RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI
15 FEBBRAIO 2022
A cura di Manlio Lo Presti
Esergo
FRANZA O SPAGNA PURCHÉ SE MAGNA
(Attribuito a Francesco Guicciardini)
https://www.facebook.com/dettiescritti
https://www.instagram.com/dettiescritti/
Le opinioni degli autori citati possono non coincidere con la posizione del curatore della presente Rassegna.
I numeri degli anni precedenti della Rassegna sono disponibili sul sito www.dettiescritti.com
Precisazioni legali
www.dettiescritti.com è un blog intestato a Manlio Lo Presti, e-mail: redazionedettiescritti@gmail.com
Il blog non effettua alcun controllo preventivo in relazione al contenuto, alla natura, alla veridicità e alla correttezza di materiali, dati e informazioni pubblicati, né delle opinioni che in essi vengono espresse. Nulla su questo blog è pensato e pubblicato per essere creduto acriticamente o essere accettato senza farsi domande e fare valutazioni personali.
Le immagini e le foto presenti nel Notiziario, pubblicati con cadenza pressoché giornaliera, sono raccolte dalla rete internet e quindi di pubblico dominio. Le persone interessate o gli autori che dovessero avere qualcosa in contrario alla pubblicazione delle immagini e delle foto, possono segnalarlo alla redazione scrivendo alla e-mail redazionedettiescritti@gmail.com
La redazione provvederà doverosamente ed immediatamente alla loro rimozione dal blog.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
SOMMARIO
La finta guerra, il petrolio americano, la strage degli innocenti e lo stritolamento della ex-europa
Lockdown in Costituzione: il prezzo per uscire dal Covid
Una guerra con la Russia sarebbe diversa da qualsiasi cosa gli Stati Uniti e la NATO abbiano mai sperimentato
C’È QUALCOSA DI PIÙ SINISTRO DEL DENARO DIETRO LA MINACCIA DEL “NUOVO HIV”?
SIMBOLISMI NELLA CULTURA E NELL’ARTE
Il vacuo nichilismo del festival di San Remo
Piccolo esperimento di delirio sociale.
Dove sono i 50 milioni di immunizzati che dovrebbero riempire i locali?
Confronto vs Conflitto: media workshop aperto – 2/3 – Masterclass di Giulietto Chiesa
Distruggere Taiwan
UCRAINA, L’UNICO PERICOLO SONO I SADICI IDIOTI DELLA NATO
L’apartheid arabo di cui nessuno parla
Oltre la Linea
GRANDI DEI
“Sassoli e Biscardi, due morti collegate. Ma la farsa è finita”
Laboratorio Italia: come trasformare gli uomini in topi
INFLAZIONE E TASSI NEGATIVI ETERNI
Dmitry Chernyshenko e Børge Brende hanno firmato un memorandum sulla creazione del Centro per la Quarta Rivoluzione Industriale in Russia
BARBARA & CLAUDIA – Concerto il 17 marzo 2022 presso Auditorium – Roma
L’ultimo Robin Hood
Anche in Germania vaccinazione obbligatoria per gli over 50
Oggi un milione e più di italiani perderà il lavoro per l’obbligo vaccinale. Facciamo schifo.
SENZA LAVORO 8,8 MILIONI DI ITALIANI SENZA LASCIAPASSARE
Rubli e Hryvnia in rialzo: i soldati usa tornano a casa, finite le esercitazioni
I legislatori russi esortano Putin a riconoscere le regioni separatiste dell’Ucraina
Lavrov: La Russia non vuole la guerra con l’Ucraina, ma difenderà i suoi interessi
La Russia ha confermato i test delle armi anti-satellite.
Resistere alla barbarie
Gli ultimi retroscena con Luca La Bella
SpaceX di Elon Musk afferma che una tempesta geomagnetica ha spazzato via 40 dei 49 satelliti Starlink
NUOVA MINACCIA ALLA VITA: L’INTERNET DELLE COSE SOTTOMARINE
Il Ricordo delle vittime delle foibe, dell’esodo ed anche dei fatti storici e politici oscurati
EDITORIALE
La finta guerra, il petrolio americano, la strage degli innocenti e lo stritolamento della ex-europa
Manlio Lo Presti
1) Gli USA si inventano una guerra.
2) Il presidente ucraino continua a smentire chiedendo di abbassare i toni.
3) i colossi petroliferi inglesi, olandesi e americani si sostituiscono alle forniture russe bloccando i ricavi di Gazprom fornendo petrolio e gas ad un prezzo quintuplicato.
4) il balzo dei prezzi energetici stritola le economie europee sotto il mirino dell’amministrazione Biden perché la ex-europa deve dissolversi al più presto.
5) la ex-italia ci rimette 50 miliardi di export verso la Russia.
6) lo psychovairuss va in eclisse perché adesso l’affare lucroso è quello di fornire gas al posto dei russi a prezzi quintuplicati…
Sono convinto che a molti (ma non tanti) non sia sfuggito che questa PSYOP e FALSE FLAG è stata allestita per far salire il prezzo dell’energia.
Un’azione che ha lo scopo di frenare e di far collassare l’europa!
Una normativa comunitaria obbliga gli Stati membri ad accantonare opportune scorte energetiche la cui quantità è dichiarata in Gazzetta ufficiale il marzo di ogni anno ed è proporzionale alle dimensioni dello Stato membro.
La Russia non ha interesse a chiudere le forniture di gas da cui incassa titanici guadagni.
La ex-italia invece avrà con certezza una perdita di export verso la Russia per la modica cifra di 50.000.000.000 di euro.
L’unico dato reale finora è questa devastante perdita ai danni della ex-italia.
Abbiamo la spietata barbarie angloamericana, Bellezza!
IN EVIDENZA
Lockdown in Costituzione: il prezzo per uscire dal Covid
Pronti per il lockdown climatico, dopo quello sanitario?
Tira brutta aria, dalle parti della Costituzione: la strana modifica dell’articolo 9 (attuata quasi sotto silenzio) mette il governo nelle condizioni di imporre le peggiori restrizioni, senza che il cittadino abbia più nemmeno la protezione del paracadute costituzionale. Che significa? L’establishment teme di dover pagare un prezzo per i recenti abusi di potere, e quindi prova a renderli conformi alla Carta?
No, la situazione è peggiore: secondo Matt Martini, si stanno ponendo le premesse per rendere “eterna” la dominazione sperimentata negli ultimi due anni. Dal canto suo, Nicola Bizzi offre una precisa spiegazione politica: la manomissione della Costituzione può esser stata pretesa dai poteri dominanti (Davos, Bruxelles) in cambio della concessione – finalmente – degli allentamenti sul Covid, visto anche che la narrazione pandemica si è fatta ormai insostenibile. E quindi: liberi tutti – riguardo al virus – ma a patto che, prima ancora, l’Italia si predisponga a subire altre, eventuali costrizioni: magari quelle raccomandate dall’élite che utilizza, come spaventapasseri, la piccola Greta Thunberg.
«Trovo pericolosa la riforma dell’articolo 9 della Costituzione, con l’introduzione del riferimento alla tutela dell’ambiente, insieme a quello che viene definito “l’interesse delle future generazioni”», premette Martini, nella trasmissione “Nexus Reloaded” con Tom Bosco e lo stesso Bizzi. «A prima vista può sembrare un fatto positivo, ma in realtà la tutela dell’ambiente è uno dei cardini pseudo-ecologisti e malthusiani del pensiero del Club di Roma, che poi ha originato il Forum di Davos, causa di tutti i nostri mali». In sostanza si introducono nuovi obiettivi, all’interno del sistema giuridico italiano: e questo permetterà di giustificare i lockdown e tutte le restrizioni che venissero introdotte. «Se prima avevamo lo strumento giuridico per far decadere tutto, in questo modo avranno il dispositivo potenziale per far decadere (anche retroattivamente) l’annullamento e la condanna di tutte le malaugurate norme introdotte da Conte e poi confermate da Draghi».
Aggiunge Martini: in un altro passaggio dell’articolo che è stato appena riformato, senza che il Parlamento battesse ciglio, si prevede che l’iniziativa economica individuale debba essere compatibile con l’utilità ambientale e la difesa della salute. «In questo modo, quindi, c’è la giustificazione del fatto che, domani, io possa chiudere la tua attività produttiva per ragioni di ordine ambientale o sanitario». Dunque: «Si sono messi in cassaforte i presupposti giuridici per agire in maniera autoritaria contro la libertà economica individuale, quindi anche contro la libertà d’impresa». Per Matteo Martini, co-autore del saggio “Operazione Corona”, è un assegno in bianco: che il governo potrà compilare con quello che vuole. «Chi lo stabilisce, infatti, qual è il citato “interesse delle generazioni future”? Il diritto alla salute, lo abbiamo già visto, è stato considerato prioritario rispetto a tutti gli altri (alla libertà personale, al diritto al lavoro)». Di fatto, «si agisce d’arbitrio, nel modificare la giurisprudenza: e se domani stabiliscono che “l’interesse delle future generazioni” è prioritario, rispetto a tutti gli altri diritti, compreso il diritto alla vita?».
Insiste l’analista: «In nuce, vedo l’introduzione di un principio insidioso: sono tutte spallate verso una deriva molto pericolosa. Questo è un ulteriore chiodo nella bara dell’Italia». Martini è molto pessimista, sul futuro della situazione italiana: «Anche quando dovesse finire tutta questa pagliacciata del Covid (che prima o poi finirà), e anche se la situazione economica dovesse temporaneamente riprendersi, noi a questo punto abbiamo sulla testa una spada di Damocle». E cioè: «Ulteriori lockdown e ulteriori restrizioni, per qualsiasi eventuale futura emergenza, visto che qui ormai lavorano contro di noi in termini di “shock economy”». L’orizzonte resta buio, a quanto pare: «Questa è una situazione molto pericolosa, adesso inserita addirittura in Costituzione. A mio avviso, per l’Italia la situazione è veramente preoccupante: parlo del futuro, dei prossimi 5-10 anni». Lo stesso Martini ammette di esser stato colto in contropiede: «Purtroppo non mi aspettavo una situazione di questo tipo: ci ha sorpreso tutti».
Ancora più drastico Nicola Bizzi, che di “Operazione Corona” è l’editore. «Questo è un attentato alla democrazia e alla Costituzione», scandisce. E spiega: probabilmente è il frutto di un tacito patto. Uno scambio: vi concediamo di uscire dall’incubo narrativo Covid, ma voi vi lasciate legare le mani anche per il futuro. Il blitz sulla Costituzione, secondo Bizzi, sarebbe stato anticipato: in realtà, era in programma più avanti. «Lo hanno anticipato ora, appena dopo la riconferma di Mattarella, sfumata la possibilità che al Quirinale salisse Draghi: in quel caso, la riforma dell’articolo 9 sarebbe probabilmente slittata dopo l’estate, o forse addirittura a fine legislatura». E perché a Draghi è stato negato il Colle? «A parte il fatto che era “bruciato” a livello internazionale, agli occhi di vari potentati economici e finanziari, in realtà è stato “impallinato” peché la politica italiana ha iniziato il fuggi-fuggi, il “si salvi chi può”», sostiene Bizzi, che spiega: «Se finora il sistema ha favorito l’affondamento dell’Italia dal punto di vista umano, demografico, economico e sociale, provocando una vera e propria devastazione, i politici ora pensano: “Se il sistema affonda troppo, poi affondiamo anche noi. Se cade il sistema, l’ordine costituito, magari ci aspettano sotto casa con i forconi”».
Hanno davvero paura che cada il sistema, insiste Bizzi: per questo la politica italiana si è blindata. «Nel suo discorso di insediamento, Mattarella ha pronunciato 18 volte la parola “dignità”: si riferiva alla dignità della politica, della partitocrazia. Come a dire: il sistema-Italia ha pur sempre una sua dignità; quindi non è giusto che affondi, deve salvare se stesso. E allora hanno deciso di intraprendere una linea di de-escalation». Per ora, Mario Draghi resta al governo, ma secondo Bizzi si dimetterà entro marzo: «Approderà a qualche organismo internazionale (Banca Mondiale, Fmi) perché non vede l’ora di allontarsi da qui». A sostituirlo, probabilmente, «sarà sempre un governo farlocco (un governo tecnico, non elettorale) che porterà avanti la de-escalation, visto che ormai siamo arrivati ai “tempi supplementari”, riguardo alla narriva Covid». Ed ecco il punto: «Questa riforma costituzionale l’hanno voluta e attuata proprio ora, perché è stata una sorta di “conditio sine qua non”, da parte dei poteri di Davos e della Commissione Europea, come a dire: intanto attuate questa riforma, poi potrete fare tutta la de-escalation che vorrete».
E’ uno scambio, dice Bizzi: chiudere la storia-Covid, ma in compenso tenere aperta la porta per nuove emergenze. «Diamo un’occhiata in casa altrui: a parte la Gran Bretagna, che è fuori dall’Ue e quindi fa quello che crede, nei limiti del possibile, osserviamo quei paesi che hanno preceduto l’Italia negli allentamenti delle restrizioni, mettendo fine alla farsa pandemica». Danimarca e Norvegia, Olanda, Spagna, nazioni dell’Est Europa: cosa hanno patteggiato, con Bruxelles, in cambio di queste riaperture? «Molto probabilmente hanno accettato la prossima adozione di misure “green”: e se vedremo che avranno intenzione, anche loro, di effettuare riforme costituzionali vincolanti, dal punto di vista pseudo-ambientalista, nel segno della “decarbonizzazione” – quindi, misure malthusiane a lunga scadenza – sarà la conferma che questo è stato uno scambio, un patto. Perché questi non mollano, vogliono andare avanti a oltranza: chiusa la narrazione Covid, voglio aprire la narrazione climatico-ambientale».
Attenzione: «La nuova narrazione – continua Bizzi – adesso la vogliono aprire ufficialmente, visto che finora è stata aperta solo a parole: cioè con dichiarazioni e proclami, inclusa la recente farsa del gas (che in realtà non è mai mancato) e quella dei blackout (che finora non sono avvenuti, e ormai l’inverno è quasi alle spalle)». L’élite vorrebbe comunque portare avanti l’Agenda 2030, secondo altre direttive, visto che l’Operazione Corona ormai è finita. Certo – aggiunge Bizzi – l’Italia sarà uno degli ultimi paesi, a chiuderla, «perché ci mangiano sopra in troppi: è il classico mangia-mangia all’italiana, e non è facile smantellarlo rapidamente». Afferma l’editore di “Aurora Boreale”: «Ci sono resistenze, da parte della politica: ci mangiano i sindaci, i governatori delle Regioni e i personaggi attorno alla politica, che vivono di appalti e subappalti, razzie, favori e clientelismi». Domenico Arcuri? «Era solo la vetta dell’iceberg: c’è un sistema che sta mangiando, ancora, sulla farsa pandemica. E vorrebbe continuare a mangiare».
FONTE: https://www.libreidee.org/2022/02/lockdown-in-costituzione-il-prezzo-per-uscire-dal-covid/
Una guerra con la Russia sarebbe diversa da qualsiasi cosa gli Stati Uniti e la NATO abbiano mai sperimentato
4 Febbraio, 2022
In una recente conferenza stampa tenutasi in occasione di una visita a Mosca del primo ministro ungherese Viktor Orban, il presidente russo Vladimir Putin ha parlato della continua espansione della NATO e delle potenziali conseguenze se l’Ucraina dovesse aderire all’alleanza transatlantica.
“Il loro compito principale [della NATO] è quello di contenere lo sviluppo della Russia”, Putin ha detto. “L’Ucraina è semplicemente uno strumento per raggiungere questo obiettivo. Potrebbero trascinarci in una sorta di conflitto armato e costringere i loro alleati in Europa a imporre le sanzioni molto dure di cui si parla oggi negli Stati Uniti “, ha osservato. “Oppure potrebbero attirare l’Ucraina nella NATO, installare sistemi d’arma d’attacco lì e incoraggiare alcune persone a risolvere la questione del Donbass o della Crimea con la forza, e ancora trascinarci in un conflitto armato”.
Putin ha continuato: “Immaginiamo che l’Ucraina sia un membro della NATO e sia piena di armi e ci siano sistemi missilistici all’avanguardia proprio come in Polonia e Romania. Chi gli impedirà di scatenare operazioni in Crimea, per non parlare del Donbass? Immaginiamo che l’Ucraina sia un membro della NATO e azzardi una tale operazione di combattimento. Dobbiamo combattere con il blocco della NATO? Qualcuno ci ha pensato qualcosa? Sembra di no”.
Ma queste parole sono state respinte dal portavoce della Casa Bianca Jen Psaki, che le ha paragonate a una volpe “che urla dalla cima del pollaio che ha paura dei polli”, aggiungendo che qualsiasi espressione russa di paura per l’Ucraina “non dovrebbe essere riportata come una dichiarazione di fatto”.
I commenti di Psaki, tuttavia, sono separati dalla realtà della situazione. L’obiettivo principale del governo del presidente ucraino Volodymyr Zelensky è quello che definisce la “de-occupazione” della Crimea. Mentre questo obiettivo è stato, in passato, formulato in termini di diplomazia – “la sinergia dei nostri sforzi deve costringere la Russia a negoziare il ritorno della nostra penisola”, ha detto Zelensky alla Crimea Platform, un forum ucraino incentrato sulla riconquista del controllo sulla Crimea – la realtà è che la sua strategia per il ritorno è puramente militare, in cui la Russia è stata identificata come un “avversario militare“, e il cui raggiungimento può essere raggiunto solo attraverso l’adesione alla NATO.
Come Zelensky intenda raggiungere questo obiettivo usando mezzi militari non è stato spiegato. Come alleanza apparentemente difensiva, le probabilità sono che la NATO non avvierebbe alcuna azione militare offensiva per impadronirsi con la forza della penisola di Crimea dalla Russia. In effetti, i termini dell’adesione dell’Ucraina, se concessi, dovrebbero includere un linguaggio riguardante i limiti dell’articolo 5 della NATO – che si riferisce alla difesa collettiva – quando si affronta la situazione della Crimea, altrimenti uno stato di guerra esisterebbe de facto al momento dell’adesione dell’Ucraina.
Lo scenario più probabile prevede che l’Ucraina venga rapidamente portata sotto l'”ombrello” della protezione della NATO, con “gruppi tattici” come quelli schierati nell’Europa orientale che si formano sul suolo ucraino come una forza “trip-wire” e moderne difese aeree combinate con aerei NATO schierati in avanti messi in atto per proteggere lo spazio aereo ucraino.
Una volta stabilito questo ombrello, l’Ucraina si sentirebbe incoraggiata a iniziare un conflitto ibrido contro quella che definisce l’occupazione russa della Crimea, impiegando capacità di guerra non convenzionali che ha acquisito dal 2015 per mano della CIA per avviare un’insurrezione progettata specificamente per “uccidere i russi”.
L’idea che la Russia sarebbe rimasta a guardare mentre una guerriglia in Crimea veniva attuata dall’Ucraina è ridicola; se si trovasse di fronte a un tale scenario, la Russia molto probabilmente userebbe le proprie capacità non convenzionali come rappresaglia. L’Ucraina, naturalmente, griderebbe allo scandalo e la NATO si troverebbe di fronte al suo obbligo obbligatorio di difesa collettiva ai sensi dell’articolo 5. In breve, la NATO sarebbe in guerra con la Russia.
Questa non è una speculazione oziosa. Spiegando la sua recente decisione di schierare circa 3.000 soldati statunitensi in Europa in risposta alla crisi ucraina in corso, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha dichiarato: “Finché [Putin] agisce in modo aggressivo, ci assicureremo di rassicurare i nostri alleati della NATO nell’Europa orientale che siamo lì e l’articolo 5 è un obbligo sacro”.
I commenti di Biden fanno eco a quelli fatti durante la sua visita iniziale al quartier generale della NATO, il 15 giugno dello scorso anno. A quel tempo, Biden si sedette con il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg e sottolineò l’impegno dell’America per l’articolo 5 della carta della NATO. “L’articolo 5 lo prendiamo come un obbligo sacro”, Biden ha detto. “Voglio che la NATO sappia che l’America è lì”.
Il punto di vista di Biden sulla NATO e l’Ucraina è tratto dalla sua esperienza come vicepresidente sotto Barack Obama. Nel 2015, l’allora vice segretario alla Difesa Bob Work ha detto ai giornalisti: “Come ha detto il presidente Obama, l’Ucraina dovrebbe … poter scegliere il proprio futuro. E rifiutiamo qualsiasi discorso su una sfera di influenza. E parlando in Estonia lo scorso settembre, il presidente ha chiarito che il nostro impegno nei confronti dei nostri alleati della NATO di fronte all’aggressione russa è incrollabile. Come ha detto, in questa alleanza non ci sono vecchi membri e non ci sono nuovi membri. Non ci sono partner junior e non ci sono partner senior. Ci sono solo alleati, puri e semplici. E difenderemo l’integrità territoriale di ogni singolo alleato”.
Che cosa comporterebbe questa difesa? Come qualcuno che una volta si è addestrato a combattere l’esercito sovietico, posso attestare che una guerra con la Russia sarebbe diversa da qualsiasi cosa l’esercito americano abbia mai sperimentato. L’esercito americano non è né organizzato, addestrato, né equipaggiato per combattere le sue controparti russe. Né possiede una dottrina in grado di sostenere conflitti di armi combinati su larga scala. Se gli Stati Uniti dovessero essere trascinati in una guerra di terra convenzionale con la Russia, si troverebbero di fronte a una sconfitta su una scala senza precedenti nella storia militare americana. In breve, sarebbe una disfatta.
Non credermi sulla parola. Nel 2016, l’allora tenente generale H.R. McMaster, parlando dei risultati di uno studio – la Russia New Generation Warfare – che aveva iniziato nel 2015 per esaminare le lezioni apprese dai combattimenti nell’Ucraina orientale, disse a un pubblico del Center for Strategic and International Studies di Washington che i russi hanno una potenza di fuoco di artiglieria superiore, migliori veicoli da combattimento, e hanno imparato l’uso sofisticato di veicoli aerei senza equipaggio (UAV) per effetto tattico. “Se le forze statunitensi si trovassero in una guerra di terra con la Russia”, McMaster ha detto: “Sarebbero pronti per un brusco, freddo risveglio”.
In breve, si sarebbero fatti prendere a calci il.
