NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI
23 MAGGIO 2019
A cura di Manlio Lo Presti
Esergo
La fronte degli uomini è fatta per sbattere contro dei muri
dietro ai quali non c’è niente
(Jean Rostand)
ROLAND JACCARD, Dizionario del perfetto cinico, Excelsior1881, 2009, pag. 100
https://www.facebook.com/Detti-e-Scritti-958631984255522/
Le opinioni degli autori citati possono non coincidere con la posizione del curatore della presente Rassegna.
Tutti i numeri dell’anno 2018 della Rassegna sono disponibili sul sito www.dettiescritti.com
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
SOMMARIO
EDITORIALE
El Pampero? È l’inviato dei poteri occulti, bellezza
É la linea strategica di
OBAMA
SOROS
ROCKEFELLER
BILL GATES
ZUCKERBERG
BEZOS
CLINTON,
GOLDMAN
e altri …
che hanno insediato con mezzi violenti questo pontefice IMMIGRAZIONISTA facendo fuori quello in carica.
Chi è costui?
È:
El Pampero che ha fatto finta di niente girando la testa dall’altra parte quando sparivano centinaia di migliaia di cittadini argentini con le mattanze della dittatura della giunta Pinochet.
El Pampero che tace ostinatamente e vergognosamente sullo sterminio di oltre 300.000 cristiani nel mondo.
El Pampero che rifiuta la visita del vicepremier e poi riceve i rom.
El Pampero che bacia i piedi di governanti massacratori di qualche sconquassato Paese africano!
El Pampero che scomunica l’attuale vicepremier ma non ha mai scomunicato i capi delle 8 mafie che distruggono il nostro Paese pilotati dalla politica mondiale.
El Pampero che non riabilita il grande teologo, storico e filosofo Ernesto Buonaiuti due volte scomunicato! E cosa avrà fatto mai per meritarsi un simile trattamento privilegiato? Ha fatto indagini profonde sul fondamento del pensiero cristiano le cui tesi sono state rigettate, massacrate, oltraggiate per poi essere letteralmente rubate successivamente per gettare le basi del Concilio vaticano II. Un pensatore insigne contro i quale si accanì la violenza perfino di De Gasperi per impedirgli di insegnare.
El Pampero che continua con le sue oscure legioni pretesche ad interferire sulla vita economica e sociale di un Paese estero (l’Italia) spingendo per farne un deposito razziale dell’unione europea, incitando all’odio sociale e razziale, disastro di cui accusa il governo attuale.
El Pampero che, ancora non ha fatto visita come pontefice al suo Paese di origine, perché non lo vogliono vedere nemmeno in cartolina.
El Pampero che ha avuto anche il compito di far rientrare la banca vaticana IOR nei requisiti MONEYVAL (*) per farne una bara fiscale delle multinazionali USA.
Va ricordato necessariamente che tutto questo scempio stupido è iniziato
quando alla Banca Mondiale c’era il ministro del tesoro del precedente governo con la faccia da nonnetto
che provocò la morte per miseria di oltre 140.000 argentini!
Altro pretoriano dei poteri mondiali atlantici a controllare i nostri conti.
Dobbiamo avere pazienza,
Ci sarà un altro tribunale internazionale – che però non sia la farsa di Norimberga – a giudicare questi crimini indicibili?
Una speranza che temo sia vana…
Il Male continua a correre su tutta la terra sorretto dalla potente setta della Stupidenzia che continua ad accerchiare l’Intellighenzia, da sempre in minoranza.
HIC MANEBIMUS OPTIME (**)
Vedremo …
NOTE
(*)
http://www.ilgiornale.it/news/ior-1357084.html
http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350529.html
(**)
Tito Livio, Storia romana. Ab Urbe condita, libri, V, 55
IN EVIDENZA
Lucano parlerà alla Sapienza. Ma quella volta a Ratzinger…
7 Mag 2019 – Alberto Fioretti
Il 13 maggio l’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano parlerà dinanzi agli studenti dottorandi in “Storia, Antropologia e Religioni” dell’Università La Sapienza di Roma.
Il primo cittadino del comune della provincia di Reggio Calabria, sospeso e messo in custodia cautelare agli arresti domiciliari (poi revocati) dopo l’apertura di un’indagine a suo carico da parte della Procura di Locri, discuterà con gli studenti dei temi inerenti all’integrazione dei migranti, che hanno peraltro contraddistinto la sua esperienza da amministratore locale, improntata alla buona convivenza di individui culturalmente distanti.
Non si può certamente sostenere che la presenza di Lucano in un prestigioso ateneo italiano costituisca a priori uno scandalo (ci mancherebbe). La libertà di opinione – quella vera, senza paure recondite – prevede di ascoltare e accogliere anche pareri e posizioni che non si condividono. Tuttavia, a questo proposito, preme ricordare il polverone che si sollevò nel
Continua qui:
L’astrale cretineria del “Dante è razzista”
Ora, basterebbe una pernacchia. Non una discussione, non un dibattito, nemmeno una recriminazione: una pernacchia, magari una risata, e la faccenda andrebbe chiusa lì. Invece, tutti portati alla chiacchiera a vanvera, è possibile che si apra una disputa sulla scemenza della primavera 2012: quella del gruppo “Gherusch92” (ma dove l’hanno pescata, la definizione, nell’universo dei Gormiti?), che ha chiesto di mettere al bando la “Divina commedia” di Dante, che – nientemeno – avrebbe contenuti “antisemiti, razzisti, omofobici e contro l’islam”.
di Redazione – 15 Marzo 2012
Ora, basterebbe una pernacchia. Non una discussione, non un dibattito, nemmeno una recriminazione: una pernacchia, magari una risata, e la faccenda andrebbe chiusa lì. Invece, tutti portati alla chiacchiera a vanvera, è possibile che si apra una disputa sulla scemenza della primavera 2012: quella del gruppo “Gherusch92” (ma dove l’hanno pescata, la definizione, nell’universo dei Gormiti?), che ha chiesto di mettere al bando la “Divina commedia” di Dante, che – nientemeno – avrebbe contenuti “antisemiti, razzisti, omofobici e contro l’islam”. Ci vuole pazienza, di fronte a queste trovate, o ci vuole la pernacchia (meglio la pernacchia, però). A voler andar dietro alle fantasie di Gherusch92 – gente che ha scelto di darsi quel nome non dovrebbe sindacare nemmeno un libro di ricette della Clerici, altro che Dante – ognuno di noi potrebbe fare una ragionata e divertita rassegna della propria personale “mala educación” letteraria.
Un pargolo delle superiori, cosa può mai pensare di Anna Karenina, fedifraga, suicida sotto un treno? E’ modo di trattare le donne che vogliono essere libere? E quella Lucia frignante tra l’Innominato e don Rodrigo, che esempio può dare alle nuove generazioni? E il vendicativo Priapo nel “Satyricon”, non è mancanza di considerazione per la categoria dei minidotati? E “Ragazzo negro” di Richard Wright, dove il nero è chiamato negro, non sarebbe il caso di farlo sparire dalla circolazione, nonostante l’impegno antirazzista? Non sarebbe opportuno prendere a pomodorate il teatro, quando va in scena “Il mercante di Venezia”, con l’ebreo Shylock che freme per avere la sua libbra di carne? E “La Gerusalemme liberata”, con la dissennata esaltazione della prima crociata, non manca di rispetto al mondo islamico? Su “Pippi Calzelunghe” ci sarebbe da intervenire: quell’anarchica bambina che vive sola non è una sottovalutazione del tema della genitorialità
Continua qui:
https://www.ilfoglio.it/articoli/2012/03/15/news/lastrale-cretineria-del-dante-e-razzista-60466/
«Dante antisemita e islamofobo. La Divina Commedia va tolta dai programmi scolastici»
L’accusa di Gherush92 organizzazione di ricercatori consulente dell’Onu
IN ALTERNATIVA ALCUNE PARTI DEL CAPOLAVORO ANDREBBERO ESPUNTE DAL TESTO
MILANO – La Divina Commedia deve essere tolta dai programmi scolastici: troppi contenuti antisemiti, islamofobici, razzisti ed omofobici. La sorprendente richiesta arriva da «Gherush92», organizzazione di ricercatori e professionisti che gode dello status di consulente speciale con il Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite e che svolge progetti di educazione allo sviluppo, diritti umani, risoluzione dei conflitti.
ANTISEMITISMO – «La Divina Commedia – spiega all’Adnkronos Valentina Sereni, presidente di Gherush92 – pilastro della letteratura italiana e pietra miliare della formazione degli studenti italiani presenta contenuti offensivi e discriminatori sia nel lessico che nella sostanza e viene proposta senza che via sia alcun filtro o che vengano fornite considerazioni critiche rispetto all’antisemitismo e al razzismo». Sotto la lente di ingrandimento in particolare i canti XXXIV, XXIII, XXVIII, XIV. Il canto XXXIV, spiega l’organizzazione, è una tappa obbligata di studio. Il personaggio e il termine Giuda e giudeo sono parte integrante della cultura cristiana: «Giuda per antonomasia è persona falsa, traditore (da Giuda, nome dell’apostolo che tradì Gesù)»; «giudeo è termine comune dispregiativo secondo un antico pregiudizio antisemita che indica chi è avido di denaro, usuraio, persona infida, traditore» (così scrive De Mauro, Il dizionario della lingua italiana). Il significato negativo di giudeo è poi esteso a tutto il popolo ebraico. Il Giuda dantesco è la rappresentazione del Giuda dei Vangeli, fonte dell’antisemitismo. «Studiando la Divina Commedia – sostiene Gherush92 – i giovani sono costretti, senza filtri e spiegazioni, ad apprezzare un’opera che calunnia il popolo ebraico, imparano a convalidarne il messaggio di condanna antisemita, reiterato ancora oggi nelle messe, nelle omelie, nei sermoni e nelle prediche e costato al popolo ebraico dolori e lutti». E ancora, prosegue l’organizzazione, «nel canto XXIII Dante punisce il Sinedrio che, secondo i cristiani, complottò contro Gesù; i cospiratori, Caifas sommo sacerdote, Anna e i Farisei, subiscono tutti la stessa pena, diversa però da quella del resto degli ipocriti: per contrappasso Caifas è nudo e crocefisso a terra, in modo che ogni altro dannato fra gli ipocriti lo calpesti».
MAOMETTO – Ma attenzione. Il capolavoro di Dante conterrebbe anche accenti islamofobici. «Nel canto XXVIII dell’Inferno – spiega ancora Sereni – Dante descrive le orrende pene che soffrono i seminatori di discordie, cioè coloro che in vita hanno operato lacerazioni politiche, religiose e familiari. Maometto è rappresentato come uno scismatico e l’Islam come una eresia. Al Profeta è riservata una pena atroce: il suo corpo è spaccato dal mento al deretano in modo che le budella gli pendono dalle gambe, immagine che insulta la cultura islamica. Alì, successore di Maometto, invece, ha la testa spaccata dal mento ai capelli. L’offesa – aggiunge – è resa più evidente perché il corpo “rotto” e “storpiato” di Maometto è paragonato ad una botte rotta, oggetto che contiene il vino, interdetto dalla tradizione islamica. Nella descrizione di Maometto vengono impiegati termini volgari e immagini raccapriccianti tanto che nella traduzione in arabo della Commedia del filologo Hassan Osman sono stati omessi i versi considerati un’offesa».
