONTE: https://www.luogocomune.net/28-opinione/5904-la-recente-ondata-di-autoritarismo-sul-covid-in-europa-ha-stabilito-un-precedente-pericoloso
ONU: LA RUSSIA PONE IL VETO ALLA ‘DIPLOMAZIA CLIMATICA’
SCIENZE TECNOLOGIE
Fauci: la definizione di “completamente vaccinato” sarà cambiata
Scritto da Zachary Stieber tramite The Epoch Times,
La definizione di ” completamente vaccinato” negli Stati Uniti verrà modificata, ha affermato mercoledì il dott. Anthony Fauci .
“Sarà una questione di quando, non di se”, ha detto Fauci, capo dell’Istituto nazionale di allergie e malattie infettive, durante un’apparizione sulla CNN.
Il termine completamente vaccinato attualmente si riferisce a una persona che riceve due dosi dei vaccini Pfizer o Moderna COVID-19 o il vaccino singolo Johnson & Johnson.
Fauci in precedenza ha affermato che la definizione potrebbe essere modificata. La dott.ssa Rochelle Walensky, capo dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) – che hanno stabilito la definizione – ha lasciato aperta la possibilità di cambiarla.
La definizione è utilizzata dalle autorità che impongono mandati sui vaccini in tutto il paese , compresi i mandati federali contro gli operatori sanitari e gli appaltatori governativi.
Molti di questi mandati sono stati bloccati nei tribunali per ora a causa delle preoccupazioni che siano illegali.
Fauci ha affermato che i tempi del cambiamento potrebbero essere collegati ai casi in corso.
“Ha implicazioni per questo, e questo è il motivo per cui è importante”, ha detto.
Il CDC non ha risposto a una richiesta di commento.
L’efficacia di tutti e tre i vaccini autorizzati per l’uso negli Stati Uniti diminuisce con il passare del tempo da una persona che ne ottiene uno, secondo i dati del mondo reale e una serie di studi.
C’è stato “un lento ma costante declino dell’immunità nel tempo” , ha detto il mese scorso il dottor Francis Collins, direttore del National Institutes of Health.
Walensky e altre autorità sanitarie, citando l’efficacia in calo, hanno recentemente autorizzato i richiami per tutti gli adulti di età pari o superiore a 18 anni. Alla fine del mese scorso, hanno raccomandato che praticamente tutti in quella popolazione ricevessero un ulteriore colpo.
Il calo della protezione è ancora più pronunciato contro la variante Omicron appena identificata, secondo quattro studi pubblicati questa settimana.
I produttori di vaccini, tra cui Pfizer e il suo partner tedesco BioNTech, stanno correndo per sviluppare colpi riformulati che mireranno specificamente alla variante.
Il CEO di BioNTech Uğur Şahin ha detto ai giornalisti mercoledì che i dati rendono “molto chiaro che il nostro vaccino per la variante Omicron dovrebbe essere un vaccino a tre dosi”.
Alcune istituzioni statunitensi hanno già iniziato a richiedere richiami affinché le persone soddisfino le regole di vaccinazione, inclusi più campus universitari.
Il dott. Scott Gottlieb, membro del consiglio di amministrazione di Pfizer ed ex capo della Food and Drug Administration, ha affermato il mese scorso che pensa che il CDC aggiornerà la definizione di completamente vaccinato per includere i richiami, ma non fino al prossimo anno.
“Penso che a un certo punto lo faranno, ma non quest’anno. Penso che alla fine questo sarà considerato il vaccino a tre dosi, ma sarebbe difficile credere che CDC farà presto questa raccomandazione”, ha detto su “Face the Nation” della CBS.
FONTE: https://www.zerohedge.com/covid-19/fauci-definition-fully-vaccinated-will-be-changed
Il Lancet smentisce la leggenda dell’”Epidemia dei non vaccinati”
Uno dei miti più duraturi nei Mass Media è che quella in corso sia “L’epidemia dei non vaccinati”, che siano questi soggetti a diffondere il contagio. Negli Stati Uniti e in Germania, funzionari di alto livello hanno usato questo termine, suggerendo che le persone che sono state vaccinate non siano rilevanti nell’epidemiologia di COVID-19. L’uso di questa frase da parte dei funzionari potrebbe aver incoraggiato uno scienziato a sostenere che “i non vaccinati minacciano i vaccinati per il COVID-19”. Ma questa visione è troppo semplice.