La disavventura mediorientale di 20 anni dell’America in Afghanistan, Iraq e Siria ha prodotto un esercito che non era più in grado di sconfiggere un avversario di pari livello sul campo di battaglia. Questa realtà è stata evidenziata in uno studio condotto dalla 173a Brigata Aviotrasportata dell’esercito americano, la componente centroamericana della Forza di dispiegamento rapido della NATO, nel 2017. Lo studio ha rilevato che le forze militari statunitensi in Europa erano sottoequipaggiate, sottodimensionate e inadeguatamente organizzate per affrontare l’aggressione militare da parte della Russia. La mancanza di una valida capacità di difesa aerea e di guerra elettronica, se combinata con un’eccessiva dipendenza dalle comunicazioni satellitari e dai sistemi di navigazione GPS, comporterebbe la distruzione frammentaria dell’esercito americano in rapido ordine se dovessero affrontare un esercito russo organizzato, addestrato ed equipaggiato per sconfiggere specificamente una minaccia USA / NATO.
Il problema non è solo qualitativo, ma anche quantitativo: anche se l’esercito americano potrebbe stare in piedi con un avversario russo (cosa che non può), semplicemente manca delle dimensioni per sopravvivere in qualsiasi battaglia o campagna sostenuta. Il conflitto a bassa intensità che l’esercito americano ha condotto in Iraq e in Afghanistan ha creato un ethos organizzativo costruito attorno all’idea che ogni vita americana è preziosa e che saranno fatti tutti gli sforzi per evacuare i feriti in modo che possano ricevere cure mediche salvavita nel più breve tempo possibile. Questo concetto potrebbe essere stato praticabile dove gli Stati Uniti avevano il controllo dell’ambiente in cui venivano condotti i combattimenti. È, tuttavia, pura finzione nella guerra combinata di armi su larga scala. Non ci saranno elicotteri di evacuazione medica che voleranno in soccorso – anche se fossero lanciati, sarebbero abbattuti. Non ci saranno ambulanze da campo – anche se arrivassero sulla scena, verrebbero distrutte in breve tempo. Non ci saranno ospedali da campo – anche se fossero istituiti, sarebbero catturati dalle forze mobili russe.
Quello che ci sarà è morte e distruzione, e molto. Uno degli eventi che ha innescato lo studio di McMaster sulla guerra russa è stata la distruzione di una brigata di armi combinate ucraine da parte dell’artiglieria russa all’inizio del 2015. Questo, ovviamente, sarebbe il destino di qualsiasi formazione di combattimento statunitense simile. La superiorità di cui gode la Russia nei fuochi di artiglieria è schiacciante, sia in termini di numero di sistemi di artiglieria messi in campo che di letalità delle munizioni impiegate.
Mentre l’US Air Force potrebbe essere in grado di organizzare un combattimento nello spazio aereo sopra qualsiasi campo di battaglia, non ci sarà nulla come la totale supremazia aerea di cui gode l’esercito americano nelle sue operazioni in Iraq e Afghanistan. Lo spazio aereo sarà conteso da una forza aerea russa molto capace, e le truppe di terra russe opereranno sotto un ombrello di difesa aerea del calibro di quelli che né gli Stati Uniti né la NATO hanno mai affrontato. Non ci sarà alcuna cavalleria di supporto aereo ravvicinato che verrà in soccorso delle truppe americane assediate. Le forze sul terreno saranno da sole.
Questa sensazione di isolamento sarà favorita dalla realtà che, a causa della schiacciante superiorità della Russia nella capacità di guerra elettronica, le forze statunitensi sul terreno saranno sorde, mute e cieche a ciò che sta accadendo intorno a loro, incapaci di comunicare, ricevere informazioni e persino operare mentre radio, sistemi elettronici e armi cessano di funzionare.
Qualsiasi guerra con la Russia troverebbe le forze americane massacrate in gran numero. Nel 1980, ci siamo regolarmente addestrati ad accettare perdite del 30-40% e continuare la lotta, perché questa era la realtà del combattimento moderno contro una minaccia sovietica. Allora, eravamo in grado di eguagliare efficacemente i sovietici in termini di dimensioni della forza, struttura e capacità – in breve, potevamo dare il meglio, o meglio, di quello che avevamo.
Questo non sarebbe il caso in nessuna guerra europea contro la Russia. Gli Stati Uniti perderanno la maggior parte delle loro forze prima che siano in grado di chiudere con qualsiasi avversario russo, a causa di profondi colpi di artiglieria. Anche quando chiudono con il nemico, il vantaggio di cui godevano gli Stati Uniti contro gli insorti iracheni e talebani e i terroristi dell’ISIS è un ricordo del passato. Le nostre tattiche non sono più all’altezza – quando ci sarà un combattimento ravvicinato, sarà straordinariamente violento, e gli Stati Uniti, il più delle volte, usciranno dalla parte dei perdenti.
Ma anche se gli Stati Uniti riescono a vincere lo strano impegno tattico contro la fanteria a livello paritario, semplicemente non hanno nulla in contrasto con il numero schiacciante di carri armati e veicoli da combattimento corazzati che la Russia metterà in campo. Anche se le armi anticarro in possesso delle truppe di terra statunitensi fossero efficaci contro i moderni carri armati russi (e l’esperienza suggerisce che probabilmente non lo sono), le truppe americane saranno semplicemente sopraffatte dalla massa di forza di combattimento con cui i russi li affronteranno.
Nel 1980, ho avuto l’opportunità di partecipare a un attacco in stile sovietico effettuato da truppe dell’esercito americano appositamente addestrate – l'”OPFOR” – presso il National Training Center di Fort Irwin, in California, dove due reggimenti di fanteria meccanizzata in stile sovietico si sono scontrati con una brigata meccanizzata dell’esercito americano. La lotta è iniziata verso le due del mattino. Alle 5:30 del mattino era finita, con la Brigata degli Stati Uniti distrutta e i sovietici che avevano preso i loro obiettivi. C’è qualcosa in 170 veicoli corazzati che si abbattono sulla tua posizione che rende la sconfitta quasi inevitabile.
Ecco come sarebbe una guerra con la Russia. Non sarebbe limitato all’Ucraina, ma si estenderebbe ai campi di battaglia negli stati baltici, in Polonia, romania e altrove. Comporterebbe attacchi russi contro aeroporti, depositi e porti della NATO in tutta Europa.
Questo è ciò che accadrà se gli Stati Uniti e la NATO cercheranno di attribuire l’“obbligo sacro” dell’articolo 5 della Carta della NATO all’Ucraina. Si tratta, insomma, di un patto suicida.
FONTE: https://www.rt.com/op-ed/548322-war-russia-us-nato/
C’È QUALCOSA DI PIÙ SINISTRO DEL DENARO DIETRO LA MINACCIA DEL “NUOVO HIV”?
Sebbene ogni “emergenza sanitaria” rappresenti grossi guadagni per le multinazionali farmaceutiche, il movente alla base di una “nuova variante dell’AIDS” è forse qualcosa di più dell’avidità
off-guardian.org
Pochi giorni fa abbiamo pubblicato un articolo che metteva in evidenza l’improvviso spostamento della copertura mediatica, dalla Covid all’HIV/AIDS.
In breve, la spinta ai test e le promesse del governo di “porre fine all’epidemia di AIDS” hanno accompagnato la notizia di una spaventosa “nuova variante”. Non scenderemo ancora nei dettagli, potete leggerli qui [anche su CDC] .
Il nostro articolo ribadiva che questo era probabilmente solo un modo per terrorizzare la gente e vendere ancora più “vaccini” mRNA e, sebbene questo sia sicuramente un fattore, ulteriori ricerche hanno mostrato altri possibili punti di vista con cui inquadrare la storia.
Sebbene non ci siano informazioni sufficienti per trarre conclusioni definitive, ci sono alcune domande molto interessanti da porre e teorie da considerare.
In primo luogo, c’è l’idea che la “nuova terribile variante dell’AIDS” non sia solo uno spauracchio utilizzato per vendere vaccini, come è sempre sembrato nel caso della Covid, ma potrebbe effettivamente essere una copertura per le malattie e le lesioni causate dai vaccini stessi.
Uno studio dell’ottobre 2021, pubblicato su Lancet, aveva rilevato che, nel tempo, l’efficacia dei “vaccini” Covid scendeva sotto lo zero, il che significa che, alla fine, una persona vaccinata avrebbe maggiori probabilità di contrarre la “Covid” rispetto ad una persona non vaccinata [vedi nota].
America’s Frontline Doctor ipotizza che i vaccini potrebbero avere effetti ancora più ampi sul sistema immunitario, producendo quella che chiamano sindrome da immunodeficienza acquisita da vaccino o “VAIDS“.
Al momento non ci sono prove concrete a sostegno di questa teoria, ma se fosse corretta, milioni e milioni di persone potrebbero ammalarsi, e presto.
Abbiamo già visto una pletora di previsioni di aumenti di ictus e attacchi di cuore, tutte attribuite a cause molto diverse dal vaccino. Tutto è stato chiamato in causa, dall‘aumento dei prezzi dell’energia alla depressione legata ai lockdown.
Questo certamente assomiglia molto alla strategia del mettere preventivamente le mani avanti. E potrebbe esserla anche questa “nuova variante” dell’AIDS.
Se i “vaccini” Covid provocassero in milioni di persone lo sviluppo improvviso di disturbi del sistema immunitario, o una sorta di potenziamento anticorpo-dipendente, allora un “nuova più pericolosa forma di AIDS” sarebbe una copertura piuttosto buona, non credete?
Ancora una volta, non ci sono ancora prove dirette che questo sia il caso, ma è certamente possibile.
Nell’ottobre 2020, come riportato da Forbes, un gruppo di ricercatori aveva avvertito che qualsiasi potenziale “vaccino” Covid avrebbe potuto aumentare il rischio di essere infettati dall’HIV.
Uno dei pochi candidati vaccini Covid ad essere scartato, sviluppato dall’Università del Queensland, aveva effettivamente utilizzato una proteina dell’HIV come “morsetto molecolare” per legare insieme le sue proteine spike artificiali, secondo quanto affermato dai ricercatori. Questo candidato “vaccino” era stato apparentemente scartato dopo che i soggetti del test erano risultati “falsi positivi” ai test dell’HIV.
Non voglio entrare nel dibattito sull’AIDS/HIV, ma, qualunque sia la vostra posizione su tale questione, bisogna ammettere che sta succedendo qualcosa di potenzialmente piuttosto strano.
Un altro fatto da considerare: la morte del dottor Luc Montagnier.
Il dottor Montagnier era un virologo che, nel 2008, aveva vinto un premio Nobel per il suo lavoro sull’HIV e che si era espresso ripetutamente contro i vaccini e aveva affermato di ritenere che le proteine spike mostravano somiglianze con l’HIV. E ieri è morto.
Vero, aveva 89 anni e, statisticamente, quando si arriva agli 89 è più probabile morire piuttosto che arrivare ai 90, ma è comunque uno strano tempismo.
Fa eco alla morte del dottor Kary Mullis, inventore del test PCR [Polymerase Chain Reaction, reazione a catena della polimerasi, n.d.t.] e vincitore del premio Nobel, morto alla fine del 2019, pochi mesi prima che la sua invenzione venisse usata in modo improprio per promuovere una finta pandemia.
Stranamente, avevo già scritto l’80% di questo pezzo prima di vedere l’episodio più recente di New World Next Week, in cui James Corbett e James Evan Pilato discutono proprio su questo argomento.
La posizione di OffGuardian è sempre stata che l’allarmismo dovrebbe essere evitato fino a quando non è giustificato al cento per cento, e che quindi dire “ah questa spaventosa Covid!” oppure “ah che vaccini terribili!”, al di là dell’apparente conflitto, può finire per servire la stessa narrativa.
Questo, ad esempio, vale anche per l’affermazione “i vaccini possono creare nuove varianti”, che, anche se in apparente contrasto con la narrativa dell’establishment, la rafforza sottilmente, sostenendo che esiste una malattia definita “Covid” che rappresenta un pericolo per la comunità.
Ma crediamo anche giusto fornire tutte le informazioni e non respingere mai opinioni o posizioni, se esistono prove a sostegno, e ci sono sicuramente domande da porre su questo problema.
Quasi sicuramente, in futuro si potranno fare molti soldi con i test HIV e con i “vaccini” contro l’AIDS, ma è possibile che ci possa essere qualcosa di ancora peggiore di quello che sta arrivando. Non ci resta che aspettare e vedere.
Cosa ne pensate?
* La nuova fobia dell’AIDS è reale? O è un’altra falsa crociata come quella della Covid?
* Potrebbe essere il modo per coprire i danni legati al vaccino?
* Se sì, si tratta di un piano intenzionale o di una conseguenza accidentale?
* Faranno pressioni per ulteriori test? Perché?
* Il “monitoraggio dell’AIDS” è un modo per valutare un enorme esperimento?
NOTA – Correzione: una versione precedente di questo articolo affermava che “Uno studio su Lancet nell’ottobre 2021 affermava che i ‘vaccini” Covid potevano ‘portare a ciò che chiamavano “VAIDS“, ma questo non era corretto. Il documento di Lancet discuteva solo della diminuzione dell’immunità indotta dalla Covid. “VAIDS” è un effetto collaterale (ancora) teorico, postulato da American Frontline Doctors nel loro articolo riguardante il lavoro pubblicato su Lancet. Abbiamo modificato il testo per riportare correttamente e ci scusiamo per l’errore.
Link: https://off-guardian.org/2022/02/11/is-there-something-more-sinister-behind-the-new-hiv-scare/
11.02.2022
Tradotto da Papaconscio per comedonchisciotte.org
FONTE: https://comedonchisciotte.org/ce-qualcosa-di-piu-sinistro-del-denaro-dietro-la-minaccia-del-nuovo-hiv/
ARTE MUSICA TEATRO CINEMA
SIMBOLISMI NELLA CULTURA E NELL’ARTE
Il gallo nell’arte
Paola Tassinari
Il gallo nell’arte
In un precedente articolo ho scritto che la Chiesa è ormai l’unica isola che cerca di dare dei valori e delle certezze, seppur metafisiche, avevo quindi evidenziato la tradizione che mantiene coi suoi simboli, attraverso la raffigurazione del gallo, visto come attento vigilante della giusta via e della redenzione.
Non è così per il mondo laico, alla fine dell’Ottocento inizia a serpeggiare il malcontento per la scienza, la delusione è tanta, la tecnica non dà la felicità sperata, l’inquietudine aumenta sino ai giorni nostri e non accenna a diminuire… lo vedremo col gallo nell’arte.
Marcel Lenoir-Le Monstre -1896
Siamo alla fine dell’Ottocento, il titolo dell’opera è di per sé chiaro: Il Mostro.
Chi è il mostro?
È la nuova donna, la femmina fatale dominatrice e lussuriosa che divora e castra gli uomini inetti e decadenti, la Salomè di Oscar Wilde o l’Angelo azzurro di Heinrich Mann, infatti nell’immagine la donna è a seno nudo, è intrisa di erotismo nero, strangola tenendoli per il collo due galli, simbolo del desiderio, e della virilità maschile.
Pablo Picasso-Le coq- 1938
Alla presunta castrazione della dark lady al povero maschio, risponde Pablo Picasso con “Le coq”, qui il pennuto ha gli speroni aguzzi, il portamento e i colori vivaci evidenziano la sua virilità e più che cantare urla, vien quasi da pensare alla sofferenza che questo gallo così veemente con la sua forza bruta può infliggere, il gallo sembra quasi la metafora dell’uomo Picasso che trattò male sia le mogli che le amanti. Quasi una prevenzione come nella canzone Teorema di Marco Ferradini… Prendi una donna, trattala male.
Pablo Picasso- Femme au coq- 1931-1942
Stesso periodo, stesso luogo, inizio Novecento, Parigi, ma diversa poetica: Marc Chagall, era di origini ebraiche era nato a Vitebsk, in Bielorussia, naturalizzato francese; conosceva bene Picasso e lo criticava spesso, due artisti diversi, due uomini diversi. Chagall ebbe sempre un profondo amore per sua moglie Bella e quando morì soffrì tantissimo, era molto religioso, dipinse molti soggetti a tema biblico, era un pittore-poeta-musicale; più o meno negli stessi anni Pascoli scriveva del fanciullino, l’anima incontaminata dentro di noi che vede oltre la realtà un mondo magico e incantato, ebbene Chagall lo ha visualizzato questo mondo, d’altronde il pittore diceva che la propria arte era per gli angeli.
Marc Chagall- Il gallo
I teneri galli di Chagall, metafora dell’uomo che ogni donna sogna, nel corpo del gallo c’è un volto di uomo, l’uomo-gallo ha colori delicati, porta un mazzo di fiori alla sua bella e volge timido il becco quasi sussurrando. L’uomo-gallo sa che arriva il giorno, ama la luce, ama la donna e la tradizione, la capra in alto a destra rappresenta per Chagall il popolo ebraico, il focolare e il ricordo di quando fanciullo la madre lo nutriva con latte di capra di cui era ghiotto.
Marc Chagall-Le Coq Rouge dans la nuit
In questa meravigliosa opera, eseguita da Chagall dopo la morte della moglie vi è tutta la speranza che l’amore sia più forte della morte. Nel blu dipinto di blu, il gallo rosso è simbolo di unione fra la morte e la vita, simbolo del sogno come sottile linea di mezzo che unisce i due amanti, anche se lei non c’è più, la capra simbolo del focolare della casa suona il violino affinché lo sposo come novello Orfeo possa abbracciare di nuovo la sua sposa.
Gino Severini- Natura morta
Gino Severini (1883-1966) è stato un pittore italiano che fece parte del movimento futurista, utilizzò tecniche divisioniste e cubiste, visse infatti per un certo periodo a Parigi a contatto con Raoul Dufy, Juan Gris e Georges Braque. In seguito si allontanò dagli eccessi del Futurismo, ritornando ad una tematica classica figurativa con la ricerca di armonia compositiva, senza tornare ad una prospettiva rinascimentale, occupa lo spazio attraverso forme giustapposte in equilibrio fra loro con tonalità pacate che evocano silenzio e misura. I pesci, i polli appaiono inanimati come gli oggetti sparsi tutt’attorno
Antonio Ligabue- Lotta di Galli
Assai diversi i due galli di Ligabue, furiosi, virili e battaglieri esprimono una sessualità repressa, una specie di lotta primordiale. Antonio Ligabue (1899-1965) ebbe un’infanzia difficile e fu internato più volte in manicomio. Nel 1919, scortato dai carabinieri, arriva a Gualtieri, in provincia di Reggio Emilia, dove vive come un selvaggio nei boschi lungo gli argini del Po. Inizia a dipingere solleticando l’attenzione dello scultore Marino Mazzacurati che lo sostiene e lentamente la sua fama si diffonde. Vende parecchi quadri, diventa una star, con alle dipendenze un autista che si toglie il cappello in segno di ossequio e gli apre la portiera dell’auto, ma… Un bès, dam un bès erano le parole che diceva a tutte le donne che incontrava, che dimostra più che il suo bisogno d’affetto forti pulsioni primordiali non risolte. Il suo richiedere un bès era talmente insistente e peculiare che Mario Perrotta vi ha dedicato un progetto teatrale e i Nomadi hanno scritto una canzone…Urla al cielo la sua pena, Cesarina, per favore, voglio un bacio, dam un bes.
Prototipo di pollo nudo creato da Avigdor Cahaner nel 2002
Per concludere questa carrellata sull’iconografia del gallo nel mondo dell’arte, inserisco due foto odierne del gallo, una reale e l’altra un’interpretazione artistica, non farò nessun commento, solo una domanda, parafrasando un poco il non senso che ha senso di Rino Gaetano… dove vai maschio?
Manfred W. Juergens (pittore e fotografo tedesco, fa parte del Realismo magico)- Il gallo di Brema-2016-2018
***** ***** ***** ***** *****
II^ parte:
***** ***** ***** ***** *****
FONTE: https://www.internationalwebpost.org/contents/SIMBOLISMI_NELLA_CULTURA_E_NELL%E2%80%99ARTE_24790.html
Il vacuo nichilismo del festival di San Remo
di Tommaso Scandroglio – 9 02 2022
Sbadiglio e disgusto. Il sig. Rossi ha sbadigliato quando l’altro giorno, in apertura del Festival di Sanremo, Achille Lauro ha recitato, pardon, ha cantato Domenica. Più orecchiabile e più memorabile della melodia (?) di Domenica è quella che si ascolta negli ascensori degli hotel. In merito al testo è come se non esistesse perché le parole seguono un principio aleatorio, sono “parole in libertà” per dirla con Marinetti. Ma è appunto una trovata futurista di più di cento anni fa. Una cosa vista e stravista.
Ovviamente dato che il sig. Lauro De Marinis, il vero nome del cantante, non può far affidamento su doti artistiche, tenta di emergere buttandola sulla provocazione, perché sono tutti bravi a provocare, ma pochi sono bravi ad essere artisti. Insomma lo spazio vuoto lasciato dall’arte viene riempito da scontate volgarità ed ennesimi atti sacrileghi che andrebbero snobbati perché è noto che la polemica è succedaneo del successo. E qui scatta il disgusto prima accennato e che riguarda il cattolico, esemplare ormai raro tanto quanto le doti canore sul palco dell’Ariston. De Marinis negli anni ci ha provato in tutti i modi per dissipare i miasmi di noia che si levano dalle sue canzonette. Il bacio gay con Fiorello (capirai che trovata) e la corona di spine sulla testa nello scorso Festival, poi ovviamente il Nostro si presenta sempre in costume semi-adamitico e in modo compulsivo continua ad accarezzarsi lascivo l’inguine (e qui il sig. Rossi continua a sbadigliare). Forse il tentativo lodevole è quello di distrarre l’ascoltatore dalla musica e dal testo delle sue canzoni.
Quest’anno lo stereotipo si è ripetuto a favore del tedio di quasi 11 milioni di italiani. Non solo il Nostro ha scelto come titolo della canzone la Domenica, il giorno del Signore, ma al termine del brano ha preso anche una conchiglia battesimale e si è “battezzato”. Ovviamente il gesto c’entrava con il pezzo, come i talebani con la pace nel mondo. Ma si sa, se sputi in faccia a ciò che è sacro per la Chiesa cattolica avrai i tuoi 5 minuti di celebrità, se sputi in faccia a ciò che è sacro per l’Islam avrai sempre i tuoi 5 minuti di celebrità però postuma.
