Ciclica persecuzione dell’agricoltura

Ciclica persecuzione dell’agricoltura

Manlio Lo Presti (Scrittore ed esperto di banche e finanza)

Bambino nella spazzatura nel periodo della Russia sovietica

Fonte immagine: https://www.iltascabile.com/letterature/orfani-rivoluzione-besprizornye/

La persecuzione delle campagne è un fatto storico che si ripete ciclicamente. Senza andare troppo indietro con la storia, per esempio le lotte all’interno dell’Impero romano e i disastri territoriali della Guerra dei Trent’anni , possiamo citare le persecuzioni distruttive delle campagne nel Novecento.

Il primo evento è quello della crisi delle campagne in Russia dopo la Prima Guerra mondiale, sotto il controllo e con l’ispirazione di Feliks Ėdmundovič Dzeržinskij direttore della Ceka, la struttura progenitrice del KGB. Costui inizia una sequenza infernale di persecuzioni dei contadini derubandoli di tutto al punto da provocare diversi milioni di morti per fame e far nascere il fenomeno dei Besprizornye, dei bambini randagi che si raggruppavano in bande numerose per derubare anche loro le fattorie, fino ad arrivare al cannibalismo. Il fenomeno mosse la compassione dello scrittore francese Anatole France che fu il primo ad attivare iniziative umanitarie. Di fronte a queste azioni internazionali, finalmente il sanguinario regime sovietico decise di raccogliere i bambini abbandonati ed affamati per collocarli in istituti scolastici per la loro alfabetizzazione. La depredazione delle campagne continuò con milioni di morti anche con i capi successivi con crudeltà maggiore fino al famigerato Egor Ezov, poi fatto fucilare da Chruščëv. Milioni di contadini furono deportati nel sistema dei Gulag e poi destinati forzosamente nelle fabbriche dell’industria pesante dove hanno prestato lavoro gratuitamente, assieme ai civili catturati da continui e improvvisi rastrellamenti nelle città.

Il secondo avvenne in Cina dove i contadini morirono per la loro deportazione nelle industrie pesanti ma soprattutto a causa della caccia ossessiva e sistematica ai volatili ritenuti da Mao i distruttori dei raccolti vistosamente ridotti. L’effetto immediato di questo accanimento fu la immensa proliferazione degli insetti che divoravano i raccolti. La carestia susseguente causò la morte di quasi trenta milioni di contadini e di civili. Il Partito aveva deciso una linea. Se la realtà era diversa, era la realtà ad essere cambiata. Un atteggiamento ideologico che è stata la costante operativa di quasi tutti i partiti comunisti del mondo, anche in tempo recente in Europa, soprattutto nel secondo dopoguerra.

Le campagne sono state crocifisse in periodi successivi ma con conseguenze meno sanguinose. I genocidi si sono verificati durante le tirannidi comuniste. Altro tratto comune è il saccheggio spietato e a tappeto di tutti i raccolti fino a provocare la morte per fame degli abitanti delle campagne, con frequenti casi di cannibalismo.

Ricordare questi infausti eventi storici è necessario, etico e opportuno, nonostante il continuo tentativo di calare una cortina di oblio soprattutto parte delle frange cosiddette “progressiste” dei Paesi europei. Richiamare la loro memoria può fornire una chiave di lettura degli accadimenti che da lungo tempo stanno colpendo duramente l’agricoltura italiana e di tutti i Paesi dell’Unione europea. Fortunatamente, non ci sono milioni di morti, anche se la peste della disoccupazione ha falciato il settore, con lavoratori respinti in un limbo senza memoria: una specie di asettica morte civile.

Chi sta provocando questo scossone all’agricoltura europea? In questo caso è una direttiva dell’Unione europea applicata verticisticamente senza incontrare una vera opposizione da parte dei politici nazionali né in sede comunitaria. Anche in questo caso possiamo parlare di un’azione intrapresa da una struttura titanica, e sempre più staccata dalla realtà vissuta da 448,4 milioni di europei.  Lo stile persecutorio ricalca sempre più le catene di comando delle dittature europee e mondiali, alcune delle quali ancora in auge. Le élite possono usare aerei a propulsione che inquinano a morte ma proibiscono la produzione agricola perché provoca C02 che l’Europa produce al 7% del totale mondiale. Una percentuale risibile che rende del tutto ingiustificata, distruttiva una decisione dal sapore totalmente ideologico che sogna un mondo verde, un “ambiente” sostenibile che si vede nei romanzi e nelle pubblicità di biscotti. Aggiungiamo che le politiche repressive dell’UE scatenano spinte speculative sui terreni comprati ai contadini per non produrre (sic) da multinazionali angloamericane.

Nessuno vuole evidenziare che l’inquinamento più pesante si verifica nei Paesi poveri. La loro povertà endemica provoca la razzia indiscriminata del territorio per sopravvivere giorno per giorno.

Tutto ciò premesso, la persecuzione agricola nazionale ed europea nasconde vari scopi. Il primo è la vendita forzata dei terreni ai colossi mondiali che li destinano ad impianto di strutture fotovoltaiche; il secondo è il crollo delle coltivazioni che costringeranno i Paesi colpiti dalla teologia green a comprare prodotti agricoli da altre nazioni (leggi Usa, Canada, ecc.), con una qualità inferiore ma con prezzi quadruplicati. Una cosa simile sta avvenendo con il collasso produttivo dell’acciaio nazionale che costringe la ex-italia a comprare dalla Germania un acciaio di qualità inferiore ad un prezzo nettamente maggiorato.

Sarebbe pertanto il caso che le compagini politiche dei Paesi colpiti avessero un sussulto di dignità e si opponessero duramente a queste decisioni con proposte strutturali di lungo periodo evitando l’erogazione di finanziamenti che fanno pensare ad una elemosina episodica.

Riflettiamo sul fatto che il mondo agricolo è storicamente il bersaglio preferito dei sistemi politici dittatoriali. La UE non sembra fare la differenza.

Forse, sarebbe il caso di alzare la testa … per legittima difesa!