NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI 10 LUGLIO 2019

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NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI

10 LUGLIO 2019

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

Sulla terra il 96 percento degli uomini ha fame

e il 4 percento fa la dieta.

LUCIANO DE CRESCENZO, I pensieri di bellavista, Mondadori, 2005, pag. 159

 

http://www.dettiescritti.com/

https://www.facebook.com/Detti-e-Scritti-958631984255522/

 

Le opinioni degli autori citati possono non coincidere con la posizione del curatore della presente Rassegna.

 

Tutti i numeri dell’anno 2018 della Rassegna sono disponibili sul sito www.dettiescritti.com 

 

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EDITORIALE

La mancata incriminazione della rastafan e l’accoglienza pagante

 

Manlio Lo Presti 10 07 2019

 

La mancata incriminazione della rastafan figlia del ricchissimo mercante d’armi ex massacratore, torturatore e spia della STASI assieme alla Merkel,

costituisce un gravissimo precedente che consentirà il libero accesso per tutte le numerosissime navi che approderanno con migliaia di c.d. immigrati nelle lunghe coste del nostro Paese.

Questo bambino SFINITO DALLA FAME, con l’avvoltoio che aspetta la sua morte PER DIVORARLO, non sarà mai imbarcato dalle Ong perché non può pagare.

Questo bambino è elencato nella immensa lista dei dimenticati esclusi dalla megamacchina della cosiddetta “accoglienza pagante” tanto spalleggiata da EL PAMPERO, dalle sinistre arcobaleno immigrazioniste neomaccartiste quadrisex, dalla sinistra italiana, dalla finanza e dalla industria internazionale affamata di manodopera schiavistica a 2 euro al giorno!

 

Per capire la inutilità della migrazione di massa vedere con attenzione l’informatissimo video dal link qui appresso indicato:

 

https://www.youtube.com/watch?v=KzhfKoLOIO4

 

Potranno tutti farla franca!

Intanto i libici ci stanno per scaricare addosso più di 8.000 criminali.

Altra invasione sarà finanziata dal capo mussulmano turco.

Arrivano migliaia di c.d. immigrati narcotizzati e respinti dalla Germania per via aerea.

I francesi continuano a rispedirceli via Ventimiglia.

400 barchette al mese arrivano nottetempo sulle nostre coste, con un movimento in entrata di circa 2.000.000 di individui non rintracciabili.

 

Va puntualizzato che le lunghissime coste italiane sono da decenni sotto il controllo acutissimo e occhiuto dei satelliti NATO e NSA coadiuvati dalla operatività di oltre 164 (centosessantaquattro) basi militari atomiche USA. Un controllo capillare e ossessivo in grado di rilevare anche il movimento di un granchio sulla spiaggia. A questo controllo tecnetronico totalitario si aggiunge la visione pignola dei satelliti di Google, di cui si avvale il governo italiano per rilevare gli abusi edilizi.

 

Questa doverosa puntualizzazione per dimostrare che NON SI VUOLE FERMARE CONCRETAMENTE QUESTA INVASIONE A STILLICIDIO e che tutta la contemporanea rappresentazione e narrazione della cosiddetta immigrazione è la risultante di un piano ben congegnato per annientare l’Italia e tutti i Paesi a sud della pseudo unione europea.

 

Nessuno si azzarda a criticare i durissimi respingimenti effettuati dall’Australia il cui territorio è più vasto dell’intera Europa. Nella immensa Australia fanno uso di satelliti NATO e NSA come pure di Google. Ogni approdo viene quindi bloccato entro un’ora con forze immediatamente dirottate selettivamente sul posto dello sbarco.

 

Se l’Australia non usasse durezza e controllo si ritroverebbe in casa almeno 200.000.000 di cinesi, indonesiani, cambogiani, vietnamiti, ecc. ecc. ecc.

 

OVVIAMENTE, NESSUN NEOMACCARTISTA PD, LE FRANGE “ARCOBALENO QUADRISEX”, NE’ LO STESSO PAPA OSANO STRAPPARSI LE VESTI PER QUESTO ATTEGGIAMENTO CHE IN ITALIA SAREBBE BOLLATO COME

FASCISTA

RAZZISTA

DISUMANO

 

PERCHE’ L’AUSTRALIA E’ UNO DEI PAESI CHE COMPONGONO LA “FIVE EYES”, E’ DI LINGUA ANGLOSASSONE ED EMINENTE COMPONENTE DEL’ASSE INFERNALE ANGLOFRANCOTEDESCO-USA-UE: chi tocca i fili nuore!!!!!!!!!!

Sull’argomento, si legga con attenzione il seguente articolo:

https://it.vpnmentor.com/blog/le-nazioni-del-five-eyes-o-nine-eyesfourteen-eyes-fondamentale-per-chi-usa-vpn/

 

P.Q.M.

 

Grazie vaticano per le sue delinquenziali ed eversive ingerenze in Italia

Grazie al cardinale elettricista a spese degli italiani demmerda.

Grazie magistratura

Grazie Coop

Grazie Ong

Grazia alle 8 mafie

Grazie ai partiti e ai gruppi politici fiancheggiatori ed eversivi perché contro la sicurezza e gli interessi dell’Italia

Grazie ad alcuni corpi della difesa

Grazie alla germania e alle sue pressioni e minacce per condizionare l’autonomia italiana.

Grazie alla francia

Grazie alle 27 rubriche politiche immigrazioniste irradiate da tutte le catene TV , maggiori e minori

Grazie alle 200 TV

Grazie allo sport

Grazie al circuito dello spettacolo

Grazie alla quasi totalità dei giornali

Grazie a larga parte del web.

Grazie al premio strega che ha FATTO VINCERE lo scrittore che si è augurato che almeno un bambino morisse in mare per mettere in difficoltà Salvini

 

IL DEEP STATE NON HA SBAGLIATO UN COLPO!!!!

TUTTI DI STRETTA OSSERVANZA PD COME IL NUOVO COMMISSARIO ITALIANO ALL’UE!!!

 

Tutto questo per raccogliere la modesta cifra di 12.000.000.000 di euro!

E ANCORA CI SONO DEI FINTI TONTI E ANIME BELLE CHE PARLANO DI UMANITÀ.

Come diceva Totò:

MA MI FACCIA IL PIACERE!!!!!!

 

https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=10219631332923472&id=1520773895

 

 

 

 

IN EVIDENZA

La peste bianca

Davide 8 Luglio 2019 DI CARLO BERTANI

 

carlobertani.blogspot.com

 

Non prendete questo articolo, vi prego, come una difesa dell’immigrazione, clandestina e non: non è questo.

Vuole essere un calepino, un block notes di appunti dove ho cercato di mettere insieme le tante – moltissime! – argomentazioni che riguardano il vertiginoso calo demografico europeo. Voglio portare soltanto delle argomentazioni sensate, perché continuare ad invocare le cannonate della Marina contro le navi degli immigrati mi sembra non solo improbabile al 100% ma, in fin dei conti, inutile e dannoso.

Ottaviano Augusto, primo imperatore, fu anche il primo – dopo un secolo di guerre civili – a governare un impero senza guerre dentro le sue frontiere, e la rinnovata stabilità interna condusse a tempi più tranquilli: l’Egitto forniva grano in abbondanza, i Galli erano diventati abili nella produzione di ceramiche, la Spagna forniva il pesce ed il prelibatissimo (per i loro palati) garum. C’erano ancora guerre di contenimento alle frontiere, ma la società italica – grazie alle abbondanti re-distribuzioni delle terre ai reduci – visse una nuova età aurea.

Immediatamente, però, la popolazione romana percepì che i pericoli erano passati, che ci si poteva divertire! Augusto giunse al punto di dover esiliare la figlia, Giulia, in un’isola per la sua condotta scandalosa.

Come per noi, anche per Augusto il problema era di dover garantire una natalità di “qualità”, altrimenti, un impero con i figli degli schiavi – non educati, che non conoscevano la lingua, ecc – non lo mandavi certo avanti.

A dire il vero, molti funzionari dello Stato venivano già allora cercati fra i figli dei liberti, che diedero buona prova nell’amministrazione e, nelle legioni ausiliarie, nell’esercito, ove la promessa della cittadinanza faceva gola.

Eppure, un sistema che aveva molto potere e gran parte del mondo allora conosciuto ai suoi piedi, dopo un secolo iniziò a scricchiolare, al secondo iniziò qualche crollo, nel terzo era già nella tormenta. Perché? Non perché erano giunti altri popoli da altre terre, bensì perché avevano cessato di riprodursi!

Ah, le donne…

La donna, inutile nasconderselo, è centrale nelle vicende di natalità: un tempo, anzi, la sua vita era centrata proprio sulla riproduzione, almeno fino alla Prima Guerra Mondiale. Poi, ci fu il cambiamento: le donne, forzatamente, entrarono nell’apparato produttivo…e non ne uscirono più!

D’altro canto, la donna di fine ‘800 aveva desideri, aspettative, programmi, sogni…che non sono nemmeno paragonabili a quelli odierni, dove apprezza l’indipendenza che la società moderna le consente mentre, a fine ‘800, non poteva nemmeno ereditare, bensì solo consegnare la propria dote al marito.

Oggi, se vuole, può placare la sua ansia di figli semplicemente, con un figlio generato da un rapporto qualunque (magari anche d’amore, poi concluso) mentre gli anticoncezionali la metteranno al sicuro da gravidanze indesiderate.

D’altro canto, oggi, non penso che si possa (e si desideri) riportarle – per editto – a quella condizione: eppure, qualcosa bisognerà fare. Ma dovrà essere un “fare” che riguarda la società nel suo insieme, non certo le sole donne. Perché anche le donne, pur emancipate e liberate da una sudditanza incongrua, non sono affatto contente!