OMOSESSUALI – Anche gli omosessuali, nel linguaggio dantesco i sodomiti, sarebbero messi all’indice nel poema dell’Alighieri. Coloro che ebbero rapporti «contro natura», sono infatti puniti nell’Inferno: i sodomiti, i peccatori più numerosi del girone, sono descritti mentre corrono sotto una pioggia di fuoco, condannati a non fermarsi. Nel Purgatorio i sodomiti riappaiono, nel canto XXVI, insieme ai lussuriosi eterosessuali. «Non invochiamo né censure né roghi – precisa Sereni – ma vorremmo che si riconoscesse, in
Continua qui:
Che vergogna usare per i voti lo scudo crociato…
MV, La Verità 21 maggio 2019
Ma dove hanno vissuto tutto questo tempo i Vescovi, i Gesuiti e le truppe ausiliarie della stampa e della tv che si indignano da tre giorni per l’uso di simboli religiosi e cristiani in politica e in campagna elettorale nel comizio di Salvini a Milano? Sapevano che c’era una volta un partito che ha governato l’Italia per mezzo secolo, appoggiato dalla Chiesa, dai poteri e dai media, che aveva nientemeno la Croce di Cristo come simbolo elettorale e politico e che si chiamava addirittura Democrazia Cristiana? Quante volte le Madonne e i Santi sono stati trascinati in campo per portare voti al suddetto partito o per toglierli ad altri? Quante campagne elettorali sono state benedette e farcite da simboli cristiani e cattolici, da preti e da suore? Non era blasfemo usare la croce di Cristo per raccogliere voti e per eleggere politicanti in parlamento? E ora fanno i Disgustati, gli Inorriditi. Ah, non si mescola sacro e profano, non si sporcano i segni della fede con le campagne elettorali… Siete falsi, falsi, e bugiardi, e se credete davvero a quel che professate, finirete all’inferno già solo per questo…
C’è stata pure gente che ha rubato, che ha preso tangenti, che ha navigato nella corruzione, facendosi scudo crociato di Cristo… E voi niente.
Ma poi, scusate, non vi indigna chi si vergogna dei simboli religiosi e cristiani e vuol nasconderli per non urtare la sensibilità di atei e musulmani, chi invoca tendine per coprire crocifissi, santi e madonne al passaggio di funerali laici, chi propone di rimuovere i crocifissi e chi prescrive di professare la propria fede in privato, magari di nascosto, quando non vede nessuno. Non vi indigna che l’intercalare più diffuso sia oggi una bestemmia atroce contro Dio, per non dire di chi smadonna… E invece vi indigna chi ostenta un rosario, chi bacia l’immagine della Madonna e la invoca con tutti i santi nella Campagna elettorale. Avete tutto il diritto di criticare l’incoerenza di chi lo fa, di sostenere che è contraddittorio farlo perché la Chiesa d’oggi, la chiesa di Bergoglio non è la Chiesa della Crociate ma nemmeno quella di Giovanni Paolo II e di Ratzinger, e vorrei dire nemmeno quella di Giovanni XXIII e di tutti i papi che lo hanno preceduto. Avete tutto il diritto di opporre
Continua qui:
https://www.marcelloveneziani.com/articoli/che-vergogna-usare-per-i-voti-lo-scudo-crociato/
ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME
O sparatore de Monterotondo e la legge del contrappasso
Sisto Ceci 30 04 2019
Il giovanotto, 29 anni, di belle speranze, candidato PD alle prossime comunali di maggio a Monterotondo che ieri ha sparato e ferito un ladruncolo albanese in casa sua è ora E’ INDAGATO DALLA PROCURA DI TIVOLI.
Alle domande dei giornalisti ha candidamente risposto ” se il ladro non si fosse introdotto nella mia proprietà non sarebbe accaduto nulla di tutto questo”. Puro buonsenso, ma non per i suoi compagni PDini che, accecati
Continua qui:
https://www.facebook.com/100031860510496/posts/143821646689852/
BELPAESE DA SALVARE
Superare la sovranità
Il Sofista – 1 maggio 2019
Parole forti, parole drammatiche di Borghi.
Dice l’indicibile.
Il partito del presidente, e poi funzionari, dirigenti, poteri oscuri, gestiscono la difesa dell’élite boicottando gli eletti del popolo e, di fatto, impedendo ogni democrazia.
Ecco che cosa significa «superare la sovranità», significa rendere impossibile al popolo, mediante libere elezioni, ogni potere di decisione, ogni progresso e ogni libertà.
Questo documento è sconvolgente.
Per la prima volta un politico, anziché rendersi complice del sistema,
ne rivela al popolo la natura abietta e criminale.
Il sistema ha modificato le regole, ha fatto in modo che gli eletti non contino nulla.
I suoi uomini sono ovunque, ai governi non è data alternativa: o fanno quanto
Continua qui:
https://www.facebook.com/100026111062881/posts/278030416410658/
Il presidente dell’Istat: “I troppi immigrati? Possono destabilizzare”
Gian Carlo Blangiardo è alla guida l’Istituto nazionale di statistica da febbraio: “Gli stranieri giovani risorsa, ma anche loro invecchiano”
Pina Francone – 17/05/2019
“Lo dice l’Istat“. Quante volte, riportando i numeri e le valutazioni dell’Istituto nazionale di statistica, abbiamo scritto e abbiamo letto questa formula, come garanzia di autorevolezza e “verità”.
Bene, oggi il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo (alla guida dell’Istituto da febbraio) dice che i giovani immigrati sono una risorsa per l’Italia e la sua economia (“anche se, anche loro, invecchiano…”), ma fa ben presente come i troppi stranieri in un Paese in crisi possano destabilizzarne ulteriormente gli equilibri.
Blangiardo, intervistato da La Repubblica, sostiene: “Di per sé l’immigrazione è un fenomeno naturale nelle società aperte. Occorre tenere conto di quali numeri si stia parlando in termini di flussi e di contesto. Quando c’è ricchezza, benessere e posti di lavoro in abbondanza, l’immigrazione è un importante contributo alla società. Quando invece le cose non vanno bene, la
Continua qui:
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/presidente-dellistat-i-troppi-immigrati-possono-1696275.html
CONFLITTI GEOPOLITICI
Rand Corp: come abbattere la Russia
Davide 22 Maggio 2019 DI MANLIO DINUCCI
Il piano elaborato dal più influente think tank Usa
Costringere l’avversario a estendersi eccessivamente per sbilanciarlo e abbatterlo: non è una mossa di judo ma il piano contro la Russia elaborato dalla Rand Corporation, il più influente think tank Usa che, con uno staff di migliaia di esperti, si presenta come la più affidabile fonte mondiale di intelligence e analisi politica per i governanti degli Stati uniti e i loro alleati. La Rand Corp. si vanta di aver contribuito a elaborare la strategia a lungo termine che permise agli Stati uniti di uscire vincitori dalla guerra fredda, costringendo l’Unione Sovietica a consumare le proprie risorse economiche nel confronto strategico. A questo modello si ispira il nuovo piano, Overextending and Unbalancing Russia, pubblicato dalla Rand.
Secondo i suoi analisti, la Russia resta un potente competitore degli Stati uniti in alcuni campi fondamentali. Per questo gli Usa devono perseguire, insieme ai loro alleati, una strategia complessiva a lungo termine che sfrutti le sue vulnerabilità. Vengono quindi analizzati vari modi per costringere la Russia a sbilanciarsi, indicando per ciascuno le probabilità di successo, i benefici, i costi e rischi per gli Usa. Gli analisti della Rand ritengono che la maggiore vulnerabilità della Russia sia quella economica, dovuta alla sua forte dipendenza dall’export di petrolio e gas, i cui introiti possono essere ridotti appesantendo le sanzioni e accrescendo l’export energetico Usa. Si deve far sì che l’Europa diminuisca l’importazione di gas naturale russo, sostituendolo con gas naturale liquefatto trasportato via mare da altri paesi. Un altro modo per danneggiare nel tempo l’economia della Russia è quello di incoraggiare l’emigrazione di personale qualificato, in particolare giovani russi con un alto grado di istruzione. In campo ideologico e informativo, occorre incoraggiare le proteste interne e allo stesso tempo minare l’immagine della Russia all’esterno, espellendola da forum internazionali e boicottando gli eventi sportivi internazionali che essa organizza.
In campo geopolitico, armare l’Ucraina permette agli Usa di sfruttare il punto di maggiore vulnerabilità esterna della Russia, ma ciò deve essere calibrato per tenere la Russia sotto pressione senza arrivare a un grande conflitto in cui essa avrebbe la meglio.
In campo militare gli Usa possono avere alti benefici, con bassi costi e
Continua qui:
https://ilmanifesto.it/rand-corp-come-abbattere-la-russia/
Estendere la “pressione” e sbilanciare la Russia
Valutare l’impatto delle opzioni di imposizione dei costi
di James Dobbins , Raphael S. Cohen , Nathan Chandler , Bryan Frederick , Edward Geist , Paul DeLuca , Forrest E. Morgan , Howard J. Shatz , Brent Williams
Questo breve rapporto riassume un rapporto che esamina esaustivamente opzioni nonviolente e che impongono costi che gli Stati Uniti e i loro alleati potrebbero perseguire attraverso le aree economiche, politiche e militari allo stress eccessivo e allo squilibrio: l’economia e le forze armate della Russia e la posizione politica del regime a casa e all’estero. Alcune delle opzioni esaminate sono chiaramente più promettenti di altre, ma dovrebbero essere valutate in termini di strategia generale degli Stati Uniti per trattare con la Russia, che né il rapporto né questo breve hanno tentato di fare.
La massima che “la Russia non è mai così forte né così debole come appare”
rimane vera nel secolo attuale come era nel 19 ° e 20 °.
La Russia di oggi soffre di molte vulnerabilità – prezzi del petrolio e del gas ben al di sotto del picco che hanno causato un calo degli standard di vita, sanzioni economiche che hanno favorito quel declino, una popolazione che sta invecchiando e che sta per essere in declino, e un crescente autoritarismo sotto Vladimir Putin è ora – la regola. Tali vulnerabilità sono accompagnate da angosce profonde (se esagerate) sulla possibilità di un cambio di regime di ispirazione occidentale, perdita di uno status di grande potere e persino di un attacco militare.
Nonostante queste vulnerabilità e ansie, la Russia rimane un paese potente che riesce ancora a essere un concorrente peer statunitense in alcuni domini chiave. Riconoscendo che un certo livello di concorrenza con la Russia è inevitabile, i ricercatori RAND hanno condotto una valutazione qualitativa delle “opzioni che impongono costi” che potrebbero squilibrare e estendere la Russia. Tali opzioni imponenti sui costi potrebbero imporre nuovi oneri alla Russia, oneri idealmente più pesanti di quelli che sarebbero imposti agli Stati Uniti per il perseguimento di tali opzioni.
