Il mistero del professore di Harvard “assoldato” da Pechino
Davide Bartoccini – 2 FEBBRAIO 2020
Il Federal Bureau of Investigation ha arrestato Charles Lieber, capo del dipartimento di Chimica all’università di Harvard, accusato di aver mentito riguardo alcuni finanziamenti ottenuti dal governo cinese. Stimato docente di quella che è considerata la prima università d’America, forse del mondo, Lieber getta un’ombra oscura sulla fedeltà e sulla compostezza degli alti papaveri dell’Ivy League, riattizzando sentimenti da Maccarstimo. Perché? Per la nuova fobia dello spionaggio che aggira come uno spettro al Pentagono, e forse anche per via del nome di una città della Cina che compare nei dossier e che sta incutendo terrore in tutto il mondo: Wuhan, la città dove si è incubata la pandemia del coronavirus.
Un professore stimato in tutto il mondo per il suo operato, tanto da diventare capo del dipartimento di chimica di Harvard, Charles Lieber sembra essere colpevole di aver ricevuto per anni ingenti somme di denaro, sotto forma di finanziamenti e bonus quale ringraziamento per aver svolto una serie di attività per conto del governo di Pechino.
Tra queste, come sottolinea anche Guido Olimpio sulla rubrica “America-Cina”, quella di aver lavorato in uno dei tanti laboratori nel centro di Wuhan, megalopoli cinese dove si è propagato il virus classificato come 2019-nCoV – forse sviluppato in un laboratorio militare. I primi rapporti tra Lieber e Pechino erano già emersi nel 2015, ma già allora il professore dell’università di Boston aveva “preso le distanze” con dichiarazioni formali, continuando tuttavia a percepire un indennizzo dal governo cinese. Questo il filo rosso che ha condotto l’Fbi, impegnata in un’ampia operazione a caccia di menti illustri assoldate dalla Cina, o da altre potenze, per mezzo dei suoi ramificati agenti sotto copertura, coinvolte in attività di spionaggio che mirano rubare brevetti, risultati di progetti e di studi scientifici. “L’obiettivo del governo comunista cinese è semplicemente quello di sostituire gli Stati Uniti come una superpotenza”, ha dichiarato Joseph R. Bonavolonta, agente speciale dell’Fbi responsabile della divisione che sta conducendo l’operazione in una conferenza stampa tenuta nei giorni scorsi. Pur di raggiungere questo obiettivo “la Cina sta anche impegnato anche quelle pedine non usuale, come ricercatori, hacker e società fittizie.”
La ragione “ufficiale” dell’arresto è quella di aver “mentito alle autorità statunitensi per aver preso milioni di dollari dal governo cinese” quale massimo esperto nel “campo nelle nanotecnologie” dunque detentore di informazioni sensibili, come riporta il Wall Street Journal. Lieber ha diretto un laboratorio di ricerca ad Harvard per quasi 30 anni, ottenendo sovvenzioni per oltre 15 milioni di dollari da parte di agenzie governative, comprese l’Aeronautica militare, la Marina Militare e la Defense Advanced Research Projects Agency, più nota con l’acronimo di Darpa. Considerato come uno dei migliori chimici del Paese, avrebbe ottenuto 1,5 milioni di dollari da Pechino per un non meglio identificato programma sperimentale cinese.
“Per una persona con il suo status e la sua reputazione, il lavoro per lui (in Cina) non era importante, e non era necessario che lo facesse per i soldi”, ha dichiarato Xuan Gao, vecchio collaboratore di Lieber. Ma secondo i federali, il luminare sessantenne che ha ottenuto dal prima cattedra all’università di Columbia nel 1987 e che ha inventato nanotecnologie in grado di rivoluzionare per sempre il campo dell’elettronica, non avrebbe rifiutato di collaborare con i cinesi e di essere messo sul libro paga di Pechino. “Spionaggio? Frode? Totalmente fuori dal personaggio. Tutto il suo mondo stava creando ricerca e pubblicandola”, riferisce una fonte vicina a Lieber, descrivendolo come un accademico devoto: “In laboratorio sei giorni alla settimana, spesso dalle 8:00 a mezzanotte”, un uomo che si poteva a malapena notare “Alla guida di un’auto anonimo, con abiti anonimi, amante della letteratura scientifica come unico svago, insieme a quello di coltivare zucche giganti nel cortile di casa”. È dunque possibile che questo professore illustre fosse una spia cinese assoldata da Pechino? Senza dubbio dei legami con la Cina e il mondo accademico cinese esistono e sono documentabili: professore onorario e consulente accademico di prestigiose università del Dragone come quella di Tsinghua, Pechino e Fudan, fin dai tempi della Columbia Lieber ha appoggiato il trasferimento di oltre 60 ricercatori dalla Cina ed è stato insignito di un premio come simbolo di amicizia per la Repubblica Popolare Cinese.
Il caso fa tornare alla mente la vicenda dei “cinque di Cambridge“: le spie sovietiche infiltrate nella celeberrima università britannica per rubare informazioni vitali su programmi nucleari e tecnologie da consegnare al Mosca. Ma a giudicare dallo sgomento dei suoi collaboratori, non sembrerebbe proprio questo il caso. O Lieber è dunque il più talentoso e anonimo doppiogiochista del mondo, oppure qualcuno al Bureau deve aver preso un grosso “granchio”. Intanto però ad Harvard sono stati costretti a congelare la sua posizione nell’incredulità di un intero ateneo in protesta.
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