La nostra “ignavia” quotidiana
Manlio Lo Presti – 30 luglio 2020
Il nostro sesquipedale guida suprema-Badoglio 2.0 viene considerato un “ignavo”.
Fonte:https://www.ticinonotizie.it/scegliere-di-essere-e-gli-ignavi-di-oggi/
A tale parola difficie è attribuito un significato cangiante e modificato per usi diversi. Il lemma diventato famoso con Dante che definisce “senza infamia e senza lode” tutti coloro che non si espongono, che stanno dietro le quinte, che non hanno nessun disegno sociale né un senso civivo. Si muovono seguendo il principio del “qui e ora” e del massimo utile personale.
Alla parola IGNAVO vengono accostati gli “indifferenti” descritti duramente da Gramsci (Odio gli indifferenti:http://www.dimensionidiverse.it/wp/wp-content/uploads/2017/04/Odio-gli-indifferenti.pdf) cioè COLORO CHE GIRANO LA TESTA DA UN’ALTRA PARTE.
Lo sguardo altrove accade in in automatico quando si prla e vengono citati articoli sulle violenze carnali sui bambini, sulla scomparsa oltre un milione di piccoli ogni anno solo in Europa, sul traffico dei loro organi espiantati mentre sono coscienti, ecc. ecc. ecc. ecc. ecc.. Questo argomento fa cade di colto una pesante saracinesca di molibdeno: silenzio, nessuno parla, nessuno si indigna e nemmeno fa finta di esserlo. SILENZIO…
Ecco cosa è l’ignavi. È uno stato mentale e comportamentale che è contiguo al CINISMO strutturato come una motivazione della smisurata ambizione dell’ignavo che diventa perfino quadrisex pur di arrivare ai vertici (mi riferisco alla capacità di compromesso di Badoglio 2.0 nei confronti di un suo professore pigmalione del passato che lo ha lanciato nella carriera universitaria…). Dante ha un disprezzo profondo e abissale per gli ignavi che nel canto III dell’inferno, versi 31-51:
E io ch’avea d’error la testa cinta,
dissi: «Maestro, che è quel ch’i’ odo?
e che gent’è che par nel duol sì vinta?».
Ed elli a me: «Questo misero modo
tengon l’anime triste di coloro
che visser sanza infamia e sanza lodo.
Mischiate sono a quel cattivo coro
delli angeli che non furon ribelli
né fur fedeli a Dio, ma per sé foro.
Caccianli i ciel per non esser men belli,
né lo profondo inferno li riceve,
ch’alcuna gloria i rei avrebber d’elli».
E io: «Maestro, che è tanto greve
a lor che lamentar li fa sì forte?».
Rispuose: «Dicerolti molto breve.
Questi non hanno speranza di morte,
e la lor cieca vita è tanto bassa,
che ‘nvidïosi son d’ogne altra sorte.
Fama di loro il mondo esser non lassa;
misericordia e giustizia li sdegna:
non ragioniam di lor, ma guarda e passa»
Gli unici a pareggiare gli IGNAVI per ripugnanza e schifo sono gli AVARI.
L’avarizia è il peccato più esecrato del mondo …