Il lavoro si basa sul concetto di competizione strategica a lungo termine sviluppata durante la Guerra Fredda, alcuni dei quali originati dalla RAND. Un rapporto seminale del 1972 della RAND ipotizzava che gli Stati Uniti avessero bisogno di spostare il proprio pensiero strategico dal cercare di rimanere davanti all’Unione Sovietica in tutte le dimensioni e di cercare di controllare la concorrenza e convogliarla in aree di vantaggio USA. Se questo cambiamento potesse essere portato a termine con successo, concludeva il rapporto, gli Stati Uniti avrebbero potuto spingere l’Unione Sovietica a trasferire le sue limitate risorse in aree che rappresentavano meno una minaccia.
Il nuovo rapporto applica questo concetto alla Russia di oggi. Una squadra di esperti RAND ha sviluppato opzioni economiche, geopolitiche, ideologiche, informative e militari e le ha valutate qualitativamente in termini di probabilità di successo nell’estensione della Russia, dei loro benefici, dei loro rischi e costi.
Misure di imposizione dei costi economici
L’espansione della produzione di energia negli Stati Uniti metterebbe l’accento sull’economia russa, potenzialmente limitando il suo bilancio governativo e, per estensione, le sue spese per la difesa. Adottando politiche che ampliano l’offerta mondiale e deprimono i prezzi globali, gli Stati Uniti possono limitare le entrate della Russia. Ciò comporta pochi costi o rischi, produce benefici di secondo ordine per l’economia statunitense e non necessita di approvazione multilaterale.
Imporre un commercio più profondo e sanzioni finanziarie potrebbe anche degradare l’economia russa, soprattutto se tali sanzioni sono complete e multilaterali. Pertanto, la loro efficacia dipenderà dalla volontà di altri paesi di partecipare a tale processo. Ma le sanzioni arrivano con i costi e, a seconda della loro gravità, i rischi considerevoli.
Aumentare la capacità dell’Europa di importare gas da fornitori diversi dalla Russia potrebbe estendere economicamente la Russia e tamponare l’Europa contro la coercizione energetica russa. L’Europa si sta lentamente muovendo in questa direzione costruendo impianti di rigassificazione per il gas naturale liquefatto (GNL). Ma per essere veramente efficaci, questa opzione richiederebbe che i mercati del GNL globale diventino più flessibili di quanto già siano e necessiterebbero che il GNL diventi più competitivo nei prezzi con il gas russo.
Incoraggiare l’emigrazione dalla Russia di manodopera qualificata e di giovani istruiti ha pochi costi o rischi e potrebbe aiutare gli Stati Uniti e altri paesi riceventi e danneggiare la Russia, ma qualsiasi effetto – sia positivo per i paesi riceventi che negativo per la Russia – sarebbe difficile preavviso tranne per un periodo molto lungo. Questa opzione ha anche una bassa probabilità di estendere la Russia.
Misure geopolitiche di imposizione dei costi
Fornire aiuti letali all’Ucraina sfrutterebbe il più grande punto di vulnerabilità esterna della Russia. Ma qualsiasi aumento delle armi militari e dei consigli degli Stati Uniti verso l’Ucraina dovrebbe essere attentamente calibrato per aumentare i costi per la Russia di sostenere il suo impegno esistente senza provocare un conflitto molto più ampio in cui la Russia, in ragione della vicinanza, avrebbe vantaggi significativi.
Il crescente sostegno ai ribelli siriani potrebbe mettere a repentaglio altre priorità politiche statunitensi, come la lotta al terrorismo islamico radicale, e potrebbe rischiare di destabilizzare ulteriormente l’intera regione. Inoltre, questa opzione potrebbe non essere nemmeno fattibile, data la radicalizzazione, la frammentazione e il declino dell’opposizione siriana.
Promuovere la liberalizzazione in Bielorussia probabilmente non avrebbe successo e potrebbe provocare una forte risposta russa, che comporterebbe un generale peggioramento del contesto di sicurezza in Europa e una battuta d’arresto per la politica statunitense.
L’espansione dei legami nel Caucaso meridionale, che competono economicamente con la Russia, sarebbe difficile a causa della geografia e della storia.
Ridurre l’influenza russa in Asia centrale sarebbe molto difficile e potrebbe rivelarsi costoso. È improbabile che un maggiore coinvolgimento estenda la Russia in modo molto economico e che risulti sproporzionatamente costoso per gli Stati Uniti.
Capovolgere la Transnistria ed espellere le truppe russe dalla regione sarebbe un duro colpo per il prestigio russo, ma salverebbe anche i soldi di Mosca e probabilmente imporrebbe costi aggiuntivi agli Stati Uniti e ai loro alleati.
Misure ideologiche e informative di imposizione dei costi
La diminuzione della fiducia nel sistema elettorale russo sarebbe difficile a causa del controllo statale sulla maggior parte delle fonti dei media. Fare ciò potrebbe aumentare il malcontento nei confronti del regime, ma ci sono seri rischi che il Cremlino possa aumentare la repressione o scatenare e perseguire un conflitto diversivo all’estero che potrebbe essere contrario agli interessi occidentali.
Creare la percezione che il regime non persegua l’interesse pubblico potrebbe concentrarsi su una corruzione diffusa su vasta scala e mettere ulteriormente in discussione la legittimità dello stato. Ma è difficile valutare se la volatilità politica e le proteste porterebbero a una Russia più estesa o meno incline a minacciare gli interessi occidentali all’estero – o verso una Russia più incline a reagire o a distrarre, rendendo questo un rischio elevato opzione.
Incoraggiare le proteste domestiche e altre resistenze non violente dovrebbe concentrarsi sul distrarre o destabilizzare il regime russo e ridurre la probabilità che possa perseguire azioni aggressive all’estero, ma i rischi sono elevati e sarebbe difficile per i governi occidentali aumentare direttamente l’incidenza o l’intensità di -regime attività in Russia.
Scardinare l’immagine della Russia all’estero si concentrerebbe sulla diminuzione della posizione e dell’influenza della Russia, sottolineando così le pretese del regime di riportare la Russia al suo antico splendore. Ulteriori sanzioni, la rimozione della Russia da forum internazionali non ONU e il boicottaggio di eventi come la Coppa del Mondo potrebbero essere attuati dagli stati occidentali e danneggerebbero il prestigio russo. Ma la misura in cui questi passaggi danneggerebbero la stabilità domestica russa è incerta.
Sebbene nessuna di queste misure abbia un’alta probabilità di successo, ognuna di esse o tutte preda delle più profonde angosce del regime russo e potrebbe essere impiegata come una minaccia deterrente per ridurre le campagne attive di disinformazione e sovversione della Russia all’estero.
Misure di imposizione dei costi aerei e spaziali
Riprendere i bombardieri all’interno di una gamma impressionante di importanti obiettivi strategici russi ha un’alta probabilità di successo e certamente attirerà l’attenzione di Mosca e solleverà le ansie russe; i costi e i rischi di questa opzione sono bassi fintanto che i bombardieri sono basati fuori dalla portata della maggior parte dei missili da crociera e da terra basati sulla terra di Russia.
Reperire i combattenti in modo che siano più vicini ai loro bersagli rispetto ai bombardieri come un modo per ottenere tassi di sortita più elevati per compensare i loro carichi più piccoli probabilmente riguarderebbero Mosca anche più che ripubblicare i bombardieri, ma la probabilità di successo è bassa e i rischi sono alti. Poiché ogni velivolo avrebbe bisogno di sorvolare più missioni durante un conflitto convenzionale, i leader russi probabilmente sarebbero sicuri di poter distruggere molti combattenti sul campo e chiudere i loro aerodromi in anticipo con poche o nessuna aggiunta al loro inventario missilistico.
Il dispiegamento di ulteriori armi nucleari tattiche in località in Europa e in Asia potrebbe aumentare l’ansia della Russia per aumentare significativamente gli investimenti nelle sue difese aeree. In concomitanza con l’opzione di bombardamento, ha un’alta probabilità di successo, ma l’impiego di più di tali armi potrebbe indurre Mosca a reagire in modo contrario agli interessi degli Stati Uniti e degli alleati.
Il riposizionamento dei sistemi di difesa dei missili balistici statunitensi e alleati per meglio impiegare i missili balistici russi allarmerebbe anche Mosca, ma sarebbe probabilmente l’opzione meno efficace perché la Russia potrebbe facilmente saturare gli attuali sistemi e qualsiasi aggiornamento pianificato con una piccola percentuale del proprio inventario missilistico esistente, lasciando molti missili ancora disponibile per tenere a rischio gli obiettivi statunitensi e quelli alleati.
Ci sono anche modi per far sì che la Russia si estenda nella competizione strategica . In termini di benefici, tali sviluppi potrebbero sfruttare la dimostrata paura di Mosca delle capacità e delle dottrine della forza aerea statunitense. Sviluppare nuovi bombardieri a bassa osservabilità, a bassa distanza, o semplicemente aggiungere molto di più di quelli già disponibili o programmati (B-2 e B-21) sarebbe preoccupante per Mosca, così come lo sviluppo di velivoli da combattimento autonomi o pilotati a distanza e produrre loro in alto numero. Tutte le opzioni potrebbero incentivare Mosca a dedicare risorse sempre maggiori a rendere i suoi sistemi di comando e controllo più difficili, più mobili e più ridondanti.
Un rischio chiave di queste opzioni è quello di essere coinvolti in razze di armi che si traducono in strategie che impongono costi diretti contro gli Stati Uniti. Ad esempio, investire in sistemi di difesa contro i missili balistici e armi spaziali metterebbe in allarme Mosca, ma la Russia potrebbe difendersi da tali sviluppi adottando misure che sarebbero probabilmente considerevolmente più economiche dei costi di questi sistemi per gli Stati Uniti.
Per quanto riguarda la probabilità di successo, alcune opzioni sono buone strategie di imposizione dei costi , ma alcune – come investire di più in HARM o altre tecnologie di guerra elettronica – sono chiaramente migliori di altre e alcuni approcci dovrebbero essere evitati, come quelli che si concentrano sullo spazio a base di armi o sistemi di difesa contro i missili balistici.
Gli Stati Uniti potrebbero trasformare la Russia in una costosa corsa agli armamenti rompendo il regime di controllo degli armamenti nucleari , ma è improbabile che i benefici superino i costi statunitensi. I costi finanziari di una corsa agli armamenti nucleari sarebbero probabilmente così alti per gli Stati Uniti come lo sarebbero per la Russia, forse più alti. Ma i costi più gravi sarebbero politici e strategici.
Misure di imposizione dei costi marittimi
L’aumento della postura e della presenza delle forze navali statunitensi e alleate nelle aree operative della Russia potrebbe costringere la Russia ad aumentare i suoi investimenti navali, deviando gli investimenti da aree potenzialmente più pericolose. Ma le dimensioni dell’investimento richiesto per ricostituire una vera capacità navale blu-acqua rendono improbabile che la Russia possa essere costretta o allettata a farlo.
