LOCUSTA DI GALLIA, LA PRIMA SERIAL KILLER DONNA
di Manlio Lo Presti (Scrittore ed esperto di banche e finanza)
Nasce in Gallia. Nelle vaste aree di campagna impara a conoscere le piante. Apprende i segreti della chimica da Druidi e sacerdoti. Adolescente, nel 40 d.C.si sposta come schiava a Roma. Locusta, o Lucusta, non è il suo vero nome che rimane un mistero. Gestisce un emporio presumibilmente presso il colle Palatino dove, grazie alle sue conoscenze dell’arte erboristica, vende elisir prodotti di bellezza e, soprattutto, pozioni tossiche. Nel corso del tempo continua ad accrescere una notevole esperienza con le sostanze chimiche. Prende l’abitudine di ingerire dosi di veleno per assuefare il corpo e renderlo immune. Molto presente erano l’arsenico, la cicuta e non disdegnava i funghi velenosi. Tacito, Svetonio, Giovenale e Dione Cassio la ricordano come “l’avvelenatrice degli imperatori”.
Si narra che abbia eliminato per avvelenamento sei o sette persone, ma il conto è molto più alto. Uccide su commissione districandosi abilmente fra un pericolo e un altro cercando di non essere uccisa lei stessa dalla vendetta dei parenti delle persone avvelenate fra i patrizi e i plebei. Sviluppa un fiorente commercio di pozioni e veleni. Acquisisce una fama crescente. Viene notata dalle famiglie romane più influenti che, con il suo aiuto, cercano di eliminare parenti e avversari. È la prima serial killer donna di cui si ha documentazione certa. Da seria “professionista” prendeva dettagliate informazioni sulla situazione di salute e sulle abitudini quotidiane della vittima per rendere mirata l’eliminazione.
Il salto di qualità della sua “clientela” avviene con la sua convocazione da parte di Agrippina Minore che le chiede di uccidere l’imperatore Claudio che muore avvelenato, forse con un piatto di funghi. Lo storico Gaio Svetonio Tranquillo narra che per questo omicidio viene condannata a morte nel 55. La sentenza viene interrotta da Lucio Domizio Enobarbo detto Nerone, figlio di Agrippina Minore, che le chiede in cambio di avvelenare Britannico, figlio di Claudio ed erede al trono. Si narra che la morte di Britannico non avvenne subito per lo scarso dosaggio del veleno, volendo lei farlo apparire come un malore. La pressione di Nerone induce Locusta a costruire un nuovo e più potente dosaggio. Nerone e Locusta provano su uno schiavo per vederne gli esiti letali che sono rapidi. La prima coppa è diluita per non far destare sospetti sull’assaggiatore. Locusta riesce nel 55 d.C. a concludere l’eliminazione del ragazzo quattordicenne. Tacito racconta il fatto così: “…poiché un servo appositamente addetto assaggiava i suoi (di Britannico) cibi e le sue bevande, si ricorse a questo trucco. Si serve a Britannico una bevanda ancora innocua ma caldissima, che subì l’assaggio di verifica. Quando Britannico la respinse, poiché troppo calda, gli fu versato in acqua fredda il veleno, che si diffuse in tutte le membra.” – Annales Libro XIII
Riceve da Nerone onori, soldi e vaste terre in dono. Nello stesso periodo apre anche una scuola per insegnare i segreti e le proprietà medicinali delle piante. Sempre Nerone predispose che la sua casa fosse sorvegliata continuamente.
Durante le prime rivolte popolari, fornisce il veleno anche all’imperatore Nerone perché possa suicidarsi. Sette mesi dopo il suicidio di Nerone Locusta viene condannata a morte da Galba che la fa accusare di oltre quattrocento omicidi. Sconosciuto è il tipo di morte inflitta. Apuleio racconta storie crudeli di violenze sul suo corpo poi smembrato e dato ai cani. Le cronache più accreditate riportano che sia stata strangolata e poi dato alle fiamme il suo corpo.
Locusta fu narrata nelle Satire di Giovenale e citata da Alexandre Dumas nel Conte di Montecristo come un periodico orribile fenomeno che si ripete ogni secolo.
Katherine Ramsland – ricercatrice e psicologa della Michigan University – ha definito Locusta come una “necro-imprenditrice”. Forniva ai suoi clienti i prodotti pronti all’uso per procurare la morte di qualcuno.