Alcuni dati sull’Africa

Nel 1950 il paese sahariano del Niger, con 2,6 milioni di persone, era più piccolo di Brooklyn. Nel 2050, con 68,5 milioni di persone, avrà le dimensioni della Francia. A quel punto, la Nigeria, con 411 milioni di persone, sarà considerevolmente più grande degli Stati Uniti. Nel 1960, la capitale della Nigeria, Lagos, aveva solo 350.000 abitanti. Era più piccola di Newark. Ma Lagos ora è sessanta volte più grande, con una popolazione di 21 milioni, e si prevede che raddoppierà di nuovo nella prossima generazione,

 

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EPSTEIN AND VICTORIA’S SECRETS

Maurizio Blondet  9 Luglio 2019

(Grazie a Gianni Zibordi)

Su questo miliardario di hedge funds Jeffrey Epstein ci sono da almeno 15 anni reportage dettagliati che raccolgono testimonianze delle dozzine di ragazzine di 13-14 anni che adescava per sé e per altri. Ma era riuscito a patteggiare solo pochi mesi con la condizionale

Aveva un libro con centinaia di nomi e indirizzi di personaggi potenti e ragazzine e un suo associato. tale Rodriguez, lo ha rubato per rivenderlo, ma è stato arrestato e condannato e dopo 17 mesi è morto in prigione

Come spiega Bloomberg ieri però nessuno ha mai capito cosa facesse Epstein perché non è mai esistito un suo fondo hedge e non si è mai sentito niente né dei suoi risultati né dei suoi clienti. solo che era offshore e segreto e lui aveva ville e aerei privato. Niente altro.

Come mai era ricco Epstein? Ad esempio, Epstein ha un palazzo di 70 milioni di $ a Manhattan che risulta sia stato ceduto per 1 dollaro (uno) dal miliardario di Victoria Secrets alla società offshore di Epstein…

Epstein aveva organizzato un giro di minorenni anche di 1 anni, per anni in Florida, NY e nei Caraibi e frequentava dagli anni ’80 miliardari di Victoria Secrets, i capi di Bear Sterns, top avvocati come Dershowitz, quasi tutti ebrei più i Clinton

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https://www.maurizioblondet.it/epstein-and-victorias-secrets/

 

 

 

 

TJ Coles: milioni di morti, il neoliberismo minaccia la Terra

Scritto il 09/11/18

 

Gli esseri umani sono creature complicate. Siamo sia cooperativi che settari. Tendiamo a essere cooperativi all’interno di gruppi (ad es. un sindacato) mentre competiamo con gruppi esterni (ad esempio, una confederazione di imprese). Ma società complesse come la nostra ci costringono anche a cooperare con gruppi esterni – nei quartieri, nel lavoro e così via. Negli ecosistemi sociali, la selezione naturale favorisce la cooperazione. Inoltre, esiste una preferenza per i comportamenti etici, quindi la cooperazione e la condivisione sono qualità apprezzate nelle società umane. Ma cosa succede quando siamo obbligati da un sistema economico che ci vuole competitivi a tutti i livelli? Il risultato logico è il declino o il collasso della società. Ne “L’individuo nella società”, Ludwig von Mises, insegnante di Friedrich Hayek (il padre del moderno neoliberismo), scriveva che, nel contratto sociale, il datore di lavoro è alla mercé della folla. Ma in un’economia di mercato improntata all’utilitarismo, «il coordinamento delle azioni autonome di tutti gli individui scaturisce dal funzionamento del mercato». Quindi, in questo mondo fantastico, i datori di lavoro possono licenziare i lavoratori e sostituirli con quelli più economici senza incorrere nei costi sociali dei sistemi di contratto sociale.

Questo tipo di pensiero ha iniziato a permeare la cultura dei pianificatori del “libero mercato” nei corsi di economia delle università di Ivy League, in particolare dopo gli anni ’70. Robert Simons della Harvard Business School nota come l’economia sia di gran lunga la disciplina accademica dominante negli Stati Uniti oggi, e che molti laureati trasferiscono questa ideologia dell’interesse personale acquisita all’università nella loro attività lavorativa di gestione patrimoniale, hedge fund, assicurazioni, credito e così via. Simons critica ciò che definisce «l’accettazione universale e indiscussa da parte degli economisti dell’interesse personale – degli azionisti, dei manager e dei dipendenti – come fondamento concettuale per la progettazione e la gestione aziendale». Simons nota che i lavoratori sono una classe utilitaristica, come lo sono i manager, nel senso che cercano di ottenere maggiori benefici. «Per rimediare a questa situazione potenzialmente catastrofica» dei diritti dei lavoratori, «gli economisti di mercato tentano di canalizzare comportamenti sbagliati usando la teoria dello stimolo-risposta», ossia attraverso una legislazione antisindacale, tagli ai servizi sociali e la minaccia dell’outsourcing. Gli economisti di mercato «hanno elevato l’interesse personale ad ideale normativo».

Nel 1988 l’allora cancelliere Tory Nigel Lawson scrisse che negli anni ’70, «il capitalismo, basato sull’interesse personale, è ritenuto moralmente deplorevole» dalla maggioranza dei britannici. Ma altrettanto immorale per Lawson era l’intervento statale: «Non c’è nulla di particolarmente morale in un’azione governativa pesante», sosteneva (a meno che non si tratti di salvare le grandi imprese). Ma, fortunatamente per i Tories, «l’ondata ideologica è cambiata», consentendo loro di ritornare al governo e imporre ulteriori riforme neoliberiste. Forse l’aspetto peggiore del neoliberismo è il fatto di aver contagiato il partito laburista. Per fare alcuni esempi: un neoliberista statunitense, Lawrence Summers (in seguito il Segretario al Tesoro di Bill Clinton), fece da tutore al giovane Ed Balls, che presto sarebbe diventato il consigliere economico del futuro cancelliere britannico Gordon Brown. Quando era ancora un semplice deputato, Brown ebbe degli incontri con il presidente della Federal Reserve statunitense, Alan Greenspan. Ciò diede inizio nel Regno Unito a un periodo di ulteriore deregolamentazione finanziaria sotto l’egida del sedicente “New Labour”.

Vi furono tuttavia economisti che, a metà degli anni 2000, poco prima del crack finanziario, iniziarono a vedere crepe nell’ideologia, e osservarono: «Vediamo nel pubblico un diffuso disagio riguardo le soluzioni di mercato. Il libero scambio e la globalizzazione, la privatizzazione della previdenza sociale e la deregolamentazione del mercato dell’energia suscitano l’opposizione di molti consumatori, a volte argomentata ​​ma spesso inadeguata. Non è un caso che il sostegno alle soluzioni di mercato sia concentrato tra le classi di maggior successo economico, e l’opposizione tra chi ne ha meno. La libera scelta ha un fascino morale, ma l’aspetto morale è più forte quando non è mescolato all’interesse personale». Nel 2008 gli Stati Uniti, e quindi l’economia globale, sono entrate in crisi. Greenspan testimoniò alla Camera dei rappresentanti: «Ho commesso un errore nel ritenere che l’interesse personale delle organizzazioni, in particolare delle banche e di altri, fosse tale da essere in grado di proteggere i propri azionisti e le proprie società azionarie». Eppure, interesse personale significa proprio interesse personale. Gli amministratori delegati e gli alti dirigenti non vedevano la necessità di onorare i loro presunti doveri verso i loro azionisti, per non parlare della popolazione in generale.

Le conseguenze politiche di decenni di neoliberismo hanno portato all’espropriazione democratica, in particolare durante il periodo di espansione (dagli anni ’70 al 2008), segnato dal declino o stagnazione dell’affluenza elettorale e dall’affermarsi di politiche cosiddette estremiste all’indomani della crisi (dal 2009 a oggi). Ma l’ideologia è radicata nella classe dominante. Così, anche dopo l’inevitabile incidente del 2008, sia la Banca Centrale Europea che la Banca d’Inghilterra hanno continuato a portare avanti il neoliberismo imponendo austerità rispettivamente ai popoli europei e al Regno Unito. In questo contesto, le istituzioni finanziarie transnazionali predatorie traggono profitto dal caos. Il fallimento del gigante immobiliare Carillon ne è un esempio calzante. La società fu lasciata fallire e il suo declino avvantaggiò diversi hedge fund, compresi alcuni con sede negli Stati Uniti. Le conseguenze sociali del neoliberismo sono ancora più gravi. La classe media americana si è ristretta dagli anni ’70, poiché i singoli individui sono diventati o molto poveri o molto ricchi.

Uno studio della Harvard Business Review ha rilevato che all’inizio degli anni ’80 almeno il 49% degli americani pensava che la qualità dei loro prodotti e servizi fosse diminuita negli ultimi anni. I tassi di suicidio maschile e femminile hanno continuato a salire a partire dalla metà degli anni ’90. Uno studio recente suggerisce che l’aspettativa di vita è scesa ovunque tra i paesi ad alto reddito. Nel Regno Unito, l’austerità guidata dai Tory ha causato oltre centomila morti in un decennio, secondo il BMJ. Le popolazioni dei paesi più fragili ne hanno risentito ancora di più. Tra il 1990 e il 2005, i paesi sub-sahariani i cui governi hanno chiesto prestiti di adeguamento

 

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https://www.libreidee.org/2018/11/tj-coles-milioni-di-morti-il-neoliberismo-minaccia-la-terra/

 

 

 

 

ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME

Subdolo 5G: infame strage di alberi in tutte le città italiane

Scritto il 09/7/19

 

Da quando ho iniziato a interessarmi del 5G, ho scoperto che vi sono non uno, ma due aspetti preoccupanti, di questa nuova tecnologia. Il primo è quello che riguarda la salute: mentre si sta procedendo con grande fretta alla commercializzazione della nuova “Rete dei miracoli”, infatti, nessun serio studio scientifico è stato fatto sulle conseguenze che potrebbe comportare quest’irradiazione, ormai onnipresente, sugli esseri umani. Fra poco ci troveremo letteralmente sommersi da un mare di microonde, con antenne piazzate ogni 500 metri nelle grandi città, e magari solo fra dieci o vent’anni potremo sapere quali saranno state le reali conseguenze sulla nostra salute. Ma di questo argomento ci occuperemo in un altro video, che sto preparando. Nel frattempo, vorrei portare alla vostra attenzione un secondo problema, che non è da meno: riguarda la distruzione selvaggia e sistematica dei nostri alberi. A quanto pare, infatti, gli alberi – soprattutto quelli più alti – impediscono una buona irradiazione del segnale 5G. E quindi li stanno togliendo di mezzo, in tutta Italia, con delle giustificazioni decisamente ridicole. Un paio di mesi fa mi ero accorto che, dalle mie parti, avevano tagliato in modo abominevole dei bellissimi viali alberati, e ho cominciato a chiedere in giro quale fosse il motivo. Ma nessuno mi sapeva dare una risposta, al punto che ho iniziato a sospettare che ci fosse di mezzo il 5G.

