TEOLOGIA, SCIENZA E FILOSOFIA: L’ETERNO CONFLITTO

TEOLOGIA, SCIENZA E FILOSOFIA: L’ETERNO CONFLITTO

di Augusto Vasselli
Uno dei limiti, che ha sempre contraddistinto il sapere autentico, è quello derivato dalla contrapposizione tra scienza e teologia, le quali vengono considerate antagoniste e non conciliabili, cui si aggiunge peraltro anche la contrapposizione esistente tra le stesse e la filosofia.
Fino al rinascimento la teologia (nell’occidente attraverso la religione cristiana) ha affermato la fede ed è stata certamente una entità morale indiscutibile, da cui è derivato un importante influsso, che tuttora permane nell’uomo moderno. La scienza, sempre nello stesso periodo, ha aumentato il suo ambito operativo e conseguentemente anche la sua capacità di influenzare, invocando il primato della ragione e della libertà di pensiero, concetti che saranno alle base di straordinari cambiamenti, che certamente contribuiranno a rendere gli uomini, soprattutto nell’occidente, meno soggetti alle catene secolari.
La teologia prigioniera dei suoi dogmi, assoluti e indiscutibili, si è chiusa al dialogo, opponendo il fideismo alla razionalità, in ossequio ai suoi dogmi e ai suoi comandamenti. La scienza, paga e forte delle sue scoperte, non correlate con il mondo psichico e intuitivo, è diventata agnostica, soprattutto allorché ha adottato un metodo, materialista, sia nei principi che nei fini. La filosofia, quasi smarrita, è sembrata aver abbandonato la sua ricerca, cedendo a uno scetticismo trascendente, che ha causato una grave cesura nell’anima collettiva e in quella dei singoli individui.
Un confronto, che sotto certi aspetti è stato certamente non negativo, almeno in principio, allorché ha consentito di dare cittadinanza alla scienza e alla ragione, ma che è poi continuato sino a trasformarsi in conflitto, causando un limite alla comprensione e alla ricerca autenticamente adogmatica.
Si è creato così uno smarrimento della via dello spirito, la quale avrebbe dovuto invece offrire una risposta ai bisogni del cuore, ovvero alla eterna magia, come pure non chiudere se stessa dentro la via della scienza, esclusivamente ispirata alla mente razionale; il che ha creato nei fatti una barriera che impedisce la reciproca conoscenza.
Rimane così la religione senza prove e la scienza con la sua razionalità meccanicistica, soprattutto lineare, entrambe incapaci di andare oltre. A latere la filosofia sembra quasi certificare la fine della storia, offrendo risposte che sono prive della capacità di entrare nel profondo degli accadimenti collettivi e individuali.
Da quanto detto si è di fronte a una vera e propria guerra nascosta nella coscienza di tutti gli esseri umani, desiderosi di conoscere e soddisfare desiderata incancellabili: la conoscenza scientifica, il sentire spirituale e la conoscenza filosofica.
Oggi la scienza tratta solo il mondo fisico e materiale; la filosofia ha perso la direzione delle intelligenze, la religione governa ancora, seppur in modo ridotto, le masse, ma non gestisce più direttamente, e soprattutto irradia limitatamente la sua potenziale spiritualità.
Le guide intellettuali predicono le catastrofi sociali senza trovare il rimedio, o utilizzano i loro oracoli oscuri, espressi attraverso cauti eufemismi, mostrando nei fatti di aver smarrito il senso del divino, limitandosi a riferirsi a una sorta di naturalismo scettico, succedaneo della natura naturans, negando l’intelligere e l’anima, la quale rimane per l’appunto “senza ali”.
Con il trionfo del materialismo, del positivismo e dello scetticismo siamo arrivati a concepire una verità, che già di per sé non appare assoluta. Gli scienziati che praticano ed applicano il metodo sperimentale considerano la verità qualcosa di esterno all’essere umano e assolutamente materiale. Ma è ancora più sorprendente che i nostri filosofi contemporanei sono arrivati a pensare in pratica allo stesso modo.