A rompere la monotonia sanremese ci ha pensato però Mons. Antonio Suetta, vescovo di Sanremo Ventimiglia, che ha pubblicato un comunicato che dovrebbe essere appeso nella camera da letto di ogni vescovo nel orbe terracqueo: «La penosa esibizione del primo cantante ancora una volta ha deriso e profanato i segni sacri della fede cattolica evocando il gesto del Battesimo in un contesto insulso e dissacrante. […] Non stupisce peraltro che la drammatica povertà artistica ricorra costantemente a mezzi di fortuna per far parlare del personaggio e della manifestazione nel suo complesso. Indeciso se intervenire o meno, dapprima ho pensato che fosse conveniente non dare ulteriore evidenza a tanto indecoroso scempio, ma poi ho ritenuto che sia più necessario dare voce a tante persone credenti, umili e buone, offese nei valori più cari per protestare contro attacchi continui e ignobili alla fede; ho ritenuto doveroso denunciare ancora una volta come il servizio pubblico non possa e non debba permettere situazioni del genere, sperando ancora che, a livello istituzionale, qualcuno intervenga; ho ritenuto affermare con chiarezza che non ci si può dichiarare cattolici credenti e poi avvallare ed organizzare simili esibizioni […]. Sono consapevole che la mia contestazione troverà scarsa eco nel mondo mediatico dominato dal pensiero unico, ma sono ancora più certo che raggiungerà cuori puliti e coraggiosi, capaci di reagire nella quotidianità della vita ad aggressioni così dilaganti e velenose. Soprattutto sono convinto di dover compiere il mio dovere di pastore affinché il popolo cristiano, affidato anche alla mia cura, non patisca scandalo da un silenzio interpretato come indifferenza o, peggio ancora, acquiescenza.
Vero è, come dice il proverbio, che ‘raglio d’asino non sale al cielo’, ma stimo opportuno sollecitare le coscienze ad una seria riflessione e i credenti al dovere della riparazione nella preghiera, nella buona testimonianza della vita e nella coraggiosa denuncia».
In questa gara per arrivare ultimi in quanto ad originalità e primi in quanto a banalità ecco scendere in campo anche Victoria dei Maneskin, il gruppo che ha vinto Sanremo nel 2021 e presente all’Ariston anche quest’anno. La bassista posta una foto su Instagram in bikini: su un triangolo del reggiseno c’è la parola “Padre” in inglese, sull’altro la parola “Figlio” e sugli slip “Spirito Santo”.
Il sentimento di accesa repulsa per questo ulteriore gesto blasfemo si accompagnano ad altri sentimenti che vanno tra l’uggia e la monotonia. Sa tutto di vecchio e stantio, cose che sono il calco pure sbiadito dello spirito sessantottino che voleva essere rivoluzionario e anticonformista a tutti i costi. Ma in una società dove tutti sono rivoluzionari e anticonformisti i veri rivoluzionari e anticonformisti sono i cattolici vecchia maniera: quelli che pregano ogni giorno magari con il rosario, che vanno a Messa, che non convivono, che sono fedeli alla moglie e al marito. Si dirà che Lauro e Victoria hanno ricevuto migliaia di like per le loro trovate. Ciò conferma che i giovani sono lucerne spente, sono vecchi e polverosi dentro, galleggiano in uno stagno di noia e appena una rana gracida sembra un avvenimento.Lauro, Maneskin e i loro emuli sono prodotti commerciali seriali e quindi per nulla originali, sono espressioni di sedimentate abitudini anarcoidi, sono prevedibili cliché di una contemporaneità che sta affogando in uno stolido e vacuo nichilismo dove la stupidità non produce nemmeno più eco, sono luoghi comuni della musica, sono voci che non cantano, bensì gridano in un deserto esistenziale, sono comparse inconsistenti di un sistema mediatico che fomenta un’incessante e disperata frenesia. E coloro che si eccitano per le loro genialate sono fantasmi anch’essi. Quindi, come suggerito da Mons. Suetta, preghiamo e ripariamo con opere buone questi atti di blasfemia, ma soprattutto lasciamo che «i morti seppelliscano i loro morti».
FONTE: https://www.corrispondenzaromana.it/il-vacuo-nichilismo-del-festival-di-san-remo/
ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME
Piccolo esperimento di delirio sociale.
.
Qualche giorno fa entro in un’edicola per comprare un cruciverba, al momento di pagare il giornalaio mi chiede il g.p. che non ho, pertanto rinuncio ed esco.
.
Attraverso la strada entro alla COOP vado al reparto giornali prendo lo stesso cruciverba e lo pago senza bisogno di mostrare nessun g.p.
.
Torno dal giornalaio gli mostro la rivista e gli comunico che la COOP vende i giornali senza g.p. quindi il problema non é il g.p. bensì l’iniziativa privata che lo stato vuole fare scomparire.
.
Lui sbianca e dopo un colorito bestemmione da buon toscano, comincia ad inveire contro il governo.
.
Oggi sono tornato da lui, mi sono scelto un cruciverba, ho pagato senza g.p. e ci siamo scambiati un sorrisino complice, mi ha strizzato l’occhio e mi ha ringraziato.
.
Questa è solo una delle infinite incongruenze che il governo nemico del popolo sta perpetrando a danno delle libere iniziative mascherandosi dietro una finta emergenza.
.
Così ho deciso di continuare l’esperimento perché vicino al giornalaio c’è un cartolaio poi una profumeria ed un negozio di giocattoli ed alla COOP ci sono il reparto cartoleria, quello dei cosmetici e quello dei giocattoli…>>
FONTE: https://ricercaindipendente.net/flusso/elemento/2428
BELPAESE DA SALVARE
Dove sono i 50 milioni di immunizzati che dovrebbero riempire i locali?
Gli eroi dovevano salvare l’Italia dalla bancarotta perché dicevano di voler tornare alla normalità perché immunizzati.
Dichiarano di avere una cieca fiducia nella scienza; una fiducia ripagata dalla garanzia che tra vaccinati non c’è possibilità di contagio. Ma dove sono spariti?
Il tradimento
Avere avvallato le restrizioni ambigue del Governo, anziché opporvisi, ha contribuito a seminare la paura.
Un grave errore di valutazione che oggi i ristoratori pagano a caro prezzo.
E non possono neanche prendersela con i clienti, visto che hanno tradito gli stessi che li avevano aiutati a tenere aperto con l’asporto (durante i lockdown) e poi erano scesi in piazza al loro fianco, pretendendo il greenpass invece che fare fronte comune contro a questa arma di suicidio di massa per ristoratori.
Credevano di sfangarla affidandosi agli eroi. Vediamo com’è andata a finire.
Dovevano salvare l’Italia e invece gli eroi sono rimasti tutti a casa anche da immunizzati
Ma non si sono vaccinati per nulla di tutto questo. Lo hanno fatto per generosità verso il prossimo.
Loro si definivano eroi col senso civico che si stavano sacrificando (ma se i vaccini sono sicuri quale sacrificio sarebbe?) per proteggere gli altri.
Ci dovevano traghettare nella nuova era.
Una terra promessa dove tutto non sarebbe stato come prima.
Poi, sul più bello, gli immunizzati sono spariti. Non si sa dove siano finiti.
All’inizio insultavano quelli che se ne andavano da soli a correre o col cagnolino.
Poi hanno iniziato a prendersela con i no green pass.
Ed hanno sperato e atteso fino a quando non hanno avuto la soddisfazione di vedere segregati i non vaccinati, grazie al super green pass.
Dicevano che era necessario se si voleva ottenere “la garanzia di trovarsi tra persone non contagiose”.
Forti delle statistiche, snocciolate giorno per giorno, minuto per minuto: 60%, 70%, 75%, 80%, 85%, 90% di vaccinati!!!, che amano sbandierare ai quattro venti, dovrebbero essere 50 milioni di cittadini bramosi di ritornare alla vita.
Perché loro, gli eroi, sono fieri dell’impresa di aver tirato in mezzo anche milioni di concittadini che mai si sarebbero vaccinati, se non obbligati.
Risultato raggiunto con grande soddisfazione dei nostri prodi. Possibile che non se ne veda che una manciata in giro?
Alla fine gli eroi; quelli col senso civico e la fiducia nella scienza, hanno dato buca, imponendo di fatto un lock-down dal basso.
Democratico.
Solo che stavolta i sussidi non arriveranno, perché stavolta dovrebbero intervenire i portafogli degli immunizzati.
Oggi nessuno è in grado di dare una risposta al vuoto pneumatico che avvolge i locali e in generale le attività commerciali italiane.
Insomma gli eroi hanno tradito l’economia, perché non hanno ancora oltrepassato la soglia dei social e delle finestre, da dove – fieri pretoriani degli influencer da salotto televisivo – hanno lanciato invettive per due anni contro quei luridi egoisti dei… no-vax.
Eroi cercansi
intanto la mano invisibile del mercato…
Le foto dei ristoranti nei centri storici, vuoti alle 21:00 di sabato (alcuni chiusi per fallimento), taluni abitualmente pieni, sono la dimostrazione plastica dell’errore nella scelta del target commerciale fatta dagli esercenti.
Schierandosi per il controllo all’ingresso sui clienti, invece che al fianco degli stessi, hanno di fatto scommesso sul cavallo perdente: quello dei cittadini con l’elevato senso civico che si sono gettati a pesce sul green pass pur di “tornare subito alla normalità”.
E allora: eccovi servita la normalità degli eroi.
Una scommessa persa perché fatta su un segmento di mercato che, anche seppur doppiamente e triplamente obliterato, ha tradito la promessa, preferendo mantenere il senso di auto conservazione: la paura di morire se va al ristorante.
Scommettitori e cavallo perdente che dimostrano, certificato dai risultati economici, quanto sia elevato il reale livello della loro fiducia nella scienza.
Un errore di valutazione che chi vuole rimanere sul mercato non può commettere.
Ma noi ce ne faremo una ragione.
L’evoluzione del sistema si basa anche sulla sostituzione del vecchio modo di fare impresa con imprenditori migliori.
Quindi, vista la ghiotta prospettiva, non ci resta che attendere fiduciosi.
Ne usciremo miglior; dicevano.
Chi di loro sopravviverà, vedrà.
FONTE: https://scenarieconomici.it/dove-sono-i-50-milioni-di-immunizzati-che-dovrebbero-riempire-i-locali/
CONFLITTI GEOPOLITICI
Confronto vs Conflitto: media workshop aperto – 2/3 – Masterclass di Giulietto Chiesa
Distruggere Taiwan
UCRAINA, L’UNICO PERICOLO SONO I SADICI IDIOTI DELLA NATO
di Fabio Giuseppe Carlo Carisio – 13 02 2022
Non avevo la minima voglia di scrivere questo articolo. Perché ormai da mesi, se non anni, si continua a lanciare il rischio di escalation nell’Europa dell’Est. Per fortuna per 7 anni il presidente degli Stati Uniti d’America è stato un “pazzo” come Donald Trump ma come tale meno pericoloso dei criminali di guerra che l’hanno preceduto e succeduto.
Solo per questo motivo il sanguinario golpe di piazza Maidan a Kiev, fomentato da cecchini mercenari che spararono sulla folla per aizzare la rivoluzione in un perfetto stile CIA (ovvero Central Intelligence Agency, il controspionaggio americano), e la successiva inevitabile e legittima annessione della Crimea da parte del Cremlino hanno suscitato reazioni moderate negli ultimi anni, espresse con quelle bastarde sanzioni UE contro la Russia, simili a quelle che stanno uccidendo la Siria senza peraltro che un cittadino europeo sappia bene perché.
Nella speranza di non dover tornare sull’argomento della guerra nell’Europa dell’Est, a cui ho dedicato un reportage dettagliatissimo sui progetti di attacco della NATO nel dossier CEPA, ho pubblicato nella sezione in Inglese di Gospa News il pensiero di Jim Dean, managing editor di Veterans Today, sito americano di geopolitica ed intelligence militare, dove ho la fortuna di essere corrispondente dall’Italia e dall’Europa.
In esso si traccia una perfetta analisi dei motivi per cui Putin non ha alcun motivo per invadere l’Ucraina, a meno che non vengano aggredite dagli stessi ucraini le Repubbliche separatiste filorusse del Donbass.
Gospa News lo ha pubblicato solo nella sezione in Inglese, quella dedicata a chi è più attento di questioni internazionali, perché non ritenevamo degna di nota la pagliacciata del ritiro del personale diplomatico ed il richiamo dei cittadini stranieri dall’Ucraina lanciato dagli Usa (già due settimane fa) ed ora anche dalla Farnesina, sede del Ministero degli Esteri che oggi è gestito da un ex venditore di bibite allo stadio, il guappo napoletano Luigi Di Maio.
A lui ed ai suoi omologhi stranieri, evidentemente di medesima preparazione geopolitica, è toccato il compito di esacerbare l’allarme invitando Italiani, Americani, Inglesi, Tedeschi a tornare in patria.
Mentre dal Cremlino si continua a ribadire che la guerra la vogliono gli angloamericani, fa davvero sorridere che i media ignoranti italiani si allarmino per 30 navi russe nel Mar Nero che è bacino di sbocco dei porti militari di Mosca a Sebastopoli e Novorossijsk. E’ come se i Cinesi si preoccupassero perché nel Mediterraneo stanno circolando 30 navi belliche italiane.
Le notizie sull’evacuazione dei diplomatici russi dall’Ucraina sono un pretesto per l’Occidente per evacuare i propri diplomatici. Lo ha detto la portavoce del ministero degli Esteri di Mosca, Maria Zakharova. La Russia ha deciso di “ottimizzare” il suo personale diplomatico in Ucraina nel caso di possibili provocazioni da parte di Kiev o di Paesi terzi, ma l’ambasciata e i consolati continuano a lavorare, ha spiegato la portavoce. “In questa situazione, temendo possibili provocazioni, abbiamo deciso di ottimizzare parzialmente lo staff delle missioni in Ucraina”, ha affermato Zakharova.
Premesso che Di Maio sta alla geopolitica come io sto alla fisica nucleare, è evidente che tutti questi allarmi fanno parte di una precisa volontà di una mandria di sadici idioti della NATO che per far sopravvivere l’alleanza atlantica ad un futuro geopolitico in cui è destinata a sparire.
Ciò appare scontato per la contrapposizione tra l’alleanza Russia-Cina contro quella anglosassone dei Five Eyes (i cinque paesi anglofoni di un accordo internazionale d’intelligence USA, UK, Canada, Australia e Nuova Zelanda) in cui l’Europa non ha un minimo ruolo di potere nello scacchiere internazionale ma è purtroppo la “facile preda” vocata ad un destino infausto da comprimaria o peggio ancora di teatro di un’evitabilissima Terza Guerra Mondiale.
A loro interessa solo il potere che possono acquistare o meno assecondando quella filosofia di mainstream che dopo averci fatto ingurgitare la menzogna ciclopica di un virus SARS-Cov-2 di origine naturale per occultare la sua provenienza da laboratori CINA-USA-CANADA-UK, ha cercato – senza riuscirci coi pochi intelligenti – di far credere che i vaccini antiCovid, sieri genici sperimentali gravidi di temendi pericoli solo in minima parte già evidenziati da ricerche scientifiche e testimonianze internazionali, sono efficaci e sicuri.
Nei giorni scorsi abbiamo evidenziato che il riconfermato Presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è presentato col piglio di ambasciatore del Nuovo Ordine Mondiale toccando tutti questi temi e annunciando venti di crisi (energetica) e di guerra.
Soltanto un’idiota può davvero credere che questo sia imputabile al presidente della Russia Vladimir Putin che, nonostante la sua nazione e molti suoi collaboratori siano stati colpiti da infami sanzioni, garantisce all’Europa il gas necessario per non congelare d’inverno e si crogiola nella serafica tranquillità di sapere che nel 2030 la Russia sarà completamente autosufficiente in ogni ambito economico di risorse e materie prima
FONTE: https://www.databaseitalia.it/ucraina-lunico-pericolo-sono-i-sadici-idioti-della-nato/
L’apartheid arabo di cui nessuno parla
CULTURA
Oltre la Linea
Ernst Jünger – Martin Heidegger
Nel 1950, per l’occasione del 60esimo compleanno di Martin Heidegger, Ernst Jünger pubblicò il saggio Über die Linie, rivolgendo al filosofo svevo l’interrogazione circa un possibile passaggio-oltre la linea del nichilismo, cioè del tempo in cui di ogni ente non è che ni-ente. Cinque anni dopo, Heidegger risponderà all’esortazione che domandava di un superamento in grado di “portare una nuova dedizione dell’essere” che consentisse “a ciò che realmente è di risplendere”, ridefinendo nondimeno l’ambito della questione, l’orizzonte ovvero entro cui la “meditazione sull’essenza del nichilismo” doveva trovare localizzazione (Erörtetung). Il ribaltamento prospettico de La questione dell’Essere coinvolge pertanto la stessa possibilità che il portarsi oltre (hinüber, trans, metá) altro in verità non sia che un persistere presso (perí, de) la linea.
Ernst Jünger – Über die Linie
Si principi dunque dall’attitudine dell’entomologo alla dissezione per porre innanzi all’osservante i principali epifenomeni del nichilismo.
Martin Heidegger – Zur Seinsfrage
Più originario dell’Essere-dell’ente è l’essere-del-Nulla in cui esso primo trova conseguente dimora. Ma pensare l’essere-del-Nulla senza pensare il suo essere essere-del-Nulla significa non pensare il Nulla-dell’essere, significa altresì pensare nullo il Nulla in cui trova dimora l’Essere-dell’ente, significa epperò pensare ciò che si dà nella presenza, l’ente a punto, quale fondato anzitutto e autenticamente nell’Essere-dell’ente. Questo pensare esclusivamente dell’Essere, obliando l’essere esso Essere anzitutto od originariamente essere-del-Nulla, rappresenta precisamente il tempo del nichilismo e, per Heidegger, dal secondo ‘800, dalla Volontà di Volontà di Nietzsche a punto al “dominio del carattere totale del lavoro” di Jünger, del nichilismo compiuto.
Quelle che seguono, e che concludono la risposta di Heidegger a Jünger, rappresentano pagine particolarmente preziose nell’esegesi del suo pensiero, in quanto qui esso, altrimenti eracliteamente skótos, si offre con rara essoteria e puntualità. Rammemorando la genesi e l’intenzione della prolusione Was ist Metaphysik? (Che cos’è la Metafisica), tenuta all’Università di Friburgo il 29 luglio del 1929 in occasione dell’apertura dell’anno accademico, Heidegger, nel tentativo di superare la dimenticanza dell’Essere, propria sia della Metafisica classica, che pensa l’ente in quanto ente, ossia pensa l’enticità comune degli essenti differenti, sia della scienze moderne, concentrate invece sulle particolarità degli enti e dimentiche di tutto ciò che non è, come la stessa Enticità-in-sé della Metafisica, principia a pensare e indicare l’Essere giacché l’Assolutamente-altro-da-ogni-ente, ossia quale il Trascendente-ogni-ente-presente, egualmente in quanto Non-ente (Ni-ente).
Il Ni-ente non è per niente un Dio e, se lo si vuole pensare giacché l’Originario, questi non può essere la negazione conseguente o l’antitesi di qualcosa che già si dà, bensì deve essere assoluto, epperò la Negazione o l’Anti-tesi non può che essere, se è, immanentemente o per coerenza identitaria, sempre negante se stessa o contro-ponente se stessa a se stessa: è precisamente questa la “parentela tra essere e nulla di cui non abbiamo ancora pensato la pienezza essenziale”, è precisamente questa la Dia-ferenza trascendentale o la Dia-latazione inseitale prima in cui il destino di ogni ente si concreta e compie, via via.
Resta nondimeno da chiedere, perché il Nulla si dà, estroflettendo immediatamente o intrinsecamente orizzontando la propria contraddittorietà, resta nondimeno da chiedersi, con Heidegger, che cosa sia il Nulla e perché anzitutto si dia l’essere-del-Nulla e non l’Essere-in-sé. E la risposta a questo interrogare de l’essenza del fondamento ci conduce direttamente là dove dimora l’essenza dell’Umano: il Nulla è semplicemente il contenuto di una decisione identitaria, della Decisione ossia e auto-ctica e abissale e tutto anticipante – tutto e anzitutto la stessa deposizione seconda dell’Identità –, giacché l’anticipazione, quale suo modo d’essere essenziale, è il suo stesso contenuto ipseitale originario, ebbene, in ultimo, della Decisione Anticipatrice che tutto avvolge e fa – autenticamente o per via di negazione o contraddittorietà – essere.
Definendo noi il Nulla quale contenuto della Decisione Anticipatrice abbiamo forse semplicemente “spostato” la questione della sua relazione con l’Uomo? Come può l’Uomo “tenere libero il luogo per il tutt’altro rispetto all’ente, in modo tale che nella sua apertura possa darsi qualcosa come l’essere-presente (l’essere)”?
Semplicemente essendo e sé essendo, giacché la Decisione è dell’Uomo e l’Uomo è nell’istante della Decisione, e trascendentalmente, categorialmente o filogeneticamente, e “storicamente”, individualmente od ontogeneticamente.
De-cidendo, l’Uomo decide della nullità (residua) del Nulla, ossia imprime viepiù essere al non-essere-ancora-qualcosa del Non-essere-mai-alcunché, destinando così il Nulla originario alla contraddittoria compiutezza estrema del sé, secondo necessità e secondo l’ordine del tempo.
Decidendo, infine, l’Uomo prende dunque su di sé il Destino del Nulla, ossia e ancora il Destino del contenuto della Decisione Originaria, egualmente il suo più proprio Destino anzitutto e conseguentemente il Destino dell’Essere tutto: questa presa in carico del Destino del Nulla è il Destino stesso dell’Uomo, ebbene la solo nostra Storia, ed è precisamente questa presa in carico che consente il mantenimento dell’apertura della Dia-lacerazione o Dif-ferenza originaria entro – ossia di contro – l’endo-dia-vergenza immanente o immediata della quale avviene o sopraggiunge via via ogni “essere-presente” e infine tutti.
Ecco dunque, in clausola, come per Heidegger non si tratti di superare il nichilismo inteso come tempo dell’essere-del-Nulla, come tempo ovvero della Dimenticanza-dell’essere-dell’ente, bensì, al contrario, di trattenersi presso l’originarietà del nichilismo così pensato per superare il tempo dell’oblio del Nulla-dell’essere (dell’oblio altresì che l’Oblio-dell’Essere sia l’Essere autentico di ogni ente lì presente epperò non obliabile), il tempo epperò del nichilismo moderno, per oltrepassare ossia la dimenticanza che l’Essere-dell’ente si fondi anzitutto nella Dimenticanza-dell’Essere, che ogni svelatezza egualmente e la stessa Svelatezza seconda in-sé sopraggiunga oltre ed entro l’archea Velatezza-di-ogni-svelatezza: pensare la Velatezza, pensare – rammemorandola – la Dimenticanza-originaria-dell’essere, induce il ritorno presso quella località dalla quale la stessa meta-fisica, compresa quale pensiero della differenza tra Essere e ente, cioè quale pensiero dell’Essere giacché l’Assolutamente Altro da ogni ente-presente, pro-viene.
