ANCHE LA CINA È UNA TIGRE DI CARTA

ANCHE LA CINA È UNA TIGRE DI CARTA

Manlio Lo Presti (*)

Il notissimo Mao Tse Tung, ispiratore del notissimo “Grande Balzo in Avanti” era anche un prolifico creatore di slogan politici. Quello più famoso era “TIGRE DI CARTA”.

A dispetto dei toni trionfalistici nazionali veicolati da una fitta rete di corifei in patria e nel mondo, la Cina è una tigre di carta. È incontestabile lo sforzo compiuto con esito positivo di dare due pasti al giorno ad un miliardo e mezzo di umani. Il piano è stato possibile grazie all’istituzione di un regime di ferro che fa impallidire perfino la ferocia della Corea del Nord. Il vasto e antico Paese non fa sapere nulla. Poche notizie di circostanza con il contagocce. Non si può capire la Cina se non si conosce bene il pensiero di Confucio. Ne era perfettamente cosciente il gesuita Matteo Ricci – Lì Mǎdòu (cinese tradizionale: 利瑪竇, cinese semplificato: 利玛窦) che, secondo le cronache, vi approdò nel 1578. Altre teorizzazioni di tostissime “teste d’uovo” USA operanti in super università non hanno mai centrato la vera essenza di un Paese complesso, di un popolo che non comunica secondo i canoni post hegeliani dell’Occidente che ha finito per adottare il criterio primitivo ma immediato del metodo del bastone e della carota.

In assenza di consenso popolare, il regime totalitario di Pechino ha creato una titanica rete di sorveglianza tecno-biologica su tutti i sudditi corredata da una ampia rete di prigioni aperte e nascoste in tutto il Paese e dalla installazione di centinaia di milioni di telecamere ed altri dispositivi di tracciamento facciale realizzando la più vasta schedatura di massa della storia presente e attribuendo un punteggio per ogni azione sociale dei singoli sudditi. Parliamo di un sistema di “credito sociale” quantificato da un monte punti”. Se viene toccato il minimo del punteggio in dotazione, il suddito viene immediatamente internato dentro scuole di rieducazione psicotronica: un residuo dei campi di rieducazione maoista.

“Natura non facit saltus” nemmeno in campo storico.

La biopolitica di Pechino per il dominio totale fisico, economico, sociale e psicologico continua a realizzarsi con metodi simili in tutti gli imperi. Non facciamoci illusioni che il Potere sia migliore in un luogo rispetto ad un altro, come la propaganda di tutte le latitudini vuole farci credere usando strutture mediatiche articolate di terra, di mare e di aria.

L’impero giallo ha realizzato infrastrutture avveniristiche concentrate su diversi e vastissimi agglomerati urbani allocati in gran parte sulla costa. Persegue nello sfruttamento imperialistico e brutale di aree africane ricche di materie prime utili per lo sviluppo economico interno e nulla più spacciandolo come progresso dell’Africa. L’offerta di realizzare infrastrutture e logistica viene propagandato come atteggiamento progressista della Cina rispetto ai precedenti dominatori. Si tratta semplicemente di affarismo logistico che essi hanno saputo sfruttare con la creazione nei Paesi ricchi di risorse,  di sistemi congiunti di strutture di estrazione, stoccaggio, selezione, imballo ed invio di materie prime di loro assoluto interesse e nulla di più. Detto in parole più chiare, la Cina realizza strategie di sfruttamento e di dominio simili a quelle dei vecchi e dei nuovi imperi coloniali travestendolo da buonismo tecnologico con i Paesi saccheggiati.

Né più e né meno come gli USA, la Russia, alcuni ex imperi coloniali europei e adesso sempre più l’India, la Cina cura con sagacia e determinazione i propri interessi. Punto e basta.

Non è tutto oro quello che luccica. È sufficiente andare verso l’interno dei territori cinesi per assistere allo spettacolo di un universo ottocentesco dove girano mezzi di trasporto con la ruota di legno piena. Nulla a che vedere con le fantasmagoriche luci abbaglianti delle immense metropoli della costa che, da millenni, è geograficamente più importante ai fini commerciali e militari.

