L’arte tra spettatore e realtà
Gilberto di Benedetto 23 02 2023
“Troppe volte sottovalutiamo il ruolo fondamentale dell’arte nella gestione dei conflitti, prima e dopo la loro insorgenza. L’artista… si posiziona frontalmente rispetto alla storia, alla cronaca ed il suo linguaggio si pone fra lo spettatore e la realtà. La forza espressiva dell’arte credo non debba essere messa più ai margini della discussione politica o delle strategie culturali utili a confrontarsi ed a risolvere le complessità del nostro tempo.”
Il rapporto dialettico tra Politica ed Arte potrà far storcere il naso solo a chi voglia negare la complessità dell’arte, la sua enigmatica capacità destabilizzante di critica della realtà.
L’arte è “Deus absconditus” che si cela al mondo, manifestandosi come un lampo, uno squarcio nel cielo (Adorno), in ogni campo dell’attività umana (aggiungiamo noi), ed è perciò che essa sfugge ad una definizione univoca. La domanda alla quale in molti hanno cercato risposta, “Che cos’è l’Arte?”, è in realtà mal posta alla luce del carattere metamorfico, ambiguo dell’arte.
L’artista è capace di trasmettere un’infinità inconscia all’opera d’arte che manifesta tale infinità offrendosi ad un’interpretazione infinita, come se infinite fossero le intenzioni che l’hanno determinata (Schelling).
Ma da cosa è determinata questa specificità, questo “potere dell’arte”? Croce parlava dell’intuizione come forma autonoma di coscienza, mentre Lukas, di nuovo Adorno e, dopo di loro, Freud fanno appello ad una genesi magica, ripigliando il filo di Platone che, nello Ione e nel Fedro delinea la figura dell’artista come colui che, dotato di téchne, ispirato dalle Muse cade in una divina follia (o estasi) che lo avvicina alla sfera della creazione, e quindi del divino.
E se negli eccessi di follia, come nei sogni, Cicerone riconosce le condizioni idonee al manifestarsi dell’arte divinatoria, che consente a pochi privilegiati di interpretare i fatti nuovi, di conoscere il passato, di vedere il futuro, ancor prima, l’uomo delle caverne, disegnava sulla pietra figure proprio per favorire od esorcizzare eventi, dichiarando ab origine la capacità magica e divinatrice dell’arte.
Questo antico potere dell’arte non è andato perduto: talvolta l’artista opera nella piena consapevolezza di ciò, tal altra tale potere si manifesta sotto i suoi occhi come un accadimento inaspettato, inatteso.