Allora ho chiesto agli ascoltatori di “Border Nights” di segnalarmi se anche dalle loro parti si fossero registrati degli abbattimenti ingiustificati di alberi: e mi è arrivata, letteralmente, una caterva di segnalazioni. Nel frattempo, però, i “debunker” hanno già messo le mani avanti, cercando di smentire quest’idea che gli alberi vengano tagliati per fare strada al 5G. “Butac”, uno dei siti classici di “debunking”, ha pubblicato un articolo nel quale cerca di smentire questa ipotesi. A questo giro – scrive “Butac” – si parla di alberi abbattuti perché, secondo la tesi di “TerraRealTime” (il sito che per primo ha denunciato il taglio indiscriminato degli alberi) sarebbero un problema per la diffusione del segnale. «Ma si tratta dell’ennesima sciocchezza antiscientifica sostenuta solo e unicamente per spaventarvi, e magari convincervi a comperare un cappellino contro l’elettrosmog». Ora, “Butac”: a parte che qui nessuno vende cappellini (stiamo solo cercando di proteggere la nostra ricchezza naturale, casomai), ma il fatto che gli alberi rappresentino un ostacolo praticamente insormontabile, per il 5G, ormai è un dato accertato. Lo confermano, ad esempio, due documenti ufficiali del governo inglese: li ha pubblicati l’Ordenance Survey, l’ufficio che si occupa della mappatura del territorio. Uno si intitola “Pianificazione 5G, considerazioni geo-spaziali – una guida per i pianificatori e le autorità locali”. L’altro si intitola: “L’effetto delle costruzioni e dell’ambiente naturale sulle onde radio millimetriche”, ovvero il 5G.

Da questi documenti leggiamo: «Vegetazione e edifici: i risultati presentati in questo rapporto dimostrano che gli oggetti della vegetazione, ovvero alberi e arbusti con un denso fogliame, provocano un disturbo nella propagazione del segnale oltre i 6 Ghz». Ci sono delle considerazioni generali: gli alberi di oltre 3 metri sono messi nel gruppo che “andrebbe” preso in considerazione (“should do”), mentre gli alberi oltre i 5 metri sono nel gruppo del “must do”, ovvero quelli che “bisogna” prendere in considerazione. Più sotto, c’è la spiegazione: “should do” sono «oggetti che vale la pena considerare durante le rilevazioni»; “must do” significa invece che questi oggetti «avranno un impatto significativo nella propagazione del segnale delle microonde millimetriche», e che quindi «vanno assolutamente presi in considerazione durante i rilevamenti». Il documento, poi, presenta diversi esempi pratici, illustrati con fotografie. Indicando uno stadio, dice: «Questa zona ha due aspetti interessanti, che dovrebbero essere presi in considerazione come ostacoli potenziali per le trasmissioni». Il primo: «Le torri di supporto all’esterno dello stadio, che sono fatte con una complessa struttura di acciaio». Il secondo: «La passeggiata sulla sinistra, che è adornata di alberi che possono bloccare i segnali in partenza dalla struttura dello stadio».

Un altro esempio, sempre in foto, dice: «Qui viene mostrata una zona a intenso traffico pedonale, vicina ad un lampione candidato all’utilizzo del 5G». Due aspetti sono da prendere in considerazione: «Gli alberi caduchi, che possono causare un degrado limitato del segnale nei mesi invernali, mentre in estate – con le foglie – potrebbero avere un effetto significativo» (il secondo ostacolo è il viadotto che sovrasta l’area pedonale). Poi il rapporto mostra invece una situazione positiva, per loro: «La vista aerea del grande centro commerciale mostra grandi spazi aperti, con pochissimi elementi in grado di bloccare il segnale 5G: c’è soltanto un piccolo numero di alberi accanto al parcheggio». Quindi, evviva le zone con pochi alberi: per noi vanno molto meglio, dice il documento. Altro esempio, viale alberato: «In questa strada residenziale c’è una grande quantità di alberi, che bloccano chiaramente il percorso per le antenne che potrebbero venir collocate sui lampioni». Quindi, cosa si fa? Si buttano giù gli alberi, semplice.

Guardate ora gli articoli che mi sono stati mandati dagli ascoltatori di “Border Nights”: poi decidete voi se c’entrano qualcosa, oppure no. Vi dico solo una cosa: sono quasi tutti articoli del 2018-2019, quindi molto recenti. E quasi sempre viene data una spiegazione risibile, per il taglio degli alberi. Ovvero: risultano di colpo tutti malati; oppure ti dicono che ne pianteranno degli altri, più bassi; oppure ti dicono che sono diventati, improvvisamente, tutti pericolosi. Cioè: alberi secolari, che sono lì da più di cento anni, di colpo diventano una minaccia per la popolazione. Di fatto, mi ha scritto una persona che si occupa di installazioni 5G. E mi ha detto che, in effetti, moltissimi sindaci e amministratori locali vengono spaventati, con l’idea di poter essere ritenuti responsabili per eventuali danni causati dalla caduta degli alberi, e quindi – non appena gli si suggerisce di tagliarli – accettano subito (spesso senza il nulla-osta delle autorità che dovrebbero salvaguardare il verde pubblico).

Guardate quello che sta succedendo, in Italia. Palermo: “Il Comune si prepara ad abbattere 200 alberi di pino, decisione folle”. Montesilvano, provincia di Pescara: “Taglio indiscriminato degli alberi sani”. Pescara: “La guerra degli alberi tagliati in nome della sicurezza”. Poggibonsi, provincia di Siena: “Scempi chiamati riqualificazioni”. Prato, viale Montegrappa: “Polemiche sugli alberi tagliati”, Ravenna: “Pini abbattuti in via Maggiore”. Roma: “Dal 2016 abbattuti 9.111 alberi – mille spariti in centro, è polemica”. Rovereto: “Abbattuti gli alberi fra le proteste”. Ancora Roma: “Abbattuti 450 alberi malati, ma i nuovi saranno alti solo 3 metri”. Guarda che coincidenza: ricordate il “should do” e il “must do”? Salerno, Nocera Inferiore: “Cosa si cela dietro l’abbattimento dei pini?”. Ancora Salerno: “Abbattimento degli alberi in via Rebecca Guarna”. San Terenzo, provincia di La Spezia: “Piazza Brusacà saluta i suoi pini”. Provincia di Teramo: “Nuove proteste contro l’abbattimento degli alberi della strada provinciale 259”. Terni: “Repulisti di pini, scattata l’operazione per l’abbattimento di 44 alberi”. Trapani: “Taglio alberi a Paceco, il comitato Pro-Eritrine protesta col sindaco”. Trevignano, sul Lago di Bracciano: “Abbattuti pini sani di 70 anni per rifare le strade”. Treviso: “Tagliati altri 87 alberi perché sono malati”. Certo, perché gli alberi si ammalano tutti insieme, 87 per volta.

Ancora Treviso: “Non tagliate gli alberi, i residenti insorgono”. Udine: “Via Pieri, iniziato l’abbattimento degli alberi”. Verona: “Centinaia di alberi da abbattere per realizzare il nuovo filobus”. Giustamente, dice il commento: «Il trasporto pubblico e la mobilità sono essenziali, ma non a qualsiasi prezzo, e non con questi metodi». Sempre a Verona: “Nuovo taglio di alberi a Verona Sud: a chi giova?”. Ancora Verona: “Lungoadige San Giorgio, tagliati 21 alberi”. Viareggio: “Abbattimento alberi, presidio al cavalcavia”. Regione Abruzzo, Parco Sirente: “Il pasticcio degli alberi tagliati”. Agrigento: “Taglio degli alberi alla Villa Bonfiglio, la Soprintendenza vuole chiarezza”. Sempre ad Agrigento: “Alberi capitozzati, l’assessore sospetta che sia stato iniettato veleno in alcuni pini”. Anagni: “Potatura fuori stagione, intervento drastico di capitozzatura in piena germogliazione, che lascia perplessi”. Ancona: “Abbattuti gli alberi sul viale, giù i frassini fra le proteste”. Avezzano, in Abruzzo: “Taglio degli alberi a piazza Torlonia, più della metà erano pericolosi”. Ovviamente, gli alberi sono diventati – di colpo – il pericolo pubblico numero uno, in Italia.