Vi sono prove sempre maggiori che gli individui vaccinati continuano ad avere un ruolo rilevante nella trasmissione. In Massachusetts, USA, sono stati rilevati un totale di 469 nuovi casi di COVID-19 durante vari eventi nel luglio 2021 e 346 (74%) di questi casi riguardavano persone completamente o parzialmente vaccinate, di cui 274 (79%) erano sintomatici. I valori di soglia del ciclo erano similmente bassi tra le persone che erano completamente vaccinate (mediana 22,8) e le persone che non erano vaccinate, non completamente vaccinate o il cui stato vaccinale era sconosciuto (mediana 21,5), indicando un’elevata carica virale anche tra le persone che erano completamente vaccinati.
Negli Stati Uniti, entro il 30 aprile 2021 sono stati segnalati un totale di 10 262 casi di COVID-19 in persone vaccinate, di cui 2725 (26,6%) erano asintomatici, 995 (9,7%) sono stati ricoverati e 160 (1 ·6%) sono morto.
In Germania, il 55,4% dei casi sintomatici di COVID-19 in pazienti di età pari o superiore a 60 anni riguardava individui completamente vaccinati e questa percentuale aumenta ogni settimana. A Münster, in Germania, si sono verificati nuovi casi di COVID-19 in almeno 85 (22%) delle 380 persone completamente vaccinate o guarite dal COVID-19 e che frequentavano una discoteca.
Le persone vaccinate hanno un minor rischio di malattie gravi ma sono ancora una parte rilevante della pandemia. È quindi sbagliato e pericoloso parlare di pandemia dei non vaccinati. Storicamente, sia gli Stati Uniti che la Germania hanno generato esperienze negative stigmatizzando parti della popolazione per il colore della pelle o la religione. Invito i funzionari di alto livello e gli scienziati a fermare la stigmatizzazione inappropriata delle persone non vaccinate, che includono i nostri pazienti, colleghi e altri concittadini, e a fare uno sforzo maggiore per riunire la società.
Una ricerca del Prof Gunter Kampf (uno con oltre 320 articoli scientifici all’attivo…) in un paper apparso su Lancet afferma quanto segue:
Dati recenti, tuttavia, indicano che la rilevanza epidemiologica degli individui vaccinati contro il COVID-19 è in aumento. Nel Regno Unito è stato descritto che i tassi di attacco secondario tra i contatti familiari esposti a casi indice completamente vaccinati erano simili ai contatti familiari esposti a casi indice non vaccinati (25% per i vaccinati vs 23% per i non vaccinati). 12 di 31 infezioni in contatti familiari completamente vaccinati (39%) sono derivate da casi indice collegati all’epidemiologia completamente vaccinati. La carica virale di picco non differiva dallo stato di vaccinazione o dal tipo di variante . In Germania, il tasso di casi sintomatici di COVID-19 tra i completamente vaccinati (“infezioni rivoluzionarie”) è segnalato settimanalmente dal 21 luglio 2021 ed era del 16,9% a quel tempo tra i pazienti di età pari o superiore a 60 anni [2]. Questa proporzione sta aumentando di settimana in settimana ed era del 58,9% il 27 ottobre 2021 (Figura 1), fornendo una chiara evidenza della crescente rilevanza dei soggetti completamente vaccinati come possibile fonte di trasmissione. Una situazione simile è stata descritta per il Regno Unito. Tra la settimana 39 e la 42, sono stati segnalati un totale di 100.160 casi di COVID-19 tra i cittadini di età pari o superiore a 60 anni. 89.821 si sono verificati tra i completamente vaccinati (89,7%), 3.395 tra i non vaccinati (3,4%) . Una settimana prima, il tasso di casi COVID-19 per 100.000 era più alto nel sottogruppo dei vaccinati rispetto al sottogruppo dei non vaccinati in tutte le classi di età.
Ecco un grafico esplicativo
Qualcuno parlerà ancora di “Epidemia dei non vaccinati”?