Sotto questo aspetto è certo che le cause prime e i fini ultimi fini rimarranno per sempre impenetrabili alla mente umana. Crediamo di sapere cosa sono, materialmente parlando, i pianeti del sistema solare e l’universo, dimenticando che ogni conoscenza conseguita è una tappa verso la verità indefinita e inaccessibile.
Cosa ben diversa da quanto pensavano i sapienti dell’antichità, greci, romani, medio orientali ed orientali. Essi erano consapevoli che fosse necessario conoscere il mondo fisico, la natura, ma sapevano anche che la conoscenza è dentro di noi, nel profondo dell’anima (unitamente allo spirito). Per essi l’anima era l’intermediario tra il corpo e la realtà divina, quindi la chiave per comprendere il tutto (l’universo manifesto).
La fisica moderna ha avvicinato il concetto di materia (massa) con quello di energia, un vero e proprio salto verso una concezione unitaria e non frammentata. Per osservare, analizzare, descrivere e spiegare la luce, il magnetismo e l’elettricità, solo per fare un limitato esempio, gli scienziati cominciano a considerare la presenza di una materia sottile e assolutamente imponderabile, che è presente in ogni spazio e in tutti i corpi (organici e inorganici), che viene chiamata etere, analogamente a quanto nella cultura orientale è riferito all’anima del mondo.
Le leggi fisiche e le leggi chimiche, evidentemente collegate tra loro, se non addirittura due facce della stessa medaglia, non spiegano entrambe il principio naturante che dà vita ad un essere vegetale o animale, compresa la loro evoluzione. Compreso quanto in particolare si riferisce anche a un animale bipede, che ha saputo anch’egli evolversi, quale è l’essere umano, nel quale si riassume pure nel suo microcosmo quanto un disegno superiore ha potuto trasmettere, attraverso l’anima universale, condensando attraverso la creazione tutte le leggi dell’evoluzione e tutto quanto esistente nella natura.
La psicologia sperimentale, basata sulla fisiologia, diventata una scienza dall’inizio del secolo, ha portato gli studiosi contemporanei alla soglia di un altro mondo, il vero mondo dell’anima, dove regnano le leggi riferite al nostro profondo. Gli studi e delle scoperte mediche di questo secolo, riguardanti tutti gli stati emozionali, diversi da quelli ordinari, quali il sonno lucido, la “doppia visione” e lo stato estatico, ci offrono una risposta parziale, certamente non definitiva.
La scienza moderna sta ancora lavorando su detto ambito. A tal riguardo, forse non è azzardato sostenere che la scienza del passato, la scienza degli antichi templi, è stata in grado di orientarsi, perché in possesso dei principi e delle chiavi necessarie, soprattutto animiche e spirituali. Attraverso essa si potrebbero portare alla luce la comprensione di fenomeni che sembrano sorprendenti, meravigliosi e inesplicabili, che non rientrano nella comprensione stessa, qualora vengano considerati alla luce delle teorie materialistiche, mediante le quali siamo comunemente abituati a pensare ed a sperimentare.
Paradossalmente la indignata incredulità di una parte di studiosi materialisti, di fronte a tutti i fenomeni che tendono a provare l’esistenza di un mondo invisibile e spirituale, è una base di riflessione e di confronto, che potrà forse infine dare un risultato, comunque utile nel cammino verso la conoscenza.
Oggi, qualcuno che tenta di provare l’esistenza dell’anima scandalizza l’ortodossia dell’ateismo, proprio come quando l’ortodossia della chiesa, si scandalizza e si scandalizzava di fronte alla negazione della esistenza di Dio. Oggi non si rischia più la vita fisica, ma si rischia la vita sociale e professionale, in termini soprattutto reputazionali.
Qualunque cosa che emerge, dal più semplice fenomeno riguardante la mente e la volontà, non inquadrabile nelle leggi scientifiche, al momento conosciute, non può essere considerato esistente, nonostante esso si intraveda, attraverso la porta che conduce a quello che chiamiamo invisibile (ai sensi).