Provincia di Bari: “Scempio sugli alberi a Pane e Pomodoro”, che è la famosa spiaggia barese. Benevento: “Taglio dei pini, piante a rischio caduta estremo”. Biella: “Alberi abbattuti, Legambiente contro le amministrazioni comunali”. Sempre in provincia di Biella: “Deturpata la strada dei pellegrini, è caos dopo il taglio di 200 alberi”. Marina di Carrara, Vittorio Sgarbi difende i pini: “Barbarie, denuncio tutto”. Catania: “Proteggere l’ambiente, scatta la protesta per gli alberi capitozzati”. A me, più che capitozzati, questi sembrano segati alla base. Marina di Cerveteri: “Gli alberi ostacolano il 5G”. Chiaravalle, nelle Marche: “Abbattono i pini storici, proteste e manifestazioni in largo Oberdan”. Crema: “Il caso degli alberi tagliati in via Bacchetta”. Si veda il prima e il dopo: che squallore. Provincia di Faenza: “Brisighella, 513 alberi abbattuti”. Sempre a Faenza: “Via all’abbattimento di 520 alberi in città”. Lido Scacchi, in provincia di Ferrara: “Forza Italiachiede spiegazioni sugli alberi tagliati”. Firenze: “Proseguono gli abbattimenti, alberi tagliati in piazza Indipendenza”. Sempre a Firenze: “Strage di alberi a Porta al Prato, ma erano tutti sani. Il Comune dice: una ditta ha danneggiato le radici”. Certo, ha danneggiato le radici non di uno, ma di tutti gli alberi in un colpo solo, come no…

Ancora a Firenze: “Tagliati tutti i pini in viale Guidoni, idem in viale Morgagni: de profundis per gli alberi abbattuti”. Piana Fiorentina: “Il taglio dei tigli, una decisione del Comune”. Foggia: “In via Napoli uno scempio, presentato esposto contro il taglio di 101 pini”. Provincia di Grosseto: “Tagliati 30 ettari di bosco nella Riserva del Farma, l’esperto: è un disastro”. Sempre a Grosseto: “Taglio degli alberi in città, 1.640 cittadini protestano”. Ancora a Grosseto: “Stop al taglio degli alberi, è uno scempio”. Provincia dell’Aquila: “Tagliati gli storici alberi dell’Altopiano delle 5 Miglia”. Molfetta: “Quartiere San Domenico sotto shock: tagliato l’Albero della Vita, ancora ignote le motivazioni”. Napoli, quartiere del Virgiliano: “Strage di pini, oltre 100 saranno abbattuti”. Novara: “Via libera all’abbattimento di 32 aceri”. Como: “Faggi abbattuti al liceo Giovio, sale la protesta; la Provincia dice: ragioni di sicurezza”. Certo, come no: alberi che sono lì da cento anni e, adesso

 

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https://www.libreidee.org/2019/07/subdolo-5g-infame-strage-di-alberi-in-tutte-le-citta-italiane/

 

 

 

 

BELPAESE DA SALVARE

Salvini a che gioco gioca?

Maurizio Blondet  7 Luglio 2019

Siccome Salvini l’ho votato, e mi aspetto (come la maggioranza degli italiani) che faccia il suo lavoro di difesa dalle ONG scafiste con efficacia e serietà – e siccome comincia a parermi che lo faccia male incassando sconfitte su disfatte – vorrei sapere a che gioco gioca.  E non sono il solo:

https://video.repubblica.it/dossier/migranti-2019/migranti-salvini-mi-sento-solo-chiedo-aiuto-ai-ministri-della-difesa-e-dell-economia/339000/339598
Faccio mie queste domande:
Salvini lamenta di essere stato lasciato solo nell’impari lotta, mentre la ministra della Difesa l’ha abbandonato. Vorrei sapere come mai la ministra Trenta afferma il contrario:

Salvini ha dunque addirittura respinto l’appoggio che gli è offerto dalla Difesa?
Qui, su Analisi Difesa, un commento del 18 giugno:
“Con il Decreto Sicurezza Bis (D.L. 53-2019) la protezione della nostra sovranità sulle acque territoriali fa un significativo ed ulteriore passo avanti [….]
Il Ministero dell’Interno potrà ora emanare, di concerto con Trasporti e Difesa, provvedimenti per “limitare o vietare l’ingresso, il transito o la sosta di navi [private] nel mare territoriale… per motivi di ordine e sicurezza pubblica ovvero quando si concretizzano le condizioni di cui all’articolo 19, comma 2, lettera g), limitatamente alle violazioni delle leggi di immigrazione vigenti, della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare (CNUDM”.

L’emanazione di concerto con Trasporti e Difesa dei singoli provvedimenti di divieto di accesso (come già avvenuto lo scorso 16 giugno nei confronti della “Sea Watch 3”) ne garantisce anche l’osservanza da parte del Corpo delle Capitanerie di porto-Guardia costiera e della Marina militare”.

“In sostanza, il Viminale dispone ora di un adeguato strumento giuridico per  [….]  impedire l’accesso nelle acque territoriali italiane a navi mercantili responsabili di attività di soccorso (SAR) in zone di competenza di altri Stati.

Ciò significa che la Trenta HA CONFERITO A SALVINI PURE IL POTERE DI COORDINAMENTO DELLA MARINA MILITARE! (esclama Stefano Alì): è vero?

Il problema però è la formulazione pasticciata del Decreto Sicurezza Bis, stilato da Salvini – sembra senza l’aiuto di qualcuno è più competente.

Ma

Il decreto Sicurezza è stato scritto “coi piedi”, e poi riscritto (il Bis) sempre coi piedi:

Decreto sicurezza bis: Salvini depenalizza reati e blatera di arresti

Pubblicato il 29/06/2019 da Stefano Alì

Si sarebbe potuto arrestare la Comandante Rackete quattro giorni fa, ma il Decreto Sicurezza bis ha depenalizzato il reato.

Nel testo, la spiegazione:

http://ilcappellopensatore.it/2019/06/decreto-sicurezza-bis-salvinidepenalizza-reati-blatera-di-arresti/

Manlio Di Stefano, sottosgretario di Stato agli Esteri,  5 Stelle

porta evidenze circostanziate del pressapochismo, abborracciamento e ignoranza di Salvini nelle sue accuse alla Trenta, ed ancor peggio nella gestione dell’emergenza ONG-Scafisti-PD:

“Gli sbarchi sono aumentati e stanno aumentando.
“Nel tentativo di nascondere l’evidenza, ieri qualcuno è arrivato ad attaccare direttamente i propri colleghi di governo inciampando in una gaffe dietro l’altra.

  • Pochi giorni fa sempre il Viminale era uscito con una nota in cui chiedeva chiarimenti circa la posizione di una nave della Marina Militare nei pressi delle coste libiche. La linea degli Interni era che quella nave avrebbe incentivato ulteriori partenze verso l’Italia. Tralasciando la gaffe, piuttosto grande,visto che quella nave si trovava in quell’area per proteggere i nostri militari in Libia
  • Si è chiesto l’intervento della Marina in acque italiane, ma è la Guardia di Finanza a svolgere le funzioni di polizia del mare. Dunque, il Ministero dell’Economia, non la Difesa.
  • Ci si è lamentati di non aver ricevuto alcun sostegno, ma è stato il Viminale a rifiutare la proposta della Difesa di trasbordare i migranti a Malta e su questo ci aspettiamo delle spiegazioni.

Perché questi errori (se li vogliamo chiamare così)?  La spiegazione di Di Stefano: “Se vuoi fare tutto da solo e non passi mai la palla, se tieni lo sguardo fisso a terra senza accorgerti mai dei tuoi compagni, in porta non ci arrivi mai.  Se ti senti Maradona e poi giochi come un Higuain fuori forma è un serio problema, perché di mezzo c’è il Paese. Non si può dire che è sempre colpa degli altri.

“La sicurezza delle nostre coste non è uno scherzo. Non sono le interviste o le comparsate in TV a risolvere l’emergenza. Serve giocare da squadra, serve fare le cose. Una ad esempio è il nostro emendamento al decreto Sicurezza che permette la confisca immediata dell’imbarcazione a chi entra nelle nostre acque violando la legge, prima non era previsto. E lo abbiamo constatato già in molte occasioni. C’è il sequestro, poi il dissequestro e infine la nave torna in mare a provocare l’Italia”.

Non si può non essere d’accordo: comparsate in TV e blaterazioni su

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https://www.maurizioblondet.it/salvini-a-che-gioco-gioca/

 

 

 

 

 

 

Il Decreto Sicurezza bis è scritto con i piedi e depenalizza reati.

Se la “Capitana” Rackete non avesse fatto l’ultima follia se la sarebbe cavata con niente.

Si sarebbe potuto arrestare la Comandante Rackete quattro giorni fa, ma il Decreto Sicurezza bis ha depenalizzato il reato. Il bluff di Salvini e delle norme scritte con i piedi. Salvini le mandi un mazzo di fiori. Senza l’ultima pazzia, non sarebbe stata perseguibile.

Salvini ha fatto tutto da solo. Dov’era la Ministro Trenta?

Ho letto di gente che invocava le dimissioni della Ministro Trenta perché non avrebbe agito mentre si violavano i confini.

Cominciamo col chiarire una volta per tutte il ruolo del Ministero della Difesa di Elisabetta Trenta (e pure del Ministero delle Infrastrutture di Danilo Toninelli) così la smettiamo col mito del «se non ci fosse lui, signora mia!»

L’interdittiva è stata adottata dal Ministro dell’Interno con il concerto (le firme sul provvedimento) degli altri due.

Per questa ragione la Capitaneria di Porto ha negato l’accesso alle acque territoriali.

La Sea Watch 3 ha violato il diniego e sono arrivate le motovedette della Guardia di Finanza e della Guardia Costiera a intimare l’ALT e inversione, ma in veste di Difesa.

L’imbarcazione viola anche questo ordine, ma non si può sparare su una nave con civili a bordo.

La Rackete avrebbe così commesso il reato di “rifiuto di obbedienza a nave da guerra” (art. 1099 del Codice della Navigazione).

Non fosse stato per il Decreto Sicurezza bis, la Rackete sarebbe stata arrestata all’istante e fra poco vedremo il perché.

Almeno, però, il Ministro degli Esteri può così fare (e ha fatto) formale protesta all’Olanda per “atto ostile” da parte di nave che batte bandiera di quel Paese.

La natura del Decreto Sicurezza bis

Per definizione, la norma è “generale e astratta”.

Questo significa che, in genere, una norma non si riferisce a casi o circostanze specifiche.

Può accadere che una norma vada a disciplinare una particolare casistica della norma generale. In questo caso siamo in presenza di una “Legge Speciale” (Lex Specialis).

Il Decreto Sicurezza bis porta modifiche al D. Lgs. 25 luglio 1998, n. 286 (Testo unico

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http://ilcappellopensatore.it/2019/06/decreto-sicurezza-bis-salvinidepenalizza-reati-blatera-di-arresti/

 

 

 

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

Turchia minaccia la Grecia con esercitazione navale (Paisios …)

Maurizio Blondet  6 Luglio 2019

La Turchia ha emesso un   NAVTEX di preallarme contro la navigazione che riserva una vasta area a sud dell’isola di Kastellorizo, all’interno della piattaforma continentale della Grecia  (secondo i greci), per le esercitazioni militari di domenica  –   mentre i greci si recano alle elezioni generali.

