NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI
2 AGOSTO 2018
A cura di Manlio Lo Presti
Esergo
Maestro, cosa è la vita?
“Rischio puro”, rispose il Maestro.
PIETRO PINGITORE, Il bastone del Maestro, Ediz. Il punto di incontro, 2004, pag. 131
https://www.facebook.com/Detti-e-Scritti-958631984255522/
Le opinioni degli autori citati possono non coincidere con la posizione del curatore della presente Rassegna.
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EDITORIALE
La doppia verità della Megamacchina del DEEP STATE atlantico
Ieri sera 1 di agosto 2018 in prima serata, nella nota trasmissione politica del canale televisivo filoatlantico e legato ai poteri forti LA7, si è parlato di Marcello Foa respinto dalla Commissione di vigilanza come presidente Rai.
La collusione delle truppe di Forza Italia, più altri piccoli satelliti, con il PD per far fallire l’operazione è il segno evidente di una convergenza fra i due partiti che è stata pianificata da molto tempo, forse anche prima delle ultime elezioni nazionali.
Sempre nell’interesse della popolazione italiana sterminata dal governo precedente i Partiti, sconfitti dall’ultimo confronto nazionale, questi gruppi politici hanno come unico e prioritario scopo quello di squartare e sventrare l’attuale governo, del cui contenuto politico e programmatico agli sconfitti non frega un bel nulla.
E che la popolazione italiana danneggiata da questa follia distruttiva si fotta al più presto.
Il caos economico, politico, sociale, sanitario, lavorativo è crescente, realizzando così lo scopo di mantenere la ex-italia in uno stato di ebollizione permanente, ma non al punto di crollare: poi chi paga gli interessi sul debito pubblico alle banche anglofrancotedschesvizzereUSA?
Quindi, lo sbarramento alla presidenza di Foa alla Rai è frutto di una convergenza plateale di FI e PD. Questo è il paravento …
Quindi, lo sbarramento di Paolo Savona al Tesoro non andava bene, mentre le nomine di ministri privi di qualsiasi requisito di cultura ed onorabilità adeguati al loro incarico e di statura immensamente più bassa di Savona sono andati bene.
Dietro a questi eventi e alle loro motivazioni apparenti, si nasconde ben altro.
– Come è accaduto per il cantante Rino Gaetano assassinato con un incidente di auto sulla Nomentana
– Come è accaduto per l’assassinio di Pantani
– Come è accaduto con la eccessiva condanna contro Fabrizio Corona – il fotografo, le motivazioni sono altre.
– Come è accaduto ad altri personaggi dello spettacolo, della finanza nel mondo delle SGR, dell’esercito, ecc. ecc.
Se tutte queste persone avessero commesso reati diversi, non avrebbero avuto sanzioni rilevanti o se la sarebbero cavata con un nulla di fatto.
Parliamo dei motivi veri della loro eliminazione:
Rino Gaetano è stato ucciso per aver osato accennare a scomode verità fra le righe delle sue canzoni?
Pantani è fatto fuori perché stava per rivelare le macchinazioni per alterare le prove ciclistiche orchestrate da un ben noto Paese atlantico, mentre la scusa era l’uso di sostanze chimiche?
Fabrizio Corona riceve una pena clamorosa forse perché ha osato fotografare situazioni oscene o pericolose di personaggi potenti, attuando un delitto di lesa maestà che viene punto con una ferocia maggiore di un quadruplice omicidio?
È sempre valido il detto “niente è come sembra” a cui aggiungerei il pensiero di Andreotti:” a pensar male si fa peccato, ma difficilmente ci si sbaglia”.
Digressione storica: anche le motivazioni che hanno spinto l’Inghilterra a colpire l’Argentina per la contesa delle isole Falkland sono apparentemente di natura territoriale. La verità invece era la volontà dell’Inghilterra di colpire violentemente la marina argentina che aveva osato colpire la nave militare dove prestava servizio militare un componente della Corona inglese. Anche qui abbiamo un caso di lesa maestà!
La digressione appena riportata è utile per capire la vera motivazione del rifiuto di Foa. Come da copione di una spy story, prima viene attivata la macchina del fango cibernetica ai suoi danni deformando la sua biografia in rete, ma evidenziando che egli è un SOVRANISTA – una parola pronunciata come se costui fosse uno copulatore e mangiatore di bambini fatti poi a pezzi …
Un invitato della accennata rubrica politica de LA7 onestamente ha fatto notare che la precedente presidente RAI era anche una componente della Commissione Trilaterale che certamente, non agisce nell’interesse del popolo italiano di cui se ne sbatte altamente! A lei nessuna critica perché componente della Megamacchina atlantica.
Essere SOVRANISTI è un delitto, essere FILOATLANTICI e quindi contro il nostro martoriato Paese invece è un requisito apprezzato ed incoraggiato. Anche qui il totalitarismo del bispensiero ha rovesciato i contenuti semantici delle parole
La motivazione vera della bocciatura di Foa è tuttavia quella di aver rivelato i quadri nefasti e gli orrori della gestione pedofila e satanista dell’amministrazione precedente a quella di Trump che la ridetta Megamacchina cerca di far fuori, anche tentando più volte di assassinarlo. Come pure l’oltraggio di aver rivelato che numerosi agenti federali che hanno eliminato prove e deviato le indagini, sono stati arrestati.
P.Q.M.
Anche il simpatico ed avveduto Foa dovrà fare attenzione per la sua vita per non perire in “casuali” incidenti stradali (la forma di eliminazione preferita dai servizi e dalle unità di assassinio private).
Lui ha osato parlare di queste tematiche: chi tocca i fili muore. Le beghe politiche – RIPETIAMO – sono una copertura.
Niente è come sembra!
Ne riparleremo
IN EVIDENZA
NOI RAZZISTI, VOI CON “INNOCENT”. CHE APRIRA’ UN RISTORANTE.
Maurizio Blondet 1 agosto 2018
Poiché un altro articolo sulla doppia morale e il doppio standard usato dagli oligarchi risulterebbe ripetitivo, mi limito a postare qualche immagine. trovata qua e là sui social, di cui i telegiornali non hanno dato notizia. Né i presidenti, vescovi, giornalisti e politici pieni di “umanità” hanno versato lacrime.
Ah, ed ovviamente l’egiziano che l’ha rovinata per sempre, è libero:
29 settembre 2017 15:32
Roma, lei disabile a vita ma il suo aggressore libero: la storia di Luana
La donna, dipendente dellʼAtac, è stata aggredita da un passeggero egiziano. Il colpevole, condannato a 14 mesi, è fuggito senza scontare la pena
…
Per l’Inail non è infortunio – “Non mi hanno riconosciuto l’infortunio professionale”, ha detto ai microfoni del programma “Dalla vostra parte”. Nonostante sia inabile al lavoro, per l’Inail non c’è un nesso dimostrabile tra il danno cerebrale e il colpo alla testa. Luana tira avanti con una piccola pensione di invalidità: meno di mille euro al mese per pagare terapie, riabilitazione e assistenza domiciliare.