Con una certa venatura comica, lo slogan del famoso dittatore sanguinario si può tranquillamente ritorcere all’impero giallo dove tutti possono arricchirsi ma nessuno deve minimamente eccepire sull’operato del PARTITO. Vedi il caso della deportazione e nullificazione del multimiliardario JACK MA fondatore del colosso mondiale ALI BABA.

Gli oppositori – anche e soprattutto di alto livello – sono avvertiti …

Nonostante una censura esercitata in modo capillare e subdolo dai Paesi collegati economicamente e finanziariamente alla Cina , vengono diffusi in numero crescente articoli simili a questo: “La Cina non è pronta per la guerra”: https://www.ilgiornale.it/news/politica-estera/cina-non-pronta-guerra-cosa-dice-rapporto-che-divide-esperti-2439712.html nonostante la vasta opera di occultamento da parte di nazioni interessate alla fruizione di servizi cinesi quali: manodopera a basso costo, tecnologie varie sovente di natura avionica, riciclaggio di immense somme di denaro appartenente a molti miliardari occidentali e il ruolo controverso di cassaforte di “fondi neri” appartenenti a moltissimi Stati del mondo. Ma poi, abbiamo una pronta levata di scudi non appena la Cina mostra di pretendere diritti territoriali o di concorrere economicamente ad armi pari con l’Occidente o per l’uso geopolitico delle criptovalute e dei sistemi satellitari a bassa posizione, oramai terreno di scontro con i magnati USA.

L’attuale amministrazione presidenziale nordamericana vorrebbe spezzare l’attuale alleanza della Cina con la Russia per poi tentare di colpire un Paese dopo l’altro singolarmente. Un’altra copertura mediatica è l’accusa che è stata lanciata contro l’amministrazione Biden “colpevole di aver buttato la Russia nelle mani della Cina”. L’analisi è fragile come spesso accade da decenni nelle discettazioni patinate dei centri di pensiero USA in materia di Russia e di Cina. Questa ipotesi geopolitica mostra la sua infondatezza quando ci facciamo la domanda sul perché allora la Cina non ha mai pensato di invadere sfondare il confine russo della Siberia dal fiume Ussuri in poi con 400 o 500 milioni di cinesi. Mao e i suoi successori probabilmente ci avranno pensato ma non sono andati oltre. Perché? Perché la deterrenza russa è ritenuta di pericolosità tale da far abbandonare tale possibilità. Sfatata pertanto un’altra mitologia della stampa internazionale pastorizzata.

Tensioni create dal colosso giallo si sono verificate con l’India che da decenni ha dislocato ai confini una lunga sequenza di cannoni da 88 mm in su orientati sul territorio cinese, dopo le numerose e dannose scorrerie dei cinesi in India per razziare le donne. Una conseguenza della devastazione della imposizione ideologica del cosiddetto figlio unico e dell’aborto di milioni di bambine perché inadatte alle lavorazioni dell’industria pesante.

Nonostante dissidi storici e il reciproco secolare disprezzo, la Russia e la Cina hanno dato vita ad una cooperazione pragmatica messa in piedi solamente come cintura di contenimento antiamericana.

Insomma, sarebbe opportuno inquadrare questo immenso Paese nelle sue reali potenzialità reali, senza finzioni né esaltazioni. Sono numerose le comunicazioni roboanti sostenute da appositi centri di ricerca universitari occidentali e cinesi, da professoroni di qua di là dell’Atlantico, da ricercatori de’ noantri, da certa stampa di estrazione industriale, ecc. Queste attività culturali fanno comodo a coloro che hanno rapporti commerciali spesso opachi con il subcontinente giallo, salvo poi a tenerlo nel recinto con sanzioni e controlli militari nei mari asiatici e nel mondo non appena questa potenza tenta di aprirsi varchi di potere internazionale più consistenti.

Gli affari sono affari!

(*) Scrittore ed esperto di banche e finanza

 

FONTE: https://www.lapekoranera.it/2025/02/19/anche-la-cina-e-una-tigre-di-carta/