Il Navtex turco ha riservato un’area che si estende dal sud di Kastellorizo ​​verso ovest verso Rodi per esercitazioni che utilizzeranno munizioni vere.

La mossa arriva sulla scia delle dichiarazioni del presidente turco Recep Tayyip Erdogan che Ankara prenderà “i provvedimenti necessari” per impedire a Cipro di perforare gli idrocarburi nella sua zona economica esclusiva e le minacce del ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu a Nicosia che qualsiasi tentativo di fermare la Turchia da perseguire i suoi piani di perforare l’area avrebbe incontrato una risposta aggressiva.

“Per noi, questo tipo di minacce da parte dell’amministrazione greco-cipriota sono prive di significato”, ha detto Cavusoglu alla televisione TRT Haber di stato. “Sanno che non possono fare un passo contro di noi e se osano farlo riceveranno la loro risposta come in passato”, ha detto, alludendo chiaramente all’invasione di Cipro da parte della Turchia nel 1974.

Riferendosi alle attività della nave da guerra turca Fatih e alla perforazione pianificata da un altro, lo Yavuz, Cavusoglu ha detto che è prerogativa della Turchia decidere cosa fare all’interno della sua piattaforma continentale. Ha aggiunto che era dovere della Turchia, in qualità di garante, proteggere i diritti dei turco-ciprioti.

Nel frattempo, Erdogan è stato citato da Hurriyet mentre raccontava un gruppo di giornalisti su un aereo che stava tornando dalla Cina alla fine di martedì che la Turchia stava prendendo “i provvedimenti necessari” per impedire a Cipro di perforare in quella che è la ZEE cipriota.

“Stiamo prendendo i provvedimenti necessari all’interno della legge e continueremo a farlo”, ha detto Erdogan. “Ma se ci imbattiamo in persone che non capiscono la legalità, sappiamo come parlare la lingua che capiscono”, ha detto. “È inaccettabile che coloro che non hanno diritti legali là provino a fare guadagni”, ha aggiunto.

Erdogan ha anche colpito l’Unione Europea per la sua posizione sulla questione, sostenendo che è influenzata da Nicosia e che non ha finanziato il nord occupato dalla Turchia.

Atene intanto ha – come la Turchia – assunto un nuovo atteggiamento verso la NATO (di cui come la Turchia fa parte).

Recentemente ha rifiutato una intimazione americana, di vietare alle navi da guerra russe la navigazione presso le loro coste. Sembra anche che abbia condotto discussioni preliminari per acquistare sistemi di difesa  antiaerea S-400, dal momento che la Turchia, il suo rivale regionale, se ne sta dotando.

Lo riporta  Rai al-Youm, il giornale arabo stampato a Londra (sic), spiegando che

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ttps://www.maurizioblondet.it/turchia-minaccia-la-grecia-con-esercitazione-navale-paisios/

 

 

 

Chi sono gli incendiari di petroliere

di Manlio Dinucci

Manlio Dinucci ci esorta a vedere le cose con distacco. Egli colloca i sabotaggi delle petroliere, di cui Washington accusa Teheran, nel quadro della politica energetica globale degli Stati Uniti. Così facendo, mostra che, contrariamente alle apparenze, Mike Pompeo non mira all’Iran, bensì all’Europa.

RETE VOLTAIRE | ROMA (ITALIA) | 18 GIUGNO 2019

 

VIDEO QUI: https://youtu.be/t5rZeMqvZ9g

Mentre gli Stati uniti preparano una nuova escalation in Medio Oriente, accusando l’Iran di attaccare le petroliere nel Golfo di Oman, il vice-premier Matteo Salvini incontra a Washington il segretario di Stato Mike Pompeo, uno degli artefici di tale strategia, assicurandogli che «l’Italia vuole tornare a essere nel continente europeo il primo partner della più grande democrazia occidentale».

Aggancia così l’Italia all’operazione lanciata da Washington. L’«incidente del Golfo di Oman», casus belli contro l’Iran, ricalca «l’incidente del Golfo del Tonchino» del 4 agosto 1964, usato come casus belli per bombardare il Nord Vietnam, accusato di aver attaccato un cacciatorpediniere Usa (accusa risultata poi falsa). Oggi, un video diffuso da Washington mostra l’equipaggio di una presunta motovedetta iraniana che, in pieno giorno, rimuove dalla fiancata di una petroliera una mina inesplosa per cancellare la sua provenienza (dato che la mina avrà avuto la scritta «made in Iran»).

Con queste «prove», che costituiscono un vero e proprio insulto all’intelligenza, Washington cerca di camuffare lo scopo dell’operazione. Essa rientra nella strategia per il controllo delle riserve mondiali di petrolio e gas naturale e dei relativi corridoi energetici [1].

Non a caso nel mirino degli Stati uniti vi sono l’Iran e l’Iraq, le cui riserve petrolifere complessive superano quelle dell’Arabia Saudita e sono cinque volte superiori a quelle Usa. Le riserve iraniane di gas naturale sono circa 2,5 volte quelle statunitensi.

Per la stessa ragione è nel mirino Usa il Venezuela, il paese con le maggiori riserve petrolifere del mondo. Di primaria importanza è il controllo dei corridoi energetici. Accusando l’Iran di voler «interrompere il flusso di petrolio attraverso lo Stretto di Hormuz», Mike Pompeo annuncia che «gli Stati uniti difenderanno la libertà di navigazione».

In altre parole, annuncia che gli Stati uniti vogliono controllare militarmente questa zona chiave per l’approvvigionamento energetico anche dell’Europa, impedendo anzitutto il transito del petrolio iraniano (a cui l’Italia e altri

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https://www.voltairenet.org/article206743.html

 

 

 

CULTURA

L’assalto alla vita del biopotere

di Roberto PECCHIOLI – 6 Luglio 2019

Il concetto di biopotere, insieme con quello di biopolitica, fu enunciato dal filosofo Michel Foucault in un saggio del 1976. In quell’epoca di svolta della civiltà occidentale, Foucalt scoprì il legame tra la sfera dei desideri e quella del potere. Biopolitica significava per il discusso intellettuale parigino l’assoggettamento della sfera vitale degli esseri umani, specialmente della dimensione sessuale, al potere (politico, economico, tecnocratico). In questo senso, il pensatore meo marxista fu un precursore delle attuali derive del relativismo radicale e del neoprogressismo diversitario che stanno impregnando l’orizzonte intellettuale dell’Occidente nella sua torsione terminale, nichilista ed ipersoggettiva.

Oggi, è del tutto evidente che il biopotere, autorappresentazione delle élite tecnoscientifiche, cosmopolite e narcisiste, minaccia in modo gravissimo l’intero impianto etico e legislativo tradizionale degli Stati, facendo crollare tutte le costruzioni culturali della nostra civiltà, trascinandola in una particolare forma di anomia. Secondo uno dei padri della sociologia, Emile Durkheim, l’anomia, ossia l’assenza o la carenza di valore della legge, è tipica di periodi di grave crisi o di mutamenti sociali tanto rapidi da non consentire alle norme di tenere il passo con le sollecitazioni e istanze emergenti in settori del corpo sociale, lasciando così senza direzione o punti di riferimento. Enorme è il rischio del biopotere anche sul versante della tenuta normativa dei sistemi costituzionali faticosamente elaborati in secoli di pensiero, azione, tentativi.

Il biopotere, o biopolitica, può essere inteso come il controllo esercitato dal potere reale, cioè dalla società di mercato, sul processo di nascita, riproduzione, condizioni genetiche e morte – anzi fine vita, come prescrive il galateo obbligato politicalcorrettista, degli esseri umani. Per dirla tutta, l’obiettivo strategico del biopotere è il controllo e la gestione totale della e sulla vita umana. Nel suo ponderoso trattato di bioetica, il cardinale Elio Sgreccia, recentemente scomparso, uno dei massimi esperti mondiali della materia, insegna che il biopotere ha due volti. Uno di questi è la lucida, intransigente rivendicazione della dignità e del valore intrinseco di ogni aspetto e momento dell’esistenza di ciascuno. La seconda è la tenebrosa china dell’utilitarismo materialistico, la cui premessa fondamentale è il semplice calcolo delle conseguenze dell’agire umano in base al rapporto costi-benefici, sganciando il fatto naturale della vita da ogni considerazione morale e premessa metafisica.

Il biopotere si rafforza giorno dopo giorno attraverso l’esercizio di tre tipi di controllo. Il primo è il controllo eugenetico. Questa disciplina a cavallo tra scienze naturali, antropologia e etica utilitaria nacque nel XIX secolo in ambiente scientifico positivista su presupposti di razzismo biologico e intellettuale. Ebbero larga diffusione teorie come quella di Cesare Lombroso (1835-1909), scienziato italiano di origine ebraica, improntate sull’origine genetica della “vocazione” criminale, e, in ambito anglosassone, dell’antropologo Francis Galton (1822-1911), legato ai circoli più riservati del potere imperiale britannico, il quale enunciò i principi per una “scienza dei ben nati”. Su tali premesse teoriche, lo stato americano dell’Indiana promulgò nel 1907 la prima legge eugenetica in seguito imitata da molti altri Stati dell’Unione. Erano norme che introducevano la sterilizzazione di coloro che erano considerati anormali, secondo il criterio di esperti in varie discipline- scientifiche e non –  investiti di un potere assoluto sulla vita altrui.

Nel progressista Stato di California la sterilizzazione veniva giuridicamente definita una misura profilattica tesa a difendere la salute pubblica e attenuare la minaccia costituita dai “disadattati” e “mentalmente deboli”. Al riguardo, nel 1927 la Corte Suprema degli Stati Uniti confermò lo statuto sulla sterilizzazione della Virginia nel caso Buck contro Bell, riconoscendone la legittimità in nome della “salute collettiva” della cittadinanza. Iniziò così una campagna di sterilizzazione i cui massimi vennero raggiunti tra gli anni trenta e il 1963, che sterilizzò per legge decine di migliaia di sventurati per scopi eugenetici.