FONTE: https://scenarieconomici.it/il-lancet-smentisce-la-leggeda-dellepidemia-dei-non-vaccinati/
TESTO COMPLETO DELLA DICHIARAZIONE DI ROBERT MALONE
Mi chiamo Robert Malone e ti parlo come genitore, nonno, medico e scienziato. Di solito non leggo da un discorso preparato, ma questo è così importante che volevo assicurarmi di ottenere ogni singola parola e fatto scientifico corretto.
Sostengo questa affermazione con una carriera dedicata alla ricerca e allo sviluppo di vaccini. Sono vaccinato per il COVID e generalmente sono favorevole alla vaccinazione. Ho dedicato tutta la mia carriera allo sviluppo di metodi sicuri ed efficaci per prevenire e curare le malattie infettive.
Successivamente, pubblicherò il testo di questa dichiarazione in modo che tu possa condividerlo con i tuoi amici e familiari.
Prima di iniettare il tuo bambino – una decisione irreversibile – volevo farti conoscere i fatti scientifici su questo vaccino genetico, che si basa sulla tecnologia del vaccino mRNA che ho creato:
Ci sono tre problemi che i genitori devono capire:
▪️Il primo è che un gene virale verrà iniettato nelle cellule dei tuoi figli. Questo gene costringe il corpo di tuo figlio a produrre proteine spike tossiche. Queste proteine spesso causano danni permanenti negli organi critici dei bambini, tra cui
Il loro cervello e il loro sistema nervoso
Il loro cuore e i vasi sanguigni, compresi i coaguli di sangue
Il loro sistema riproduttivo
▪️E questo vaccino può innescare cambiamenti fondamentali nel loro sistema immunitario
▪️Il punto più allarmante di questo è che una volta che questi danni si sono verificati, sono irreparabili
▪️Non puoi riparare le lesioni nel loro cervello
▪️Non puoi riparare le cicatrici del tessuto cardiaco
▪️Non puoi riparare un sistema immunitario geneticamente modificato, e
▪️Questo vaccino può causare danni riproduttivi che potrebbero interessare le generazioni future della tua famiglia
▪️La seconda cosa che devi sapere è il fatto che questa nuova tecnologia non è stata adeguatamente testata.
▪️Abbiamo bisogno di almeno 5 anni di test/ricerche prima di poter veramente comprendere i rischi
▪️I danni e i rischi dei nuovi farmaci vengono spesso rivelati molti anni dopo
▪️Chiediti se vuoi che tuo figlio faccia parte dell’esperimento medico più radicale della storia umana
Un ultimo punto: il motivo per cui ti stanno dando per vaccinare tuo figlio è una bugia.
▪️ I tuoi figli non rappresentano un pericolo per i loro genitori o nonni
▪️In realtà è il contrario. La loro immunità, dopo aver contratto il COVID, è fondamentale per salvare la tua famiglia, se non il mondo, da questa malattia
In sintesi: non c’è alcun vantaggio per i tuoi figli o la tua famiglia nel vaccinare i tuoi figli contro i piccoli rischi del virus, dati i noti rischi per la salute del vaccino con cui, come genitore, tu e i tuoi figli potreste dover convivere per il resto della loro vita.
L’analisi rischi/benefici non è nemmeno vicina.
Come genitore e nonno, il mio consiglio è di resistere e lottare per proteggere i tuoi figli.
La dichiarazione è stata consegnata durante un evento in live streaming il 12 dicembre per il quale Unity Project ha collaborato con il Global Covid Summit. Il Dr. Robert Malone e altri medici di spicco hanno discusso del loro recente aggiornamento della Dichiarazione dei medici, del motivo per cui i bambini sani non dovrebbero essere vaccinati e dei rischi associati.
FONTE: https://globalcovidsummit.org/news/live-stream-event-physicians-alerting-parents
Appello delle donne: “col Transumanesimo stanno hackerando il codice della vita.