L’aumento degli sforzi di ricerca e sviluppo navale si concentrerà sullo sviluppo di nuove armi che consentano ai sottomarini statunitensi di minacciare una serie più ampia di obiettivi o migliorare la loro capacità di minacciare sottomarini nucleari russi (SSBN), che potrebbero imporre costi di guerra anti sottomarino alla Russia. Esistono rischi limitati, ma il successo dipende dalla capacità di sviluppare queste capacità e dal fatto che siano sufficientemente capaci di influenzare le spese russe.
Spostare la postura nucleare verso le SSBN comporterebbe un aumento della percentuale della triade nucleare statunitense assegnata alle SSBN aumentando le dimensioni di quella flotta. Mentre potrebbe costringere la Russia a investire in capacità che possono operare in un ambiente blu-acqua in due oceani e ridurrebbe i rischi per la postura strategica degli Stati Uniti, è improbabile che l’opzione possa indurre la Russia a cambiare strategia e, quindi, ad estendersi.
Il controllo dell’accumulo nel Mar Nero implicherebbe il rafforzamento della lotta contro l’accesso e la negazione delle aree del Mare Atlantico del Nord Atlantico, forse sotto forma di missili antinave a lungo raggio, a terra, per far salire i costi di difendendo le basi russe in Crimea e abbassando i benefici per la Russia di aver conquistato quest’area. La Russia certamente organizzerà una vigorosa campagna diplomatica e informativa per dissuadere gli Stati costieri della NATO e non della NATO dalla partecipazione. Inoltre, operare nel Mar Nero è politicamente e logisticamente più difficile per la Marina degli Stati Uniti rispetto alla Marina russa; è anche più pericoloso per il primo in un conflitto.
Misure di imposizione dei costi terrestri e multidominio
Aumentare le forze statunitensi in Europa, aumentare le capacità di terra dei membri della NATO europea e schierare un gran numero di forze NATO sul confine russo avrebbe probabilmente solo effetti limitati sull’estensione della Russia. Tutte le opzioni migliorerebbero la dissuasione, ma i rischi variano. Un aumento generale delle capacità di forza terrestre della NATO in Europa – compresa la chiusura delle lacune di prontezza dei membri della NATO europea e l’aumento del numero di forze statunitensi stazionate in posizioni tradizionali nell’Europa occidentale – comporterebbe rischi limitati. Tuttavia, l’impiego su larga scala delle frontiere della Russia aumenterebbe il rischio di conflitti con la Russia, in particolare se percepito come una sfida per la posizione della Russia nell’Ucraina orientale, in Bielorussia o nel Caucaso.
Aumentare le dimensioni e la frequenza delle esercitazioni della NATO in Europa può aiutare a migliorare la prontezza e la dissuasione, ma è improbabile che richieda una risposta russa costosa a meno che gli esercizi non inviino segnali rischiosi. Le esercitazioni su larga scala della NATO tenute vicino ai confini della Russia e gli esercizi che praticano il contrattacco o gli scenari offensivi potrebbero essere percepiti come dimostranti l’intenzione e la volontà di prendere in considerazione le operazioni offensive. Ad esempio, un esercizio NATO che simula un contrattacco per riprendere il territorio della NATO perso per far avanzare le forze russe potrebbe sembrare un esercizio per prepararsi all’invasione di un pezzo di territorio russo, come Kaliningrad.
Sviluppare ma non schierare un missile a raggio intermedio potrebbe riportare la Russia in conformità con il Trattato sulle forze nucleari a raggio intermedio, ma potrebbe anche stimolare un’accelerazione dei programmi missilistici russi. Ritirarsi dal trattato e costruire i missili, ma non schierarli in Europa, aggiungerebbe poco alle capacità statunitensi e probabilmente indurrebbe la Russia a impiegare tali missili per sé e, forse, investirà di più nella difesa contro i missili balistici. Facendo il passo successivo di schierare i missili verso l’Europa, supponendo che gli alleati della NATO fossero disposti, avrebbe quasi certamente suscitato una risposta russa, potenzialmente coinvolgendo risorse sostanziali, o almeno la diversione di risorse sostanziali da altre spese per la difesa, anche se è difficile valutare quale quota sarebbe destinata a capacità difensive rispetto a quelle offensive o di rappresaglia.
Investimenti incrementali in nuove tecnologie per contrastare le difese aeree russe e aumentare gli incendi a lungo raggio negli Stati Uniti potrebbero migliorare significativamente la difesa e la deterrenza, mentre sono necessari maggiori investimenti russi nelle contromisure. Gli investimenti in tecnologie di nuova generazione più rivoluzionarie potrebbero avere
Continua qui:
https://www.rand.org/pubs/research_briefs/RB10014.html
Danimarca, guerra multietnica: 23 arresti. Media in silenzio
16 aprile 2019
Siamo in Danimarca. E’ possibile che un gesto provocatorio scateni una guerra multietnica? A quanto pare sì. Un libro caduto a terra. un Corano, sacro per qualcuno, logicamente meno importante per altri.
Gesto provocatorio quello di Rasmus Paludan, avvocato e attivista di un partito di destra, Stram Kurs, che lotta dalla sua fondazione contro l’immigrazione di massa. Gesto magari criticabile, sicuramente un po’ sopra le righe.
Ma di violenza non c’è traccia. Quella la scatenano i “danesi di importazione”, mettendo a ferro e fuoco la città, incendiando 70 automobili, distruggendo vetrine. Naturali gli scontri con la polizia,
Continua qui:
Venezuela, Iran: Trump e lo Stato Profondo
di Thierry Meyssan
Gli accadimenti in Venezuela e l’escalation della tensione fra Washington e Teheran sono stati presentati dalla stampa USA in modo fallace. Le dichiarazioni contraddittorie delle diverse parti negano ogni comprensione degli eventi. Per cui è importante approfondire l’analisi dopo aver verificato i fatti e completare il quadro con la disamina della contrapposizione fra le diverse correnti politiche dei Paesi coinvolti.
RETE VOLTAIRE | DAMASCO (SIRIA) | 21 MAGGIO 2019
La nuova situazione alla Casa Bianca e al Pentagono
Con le elezioni parlamentari del 6 novembre 2018 il presidente Donald Trump ha perso la maggioranza alla Camera dei Rappresentanti e il Partito Democratico ne ha dato per scontata la destituzione.
Sicuramente a Trump non può essere imputato nulla che ne giustifichi la rimozione, ma un clima isterico ha alimentato lo scontro fra le due componenti degli Stati Uniti, proprio come accadde per la guerra di secessione [1]. Da due anni i partigiani della globalizzazione economica inseguivano la pista russa e aspettavano che il procuratore Robert Mueller sancisse il preteso alto tradimento del presidente.
Mueller è noto per anteporre sempre l’interesse dello Stato federale alla verità e al diritto. Fu lui a inventarsi la pista libica per l’attentato Lockerbie, basandosi su una prova che più tardi la giustizia scozzese invalidò [2]. Sempre lui affermò che, negli attentati dell’11 settembre 2001, tre aerei furono dirottati da 19 pirati dell’aria mussulmani, nessuno dei quali però risultava nelle liste d’imbarco [3]. Si conoscevano le conclusioni della sua inchiesta sulle interferenze russe ancor prima che fosse iniziata.
Trump è stato quindi costretto a negoziare con lo Stato Profondo la propria sopravvivenza politica [4]. Non aveva scelta. L’accordo cui è sceso prevede l’attuazione del piano Rumsfeld-Cebrowski [5], a condizione però che il Paese non s’imbarchi in una grande guerra. In cambio, il procuratore Mueller ha voltato gabbana e assolto Trump da ogni accusa di tradimento [6].
Nella foga del momento, i falchi hanno imposto il rientro a Palazzo dei neo-conservatori: un gruppuscolo trotskista newyorkese, formatosi attorno all’American Jewish Committee (AJC) e reclutato da Ronald Reagan, che ha trasformato l’ideale della «Rivoluzione mondiale» nel credo dell’«imperialismo USA mondiale». Da Reagan in poi i neo-conservatori hanno fatto parte di tutte le amministrazioni, democratiche o repubblicane, secondo il colore politico del presidente al potere. Per il momento, fa eccezione l’amministrazione Trump, che tuttavia non li ha estromessi dalle agenzie riservate, la NED (National Endowment for Democracy) e l’USIP (United States Institute of Peace).
Questi sono gli antefatti che hanno indotto la segreteria di Stato ad affidare, il 25 gennaio 2019, il dossier venezuelano a Elliott Abrams, il cui nome è associato a ogni genere di menzogna di Stato e di manipolazione [7]. Abrams fu uno degli ideatori dell’operazione Iran-Contras del 1981-85 e della guerra contro l’Iraq del 2003. Immediatamente dopo la nomina, Abrams si è messo al lavoro con il Comando militare USA per l’America del Sud (SouthCom) per rovesciare il presidente Nicolás Maduro.
Ebbene, conosciamo la strategia Rumsfeld-Cebrowski – che abbiamo visto dispiegata per 15 anni nel Grande Medio Oriente – nonché la declinazione del SouthCom [8], contenuta nel documento del 23 febbraio 2018, redatto dall’ammiraglio Kurt Tidd e rivelato da Stella Calloni a maggio dell’anno scorso [9]. Quel che sta accadendo oggi ne è la flagrante applicazione.
Il fiasco venezuelano
Lo smacco dell’operazione USA, con la scoperta del tradimento del direttore del SEBIN, generale Manuel Figuera, e il colpo di Stato da lui avventatamente improvvisato il 30 aprile, prima di essere arrestato, attesta l’impreparazione del SouthCom, o meglio la sua scarsa conoscenza della società venezuelana. L’apparato di Stato USA, che ha avuto tempo un semestre, non è stato in grado di coordinare le diverse agenzie e gli uomini sul territorio. Tant’è vero che l’esercito bolivariano, pur nella disorganizzazione, era preparato a difendere il Paese.
Il riconoscimento anticipato di Washington e dei suoi alleati, nonché del Gruppo di Lima (con l’eccezione del Messico), di Juan Guaidó quale presidente del Venezuela al posto di Nicolás Maduro, pone lo schieramento USA di fronte a problemi insolubili. Già ora la Spagna si preoccupa della mancanza di interlocutori per i venezuelani ospitati e per gli spagnoli che risiedono in Venezuela. Mai, nemmeno durante una guerra, è accaduto che non fosse riconosciuta la legittimità di un presidente costituzionalmente eletto e della sua amministrazione.
In poche settimane Washington ha rubato l’essenziale dei capitali esteri venezuelani [10], esattamente come fece nel 2003 con il Tesoro iracheno, nel 2005 con il Tesoro iraniano e nel 2011 con quello libico: soldi mai recuperati dalle popolazioni, legittime proprietarie, con l’eccezione dell’Iran, che concluse l’accordo sul nucleare, JCPOA. I regimi iracheno e libico sono stati rovesciati e i successori si sono ben guardati dal ricorrere alla giustizia. Questa volta però la Repubblica Bolivariana ha tenuto duro e la situazione USA è indifendibile.