Non si comportò diversamente, in quei decenni, la sempre “avanzata” e civilissima” socialdemocrazia nordica, con l’ampia legislazione eugenetica svedese giustificata ideologicamente dal benessere collettivo e dal contenimento dei costi economico sociali di alcuni tipi umani stigmatizzati.

Sulla stessa linea lavorò Margarita Sanger, figura eminente dell’eugenetica americana, pioniera della contraccezione e dei cosiddetti “diritti riproduttivi”. Fu la Sanger a coniare l’espressione “controllo delle nascite”, e a fondare le prime organizzazioni orientate a tale scopo, con lo slogan che la vita avrebbe dovuta essere favorita tra “i più dotati” e impedire la nascita di bambini con il “patrimonio genetico peggiore”. Aprì già nel 1916 la prima clinica per il controllo della natalità, al motto “gli esseri inetti devono astenersi dal procreare”. Evidente lo sfondo razzista e profondamente totalitario delle sue idee, che sarebbero state oggetto di condanna senza appello solo quando furono adottate dal governo nazionalsocialista tedesco. La sua attività si concentrò in campagne nei quartieri poveri delle minoranze razziali nere e latine, per tenere sotto controllo le nascite di quelle comunità. L’attività di pulizia genetica ebbe successo, trasformandosi nel tempo nella più ricca, potente ed influente organizzazione antinatalista della terra, la Planned Parenthood. La realtà odierna non è dunque che la continuazione con migliori mezzi tecnici e più ipocrite motivazioni di tendenze risalenti al pensiero utilitarista.

Il secondo tipo di influsso esercitato dal biopotere è il controllo del mercato sulla vita. E’ tremendo utilizzare il termine mercato, ma la verità si cela con eufemismi. Parliamo delle pratiche genetiche e riproduttive commercialmente redditizie. Il primo grande scandalo si è verificato negli Stati Uniti nel 1993, quando una società industriale ha chiesto di brevettare un carattere genetico estratto da una donna panamense, peraltro senza l’autorizzazione della poveretta. E’ ormai comune la pratica di compravendita privata di prodotti, servizi, tecniche legate alla procreazione, con il corollario di un fiorente mercato a fini di lucro costituito da siti Internet, intermediari, propagandisti, veri e propri agenti di commercio, cliniche specializzate.

Più controversa, ma sul punto di essere accettata con il vergognoso pretesto dell’altruismo, la pratica della fecondazione artificiale di donne – quasi sempre povere e residenti nel terzo mondo- la cosiddetta maternità surrogata, accompagnata da contratti capestro e dalla sconcertante mercificazione radicale del corpo umano. La madre surrogata riceve l’uovo fecondato o dona l’ovulo che sarà fecondato con lo sperma di qualcuno, talvolta il committente, più spesso uno squallido venditore di seme scelto per le sue caratteristiche genetiche. Attraverso queste pratiche, la nascita di esseri umani degrada in ordinazione e produzione di esseri umani, travolgendo la natura, la biologia, la psicologia e il valore etico e sociale dell’essere genitori. Allo stesso modo, interrompe la catena non solo genetica, ma affettiva e comunitaria della condizione di figli. L’essere umano è riformulato per intero con criteri utilitaristici, economici e secondo intenzioni, desideri, ordini di chi detiene il potere e orienta il gusto. Desta orrore il solo esprimersi in questi termini riguardo alla vita umana.

Noleggiare l’utero dovrebbe essere vietato come imperativo morale naturale ; la madre “surrogata” nell’eufemistica definizione di “gestazione per altri” è riconvertita in un bene commerciale da proteggere con specifiche norme contrattuali per il tempo strettamente necessario allo svolgimento del suo triste lavoro zootecnico e poi abbandonare a lavoro eseguito, ovvero a bimbo dato alla luce. Lo stesso nascituro è un prodotto da scegliere secondo i criteri o capricci personali di chi paga il conto, non diversamente da un’automobile o un

 

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https://www.maurizioblondet.it/lassalto-alla-vita-del-biopotere/

 

 

 

DIRITTI UMANI – IMMIGRAZIONI

Donazione milionaria per Rackete, detestata dagli italiani

Scritto il 09/7/19

 

La vicenda Sea Watch è stata molto seguita dagli italiani: due su tre (il 63%) con molta attenzione, e il 29% ne ha almeno sentito parlare. Come nel caso della Diciotti, scrive Nando Pagnoncelli nel suo recente sondaggio per il “Corriere della Sera”, «gli italiani si confermano nettamente a favore della linea della fermezza che impedisca gli sbarchi sul territorio italiano dei migranti soccorsi in mare dalle navi delle organizzazioni umanitarie: il 59% si dichiara molto (34%) o abbastanza (25%) d’accordo, mentre il 29% è contrario. Dieci mesi fa i favorevoli erano pari al 61%». Una nettissima inversione di tendenza: «Il consenso alla linea salviniana non appare tanto dettato dalla preoccupazione che il nostro paese non sia più in grado di accogliere altri migranti (solo il 28% è di questo parere)», continua Pagnoncelli, «quanto piuttosto dall’esigenza di coinvolgere gli altri paesi europei nella gestione dei flussi (71%)». Il braccio di ferro, quindi, «è considerato l’unico

 

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https://www.libreidee.org/2019/07/donazione-milionaria-per-rackete-detestata-dagli-italiani/

 

 

 

 

 

 

 

Il caso Attali: credito, per finanziare i viaggi dei migranti

Scritto il 17/7/18                            RILETTURA

 

Conosciuto come l’eminenza grigia della politica francese dai tempi di Mitterrand e noto per il suo ultraeuropeismo, Jacques Attali è l’uomo che ha scoperto Macron, presentandolo al presidente Hollande del quale è diventato consigliere. A lui viene attribuita la paternità di una frase molto esplicativa sul sentimento elitarista: «Ma cosa crede, la plebaglia europea: che l’euro l’abbiamo creato per la loro felicità?». Meno nota è invece un’altra affermazione dell’illustre economista, professore, finanziere e a lungo consigliere di fiducia dell’Eliseo: «La forma di egoismo più intelligente è l’altruismo». La filantropia, questo vezzo umanitarista che sembra contagiare gli uomini di maggiore successo, non ha risparmiato Jacques Attali, che nel 1998 fonda l’associazione no-profit Planet Finance. Certo, il nome tradisce un po’ da subito quello che dovrebbe essere il fine umanitario di questa organizzazione che opera in 60 paesi e offre servizi e consulenze di tipo finanziario, microfinanza per l’esattezza. Finita nell’occhio del ciclone per il trattamento economico “schiavistico” riservato agli stagisti cui si richiedevano requisiti di prim’ordine, la società cambia nome e diventa Positive Planet, evocando nel nome la positività del modello economico di cui si fa portatrice.

Tra i suoi obiettivi ci sono “l’inclusione economica, sociale e ambientale in tutto il mondo in modo sostenibile ed equo”. Come? Rendendo possibile l’accesso ai servizi finanziari da parte dei paesi più poveri. La sua mission è infatti quella di “combattere la povertà attraverso lo sviluppo della microfinanza”. Per realizzarla si serve di otto unità specializzate, compresa un’agenzia di rating di microfinanza. L’organizzazione è così efficiente da aver ricevuto un premio per l’80esima migliore Ong del mondo secondo il “Global Journal” nel 2013. Nello stesso anno ha realizzato un fatturato (chiffre d’affaires) di 2 milioni e 251.000 euro. Gli organi societari annoverano

 

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https://www.libreidee.org/2018/07/il-caso-attali-credito-per-finanziare-i-viaggi-dei-migranti/

 

 

 

 

ECONOMIA

Mancata sanzione di procedura contro l’Italia

Manlio Lo Presti

 

La UE non ci ha fatto la procedura di infrazione perché avrebbe poi dovuto colpire anche la Francia che ha un deficit superiore al nostro.

NESSUN REGALO ALL’ITALIA.

 

SE POTESSERO, CI

 

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https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=10219631332923472&id=1520773895

 

 

 

 

Disastro privatizzato: così il neoliberismo ci crolla addosso

Scritto il 16/8/18

 

A poche ore dalla tragedia del crollo del viadotto Morandi a Genova, la prima riflessione di molti cittadini italiani sta andando alla questione tutt’altro che secondaria della privatizzazione dei beni e dei servizi pubblici. I numerosi crolli di viadotti, strade, scuole, infrastrutture del paese, da sempre giustificata con i vincoli di bilancio, con il debito pubblico, con le richieste di austerity da parte dell’Europa, ci sta mostrando due fatti evidenti: che se non si spende in infrastrutture e manutenzione si mette in pericolo la vita delle persone, il turismo e l’economia di intere zone; e poi che la semplice privatizzazione di infrastrutture lucrose come le autostrade non porta con sé i meravigliosi benefici promessi dalla propaganda neoliberista degli anni ‘80 e ‘90, con la sua retorica del “privato è bello”, della maggiore efficienza del privato rispetto al pubblico, dei vantaggi per gli utenti. La verità è che con le privatizzazioni si sono spesso creati monopoli, posizioni di rendita di tipo feudale e ingiustificati guadagni per poche famiglie ricche e strettamente legate con i vertici della politica nazionale e internazionale, a danno dei cittadini, che pagano pedaggi assurdamente costosi a fronte di un servizio tutt’altro che ineccepibile.

In Italia i principali gruppi privati concessionari delle autostrade sono il Gruppo Gavio (che è il quarto operatore al mondo nella gestione di autostrade a pedaggio con un network di circa 4.156 km di rete e che in Italia, attraverso la società Sias, gestisce circa 1.423 km di rete, fra i quali l’autostrada Genova-Ventimiglia), e il gruppo Atlantia, di proprietà dei Benetton. Un articolo de “Il Fatto Quotidiano” di qualche mese fa, a firma di Fabio Pavesi, metteva in evidenza gli enormi profitti del gruppo Atlantia (le autostrade italiane fino al 1999 furono di proprietà pubblica, del gruppo Iri, con il nome di Società Autostrade, diventata poi nel 2003 Autostrade per l’Italia S.p.A, 100% di proprietà del gruppo Atlantia, che gestisce autostrade a pedaggio anche in altri paesi). Per essere precisi, 1,9 miliardi di utile operativo solo nel 2017 e solo per Autostrade per l’Italia S.p.A e un utile netto di 972 milioni in crescita del 19% sul 2016. Quale vantaggio ne viene ai cittadini italiani? Ovviamente nessuno. Le autostrade a pedaggio sono una gallina dalle uova d’oro ad esclusivo appannaggio di potenti gruppi industriali, in assenza di qualsivoglia criterio di efficienza (come periodicamente si legge nelle riflessioni degli economisti più attenti, per esempio in questo articolo de “Il Sole 24 Ore”).