Questa è vita quotidiana per il personale viaggiante di treni, tram e bus – che voi milionari, che voi oligarchi di Stato, non avete bisogno di prendere.
Altro che uova, a Roma i rom tirano sassi a bus e auto – VIDEO
–
31 luglio 2018
… In particolare, i problemi più grossi si hanno alla rimessa di via Candoni alla Magliana, dove il deposito dei bus confina con un campo rom. Negli ultimi giorni autisti e dipendenti hanno lamentato un numero crescente di episodi di lancio di oggetti e danni alle autovetture parcheggiate. Tanto che si sospetta sia in corso una caccia all’uomo da parte dei rom del campo.
Una situazione che va avanti ormai da tempo e che non è prerogativa della zona della Magliana. Anche a Castel Romano, sulla Pontina, nei giorni scorsi è partita una sassaiola partita da un campo rom che ha avuto come obiettivo le auto in corsa, per rapinare i conducenti. Due i feriti e sei le auto semidistrutte.
Il resto lo si legge su Il Primato Nazionale:
Solo ieri arrestati 170 immigrati
Continua qui: https://www.maurizioblondet.it/noi-razzisti-voi-con-innocent-che-aprira-un-ristorante/
‘Edoardo Agnelli era un Sufi, ma con parenti nel B’nai B’rith’
Scritto il 13/11/17
Edoardo Agnelli era un Sufi: lo scomodo figlio dell’Avvocato, morto il 15 novembre del 2000, era approdato all’ala mistica dell’Islam. Una mosca bianca, nell’impero Fiat, oggi retto da una famiglia «il cui capostipite fa parte del B’nai B’rith», cioè dell’élite massonica del sionismo più reazionario.
Lo afferma l’avvocato Gianfranco Pecoraro, alias Carpeoro, che pubblica su Facebook una foto del giovane Agnelli raccolto in preghiera: «Se le fonti sono giuste», scrive Carpeoro, la foto è stata scattata a Teheran il 27 marzo 1981 durante la Preghiera del venerdì, condotta dall’ayatollah Seyyed Khamenei, “guida suprema” della repubblica islamica. Edoardo, in prima fila sulla destra, prega insieme a un Imam «che è famoso per aver avuto forme di collaborazione anche con Battiato». Si tratta di un religioso musulmano che, «appartenendo alla parte sciita dell’ambiente islamico, era anche uno dei capi del movimento Sufi». Molto si è detto sul mistero della fine di Edoardo Agnelli, trovato morto ai piedi di un viadotto dell’autostrada Torino-Savona 17 anni fa. Si era anche parlato della sua insofferenza verso il potere, delle sue inclinazioni mistiche e della sua vicinanza all’Islam. In diretta web-streaming, Carpeoro mette a fuoco il problema in modo più preciso: «Che risulti a me, Edoardo Agnelli era diventato Sufi».
L’impatto sulla famiglia, di una scelta così radicale? «Per l’Avvocato, bastava che Edoardo non mettesse piede in azienda», dichiara Carpeoro a Fabio Frabetti di “Border Nigths”. «Poi lì c’è un entourage, però, che mal sopportava questo, sicuramente». E aggiunge: oggi siamo passati da un Sufi a una famiglia il cui capostipite, «che poi è il marito di Margherita Agnelli», cioè lo scrittore e giornalista Alain Alkann, appartiene al B’nai B’rith, espressione «di un certo sionismo reazionario che ha fatto tanti danni alla cultura israeliana». Il primo che si è scagliato contro questo tipo di potere «è un grande personaggio della cultura ebraica che si chiama Moni Ovadia», dice Carpeoro, autore del saggio “Dalla massoneria al terrorismo”.
B’nai B’rith? Per Wikipedia, si tratta di una innocua loggia di ebrei, di prevalente origine tedesca, nata un secolo prima dello Stato di Israele: fondata il 13 ottobre del 1843 a New York. Da allora, i “figli dell’alleanza” hanno una missione ufficiale: assistere i poveri. «L’organizzazione partecipa a numerose attività legate ai servizi sociali, tra cui la promozione dei diritti degli ebrei, l’assistenza negli
Continua qui: http://www.libreidee.org/2017/11/edoardo-agnelli-era-un-sufi-ma-con-parenti-nel-bnai-brith/
ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME
Mattarella, eccolo il Far West: pusher nigeriani si affrontano in piazza col machete, feriti e sangue ovunque
FERRARA – Negli scorsi giorni il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, lanciò un monito buonista proprio mentre era in discussione il Decreto legge sulla legittima difesa: “L’Italia non può essere far west dove uno spara a una bimba dal balcone”.
Parole condivisibili, ma il presidente forse non si è accorto che in Italia c’è già il Far West, non causato dagli italiani che vogliono difendersi dentro la loro abitazione, ma dagli immigrati clandestini venuti in Italia per delinquere.
Un altro esempio di Far West arriva da Ferrara, dove bande di spacciatori nigeriani sono affrontati a colpi di machete e coltelli in piazza davanti a turisti e cittadini terrorizzati.
Ferrara peggio della giungla, bande di spacciatori nigeriani si affrontano a colpi di machete e coltelli. Un’aggressione domenica e tre lunedì. I testimoni oculari riferiscono – come si legge sul quotidiano on line Affaritaliani.it – di una lotta per spartirsi le piazze di spaccio in città. Tra questi, per un caso, è presente anche il consigliere comunale della Lega Nicola Lodi: “Ero al momento giusto nel posto sbagliato. Un incubo. Non ci è scappato il morto ma siamo al quarto scontro per strada in due giorni. Qua oramai è normale”.
Domenica, 14.30 in piazzale Castellina, nei pressi della stazione dei treni, un nigeriano avvicina un connazionale spacciatore per acquistare 5 euro di hashish e lo paga con una banconota da 10 euro. Ma il venditore non gli dà il resto e la discussione degenera. Il primo tira fuori un coltello per cercare di far valere le sue ragioni, il venditore scappa, i passanti chiamano le forze dell’ordine. I due vengono semplicemente identificati dai carabinieri che non hanno trovato il coltello, visto da testimoni.
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Nigeriano violenta una 13enne. Poi massacra il cuginetto che la difende
Orrore a Battipaglia. L’immigrato con regolare permesso di soggiorno si è abbassato i pantaloni e ha palpeggiato una 13enne. Poi ha picchiato il cuginetto che ora è in ospedale
“Questa notizia sicuramente nei tigì non la troverete”. A darla su Facebook è proprio il ministro dell’Interno Matteo Salvini che, bruciando anche le agenzie di stampa, riferisce dell’ennesimo caso di violenza sessuale ai danni di due bambini.
Ieri sera a Battipaglia, comune di 50mila abitanti in provincia di Salerno, un richiedente asilo nigeriano ha palpeggiato una ragazzina di 13 anni e ha aggredito il cuginetto della piccola che aveva provato a intervenire per difenderla. “Con il decreto sicurezza che ho in mente – annuncia il leader della Lega – questi delinquenti dovrebbero essere subito espulsi, altro che asilo o tutele”.