Su un piano minore sarà interessante vedere come Washington gestirà il caso dell’ambasciata venezuelana a Washington, dove dei poliziotti si sono presentati per mandar via il personale e sostituirlo con l’équipe designata da Guaidó. Gli occupanti legittimi si sono però rifiutati di andarsene e hanno resistito, benché privati di elettricità e acqua. Sono stati sostenuti da molti, fra gli altri dal pastore afroamericano Jesse Jackson, che li ha riforniti di generi alimentari. Alla fine sono stati espulsi. Ora però Washington non sa come giustificarsi.
La diversione iraniana
Fischiando la fine del match, Trump ha richiamato le truppe all’ordine: rovesciare Maduro “sì”, impegnarsi in una guerra classica “no”. Il presidente Trump è jacksoniano; il suo consigliere per la sicurezza, John Bolton, è eccezionalista [11]; Elliott Abrams, che ha fatto propaganda contro i primi due, è invece neo-conservatore: tre ideologie che altrove non esistono – tranne i neoconservatori in Israele. Con ogni evidenza un simile fronte non può durare.
Nel tentativo di respingere la responsabilità dello smacco in Venezuela, lo Stato Profondo ha immediatamente avviato una diversione contro l’Iran, per salvare così Abrams e sbarazzarsi di Bolton. La stampa USA protegge il primo e accusa il secondo [12].
Senza indugio, constatando la frattura fra Pentagono e Casa Bianca, i Democratici hanno rilanciato la pista dell’ingerenza russa, questa volta prendendosela con il figlio maggiore del presidente, Donald Jr.
Il dossier iraniano differisce molto da quello venezuelano. Sin dal 2002 gli Stati Uniti hanno compiuto in Venezuela molte operazioni contro il modello bolivariano e l’aura di cui godeva in America Latina; ma soltanto dal 2018 hanno cominciato ad agire direttamente contro il popolo venezuelano.
Invece il popolo iraniano ha dovuto fronteggiare il colonialismo sin dagli inizi del XX secolo. Durante l’occupazione britannica della prima guerra mondiale, fame e malattie hanno ucciso otto milioni di iraniani [13]. Sono largamente conosciuti il rovesciamento, nel 1953, del primo ministro nazionalista Mohammad Mossadeq a opera di Stati Uniti e Regno Unito e la sua sostituzione con il generale nazista Fazlollah Zahedi, responsabile della terribile repressione della Savak. L’arresto di agenti CIA sorpresi in flagrante
Continua qui:
https://www.voltairenet.org/article206530.html
CULTURA
Adesso Papa Francesco perdoni l’eretico Buonaiuti
Fu l’esponente più importante del Modernismo, scomunicato dalla Chiesa e privato della cattedra dal fascismo. È l’ora della sua riabilitazione
Giordano Bruno Guerri – 18/04/2016
Il 20 aprile ricorre il 70° anniversario della morte di Ernesto Buonaiuti (1881-1946), l’esponente più importante del modernismo italiano. Sedici anni fa, in questi giorni, Indro Montanelli, Ernesto Galli della Loggia e Giulio Andreotti, domandarono alla Chiesa di rivedere il giudizio sul modernismo, condannato come «sintesi di tutte le eresie» da Pio X.
Ernesto Buonaiuti
Era l’epoca in cui Giovanni Paolo II chiedeva perdono a chiunque, dagli indios alle vittime dell’Inquisizione, per gli errori e i torti commessi. Il Papa fece orecchie da mercante, e su Buonaiuti incombe ancora la damnatio memoriae voluta un secolo fa dal Vaticano. Tanto che forse occorre ricordare chi fu.
Nacque a Roma nel 1881, la famiglia gestiva una piccola tabaccheria. Entrò presto in seminario e completò gli studi all’Università gregoriana negli stessi anni dei futuri papi Pio XII e Giovanni XXIII, che fu anche suo studente e ammise una volta di avere «imparato molto da lui» ma che, come tutti i papi successivi, non considerò neppure l’ipotesi di riabilitarlo post mortem. Ordinato sacerdote nel 1903, divenne presto l’animatore e il protagonista del modernismo in Italia, come Alfred Loisy in Francia e George Tyrrel in Inghilterra. Sacerdote piissimo quanto svincolato dai dogmi, sosteneva che occorre vivere guidati solo da un sentimento del bene, liberi dal peso dei dogmi, politici e religiosi, voleva una più larga e attiva partecipazione dei laici all’azione religiosa della Chiesa, una maggiore autonomia e libertà
Continua qui:
Ma quanto vale la cultura nell’Italia “culla dell’arte”? Cinque euro (lordi) l’ora
Archeologi, curatori, bibliotecari… Professionisti pagati come raccoglitori nei campi di pomodori
Luca Nannipieri – 22/05/2019
Sono in gran parte disoccupati, non hanno una lira, e continuano a star zitti. Sono i professionisti della cultura: archeologi, storici, critici d’arte, archivisti, bibliotecari, curatori, restauratori, guide turistiche, attori, scenografi, progettisti, ricercatori, assistenti negli atenei.
Lavorano con i 4.160 musei pubblici e privati, le 13.985 biblioteche, i 280 siti e parchi archeologici, i 540 complessi monumentali, i 5.480 teatri, le 91 università, le migliaia di fondazioni, conservatori, accademie, soprintendenze, istituzioni religiose e culturali. Insomma, lavorano con i luoghi che dovrebbero costituire, per un Paese come l’Italia, il settore strategico di maggior rilevanza pubblica, ovvero quello della conoscenza e della sua divulgazione, che si rivolge a 60 milioni di italiani e a 560 milioni di turisti che bussano ogni anno in Europa.
Invece, proprio in questi luoghi, i soldi spariscono. Non ci sono, non girano. I servizi è consuetudine non pagarli. Se sei volontario, sei ben visto. Se vuoi essere pagato, iniziano i problemi. L’ultimo esempio clamoroso è di
Continua qui:
CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE
Nell’inferno di via d’Amelio un uomo dei Servizi chiedeva della valigetta di Borsellino
Il racconto dell’ispettore Giuseppe Garofalo fu uno dei primi poliziotti ad arrivare sul luogo della strage del 19 luglio. «Quell’uomo è un fantasma – dice – e quel pomeriggio in via d’Amelio un incubo. Per un mese non riuscii a dormire. E in tutti questi anni non sono più voluto tornare in quei luoghi. Poi, due anni fa, mia figlia mi chiese di accompagnarla in via d’Amelio, le ho raccontato cosa avevo vissuto»
di SALVO PALAZZOLO – 20 luglio 2017 RILETTURA
Di quel pomeriggio in via d’Amelio ricorda l’odore acre dei copertoni bruciati, le auto in fiamme, le urla. Ricorda i volti degli anziani e dei bambini che ha aiutato a uscire dai palazzi sventrati. Ricorda tanto fumo. E all’improvviso, un uomo ben vestito, con una giacca, che cosa strana un uomo con la giacca dentro quell’inferno di fumo e fiamme. «Si aggirava attorno alla blindata del procuratore Paolo Borsellino – racconta l’ispettore Giuseppe Garofalo, uno dei primi poliziotti delle Volanti ad arrivare in via d’Amelio – chiedeva della borsa del giudice, l’ho subito fermato. “Scusi, chi è lei?”. Ha risposto: “Servizi segreti”. E mi ha mostrato un tesserino. L’ho lasciato andare, capitava spesso che sulla scena dei delitti di Palermo ci fossero agenti dei Servizi, non mi sono insospettito. Ma adesso mi chiedo chi fosse davvero quell’uomo».
L’ispettore Giuseppe Garofalo voleva fare l’archeologo da ragazzo. Ma ha finito per seguire le orme del padre, il maresciallo Garofalo è stato per quarant’anni una delle colonne portanti della squadra mobile di Ragusa. Fa il poliziotto anche il fratello di Giuseppe, e pure sua moglie. «Io l’università l’ho fatta alla sezione Omicidi della squadra mobile di Palermo – sussurra – anni difficili, quelli. Era il 1989. Le corse da una parte all’altra della città, a raccogliere cadaveri e misteri, troppi misteri a Palermo. E un giorno, l’incontro con il giudice Falcone, nel suo ufficio bunker al palazzo di giustizia. Alla fine, mi strinse la mano e mi disse: “In bocca al lupo per la sua carriera”».
Quel pomeriggio del 19 luglio 1992, Giuseppe Garofalo è il capopattuglia della volante 32. «Potevamo essere spazzati anche noi in via d’Amelio, perché generalmente la pattuglia faceva da apripista alla scorta di Borsellino. Ma quel pomeriggio non fummo chiamati dalla centrale operativa per accompagnare il giudice a casa della madre, chissà perché». Quando un boato squarcia Palermo, alle 16,58, la questura manda subito la volante 21. «Si pensava all’esplosione per una bombola di gas. Noi eravamo a Mondello, dico all’autista di stringere. E arriviamo pochi attimi dopo la 21. Non c’è nessuno in quella strada avvolta dal fumo». Il primo pensiero è per gli abitanti dei palazzi di via d’Amelio,
Continua qui:
DIRITTI UMANI – IMMIGRAZIONI
Riace, procuratore di Locri: spariti 2 milioni, il sindaco li avrebbe usati per fini personali
5 ottobre, 2018 RILETTURA PER NON “ARCHIVIARE”
Mimmo Lucano?
“‘Le roi c’est moi’. Ha operato non come sindaco, rappresentando i cittadini nel rispetto delle regole, ma come un monarca, ammettendo di fregarsene di quelle regole che sono una garanzia per tutti. Sarà pure un illuminato, ma non può passare. L’unico Stato nello Stato che c’è in Italia, oltre al Vaticano, è San Marino e non Riace”.
Così il Procuratore di Locri, Luigi D’Alessio, in un’intervista a Repubblica. Il magistrato afferma di non aver mai “messo in discussione” il modello Riace, “non sta a me giudicare e non intendo passare per il Torquemada di un progetto che ammiro. Dico solo che quando si elegge a paladino dell’accoglienza un’unica persona, se poi quella persona si rivela non valida, finisce per trascinare con sé tutto il resto”.
“La politica non c’entra. L’indagine è nata un anno e mezzo fa con
Continua qui:
ECONOMIA
Automazione
Rosanna Spadini – 240118
È successo molte volte che allo svanire di impieghi in taluni settori sia corrisposta la nascita, perfino in maggiore quantità, di mansioni in altri settori economici. Anche oggi possiamo enumerare nuove attività quali software design, website construction, work-from-home online informational e consulting services.
Esse non riescono però a creare tanti posti quanti quelli che si perdono. Ciò accade
Continua qui:
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=1958492530845577&id=100000545483769e
Lazio. La sanità modello Zingaretti. Chiusure di ospedali pubblici e pioggia di soldi ai privati
di Elisabetta Canitano* – 26 Marzo 2019
Eppure, avevamo creduto che le cose potessero andare diversamente quando Nicola Zingaretti nel 2013, assumendo la presidenza della Regione Lazio, diventa anche Commissario straordinario per la Sanità.