Molti ormai cominciano a rimpiangere i tempi dell’Iri, quando era lo Stato a gestire l’immenso patrimonio delle grandi infrastrutture del paese. E molti si chiedono per quale ragione si dovrebbe continuare così. Riflettendo in questi giorni sulle profetiche analisi del sociologo ungherese Karl Polanyi, scritte nel 1944 e pubblicate nel volume “La grande trasformazione”, mi chiedo se il neoliberismo, con i suoi miti di libertà d’impresa, competizione, privatizzazione, deregolamentazione, sia compatibile con la democrazia in generale e con la Costituzione italiana in particolare. La domanda non è originale e la risposta in certa misura è scontata, per chi frequenta la ricca letteratura al riguardo, ma non credo sia inutile ripercorrere le ragioni per le quali la risposta non può che essere negativa. Da queste ragioni deve derivare infatti un giudizio storico e politico nettissimo sulla classe dirigente che ci ha governato dagli anni ‘80 in poi e la motivazione chiara a ribellarci ad uno stato di cose non più tollerabile. Il neoliberismo ha fatto fortuna, anche nelle masse, equivocando sulla parola “libertà”. Chi non è sensibile alle infinite promesse di una parola tanto pregnante? Chi non vorrebbe essere libero? Il problema è però è duplice: quale libertà? E la libertà di chi?

La visione liberale dello Stato si fonda sulla difesa delle libertà civili e politiche: libertà di

 

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Werner Sombart. Metafisica del capitalismo.

di Roberto PECCHIOLI – 27 giugno 2019

                                         Parte I. Metafisica del capitalismo.

Werner Sombart (1863-1941) è stato il maggiore sociologo del suo tempo, per decenni professore ordinario a Berlino. Fu l’inventore della parola capitalismo nel significato che ancora attribuiamo al termine, riportò lo studio di Marx al centro della cultura tedesca e fu l’autore dello studio più completo sullo spirito del capitalismo e sulla natura borghese. Ciononostante, il suo destino è quello di essere pressoché dimenticato. Difficile reperire le sue opere in libreria e persino in biblioteca, anche le due capitali, Il Borghese (1913) e Il Capitalismo Moderno (1902), entrambe riviste sino al termine della vita. Gli è preferito Max Weber, assai meno critico con la contemporaneità e gli viene rimproverata, con la consueta reductio ad hitlerum, una breve adesione al nazionalsocialismo, di cui fu poi critico, anzi, con le sue parole, “nemico mortale”. Un altro torto del grande prussiano sarebbe quello di aver studiato scientificamente il ruolo degli ebrei nella vita economica e nello sviluppo dello spirito che chiamiamo capitalistico. Nessun antisemitismo, anzi la vigorosa affermazione dell’importanza della componente ebraica nella cultura e nella nazione tedesca, ma il destino complicato di chi cerca la verità al di là di pregiudizi e convenienze.

L’opera di Sombart resta di fondamentale importanza e va studiata con attenzione non solo per comprendere la realtà, ma per trarne munizioni ideali per una lotta storica, culturale e metapolitica di lunga lena. Egli può essere considerato un autore anticapitalista e antiborghese, tanto che in gioventù fu chiamato il professore rosso. Strano destino per un intellettuale destinato, dopo la morte, a essere letto e studiato soprattutto da una certa destra. Poeticamente vive l’uomo, è un verso del romantico Hoederlin; forse una delle ragioni della scarsa fortuna dell’opera di Sombart presso le ultime generazioni è la sua natura anti accademica, la sua preferenza per uno studio non tassonomico, freddamente espositivo di fatti o presunti tali, avalutativo avrebbe detto il suo collega e avversario Weber, ma costituito da un approccio forte, pervaso dal calore, impregnato di passione, interessato alle fonti più varie, dalla storia alla cronaca del costume, dalla filosofia alla cultura materiale sino all’etnologia e all’antropologia culturale. Fu forse l’ultimo grande della scuola storica tedesca, che tanto ha dato a discipline come il diritto, la filosofia, l’economia, la sociologia, la scienza politica.

Il Borghese da lui descritto, protagonista della storia europea degli ultimi secoli, è l’individuo dall’”attivismo insonne”; il capitalismo, nel suo giudizio storico, nasce “dal profondo dell’anima europea”. Il rapporto tra la figura del borghese e il fenomeno capitalistico è l’architrave del pensiero del Nostro, la fiamma che ha fatto divampare l’incendio che ha cambiato il volto del nostro mondo. Nel perenne stato di insoddisfazione del borghese ritroviamo “lo spirito di Faust, lo spirito dell’irrequietezza e dell’ansia”. Quando questo rovello continuo, la tensione inesausta tra desiderio e    azione oltrepassa la pura avidità per dedicarsi a realizzare obiettivi, rintracciare risorse e capacità nasce l’impresa, ovvero sorge “lo spirito dell’impresa capitalistica”. E’ la piena, concreta realizzazione dell’anima borghese, sconfitta a partire del 1968, data di nascita di un nuovo singolare esperimento neo capitalista, antiborghese e del tutto alieno da qualunque considerazione morale.

Come Karl Marx, Sombart descrisse l’” immensa forza distruttrice di tutte le vecchie formazioni”, ma lo fece con sgomento, senza il compiacimento dell’uomo di Treviri, ammiratore del percorso distruttivo del passato intrapreso dalla borghesia. Egli mosse dal medioevo, dall’epoca dei comuni, da un’Europa attraversata da eserciti ma anche da mercanti che trasportavano lettere di credito e annotavano i loro affari su quaderni di partita doppia. L’efficacia culturale di Sombart sta nella sua capacità di scoprire, dall’alto di un’erudizione sterminata, costruita in anni di pazienti ricerche in biblioteca, le diverse espressioni dello spirito capitalistico nei vari popoli europei e poi negli Stati Uniti, la potenza nuova di cui intuì il ruolo capitale. Analizzò e portò alla luce fattori extra economici, comportamentali, la tempra morale dei singoli e il clima culturale circostante, l’importanza delle scoperte tecniche, della religione, l’organizzazione concreta dello Stato, il ruolo dei consumi di alto livello, cui dedicò un’intera opera, Lusso e capitalismo, le diverse attitudini dei popoli. Straordinaria è la sua capacità di servirsi dell’opera di grandi del passato, letterati come Daniel De Foe, e poi personalità del tipo di Benjamin Franklin, passando agevolmente dalla poliedrica figura rinascimentale di Leon Battista Alberti alla tradizione religiosa medievale britannica di Beowulf fino a citare la Voluspa, parte della saga nordica dell’Edda.

Il quadro tratteggiato da Sombart è di grande complessità, problematico e consapevole della carica eversiva dei fenomeni che studia. Nel Borghese c’è un brano iniziale che ci sembra emblematico del suo intero approccio: “l’uomo precapitalistico è l’uomo naturale, l’uomo come Dio lo ha fatto. E’ l’uomo che non si pone in equilibrio sulla testa, camminando sulle mani, ma sta saldo in terra sulle sue gambe e su esse traversa il mondo“. Crediamo che basti da solo a spiegare l’universo di Sombart, le sue preferenze e convinzioni, spiegando altresì l’ostracismo di cui è circondata da decenni la sua figura. Per analogia, ci sovviene un grande anti liberale di matrice cattolica del secolo XIX, la cui opera Sombart certamente conobbe, Donoso Cortés: “non si possono conciliare le utopie liberali con le leggi naturali della vita, con i dogmi della fede cattolica, con la stessa realtà quotidiana”.

L’utopia è diventata realtà, la natura è combattuta, negata in radice, Dio è un ipotesi del passato buio, infanzia dell’umanità. Vince non tanto il weberiano disincanto del mondo, ma l’inesausta sete di accumulo, cambiamento, il materialismo dialettico.  L’opera di Sombart dà conto di cambiamenti epocali dell’anima europea, studiati in ogni loro componente, smascherando magistralmente motivazioni, moventi e fini di un fenomeno, il capitalismo, il cui spirito si è realizzato attraverso un particolare tipo umano, il borghese divenuto prima mercante, poi imprenditore. Secondo alcuni, il limite della trattazione sombartiana sta nella natura intuitivo-artistica di molte pagine, tanto lontane dalla

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FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI

Bifarini: tutti schiavi della finanza, grazie a politici traditori

Scritto il 15/10/18

 

«Di tutti i modi per organizzare l’attività bancaria, il peggiore è quello che abbiamo oggi» (Sir Mervyn King, ex governatore della Banca d’Inghilterra). Una delle trasformazioni più inumane del sistema capitalistico industriale, fondato originariamente sull’industria manifatturiera e più in generale sulla produzione, è quella del capitalismo finanziario, in cui il potere è concentrato in pochi grandi istituti di credito. Le banche hanno cessato il loro ruolo di supporto e di credito allo sviluppo, preferendo investire in prodotti finanziari dai quali viene generato altro capitale, in un sistema autoreferenziale in cui i profitti nascono dalla speculazione, senza passare attraverso il lavoro e la produzione. In modo graduale, ma anche repentino, il sistema capitalistico ha spostato l’asse dall’economia reale a quella finanziaria e, ancora peggio, alla speculazione che ne deriva, tanto da essere stato ribattezzato “finanzcapitalismo” o “capitalismo ultrafinanziario”. Orientato alla massimizzazione del profitto ricavato dal denaro stesso, in esso la ricchezza non passa attraverso la produzione di beni o servizi, né è previsto un piano di redistribuzione tra lavoratori e consumatori, ma solo l’accentramento nelle mani di pochi, pochissimi.

