Banche, quasi nove famiglie su dieci non si fidano più
Le critiche dei cittadini al settore creditizio
Giovanni Vasso – Gio, 08/09/2016 – 13:37
Sembra esserci solo una cosa capace, oggi, di unire da Trieste a Palermo un Paese che come l’Italia ama dividersi su tutto: la diffidenza nei confronti delle banche.
Il dato emerge nell’ambito delle inchieste statistiche dell’Eurispes sul fenomeno dell’usura. Il responso degli italiani è draconiano, di quelli che non sembrano voler ammettere repliche: “L’86,1% degli intervistati – si legge nel rapporto – ritiene che il sistema bancario italiano non sia in alcun modo o poco in grado di farsi carico dei problemi e delle necessità delle famiglie (rispettivamente il 46,6% e il 39,5%); l’8,8% che sia abbastanza in grado e solo lo 0,7% molto in grado, mentre il residuo 4,4% non esprime un proprio giudizio a riguardo”.
A disgregare il dato nazionale, non cambia lo scenario. La sfiducia è praticamente “uguale” in ognuna delle macroaree geografiche dell’Italia, dal Nord Ovest fino alle isole. Ed è proprio in Sicilia e Sardegna che la fiducia delle famiglie nei confronti delle banche tocca il picco che, comunque, è dato abbastanza trascurabile: l’1,5% di sardi e siciliani ritiene “molto” alta la capacità delle banche di farsi carico dei problemi delle famiglie. Al Centro, invece, la stessa voce riporta un desolante 0% mentre più della metà dei cittadini (il 51,7%) risponde che gli istituti di credito non hanno “per niente” l’attitudine ad aiutare le famiglie.
Emergono, poi, le altre critiche che i cittadini rimproverano al settore creditizio. In primo luogo quella di concedere prestiti solo a chi dimostri già di possedere beni (ne è convinto addirittura l’88,8% degli italiani), di essere eccessivamente esose (lo pensa l’84,1% dei cittadini) e di foraggiare “i potenti” anche senza garanzie (secondo il 71,5% degli intervistati). Da ciò derivano i dubbi che gli italiani iniziano a nutrire nei confronti di quella che dovrebbe essere la funzione “istituzionale” delle banche dato che il 43% degli italiani comincia a mettere in dubbio la capacità propulsiva e di sviluppo economico che, come ragione sociale, dovrebbe essere insita nel Dna del settore creditizio.