Continua qui: http://www.ilgiornale.it/news/cronache/nigeriano-violenta-13enne-poi-massacra-cuginetto-che-difende-1560840.html
Condannato e subito liberato: migrante pesta l’autista e accoltella un militare
Il 28enne del Burkina Faso processato per direttissima il 28 giugno per lesioni, aveva patteggiato una pena di nove mesi
Franco Grilli – Mer, 01/08/2018
Un immigrato, con regolare permesso di soggiorno, ha aggredito l’autista di un autobus del trasporto pubblico e ha accoltellato un carabiniere intervenuto per sedare la rissa.
La violenza si è verificata a Pordenone, dove l’uomo originario del Burkina Faso – già noto alle forze dell’ordine – è stato poi messo in manette dagli uomini dell’Arma, accorsi a soccorrere il collega.
Noto perché, come si apprende, poco più di un mese fa, l’extracomunitario era già stato fermato e processato, con rito direttissimo, per gli stessi reati commessi in questo episodio. E lui aveva patteggiato una condanna a 9 mesi, venendo però subito liberato.
Continua qui: http://www.ilgiornale.it/news/cronache/immigrato-aggredisce-unautista-e-accoltella-carabiniere-1560692.html
Soffri di Sindrome dell’Impostore? 4 consigli per «smascherarla»
Micaela Terzi – 25 luglio 2019
Sono una Business Coach e Formatrice e aiuto aziende e liberi professionisti a realizzare i loro progetti. Ho fondato e gestito per 10 anni due startup specializzate in sviluppo di servizi per Smart City e poi ho deciso di…
Della Sindrome dell’Impostore soffrono di più le donne o gli uomini? Fino a qualche tempo fa si pensare che il pensiero di “essere un bluff” fosse più radicato nel gentil sesso, ma in realtà molti studi confermano il contrario. Probabilmente quello che è vero è che uomini e donne ne soffrono, ma ne parlano in modo diverso e affrontano la cosa secondo schemi di pensiero differenti.
Intanto la Sindrome dell’Impostore ha una radice comune a maschi e femmine, perché si origina nell’infanzia. Quando guardiamo i nostri genitori e non riusciamo a capacitarci del fatto che un giorno sono stati esattamente come noi. Vediamo nostro padre e nostra madre fare cose che noi non sappiamo e possiamo fare, e pensiamo che questo gap non si colmerà mai. Come spiega il filosofo Alain De Botton, una delle prime cose di cui ci rendiamo conto, è che le altre persone, e in particolare quelle che amiamo di più e ammiriamo, non sono per niente come noi. In età adulta questa convinzione si trasforma in qualche modo, e può radicarsi ancora di più. Consideriamo le persone intorno a noi capaci di ottenere successo, mentre non facciamo lo stesso con noi stessi. Ci sentiamo impostori, non perché
Continua qui: http://www.centodieci.it/2018/07/sindrome-impostore-consigli-per-sconfiggerla/
Panico sul volo Ryanair per Ibiza: passeggeri evacuati con lo scivolo d’emergenza
31 LUGLIO 2018
Panico a bordo poco prima del decollo di un volo Ryanair da Barcellona a Ibiza il 31 luglio. I passeggeri sono stati fatti evacuare attraverso lo scivolo d’emergenza a causa del fumo sprigionato dal sedile di un passeggero. La compagnia, attraverso una nota,
precisa che la causa «è l’incendio di un telefonino in ricarica con una batteria esterna». La procedura di evacuazione si è conclusa senza problemi e non ci sono feriti.
La nota della compagnia irlandese
“I passeggeri del volo Barcellona – Ibiza (fermo a Barcellona) nel pomeriggio del 31 luglio sono stati fatti evacuare con procedura di emergenza a causa del telefono cellulare di un passeggero che ha preso fuoco mentre si stava caricando con batteria esterna. Tutti i passeggeri sono stati evacuati in sicurezza e trasferiti al terminal, mentre il personale di bordo si è occupato del telefono cellulare. Ryanair ha predisposto un aeromobile sostitutivo e riallocato i passeggeri minimizzando il ritardo”.
Continua qui:
BELPAESE DA SALVARE
Rossi snobba le crisi aziendali. Ma sottoscrive 2 milioni per i rom
Era atteso per riferire sulla crisi occupazionale ma non si è presentato. Ha preferito presentare il protocollo d’intesa per favorire l’integrazione di rom e sinti
Emanuele Canepa – 01/08/2018
“Siamo amareggiati e indignati per il comportamento del Presidente Rossi”.
Così tuona il capogruppo della Lega in Regione Toscana, Elisa Montemagni, per l’assenza in Aula del governatore Enrico Rossi. “Sono gia due sedute che attendiamo di discutere delle crisi aziendali della Toscana ma, anche questa volta, il Governatore ha trovato di meglio da fare. Non solo non si è presentato, ma ha deciso di destinare quasi due milioni di euro per l’integrazione di rom e sinti”. In effetti, da ordine del giorno, il presidente era atteso per la discussione della comunicazione di Giunta numero 33 in merito alle crisi industriali della Toscana ma, a seguito della sua partecipazione ad una conferenza stampa a Palazzo Strozzi Sacrati per la presentazione del protocollo d’intesa sui campi rom, la sua presenza in aula è venuta meno.
Il protocollo di integrazione
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A Fico non piace più l’autobus? La Camera prende 7 nuove auto blu
Montecitorio, guidata da Roberto Fico, pianifica l’acquisto di sette nuove auto blu. Una è elettrica
Claudio Cartaldo – 01/08/2018
Alla fine Roberto Fico in autobus c’è andato poco.
Giusto il tempo di quella fotografia che ha fatto il giro di tutti I social network ed è finito sulle prime pagine dei giornali. Poi, “per motivi di sicurezza”, si è tornati alla classica auto blu (“della Casta”).
Il fatto è che nel “programma per l’attività amministrativa 2018-2020“, che è stato allegato al bilancio previsionale della Camera, l’Aula bassa del nostro Parlamento guidata dal grillino di ferro ha inserito anche “il rinnovo del parco auto di rappresentanza attraverso l’espletamento di una procedura di gara per l’ acquisizione di sette autovetture ad alimentazione tradizionale e il noleggio di un’ autovettura ad
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Fontana e la lobby gay
Alessandro Bertirotti – 30 luglio 2018
In questi ultimi giorni hanno suscitato molto clamore le esternazioni del ministro Fontana, il quale ha espresso la propria opinione sull’impossibilità di riconoscere la genitorialità di bambini concepiti all’estero da coppie dello stesso sesso, tramite pratiche vietate come la maternità surrogata o l’eterologa, non consentita a coppie omosessuali.
