Domenica, 21 Luglio 2013
David Hilbert esploratore dell’Infinito, Castelvecchi, 2013, Pag. 60, € 7,50
David Hilbert è stato uno degli esploratori dell’impalpabile impero della scienza chiamato Infinito. L’infinito è ancora un terreno dove si sono confrontate le scuole di pensiero di tutto il mondo con forti differenze fra Oriente ed Occidente. L’Infinito è l’Apeiron che contiene la totalità visibile e l’invisibile, secondo correnti di pensiero mistiche e religiose.
La capacità di percepire l’Infinito è stata fin dall’inizio una delle vette maggiori del pensiero umano, il simbolo della sua massima capacità di astrazione che la mente possa concepire. Nei percorsi che tale astrazione ha fatto nel corso della storia dei sistemi di pensiero, si è intromessa con crescente peso la Teoria della Mente o Scienze Cognitive.
Lo spostamento teorico causato dal peso delle Scienze cognitive sulla elaborazione del luogo senza confini ha fatto scivolare l’operazione verso un rigoroso solipsismo. Con tale termine si definisce l’attività umana di ricerca e di pensiero come il principale prodotto di qualsiasi attività mentale. In opposizione a questa posizione, si fa strada nel tempo la visione razionalistica fenomenica derivante da una rigorosa osservazione dei fenomeni naturali. Non è stato semplice in quegli anni (1925 e dintorni) trovare un terreno comune di definizione di percezione della realtà attraverso un metodo puramente scientifico, cioé basato sulla ripetitività degli assunti di ricerca e classificazione delle cosiddette scoperte. Si apre proprio nello stesso periodo della conferenza di Hilbert un conflitto doloroso ma fruttuoso fra diverse concezioni dell’Universo costruite su modelli matematici differenti. E’ l’eclisse delle tassonomie newtoniane, la fisica classica presenta falle irrecuperabili e avanza una Teoria del Tutto chiamata Relatività . Il discorso pronunciato da Hilbert in occasione del congresso di matematica tenutosi a Munster, Westfalia nel 1925 si inserisce in questo panorama intellettuale europeo nel pieno di quello che Enzo Paci avrebbe chiamato “Crisi delle Scienze Europee”. Hilbert non si fa intimorire né fuorviare dal panorama agitato delle scienze matematiche in subbuglio in Europa. Pacatamente egli srotola le sue nitide parole come fosse un pensatore greco antico giocando sul fascino della parola e sulla eleganza delle formule che sorreggono i suoi ragionamenti. Hilbert, con grande coraggio per l’epoca, sospetta una impossibilità insita nel pensiero razionalistico nella sua tendenza totalizzante nel leggere l’universo-mondo come una cifra. Il grande matematico descrive con pazienza i suoi teoremi di cui alcuni stralci di calcolo sono presenti nella breve trattazione. Ma il calcolo non diminuisce il sospetto che l’Infinito è altrove e difficilmente sarà possibile imbrigliarlo in una Teoria conchiusa, proprio perché l’Infinito è una Totalità di cui siamo condannati a non capire – con i mezzi attualmente a disposizione – i confini ultimi.
Manlio Lo Presti
David Hilbert, Sull’Infinito Castelvecchi 2013, pagine 60, € 7,50
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