Il risanamento del deficit diventerà invece il paravento per infliggere un colpo mortale alla sanità pubblica a favore di quella privata. E non una privata qualsiasi, ma soprattutto (anche se non solo) quella cattolica. Policlinico Gemelli, Bambino Gesù,Campus Biomedico, sono le strutture che Zingaretti ha maggiormente favorito. Policlinico Umberto Primo, San Camillo, San Filippo Neri, gli ospedali provinciali, sono invece le strutture a cui ha tolto ogni possibilità di essere competitive, di offrire servizi, quando non le ha direttamente chiuse.
Le strutture ospedaliere convenzionate hanno storicamente sempre sforato il tetto di spesa, costringendo poi la Regione, tramite il Tar, sotto la minaccia dei licenziamenti del personale, a pagare prestazioni non previste. Adesso non c’è più bisogno neanche di questo.
I numeri parlano da soli: Zingaretti nel 2015 ha dato al Gemelli 336.265.700 milioni di euro che diventeranno 405.404.415,49 nel 2018 e nel 2017 ha dichiarato in deficit per 65 milioni il San Camillo, 36 milioni il San Giovanni, 22 milioni l’ Umberto Primo, 15 milioni il Sant’Andrea, 3 milioni il Policlinico Tor Vergata. Ebbene, le cause per le quali il San Camillo è sul punto di morire si nascondono dietro alcune cifre: quelle relative ai costi dell’ospedale, pressoché invariati in otto anni e passati dai 466 milioni del 2005 ai 467 del 2013 (in calo rispetto al 2011 quando si toccò il picco con 523 milioni). In mezzo, però, ci sono stati i tagli: di posti letto, scesi dai 1.378 del 2005 ai 976 del 2013, di medici, passati da 1.006 a 822, di infermieri, da 2.500 a 2.025.
Per la sanità pubblica esistono solo razionalizzazione e tagli di spesa, mentre per quella convenzionata (cattolica) denaro a pioggia, senza limiti.
Quando Zingaretti decide di chiudere gli Ospedali nelle cittadine di provincia, si inventa di sostituirli con le Case della Salute per concentrarvi le prestazioni ambulatoriali. “Vicino a te” è il suo slogan. Uno scopo completamente disatteso dalle Case della Salute, e anche qui i numeri delle prestazioni ambulatoriali della sanità cattolica rendono chiara la situazione. ll Policlinico Gemelli nel 2017 ha erogato 9 milioni e 800 mila prestazioni ambulatoriali, 200 mila in più rispetto al 2016, in spregio della deospedalizzazione delle cure che era uno degli obiettivi dichiarati da Zingaretti.
A febbraio del 2018 di 100 milioni agli Ospedali 23 sono per nuove edificazioni al Gemelli, i restanti sono divisi fra 24 strutture, il massimo 9,4 milioni di euro… ma non gliela vuoi far costruire al Gemelli un’altra palazzina?
Le persone così devono fare anche 200 chilometri per una prestazione ambulatoriale prenotata con il RECUP, il servizio unico di prenotazioni della regione Lazio, prestazione che invece avrebbero dovuto e potuto ricevere nei luoghi di residenza.
Del resto quando nel 2014 Zingaretti incontra Maroni, è chiaro ed evidente che anche lui avvierà nella Regione Lazio il modello leghista lombardo di sanità appaltata a privati, per la maggior parte religiosi.
Ora che lo Stato italiano ha approvato la legge sul testamento biologico, consentendo a tutti i cittadini italiani di redigere le Dat, le Disposizioni anticipate di trattamento, i responsabili del Gemelli, che prendono soldi pubblici sottratti alla sanità pubblica, bellamente affermano che “non onoreremo una DAT contraria all’insegnamento cattolico”. In altri termini, prendono i soldi degli italiani, operano su territorio italiano, ma non rispettano le leggi dello Stato italiano. Solo questa dichiarazione avrebbe dovuto indurre il presidente della Regione a revocare ogni convenzione.
Ma con il Campus Bio-Medico Zingaretti supera se stesso. Ecco un primo, significativo dato del 2014: “La Regione ha stretto un accordo con il Campus Bio-Medico di Roma, che resterà in funzione dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 24, il sabato dalle 8 alle 20 e la domenica dalle 8 alle 14. Tra le altre cose la Regione stanzia 7 milioni per aumentare almeno del 25% le prestazioni di esami tac e risonanze magnetiche in tutte le Asl del Lazio”. Omettendo di dire che saranno molto irregolarmente distribuiti fra il Campus, il Gemelli e le ASL. Ma andiamo avanti.
Quando Zingaretti viene eletto, l’Ospedale pubblico San Giovanni ha un acceleratore lineare per la cura dei tumori chiuso in un sotterraneo, non attivo. L’acceleratore dell’Ospedale pubblico San Filippo Neri invece funziona solo fino alle 13 per mancanza di personale. Nel frattempo Zingaretti si reca a inaugurare l’acceleratore del Campus Biomedico e non si limita alla partecipazione alla festa
Continua qui:
GIUSTIZIA E NORME
Procure da sbarco
Davide Giacalone – 20 maggio 2019
Può una procura della Repubblica, o anche solo un procuratore, dare indirizzi e prendere decisioni relativamente alla politica dell’immigrazione? Formulata così, la domanda presuppone una risposta negativa. Può un procuratore lasciar correre eventuali reati, solo perché commessi nell’intento di affrontare i problemi posti dall’immigrazione? Anche in questo caso la risposta è negativa, ma di segno opposto. Quindi si può consentire alle procure di scegliere le politiche che preferiscono? O, più direttamente: di fare politica?
E qui cascano gli asini.
Ad Agrigento un procuratore interviene e dispone il sequestro di una nave, dal che discende lo sbarco di quanti sono a bordo, ovvero emigranti in modo irregolare. A Riace un procuratore prima chiede l’arresto del sindaco, poi indaga chi dovrebbe succedergli, così smontando un esperimento indirizzato all’accoglienza. Ancora una volta due interventi di segno opposto. L’asineria, che si trascina da lustri, è osservare una iniziativa giudiziaria e intitolarla al “partito delle procure”, come se fosse un corpo omogeneo. Non lo è.
Hanno ragione ad Agrigento e torto a Riace? o viceversa? oppure
Continua qui:
http://www.davidegiacalone.it/giustizia/procure-da-sbarco/
LAVORO PENSIONI DIRITTI SOCIALI
I robot non rubano
DG, 2 maggio 2019
I robot ci ruberanno il lavoro, specie ai giovani? È una paura diffusa, ma non fondata. Semmai si dovrebbe avere paura del non capire quel che accade e cosa si dovrebbe fare.
Il trattore motorizzato ha “rubato” il lavoro a non pochi zappatori, ma sarà bene ricordare che zappare la terra è mestiere duro e zappando a mano si ottengono magri risultati, laddove, invece, usando il trattore si fa meno fatica e si ottengono frutti più abbondanti. Un bene. Che si fa per gli zappatori in sovrannumero? La ricchezza, vale ieri nei campi come oggi con i robot, crea nuove opportunità e posti di lavoro. Ci vollero più meccanici, più operai addetti alla produzione e il tempo liberato lo si poté dedicare all’industriarsi nella
Continua qui:
http://www.davidegiacalone.it/economia/i-robot-non-rubano/
LA LINGUA SALVATA
Hic manebimus optime
hic manebimus optime ‹ik manèbimus òptime›. – Frase latina che ripete, accorciandole, le parole (integralmente: signifer, statue signum, hic manebimus optime «vessillifero, ferma l’insegna, qui staremo benissimo») che un centurione romano, secondo Livio, avrebbe pronunciato dopo l’incendio di Roma da parte dei Galli (390 a. C.), invitando il suo drappello a fermarsi nei pressi della Curia, e che, udite dai senatori, i quali stavano appunto deliberando sul
Continua qui:
http://www.treccani.it/vocabolario/hic-manebimus-optime/
PANORAMA INTERNAZIONALE
ESTREMA DESTRA
Giovanni Bernardini – 29 04 2019
“In Spagna la formazione di estrema destra Vox supera il 10% dei suffragi”. Così gracchiavano stamattina i “giornalisti” (si fa per dire) dei vari TG.
Non conosco bene il programma di “Vox” quindi non cerco di dare una valutazione di questa forza politica. Conosco però la disinvoltura con cui certi “giornalisti” appiccicano a questo e a quello l’etichetta di “estrema destra”.
Per loro essere di “estrema destra” vuol dire:
- Essere contrari alla immigrazione fuori controllo
- Essere ostili o fortemente critici nei confronti di una religione che nega, fra le altre cose, la
Continua qui:
https://www.facebook.com/100031860510496/posts/143605253378158/
QUEL CARCERE DI MASSIMA SICUREZZA CHIAMATO UNIONE EUROPEA
Danilo Bonelli 22 05 2019
Quando i padri fondatori sognarono l’idea di Europa pensavano in cuor loro ad un’entità sovranazionale che riuscisse a superare tutti quei motivi di contrasto dai quali era scaturita la scintilla di ben due guerre mondiali e, nel contempo, vagheggiavano la visione di una società continentale uniformata su principi di reciproca solidarietà, di aiuto e di comune sviluppo sociale.
Se aprissero gli occhi oggi si renderebbero conto di quanto il loro sogno originario sia stato stravolto, corrotto e violentato, avendo lasciato il posto non già ad un contesto di solidale fratellanza ma piuttosto ad una galera dalla quale è di fatto impossibile evadere.
Altro che Unione Europea! Questa è diventata l’Unione Sovietica degli anni ’60 con il muro di Berlino che non è stato affatto abbattuto ma semplicemente allargato.
I regolamenti dell’Unione Europea
Continua qui:
https://www.facebook.com/100003288967951/posts/2237707503015527/
DUGIN: Globalizzazione E Liberalismo Sono Sull’orlo Del Collasso
8 marzo 2019
Di Alexandr Dugin –
Il liberalismo e la globalizzazione hanno decisamente fallito. La situazione mi ricorda gli ultimi anni dell’URSS. A quel tempo, il vero potere era ancora totalmente nelle mani del Partito Comunista che controllava quasi tutto, ma allo stesso tempo l’intero sistema era finito. E chiunque potrebbe avvertirlo.
Oggi ci troviamo nella stessa identica situazione con il dominio globale delle élite liberali. Controllano ancora tutto, ma sono già nella fase terminale. Scompariranno alla stessa velocità del comunismo nell’Europa orientale. La mobilitazione anti-populista (anti-Putin, anti-Assad, anti-Cina, anti-Brexit, anti-Iran, anti-Salvini e così via) di Bernard-Henri Lévy, di E. Macron, di G.Soros, dei Rothschild o dei Clintons mostra di essere in uno stato di pura sofferenza. È finita per loro ma non ne sono consapevoli.
Le elite liberals non potranno più governare. Sono condannati al declino ed alla scomparsa dalla scena.. Persevereranno e potranno guadagnare un po ‘di tempo prima del collasso definitivo e irreversibile, ma i loro giorni saranno contati.
Queste oligarchie non hanno più l’influenza sul futuro, l’hanno perso. Il Messia non verrà in questo “Stato d’Israele” come è adesso – Naturei Karta lo capisce molto bene. È una parodia fatta dall’uomo, non un miracolo escatologico, è essa stessa una notizia falsa, un mito fasullo. Quindi finirà.