1 Edizione italiana: Oltre la linea, Adelphi, 2010.
FONTE: https://www.orizzontealtro.it/oltre-la-linea.html
GRANDI DEI
Rosanna Spadini 12 02 2022
Ara Norenzayan negli anni Ottanta del secolo scorso era un ragazzo come tanti di Beirut. La sua famiglia apparteneva alla Chiesa ortodossa armena e rimase neutrale. Tutto attorno quindici anni di inferno, di autobombe che uccidono i suoi amici più cari, di schegge di mortaio che piombano in tinello, di crepitii di mitraglia, di vendette e ritorsioni senza fine. Nella sua Beirut avere una religione significava appartenere a una fazione: tutti gli altri erano potenziali nemici o alleati, da un giorno all’altro. Quel ragazzo non capisce che cosa sta succedendo. Chiede conto ai suoi parenti, ai conoscenti, ma ottiene solo risposte evasive. Comincia a farsi domande scientifiche. Esiste una proprietà nascosta nella religione che improvvisamente rende persone pacifiche degli assassini? Che trasforma padri di famiglia in sterminatori con le migliori intenzioni? E poi, è davvero tutta colpa soltanto delle religioni o non anche di chi le strumentalizza?
Da Beirut a Vancouver
Adesso quel ragazzo di Beirut è psicologo sociale presso la University of British Columbia a Vancouver, in Canada, ed è uno dei massimi esperti al mondo di evoluzione cognitiva e sociale del pensiero e del comportamento religiosi, con pubblicazioni e dibattiti sulle maggiori riviste scientifiche internazionali. La sua ricerca parte da un assunto: la religione, come molte espressioni della natura umana, è radicalmente ambigua e produce tanto un Osama bin Laden quanto un Dalai Lama. Per capire il fenomeno è inutile ricorrere alle proprie opinioni, condizionate anch’esse da credenze o assenze di credenze. Servono fatti sperimentali e Norenzayan da anni progetta originali esperimenti di psicologia sociale che lo hanno portano a una tesi scientifica interessante e robusta.
La sua idea centrale è che vi sia stata una coevoluzione culturale fra le religioni che un tempo favorivano la socialità attraverso la devozione verso Grandi Dei onniscienti, da una parte, e la cooperazione su larga scala in grandi gruppi di estranei, dall’altra. Una forte pressione selettiva, di tipo sociale e culturale, ha consolidato meccanismi che promuovevano la solidarietà fra credenti, la crescita demografica e l’espansione del gruppo attraverso il proselitismo. Come possono stare insieme gruppi numerosi composti da un elevato numero di estranei che devono coordinarsi? Attraverso Grandi Dei che tutto vedono, che incutono timore e sorvegliano il rispetto delle norme sociali e morali. È questo il meccanismo che nei millenni ha spinto estranei anonimi a fidarsi l’uno dell’altro, a stringere patti, a commerciare a distanza. Religiosità e codici morali, la cui origine non coincideva, hanno finito così per cementarsi.
FONTE: https://www.facebook.com/rosanna.spadini/posts/5473492539345541
CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE
“Sassoli e Biscardi, due morti collegate. Ma la farsa è finita”
Pochi sanno che David Sassoli, che aveva un problema di leucemia, è stato un trapiantato: e aver subito un trapianto rientra tra le controindicazioni per qualsiasi vaccino. Era un uomo di Draghi, che l’aveva spinto nella posizione che occupava nelle istituzioni europee. Sassoli aveva ricevuto il siero C-19 ed era stato male. Al che, è stato contattato da Domenico Biscardi: i due si sono parlati, tra loro c’è stato uno scambio di informazioni importante. Dopodiché, Sassoli ha depositato 9 denunce, che erano delle bombe. Le ha depositate non solo all’Ema, non solo all’Aifa, ma anche più su. Quello che posso dire, ben consapevole dei rischi che corro, è che – dopo queste denunce – Sassoli è stato “spento”, diciamo così. Esattamente come sembra sia accaduto all’amico Domenico Biscardi, che avevo intervistato pochi giorni prima del decesso. Credo che la sua morte sia strettamente collegata a quella di Sassoli, nonostante le problematiche di Biscardi (lo stress) e quelle di Sassoli (la leucemia).
Questo – tra i due – è un collegamento importante, di cui nessuno ha mai parlato: lo sto dicendo qui, per la prima volta. Come sono venuto a conoscenza di tutto questo? Be’, ad Aviano (dove Sassoli era ricoverato, ndr) ci sono tante persone: brave persone, coscienziose; ci sono tanti medici, che parlano tra di loro; e non soltanto medici. Ora, come sappiamo, è morto anche Luc Montagnier. Non appena ho appreso la notizia, ho chiamato immediatamente Ornella Mariani, per trent’anni sua collaboratrice in tanti progetti comuni. Ornella è anche molto amica della compagna di Montagnier e del suo entourage: le persone più strette non sanno spiegarsi l’accaduto. Che dire? C’è chi invoca un secondo Processo di Norimberga. Bene: posso dirvi che la prospettiva è molto più concreta di quanto si immagini. Con la persona che sta portando avanti questa causa internazionale, l’avvocato Reiner Fuellmich, il mio gruppo sta lavorando da anni.
L’avvocato Fuellmich, che incontrerò nei prossimi giorni, è una persona molto più introdotta di quanto possiate immaginare: un uomo di grande coraggio, veramente molto preparato, con agganci importantissimi. Quindi, ripeto: il discorso Norimberga-2 è estremamente realistico. Il cambiamento è dietro l’angolo: quando parliamo di Quantum Financial System, di Global Currency Reset e del nuovo sistema economico in arrivo, è importante che la gente capisca che c’è un apparato di professionisti, ad altissimo livello, che si sta muovendo – da anni – verso quella direzione. Poi è spuntata l’Operazione Corona: il “colpo di Stato globale” ha cercato di rallentare qualcosa che, in realtà, nessuno può fermare. Ormai i giochi sono fatti: e quando nomino certe persone, non le nomino a caso. Quello di cui parlo, da due anni, su “Database Italia”, non sono fantasie. E’ ovvio che non si può divulgare tutto, non posso mostrare certi documenti che riceviamo: è un’operazione finanziaria, di intelligence e militare.
Se non si è addentro, non si può comprendere quello che sta davvero succedendo: non si può capire perché la testa della piovra è stata recisa, anche se ancora muove i suoi tentacoli. In televisione i virologi parlano di “richiami” fino al 2030? Lasciate perdere tutte queste buffonate: ripeto, i giochi ormai sono stati fatti. Certo: essendo un cambio epocale, non può avvenire in due giorni. E’ una rivoluzione, che deve armonizzare tutto il mondo: non la puoi fare in due giorni, e neanche in dieci anni. Il quadro è molto complesso, in continua evoluzione, con accelerazioni molto importanti: qualcosa è visibile, qualcosa no. Abbiamo assistito al tentativo in corso, da parte di chi si sta opponendo a questo colpo di Stato globale, cercando di svegliare sempre più persone, anche se il risveglio purtroppo è lento. Molti eroi – medici, scienziati schieratisi al nostro fianco, anche i più in vista – spariscono, in un modo o nell’altro. Qualcosa si sa, ma alcune cose non si possono dire, perché il regime è ancora attivo.
La testa del serpente, ripeto, è comunque stata recisa: il corpo si muove ancora, per inerzia. In ogni caso, insisto: dietro le quinte, i giochi sono già fatti, positivamente parlando. Sono appena stato fuori Italia: a certi livelli ormai è tutto chiaro, la trasformazione è già in atto. E si sta accelerando, nonostante qualcuno cerchi ancora di rallentare. Certi meccanismi non si possono frenare: il cambiamento in arrivo è epocale, ed stato già accettato a tutti i livelli (e chi vi si è contrapposto non ha più il potere di aprir bocca). Ci troviamo davvero sulla soglia del più grande cambiamento, credo, dell’intera storia dell’umanità. E non dovremo aspettare tanto tempo, per vederlo: ci sarà un’accelerazione sempre più evidente, in positivo. Anche la narrativa cambierà: nei prossimi mesi vedremo un allentamento di queste norme insulse. Ci stiamo dirigendo verso una primavera intesa anche come un “risorgimento” dell’umanità. Ovvero: verso la creazione di una nuova umanità, perché il solco che si è creato nella società è una ferita che non credo possa essere ricucita.
Le persone che sono rimaste illese, da questo bombardamento, hanno sempre di più la necessità di interagire con persone che vibrano alla loro stessa frequenza; altri invece continueranno a indossare la mascherina all’aperto, benché non sia più un obbligo. Quindi pensiamo alla nostra parte di società, che ha bisogno di socializzare e riappropriarsi della gioia di vivere, di condividere, e anche di impostare tanti nuovi progetti, che ora potremo portare avanti nel piccolo. Molto presto, però, con il cambio del sistema economico-finanziario, saranno progetti che verranno richiesti e finanziati. Il tessuto, comunque, lo dobbiamo creare da adesso. Cosa accadrà, nell’immediato, in Italia? Ci sarà un allentamento graduale: per maggio-giugno saremo usciti quasi del tutto, da questa situazione. Ma attenzione: il discorso Covid, pandemia e Green Pass è solo il 5% di quello che c’è dietro. E il cambiamento forte lo vedremo già in questo 2022.
La vera e propria “disclosure” è un altro discorso. Però, per i cambiamenti epocali – lo dico ancora una volta – i giochi sono fatti. E le cose si vanno definendo, man mano. A livello politico, gli equilibri cambieranno. Stiamo vedendo una marea di dimissioni, ovunque: Australia, Inghilterra, Canada. Ci sarà anche il “twist”, il colpo di scena, negli Stati Uniti. E probabilmente dovrà “venire giù” l’Europa. Tante persone spariranno: qualcuno si dimetterà, qualcuno si ammalerà di Covid, qualcuno verrà meno: è quello a cui assisteremo. La gente stenterà a capire quello che c’è dietro, ma questo è l’anno in cui i giochi si faranno: perché non è verosimile che, da una parte, ci sia un capovolgimento epocale, strutturale, finanziario, e dall’altra parte rimanga in piedi la buffonata dell’info-psico-pandemia, che è stata soltanto un tentativo di rallentare questo processo, che è inarrestabile.
(Luca La Bella, dichiarazioni rilasciare l’11 febbraio 2022 nella trasmissione “Gli ultimi retroscena”, con Gianluca Lamberti e Adrian Fiorelli, sul canale YouTube “Facciamo Finta Che”. Giornalista e blogger, La Bella è l’animatore di “Database Italia”, spesso fonte di notizie esclusive su ciò che si muove dietro le quinte del potere. Sassoli, presidente del Parlamento Europeo, si è spento l’11 gennaio 2022. A poche ore di distanza è stranamente morto anche Biscardi, farmacologo, autore di clamorose denunce sulla presenza di nano-chip che sarebbero contenuti nell’ossido di grafene rilevato nei sieri C-19).
FONTE: https://www.libreidee.org/2022/02/sassoli-e-biscardi-due-morti-collegate-ma-la-farsa-e-finita/
DIRITTI UMANI
Laboratorio Italia: come trasformare gli uomini in topi
“To live in a land where justice is a game” (Bob Dylan, “Hurricane”, 1976). Non si può che morire di vergogna, per il fatto di vivere in una terra dove, ormai, la giustizia è un gioco. E dove “they try to turn a man into a mouse”, provano a trasformare l’essere umano in topo: non Rubin Carter, il famoso pugile finito in carcere, ma proprio tutti. Il rumore di ceppi e catene si è fatto assordante, lungo i meandri stucchevoli nella neolingua sanitaria che pretende di assoggettare i cervelli e i corpi, sottendendo la fine – sostanziale – di uno Stato di diritto che invece esiste ancora, e per il momento arma la mano di centinaia di avvocati combattivi.
Sopravvive tuttora la Costituzione entrata in vigore nel 1948, benché amputata brutalmente una decina d’anni fa con l’inserimento dell’obbligo del pareggio di bilancio. Una Carta ora ritoccata anche con l’ambigua indicazione, teoricamente nobile ma contigua al verbo “gretino”, sulla tutela dell’ambiente (possibile alibi per chissà quali altre torsioni, future o imminenti).
Quanto è lontana, da tutto questo, la remotissima America in cui un cantautore carismatico – con una semplice canzone di denuncia – poteva contribuire a restituire la libertà a un atleta finito in cella in quanto afroamericano, per un rigurgito tardivo di razzismo? A contendersi la Casa Bianca, all’epoca, erano Gerald Ford e Jimmy Carter. Oggi il mondo sa che l’inquilino di Pennsylvania Avenue è un anziano diroccato e forse mentalmente presente solo a intermittenza. Un ometto debolissimo, piazzato su quella poltrona da maneggi informatici scandalosamente enormi, su cui le autorità giudiziarie non hanno mai voluto fare piena luce. Un presidente facente funzioni, interamente manovrato da altri, cui oggi tocca misurarsi – in mezzo a gaffe ormai leggendarie – con un personaggio come Vladimir Putin, tra praterie di missili puntati. Il vecchio film, la guerra, sembra un fantasma che ritorna, un vampiro inestinto: solo che stavolta il cittadino medio non riesce ad afferrarne neppure il sapore più superficiale, preso com’è da tutti gli altri assilli che, da due anni, lo inchiodano al baratro di precarietà nel quale la vita di tutti è letteralmente precipitata, in Occidente.
Lo stesso Bob Dylan, in pieno terrore pandemico (marzo 2020) ha voluto mettere l’accento sul “murder most foul”, il più disgustoso degli omicidi – quello di John Fitzgerald Kennedy – come sciagurato evento-chiave della seconda parte del secolo, conclusosi davvero solo l’11 settembre 2001 con la sua coda di orrori: l’Iraq e l’Afghanistan, le bombe al fosforo sui civili di Falluja e su quelli di Gaza, Obama e le altre carneficine “regionali” (dalla Libia alla Siria), i tagliagole dell’Isis in azione in Medio Oriente e nelle capitali europee. E’ durata pochissimo, la ricreazione, perché sulla scena ha fatto irruzione il coronavirus-chimera di Wuhan: la globalizzazione della schiavitù, psicologica e non solo, con il suo corredo di strumentazioni orwelliane. Il “false prophet” dell’ultimo Dylan è uno scheletro che brandisce una siringa, suonando alla porta di casa come per consegnare un regalo ben impacchettato. Nel disco (“Rough and rowdy ways”) manca solo l’estremo omaggio, il corollario: la schedatura definitiva mediante pass vaccinale, e senza neppure la cortesia di un vero vaccino.
Il mistero più fitto continua ad aleggiare sui sieri genici C-19: graziosamente, in prima battuta, Pfizer aveva provato a sostenere che sarebbe stato possibile rivelare la loro reale composizione soltanto fra 70 anni. Nel frattempo, le agenzie europee della farmacovigilanza parlano di oltre 30.000 morti sospette e 3 milioni di persone finite nei guai dopo l’inoculo: sembra il bilancio di una guerra, non certo quello di una campagna vaccinale. Nonostante ciò, probabilmente, sfugge la vera ragione che motiva i renitenti, che sono milioni: a farli desistere dal subire l’iniezione è essenzialmente l’atteggiamento ricattatorio di un potere che si è macchiato di un crimine gravissimo, rifiutandosi ostinatamente di approntare terapie efficaci, sollecitamente segnalate dai medici. Questo, si immagina, ha contribuito a causare la morte di migliaia di persone: pazienti non curati, lasciati a casa a marcire da soli in modo da poter poi essere ricoverati, gonfiando quindi i numeri televisivi dell’emergenza. Dovrebbe essere intuitivo comprendere il “no” di tanti italiani: com’è possibile accettare di ottenere una sorta di libertà condizionata, a patto di sottoporsi al Tso, se questo è imposto da autorità tanto inaffidabili e pericolosamente sleali?
Il caso italiano fa scuola: se è vero che l’uragano psico-politico-sanitario si è abbattuto essenzialmente sull’Occidente, è vero anche che nessun altro paese ha dovuto vivere i supplizi inflitti all’Italia, in termini di vessazioni e distorsioni dell’ordinamento democratico. Perfettamente speculare anche l’acquiescenza della maggioranza dei cittadini-sudditi, ormai rassegnati a subire qualsiasi arbitrio, da parte della voce del padrone (non importa quale). Mentre gli altri paesi occidentali si stanno scrollando di dosso la dittatura sanitaria, nella patria del potere vaticano si usa ancora obbedir tacendo: il governo prolunga oltremisura le restrizioni e ritarda in modo esasperante le cosiddette riaperture, con l’aggravante del Tso esteso in modo pressoché generalizzato. Le discriminazioni sono diventate persecutorie, varcando la soglia degli uffici pubblici, di molti negozi, persino degli sportelli bancari e delle Poste. Questo, per ora, è lo spettacolo offerto da Mario Draghi, destinato a entrare nella storia: esattamente come il Britannia e la svendita del paese negli anni ‘90, come il “whatever it takes” concesso solo dopo la morte civile della Grecia e la capitolazione di Italia e Spagna.
Un vero statista, ovviamente, avrebbe innanzitutto messo mano al problema numero uno: lo ha fatto Boris Johnson, nel Regno Unito, fungendo da apripista per svariati paesi, dalla Spagna alla Danimarca. La Francia annuncia la fine del Green Pass entro marzo? Niente paura: il bis-ministro Speranza (in quota alla Fabian Society, che gli italiani non conoscono) va avanti imperterrito con lo squallore settimanale delle Regioni “colorate”, come se davvero fossimo in presenza di un’emergenza ospedaliera. La verità è tristissima: qualcuno, lassù, ha deciso che l’Italia dovesse essere l’area-test per il nuovo ordine sanitario. Le major ordinarono a Obama di procedere, e Renzi rispose: scelsero l’Italia, come paese-cavia per gli obblighi vaccinali, conoscendone il ventre molle (politico) e la solidità dello storico tutore che risiede Oltretevere, il network tentacolare che traffica anche coi cinesi, coi vaccini e coi tamponi. A proposito: non è certo uno scherzo, smontare da un giorno all’altro l’albero della cuccagna. Chiunque ci provasse, va da sé, forse potrebbe anche temere persino per la sua incolumità fisica. Non a caso si è stranamente affollato, il cimitero degli scienziati che avevano osato sdrammatizzare il problema, offrendo soluzioni tempestive e convincenti.
Dopo aver bellamente elevato a sistema l’esercizio del ricatto, oggi il signor Draghi – a un anno dall’intronazione – può ben fregiarsi del titolo di grande demolitore: come se fosse sempre lui, in fondo, il vero detentore della specialità rottamatoria. Ci aspetta una crisi socio-economica dai risvolti potenzialmente spaventosi? Ovvio: per un anno intero, il governo (in questo, identico al precedente) ha letteralmente sventrato interi settori vitali, dal commercio al turismo, passando per la scuola, i trasporti, la cultura, lo spettacolo. Come da copione, fa notare qualcuno: l’inferno dei tanti è il paradiso dei pochissimi, quelli che infatti orchestrano la sinfonia di Davos. Non andrà tutto bene? Già. Ma non andrà completamente in porto, a quanto a pare, neppure la conversione definitivamente “cinese” della latitudine occidentale: il grande caos è agitato dallo scontro, sotterraneo e non, di possenti forze contrarie. Se la catastrofe è grandiosamente globale, comunque, l’Italia riesce sempre a brillare di luce propria: nessun altro paese ha usato così bene il Covid per terremotare il proprio tessuto socio-economico.
Tornano alla mente i tempi (oscuri, ma non quanto l’attuale) dei tentati golpe e delle stragi nelle piazze: poteri sovrastanti, che manovrano silenziosamente. Il target non è cambiato: l’Italia, gli italiani. A cui lo show offre le prodezze di Sanremo e le carezze che il gesuita Bergoglio dispensa a Greta Thunberg, la ragazzina davanti a cui si genuflette Draghi insieme al ministro Cingolani. Mala tempora: tanti connazionali, ormai, si sentono già esodati: e infatti stanno programmando l’espatrio, verso lidi meno inospitali. Chi può permetterselo sta seriamente pensando di lasciare il paese: tale è il disgusto che provocano le sue autorità politiche, ma anche la deprimente sottomissione della maggioranza ostile e buia, annichilita dalla paura e fuorviata dalla disinformazione di regime. Perché proprio l’Italia? Perché proprio l’erede dell’impero che Ottaviano Augusto volle far discendere dal troiano Enea, cioè dalla Creta dei Minosse che la mitologia dipinge come atlantidea? Perché proprio l’Italia, dominata per quasi due millenni dal medesimo potere confessionale, retrivo e oscurantista?
Qualcuno intanto si diverte, amaramente, a constatare la strettissima osservanza vaticana delle massime cariche istituzionali: gli inquilini di Palazzo Chigi e del Quirinale, più il neo-presidente della Corte Costituzionale (altro personaggio, Giuliano Amato, rimasto nel cuore degli italiani). Ecco, appunto: gli italiani. Forse sono proprio loro, che mancano all’appello. Dove sono? Facile: stanno là, in coda per il tampone quotidiano. Fino a quando? Il palazzo comincia a parlare di allentamenti primaverili: ma chi si fida più, di quelle lingue biforcute? Se lo stanno godendo appieno, il grande spettacolo della schiavizzazione strisciante: tutti in fila per tre, con la brava mascherina sulla faccia. Medici, psicologi e sociologi si esercitano in previsioni apocalittiche: parlano di danni, fisici e mentali, incalcolabili. Sembrano gli effetti di un immane esperimento sulfureo: scoprire fino a che punto si può davvero “trasformare un uomo in un topo”. In Italia, ovviamente. Come sempre.
(Giorgio Cattaneo, 12 febbraio 2022).
FONTE: https://www.libreidee.org/2022/02/laboratorio-italia-come-trasformare-gli-uomini-in-topi/
ECONOMIA
INFLAZIONE E TASSI NEGATIVI ETERNI
Prof. Antonino Galloni – 15 02 2022
La BCE, ovvero le autorità monetarie, non è che vogliano fare saltare l’euro; è che, adesso, si trovano intrappolati in una situazione che hanno creato loro. Al momento possono sopravvivere solo annunciando grandi adattamenti all’inflazione senza applicarli veramente o prevedendo ciò che non sanno come la fine ravvicinata dell’inflazione stessa.