Non mi sorprende il circo mediatico dei sinistrati davanti alle parole del Ministro. Dico solo che sarebbe anche giunto il momento di smetterla con l’ipocrisia delle crociate emancipative, portate avanti strumentalizzando questioni che sono intangibili per loro stessa essenza.
Ed è un fatto intangibile che i figli debbano crescere, essere educati e psicologicamente formati nell’ambito di una coppia composta da un essere di sesso maschile ed un altro essere di sesso femminile. E lo è non perché siamo omofobi o contrari all’evoluzione dei costumi. La questione non è terreno che concerne l’essere pro o contro il mondo gay e lesbo, pro o contro i gay pride, pro o contro il progresso sociale.
Continua qui: http://blog.ilgiornale.it/bertirotti/2018/07/30/fontana-e-la-lobby-gay/
CONFLITTI GEOPOLITICI
Genova, reclutavano mercenari per combattere al fianco dei filorussi in Ucraina. Sei arresti: tre sono irreperibili
www.ilfattoquotidiano.it – 1 agosto 2018
Secondo i carabinieri del Ros, coordinati dal pool della direzione distrettuale di Genova, dall’Italia partivano una serie di persone per unirsi alle milizie separatiste nella regione del Donbass. L’inchiesta ha svelato l’esistenza di una struttura che ruota intorno a vari ambienti di estrema destra ma anche di estrema sinistra. Tra i reati contestati anche l’istigazione all’odio razziale
Mercenari reclutati per combattere con le milizie separatiste filorusse nella regione del Donbass, teatro degli scontri armati con le truppe del governo di Kiev. Questo è emerso dalle indagini che hanno svelato l’esistenza di una struttura operante sull’asse Italia-Ucraina che ruota intorno a vari ambienti di estrema destra ma anche di estrema sinistra. Secondo i carabinieri del Ros, coordinati dal pool della direzione distrettuale di Genova, dall’Italia partivano una serie di persone per andare a combattere al fianco dei filorussi. I mercenari venivano poi pagati al fronte.
“Abbiamo appurato – ha spiegato il colonnello dei Ros Luigi Imperatore – che in questo caso è stata superata la dicotomia tra destra e sinistra. Gli arruolati andavano dal fronte skin al comunitarismo di Dugon“. L’inchiesta ha portato i carabinieri a eseguire sei arresti su mandato della procura di Genova: tre persone sono risultate però irreperibili, perché secondo gli investigatori si trovano ancora nelle zone teatro del conflitto. Sono 15 in totale gli indagati, a vario titolo, per accuse che vanno dall’associazione a delinquere, al combattimento, dal reclutamento all’istigazione all’odio razziale.
L’inchiesta Ottantotto (dalle lettere HH che inneggiano a Hitler) era stata avviata nel 2013 nell’ambito dell’area skinhead ligure. Tra l’altro, il Ros ha accertato il legame tra alcuni indagati con Alexej Milchakov, comandante dell’unità paramilitare neonazista ‘Rusich’ operante nel Donbass. Secondo gli inquirenti, gli arrestati erano in contatto con un sodalizio attivo pubblicamente nell’assistenza umanitaria verso le popolazioni del Donbass, vittime della guerra civile del 2014. Sodalizio che operava di nascosto nel reclutamento di
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Il crepuscolo della guerra
di Thierry Meyssan
Se si considera la guerra in Siria non un avvenimento a sé stante, bensì l’esito d’un conflitto mondiale durato un quarto di secolo, è d’obbligo interrogarsi sulle conseguenze della fine delle ostilità, ormai prossima. L’epilogo di questa guerra segna la disfatta di un’ideologia, quella della globalizzazione e del capitalismo finanziario. Le nazioni che non l’hanno capito, soprattutto dell’Europa occidentale, si emargineranno da sole dal resto del mondo.
Rete Voltaire | Damasco (Siria) | 31 luglio 2018
Le guerre mondiali non finiscono semplicemente con un vinto e un vincitore: il loro esito traccia i contorni di un nuovo mondo.
La Prima guerra mondiale si è conclusa con la sconfitta degli imperi tedesco, russo, austroungarico e ottomano. La fine delle ostilità è stata suggellata dalla nascita di un’organizzazione internazionale, la Società delle Nazioni (SDN), incaricata di eliminare la diplomazia sotterranea e di regolare i conflitti tra gli Stati membri per mezzo dell’arbitraggio.
La seconda guerra mondiale si è conclusa con la vittoria dell’Unione Sovietica sul Reich nazista e sull’Impero del Giappone dell’hakkō ichi’u [1], cui ha fatto seguito una rincorsa degli Alleati per occupare le spoglie della Coalizione vinta. Ne è nata una nuova struttura, l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), incaricata di prevenire nuove guerre impostando il diritto internazionale attorno a una duplice legittimazione: l’Assemblea Generale, dove ogni Stato conta uno, indipendentemente dalle dimensioni, e il Consiglio di Sicurezza, direttorio formato dai cinque principali vincitori.
http://www.voltairenet.org/article202213.html
L’establishment Usa dietro il Summit
di Manlio Dinucci
Laddove la stampa internazionale ha distorto il contenuto del vertice della NATO, l’establishment USA ne ha invece perfettamente compreso la posta: la fine dell’inimicizia con la Russia. Per questa ragione, disturbare il summit bilaterale USA-Russia di Helsinki è diventato una priorità: è necessario opporsi con ogni mezzo al riavvicinamento a Mosca.
Rete Voltaire | Roma (Italia) | 17 luglio 2018
«Abbiamo da discutere su tutto, dal commercio al militare, ai missili, al nucleare, alla Cina»: così ha esordito il presidente Trump ieri al Summit di Helsinki. «È arrivata l’ora di parlare in maniera particolareggiata dei nostri rapporti bilaterali e dei punti nevralgici internazionali», ha sottolineato Putin.
Ma a decidere quali saranno in futuro i rapporti tra Stati uniti e Russia non sono solo i due presidenti.
Non è un caso che, proprio mentre il presidente degli Stati uniti stava per incontrare quello della Russia, il procuratore speciale Robert Mueller III incriminava 12 russi con l’accusa di aver manipolato negli Usa le elezioni presidenziali, penetrando nelle reti informatiche del Partito democratico per danneggiare la candidata Hillary Clinton. I dodici, accusati di essere agenti del servizio segreto Gru, vengono ufficialmente definiti «i Cospiratori» e incriminati per «cospirazione ai danni degli Stati uniti». Contemporaneamente Daniel Coats, direttore dell’Intelligence nazionale e principale
Continua qui: http://www.voltairenet.org/article202043.html
CYBERWAR SPIONAGGIO DISINFORMAZIONE
Marcello Foa, wikipedia e fake news: come si distrugge la reputazione di un giornalista scomodo
DI ENRICA PERUCCHIETTI – 31 luglio 2018
unoeditori.com/blog
Wikipedia: e Foa diventa un complottista
È così che si distrugge la reputazione di un giornalista scomodo: il 28 luglio alle 16:37 (cioè soltanto sabato, “casualmente” nel pieno della discussione per la sua nomina alla presidenza RAI!) è stata modificata la pagina wikipedia di Marcello Foa aggiungendo la sezione “Controversie” (prima inesistente, basta controllare la cronologia che riporto qui sotto) in cui viene denigrato come un “complottista” per aver sostenuto l’esistenza di false flag e per aver parlato della teoria gender (che viene liquidata come una “teoria del complotto nata nell’ambito ecclesiastico negli anni ’90”).