Difendiamo i nostri figli. Madre Terra è il nostro corpo, non gli algoritmi”
Roberta Trucco, Silvia Guerini e Cristiana Pivetti sono le promotrici e prime firmatarie di un accorato appello rivolto a tutte le donne del mondo, “a difesa dell’inviolabilità dei corpi, delle future generazioni, del senso stesso di umanità e dell’intero vivente. Contro il transumanesimo“. OASI SANA pubblica in versione integrale l’appello, per le donne che volessero aderire e sottoscriverlo, scrivere una email corpiindisponibili@inventati.org
Tutte le donne del mondo sono madri in potenza. Tutte portano nelle viscere il sapere che da millenni viene trasmesso di generazione in generazione. I nostri semi contengono il segreto delle origini. Siamo seminatrici e semi allo stesso tempo. Siamo le guardiane dei semi e dobbiamo mantenere l’energia, la forza e la memoria di questi Semi. Le donne, tutte, se ascoltano le loro viscere, sanno che è in corso un attacco formidabile alla vita, alla nascita e alla morte. L’attacco che da anni è diretto ai loro corpi oggi diventa attacco a tutti i corpi. Per il transumanesimo i corpi sono come macchine, e come tali necessitano di revisione periodiche, vanno costantemente implementati, ottimizzati, modificati, monitorati e digitalizzati. L’accelerazione che lo Stato d’Eccezione, diventato la nuova normalità, ha dato a questa introiezione simbolica dei corpi dovrebbe farci riflettere e indurci alla lotta. Oggi i bambini e le bambine, il miracolo per eccellenza della forza della Vita, semi che cresceranno in piante più o meno vigorose, ma tutte facente parte del più grande organismo vivente che è l’Universo, sono diventati, nelle parole dei transumanisti, “malefici moltiplicatori di un virus”. L’attacco ai loro corpi è predisposto. Un attacco, senza precedenti, di tecnocrati transumanisti eugenisti che si spinge fino all’interno dei corpi e che sradicherà le future generazioni dalle loro origini. I vaccini a mRNA sono in realtà terapie geniche, vere e proprie piattaforme di riprogettazione cellulare, che rappresentano il precedente per una prossima manipolazione genetica di massa. “Stiamo hackerando il codice della vita” afferma il Ceo di Moderna. La bio-tele-nano medicina, con inserti genici a mRNA a livello preventivo per qualsiasi patologia, farmaci da remoto e microchip all’interno dei nostri corpi, sarà il paradigma su cui si fonderà una nuova concezione di salute e di malattia in una società cibernetica tecno-medicale. Le nostre esistenze, dalla nascita alla morte, saranno costantemente monitorate e sottoposte al volere degli algoritmi. Il fine: dirottarci verso una società transumanista che, alla radice, contiene la cancellazione definitiva della Natura Umana, il senso stesso di essere umano. Klaus Schwab, fondatore del World Economic Forum, ospitato pochi giorni fa a palazzo Chigi è stato chiaro affermando che ci attende “la fusione biologica con il digitale”. Intelligenza artificiale, editing genetico, riproduzione artificiale, bionanotecnologie, Internet delle cose (5G) e Internet dei corpi comunicanti (6G). La trilogia post-umana è così completata: trasformazione fisica, biologica e digitale, in una convergenza che chiude il cerchio e apre alla manipolazione dell’intero vivente, verso una società post-umana e post-natura. Le donne, tutte, sono le madri di tutti i bambini e le bambine del mondo. Sappiamo bene che i bambini sono il miracolo della natura e che nessuna intelligenza artificiale potrà mai superare l’intelligenza dei nostri corpi e dei suoi semi. Un canto sacro recita così: “La terra è il mio corpo, l’acqua il mio sangue, l’aria il mio respiro, il fuoco il mio spirito”. Siamo consapevoli di avere oltraggiato oltre misura la terra, l’acqua, l’aria e il fuoco. Siamo consapevoli che solo il recupero del rispetto del limite che ci pone la Natura e l’inviolabilità dei corpi e del vivente ci restituirà alla vita, alla vita Vera. Se le Donne tutte, madri in potenza, non sapranno difendere i figli e le figlie dalla più grande sperimentazione di massa, questa umanità sarà persa per sempre. Compatte, a difesa dei corpi, delle future generazioni, del senso stesso di umanità e dell’intero vivente, schieriamoci: Non Passeranno! Restare umane significa Resistere al Transumanesimo!