Di fatto, applicheranno tassi di interesse negativi per tutta la gittata dell’inflazione: ciò stimolerebbe molto gli investimenti produttivi se non fosse per il piccolo dettaglio che i rendimenti attesi dalla gran parte delle attività reali non sono positivi.
Per loro, finché c’è emergenza c’è vita; per noi ci sarà vita dopo l’emergenza.
FONTE: @ninogalloni
Dmitry Chernyshenko e Børge Brende hanno firmato un memorandum sulla creazione del Centro per la Quarta Rivoluzione Industriale in Russia
Il governo della Federazione Russa e il World Economic Forum hanno firmato un memorandum sulla creazione del Centro per la Quarta Rivoluzione Industriale in Russia. L’evento si è tenuto presso il Centro di Coordinamento.
A nome della parte russa, a nome del primo ministro Mikhail Mishustin, il memorandum è stato firmato dal vice primo ministro Dmitry Chernyshenko e a nome del WEF dal presidente del Forum Børge Brende.
Il Centro aiuterà nell’implementazione di progetti globali weF in Russia, nonché nell’adattamento delle migliori pratiche mondiali per il business digitale russo. I leader del settore IT globale, dell’industria, della scienza e del business, nonché le principali aziende e agenzie governative russe si uniranno su un’unica piattaforma per studiare e implementare gli ultimi sviluppi IT in Russia.
Dmitry Chernyshenko ha osservato che il governo, insieme alle regioni e alle imprese, ha già lavorato molto sulla trasformazione digitale, che il presidente Vladimir Putin ha delineato come uno degli obiettivi nazionali. Questo, ad esempio, il trasferimento di servizi pubblici online o l’introduzione della gestione elettronica dei documenti, che semplifica la vita sia dei cittadini che delle imprese. Inoltre, per conto del capo dello stato, il governo sta sviluppando software russo e lavorando per aumentare la domanda di microelettronica.
“Oggi la Russia è in una fase attiva della formazione dell’economia digitale, che interessa tutti i settori dell’industria, della sfera sociale e della pubblica amministrazione. Ora stiamo assistendo a uno sviluppo rivoluzionario che non ha analoghi prima. Lo scopo principale della creazione del Centro russo per la quarta rivoluzione industriale è quello di aumentare il riconoscimento della Russia nella comunità globale di esperti e l’opportunità di scambiare con il WEF e i suoi partner in tutto il mondo l’esperienza e le competenze accumulate. L’anno prossimo, insieme al WEF, si prevede di implementare progetti nel campo di applicazione dei regimi giuridici sperimentali, dell’intelligenza artificiale e dell’Internet of Things. Il primo di essi sarà lanciato entro la fine di quest’anno nel campo dei veicoli senza equipaggio, della medicina e dell’elaborazione dei dati. La Russia, tra l’altro, ha introdotto attivamente tecnologie di intelligenza artificiale negli ultimi anni. Ad oggi, ci sono più di 800 soluzioni di questo tipo nel paese, e alcune di esse sono già evidenti nei mercati internazionali. In generale, la cooperazione con il WEF sarà effettuata in vari settori: politica dei dati, mobilità urbana, supporto alle esportazioni e promozione delle tecnologie IT russe nei mercati esteri”, ha affermato Dmitry Chernyshenko.
“Il rapido sviluppo della tecnologia sta distruggendo i precedenti sistemi economici e sociali. È necessaria un’azione congiunta coordinata per gestire questi cambiamenti”, ha affermato Børge Brende. “Il nuovo Centro per la Quarta Rivoluzione Industriale a Mosca diventerà una parte importante della rete globale del forum. È importante lasciarsi alle spalle i confini a beneficio del lavoro congiunto, plasmando il futuro tecnologico globale”.
Dmitry Chernyshenko ha aggiunto che il centro sarà creato sulla base dell’ANO “Digital Economy”. Un accordo corrispondente è stato anche firmato tra l’organizzazione autonoma senza scopo di lucro e il WEF.
“Siamo lieti di unirci alla rete globale di centri della quarta rivoluzione industriale. La nostra organizzazione unisce le principali aziende digitali della Russia. Insieme ai loro leader, studieremo e adatteremo le migliori pratiche internazionali nel campo dell’intelligenza artificiale, dell’Internet delle cose, della regolamentazione dei dati e di altre aree promettenti per lo sviluppo dell’economia digitale, oltre a contribuire alla promozione delle pratiche russe in altri paesi”, ha commentato Evgeny Kovnir, CEO di ANO Digital Economy.
Il Centro della Quarta Rivoluzione Industriale consentirà di costruire un lavoro congiunto sistematico e un dialogo costruttivo tra aziende IT russe, strutture statali e internazionali, nonché comunità di esperti di tutto il mondo.
Il vice primo ministro ha anche osservato che il centro inizierà i suoi lavori il 15 ottobre. I suoi compiti chiave per i prossimi due mesi saranno la formazione di un comitato esecutivo e la preparazione di un piano di lavoro per il 2022.
Lanciato nel 2018 dal World Economic Forum, il Global Network of the Fourth Industrial Revolution è una piattaforma di collaborazione internazionale focalizzata sulla gestione delle nuove tecnologie e della trasformazione digitale.
FONTE: http://government.ru/news/43532/
EVENTO CULTURALE
BARBARA & CLAUDIA – Concerto il 17 marzo 2022 presso Auditorium – Roma
RHYTHM
GIO 17 MAR | ORE 21:00 | TEATRO STUDIO BORGNA
Barbara & Claudia: Il duo pianistico composto da Barbara Cattabiani e Claudia Agostini affianca all’ abilità’ pianistica altre caratteristiche peculiari: piccole acrobazie, precisione ritmica ed un pizzico di ironia. Le loro esibizioni sono anche uno spettacolo visivo!
Si sono da sempre distinte per l’originalità’ dei loro programmi (arrangiati per loro dal M° G. D’Angelo) dove l’impostazione classica si fonde con i più’ diversi stili musicali. È proprio da qui che nasce RHYTHM, un viaggio in giro per il mondo attraverso i ritmi più travolgenti dall’Europa al Sud America.
LUOGO: https://www.auditorium.com/evento/barbara_cattabani_claudia_agostini-25113.html
L’ultimo Robin Hood
Film realizzato dai registi e giornalisti d’inchiesta Ruggiero Capone e Giulio Gargia
Cinema: la proiezione de “L’ultimo Robin Hood” si terrà a Roma il giorno 25 febbraio 2022 presso la sala Sallustiana di via Sallustiana.
“L’ultimo Robin Hood” è stato realizzato due anni fa dai registi e giornalisti d’inchiesta Ruggiero Capone e Giulio Gargia. Il film apre in maniera semplice e comprensibile a tutti uno squarcio nel mistero della gestione del credito, della moneta, del debito, insomma il mondo delle banche.
Nel dibattito si parlarà del perché da qualche decennio l’Italia è diventata una “democrazia bancariamente protetta” equipollente delle “militarmente protette” d’Africa e Sud America. Si parlerà del grande inganno della creazione monetaria.
Attori di questa narrazione audiovisiva sono persone comuni ed ex dirigenti di banca che, per la loro azione contro l’ingiustizia bancaria, sono conosciuti da tutti come gli ultimi Robin hood.
Nel rispetto delle norme anti-covid si prega di prenotare al 3383415053.
FONTE: https://www.oggiroma.it/eventi/spettacoli/l-ultimo-robin-hood/61236/
GIUSTIZIA E NORME
Anche in Germania vaccinazione obbligatoria per gli over 50
Un gruppo di parlamentari tedeschi ha presentato una mozione per la vaccinazione obbligatoria dall’età di 50 anni.
(Evidentemente obbediscono a un comando generale sovrannazionale)
Lo ha annunciato lunedì il deputato dell’FDP Andrew Ullmann nel “Morgenmagazin” dell’ARD. I sostenitori stanno pianificando una consulenza obbligatoria e, se questa non raggiunge un tasso di vaccinazione sufficiente, una vaccinazione obbligatoria a partire dai 50 anni.
Esistono già due mozioni di gruppo di eurodeputati di diversi gruppi parlamentari: una per un rigido obbligo generale di vaccinare a partire dai 18 anni e una contro l’obbligo. Dovrebbero essere votati senza pressioni da parte del partito. L’Unione respinge la procedura e propone una legge sulle vaccinazioni che prevede la possibilità di introdurre la vaccinazione obbligatoria in caso di emergenza.
“Questa settimana presenteremo la nostra mozione”, ha affermato Ullmann. “E poi potremo fare la prima lettura a marzo, poi potremo fare subito anche l’audizione. E poi la seconda/terza lettura potrà svolgersi anche nella seconda settimana di legislatura a marzo.” Ciò avverrebbe al più tardi entro il 25 marzo.
Inizialmente, si pensava di iniziare questa settimana con la prima consultazione sulla vaccinazione generale. Ullmann ha difeso il suo gruppo dalle critiche per il ritardo (sic). Il disegno di legge deve essere formulato con precisione e c’è ancora tempo, ha detto. Perché: «Indipendentemente dal fatto che si inizi questa settimana o a marzo con la prima lettura: il Consiglio federale si riunisce la prima settimana di aprile, poi va anche approvato».
Chi è che critica per il “ritardo” dell’obbligo? Chi ha fretta di imporlo al più presto, subito subito? Ma naturalmente i Verdi, che si confermano la forza più zelante nell’aderire alle direttive del Worl Economic Forum. Ecco un titolo del DWN:
I Verdi vogliono un dibattito sulla vaccinazione obbligatoria al Bundestag questa settimana
“I Verdi mirano a che il dibattito del Bundestag sulla vaccinazione obbligatoria inizi prima che la situazione della corona migliori” (sic), rendendo ingiustificabile il terrorismo mediatico che serve a far accettare alla popolazione l’obbligo vaccinale
I Verdi sperano che il dibattito del Bundestag sulla vaccinazione corona obbligatoria inizi al più tardi questo venerdì, ha affermato lunedì a Berlino la leader designata del partito Ricada Lang. Presume che tutti i candidati “siano attualmente sotto pressione per poter garantire questo”. Sarebbe felice se la questione della vaccinazione obbligatoria fosse meno “usata per i giochi di partito”.
Lang ha detto: “Nel dibattito sulla vaccinazione obbligatoria, abbiamo sempre il problema che l’approvazione è particolarmente alta quando siamo in una situazione di contagio alto”. Poi, quando la situazione migliora gradualmente, come è in questo momento, cresce la riluttanza. Questo è il modo sbagliato di affrontare l’argomento, ha sottolineato Lang, che lei stessa ha avuto un’infezione da corona. Perché l’obbligo di vaccinare non aiuta nella situazione acuta, ma crea sicurezza per il futuro.
Come il suo collega di partito, il ministro federale dell’Economia Robert Habeck, anche la Lang ha chiesto che venga redatto al più presto un piano per un allentamento graduale e differenziato a livello regionale delle misure per contenere la pandemia di corona.
I primi ministri degli stati federali vogliono discutere mercoledì l’ allentamento in tre fasi con il cancelliere Olaf Scholz . È prevista la stesura di un piano di apertura. Non è chiaro quanto velocemente verranno allentate le restrizioni e se la legge sulla protezione dalle infezioni, che è limitata al 19 marzo, sarà estesa come base per le misure.
Sono già note due mozioni di gruppo di parlamentari di diversi gruppi parlamentari: una per la vaccinazione generale obbligatoria a partire dai 18 anni e una contro la vaccinazione obbligatoria. È in preparazione un’altra domanda, che prevede un obbligo di consulenza e, se questa non raggiunge un tasso di vaccinazione sufficiente, un obbligo limitato di vaccinare a partire dai 50 anni di età .
Il gruppo parlamentare della CDU e della CSU ha proposto l’istituzione di un registro delle vaccinazioni. Rifiuta una decisione sulla vaccinazione preventiva. Invece, sostiene un “meccanismo di vaccinazione graduale” che il Bundestag e il Bundesrat potrebbero mettere in atto se la situazione pandemica dovesse peggiorare. Ciò potrebbe poi prevedere anche la vaccinazione obbligatoria, ma solo per alcune popolazioni e categorie professionali particolarmente a rischio.
Ovviamente, la Baerbock è favorevole alla vaccinazione generale
Il ministro degli Esteri Annalena Baerbock (Verdi) si è pronunciato a favore della vaccinazione generale. È positivo che le vaccinazioni saranno obbligatorie per i dipendenti nelle cliniche e nelle strutture di cura a marzo, ha affermato Baerbock lunedì dopo una visita in ospedale a Ludwigsfelde, nel Brandeburgo. «Ma non basterà. Abbiamo bisogno di una vaccinazione generale in Germania per poter proteggere tutti coloro che hanno fatto tutto il possibile per mantenere il sistema sanitario per due anni».
Baerbock ha detto che gli operatori ospedalieri hanno fatto cose incredibili negli ultimi due anni. Tuttavia, la pandemia continua a vincolare un gran numero di personale e l’onere per il personale infermieristico in particolare è molto elevato. La visita alla clinica è stata quindi anche un’occasione per ringraziare i dipendenti e allo stesso tempo per promuovere la vaccinazione, ha affermato Baerbock, che ha completato la visita in qualità di membro del Bundestag a Potsdam.
Come dovremmo sapere, il vaccino obbligatorio “serve ad altro”.
A cosa? Al tracciamento digitale della popolazione come preludio alla moneta digitale e al controllo sociale di tipo cinese.
Lo indica questo titolo:
I piani europei per i “passaporti per i vaccini” erano in atto 20 mesi prima della pandemia. Coincidenza?
La “Commissione europea” – l’organo esecutivo dell’Europa – ha pubblicato per la prima volta una proposta per i passaporti per i vaccini il 26 aprile 2018. Seppellita in un documento che trattava di ” Cooperazione rafforzata contro le malattie prevenibili con i vaccini “, la proposta è stata sostanzialmente ignorata dai media mainstream.
Un documento di roadmap pubblicato all’inizio del 2019 ha successivamente definito piani specifici per l’attuazione della proposta della Commissione europea. L’azione principale elencata nella tabella di marcia era “esaminare la fattibilità dello sviluppo di una tessera/passaporto di vaccinazione comune” per i cittadini europei che fosse “compatibile con i sistemi informatici di immunizzazione elettronica e riconosciuta per l’uso transfrontaliero”. Il piano prevedeva una proposta legislativa da emanare in Europa entro il 2022.
È interessante notare che la tabella di marcia del 2018 utilizza diversi termini che, sebbene relativamente rari nella maggior parte dei paesi prima della pandemia, da allora sono stati ascoltati quotidianamente dai media mainstream. Forse il più notevole di questi è “l’esitazione al vaccino“. Il supporto ai paesi europei nel “contrastare dell’esitazione sui vaccini” è elencato nel documento come uno dei punti di azione chiave.
Nella tabella di marcia si fa anche riferimento alla possibilità che si verifichino pandemie e “focolai imprevisti”. Nel documento del 2018 , si fa specifico riferimento al sostegno all’autorizzazione di “vaccini innovativi, anche per le minacce sanitarie emergenti”. Affermando che “l’industria manifatturiera dei vaccini” ha un “ruolo chiave” nel raggiungimento degli obiettivi descritti nel documento, la tabella di marcia elenca “il miglioramento della capacità manifatturiera dell’UE” e lo stoccaggio di vaccini come ulteriori punti di azione da considerare. Verso il rafforzamento delle “partenariati esistenti” e della “collaborazione con attori e iniziative internazionali”, la tabella di marcia si riferisce anche a un vertice globale sulla vaccinazione che si è svolto a settembre 2019.
Nel nostro 2022 la UE ha fatto accettare all’opinione pubblica che i cosiddetti “passaporti vaccinali” saranno richiesti per tutti i viaggi internazionali in futuro, e molti paesi, fra cui ovviamente l’Italia, anche per entrare in negozi, ristoranti, bar, palestre, hotel, teatri, concerti ed eventi sportivi,
Passaporti vaccinali: chi ne beneficia davvero?
Chi beneficia davvero dei passaporti vaccinali? Non certo persone comuni, per le quali la condivisione della propria cartella sanitaria e di altri dati personali potrebbe presto diventare obbligatoria per la mera partecipazione alla società. Invece, il primo beneficiario sarà lo stato totalitario del controllo in cui la UE si è trasformata: il grande pubblico passivo accetterà che nel passaporto vaccinale siano caricati la propria situazione fiscale, il proprio conto corrente e il proprio “credito sociale” i , il punteggio di “buon cittadino” a giudizio del potere totalitario, a cui sono legati l’ampliamento o le restrizioni dii certi diritti e piuacederi e libertà
Ma preghiamo che “vadano in malora le loro macchinazioni”!
La vittoria non mancherà.
FONTE: https://www.maurizioblondet.it/anche-in-germania-vaccinazione-obbligatoria-per-gli-over-50/
LAVORO PENSIONI DIRITTI SOCIALI
Oggi un milione e più di italiani perderà il lavoro per l’obbligo vaccinale. Facciamo schifo.
Febbraio 14, 2022 posted by Guido da Landriano
Oggi fra un milione e un milione e mezzo di italiani perderà il lavoro in quanto non vaccinato e ultra cinquantenne. Lavoratori preparati, con esperienza, con famiglie alle spalle, che da oggi sono dei fuorilegge e quindi resteranno a casa. Molte aziende andranno in difficoltà, senza logica, perché queste persone lavoreranno chiuse in una stanzetta o verranno sostituite al volo dal primo che passa. Saranno multati anche i lavoratori autonomi che, magari, lavorano da soli in casa. Eppure devono essere puniti.
Non solo: negli ospedali molta gente non è stata curata, è morta da sola, nella disperazione, perché loro o i parenti non avevano il Green pass. Una vergogna disumana, giustificata da cosa?
Ha ragione Daniele Capezzone
Intervento da pelle d’oca.
Il migliore intervento mai fatto da Capezzone!
1/2#QuartaRepubblica #Capezzone #NoGreeenPass #nogreenpassobbligatorio @Capezzone pic.twitter.com/r92cGzbjTc— Davide Scifo (@strange_days_82) February 14, 2022
Altro che “Ne usciremo migliori”. Facciamo, collettivamente, schifo. Chi più , chi meno, con varie gradazioni di marrone, ma un po’ schifo lo facciamo tutti.
SENZA LAVORO 8,8 MILIONI DI ITALIANI SENZA LASCIAPASSARE
Lisa Stanton – 15 02 2022
Da oggi il Governo della Repubblica Italiana priva i cinquantenni del diritto al lavoro, da oggi 8,8 milioni di lavoratori (tanti sono gli occupati di almeno 50 anni) non potranno lavorare senza esibire il supergreenpass. A questi vanno aggiunti sanitari, forze dell’ordine e docenti già vittime del ricatto.
La misura è illegale anche in emergenza, ma viene giustificata accampando balle sul suo carattere emergenziale e citando i posti delle terapie intensive nazionali, occupati al 12%.
È l’ennesimo, e forse ultimo, attacco alla Costituzione, ma gli autori di tale crimine non saranno arrestati.
Mentre nel resto del Mondo i Paesi (persino la Francia e gli USA) tornano alla normalità, i dirigenti tecnico-politici italiani proseguiranno sulla strada decisa altrove: sappiamo che da 30 anni chi ci governa è un mero esecutore scelto tra personalità sociopatiche e ricattabili. Alcuni, come Speranza che l’ha confessato in un libro pubblicato di recente, sono sadici complessati: persone fragili, facili da impaurire e lieti di obbedire al padrone.
In genere la reazione della massa è stata blanda: la maggior parte degli impauriti anaffettivi ha semplicemente obbedito, alcuni addirittura manifestando gioia per le regole liberticide perché per la prima volta nella vita si sentono privilegiati e talvolta godono dei soprusi subiti dagli altri.
I disobbedienti sono solo disobbedienti, quindi non fermeranno gli aguzzini che si muovono in modo coordinato a livello globale, forti del loro potere e dell’autorità della legge, seguendo l’agenda.
Inutile appellarsi ai partiti, anche i finti dissidenti seguono l’agenda, canalizzano il dissenso e bloccano le iniziative di contrasto creando false speranze: “oggi abbiamo liberato la mascherina in bagno, tra un mese gli isolani potranno viaggiare verso il continente, ad aprile andrà meglio per gli studenti”.
Cosa fare, vaccinati e non vaccinati? In assenza di una capacità di reazione, la strategia è rifiutarsi di votare salvo che nasca un movimento popolare che contempli azioni di disobbedienza civile.
Una possibilità sarebbe creare spazi che non siano ghetti e farli durare, dare spazio ad una società nella società, insomma al mutuo soccorso: piccole realtà locali senza leader e senza protagonismi per praticare baratto, banca del tempo, condivisione del cibo e ogni microattività capace di sostenere milioni di famiglie che ora vivranno nel bisogno. Chi può permetterselo, dovrebbe astenersi dal lavoro in forma di sciopero, praticandolo con disciplina e severità, a tutto campo: fondamentale poi lo sciopero fiscale!
Il numero dei democratici nel paese, cittadini contrari ad ogni autoritarismo, è imponente, ma occorre un contenitore nel quale essi confluiscano e possano coinvolgere altre persone, in modo da essere efficaci.
Abbandonare tutti i partiti e tutti i movimenti leaderistici (Grillo è l’ultimo, infelice esempio) significa costringere i pochi politici di cui non ci vergognamo a confluire in un movimento fondato sui principi della Costituzione sociale e che rigetta i Trattati €Uropei.
Il sistema politico-elettorale attuale va disconosciuto senza se e senza ma, gli attori politicanti oggi sulla scena devono provare paura degli elettori consapevoli, di quel 40-45% che non è più disposto ad andare a votare perchè ha capito il gioco.
FONTE: https://www.facebook.com/100000248554468/posts/5151085438243024/
PANORAMA INTERNAZIONALE
I legislatori russi esortano Putin a riconoscere le regioni separatiste dell’Ucraina
14 02 2022
Martedì i legislatori russi adotteranno risoluzioni chiedendo al presidente Vladimir Putin di riconoscere formalmente le regioni dell’Ucraina orientale controllate dai separatisti come stati indipendenti .
Il mese scorso il Partito comunista russo aveva presentato la bozza di risoluzione chiedendo a Putin di riconoscere formalmente le autoproclamate repubbliche di Luhansk e Donetsk. Gli esperti hanno descritto il riconoscimento russo del Donbas come un possibile preludio all’annessione della regione.
Lunedì una commissione parlamentare ha adottato due versioni della risoluzione.
Uno si rivolge direttamente a Putin e l’altro – secondo quanto riferito dal partito pro-Cremlino Russia Unita – cerca consultazioni con i ministeri della Difesa e degli Esteri russi prima della sua approvazione.