Se passiamo, dalla psicologia sperimentale e oggettiva, alla psicologia intima e soggettiva, espressa attraverso l’arte (nelle sue varie forme: pittura scultura, musica, letteratura, ecc.), scopriremo che, alla base di quanto attraverso tali forme viene espresso, si rileva la presenza della forza interiore insita in ogni essere, in particolare di coloro che si esprimono utilizzando tali forme.
Attraverso la intuizione si possono trovare verità trascendenti, che non derivano del sistema ammesso dalla ragione, con il quale sono in contraddizione, che vengono direttamente dalla coscienza occulta. Intuizioni, che mostrano quanto sia necessario, per scienza moderna e per la sua metodologia, riscoprire l’antica teosofia, attraverso nuovi strumenti.
Oggi né la teologia (ovvero la religione), intrisa di dogmi, né la scienza chiusa nella mera materialità, offrono una completa visione agli esseri umani. L’arte di creare e formare la conoscenza autentica in tal modo è perduta, può essere ritrovata solo quando la contrapposizione cesserà.
Molti sono i pensatori e i filosofi, che hanno cercato una convergenza tra scienza e metafisica, per spiegare il funzionamento dell’universo, sotto i vari aspetti. Nel settecento, Kant ha avanzato l’idea che le leggi fisiche di Dio lavorano per modellare il mondo materiale, con una naturale evoluzione. Nell’ottocento, il tedesco Friedrich Schelling, uno dei grandi esponenti dell’idealismo, sviluppa una visione dell’evoluzione cosmica che comprende tutti i livelli dell’essere manifestato. Georg Wilhelm Friedrich Hegel, anch’egli rappresentante dell’idealismo, ottiene ampi consensi per i suoi trattati sullo spirito, inteso come la forza guida dello sviluppo culturale dell’umanità. Arthur Schopenhauer unisce il misticismo orientale e l’idealismo kantiano in una filosofia, che ha posto la “volontà di vivere” come principio fondamentale dell’esistenza.
Nonostante tutto, nei tempi attuali, questi filosofi non sono stati adeguatamente considerati da una consistente parte degli uomini di scienza e dalla maggior parte dei filosofi contemporanei. Questo proprio perché l’ateismo è stato, soprattutto nel novecento, la visione dai più accettata e conseguentemente più divulgata.
Nei primi anni del seicento, Galileo contesta l’interpretazione delle scritture basandosi su ciò che considera dimostrabile, riguardo gli eventi cosmologici. Nel novecento la teologia, la scienza e anche la filosofia si dividono, riguardo le concezioni riferite alla specie, proposte da Darwin e dai suoi seguaci.
Sempre nel novecento, continua la contrapposizione tra creazionismo ed evoluzione, per evolvere, poi, in quello che viene chiamato neocreazionismo, nel tentativo di conciliare l’evoluzione con un disegno intelligente, derivato da un ente superiore. Ai nostri giorni, sembra ancora dominare un conflitto tra scienza, teologia e filosofia, riguardo una visione religiosa, contrapposta al neocreazionismo.
Ma quale è la verità? Forse può venire in soccorso la tradizione, per tentare una sintesi. Potremmo ispirarci al simbolo e a quanto dallo stesso deriva, circa l’uso, introdotto nell’antica Grecia, di spezzare in due o più parti un oggetto, per consentire ai possessori delle diverse parti, di riconoscersi facendo combaciare le parti stesse. Forse allo stesso modo la teologia e la scienza, come pure la filosofia, dovrebbero essere riunite per formare ed offrire la comprensione al nostro bisogno di Conoscenza.
“Il male più grave del nostro tempo è che la Scienza e la Religione appaiono come forze nemiche e irriducibili. Male intellettuale tanto più pernicioso in quanto viene dall’alto e si insinua, sordamente ma irresistibilmente, in tutti gli spiriti, come un veleno sottile che si respira nell’aria. Ed ogni male dell’intelligenza diventa, alla lunga, un male dell’anima e in seguito un male sociale.” (dal libro “I Grandi Iniziati” di Eduard Schuré)
Fonte: https://www.nuovogiornalenazionale.com/index.php/italia/larticolo-del-sabato/3383-teologia-scienza-e-filosofia-l-eterno-conflitto.html