FONTE: https://oasisana.com/2021/12/06/appello-delle-donne-alle-donne-co-transumanesimo-stanno-hackerando-il-codice-della-vita-difendiamo-i-nostri-figli/
Cheney difende le torture della Cia L’ Abc: Tre detenuti sono morti
ANGELO AQUARO
26 agosto 2009
DAL NOSTRO INVIATONEW YORK – Tre detenuti morti e un centinaio di fantasmi, scomparsi non si sa più dove: forse morti anche loro, forse lasciati fuggire dai servizi degli altri paesi. Ecco la verità nascosta nelle 36 pagine ancora coperte da omissis nel faldone di 109 fogli dei segreti della Cia. Ecco la verità che ancora ieri Dick Cheney, l’ uomo che con George W. Bush volle e sostenne le “harsh techniques”, continua a negare, difendendo, con la Cia, l’ operato della sua amministrazione e guidando la rivolta dei repubblicani che soffia dal Congresso: «Gli uomini che condussero quegli interrogatori non devono diventare il bersaglio di inchieste o processi motivati politicamente, gli addetti agli interrogatori meritano la nostra gratitudine». Di più: la decisione di Barack Obama di aprire un’ inchiesta «solleva dubbi sulla capacità dell’ amministrazione di garantire la sicurezza del Paese». La rivelazione della Abc riaccende il caso-choc dei prigionieri scomparsi e morti nelle prigioni all’ estero (Iraq e Afghanistan) già trapelato all’ indomani della consegna al governo Bush del rapporto- mai pubblicato- dell’ ispettore della Cia John Helgerson e sulla base del quale il ministro della Difesa Eric Holder ha aperto l’ inchiesta affidata al procuratore John Duhram (che è repubblicano, ma questo Cheney non lo dice). La tv rivela anche che gli agenti temevano di ammazzare Khalid Sheick Mohammed, la mente dell’ 11 settembre, sottoposto al waterboarding, la tortura dell’ affogamento, per 183 volte. Dalle carte segrete, ma non coperte da omissis, ieri sono saltati fuori anche altri particolari raccapriccianti: a un detenuto gli levarono quasi la pelle dalle gambe con una spazzola che sembrava un rastrello. Certo, l’ attività della Cia avrebbe portato anche alla scoperta di alcuni complotti, dagli attentati progettati all’ aeroporto londinese di Heathrow e al consolato Usa di Karachi fino al progetto di dirottare e scagliare degli aeroplani contro imprecisati grattacieli sulla West Coast: così raccontano altri due memo che sempre Cheney chiedeva di desecretare da un pezzo e che sono stati resti noti insieme alle altre carte. Ma nelle carte l’ ispettore non specifica mai di aver ottenuto le confessioni grazie alle torture. Anzi dice il contrario quando le definisce “inumane”. Tra le carte ora note, insieme alle minacce di morte ai figli di Sheik Mohammed e di stupro alla mamma di al Nashiri, si legge che nel 2003 gli agenti cominciano a usare una nuova tecnica improvvisata e quindi proibita, chiamata “water dousing”: il prigioniero viene sdraiato su un telo di plastica e gli si versa sopra dell’ acqua per 10 o 15 minuti. Uno degli agenti, pensando si trattasse di una tecnica standard, mandò un cablo alla sede per chiedere le “linee guida”. Da Langley – racconta il New York Times per dare idea del clima – si preoccuparono subito di rispondere che il detenuto «deve essere appoggiato su un asciugamano, non deve essere messo nudo sul pavimento di cemento e che la temperatura dell’ aria deve superare i 65 gradi se i detenuti non vengono asciugati subito». Ieri le Nazioni Unite si sono felicitate con il governo Usa per la decisione di avviare l’ inchiesta e per la liberazione di un giovane detenuto di Guantanamo, riappellandosi alla chiusura del carcere. Resta da vedere come la commissione Durham andrà avanti. Al ministero avvertono che l’ indagine potrebbe richiedere anni e neppure è chiaro se l’ inchiesta (che è ancora in una fase preliminare, specifica Holder) si sposterà ai piani più alti. Tutti dettagli che non calmano la rabbia gli agenti, che dal direttore Leon Panetta in giù sono furiosi per il processo in vista e lo scavalcamento da parte dell’ Hig, la nuova squadra speciale che Obama ha approntato per interrogatori si spera più umani.