Entrambi i documenti saranno esaminati nella sessione della Duma di Stato di martedì.
Le considerazioni dei legislatori russi arrivano quando l’Ucraina ei suoi alleati occidentali accusano la Russia di preparare una potenziale invasione del suo vicino ex sovietico, con oltre 100.000 soldati al confine ucraino.
Gli osservatori affermano che la Russia – che ha rilasciato oltre mezzo milione di passaporti russi accelerati ai residenti del Donbas a metà del 2021 – potrebbe giustificare un’incursione nell’Ucraina orientale dicendo che cerca di difendere la popolazione locale di cittadini russi appena coniata.
Il mese scorso, Russia Unita ha esortato Putin a fornire per la prima volta forniture militari alle repubbliche di Donetsk e Luhansk per difendersi dalla presunta aggressione di Kiev.
Il Cremlino rifiuta le affermazioni secondo cui sta pianificando di invadere l’Ucraina, accusando invece l’Occidente di aumentare le tensioni con dispiegamenti militari e sostegno all’Ucraina e chiedendo ampie garanzie di sicurezza da parte degli Stati Uniti e della NATO.
I paesi occidentali hanno anche accusato la Russia di sostenere i ribelli dell’Ucraina orientale con armi e altre forme di sostegno dal 2014.
Ad oggi, il Cremlino ha negato in veste ufficiale la presenza delle truppe russe nell’Ucraina orientale.
FONTE: https://www.themoscowtimes.com/2022/02/14/russian-lawmakers-to-urge-putin-to-recognize-breakaway-ukraine-regions-independence-a76378
Lavrov: La Russia non vuole la guerra con l’Ucraina, ma difenderà i suoi interessi
Il ministro degli Esteri russo afferma che le sanzioni statunitensi equivarrebbero alla completa rottura dei legami; i commenti arrivano dopo che Biden ha avvertito Kiev della “distinta possibilità” che Mosca potrebbe invadere
MOSCA (AP) — Il principale diplomatico russo ha dichiarato venerdì che Mosca non inizierà una guerra, ma ha avvertito che non permetterà all’Occidente di calpestare i suoi interessi di sicurezza tra i timori che sta pianificando di invadere l’Ucraina.
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha avvertito il presidente dell’Ucraina il giorno prima che esiste una “distinta possibilità” che la Russia possa intraprendere un’azione militare contro il suo vicino a febbraio.
“Non ci sarà una guerra per quanto dipende dalla Federazione Russa, non vogliamo una guerra”, ha detto il ministro degli Esteri Sergey Lavrov in un’intervista in diretta con le stazioni radio russe. “Ma non lasceremo che i nostri interessi siano brutalmente calpestati e ignorati”.
La tensione è aumentata vertiginosamente nelle ultime settimane e gli Stati Uniti ei loro alleati della NATO temono che la concentrazione di circa 100.000 soldati russi vicino all’Ucraina preannuncia l’intenzione di Mosca di attaccare l’ex stato sovietico.
La Russia ha ripetutamente negato di avere piani del genere, ma ha chiesto che la NATO prometta che l’Ucraina non sarà mai autorizzata ad aderire e che l’alleanza annulli il dispiegamento di truppe ed equipaggiamento militare nell’Europa orientale.
Gli Stati Uniti e la NATO hanno formalmente respinto queste richieste questa settimana, sebbene Washington abbia delineato le aree in cui sono possibili discussioni, forse offrendo un percorso per la riduzione dell’escalation.
La risposta ufficiale della Russia a tali proposte – e la decisione finale sull’eventuale invasione – spetta al presidente Vladimir Putin, ma il Cremlino ha suonato finora una nota cupa, dicendo che c’è “poco terreno per l’ottimismo”.
Lavrov ha osservato venerdì che gli Stati Uniti hanno suggerito che le due parti potrebbero parlare di limiti al dispiegamento di missili a raggio intermedio, restrizioni alle esercitazioni militari e regole per prevenire incidenti tra navi da guerra e aerei. Ha detto che la Russia ha proposto di discutere di queste questioni anni fa, ma Washington e i suoi alleati non se ne sono mai occupati fino ad ora.
Pur descrivendo ragionevoli le offerte degli Stati Uniti per il dialogo sulle misure di rafforzamento della fiducia, ha sottolineato che le principali preoccupazioni della Russia sono fermare l’espansione della NATO e il dispiegamento delle armi dell’Alleanza vicino ai confini della Russia. Ha osservato che gli accordi internazionali affermano che la sicurezza di una nazione non deve andare a scapito di quella degli altri e che invierebbe lettere per chiedere alle sue controparti occidentali di affrontare tale obbligo.
“Sarà difficile per loro divincolarsi dal rispondere perché non stanno adempiendo agli obblighi suggellati dai loro leader di non rafforzare la loro sicurezza a spese degli altri”, ha detto.
Con l’aumentare delle tensioni, Washington ha avvertito Mosca di sanzioni devastanti in caso di invasione dell’Ucraina, comprese sanzioni contro alti funzionari russi e settori economici chiave. Diversi alti funzionari statunitensi hanno anche affermato giovedì che la Germania non consentirebbe a un gasdotto di nuova costruzione – che ha lo scopo di portare il gas direttamente dalla Russia – a iniziare le operazioni se la Russia invadesse l’Ucraina.
Alla domanda sulle possibili sanzioni, Lavrov ha affermato che Mosca aveva avvertito Washington che la loro introduzione avrebbe comportato una rottura completa dei legami.
Mentre Mosca e l’Occidente stanno rimuginando sui prossimi passi, la NATO ha affermato che sta rafforzando la sua deterrenza nella regione del Mar Baltico e gli Stati Uniti hanno ordinato a 8.500 soldati in allerta maggiore per un potenziale dispiegamento in Europa.
La Russia ha lanciato una serie di esercitazioni militari che coinvolgono unità di fanteria e artiglieria motorizzate nel sud-ovest della Russia, aerei da guerra a Kaliningrad sul Mar Baltico, dozzine di navi da guerra nel Mar Nero e nell’Artico. L’esercito russo ha anche spostato truppe in Bielorussia, che confina con l’Ucraina, per esercitazioni congiunte di vasta portata, sollevando i timori occidentali che Mosca possa organizzare un attacco da nord.
Mentre aumentano le preoccupazioni per un’invasione, l’Ucraina è già afflitta da conflitti. Dopo la cacciata nel 2014 di un presidente favorevole al Cremlino a Kiev, Mosca ha annesso la penisola di Crimea in Ucraina e ha sostenuto un’insurrezione nel cuore industriale orientale del paese. I combattimenti tra le forze ucraine e i ribelli sostenuti dalla Russia hanno ucciso oltre 14.000 persone e gli sforzi per raggiungere un accordo si sono bloccati.
FONTE: https://www.timesofisrael.com/lavrov-russia-doesnt-want-war-with-ukraine-but-will-defend-its-interests/
La Russia ha confermato i test delle armi anti-satellite.
Gli Stati Uniti hanno accusato Mosca di mettere in pericolo la ISS
Il portavoce del Dipartimento di Stato americano Ned Price ha affermato che la Russia ha testato armi anti-satellite, dopo le quali si sono formati detriti nell’orbita terrestre, mettendo in pericolo la Stazione Spaziale Internazionale. Il ministero della Difesa russo nega qualsiasi minaccia.
La Russia ha abbattuto uno dei suoi vecchi satelliti con un missile anti-satellite, ha detto Price. Di conseguenza, secondo lui, si sono formati 1,5 mila frammenti di detriti spaziali, il cui movimento può essere tracciato, e centinaia di migliaia di frammenti più piccoli, “che ora rappresentano una minaccia per gli interessi di tutti i popoli”.
“Il comportamento pericoloso e irresponsabile della Russia minaccia la stabilità a lungo termine dello spazio e dimostra chiaramente che le dichiarazioni russe contro la militarizzazione dello spazio sono false e ipocrite”, ha affermato un portavoce del Dipartimento di Stato.
Martedì, il ministero della Difesa russo ha confermato che il 15 novembre era stato condotto un test che ha colpito la navicella spaziale russa inattiva Tselina-D, in orbita dagli anni ’80.
Allo stesso tempo, il dipartimento russo ha sottolineato che il relitto dell’apparato non rappresentava una minaccia per le stazioni orbitali e che la Cina, l’India e gli stessi Stati Uniti avevano già effettuato tali test.
“Gli Stati Uniti sanno per certo che i frammenti risultanti non rappresentano e non rappresenteranno una minaccia per le stazioni orbitali, i veicoli spaziali e le attività spaziali in termini di tempo di test e parametri orbitali”, ha affermato il ministero.
E il suo capo, Sergei Shoigu, ha affermato che il sistema anti-satellite ha colpito l’apparato Tselina-D “con gioielli”.
Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, a sua volta, ha definito ipocrite le accuse di creare rischi per le attività spaziali.
“Ora posso dire solo una cosa. Dire che la Federazione Russa crea rischi per l’uso pacifico dello spazio è almeno ipocrita. Non ci sono fatti”, ha detto Lavrov (citato da RIA Novosti).
Il fatto che a seguito del lancio del vecchio satellite sovietico Kosmos-1408, un dispositivo di classe Tselina progettato per l’intelligenza elettronica, sia stato abbattuto, era stato precedentemente segnalato dalla società americana Seradata , che traccia il movimento degli oggetti nello spazio.
Secondo le informazioni della compagnia americana, questo satellite è stato lanciato nel 1982 e non ha funzionato per diversi decenni. “Dopo il colpo c’è stata probabilmente un’esplosione, che ha portato alla comparsa di una “nuvola di rifiuti”, che ha portato all’attivazione dei protocolli di sicurezza sulla ISS”, afferma Seradata.
I rapporti secondo cui la Russia ha abbattuto Cosmos-1408 sono stati confermati anche dal comando spaziale statunitense .
Lunedì, la società statale russa Roscosmos, citando i dati del Centro di controllo della missione degli Stati Uniti, ha riferito che la ISS era minacciata da una collisione con detriti spaziali. Per questo motivo, l’equipaggio della stazione ha dovuto rifugiarsi nella Soyuz e nella Crew Dragon nel caso in cui dovessero evacuare urgentemente.
Roskosmos ha poi chiarito che la minaccia di una collisione era passata. “Al momento, l’equipaggio della Stazione Spaziale Internazionale sta eseguendo regolarmente il lavoro secondo il programma di volo”, si legge nel rapporto. “L’orbita dell’oggetto, a causa della quale l’equipaggio è stato costretto a trasferirsi sulla navicella secondo le normali procedure , si è allontanato dall’orbita della ISS, la stazione è in zona verde”.
La ISS è in orbita a un’altitudine di circa 420 chilometri dalla Terra.
FONTE: https://www.bbc.com/russian/59299436
Rubli e Hryvnia in rialzo: i soldati usa tornano a casa, finite le esercitazioni
Febbraio 15, 2022 posted by Giuseppina Perlasca
Finiscono le esercitazioni in Bielorussia, e le truppe russe, invece di attaccare l’Ucraina, se ne tornano a casa. Il personale militare russo tornerà nei luoghi di schieramento permanente dopo la fine delle esercitazioni Allied Resolve-2022, ha affermato il portavoce del ministero della Difesa Igor Konashenkov.
Adesso ci vuole una exit strategy, ma non tanto per ucraini e russi, ma per americani e inglesi. Oggi e domani dovrebbero essere i giorni dell’invasione, se non ha luogo, che potranno dire i governi anglofoni? L’Idea che pare trapelare è che l’invasione non avrebbe luogo solo per l’intimidazione delle sanzioni occidentali. Se son convinti loro…
FONTE: https://scenarieconomici.it/rubli-e-hryvnia-in-rialzo-i-soldati-usa-tornano-a-casa-finite-le-esercitazioni/
POLITICA
IN CHE MANI SIAMO.
Francesco Berardino – 15 02 2022
Il ministro Speranza , la sua esperienza: un anno da assessore all’urbanistica al comune di Potenza.Nient’altro.
Il sottosegretario Costa,la sua esperienza: sindaco di Beverino,un paesino di 2000 anime, al ministero a sua insaputa.
Risultato, 150.000 morti, percentuale tra le più alte al mondo. L’Istituto Superioredi Sanità comunica che, di questi 150.000 morti, il 58% è morto in terapia intensiva, il 22% in corsia e il 20% a casa. Quindi 30.000 persone sono morte a casa senza alcuna terapia perchè il signor Ministro Speranza aveva raccomandato ai medici di famiglia solo Tachipirina e vigile attesa(della morte).In sostanza, 30.000 omicidi. Ma non sono solo i morti a casa a gravare sul ministro, gran parte dei morti in ospedale sono dovuti al fatto che vi sono arrivati troppo tardi, senza aver fatto terapie domiciliari, in fin di vita. E questo ministro non ha nemmeno la decenza di dimettersi! E sapete che aveva fatto questo galantuomo? Dopo appena tre mesi dall’inizio della pandemia, aveva scritto un libro da tramandare ai posteri su come lui aveva sconfitto l’epidemia. E’ stato consigliato male dagli esperti? E lui non lo sapeva che gli “esperti” avevano fatto carriera per meriti politici ! E le “esperte” con altri meriti.
FONTE: https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=2078882645619996&id=100004948412919
Resistere alla barbarie
Gaia secondo Isabelle Stengers
Questo libro, tradotto da Nicola Manghi e pubblicato dalla casa editrice Rosenberg&Sellier, Nel tempo delle Catastrofi. Resistere alla barbarie a venire, è ricchissimo di spunti e attraversa in circa centosettanta pagine alcune delle principali problematiche poste dall’autrice, Isabelle Stengers, nei suoi scritti. Nel tentativo di recensire questo testo ho cercato di connetterne alcuni passaggi con altri testi di Stengers, così da aprire ad altri rimandi e indicare possibili strade da percorrere.
Vorrei cominciare allora da una problematica, quella della Natura, affrontata e sviluppata continuamente dall’autrice, anche e soprattutto in rapporto con la scienza. Nel 1979 Ilya Prigogine e Isabelle Stengers scrivono La nuova alleanza. Metamorfosi della scienza, riprendendo, tra gli altri, Nietzsche contro l’approccio scientifico che aveva tentato di ridurre la natura all’impotenza: una scienza che si era accorta della potenza della natura «creatrice e distruttrice» e che aveva provato a «soffocarne i ruggiti»; una scienza che prova a far tacere le forze sotto il «segno dell’equivalenza» ma che deve fare i conti con le «differenze» che, come effetto, producono altre «differenze». E proprio da qua ripartono gli autori, scrivendo che:
Questa convinzione che la natura non sia un sistema ordinato, ma l’eterno dispiegarsi di una potenza produttrice di effetti antagonisti, contrapposti in una lotta per la supremazia e il dominio, ha certamente radici e risonanze filosofiche; tuttavia nulla ci vieta d’udirvi anche il rumore delle macchine; non degli apparecchi da laboratorio, ma delle macchine industriali che, in meno di un secolo, avevano prodotto effetti incommensurabili con quelli delle macchine semplici, le ispiratrici della scienza classica, mosse soltanto dall’acqua, dal vento e dal lavoro animale od umano1.
Rispetto all’equilibrio in natura, qualche pagina più avanti, mettono in rapporto una cellula vivente e una città: nessuna delle due, secondo gli autori, può evolversi fino a un «equilibrio tra i flussi che entrano e che escono». Facendo riecheggiare Gilbert Simondon fra le righe, scrivono che anche se possiamo isolarli/e, un cristallo, una città o una cellula non possono essere separati/e dal loro ambiente: altrimenti morirebbero rapidamente. Una cellula e una città sono «parte integrante del mondo che le nutre, costituiscono una sorta di incarnazione, locale e particolare, di quei flussi che esse trasformano senza posa»2, dipendono «per il loro sostentamento dal loro ambiente» e questo ambiente è «variabile». Anche se gli autori non lo citano, mi viene in mente Gabriel Tarde, per il modo in cui prova a definire/raccontare che cos’è la società e che rapporto esiste tra monadologia e sociologia3.
L’idea di Tarde è che non siano le società ad essere degli organismi, ma gli organismi ad essere diventati delle società di tipo particolare. Tarde, infatti, propone un mondo in squilibrio, un mondo che diviene, nel quale la differenza è l’aspetto sostanziale delle cose, ciò che hanno di più caratteristico e di più comune, che ha delle tendenze e che desidera. Il mondo è mosso dalle credenze e dai desideri e anche quelle masse che sembrano prive di organizzazione sono in realtà composte/assemblate da numerosissimi e piccolissimi corpi: monadi aperte che non restano separate tra loro, ma che si compenetrano a vicenda. C’è sempre un incastro di possibili che agisce su tutte le combinazioni possibili delle possibilità totali del mondo, in un gioco di ridefinizione continua. Quello che però accade è che non tutti i possibili sono possibili contemporaneamente: ci sono diverse gradazioni di possibili di cui si può disporre in un certo spazio/tempo. La «vita» – scrive – «non è che un modo d’azione più ristretto dei fatti futuri, un concatenamento particolarmente vigoroso d’influenze»4. Stengers scriverà che «l’esistenza degli altri non ci complica la vita, ma ci costringe a riconoscerne la complicazione»5.
Tornando all’esempio della cellula, un’altra cosa che Stengers e Prigogine sottolineano è che il suo ambiente non possiede quel determinismo che pensiamo, perché è abitata e costituta da una «popolazione di molecole», le quali possiedono dei «gradi di libertà» decisamente più alti di quelli che possiamo notare noi dalla loro interazione. Più avanti gli autori riprendono nuovamente Nietzsche, il quale ritiene ridicolo parlare di «leggi chimiche», «come se i corpi fisici fossero soggetti a leggi assimilabili a leggi morali. In chimica, egli protestava, non ci sono costrizioni, e ogni corpo fa quello che gli pare e piace»6. C’è di più: il sistema città/cellula-ambiente-popolazioni si rapporta con flussi fluttuanti che lo mantengono lontano dall’equilibrio e queste fluttuazioni, che siano interne o esterne, «possono dare luogo a nuove strutture». Tra l’altro può anche accadere, a qualunque livello, che delle innovazioni si impongano senza che ci sia una «nicchia» precedente: appaiono e modificano/trasformano l’ambiente in cui sono apparse. Questi flussi fluttuanti inoltre rompono con l’«universo statico della dinamica» e creano un «mondo aperto», che genera novità, una novità che può rivelarsi non solo creazione, vita, ma anche distruzione, morte.
Da queste prime righe emergono già tanti nodi problematici: una natura creatrice e distruttrice che non può essere sottomessa e di cui tutto ne fa pienamente parte; problemi relazionali a qualunque livello (le cellule come le città sono abitate e costituite da «popolazioni» e sono parte a loro volta di altri «assemblaggi» e sempre inserite in degli «ambienti»); differenze che producono altre differenze; ci si chiede se si può sottomettere la natura a delle «leggi morali»; c’è la questione della conservazione (i sistemi ecologici, le organizzazioni – anche quelle umane – che rapporto hanno con la conservazione? Ha senso parlare di conservazione se sono inseriti in una sorta di «caos permanente»?); come si sta assieme?; verso quali strutture tendere?; tutte le trasformazioni dell’ambiente si equivalgono? Comincia a delinearsi la posta in gioco politica di tutto questo.
È probabile che nei sistemi molto complessi, in cui le specie o gli individui interagiscono in modo molto diversificato, la diffusione, cioè la comunicazione tra ogni punto del sistema, sia altrettanto rapida. In questo caso la soglia di nucleazione delle fluttuazioni pericolose, essendo molto elevata, garantisce una certa stabilità. In questo senso, la complessità massima che può raggiungere l’organizzazione di un sistema senza divenire instabile, sarebbe determinata dalla velocità di comunicazione.
Citiamo alcuni esempi […] che sembrano indicarci che il concetto di nucleazione possa diventare significativo anche nello studio dei fenomeni sociali. È diffusa l’idea che gruppi ristretti, esclusi, se non addirittura perseguitati dal resto della società siano stati promotori di innovazioni che hanno sconvolto le rispettive società. I gruppi minoritari che occupano una posizione marginale rispetto ai circuiti dominanti, sembrano avere avuto spesso una notevole potenza innovatrice nella storia. D’altra parte alcuni pessimisti sottolineano che la rapidità della circolazione delle informazioni che caratterizza la nostra epoca, la possibilità di diffondere immediatamente ogni notizia in tutto il mondo, contribuisce a mantenere molti eventi intellettuali in un’insignificanza aneddotica, ad assoggettare tutte le idee alle leggi dello spettacolo e della moda.
È naturale porci oggi il seguente problema: cosa diventerebbe il «sistema democratico» in una società in cui i mezzi di comunicazione permettessero una consultazione permanente di ogni individuo da un organismo rappresentativo centrale. Non si tratterebbe in effetti della realizzazione di un ordine estremamente stabile e conservatore?7
Faccio un’altra digressione. Nel 2019 Gianluca De Fazio, Paulo F. Lévano e Irene Sorrentino hanno curato e pubblicato un Prontuario di ecosofia8. In questo testo c’è un passaggio che risuona con il tipo di natura che sembra delinearsi, cioè l’idea di una natura ininterrottamente attraversata da conflitti che, in qualche modo, sono sempre tattici e mai definitivi. Questo vuol dire che non può esserci una sorta di «pace perpetua», perché significherebbe proprio far tacere le forze che attraversano la natura sotto il «segno dell’equivalenza». Piuttosto la pace viene intesa come una «situazione metastabile di conflitto a ‘bassa intensità’». E questi conflitti sono tutti in relazione/conflitto fra loro. Queste considerazioni li portano a scrivere che «occorre tenere presente che le relazioni interne a questo sistema relazionale, che è il conflitto, non possono essere ecologicamente scisse dalle situazioni in cui si esplicano […] La guerra non appartiene a uno stato di Natura esterno al contratto umano, così come la pace perpetua non è la risultante del semplice accordo tra gli uomini»9.
Si tratta di un tema che Nicola Manghi, nella sua prefazione a Nel tempo delle Catastrofi, attraversa e affronta: «se la pace» – scrive – «non permette di essere pensata in sé, però, e richiede invece che si tenti di mantenerne aperta la possibilità, apprendendo a presentarsi, allora pace non è nemmeno la parola giusta. La forma di un convivere non belligerante, la premessa di un futuro che, anche conflittuale, possa nondimeno scampare alla «barbarie», assume piuttosto il profilo di un’«ecologia»10. Se l’ecologia è la posta in gioco bisogna necessariamente «individuarne le popolazioni metastabili». L’ecologia riguarda così i modi in cui ci si relaziona nell’ambiente e la qualità di queste relazioni. Non è assolutamente detto poi che una situazione ecologica sia sempre «positiva». Come scrive Stengers, «non tutte le situazioni ecologiche si equivalgono»11. Ed è questa considerazione a non rendere la sfida ecologica vuota.
