La trave climatica e la pagliuzza delle multinazionali
Manlio Lo Presti (scrittore ed esperto di banche e finanza)
Oggi 5 ottobre 2023 il canale Rai 1 nella rubrica popolare “Uno mattina” ha trasmesso il servizio sulla variazione del clima. Come ovvio viene allestita la solita passerella in pieno stile covid. Sono reclutati vari “esperti climatici” per mostrare che esiste una varietà “democratica” di opinioni. Costoro raccontano con bravura e con molti dettagli le conseguenze della variazione climatica. Un tema, questo, che è diventato un mantra ossessivo ripetuto almeno trenta volte al giorno in tutte le occasioni possibili, in tutti gli eventi del palinsesto. Numerose sono ormai diventate le occasioni in cui il clima non c’entra nulla con i contesti. Ma che importa? Con intensità con frequenza ormai logaritmica, accade lo stesso con diversi filmati pubblicitari dove è inserito una/un personaggio dall’aspetto esotico per sottolineare l’inclusione globalista anche quando si pubblicizza un particolare dispositivo meccanico o un particolare prodotto finanziario. Viene perseguito il sommo bene inclusivo, buonista, climatista con le treccine che nessuno può e non deve contestare e quindi ogni strappo e qualsiasi decontestualizzazione sono consentiti e, anzi, incoraggiati. Fa eccezione il canale distopico Facebook dove tutto viene etichettato “privo di contesto” se reca contenuti non allineati con il vangelo della psicopolizia predittiva allestita dal Sinedrio mondialista.
La stessa tecnica è stata adottata con l’azione dei soccorritori del pullman caduto dal ponte. Ci sono filmati, racconti, interviste per il90% finte. Fin qui, siamo invasi dalla consueta ma crescente melassa propagandistica che raggiunge la sua apoteosi quando costoro parlano di un giovane operaio dall’aspetto esotico il cui volto viene subito trasmesso in pieno schermo per pochi secondi. Attimi che alla mente bastano per attivare una sottile emozione. Il non bianco è definito immediatamente “un eroe”. E gli altri? Silenzio tombale per occultare il lavoro di decine di persone purtroppo, scandalosamente e sfacciatamente bianche e italiane che si sono prodigate da decine di ore a soccorrere i feriti e a identificare i morti, a rimuove le lamiere, a spegnere l’incendio, ecc. Tutto inutile e irrilevante. Conta unicamente evidenziare l’azione dell’esotico personaggio che a stretto giro sarà nominato cavaliere della Repubblica, sarà ospite delle ventuno rubriche politiche, dai giornaloni di regime, dalle reti, dalle catene tv maggiori assieme alla 7. Il copione è sempre lo stesso. Parteciperà infine al “grande fratello”.
La cortina rumorosa – e anche buonista inclusiva esotica – di copertura, per coprire le effettive responsabilità dell’incidente, ha lo scopo di traslare le responsabilità sull’acceso dibattito della ringhiera nuova o vecchia, se era adatta o meno. Si deve nascondere che la causa è originata da “problemi tecnici” che la Stampa di oggi ha avuto il coraggio di riferire ad eventuali difetti di funzionamento delle batterie incendiarie in ottava pagina, ovviamente. Ma è già qualcosa da parte di un periodico catalogato fra i giornali mondialisti governativi allineati atlantisti, ecc..
Come previsto dalle regole uno e due del decalogo di Noam Chomsky (https://www.ilbenecomune.it/2017/12/15/le-10-regole-del-controllo-sociale-di-noam-chomsky/), si tratta di una classica operazione di inversione della colpa (https://www.iusinitinere.it/gli-aspetti-criminologico-fenomenologici-della-violenza-di-genere-35111). Con la realizzazione di immense e costosissime campagne mediatiche, il sistema dominante intende dimostrare che i cittadini sono la unica causa dell’inquinamento. Un esempio? L’ossessiva trasmissione degli ormai classici filmatini di pochi secondi che ritraggono un piccolo specchio d’acqua delocalizzato e decontestualizzato (ma essi possono farlo) dove sono concentrate vuote bottigliette galleggianti. Ecco un esempio di spostamento delle responsabilità.