Lo stesso vale per la versione liberale di “End of History”. Era una presunzione totalmente sbagliata. Lo stesso vale per l’ideologia dei “diritti umani” – nessuno crede più in questa ipocrita menzogna neoimperialista utilizzata con il doppio standard. Lo stesso vale per i miti della “crescita economica infinita” o della “classe media globale” o della “società civile”. Lo stesso con il falso paradigma del “Postmodernismo” e “l’Illuminismo”.
Non è possibile la continuità per questo in futuro. Ci stiamo avvicinando al momento di una grande discontinuità.
Ciò non significa che il futuro sarà certamente nostro, ma la verità è che non saranno più loro a determinarlo. È aperto ancora una volta. La censura liberale applicata sui miei libri su Amazon, o di Yellow Vests, o FaceBook vieta qualsiasi forma di discorso non liberale (forme non-liberali o vita) sono i segni che la fine è vicina. Idem per la censura sui siti web al di fuori del coro Liberal e del pensiero unico.
Tutti coloro che oggi sono stati sanzionati e banditi, tutti coloro che sono accusati come paesi canaglia o “putinisti”, tutti coloro che sono emarginati e criminalizzati – bianchi, populisti, identitari, maschi, religiosi, difensori della giustizia sociale, tradizionalisti, conservatori e così via – molto probabilmente saranno i primi a venire nel periodo post-liberale. Ma non è sicuro e non esiste un piano o una strategia per il futuro. Potrebbe essere una vittoria di Pirro.
Può darsi che il nostro rifiuto istintivo del liberalismo sia piuttosto sano
Continua qui:
POLITICA
Magaldi: tifo Draghi al governo, così saprete chi è davvero
Scritto il 21/5/19
Sobrio, elegante, impeccabile, sempre misurato. Decisamente un profilo “british”, quello di Mario Draghi, «presentato dai media – complici o insipienti – come il nume tutelare dell’Italia in Europa». Falso? Eccome: «Mario Draghi è il principale artefice dell’austerity neoliberista che ha varato la post-democrazia, devastando le nostre economie a cominciare da quella italiana. Per questo, se mai finisse a Palazzo Chigi al posto di Conte, sarei il primo a brindare: alla guida di un governo tecnico, inevitabilmente “lacrime e sangue” come quello di Monti, il “fratello” Draghi sarebbe costretto a gettare la maschera, mostrando finalmente agli italiani il suo vero volto». Parola di Gioele Magaldi, massone progressista e quindi fiero avversario del “controiniziato” Draghi, che si laureò con una tesi – incredibile ma vero – sull’insostenibilità economica di un’eventuale moneta unica europea. Ora è l’imperatore dell’Eurozona. Com’è stato possibile, un simile voltafaccia, considerando che Draghi fu allievo dell’insigne economista keynesiano Federico Caffè? «Semplice: ragioni umanissime di convenienza». Tradotto: soldi e potere, incarichi. Una carriera folgorante.
«Anche Bruno Amoroso, da poco scomparso, era stato allievo di Caffè. Ma, a differenza di Draghi, è rimasto fedele al maestro, per tutta la vita, come docente universitario. E così l’altro illustre allievo di Caffè, Nino Galloni, che in più si è impegnato anche nel Movimento Roosevelt», per debellare il cancro neoliberista «che sta strangolando le economie e svuotando le democrazie». Magaldi, che del Movimento Roosevelt è il presidente-fondatore, ha fornito un inedito ritratto del vero Draghi nel bestseller “Massoni”, uscito nel 2014 per Chiarelettere. Attingendo a centinaia di documenti riservati, il saggio rivela che il nostro Super-Mario milita in ben 5 superlogge sovranazionali: le famose Ur-Lodges, che secondo Magaldi reggono i destini del pianeta, “sovragestendo” finanza e governi. In tutto sono 36 potentissime organizzazioni: rimaste invisibili per decenni, fino all’uscita del libro. Quelle in cui milita il “venerabile” Draghi, peraltro, rappresentano l’estrema destra del potere mondiale, a cominciare dalla “Three Eyes” di Kissinger, Rockefeller e Brzezinski che – utilizzando la Trilaterale – nel 1975 lanciò l’attacco finale ai diritti sindacali con il saggio “La crisi della democrazia” affidato a Huntington, Crozier e Watanuki. La tesi: troppa democrazia fa male.
Dottrina prontamente applicata, pochi anni dopo, da Reagan e Thatcher: tagliare lo Stato, scatenando la giungla senza regole del mercato globale. A seguire, negli anni ‘90, comparve la post-sinistra riformista, incaricata di smantellare quel che restava dei diritti sociali. Pietra miliare: lo storico gesto di Bill Clinton, che dopo lo scandalo Lewinsky abolì il Glass-Steagall Act, cioè la norma – istituita da Roosevelt mezzo secolo prima – che metteva il credito ordinario al riparo dalla lotteria di Wall Street. A ruota, fu l’inglese Tony Blair (l’uomo che si inventò le “armi di distruzione di massa” di Saddam) a spiegare alla sinistra europea che doveva tradire se stessa, adottando il dogma neoliberista. Qualcosa di orribile, intanto, si era già messo in moto anche in Italia, sotto i colpi di Tangentopoli. Nino Galloni era stato chiamato da Andreotti come super-consulente, per limitare i danni che il Trattato di Maastricht avrebbe inferto all’Italia. «Fu lo stesso cancelliere Kohl – ricorda Galloni – a chiedere il mio allontanamento: tutelando l’Italia, ostacolavo le mire della Germania, che aveva accettato di entrare nell’Eurozona, su richiesta della Francia, solo in cambio della deindustrializzazione forzata del nostro paese, massimo concorrente della manifattura tedesca».
E dov’era, in quegli anni fatidici, l’altro allievo del professor Caffè? Al ministero del Tesoro. E il 2 giugno 1992, a pochi giorni dalla morte di Giovanni Falcone, Mario Draghi salì a bordo del panfilo Britannia ormeggiato a Civitavecchia, dove il gotha della finanza mondiale stava progettando il saccheggio del Belpaese, ormai indifeso, crollato sotto i colpi dell’azione demolitrice di Mani Pulite. Da quel momento, Draghi dimenticò per sempre Federico Caffè. Dal suo ministero, diresse la più spietata campagna di privatizzazioni mai condotta in Europa. Anni dopo, Massimo D’Alema – altro massone neoconservatore, esponente della “terza via” che prese il posto della sinistra – si vantò di aver trasformato Palazzo Chigi in una “merchant bank”, realizzando il record europeo delle privatizzazioni. Anche per questo, oggi, l’Italia è in bolletta. Un capolavoro della massoneria neoaristocratica, avviato dallo storico divorzio fra il Tesoro e Bankitalia e completato dall’avvento dell’euro, moneta affidata in esclusiva al potere privatistico della Bce, al di sopra dei governi. Da allora, crisi su crisi. Ed è proprio sulle macerie dell’Italia – recessione, disoccupazione, precarietà crescente, erosione dei risparmi, fuga dei capitali e fine di ogni sicurezza – che il giovane Draghi è diventato Super-Mario. Più l’Italia affondava, più il suo potere cresceva.
Un’ascesa irresistibile: prima advisor della Goldman Sachs, la banca più speculativa del pianeta, poi governatore della Banca d’Italia e infine presidente della Bce, passando per la potentissima Banca dei Regolamenti Internazionali (e per il Financial Stability Board, per la Banca Mondiale e per l’Adb, la Banca Asiatica di Sviluppo). Ora, a novembre, Draghi dovrà lasciare l’Eurotower di Francoforte. Il suo primo obiettivo? Sostituire Christine Lagarde, alla guida del Fmi. Meta ambiziosa ma difficile da conquistare. E così, c’è chi preme perché Super-Mario si impegni in Italia, “normalizzando” l’unico governo europeo che abbia osato sfidare – almeno a parole – i diktat di Bruxelles. Magaldi conferma: «La massoneria reazionaria, a cui appartiene, sta premendo su Draghi perché ripeta l’esperienza di Monti. Ma Draghi punta al Quirinale, dopo Mattarella. E sa benissimo che governare il paese oggi, mentre la crisi economica si sta aggravando in modo vertiginoso, sarebbe un pessimo viatico per la presidenza della Repubblica».
Retroscena gustosi, quelli offerti da Magaldi in web-streaming su YouTube con Fabio Frabetti di “Border Nights”. «Draghi non è sprovveduto come Monti, il cui ego smisurato lo portò a credere che fossero sinceri i giornali che lo elogiavano: arrivò infatti a creare una propria formazione politica, “Scelta Civica”, contro il parere dei suoi due grandi sponsor, Napolitano e Draghi». Il piano iniziale era diverso: Monti doveva continuare a sembrare un tecnico super partes, per poi puntare al Colle. Invece non resistette alla tentazione di gettarsi nella mischia, con esiti elettorali ben miseri. Un uomo bruciato: oggi detestato come premier-macellaio, e in più bollato come politico fallito. «Proprio per questo, il ben più accorto Draghi farà di tutto per evitare di finire a Palazzo Chigi: sa perfettamente che la situazione italiana peggiorerà in modo disastroso». Dettaglio: perché è stato Berlusconi a fare apertamente il nome di Draghi come possibile premier, dopo Conte, ben sapendo che fu proprio Super-Mario (insieme a Napolitano) a detronizzarlo in modo brutale, nel 2011? «Solo per un motivo ingenuamente inconfessabile», spiega Magaldi: «Berlusconi spera ancora che Draghi lo introduca finalmente nell’élite massonica internazionale, da cui è finora rimasto escluso. E in questo, Berlusconi rivela un candore infantile quasi commovente».
Certo, il Cavaliere sa esattamente chi sia, il “venerabile” Draghi, vero e proprio pezzo da novanta nella più esclusiva aristocrazia supermassonica mondiale, tra i santuari dell’ultradestra economica.
Nella “Three Eyes” è in compagnia dell’anziano Kissinger e dello stesso Napolitano, del greco Antonis Samaras, di Madeleine Albright e Condoleezza Rice, nonché degli italiani Gianfelice Rocca, Marta Dassù, Giuseppe Recchi, Enrico Tommaso Cucchiani, Carlo Secchi, Federica Guidi.
Nella “Compass Star-Rose / Rosa Stella Ventorum”, Draghi incontra personaggi come l’ex premier francese Manuel Valls e gli italiani Massimo D’Alema, Vittorio Grilli e Pier Carlo Padoan. Nella “Edmund Burke”,
Continua qui:
http://www.libreidee.org/2019/05/magaldi-tifo-draghi-al-governo-cosi-saprete-chi-e-davvero/
Squadrismo neofascista
Fabio di Lenola Fb 061217
“Può permettersi di denunciare lo squadrismo neofascista oggi solo chi prima di ogni cosa ha denunciato le politiche di guerra e di terrorismo sociale del neoliberalismo, quelle politiche che Repubblica incarna nella sua posizione di feticcio della Sinistra Imperiale.