A questo enunciato corrisponde un problema di creazione, e non di riconoscimento di un fondamento che garantisca la differenza fra verità e illusione. Il fatto che nulla sia «naturale» nella natura, o «naturalmente rispettabile» nella società, che tutto, dalle situazioni ecologiche ai regimi socio-politici e ai valori morali, sia, in questo senso «artefatto», implica di creare veramente un artefatto nuovo. […] Questa posta in gioco e questo problema rispondono, ripeto, a una creazione di valore, e non possono essere ricondotti al solo riconoscimento di un valore, e tanto meno invocando la Pace o il Bene12.
Per Stengers bisogna fare un’ecologia delle pratiche, stando attenti alla pratica degli ecologisti, che dovrebbe riguardare una sempre nuova produzione di valori, modi di valutazione e modalità di significazione, senza che questi vengano considerati come una «verità intellegibile».
Tutti questi passaggi sono fondamentali per capire perché Stengers nutre dei dubbi nei confronti di concetti come Antropocene o Capitalocene, concetti che pongono, seppur in modo diverso, l’uomo (europeo, bianco, occidentale, cis) come l’unico attore rilevante per la questione ecologica, e verso la «triste decrescita», a cui contrappone la gioia, ovvero «ciò che gli obiettori di crescita cominciano già a inventare quando scoprono insieme le dimensioni della vita che sono state anestetizzate, massacrate, disonorate in nome di un progresso ridotto oggi all’imperativo della crescita»13.
Nell’intervista fatta da Manghi, pubblicata alla fine dell’edizione italiana de Nel tempo delle Catastrofi, Stengers sostiene che «l’«intrusione di Gaia» è venuta in un modo antropologicamente consapevole e in fondo già anti-antropocene». Uno dei problemi maggiori è che l’antropocene si qualifica come forza geologica, come se potessimo rifare quel che abbiamo disfatto. Inoltre, ha trasformato «ciò che sta accadendo in una specie di svolta accademica» che «assumeva una prospettiva di progresso» e «l’impressione che si stesse diventando più intelligenti di quelli che non sapevano che siamo nell’antropocene»14. Stengers riprende poi Donna Haraway, la quale sostiene che «se c’è una cosa che sembra certa sull’antropocene è che non sarà mai un’epoca geologica. Sarà piuttosto una transizione, e bisognerà cercare di fare in modo che questa transizione sia il più breve possibile. Ma è una transizione, non è un’era e non è un’epoca»15.
Ma cos’è Gaia? Come Stengers spiega bene nel saggio in questione, il termine «Gaia», introdotto da James Lovelock e Lynn Margulis negli anni Settanta, fu il tentativo di dare un nome a tutte quelle relazioni che connettono «tutto ciò che le discipline scientifiche hanno l’abitudine di trattare separatamente: i viventi, gli oceani, l’atmosfera, il clima, i suoli più o meno fertili»16. Questo comportava due cose: sostenere che quello che riteniamo qualcosa di «dato» è in realtà il frutto di una «storia di coevoluzione, i cui primi artigiani, nonché i veri, perpetui attori, furono innumerevoli popoli di micro-organismi»; riconoscere Gaia non solo come «pianeta vivente» ma anche come un «essere» (non più la somma dei processi che la attraversano ma anche come essere a sé, dotato di «un regime proprio di attività e sensibilità», come un «organismo vivente in buona salute»). Il problema, secondo Stengers, è che Gaia veniva così pensata come una madre buona da difendere. Bisognerebbe piuttosto pensare a una Gaia offesa, che fa intrusione senza però chiederci nulla. Lovelock, parlando di una Gaia vendicativa, fa un errore, perché le attribuisce «non soltanto una memoria, ma anche un’interpretazione di ciò che sta avvenendo in termini di intenzionalità e responsabilità»17, mobilitando «un tipo di psicologia» non pertinente.
Questo ha per Stengers dei risvolti pratici e di lotta molto chiari: «parlare di una lotta contro il riscaldamento globale è inappropriato; se di lotta si tratta, è una lotta contro ciò che ha provocato Gaia, non contro la sua risposta»18. C’è poi un’altra grande differenza tra Gaia, per come la intende Stengers, e un organismo vivente in buona salute: Gaia non rischia l’estinzione, non è minacciata dal velocissimo stravolgimento degli ambienti. Anche se molte specie si estingueranno, ci saranno innumerevoli microorganismi che continueranno a vivere. Sostiene qualcosa di molto simile Donna Haraway in «chthulucene», quando scrive che «a differenza del dramma che domina il discorso dell’Antropocene e del Capitalocene […] gli esseri umani non sono gli unici attori rilevanti; gli altri esseri non sono mere comparse che si limitano a reagire […]: gli esseri umani sono della Terra, e i poteri biotici e abiotici di questa Terra sono la trama principale del racconto»19.
Mi sia consentita un’altra citazione dal saggio di Stengers:
Ed è proprio perché non è minacciata che Gaia rende improvvisamente obsoleta ogni variante epica della storia umana – proprio nel momento in cui l’Uomo, dritto sulle sue due zampe e impegnato a decifrare le «leggi della natura», si scopriva padrone del proprio destino, libero da qualsivoglia trascendenza. Gaia è il nome di una forma inedita, o forse dimenticata, di trascendenza: una trascendenza sprovvista di quelle speciali qualità che permettevano dì invocarla come arbitro, garante o risorsa; un concatenamento di forze suscettibile, e tuttavia indifferente tanto alle nostre ragioni quanto ai nostri progetti.
L’intrusione di questo genere di trascendenza che chiamo Gaia fa esistere all’interno delle nostre vite un’incognita enorme, che è qui per restare. È forse la cosa più difficile da concepire: non esiste un futuro prevedibile in cui essa ci restituirà la libertà di ignorarla; non si tratta di un «brutto momento da lasciarsi alle spalle» a cui seguirà il rassicurante lieto fine di un «problema risolto». Non saremo autorizzati a dimenticarla. Dovremo, d’ora in poi, rispondere di ciò che facciamo di fronte a un essere implacabile, sordo alle nostre giustificazioni. Un essere che non ha portavoce, o, piuttosto, i cui portavoce si trovano esposti a un divenire mostruoso20.
L’«intrusione di Gaia» riguarda allora tutti gli abitanti del pianeta, tutte le specie viventi, ed è radicalmente «anti-antropocene» e chiede di «rimettere in gioco» la politica in un modo attivista. Proprio per questo Stengers, in svariati capitoli di questo saggio, non si limita a riprendere Marx, contro chi dice che è superato o chi pensa sia inutile lottare contro il capitalismo, e Guattari, che ha provato a connettere la tradizione ecologista con quella marxista, non pensando più alla natura come a qualcosa da rispettare e difendere, ma come a qualcosa con cui comporre. Stengers scrive anche dei passaggi molto interessanti sul valore e sulla produzione di ricchezza (associando alla figura dello Sfruttatore, «sanguisuga che parassita la forza viva del lavoro umano», quella dell’Imprenditore, «colui per il quale tutto è occasione per un nuovo profitto, ivi compreso ciò che mette a repentaglio l’avvenire comune»)21. L’autrice del saggio si interroga anche sulla struttura del capitalismo, sostenendo che se Gaia è una trascendenza materialista, il capitalismo è piuttosto una trascendenza «spirituale» di «tipo malefico»22.
Si presenta inevitabilmente anche un altro problema, quello del soggetto. Chi è che deve praticare questo attivismo? Chi è che deve «rimettere in gioco» la politica? Stengers parla di un «noi» che si interroga, «che sa che la situazione è critica, ma non sa a quale protagonista rivolgersi»23 e parte dal presupposto che «ciò che oggi giudichiamo normale, sinonimo di progresso, si è inventato attraverso movimenti di lotta, inventando per il collettivo cittadino delle nuove identità, trasformando i modi di appartenenza, le esigenze, i diritti, gli obblighi che ne derivano». Lo sottolinea poi: non si tratta di una «dinamica d’invenzione» neutrale. Siamo tutti «sottomessi alla stessa condizione, quella d’inventare insieme quello che sarà il collettivo» ed è questo a definire «la nostra ecologia in un modo politico»24.
Una strada, balbettata, viene indicata però da Stengers. Mi permetto allora di riportare, in chiusura, un’ultima e lunga citazione:
Quello che sappiamo sin da ora è che le storie che potrebbero aiutarci a creare una risposta all’intrusione di Gaia non passano per la presa del Palazzo d’Inverno o della Bastiglia. Non si tratta di un rifiuto di tipo morale, come quello di chi s’impedirebbe di prendere il potere pur di mantenere le mani pulite. La questione è tecnica: l’idea di «prendere il potere» suppone che vi sia un governo che ne abbia, di potere, e che sia nella posizione di tradire il ruolo a cui il capitalismo lo costringe. Domandarsi come acquisire margini di potere costituisce senza dubbio un quesito più interessante, ma ecco allora che la risposta passa attraverso la dinamica di una serie d’impegni capaci di produrre possibili, una dinamica che infranga il sentimento collettivo d’impotenza senza farlo scivolare nel terribile: «Insieme tutto diventa possibile!»
Il compito d’infrangere il sentimento d’impotenza non ha, in effetti, nulla a che vedere con quello che è a tutti gli effetti il correlato speculare dell’impotenza, ovvero il sentimento di onnipotenza, il culto di poteri nascosti che non chiederebbero altro che di essere liberati, il sogno astratto di quel giorno in cui, finalmente, «il popolo scenderà per le strade». Nella misura in cui non si tratta esclusivamente di riappropriarsi delle ricchezze prodotte dal lavoro, il popolo per le strade dovrebbe aver fatto esperienza concreta di ciò che tanto la riattivazione di connessioni con ciò da cui siamo stati separati quanto la riappropriazione della capacità di fabbricare le proprie domande richiede, e non di quali siano le risposte appropriate alle domande sempre a trabocchetto che ci vengono imposte. Non si fabbrica mai in generale, e non si è mai capaci in generale.
Tuttavia, il popolo per le strade è un’immagine alla quale non voglio rinunciare. […] Ai grandi viali che conducono ai luoghi del potere si potrebbe sostituire un labirinto di viuzze interconnesse, molteplicità radunate attorno a ciò che forza a pensare e immaginare insieme, attorno a cause «comuni» di cui nessuna ha il potere di determinare le altre, benché ciascuna richieda che le altre ricevano questo potere di far pensare e immaginare le persone che radunano. Una causa, infatti, se si trova isolata, rischia sempre di essere smembrata nei vari differenti interessi che le preesistevano. Ed essa rischia anche di suscitare una chiusura del collettivo, che sarebbe così portato a definire l’ambiente nei termini delle proprie esigenze e non come qualcosa con cui si tratterebbe di creare dei legami […]. In breve, una causa che riceva il potere di radunare non deve domandare di essere definita come buona, innocente o legittima, ma dev’essere trattata con la lucidità che ogni creazione richiede25.
[Il grido «Un altro mondo è possibile!»] non ha per nulla, veramente per nulla, perduto di attualità. Ciò contro cui si è levato, ovvero il capitalismo (quello di Marx, chiaramente, non quello degli economisti americani), infatti, è già intento ad attivarsi per escogitare le proprie risposte alla domanda che l’intrusione di Gaia ci impone, risposte che ci conducono dritti alla barbarie. […] Che non mi si domandi quale «altro mondo», capace di comporre con Gaia, sia possibile. La risposta non ci appartiene: essa appartiene, piuttosto, a un processo di creazione di cui sarebbe insensato e pericoloso sottostimare la terribile difficoltà, ma che sarebbe allo stesso tempo suicida reputare impossibile. Non ci sarà risposta se non avremo imparato a tenere insieme lotta e impegno all’interno di questo processo di creazione, per quanto esitante e balbettante esso possa essere26.
NOTE
↩1 | I. Stengers e I. Prigogine, La nuova alleanza. Metamorfosi della scienza, Einaudi, 1999, p. 119. |
---|---|
↩2 | Ivi, p. 134. |
↩3 | Dei riferimenti molto interessanti si trovano nelle prefazioni di Filippo Domenicali a Monadologia e sociologia, ombre corte, 2013 e a L’azione dei fatti futuri. I possibili, Orthotes, 2013 |
↩4 | G. Tarde, L’azione dei fatti futuri. I possibili, p. 49. |
↩5 | I. Stengers, Cosmopolitiche, Sossella, 2005, p. 658. |
↩6 | La nuova alleanza, cit., p. 141. |
↩7 | Ivi, p. 175. |
↩8 | G. De Fazio, P. F. Lévano e I. Sorrentino, Prontuario di ecosofia. Bibliografie metastabili, Ventura, 2019. |
↩9 | Ivi, p. 51. |
↩10 | I. Stengers, Nel tempo delle Catastrofi, Rosenberg&Sellier, 2021, p. 26. |
↩11 | Cosmopolitiche, cit., p. 70. |
↩12 | Ivi, pp. 70-71. |
↩13 | Nel tempo delle Catastrofi, cit., p. 152. |
↩14 | Ivi, p. 160 |
↩15 | Ivi, p. 161 |
↩16 | Ivi, p. 67 |
↩17 | Ivi, p. 68 |
↩18 | Ibidem |
↩19 | D. Haraway, Chthulucene. Sopravvivere su un pianeta infetto, Nero, 2019, p. 85. |
↩20 | I. Stengers, Nel tempo delle Catastrofi, cit., p. 69. |
↩21 | Ivi, p. 84. |
↩22 | Per approfondimenti, cfr. Stengers e Pignarre, Stregoneria capitalista. Pratiche di uscita dal sortilegio, Ipoc, 2016. |
↩23 | Nel tempo delle Catastrofi, cit., p. 58. |
↩24 | Cosmopolitiche, cit., p. 654. |
↩25 | Nel tempo delle Catastrofi, cit., pp. 106-107. |
↩26 | Ivi, pp. 71-72. |
FONTE: https://operavivamagazine.org/resistere-alla-barbarie/
Gli ultimi retroscena con Luca La Bella
Trasmesso in anteprima il giorno 11 febbraio 2022
#facciamofintache #lucalabella #attualità
Torna a trovarci l’amico Luca La Bella insieme al nostro Adrian Fiorelli.
Qualche scoop sui fatti più salienti dell’attualità, uno sguardo sulla politica internazionale e qualche consiglio per affrontare il futuro da parte di tutti e tre i relatori presenti. Ideo qui:
VIDEO QUI: https://youtu.be/VUvp_TATkVs
Luca La Bella – 14 02 2022
Pochi sanno che David Sassoli, che aveva un problema di leucemia, è stato un trapiantato: e aver subito un trapianto rientra tra le controindicazioni per qualsiasi vaccino. Era un uomo di Draghi, che l’aveva spinto nella posizione che occupava nelle istituzioni europee. Sassoli aveva ricevuto il siero C-19 ed era stato male. Al che, è stato contattato da Domenico Biscardi: i due si sono parlati, tra loro c’è stato uno scambio di informazioni importante. Dopodiché, Sassoli ha depositato 9 denunce, che erano delle bombe. Le ha depositate non solo all’Ema, non solo all’Aifa, ma anche più su. Quello che posso dire, ben consapevole dei rischi che corro, è che – dopo queste denunce – Sassoli è stato “spento”, diciamo così. Esattamente come sembra sia accaduto all’amico Domenico Biscardi, che avevo intervistato pochi giorni prima del decesso. Credo che la sua morte sia strettamente collegata a quella di Sassoli, nonostante le problematiche di Biscardi (lo stress) e quelle di Sassoli (la leucemia).
Questo – tra i due – è un collegamento importante, di cui nessuno ha mai parlato: lo sto dicendo qui, per la prima volta. Come sono venuto a conoscenza di tutto questo? Be’, ad Aviano (dove Sassoli era ricoverato, ndr) ci sono tante persone: brave persone, coscienziose; ci sono tanti medici, che parlano tra di loro; e non soltanto medici. Ora, come sappiamo, è morto anche Luc Montagnier. Non appena ho appreso la notizia, ho chiamato immediatamente Ornella Mariani, per trent’anni sua collaboratrice in tanti progetti comuni. Ornella è anche molto amica della compagna di Montagnier e del suo entourage: le persone più strette non sanno spiegarsi l’accaduto. Che dire? C’è chi invoca un secondo Processo di Norimberga. Bene: posso dirvi che la prospettiva è molto più concreta di quanto si immagini. Con la persona che sta portando avanti questa causa internazionale, l’avvocato Reiner Fuellmich, il mio gruppo sta lavorando da anni.
L’avvocato Fuellmich, che incontrerò nei prossimi giorni, è una persona molto più introdotta di quanto possiate immaginare: un uomo di grande coraggio, veramente molto preparato, con agganci importantissimi. Quindi, ripeto: il discorso Norimberga-2 è estremamente realistico. Il cambiamento è dietro l’angolo: quando parliamo di Quantum Financial System, di Global Currency Reset e del nuovo sistema economico in arrivo, è importante che la gente capisca che c’è un apparato di professionisti, ad altissimo livello, che si sta muovendo – da anni – verso quella direzione. Poi è spuntata l’Operazione Corona: il “colpo di Stato globale” ha cercato di rallentare qualcosa che, in realtà, nessuno può fermare. Ormai i giochi sono fatti: e quando nomino certe persone, non le nomino a caso. Quello di cui parlo, da due anni, su “Database Italia”, non sono fantasie. E’ ovvio che non si può divulgare tutto, non posso mostrare certi documenti che riceviamo: è un’operazione finanziaria, di intelligence e militare.
Se non si è addentro, non si può comprendere quello che sta davvero succedendo: non si può capire perché la testa della piovra è stata recisa, anche se ancora muove i suoi tentacoli. In televisione i virologi parlano di “richiami” fino al 2030? Lasciate perdere tutte queste buffonate: ripeto, i giochi ormai sono stati fatti. Certo: essendo un cambio epocale, non può avvenire in due giorni. E’ una rivoluzione, che deve armonizzare tutto il mondo: non la puoi fare in due giorni, e neanche in dieci anni. Il quadro è molto complesso, in continua evoluzione, con accelerazioni molto importanti: qualcosa è visibile, qualcosa no. Abbiamo assistito al tentativo in corso, da parte di chi si sta opponendo a questo colpo di Stato globale, cercando di svegliare sempre più persone, anche se il risveglio purtroppo è lento. Molti eroi – medici, scienziati schieratisi al nostro fianco, anche i più in vista – spariscono, in un modo o nell’altro. Qualcosa si sa, ma alcune cose non si possono dire, perché il regime è ancora attivo.
La testa del serpente, ripeto, è comunque stata recisa: il corpo si muove ancora, per inerzia. In ogni caso, insisto: dietro le quinte, i giochi sono già fatti, positivamente parlando. Sono appena stato fuori Italia: a certi livelli ormai è tutto chiaro, la trasformazione è già in atto. E si sta accelerando, nonostante qualcuno cerchi ancora di rallentare. Certi meccanismi non si possono frenare: il cambiamento in arrivo è epocale, ed stato già accettato a tutti i livelli (e chi vi si è contrapposto non ha più il potere di aprir bocca). Ci troviamo davvero sulla soglia del più grande cambiamento, credo, dell’intera storia dell’umanità. E non dovremo aspettare tanto tempo, per vederlo: ci sarà un’accelerazione sempre più evidente, in positivo. Anche la narrativa cambierà: nei prossimi mesi vedremo un allentamento di queste norme insulse. Ci stiamo dirigendo verso una primavera intesa anche come un “risorgimento” dell’umanità. Ovvero: verso la creazione di una nuova umanità, perché il solco che si è creato nella società è una ferita che non credo possa essere ricucita.
Le persone che sono rimaste illese, da questo bombardamento, hanno sempre di più la necessità di interagire con persone che vibrano alla loro stessa frequenza; altri invece continueranno a indossare la mascherina all’aperto, benché non sia più un obbligo. Quindi pensiamo alla nostra parte di società, che ha bisogno di socializzare e riappropriarsi della gioia di vivere, di condividere, e anche di impostare tanti nuovi progetti, che ora potremo portare avanti nel piccolo. Molto presto, però, con il cambio del sistema economico-finanziario, saranno progetti che verranno richiesti e finanziati. Il tessuto, comunque, lo dobbiamo creare da adesso. Cosa accadrà, nell’immediato, in Italia? Ci sarà un allentamento graduale: per maggio-giugno saremo usciti quasi del tutto, da questa situazione. Ma attenzione: il discorso Covid, pandemia e Green Pass è solo il 5% di quello che c’è dietro. E il cambiamento forte lo vedremo già in questo 2022.
La vera e propria “disclosure” è un altro discorso. Però, per i cambiamenti epocali – lo dico ancora una volta – i giochi sono fatti. E le cose si vanno definendo, man mano. A livello politico, gli equilibri cambieranno. Stiamo vedendo una marea di dimissioni, ovunque: Australia, Inghilterra, Canada. Ci sarà anche il “twist”, il colpo di scena, negli Stati Uniti. E probabilmente dovrà “venire giù” l’Europa. Tante persone spariranno: qualcuno si dimetterà, qualcuno si ammalerà di Covid, qualcuno verrà meno: è quello a cui assisteremo. La gente stenterà a capire quello che c’è dietro, ma questo è l’anno in cui i giochi si faranno: perché non è verosimile che, da una parte, ci sia un capovolgimento epocale, strutturale, finanziario, e dall’altra parte rimanga in piedi la buffonata dell’info-psico-pandemia, che è stata soltanto un tentativo di rallentare questo processo, che è inarrestabile.
(Luca La Bella, dichiarazioni rilasciare l’11 febbraio 2022 nella trasmissione “Gli ultimi retroscena”, con Gianluca Lamberti e Adrian Fiorelli, sul canale YouTube “Facciamo Finta Che”. Giornalista e blogger, La Bella è l’animatore di “Database Italia”, spesso fonte di notizie esclusive su ciò che si muove dietro le quinte del potere. Sassoli, presidente del Parlamento Europeo, si è spento l’11 gennaio 2022. A poche ore di distanza è stranamente morto anche Biscardi, farmacologo, autore di clamorose denunce sulla presenza di nano-chip che sarebbero contenuti nell’ossido di grafene rilevato nei sieri C-19).
Conduce come sempre Gianluca Lamberti.
Regia Giovane Mesbet.