Nessuno dice apertamente – salvo qualche fugace, fugacissimo accenno, che gran parte dei disastri ecologici sono provocati da un ristretto numero di colossi industriali multinazionali responsabili delle devastazioni di interi continenti, fra i quali il Sudamerica e l’Africa per il 90%. Nessuno finora ha allestito tribunali per l’arresto con manette visibili di 3-400 componenti dei cda di queste multinazionali manifatturiere che continuano a riversare indisturbate migliaia di tonnellate di rifiuti spesso tossici nei mari, fiumi, terreni, periferie degradate (https://www.rinnovabili.it/ambiente/inquinamento/plastica-usa-e-getta-crisi-climatica/). Ma la colpa è del solitario cittadino globale.
L’opera di corruzione di queste imprese è talmente capillare da paralizzare i politici di tutto il mondo, ormai ricattati dalla ricezione di sostanziose mazzette versate in conti correnti oltremare. Imbarazzante il silenzio del solerte e attivissimo mondialista pontifex maximus, della bimbetta con le treccine e dei movimenti ecologisti, woke, femministi dei partigiani, degli imbrattatori di opere d’arte, ecc. che continuano ad evitare furbescamente lo scontro aperto e frontale con i giganti mondiali dai quali probabilmente, molti di loro hanno ricevuto soldi e minacce attuate dalle milizie private a libro paga di queste aziende.
Il fenomeno corruttivo persiste e si allarga nella gigantesca operazione attuata con la gestione del covid, con il tema della ecologia verde e ora con la narrazione di una Italia sull’orlo del collasso, mentre è in possesso di risorse immense sotto attacco predatorio dei Paesi Ue (alla faccia della reciproca cooperazione): risparmi, proprietà immobiliari, tesori artistici e culturali per il 75% del pianeta, moda, meccanica, robotica, ecc. Ogni giorno registriamo un vero e proprio saccheggio dei prodotti italiani e alla svendita di interi settori concorrenziali, in presenza di servizi segreti che i fatti dimostrano totalmente inattivi invece di attivarsi per il recupero di cento miliardi di euro di evasione fiscale e di una intera classe politica nazionale che ha avuto l’ordine dagli Alti Comandi atlantici di continuare a bloccare d’un colpo tutto il Paese. E questo sarebbe un Paese in crisi? È più appropriato parlare di un Paese occupato.
L’inversione della colpa in collo ai singoli cittadini si estende al conflittuale tema dell’evasione fiscale. Viene applicato il pugno duro fino alla persecuzione degli sporchi baristi che evadono, dei luridi negozianti, delle cantine dove operano in clandestinità sartorie che nel passato hanno creato Valentino, Armani, le sorelle Fendi, bottegucce meccaniche che hanno creato Enzo Ferrari, ecc. Ma nessuno manda alla sbarra l’evasione fiscale dei colossi industriali che collocano le loro sedi fiscali in Paesi dove è applicata una tassazione del 3% e anche meno. Per loro va tutto bene. Possono fare tutto. Colpire milioni di singoli cittadini è più facile. Significa attivare un’azione terroristica di massa. È sufficiente l’impiego di telecamere, di applicazioni elettroniche di sorveglianza, abusivamente e illegalmente installate sui cellulari di proprietà privata. Viene scatenato il tracciamento bancario, la possibilità di organizzare la funzionalità di una polizia del pre-crimine, come affermato recentemente in sede pubblica da un eminente esponente dei servizi segreti nazionali. Scandaloso il silenzio di tutti i presenti che hanno ascoltato facendo finta di niente. Molti sognano la installazione di un regime di sorveglianza tecnotronica preconizzato dall’opera drammatica “Minority Report” del sommo Philip K. Dick?
Rimane attuale il versetto dell’evangelista Luca che il ridetto Pontifex dovrebbe conoscere a menadito il versetto LC 6 – 41-42.: “41 -Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? 42 – Come puoi dire al tuo fratello: «Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio», mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.”
Questi passi sono ancora tristemente attuali.
FONTE: https://www.lapekoranera.it/2023/10/05/la-trave-climatica-e-la-pagliuzza-delle-multinazionali/