…Quando conobbi Foa
Ho la fortuna di conoscere personalmente Foa da qualche anno. Ci siamo incontrati a una riunione per il WAC (Web Activists Community) a Roma nello studio di Giulietto Chiesa quando scesi in rappresentanza della UNO Editori per discutere del progetto. Ovviamente lo conoscevo già di fama, lo avevo spesso citato nelle mie opere, a partire dal mio libro inchiesta su Renzi. Lo avevo sentito telefonicamente ma non lo avevo mai incontrato di persona. Mi sono trovata davanti un uomo gentilissimo, tanto umile quando disponibile, dotato di carisma e di ironia (dote rara), mentalmente elastico e al contempo metodico. Da quel momento ho potuto soltanto rafforzare la stima che ho di lui.
Mi rammarica ora assistere a un’ondata pretestuosa di violenza mediatica contro Foa.
Parte la campagna denigratoria
L’attuale campagna denigratoria che si è scatenata in queste ore intende trasformare Foa nell’esatto contrario di ciò che è: un serio, leale e onesto giornalista. Si vuole cioè screditarlo, additarlo come un venditore di fumo, un arrivista un ambizioso, persino un fascista (lui che è ebreo!) spulciando
Continua qui: https://unoeditori.com/blog/marcello-foa-wikipedia-e-fake-news-come-si-distrugge-la-reputazione-di-un-giornalista-scomodo-n228
DIRITTI UMANI – IMMIGRAZIONI
I truffatori dell’antirazzismo
Sebastiano Caputo – 31 luglio 2018
Una bravata di alcuni ragazzotti nel notturno torinese che ha preso di mira diverse donne tra cui Daisy Osuake, atleta italiana di origine africana, si è trasformata nella punta dell’iceberg di un presunto odio razziale che sta divorando il Paese. I carabinieri per ora stano escludendo il movente xenofobo eppure la recuperazione politica è già in atto per colpire il governo giallo-verde, ritenuto complice e mandante di questa artificiosa ricostruzione dei fatti.
Il razzismo che si traduce in azioni concrete esiste, ma è nella testa e nelle gesta degli piscolabili, che sono pochissimi in Italia, e di certo non rappresentano l’anima profonda del nostro popolo. Il razzismo reale non ci appartiene. Per storia, cultura, geografia. Noi italiani siamo mediterranei, persone semplici, ospitali, a modo nostro, verso tutti gli stranieri, che non abbiamo mai amati né disprezzati, ma rispettati sulla base della decenza comune, quelle regole non scritte di convivenza che hanno caratterizzato una terra di passaggio, un crocevia straordinario di popoli, clan e tribù. Quel fatto di cronaca a Isola Capo Rizzuto che ha visto i bagnanti calabresi soccorrere 56 migranti in spiaggia, racconta perfettamente lo spirito descritto sopra. Del resto, anche alla base della crescita elettorale di Lega e del Movimento 5 Stelle non c’è l’emergenza immigrazione (o addirittura “sostituzione etnica” paventata da alcuni) ma la paura di un ulteriore impoverimento della classe media, i cosiddetti sconfitti dalla globalizzazione.
Continua qui: http://blog.ilgiornale.it/sebastianocaputo/2018/07/31/i-truffatori-dell-antirazzismo/
ECONOMIA
AFFRONTARE I MONOPOLI PER RICOSTRUIRE LA SOVRANITA’.
1 agosto 2018 di Roberto PECCHIOLI
Per informarsi sugli argomenti favoriti, ciascuno di noi compie un gesto iniziale, digitare delle parole chiave su un motore di ricerca. Nella schiacciante maggioranza dei casi, quel motore è Google. I sistemi operativi del nostro computer, come i programmi che utilizziamo, provengono da Apple e Microsoft; quando acquistiamo qualcosa online, quasi certamente ci serviamo di Amazon; la nostra messaggeria telefonica, Whatsapp, appartiene allo stesso signore dalla maglietta grigia, Mark Zuckerberg, che sa tutto di noi perché glielo riveliamo spontaneamente attraverso la sua creatura, Facebook. Allorché affittiamo una casa o una camera, passiamo attraverso Airbnb, il nostro traffico telefonico e informatico è in mano a Telecom. Smartphone e personal computer sono prodotti da pochi giganti, che possiedono le conoscenze (know how).
Continua qui: https://www.maurizioblondet.it/affrontare-i-monopoli-per-ricostruire-la-sovranita/
FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI
Il mondo senza contanti è una truffa – e dietro c’è la grande finanza
31 luglio 2018 DI BRETT SCOTT
theguardian.com
In tutto il mondo occidentale le banche stanno chiudendo sportelli bancomat e filiali. In questo modo stanno cercando di spingerci a utilizzare i loro sistemi di pagamento digitali e i loro servizi di digital banking. Proprio come Google vuole che tutti accedano e navighino nel più ampio mondo di Internet attraverso il suo portale di ricerca, che è controllato privatamente, così le istituzioni finanziarie vogliono che tutti possano accedere e navigare nel più ampio mondo dell’economia attraverso i loro sistemi.
Un altro obiettivo è ridurre i costi per aumentare i profitti. Le filiali richiedono personale. Sostituirle con app standardizzate gestite dal cliente consente ai senior manager delle istituzioni finanziarie di controllare e monitorare direttamente le interazioni con la clientela.
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Derivati Mps, procura generale di Firenze impugna l’assoluzione di Mussari, Vigni e Baldassarri
www.ilfattoquotidiano.it 31 LUGLIO 2018
Cuore del processo la ristrutturazione del derivato Alexandria e soprattutto l’aver celato, stando all’accusa, in una cassaforte della banca il contratto mandate agreement con la banca giapponese Nomura. L’accordo con la banca giapponese ufficialmente ritrovato nell’autunno 2012 in una cassaforte collegava il derivato che stava azzerando i conti di Siena con l’acquisti di titoli di Stato
Contro l’assoluzione della corte d’appello di Firenze la procura generale, con il sostituto Vilfredo Marziani, ha presentato ricorso in Cassazione. Lo riporta il quotidiano La Nazione. Il 7 dicembre per gli ex vertici di Mps Giuseppe Mussari, Antonio Vigni e Gian Luca Baldassarri era stato dichiarato un verdetto di non colpevolezza rispetto all’accusa di ostacolo alla vigilanza di Bankitalia. Cuore del processo la ristrutturazione del derivato Alexandria e soprattutto l’aver celato, stando all’accusa, in una cassaforte della banca il contratto mandate agreement con la banca giapponese Nomura. L’accordo con la banca giapponese ufficialmente ritrovato nell’autunno 2012 in una cassaforte collegava il derivato che stava azzerando i conti di Siena con l’acquisti di titoli di Stato che avrebbe portato la banca al definitivo collasso.