FONTE: https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/08/26/cheney-difende-le-torture-della-cia.html
USA: assolti tutti i torturatori di Guantanamo
L’Attorney General Eric Holder ha detto che non ci sono abbastanza prove per sostenere imputazioni oltre “ogni ragionevole dubbio”
ASSOLTI PRIMA DEL PROCESSO – Una formula che si usa di solito a processo finito, non alla fine delle indagini, che hanno lo scopo di verificare se ci sono elementi che dimostrino la probabile commissione di reati, non certo quello di processare e condannare o assolvere gli imputati, ma è solo un dettaglio a margine di una decisione chiaramente politica che l’amministrazione americana deve giustificare in qualche modo.
L’indagine ha preso in esame la morte di due prigionieri in Afghanistan e Iraq e altri 101 casi, dei quali non si sa nulla se non il numero complessivo. L’indagine era iniziata per scoprire come mai i video degli interrogatori da parte della CIA erano stati distrutti e poi si è trasformata in un’inchiesta sulle torture.
Uno dei due protagonisti di queste era Gul Rahman morto nel novembre del 2002 in una prigione della CIA in Afghanistan, conosciuta come “il pozzo salato” dopo essere stato ammanettato a un muro di cemento. Manadel al-Jamadi invece è morto nella prigione irachena di Abu Ghraib nel 2003. L’autopsia condotta dallo stesso esercito americano ha definito come omicidio la sua morte, dopo essere stato picchiato da alcuni Navy Seals secondo alcuni rapporti o dopo essere stato appeso incatenato con un sacchetto in testa.
Un omicidio per il quale le autorità hanno deciso di non processare nessuno, nemmeno l’ufficiale che aveva la responsabilità della sua detenzione o suoi superiori. Un omicidio che fa parte dell’infame storia del carcere di Abu Ghraib, nel quale sono stati commessi crimini contro l’umanità dimostrati al di là di ogni ragionevole dubbio dalle immagini scattate dagli stesi soldati americani e poi viste da tutto il mondo. Ma secondo il governo americano non ci sono prove sufficienti per incriminare nessuno, nemmeno negli altri 101 casi, nemmeno tra le storie note e documentata di Guantanamo, nulla di nulla.
Il direttore dell’American Civil Liberties Union (ACLU) Jameel Jaffer ha reagito alla notizia dicendo: “Che il Dipartimento della Giustizia (Doj) non ritenga alcuno responsabile per l’uccisione di prigionieri in custodia alla CIA non è meno di uno scandalo. Il Dipartimento di Giustizia ha rifiutato di mettere sotto accusa gli ufficiali che hanno autorizzato le torture, gli avvocati che hanno cercato di legittimarle e i militari che le hanno praticate. Ha chiuso ogni possibilità di ritenere quegli ufficiali responsabili civilmente e penalmente. L’impunità continua minaccia di minare la proibizione universalemnte riconosciuta di ricorrere alla tortura e ad altri trattamenti illegali e lancia un messaggio pericoloso gli ufficiali governativi, dicendo loro che non ci saranno conseguenze se usano la tortura e altre crudeltà. La decisione odierna di rinunciare all’incriminazione individuale di quanti hanno torturato i prigionieri a morte è un’ulteriore aggravemtno di una situazione già vergognosa”.Continuing impunity threatensarges against individuals who tortured prisoners to death is yet another entry in what is already a shameful record.
Di tutt’altro parere il il capo della CIA David Petraeus, che ha ringraziato il suo staff per aver collaborato all’investigazione: ” Come ufficiali dell’intelligence la nostra tendenza è, oviamente, di guardare aventi alle sfide del futuro piuttosto che indietro nel nostro passato. Tuttavia è stato molto importante l’aver supportato il Dipartimento di Giustizia nel suo sforzo”. Tuttavia, qualificandosi come crimini di guerra e contro l’umanità, molti degli atti che sono finiti sotto gli occhi dell’opinione pubblica mondiale, potrebbero essere perseguiti da altri paesi o istanze giudiziarie sovranazionali, che proprio dall’assenza di processi negli Stati Uniti sarebbero legittimate ad esercitare un’azione sussidiaria nei confronti della corti americane che non sono intervenute.
APR news
F giornalismo
F BBC
FONTE: https://aprnews.net/2012/09/01/usa-assolti-tutti-i-torturatori-di-guantanamo/
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