I PIZZINI E I SEGRETI DEI CONTROLLORI PLANETARI

I PIZZINI E I SEGRETI DEI CONTROLLORI PLANETARI

di Manlio Lo Presti

Da qualche anno assistiamo ad una moltiplicazione esponenziale di attività universitarie e di centri di ricerca privata, gran parte dei quali in una precisa regione meridionale italica, in una ben nota “Piana” dove insiste una potentissima installazione di sicurezza USA.

Fonte dell’immagine di copertina: https://tg24.sky.it/cronaca/2010/02/11/bibbia_provenzano

Le strutture sono a trazione e brutale controllo angloamericano. Le aree operative sono dedicate alla sicurezza cibernetica, con profusione esagerata di terminologie scritte solo in inglese, pur avendo a disposizione parole italiane. Ma il ricorso all’”inglesorum” intende conferire una non giustificata assertività al messaggio. L’italiano lo renderebbe meno credibile? Perché? Eppure l’italiano è la quarta lingua più studiata del pianeta, e forse il sinedrio tecno-spionistico de noantri lo ignora o fa finta di non saperlo. Più che la lingua poté il dollaro, diciamolo.
Dopo la lunga stagnazione di Enti che vivacchiavano con i fondi statali, che offrivano prebende con cattedre & convegni più o meno paludati, i ridetti “centri” sono rapidamente nati e/o risorti in pochi anni. Si assiste ad una proliferazione frenetica di Enti ed istituzioni orientate ed edificate sulle tecnologie elettroniche del furto, di difesa dei dati aziendali o governativi. Poi la svolta: un crescente scivolamento verso la ricerca e la realizzazione di “sistemi di sorveglianza di massa” mediata da una primaria raccolta di miliardi di dati personali della popolazione. Realizzare il progettone costa miliardi e in molti fiutano l’affare.
La raccolta dei dati personali, finanziari, penali, culturali, politici e sessuali diventa il nuovo Eldorado, la nuova corsa all’oro anche nella ex-italia. In breve, qualcuno capisce che l’uso dei cellulari personali, che trasmettono miliardi di messaggi giornalieri, consente la rapidissima raccolta (direi furto di massa) della morfologia facciale, del livello culturale dei comunicanti, delle loro tendenze sociali, del loro livello di aggressività indotta dalla coazione ad agire in un acquario, all’interno di un universo chiuso e asfissiante che viene spacciato per area di libera azione. Stoccaggio e unificazione di notizie provenienti da varie fonti e canali. Dati sempre più convogliati verso un’unica memoria centralizzata, dove ognuno di noi è catalogato con un proprio univoco codice identificativo. Attualmente è il codice fiscale impiantato in una tesserina magnetica, che qualcuno ha ipotizzato che contenga codici militari NATO che vengono incrociati con il codice VPN (Virtual Private Network – Rete virtuale privata) che crea una connessione di rete privata tra dispositivi su Internet. In quale modo e in quale occasione vengono utilizzati questi codici incrociati fra loro? Insomma, ognuno di noi avrà una targa come le automobili, quindi saremo rintracciabili ventiquattro ore al giorno in qualsiasi luogo, ci sarà la realizzazione del controllo su di noi attimo per attimo ed avrà valore processuale penale, civile ed amministrativo (un continuo processo alla vita umana).
Tutto ciò premesso, non facciamoci impressionare da questa fuffa finto-accademica sul tema della “sicurezza cibernetica”, su cui si regge e copiosamente lucra un intero sistema. Parliamo di docenti, di aziende elettroniche pubbliche e private angloamericane, militari, allievi alacri e speranzosi frequentanti università e centri di ricerca e di perfezionamento pubblici e soprattutto privati a trazione angloamericana. Ragazzi che non sanno che la loro selezione avverrà con metodi totalmente ed abissalmente diversi rispetto alle pergamene accademiche ottenute con fatica e tante illusioni. Solo uno su mille ce la farà, narrava il noto cantore nazionale Morandi. Parliamo di attività di pressione metodicamente esercitata sui parlamentari e sui componenti dei governi tempo per tempo in carica. Qualcuno ha definito “pubbliche relazioni” una vera e dilagante pratica corruttiva e perfino ricattatoria nei confronti degli individui abilitati a decidere in questo settore. Non è casuale che qualche volta, uno di costoro venga opportunamente suicidato o se ne perdano le tracce. Dopo, si imbastiscono processi con durate trenta-quarantennali… e il gioco è fatto. Non indigniamoci, si tratta di pratiche antichissime. Il problema di un buon governo sarebbe quello di circoscriverne i danni. Ma esisterà mai un governo che fustighi e imprigioni sé stesso? È il cane che si mangia la coda.
Diciamo una buona volta che la sicurezza dei segreti viaggia su altri percorsi.
Il primo è il messaggio recitato al destinatario, e dopo dal portaordini che lo ha prima imparato a memoria. È il compito dei motociclisti militari e dei CC che vedi correre su moto potenti a sirene spiegate fra le strade della capitale.
Il secondo è il segreto su carta, non archiviato su sistemi elettronici. Parlo dei “pizzini”. Il primo miliardario Usa Howard Huges ha comunicato con il suo direttore generale con oltre 300mila foglietti. Il suo aiutante ne scrisse un gustoso ed interessante libro, ne è derivato un film suggestivo.
Infine, qualcuno ha detto che il migliore modo di custodire un segreto è il SILENZIO. Un antico proverbio arabo afferma che abbiamo due orecchie ma una sola bocca perché ascoltare è più importante che parlare. Altri mestieranti dello spionaggio hanno detto che è il caso di parlare solo quando il silenzio non basta.
Il cartaceo e il messaggio verbale sono ancora oggi il baluardo efficace contro l’incombente sorveglianza tecnotronica di massa in corso e realizzata con l’installazione di milioni di telecamere in ambienti e incroci stradali. Detto tutto questo, viene il sospetto che questa multiforme sarabanda di spiati e spioni non sia altro che una immane sceneggiatura, che serve a coprire e a giustificare la creazione e lo sviluppo di un totalitario “Stato di Sorveglianza” capillare e nazionale, soprattutto planetario, costruito ancora una volta su schemi angloamericani.
Carlo Rovelli, interessante scienziato ed epistemologo, ha affermato in una recente intervista che un decimo dell’umanità “se la sta cantando” diffondendo un corpus narrativo al quale non crede affatto il resto dell’umanità.
Ricordiamo, infine, che il primo gesto di un regime totalitario è da sempre quello di bruciare i libri.

FONTE: https://www.lapekoranera.it/2023/03/30/i-pizzini-e-i-segreti-dei-controllori-planetari/