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LAVORO PENSIONI DIRITTI SOCIALI
I contratti a tempo determinato crescono ancora (e la colpa è soprattutto delle piccole imprese)
Sono considerate la spina dorsale del Paese, ma hanno sofferto la crisi più di altri e sono diventato vulnerabili. E così non riescono più a trasformare i contratti a termine in contratti a tempo indeterminato. A farne le spese, come sempre, le fasce più deboli: i primis, i giovani
di Gianni Balduzzi – 2 agosto 2018
Il decreto Dignità in discussione nasce dalla constatazione di una verità incontrovertibile: dalla fine quasi totale della decontribuzione delle assunzioni a tempo indeterminato c’è stato un decollo di quelle a termine, e un calo delle trasformazioni da contratto a tempo determinato a permanente. L’INPS lo certifica in modo chiaro: tra il 2015 e il 2017 sono diminuite di circa 163 mila unità, più di un quarto. I dati del 2018 si riferiscono solo ai primi 3 mesi.
Il punto è che ciò non è avvenuto affatto in modo omogeneo. Lo stesso fenomeno non si è sviluppato nella stessa misura nelle piccole e nelle grandi aziende. In quelle con 15 addetti o meno il decremento è stato di 123 mila, -44,4%. In quelle tra i 16 e i 99 dipendenti le trasformazioni sono diminuite di 82 mila, -42,7%. Al contrario nelle imprese con 100 addetti o più questi passaggi sono scesi meno, del 36,1%, da 166 mila a 107 mila circa.
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Con gli Agnelli, contro gli operai: Marchionne come Valletta
Sergio Marchionne è stato un funzionario del capitale ed in particolare della famiglia Agnelli, in assoluta continuità con la storia dell’azienda e della sua proprietà. Così vanno giudicati la sua opera e gli effetti di essa, oltre il rispetto che sempre si deve di fronte alla morte dolorosa e prematura di una persona.
Nel dopoguerra il gruppo Fiat e la famiglia Agnelli hanno usufruito di tre manager che hanno fatto la storia dell’azienda e segnato quella del paese. Il primo fu Vittorio Valletta, che assunse il potere assoluto in Fiat nel 1945, dopo che il proprietario dell’azienda e capostipite della famiglia, il senatore del regno Giovanni Agnelli, fu epurato per la sua smaccata identificazione e collaborazione col regime fascista.
Valletta fu il primo dei manager che salvarono la Fiat e soprattutto la famiglia proprietaria. La salvò dall’esproprio per collaborazionismo coi nazisti, esproprio che invece toccò alla Renault in Francia, e poi la rilanciò facendo dell’azienda uno dei grandi motori dello sviluppo industriale del paese. Per realizzare questo obiettivo Valletta perseguì la sottomissione totale degli operai ai ritmi più feroci dello sfruttamento, usò le risorse del paese e in particolare l’immigrazione di massa al nord, ed infine fece della persecuzione contro la Fiom e i suoi militanti la propria bandiera.
Con le discriminazioni, i reparti-confino, i licenziamenti ed anche con strumenti eversivi, come le schedature e lo spionaggio delle persone, usando persino apparati dello Stato deviati che poi sarebbero stati coinvolti nella strategia della tensione degli anni ‘70. Per questa sua scelta ferocemente antisindacale e autoritaria Valletta divenne un emblema della politica e dei governi degli anni ‘50. Nel 1966 Valletta fu destituito da Gianni Agnelli, il nipote di Giovanni che voleva riprendere le redini dell’azienda dopo una lunga esperienza di playboy internazionale, e solo un anno dopo morì.
Le celebrazioni sui grandi giornali di allora furono uguali a quelle attuali per Marchionne. Alla fine degli anni ‘70 la Fiat era di nuovo in crisi, perché di fronte alla sfida delle grandi lotte operaie e alla conquista da parte del lavoro di diritti e dignità, non era stata in grado né di rispondere con adeguata innovazione ed investimenti, né con un vero cambiamento nella gestione aziendale e nelle relazioni con i dipendenti. I fratelli Agnelli, Gianni e Umberto, si fecero da parte nella gestione diretta del gruppo, che fu affidata a Cesare Romiti.
In una intervista a “La Repubblica” nell’estate del 1980, Umberto Agnelli preannunciò licenziamenti di massa per rendere l’azienda competitiva e ricevette il sostegno del ministro del Tesoro Andreatta. Romiti condusse l’attacco frontale al sindacato e alla fine di trentacinque giorni di lotta vinse, mettendo decine di migliaia di dipendenti in cassa integrazione. E così negli anni ‘80 l’impresa assunse nella società italiana quella centralità che prima aveva conquistato il lavoro. La sconfitta operaia di fronte alla Fiat di Romiti aveva indicato la direzione di
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LA LINGUA SALVATA
L’importanza di essere visionario
Edoardo Lombardi Vallauri – 19 giugno 2018
Quesito:
Molti lettori ci chiedono se sia lecito adoperare il termine visionario nel senso positivo che va sempre più diffondendosi, e che sembra più caratteristico dell’inglese visionary; si domandano anche a che cosa si debba questo cambiamento nella connotazione della parola.
Rilevano i nostri lettori che l’uso prevalente di visionario (che è sia nome sia aggettivo) conosceva fino a poco tempo fa in italiano connotazioni essenzialmente negative, legate all’idea che avere delle visioni significasse soprattutto ingannarsi, vedere ciò che non c’è, essere poco padroni di sé. Una ricognizione sugli autori letterari raccolti nella BIZ conferma questa opinione. Per darne un’idea offriamo alcuni esempi. Si veda questo passo della Lettera 462 a Francesco Puccinotti (1826), in cui Giacomo Leopardi critica un altro colosso dell’epoca sua (il corsivo è nostro):
Le Memorie del Goethe hanno molte cose nuove e proprie, come tutte le opere di quell’autore, e gran parte delle altre scritture tedesche; ma sono scritte con una così salvatica oscurità e confusione, e mostrano certi sentimenti e certi principii così bizzarri, mistici e da visionario, che se ho da dirne il mio parere, non mi piacciono veramente molto.
Oppure questi versi, sempre di Leopardi, dai Paralipomeni della Batracomiomachia (1842), dove il termine entra in dittologia quasi sinonimica (cioè in un’espressione fatta di due parole quasi sinonime) con sciocco:
Cercollo il conte orando ammorbidire,
Ma tacque il volo e l’infernal paese,
Perché temé da quel guerrier canuto
Per visionario e sciocco esser tenuto.
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PANORAMA INTERNAZIONALE
Quel filo che lega gli archivi JFK agli arresti per il Russiagate: Trump sgancerà la bomba?