Nessun fascismo è alle porte nel 2017. Repubblica e gli americani con le loro bombe
Continua qui:
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=10213328361036707&id=1628568562
LA GUERRA CONTRO I POVERI DEL PD E DEI SINDACATI
di Tommaso Merlo – 6 MAGGIO 2019
Pd e sindacati hanno ammonito per mesi che il Reddito di Cittadinanza era impossibile da realizzare. Perché non c’erano le coperture, perché riforma troppo complessa, perché il Movimento era incapace.
Ed invece il Reddito è partito, liscio come l’olio. Alla faccia loro. Senza risse, senza intoppi.
Pd e sindacati hanno predicato per anni che il Reddito di Cittadinanza era inutile ed invece i numeri li smentiscono e cittadini in grave difficoltà stanno ricevendo un sostegno dopo anni di abbandono. Cittadini caduti in povertà che il vecchio regime ha sempre liquidato come colpevoli, come perdenti. Cittadini di seconda categoria da sfruttare per raccattar voti ma poi da nascondere sotto al tappeto per non fare figuracce.
Una spietatezza impressionante. Soprattutto vista da sinistra con Pd e sindacati sempre in prima fila.
Il vecchio regime ha creato milioni di poveri a furia d’inchinarsi alle lobby, poi ha fatto finta che quei poveri non esistessero.
Quando poi per colpa della crisi è stato costretto a notarli, gli ha gettato controvoglia qualche briciola dalle finestre dei palazzi.
È dovuta scoppiare una rivolta populista affinché l’Italia si degnasse di fare qualcosa contro la povertà.
Oggi il Reddito di Cittadinanza è realtà e lo Stato interviene come in tutti i paesi civili per consentire una vita dignitosa ai più vulnerabili.
Un bel traguardo di civiltà e a cose fatte ci si aspetterebbe almeno un minimo di onestà intellettuale da parte di Pd e sindacati.
Pretendere che si vergognino e chiedano scusa é troppo.
Non fa parte della loro cultura.
Ma era pensabile che almeno la smettessero di attaccare il Reddito di Cittadinanza
Continua qui:
SCIENZE
Michel Onfray: “La teoria di genere prepara il transumano, obiettivo finale del capitalismo”
23 Maggio 2019 DI SAMUEL PRUVOT E HUGUES LEFEBRE
famillechretienne.fr
Il saggista e filosofo Michel Onfray dà alle stampe un libro nel quale costruisce una teoria della dittatura appoggiandosi all’opera di George Orwell. In questo libro afferma che noi siamo entrati In un tipo di società totalitaria che distrugge la libertà, abolisce la verità e nega anche la natura.
Lei non esagera sostenendo che la Francia del 2019 assomiglia alla società di “1984” di Orwell?
Certamente no. E credo anche che il fatto stesso che se ne dubiti provi anche che ci siamo dentro!
La dittatura ha un passato molto lungo. Prende il suo nome da Roma dove si davano ad un uomo i pieni poteri per risolvere un problema, pieni poteri che egli restituiva poi senza colpo ferire, una volta compiuta la sua missione. La dittatura ha lasciato il mondo occidentale con l’imperatore di Mongolia Gengis Khan nei secoli XII e XIII e poi con Tamerlano, l’Emiro di Transoxiana nel secolo seguente. È poi tornata in Europa con Savonarola nel secolo XV e poi con Cromwell, Calvino, Robespierre e il suo comitato di salute pubblica, eccetera.
Ebbene, la maggior parte delle volte si pensa alla dittatura guardando ai fascismi bruni e rossi di Hitler, Stalin, Mao, Pol Pot. La nostra incapacità di rappresentarci il fenomeno a partire da periodi lunghi ci costringe ormai a non saper pensare più l’argomento della dittatura all’infuori del nostro più recente passato. Però Hitler e Stalin non sono la misura eterna ed extra-storica della dittatura. (si legga anche: “Michel Onfray sulla via di Damasco”)
Perché Lei si è basato sull’Opera di Orwell per teorizzare la dittatura?
Faccio l’ipotesi che Orwell sia un pensatore politico al livello di Machiavelli o di De La Boétie e che “1984” permette di considerare gli aspetti di una dittatura post-nazista o post-staliniana nelle forme di cui esamino l’esistenza nella nostra epoca.
Quando ho dovuto sintetizzare il mio lavoro, ho proposto lo schema di una dittatura di tipo nuovo, che suppone un certo numero di obiettivi: distruggere la libertà; impoverire il linguaggio; abolire la verità; sopprimere la storia; negare la natura; diffondere l’odio; aspirare all’Impero.
E come si realizza tutto ciò ?
Per distruggere la libertà bisogna: assicurare una sorveglianza continua; distruggere la vita personale; sopprimere la solitudine; rallegrarsi nelle feste obbligatorie; uniformare l’opinione pubblica, e denunciare il pensiero come criminale.
Per impoverire il linguaggio bisogna: praticare un linguaggio nuovo; utilizzare un linguaggio ambiguo; distruggere alcune parole; oralizzare il linguaggio; parlare un linguaggio unico; sopprimere i classici.
Per abolire la verità bisogna: insegnare l’ideologia; strumentalizzare la stampa; propagare delle notizie false; costruire la realtà.
Per sopprimere la storia bisogna: cancellare il passato; riscrivere la storia; inventare i ricordi; distruggere i libri; industrializzare la letteratura.
Per negare la natura bisogna: distruggere il piacere di vivere; organizzare la frustrazione sessuale, igienizzare la vita., e la procreazione medicalmente assistita (PMA).
Per diffondere l’odio bisogna: crearsi un nemico; fomentare delle guerre; psichiatrizzare il pensiero critico; realizzare l’ultimo uomo .
Per aspirare all’ Impero bisogna: formattare i bambini; gestire l’opposizione; governare con le élites; asservire le persone grazie al progresso; dissimulare il potere.
Chi potrebbe dire che non siamo in questa situazione?
Alcuni cristiani hanno teorizzato e praticato la resistenza spirituale contro il totalitarismo come i resistenti della Rosa Bianca contro la Germania nazista. È una sorgente di ispirazione per Lei?
Ah, sì certo, eccome! Ma confrontare non è ragionare. La nostra dittatura non attacca i corpi, distrugge solo gli animi e questo è un altro modo di distruggere i corpi lasciandoli in vita…
Nel 2008 ho pubblicato un’opera teatrale con le Edizioni Galilée, “Il sogno di Eichmann”.
Vi ponevo il problema dell’obbedienza e della resistenza facendo incontrare in sogno Eichmann e Kant qualche ora prima dell’esecuzione di Eichmann. Durante il suo processo il nazista aveva detto che si era limitato ad agire kantianamente, cosa che Hannah Arendt aveva messo in discussione e rifiutato nell’opera “Eichmann a Gerusalemme”. Io invece dimostravo che purtroppo Eichmann aveva letto molto bene Kant.
La dedica di questa opera teatrale era la seguente: “In memoria di Inge Scholl e della Rosa Bianca”.
La Sua libertà di parola sulla sinistra o anche sull’Islam infastidisce. È necessario prendersi il rischio di una presa di posizione pubblica su argomenti vietati, con il rischio di essere linciati com’è stato il caso recente di Agnès Thill (1) che si è espressa sulla procreazione assistita o di Francois Xavier Bellamy (2) che ha preso posizione sull’aborto?
Io mi prendo gioco di quello che la stampa del potere pensa di me. non è lei che misura il mio valore. Ma comunque distribuisco ugualmente le mie riflessioni a tutte le stampe meglio se d’opposizione. Nessun giornalista e neanche nessun uomo di potere potrebbe fermare la mia penna o la mia parola. Se bisogna pagare questa libertà con l’esclusione dal Servizio Pubblico senza che nessun giornalista se ne stupisca, ebbene, l’ho pagato, non è un prezzo alto! La misura del mio valore si trova nell’opinione e nel giudizio di 3 persone delle quali ormai soltanto una è vivente. Anche se io scrivo ancora sotto lo sguardo scomparso dei miei due morti. Ormai non penso, non parlo, non scrivo più che sotto lo sguardo di una sola persona – e questo è l’infinito lusso della vera libertà, ne sono ben consapevole….
La teoria di genere è il prodotto di una società totalitaria?
È il prodotto di una società il cui obiettivo è di condurre una guerra totale alla natura per fare in modo che tutto, proprio tutto, diventi artefatto, un prodotto, un oggetto, una cosa, un artificio, un utensile, ovvero in altre parole:
Continua qui:
STORIA
NON RESTERA’ PIETRA SU PIETRA
Federica Francesconi 20 05 2019
La Chiesa non ha mai perso veramente la sua vocazione costantiniana. La sua sopravvivenza è sempre dipesa in 1700 anni di storia dall’alleanza stretta con i poteri mefistofelici di questo mondo.
Costantino il Grande aleggia potente sopra il Cupolone, oggi più che mai. Come la pelle del serpente, in questa congiuntura storica la Chiesa si sta di nuovo riciclando per non far affondare la fatiscente barca di Pietro, prontamente trasformata per mere questioni di imbellettamento nella barca dei migranti, dell’europeismo tossico e di tutte le schifezze che inquinano le coscienze.
A differenza del passato, però, oggi la Chiesa fondata da Costantino si è alleata con i poteri che la distruggeranno, sicché la sua vocazione a sopravvivere alla Storia stessa è diventa una vocazione al suicidio. Di questa tendenza autodistruttiva ne è spia l’impressionante sequenza di anatemi a sfondo politico lanciati ogni giorno da cardinali, vescovi e pretucoli di provincia contro quei
Continua qui:
https://www.facebook.com/1165264657/posts/10216216568024634/
Croazia, dalla fossa comune emergono i corpi dei soldati della X Mas
Grazie alla collaborazione tra il governo italiano e quello croato, ad Ossero, sono stati riesumati i corpi probabilmente appartenenti ad un manipolo di soldati della X Mas trucidati dai titini
Elena Barlozzari – Ven, 17/05/2019
Riportati alla luce, dopo settantaquattro anni oblio, dalla fossa comune che li aveva inghiottiti, senza gloria né onori, senza scarpe né uniformi.
Erano lì, dietro al cimitero di Ossero, sull’isola di Lussino, quando ancora non era Croazia, e tutti sapevano. C’è comunque voluto più di mezzo secolo perché si avverassero le condizioni necessarie al loro recupero. Erano gli uomini della Decima flottiglia Mas, inviati dal principe Borghese come ultimo disperato argine all’avanzata dell’esercito Jugoslavo.
Una quarantina in tutto quelli di stanza a Lussino, a difesa delle località di Zabodaschi e Neresine. A Zabodaschi si arresero e vennero deportati nei gulag. Neppure una manciata furono quelli che poi riuscirono a tornare a casa. A Neresine invece provarono a resistere, asserragliati in un’ex caserma dei carabinieri e in netta inferiorità numerica, fino all’ultima pallottola. Chi sopravvisse alle scariche dei partigiani e non decise di usare l’ultimo proiettile per sé, venne condotto ad Ossero. Costretto a scavarsi la fossa, scalzo
Continua qui:
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°