Gli USA. Un destino manifesto
Manlio Lo Presti – 27 aprile 2020
L’intera storia degli Stati Uniti d’America ha inizio dalla frase di John O’Sullivan: “destino manifesto” che egli pronunciò nel 1845.
Due parole cariche di conseguenze per la storia degli USA e per il mondo. Nei fatti, sono state la motivazione estremamente sintetica che ha guidato la politica americana su tre grandi direzioni:
- interna per l’occupazione degli immensi, ricchi e fertili territori,
- ha fornito la giustificazione dell’immenso sterminio di oltre 100.000.000 di nativi americani;
- è stata la linea guida, inizialmente con forte impronta messianica, della politica imperiale mondiale USA, sia pure interrotta da periodi di spinte isolazioniste.
Il presidente Wilson parlerà di missione-guida degli USA consacrata da una Autorità superiore, in pieno spirito protestante-puritano.
Il libro contiene una analisi minuziosa del tema biblico del “popolo eletto”. Un argomento che sarà dibattuto dagli intellettuali più influenti del momento: J. Adams, B. Franklin e Th. Jefferson. Tre pensatori che articolarono in modo più completo il concetto di storia come destino predeterminato.
Le teorizzazioni calviniste, puritane e protestanti di questi tre protagonisti e di altri della vita intellettuale e politica americana, ispireranno la forma del sigillo nazionale e lo stemma degli Stati Uniti: ANNUI COEPTIS – NOVUS ORDO SECLORUM. Virgilio interpretato in chiave cristiana.
L’Autore si sofferma con attenzione sulla formazione del concetto di “elezione del popolo americano” che si è costruito di pari passo con l’espansione e la conquista di terre ricche strappate con lo sterminio di oltre 200 milioni di pellerossa. Lo stato di elezione è la risultante di un Patto con l’Altissimo. E’ il fondamento teorico e religioso della elezione di un popolo su tre pilastri: territorio, missione e comunità. Il Patto è redatto con Dio unica fonte della legge suprema.
Lo sviluppo degli USA si costruisce con la conquista e il possesso di terre sempre nuove in un processo che sembra non finire. Le terre conquistate e messe a frutto come pascoli e allevamento diventano comunità forti che a loro volta si trasformano in Stati. Gli Stati si aggregano in strutture federali che però non avranno mai alcun potere regolatore. Caratteristica della storia americana sarà la gestione reale del processo di aggregazione federale nelle mani dei magnati petroliferi, agricoli, delle comunicazioni ferroviarie e crescente potenza bancaria e finanziaria.
Partendo dalla teorizzazione della conquista territoriale interna, gli USA iniziano ad affacciarsi al mondo non appena prende coscienza della propria potenza economica prima e militare poi.
Nel mezzo ci sarà la lacerazione della Guerra civile fra il Nord prevalentemente industriale ed il Sud agricolo con immense piantagioni lavorate dagli schiavi. Il Nord era contro la schiavitù, ma per motivazioni meno nobili di quelle diffuse dalla vulgata storiografica prevalente. L’abolizione della schiavitù era necessaria per impedire unioni miste allo scopo di salvaguardare l’integrità e l’identità razziale bianca WASP di derivazione anglosassone.
La dichiarazione di uguaglianza dei diritti inizialmente era riservata ai bianchi in possesso di un certo reddito in su. Ne erano esclusi i neri, i pellerossa e i bianchi poveri! A dispetto delle belle dichiarazioni, gli USA rimarranno razzisti all’interno di una società fortemente diseguale e conflittuale …
Si tratta di un testo scritto molto bene e ricco di contenuti nonostante la sua brevità.
Un libro che fa comprendere i motivi della aggressività americana nel mondo lungo secoli di guerre continue per il predominio militare, industriale costruito su invasioni e azioni di destabilizzazione dei Paesi bersaglio.
Lo “stato di eccezione del destino manifesto è il mantra che accompagnerà la parabola storica dell’espansione della democrazia.
La lotta per la supremazia americana ha avuto inizio su basi religiose puritane per poi fondarsi sull’egemonia economica, commerciale, militare, tecnologica e infine finanziaria.
I fantasmi evocati dal Generalissimo prima e poi presidente Dwight “Ike” Eisenhower sullo strapotere del “complesso militare industriale”. Oggi avrebbe aggiunto il potere finanziario e la speculazione la cui estensione ha superato di decine di volte il totale del valore della produzione di beni e servizi nel mondo.
Il tutto esercitato e sostenuto da complicate politiche di conflitti e instabilità regionali ancora esistenti in molte parti del pianeta.
ANDERS STEPHANSON, Destino manifesto, Feltrinelli, 2004, Pag. 194, € 19,50