Link al sito di La Bella: https://www.databaseitalia.it/
FONTE: https://www.youtube.com/watch?v=VUvp_TATkVs
SCIENZE TECNOLOGIE
SpaceX di Elon Musk afferma che una tempesta geomagnetica ha spazzato via 40 dei 49 satelliti Starlink lanciati in orbita la scorsa settimana
- SpaceX di Elon Musk ha dichiarato di aver perso fino a 40 dei 49 satelliti Starlink che ha lanciato giovedì.
- Una tempesta geomagnetica venerdì ha impedito ai satelliti di raggiungere la loro posizione orbitale.
- I satelliti bruceranno nell’atmosfera terrestre ma non produrranno detriti orbitali, ha affermato SpaceX.
FONTE: https://www.businessinsider.com/spacex-lost-starlink-satellites-orbit-geomagnetic-solar-storm-space-launch-2022-2?r=US&IR=T
NUOVA MINACCIA ALLA VITA: L’INTERNET DELLE COSE SOTTOMARINE
Tessa Lena – 12 febbraio 2022
Questa storia riguarda un progetto folle e pericoloso che viene portato avanti dietro le quinte – con un potenziale impatto su tutta la vita sulla Terra. Il mostro si chiama Internet of Underwater Things, e l’obiettivo dell’iniziativa è quello di invadere completamente e sconvolgere gli oceani in nome di, che altro, un lucrativo “sviluppo sostenibile,” più guadagni militari.
In un documento del 2012, l’Internet of Underwater Things è definito come una “rete mondiale di oggetti subacquei intelligenti interconnessi che permette di monitorare vaste aree acquatiche inesplorate”.
Questo progetto è un facile candidato per i Darwin Awards. Include idee ovviamente cattive come l’introduzione di dispositivi subacquei che comunicano a lunga distanza attraverso onde acustiche impattanti – assordando la vita marina – così come l’installazione di nodi e dispositivi sul fondo dell’oceano, il posizionamento di numerosi veicoli e robot subacquei in tutti gli oceani, la creazione di interferenze elettromagnetiche, e molto altro.
Personalmente, sono sbalordita dalla crudeltà e dall’innegabile stupidità di questa impresa. Mi chiedo se il concetto avrebbe ricevuto anche solo un voto in più se gli scienziati (o gli investitori) avessero dovuto prima provarlo su se stessi installando altoparlanti nelle loro case che avrebbero sparato suoni assordanti a ore casuali, accompagnati da droni dotati di telecamera che volavano (rumorosamente) dentro e fuori, mentre gli scienziati cercavano di vivere la loro vita privata.
La mia teoria è che dopo un mese o due di tale vita, gli scienziati avrebbero gridato per chiamare la mamma e si sarebbero lamentati con il cielo dell’ingiustizia. Ma in qualche modo, un assalto alla vita marina su una scala senza precedenti va benissimo – è persino prestigioso! Ahimè, agli scienziati non viene insegnato il rispetto per la vita.
Ricerca precoce nell’UE
Ecco una piccola e precisa introduzione del 2014 dal progetto Sunrise, una prima imitazione dell’UE dedicata all’IoUT:
“Sotto l’acqua, dobbiamo usare lo stesso metodo di comunicazione usato dalle creature marine, cioè i suoni, o comunicazioni acustiche“, dice la Prof Chiara Petrioli, coordinatrice del progetto Sunrise, Università di Roma. (Il sistema di cui parlano nel video si chiama opportunamente “LOON” – “tipo strano”).
Questo articolo del 2018 sul sito International Defense, Security and Technology, parla del progetto SUNRISE in dettaglio:
“L’obiettivo dell’iniziativa europea SUNRISE è quello di fornire gli strumenti mancanti per un monitoraggio ed esplorazione senza precedenti degli ambienti marini, estendendo il concetto di Internet of Things agli ambienti marini. IoUT promette l’esplorazione di petrolio e gas [parlando di sostenibilità], il monitoraggio dei corsi d’acqua e degli ambienti marini, la produzione di energia rinnovabile attraverso le turbine eoliche offshore e l’uso sostenibile delle risorse dell’oceano.
Analogamente all’IoT, si prevede di sviluppare l’Internet militare delle cose (MIOT) che comprende una moltitudine di piattaforme, che vanno dalle navi agli aerei ai veicoli di terra ai sistemi d’arma. L’esercito è anche interessato a costruire l’Internet militare delle cose subacquee (IoUT) per comunicare con veicoli subacquei, navi e sottomarini.
Un sistema di sorveglianza sottomarina non cablato, distribuito e collegato in rete è stato a lungo ricercato e suscita estremo interesse. La Defense Advanced Research Projects Agency [DARPA] ha insistentemente richiesto di identificare i progressi tecnologici che consentiranno sistemi sottomarini completamente integrati e in rete”.
“L’Oceano delle cose” della DARPA
Secondo Forbes DARPA ha “ottenuto un contratto per la prossima fase di sviluppo del suo Ocean of Things (OoT), un progetto per seminare i mari con migliaia di sensori galleggianti, monitorando tutto ciò che passa dagli aerei ai sottomarini“.
Nelle loro stesse parole, “il programma Oceans of Things di DARPA cerca di ottenere il quadro costante della situazione marittima su grandi aree oceaniche distribuendo migliaia di piccoli galleggianti a basso costo che formano una rete distribuita di sensori.
Ogni galleggiante intelligente contiene una serie di sensori disponibili in commercio per raccogliere dati ambientali – come la temperatura della superficie del mare, lo stato del mare e la posizione – così come i dati di attività su navi commerciali, aerei e persino il numero di mammiferi marini che si muovono attraverso l’area. I galleggianti trasmettono periodicamente i dati via satellite a una rete cloud per l’archiviazione e l’analisi in tempo reale”.
Progetto SEANet
Un po’ prima, nel 2018, era stato presentato al pubblico negli Stati Uniti il progetto SEANet, finanziato dalla US National Science foundation, per “sviluppare una piattaforma aperta per la sperimentazione flessibile con sistemi subacquei in rete “.
6G
L’Internet delle cose subacquee è dotato di specifiche tecniche avanzate. Nel 2020, un documento intitolato “Underwater Internet of Things in Smart Ocean: System Architecture and Open Issues” ha descritto lo sviluppo di “oceani intelligenti” come un progetto che richiede “i più recenti sviluppi nei veicoli subacquei autonomi, sensori intelligenti, tecnologie di comunicazione subacquea e protocolli di routing subacqueo.”
Nel 2021, un altro documento, dal titolo elaborato, “Federated Meta Learning Enhanced Acoustic Radio Cooperative Framework for Ocean of Things Underwater Acoustic Communications”, affermava quanto segue:
“La comunicazione wireless di sesta generazione (6G) sarà un’architettura integrata di ‘spazio, aria, terra e mare’. Una delle parti più difficili di questa architettura è l’acquisizione di informazioni subacquee che devono essere trasmess attraverso l’interfaccia tra acqua e aria.
In questo scenario, l’oceano delle cose (OoT) giocherà un ruolo importante, perché può servire come un hub che collega Internet delle cose (IoT) e Internet delle cose subacquee (IoUT). Il dispositivo OoT non solo può raccogliere dati attraverso metodi subacquei, ma può anche utilizzare le frequenze radio via etere.
Per le comunicazioni subacquee, le comunicazioni acustiche subacquee (UWA COMMs) sono il modo più efficace per i dispositivi OoT di scambiare informazioni, ma è sempre afflitto da problemi di spostamento doppler ed errori di sincronizzazione”.
Dati gli effetti noti delle radiazioni wireless, questo è devastante.
Un terribile avvertimento dall’autore di “Arcobaleno invisibile”.
Arthur Firstenberg, il pioneristico autore di “Arcobaleno invisibile“, ha pubblicato un’allarmante e imperdibile panoramica sull’Internet delle cose sommerse.
Egli ritiene che “il singolo e più pressante assalto, che sta distruggendo il pianeta più velocemente, è la tecnologia senza fili. È la più distruttiva in sé, e accelera e coordina tutti gli altri assalti“. Quali sono i tipi di dispositivi necessari per l’Internet of Underwater Things?
sensori e antenne (“nodi”) sul fondo dell’oceano | nodi a diverse profondità |
nodi in superficie
|
antenne relè a diverse profondità per trasmettere dati verticalmente dal fondo dell’oceano alla superficie dell’oceano, e orizzontalmente tra i nodi |
veicoli subacquei autonomi (AUV) | veicoli autonomi di superficie (ASV) |
robot subacquei | boe di superficie senza fili |
barche e navi intelligenti | sottomarini intelligenti |
rive intelligenti |
Secondo Arthur Firstenberg, “alcuni dei modem acustici subacquei che vengono commercializzati sono in grado di produrre suoni fino a 202 decibel. Questo equivale a 139 decibel in aria. È come il rumore di un motore di un jet ad una distanza di 100 piedi (30 m.), ed è al di sopra della soglia del dolore negli esseri umani.
Questi modem emettono un suono modulato a frequenze che vanno da 7 a 170 kHz, comprendendo quasi l’intera gamma dell’udito dei delfini, che usano il suono per cacciare e spostarsi“. Egli cita anche un documento sull’impatto dell’inquinamento acustico sulla vita oceanica:
“La maggior parte dei pesci e degli invertebrati usa il suono per le funzioni vitali… Gli impatti del rumore sullo sviluppo includono malformazioni del corpo, maggiore mortalità delle uova o degli immaturi, ritardi nello sviluppo, ritardi nella metamorfosi e nell’insediamento, e tassi di crescita più lenti. Lo zooplancton ha subito un’alta mortalità in presenza di rumore.
Gli impatti anatomici del rumore comportano massicce lesioni interne, danni cellulari a statocisti (organi dell’equilibrio tipici degli invertebrati acquatici, N.d.T.) e neuroni, che causano disorientamento e persino la morte, e perdita dell’udito.
Gli impatti dello stress da rumore non sono rari, tra cui livelli più elevati di ormoni dello stress, maggiore tasso metabolico, assorbimento di ossigeno, output cardiaco, parassiti, irritazione, angoscia e tasso di mortalità, a volte a causa di malattie e cannibalismo; e peggiori condizioni del corpo, minore crescita, peso, consumo di cibo, risposta immunitaria e tassi di riproduzione. Anche l’integrità del DNA era compromessa, così come la fisiologia generale”.
Dov’è la PETA in tutto ciò?
Il ruolo del Forum Economico Mondiale
Ora, vediamo. Data la natura ambiziosa dell’iniziativa distruttiva, il Forum economico mondiale è in agguato sullo sfondo? Certo che lo è! Vi presento il C4IR (“Center for the Fourth Industrial Revolution”) Ocean.
Secondo loro, sono “il primo e unico centro affiliato al C4IR con un mandato globale sull’oceano [ci risiamo con i mandati], un’iniziativa congiunta di Aker Group e del World Economic Forum … Queste sfide su larga scala e sfaccettate richiedono che tutti gli aventi causa nell’oceano lavorino insieme“. E qual è la loro “piattaforma”?
“L’Ocean Data Platform è lo strumento centrale negli sforzi di C4IR Ocean per sbloccare il potere dei dati oceanici. È progettata come un ecosistema digitale globale, open-source e integrato di dati, costruito per pilotare e sostenere nuovi strumenti guidati dai dati per consentire la salute e la produttività dell’oceano.”
Produttività! Produttività! Vedono il bellissimo oceano, la culla della vita, come un trasportatore inanimato da cui estrarre profitti! Ma è ovvio.
A lato, ecco un dettaglio sul gruppo Aker, da Reuters. “La norvegese Aker ASA creerà più valore dall’informatica e dalle attività energetiche a basse emissioni di carbonio nel prossimo decennio che dalle sue tradizionali operazioni di petrolio e gas, ha detto l’investitore miliardario Kjell Inge Roekke.” È tutta una questione di sostenibilità!
Il “Comitato dell’Oceano”
Già che ci siamo, vi presento anche il potente Ocean Panel, “un’iniziativa unica di 14 leader mondiali che stanno lavorando con il governo, le imprese, le istituzioni finanziarie, la comunità scientifica e la società civile per catalizzare e scalare soluzioni audaci e pragmatiche attraverso la politica, la governance, la tecnologia e la finanza per sviluppare infine un programma d’azione per la transizione verso un’economia oceanica sostenibile“. Cosa dicono di se stessi? Naturalmente, si vantano di essere i buoni:
“Migliorando il rapporto dell’umanità con l’oceano, coniugando la salute e la ricchezza dell’oceano, lavorando con diverse parti interessate e sfruttando le ultime conoscenze, l’Ocean Panel mira ad agevolare un futuro migliore e più resiliente per le persone e il pianeta.
Istituito nel settembre 2018, l’Ocean Panel … è l’unico organismo di politica oceanica composto da leader mondiali in servizio con l’autorità necessaria per innescare, amplificare e accelerare l’azione a livello mondiale per le priorità oceaniche.”
Chiamatemi ingenua – ma alle mie orecchie, l’uso ripetuto di un linguaggio confuso, accompagnato da foto toccanti di persone indigene, è un po’ odioso. È stato dimostrato più volte che progetti “sostenibili” come questo tendono a spostare le popolazioni indigene e non servono ad altro che a portare nuovi profitti ai vecchi profittatori.
E a proposito, per concludere, ecco come appare per loro il trattamento “sostenibile” degli oceani, secondo il loro stesso rapporto. Turbine ruggenti. Solo per motivi acustici, direi, fact-check: falso.
(Nota del traduttore: come al solito i file sul sito del Dr. Mercola, costantemente soggetto ad attacchi e censura, hanno una permanenza di 48 ore. Come al solito provvediamo a salvarli su disco)
Traduzione di Arrigo de Angeli per ComeDonChisciotte
FONTE: https://comedonchisciotte.org/nuova-minaccia-alla-vita-linternet-delle-cose-sottomarine/
STORIA
Il Ricordo delle vittime delle foibe, dell’esodo ed anche dei fatti storici e politici oscurati
|
Ogni 10 febbraio, Giorno del Ricordo, le polemiche infuriano per le foibe. La ricorrenza è ufficiale e completa il quadro delle solennità civili che la Repubblica italiana propone per conservare la ‘Memoria’ e il ‘Ricordo’ di quanto accadde durante e dopo la seconda guerra mondiale. Sono due termini che sembrano simili, però si riferiscono a fatti storici diversi e per alcuni aspetti coincidenti: il primo è riferito alla persecuzione degli ebrei e alle deportazioni nei lager di civili italiani da parte dei nazisti e fascisti, il secondo è riferito all’eliminazione della popolazione di cultura italiana nelle zone del confine Orientale (Trieste, Gorizia, Istria, Fiume, Dalmazia e Zara) da parte dei comunisti titini.
Quest’ultimo è il “Ricordo” più ostico da digerire, tanto che ancora oggi alcuni gruppi politici, solo di sinistra estrema, ne mettono in discussione il significato. Non sono solo dei nostalgici del regime jugoslavo ma persone che ignorano il senso profondo del termine “ri-cordo”, riportare al cuore, alla mente, delle conoscenze che rischiano di essere dimenticate. L’oblio a volte è necessario, però in questo caso è opportuno ricordare. Come diceva Primo Levi, se è accaduto una volta può ripetersi ancora. Sono da ricordare gli oltre 10 mila morti dopo la fine della II Guerra, uccisi in tempo di pace, più le altre decine di migliaia di scomparsi nei campi di internamento e nei lager titini. E’ da ricordare il contemporaneo conflitto strisciante, denominato “triangolo rosso”, che ha colpito il nord-Italia. Purtroppo, l’argomento “Foibe” e quello dei crimini dei titini sembrano ancora tabù dopo oltre 75 anni. Cosa c’è dietro le quinte che non è stato detto?
Abbiamo chiesto a Giovanni Fasanella, giornalista d’inchiesta, che ha pubblicato due volumi, nel 2020 e 2021, in base alle carte de-secretate dei servizi inglesi, lumi su questo pezzo oscuro della storia d’Italia. Un punto importante in questa storia è il patto Togliatti-Kardelj stipulato a Bari dell’ottobre 1944, dove il PCI acconsentiva alla cessione territoriale della Venezia Giulia al regime comunista di Tito. Fasanella gentilmente ci ha risposto confermando quanto aveva già dichiarato a Il Piccolo due anni fa, sul ruolo di Tito e dei comunisti a lui fedeli in Italia:
L’organizzazione che coordinava le formazioni segrete titine attive in Italia era guidata da un montenegrino, Arsenio «Arsa» Milatović, l’Allied Advisory Council (Aac), a Roma. «Arsa» aveva cominciato ad addestrare i gruppi d’azione dell’apparato comunista alla «guerra per bande e alla guerriglia urbana», ispirandosi all’esperienza dell’esercito di liberazione jugoslavo. Per gli «sforzi rivoluzionari» in Italia, l’Ozna [il Servizio segreto del maresciallo Tito] disponeva di «forti mezzi finanziari», si parlava addirittura di «alcuni miliardi di lire».
I primi moti al Nord sarebbero dovuti scoppiare nel marzo 1946, «secondo le strategie e le tattiche già sperimentate in Jugoslavia» e con «l’assistenza bulgara». L’Ozna aveva distribuito i suoi sicari in centinaia di piccoli gruppi a compartimenti stagni, disseminandoli in tutta l’Italia centrosettentrionale. Erano le troike, composte ognuna da tre elementi specializzati in ogni genere di sabotaggio, sequestri di persona, rapine e omicidi politici. E naturalmente nell’arte del doppio gioco, perché capaci di penetrare sia la sinistra insurrezionalista sia la destra neofascista, che si stava anch’essa riorganizzando in gruppi armati clandestini. Non a caso, gli uomini delle troike erano stati arruolati tra gli ex partigiani titini in contatto con i garibaldini italiani, ma anche tra gli ex agenti italiani e tedeschi dei Servizi nazifascisti e gli ustascia croati che durante la guerra avevano collaborato con gli occupanti italotedeschi.
In pratica si era formata una rete clandestina subito dopo la fine della Guerra?
Si, era la rete clandestina del Pci. L’apparato era guidato da militari forgiati nella lotta di Liberazione, gente addestrata a Mosca o dalle forze titine. Si era nutrita del mito della rivoluzione comunista. L’idea di deporre le armi, ora che l’obiettivo sembrava davvero a portata di mano, non era proprio nelle loro intenzioni.
Chi erano i principali esponenti?
Grieco, Longo, Secchia, Moscatelli: era questo il quartetto al comando della rete clandestina comunista. Al suo interno, a un livello ancora più segreto, agivano le cellule terroristiche dei «Gruppi d’azione». Quelle costituite dall’Ozna e dalle sue troike. E che ben pensarono di riesumare il nome glorioso delle formazioni partigiane attive durante il periodo bellico nelle operazioni di guerriglia urbana GAP: Gruppi d’azione Patriottica. I «nuovi Gap» comparvero negli allarmati rapporti angloamericani a partire dall’estate-autunno del 1945. E non solo con riferimento alla drammatica situazione nel Nord-est.
In quale area agivano?
La rete gappista si era ormai estesa al resto dell’Italia settentrionale e centrale. Emilia e Toscana erano il nuovo epicentro della riorganizzazione gappista. Il controspionaggio alleato ne segnalò la presenza in un lungo memorandum nel novembre 1945. Fino a quel momento, soltanto nell’area intorno a Bologna, i «nuovi Gap» si erano resi responsabili dell’«eccidio a sangue freddo di circa 600 persone», senza contare l’altrettanto elevato numero di «persone sequestrate» e il cui destino continuava a essere «ignoto». Le cellule terroristiche erano composte da giovani tra i diciotto e i venticinque anni, convinti che «la violenza e la forza bruta siano sinonimo di patriottismo», ed erano controllati da elementi «intellettualmente dotati». Ma al loro interno non vi erano solo ex partigiani ed ex repubblichini.
Emerse insomma che si trattava di formazioni composte anche da «molti criminali comuni», il cui passato era noto soltanto ai coordinatori delle squadre paramilitari. I quali li convincevano a compiere azioni efferate sotto la «minaccia di denuncia» penale alle autorità alleate e italiane. Spesso, quei malavitosi venivano «eliminati» dai loro stessi capi, subito dopo aver partecipato a massacri o aver compiuto delitti selettivi su commissione. In pratica, si trattava di «formazioni clandestine» che avevano seguitato a «prepararsi e ad addestrarsi sulle montagne» anche dopo la Liberazione.
Al punto che nel corso dell’estate del 1945, precisa il documento, era possibile udire «il suono dei mitra e delle armi automatiche leggere» nei luoghi più «desolati e accidentati» dell’Appennino tosco-emiliano.
Siamo quindi a pesanti interferenze straniere in territorio italiano, che permangono ancora oggi nell’inconscio ex-comunista. Come si erano organizzati?
A Lubiana era stata aperta una «scuola politica comunista» per «allievi italiani», gestita da «ufficiali sovietici» e da agenti della Vojska Državna Varnost (Vdv), ossia l’esercito per la difesa dello Stato, uno dei tanti organismi di spionaggio che avevano preceduto la nascita dell’Ozna. Gli agenti della Vdv erano solitamente reclutati fra i «membri del partito comunista jugoslavo, i criminali comuni, i soggetti particolarmente crudeli e brutali».
L’organismo comprendeva inoltre «spie, informatori e delatori» di professione, i quali erano soliti «terrorizzare la popolazione civile con massacri e purghe», operando appunto in collaborazione con malviventi e assassini.
A Milano, intanto, i consolati dell’Urss e della Cecoslovacchia fornivano ai «nuovi gappisti» i passaporti per recarsi in Slovenia.
Era quindi plausibile, scriveva un rapporto del CIC alleato nel dicembre 1946, che «elementi slavi» fossero ora in una posizione di forza anche «nei Gap riorganizzati». Alla vigilia del 25 aprile, infatti, «un gran numero di slavi di sinistra» era già «al comando dei Gap».
Grazie a Giovanni Fasanella per questo pezzo di storia d’Italia. Una storia da riscrivere, come aveva cercato di fare Paolo Pansa, per ricordare tutte quelle persone che sono state vittime dell’odio e dell’ideologia, non solo nelle “Foibe” ma anche nei campi del “Triangolo rosso”, che sono ancora senza un fiore o una croce.
Non è mai troppo tardi per rendere a Loro giustizia!
Nel dopoguerra gli agenti di Tito in Italia preparavano l’insurrezione dei comunisti
Saggio di Mario J. Cereghino e Giovanni Fasanella, “Le menti del doppio Stato – Dagli archivi anglo-americani e del servizio segreto del Pci il perché degli Anni di Piombo” (Chiarelettere, pagg. 347, euro 19).
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°