
UNO, NESSUNO E CENTOMILA NELL’IMPERVIO MONDO DEI PRESTANOME
Manlio Lo Presti (*)
Sulla vicenda della Santanché non sappiamo tutto. Ma abbiamo la certezza di essere ancora una volta davanti ad una commedia delle parti dove i soccombenti rischiano grosso, anche la vita in alcuni casi, i persecutori hanno il loro momento di notorietà da dare in pasto ad elettori in caduta libera, i governanti vestono la parte dell’homo faber che subisce ostacoli. E la ruota continua a girare.
Quasi tutti non pensano al fatto che il 98% (cifra per difetto) degli operatori politici, aziendali, sociali, sanitari, militari, ecclesiastici sono “prestanomi”, presenze fittizie che agiscono per dissimulare e danneggiare.
Una marea di gente che – dietro pagamento – si accolla rischi e oneri dei reali DOMINUS ispiratori delle operazioni. Ne so qualcosa io che per trenta anni ho parlato con 50 persone al giorno. Capivo subito che moltissimi erano prestanome quando non davano spiegazioni adeguate sui contenuti di alcune voci di bilancio che sottoponevo alla loro attenzione o erano vaghi sulle strategie future dell’azienda.
In ordine ai requisiti di bilancio definiti corretti e previsti da una fitta sequenza di evoluzioni contabili, con regole cambiate in corsa, denominate Basilea Uno, Due, TRE e versioni successive, questa azienda aveva tutti i requisiti per ottenere i finanziamenti richiesti. I dati immessi negli algoritmi erano accettati automaticamente. Ma le macchine – a dispetto della deficienza artificiale e della robotica, non guardano in faccia gli interlocutori, non percepiscono i segnali della gestualità e della prossemica in generale. La veloce e attenta percezione di questi dati incide per il 70% della decisione.
Sia pure in presenza di dati “corretti” e ammissibili, io i soldi non li assegnavo, nonostante le pressioni dei superiori che invitavo a firmare al mio posto. Quasi sempre queste aziende andavano in crisi mediamente due anni dopo. Ma nessuno poi collegava la crisi con il mio parere negativo degli inizi, ovviamente.
Riporto questo racconto per dire che tali passi di danza sono presenti in tutti i settori… Tutti. Dietro ogni ambiente si annida un ignoto vespaio di intrecci personali, di ricatti, di tangenti, di riciclaggi coperti da precise attività in precisi settori merceologici.
Anche in politica, l’uso dei prestanomi è frequentissimo. Si finisce per non sapere bene chi è l’interlocutore che abbiamo di fronte, se intende cooperare oppure si pone di traverso o anche è un nemico che ha il compito di ostacolare, ritardare, confondere.
I primi tempi, mi impegnavo a tessere relazioni con persone che in seguito scoprivo essere prive potere negoziale né, tantomeno, aziendale. Alla mia richiesta di parlare con il vero responsabile, si alzava invariabilmente un muro di molibdeno… Silenzio totale di cui non sarebbe stato capace il più agguerrito “omo de panza delle mafie né il più zelante membro di imperscrutabili associazioni massoniche, para massoniche, iniziatiche, o di oscure strutture templaristiche, ecc. ecc.
Insomma, aveva ragione un certo Luigi Pirandello che aveva lungamente ed efficacemente narrato della personalità sfaccettata in vari specchi. Lo aveva confermato Fernando Pessoa quando scriveva celandosi dietro decine e decine di pseudonimi. Non è casuale che questi Autori siano oggi quasi dimenticati
Da queste considerazioni oggi si comprende il circospetto atteggiamento attendista dei politici di una volta, La loro proverbiale prudenza, in apparenza, sembrava una mancanza di capacità decisionale e/o di capacità culturale e professionale.
Elusione e dissimulazione oggi sono sostituiti dal caos programmato, dalla nube tossica di informazioni false, dall’urlo dei politici che non fanno poi nulla di concreto, dall’arroganza endemica, dagli onnipresenti e stringenti ricatti reciproci, dai colpi di coda, dalle fraterne pugnalate alla schiena vibrate dagli ignavi e dai codardi. Dalla barbarie, insomma.
Le interazioni umane sono sempre le stesse, con l’aggravante di una caduta verticale del livello culturale dei partecipanti alla macelleria sociale del momento. Un deficit che ha eliminato da tutti i tavoli di governo la visione del futuro, la capacità di programmare e di pianificare. Assente qualsiasi capacità organizzativa.
Qualcuno ha capito subito che creare disordine e caos costa meno ed ha effetti devastanti più rapidi, con il vantaggio nefasto di facilitare il saccheggio ed enormi profitti senza lavoro reale. Gli Alti Comandi, loro sì ben acculturati in università e strutture private, possono più facilmente controllare e guidare gli umani affetti da una dilagante distorsione cognitiva Dunning-Kruger. Due ricercatori che hanno confermato la diffusissima sensazione di avere sempre ragione, sorretta da una piramidale ipervalutazione personale.
Cosa abbiamo quindi adesso? Arroganza alimentata da ossessive cacce all’uomo e dalla moltiplicazione di tribunali portatili. Gli artefici sono stati esiliati o assassinati …
È l’ignoto icosaedrico, bellezza!
(*) Scrittore ed esperto di banche e finanza
FONTE: https://www.lapekoranera.it/2025/02/26/uno-nessuno-e-centomila-nellimpervio-mondo-dei-prestanome/
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