Marcello Foa – 29 ottobre 2017 RILETTURA
Certo che la storia degli archivi sull’omicidio di John Fitzgerald Kennedy è davvero paradossale. Già, perché se non ci fosse nulla da nascondere, se fosse tutto cristallino come ci è stato raccontato negli ultimi 50 anni, la pubblicazione integrale e senza restrizioni non dovrebbe costituire un problema. E invece…
Ancora oggi la verità resta parziale e, come noto, legittimamente contestata. Donald Trump ha annunciato la desecretazione dei documenti ma non su qualche centinaio, i più sensibili, che resteranno segreti per altri sei mesi, il tempo necessario per determinare se la loro divulgazione “possa recare danno alle operazioni militari, di difesa ed esecuzione della legge”.
Tuttavia anche i files decretati contengono alcune rivelazioni interessanti. Ad esempio, come ricorda Zero Hedge in un file si cita il potentissimo capo dell’FBI, J. Edgard Hoover, che afferma
La cosa che mi preoccupa è di avere qualcosa di pubblicato in modo da convincere il pubblico che Oswald sia il vero assassino
Frase sibillina che, ne converrete, si presta a una duplice interpretazione.
Si rivela che un giornalista britannico ricevette una telefonata anonima che lo invitava a contattare l’ambasciata americana per alcune “notizie molto importanti” 25 minuti prima dell’omicidio. Chi la fece? Di certo non Oswald…
In un altro file si cita un esponente locale che parla di due sparatori. E salta fuori un file in cui si sostiene che Lee Harvey Oswald fosse un agente della Cia.
Sono frammenti di verità. Manca la pistola fumante, che potrebbe essere pubblicata il prossimo aprile.
Potrebbe, perché in realtà la decisione di Trump di pubblicare i files va letta soprattutto come il sintomo di uno scontro durissimo, forse definitivo con il Deep State. Già, perché tra poche ore il procuratore speciale del Russiagate annuncerà le prime incriminazioni che dovrebbero condurre all’arresto di alcuni ex fedelissimi di Trump.
Questo annuncio segue altri scandali, che riguardano non il presidente ma la sua ex contendente, Hillary Clinton. Si è scoperto, guarda un po’, che a fare affari con la Russia sia stato, senza le necessarie autorizzazioni, il Podesta Group, la società dei due fratelli Podesta, uno dei quali divenne il capo della campagna di Hillary. E ancora: quando era segretario di Stato la Clinton avrebbe utilizzato la sua carica per aiutare la Russia ad acquisire il controllo di un quinto delle riserve americane di uranio in cambio di milioni di dollari versati alla Clinton Foundation, la fondazione di famiglia. Imbarazzante, vero?
Quel che le accuse anglosassoni alla Russia non dicono
di Thierry Meyssan
La Russia di Vladimir Putin è un Far West dove il potere può spogliare un miliardario del suo patrimonio, come ai tempi di Boris Eltsin? Si è intromessa nel processo elettorale statunitense? Vicende che, secondo la classe dirigente USA, non danno adito a dubbi. Tuttavia, è bastata la proposta di una commissione rogatoria incrociata del presidente Vladimir Putin al presidente Donald Trump perché l’angoscia si diffondesse a Washington.
Rete Voltaire | Damasco (Siria) | 24 luglio 2018
Il 16 novembre 2009 l’avvocato fiscalista Sergey Magnitsky muore nella prigione di Matrosskaya Tishina, a Mosca. Immediatamente, la stampa USA sostiene che Magnitsky era in possesso di informazioni su uno scandalo di Stato e che aveva patito la tortura del “regime”.
Il Magnitsky Act
Con la morte di Magnitsky hanno termine anche le azioni giudiziarie del ministero della Giustizia nei suoi confronti. A Washington, il miliardario William (“Bill”) Browder dichiara che il fiscalista era in grado di dimostrare il furto di tre miliardi di dollari perpetrato a suo danno dal Potere russo. Nonostante l’attività di lobbying della banca Goldman Sachs, nel 2012 il Congresso degli Stati Uniti adotta, per chiudere la vicenda, una legge che sanziona le personalità russe sospettate di essere implicate nell’assassinio dell’avvocato. La Goldman Sachs, che non dà credito alle informazioni dei parlamentari, ricorre all’impresa di lobbying Duberstein Group per tentare di opporsi alla votazione della legge [1].
Nel 2016, sullo stesso modello, il Congresso estende il Magnitsky Act al mondo intero: il presidente degli Stati Uniti deve
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ColoRevolution in Iran ?
DI ROSANNA SPADINI – 1 agosto 2018
Verde era la Rivoluzione di Teheran del 2009/10, uno degli avatar delle «rivoluzioni colorate» che hanno permesso agli Stati Uniti di imporre, in parecchi Paesi, governi compiacenti, senza dover ricorrere ad una vera e propria guerra.
Le «rivoluzioni colorate», finte sommosse popolari, riescono spesso a mobilitare vari settori della società, ma hanno più le caratteristiche di un golpe, perché in genere provocano dei cambi di regime, sostituendo un’élite ad un’altra, per condurre una politica economica ed estera filo-USA.
George Friedman, in una conferenza di qualche anno fa, ha spiegato in parole povere, né più né meno di come si potrebbe parlare di una partita a Risiko, quali sono le tecniche statunitensi, vale la pena di riascoltarlo (con sottotitoli in italiano)
Già nel gennaio scorso, i media occidentali avevano raccontato di molte proteste e manifestazioni in varie città dell’Iran contro le politiche economiche del governo, il quale avrebbe fallito nel garantire una vita dignitosa alla popolazione, nel difendere soprattutto la parte più debole del popolo iraniano.
In modo particolare,
due sono state le ondate di proteste quest’anno,
disordini scoppiati a causa dell’aumento dei prezzi,
della disoccupazione di massa e
di un crollo economico generale.
Le manifestazioni, proseguite per diverse settimane, hanno causato la morte di circa 20 persone tra manifestanti e forze dell’ordine.
Washington, da parte sua, ha aumentato le pressioni ideologiche ed economiche sull’Iran, sollecitando i suoi alleati in Europa a tagliare i legami commerciali con il governo iraniano.
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POLITICA
Il piano di Tajani (e della Merkel) per consegnare Berlusconi a Renzi
Forza Italia e Lega sono ai ferri corti. Antonio Tajani lavora a un nuovo Nazareno reso evidente dal progetto Altra Italia. Cosa farà Berlusconi?
02 agosto 2018
“L’alleanza con i 5 Stelle è di Governo, per le altre scadenze elettorali la Lega è protagonista del centrodestra. Noi siamo convinti di questo: Berlusconi con cui ho parlato questa mattina in ospedale è convinto di questo”. Lo ha detto il segretario della Lega e ministro dell’Interno, Matteo Salvini. “Forse – ha concluso – c’è qualcuno in Forza Italia che ha altre ambizioni. Si chiariscano, noi stiamo fermi non abbiamo fretta”. La Lega non molla insomma e toglie l’alibi a Forza Italia di voler abbandonare la tradizionale alleanza di centrodestra proprio denunciando quel “qualcuno” vicino a Berlusconi che vorrebbe tornare alla stagione del Nazareno e agli accordi col Pd.
Quel qualcuno è Antonio Tajani, Presidente del Parlamento europeo, gradito ai burocrati di Bruxelles, e convinto di poter essere rieletto a capo della assemblea di Strasburgo se porterà alla Merkel lo scalpo di una rottura di Salvini con Berlusconi. Come stanno le cose lo sa l’informatissima Licia Ronzulli, nuova ombra di Berlusconi, che ha soffiato nell’orecchio del Cavaliere i retroscena del piano dell’ex redattore de Il Giornale e perciò, tra l’altro, animato da avversione personale verso l’ex collega Marcello Foa.
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Contro Marcello Foa in Rai, il complotto dei morti viventi
Scritto il 01/8/18
Nella desolante bocciatura di Marcello Foa, da parte del comitato parlamentare che dovrebbe vigilare sulla lottizzatissima televisione di Stato, si legge in controluce la bancarotta politica e intellettuale di un establishment disperato. A infliggere gli ultimi colpi di coda sono i rottami della Seconda Repubblica neoliberista, finto-liberale e finto-progressista, ridotti a fischiare e demonizzare qualsiasi iniziativa del governo gialloverde, la cui vera e unica colpa è quella di esistere, per volere dei maledetti elettori che hanno osato rovesciare milioni di voti sui 5 Stelle sulla Lega. Neutralizzata dall’ennesima legge elettorale fatta apposta per rifilare al paese il solito inciucio maleodorante, la democrazia è riuscita comunque a infiltrarsi in Parlamento, mettendo in piedi – contro tutti i poteri forti – un esecutivo problematico e squilibrato, pieno di incognite e di falle, ma quantomeno distante mille miglia dalla politica senza speranza e senza verità che aveva stremato l’Italia negli ultimi 25 anni, sotto il dominio del “pensiero unico” dell’austerity interpretato dal falso centrodestra in combutta con l’altrettanto falso centrosinistra. Due pugili suonati, travolti dai rispettivi fallimenti, ma ancora capaci di far male all’Italia, privando il paese della possibilità – storica – di disporre di un presidente Rai antropologicamente diversissimo dai predecessori. Un giornalista di razza: onesto, coraggioso, pulito.
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SCIENZE TECNOLOGIE
Nobel della matematica: a vincere (dopo 44 anni) è l’italiano Alessio Figalli
Ad aggiudicarsi la prestigiosa medaglia Fields è il 34enne romano, professore al Politecnico di Zurigo
Franco Grilli – 01/08/2018
Dopo 44 anni, un italiano torna a vincere il Nobel per la matematica.
Il suo nome è Alessio Figalli ed è, appunto, un matematico romano di 34 anni, professore ordinario al Politecnico ETH di Zurigo, in Svizzera.
L’annuncio è stato dato in occasione dell’apertura del Congresso Internazionale dei Matematici, in corso in questi giorni in Bresile, a Rio de Janeiro.
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Cos’è la Medaglia Fields (e perché non c’è un vero Nobel per la matematica)
di Anna Lisa Bonfranceschi – 13 Ago, 2014
È il maggiore riconoscimento per un giovane matematico, ideato da John Charles Fields.
“Trascendere le limitazioni umane e padroneggiare l’universo”. Se siete bravi in matematica, ma davvero molto bravi, e non avete più di 40 anni, un giorno potrebbe capitarvi di leggere questa frase sulla medaglia che premia i geni dei numeri, incisa insieme alla faccia di Archimede. Ma per averla al collo avreste dovuto vincere l’agguerrita concorrenza di francesi, russi e americani: sono loro i più bravi sul campo, quelli con il palmarès più ricco. L’idea di un premio per le menti più brillanti nel campo della matematica venne a John Charles Fields (1863-1932), matematico canadese cui proprio non andava giù che Alfred Nobel avesse omesso la scienza dei numeri dai premi della sua fondazione. E così quel 24 febbraio 1931, durante un meeting, Fields propose ufficialmente di colmare questa lacuna con l’istituzione di un riconoscimento equivalente al Nobel. Che col tempo prese il suo stesso nome, diventando la Medaglia Fields.
Perché Nobel avesse volontariamente omesso la matematica dai riconoscimenti cui elargire la fortuna che aveva messo da parte (grazie all’invenzione della dinamite) non è dato saperlo.
https://www.wired.it/scienza/2014/08/13/cosa-medaglia-fields-perche-nobel-matematica/?refresh_ce=
STORIA
Caporetto e quell’appuntamento con la libertà rimandato di 30 anni
Caporetto segnerà il passaggio di Mussolini al trincerismo, anticamera del movimento dei fasci. AMEDEO COSTABILE ci illustra un periodo particolare della storia italiana
02 agosto 2018 Amedeo Costabile
La Prima guerra mondiale, al di là dell’immane e «inutile strage», come ebbe a definirla Benedetto XV, ha rappresentato per l’Italia uno snodo decisivo della sua storia: essa ha legato per la prima volta direttamente o indirettamente larga parte della popolazione alla vita del giovane Stato, suscitando nell’immaginario collettivo, una volta terminata, grandi speranze di cambiamento rispetto al regime liberale che aveva relegato le masse a un ruolo subalterno. Questo processo “risorgimentale”, teso a raggiungere una piena unificazione della nazione, trovava compimento nelle conquiste di Trento e Trieste grazie alla grande prova di sé che diede il popolo italiano dopo la disfatta di Caporetto nel condurre l’Italia alla vittoria contro lo storico nemico del Risorgimento.
Così, la fine degli imperialismi e l’affermazione delle potenze democratiche, insieme alle trasformazioni sociali in atto e alle attese di redenzione da una guerra cruenta, segnavano, come ha sottolineato Pombeni, nel giovane Stato unitario «la nascita di un universo nuovo che introduceva una rottura sostanziale in molti paradigmi della vita associata, compresa quella politica». La fine della Grande guerra fu perciò un momento cruciale per le sorti italiane: basterà attendere le elezioni politiche dell’anno successivo perché La Stampa sottolinei come «bisogna risalire al ’76, alla caduta della destra per trovare nella terza Italia un avvenimento interno, paragonabile per importanza e significazione all’attuale».
Le speranze palingenetiche nutrite da più parti affondavano le radici nella “svolta” avvenuta nel 1917 durante il conflitto: la rivoluzione bolscevica, l’ingresso degli Stati Uniti e la disfatta di Caporetto. Tutti questi eventi avranno ripercussioni decisive, in particolare Caporetto segnerà il passaggio di Mussolini al trincerismo, anticamera del movimento dei fasci, all’interno di una prospettiva nazionalista, a cui Gentile conferirà una dignità culturale, come risposta all’italietta liberale.
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