Da sempre strumento di supporto dell’economia capitalistica, con l’avvento del neoliberismo la finanza si è tramutata da servitore a padrone dell’economia mondiale, fagocitandola e riproducendosi a ritmi vertiginosi. A partire dal 1980 l’ammontare degli attivi generati dal sistema finanziario ha superato il valore del Pil dell’intero pianeta. Da allora la corsa della finanza al profitto è diventata così veloce da quintuplicare per massa di attivo l’economia reale nel giro di un trentennio. Sotto la presidenza Bill Clinton, sono state introdotte due pietre miliari per completare la deregolamentazione del sistema finanziario neoliberista. Con l’abolizione del Glass-Steagall Act – introdotto da Roosevelt l’anno successivo alla crisi del ’29 – è stata eliminata la separazione tra banche d’affari e d’investimenti, che così hanno riconquistato concentrazioni di potere economico. In contemporanea, l’Organizzazione mondiale per il commercio (Wto) ha dato il via libera alla compravendita di prodotti fuori Borsa con la cancellazione delle precedenti norme, considerate restrittive, sul controllo dei derivati.

Ogni giorno nascono nuove tipologie di derivati sempre più sofisticati e complessi, che

 

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PANORAMA INTERNAZIONALE

L’Unione Europea avalla la nomina di quattro alti funzionari

di Thierry Meyssan

In forza dei Trattati, l’Unione Europea è diventata una struttura sovranazionale: dunque come potrebbero gli Stati membri nominare alti funzionari preposti a dare loro ordini? In realtà non lo fanno, si contentano di avallare le scelte NATO, discusse da Germania e Francia.

RETE VOLTAIRE | DAMASCO (SIRIA) | 9 LUGLIO 2019

rima delle elezioni del parlamento europeo, Stati Uniti, Germania e Francia avevano deciso che presidente della Commissione sarebbe stato il tedesco Manfred Weber, che si era impegnato a mettere fine ai lavori di costruzione del gasdotto Nord Stream 2 e a limitare l’acquisto da parte dell’Unione di idrocarburi russi, per favorire il gas USA, molto più oneroso sia per i costi di produzione che di trasporto.

Per sopire gli elettori europei, una propaganda battente sosteneva che il presidente della Commissione sarebbe stato eletto rispettando una «regola democratica»: il capolista del più importante gruppo parlamentare eletto. Nessuno dubitava che la presidenza sarebbe toccata a Manfred Weber, capo dei conservatori (PPE).

Si tratta ovviamente di una regola non democratica, dal momento che le regole della democrazia prevedono l’elezione di un esponente sostenuto da una maggioranza, non già meramente da un gruppo parlamentare. Stampa e candidati hanno però continuato a ripetere questa stupidaggine, perfettamente consapevoli che l’Unione altro non è che un’illusione.

All’ultimo momento però la Francia si è rimangiata la parola. Il presidente Emmanuel Macron ha pretestato che il suo gruppo parlamentare (ADLE, ora Renew Europe) aveva ottenuto un netto successo, tale da avanzare la pretesa a uno dei quattro più prestigiosi posti di alto funzionario. Macron ha quindi fatto insultare Weber dalla capolista del suo partito, Natalie Loiseau – che lo ha definito un «ectoplasma» – e ha posto il veto alla sua nomina. Dopo l’accordo sulla designazione della francese Christine Lagarde alla testa della Banca Centrale Europea, lo stesso Macron ha proposto un nuovo candidato tedesco, Ursula von der Leyen.

Due donne, Lagarde e von der Leyer, occuperanno così i posti di maggior prestigio; il belga Charles Michel presiederà invece il Consiglio dei capi di Stato e di governo, nonché il Consiglio dell’eurozona; lo spagnolo Josep Borrel sarà l’Alto rappresentante per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza. Questi due ultimi incarichi sono puramente formali: il presidente del Consiglio si limita a dare la parola e rappresenta l’Unione all’estero; l’Alto rappresentante è invece portavoce di una politica che tutti sanno essere fissata a Washington, di certo non a Bruxelles.

Queste nomine non sono scelte del Consiglio Europeo, bensì risultato di un accordo tra la cancelliera tedesca e il presidente francese, raggiunto in un colloquio privato. Il Consiglio non ha fatto che avallarle.

In base a quali criteri sono stati selezionati i quattro più alti funzionari delle istituzioni europee? Due requisiti sono imprescindibili:
essere atlantisti:

avere qualche cosa da nascondere, sì da poter essere ricattati in caso di perdita della fede atlantista.

Essere atlantista

Essere atlantista è qualità scontata per ogni funzionario europeo. Il Trattato di Maastricht e successivi stabiliscono infatti che la NATO, ossia l’alleanza militare antirussa, provveda alla difesa dell’Unione.

A inizio anno Ursula von der Leyen ha opportunamente pubblicato sul New York Times un intervento apologetico della NATO, che «difende l’ordine mondiale» [1].

L’atlantismo di Christine Lagarde non ha bisogno di essere dimostrato: ha iniziato la carriera politica come assistente parlamentare al Congresso USA, in seguito è diventata lobbysta dell’industria degli armamenti USA in contrapposizione a quella francese. Lagarde ha convinto la Polonia ad acquistare l’armamento Boeing e Lockheed-Martin invece che Airbus e Dassault [2].

Charles Michel è primo ministro del Paese ospite della NATO e per lui garantisce anche il padre, Louis Michel, ex commissario europeo per la Cooperazione internazionale, per gli aiuti umanitari e la risposta alle crisi.

Josep Borrel, ex appartenente al kibbutz di Gal On (deserto del Negev), è stato presidente del parlamento europeo e ha difeso con fervore il principio del vassallaggio europeo all’Alleanza Atlantica.

Naturalmente questi quattro personaggi sono stati invitati alle riunioni del gruppo di Bilderberg, il club della NATO. Il mese scorso Josep Borrell non vi ha partecipato perché glielo ha proibito il primo ministro spagnolo.

“Essere alla catena”

Nonostante la fiducia in chi è al loro soldo, gli Stati Uniti gradiscono comunque disporre di uno strumento di pressione per un eventuale richiamo all’ordine. Infatti talvolta accade che alti funzionari non si accontentino di uno stipendio

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https://www.voltairenet.org/article206950.html

 

 

 

 

 

Il fallimento della complementarietà: dal multiculturalismo al culto del diavolo

Markus 9 Luglio 2019 – DMITRY ORLOV

 

Nelle scorse settimane c’è stato un picco di rinnovato interesse per un saggio che avevo scritto un anno fa, I barbari si scatenano nel Cimitero Europa, in cui avevo descritto come il costante degrado dei paesi occidentali venga accelerato dall’arrivo di migranti appartenenti a gruppi etnici incompatibili. Ciò che ha provocato questo rinnovato interesse è stato un post di Paul Craig Roberts, dove l’autore parlava del mio saggio come del “necrologio dell’Europa e dell’America.”

Ovviamente confermo tuto quello che avevo scritto (indipendentemente da quanti possano averlo interpretato nel modo sbagliato) ma, nell’anno appena trascorso, ho fatto alcune ricerche che mi hanno aiutato a capire le motivazioni del fallimento del progetto occidentale e, a quanto pare, sembra che io abbia qualcos’altro da dire sull’argomento.

C’è una tendenza popolare nel denigrare quello che viene definito “determinismo biologico.” Fattori come il nostro sesso biologico (non il genere, intendiamoci), le nostre modalità riproduttive (il risultato delle pressioni ambientali a cui sono stati sottoposti i nostri progenitori), il nostro istinto, le reazioni e le pulsioni organiche (che le nostre menti coscienti cercano di giustificare creando storie fittizie ed inventando logiche a fatto compiuto) vengono screditati.

La natura umana, per mezzo dell’indottrinamento e dell’educazione, è considerata infinitamente malleabile e modellabile in qualsiasi forma immaginabile.

L’istinto materno di prendersi cura dei piccoli non importa di chi (o di quale specie) e l’istinto paterno di opporsi alle minacce esterne e respingere le aggressioni, anche a costo della propria vita, sono considerati ruoli di genere restrittivi, obsoleti e dannosi, derivanti dal condizionamento sociale e non dall’istinto. Quando questo viene evidenziato in altre specie di mammiferi, viene naturalmente considerato istinto, ma noi non siamo animali (o almeno così diciamo a noi stessi). A sentire certe persone, gli unici comportamenti istintuali che ci sono concessi sono la respirazione, il succhiare e, naturalmente, la masturbazione. Secondo loro, quest’ultimo è l’unico comportamento a cui la nostra natura istintiva può dare libero sfogo. E questo è, ovviamente, ridicolo.

Ma la cosa, in realtà, non ha molta importanza. Non c’è motivo di tenere una sorta di dibattito intellettuale su questa questione, non più di quanto si dovrebbe discutere con gli animali, siano essi selvatici o addomesticati. Se sono animali, quali

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Translatio Petri ad Orientem?

Maurizio Blondet  4 Luglio 2019  58 commenti

Nel giorno in Vladimir Vladimirovic Putin visita Roma  –  Il  Papa, Bergoglio,  senza preavviso,  ha regalato alcune reliquie di San Pietro  all’arcivescovo Giobbe  di Telmesso, capo della delegazione del patriarcato ortodosso di Costantinopoli.  Sono reliquie che Paolo VI aveva voluto tenere nella sua cappella privata.

La decisione ha stupefatto tutti, anche perché, El Papa ha consegnato brevi manu e  sbrigativamente la cassetta di bronzo con nove frammenti ossei del primo pontefice  come un suo regalo  privato  – di   solito il dono di reliquie segue  un rituale  solenne – ma soprattutto, come ha ben detto  l’arcivescovo di Telmesso, “Le reliquie del santo apostolo Pietro furono sempre tenute a Roma.  La Chiesa ortodossa non li ha mai richiesti perché non appartenevano mai alla Chiesa di Costantinopoli”, ha aggiunto l’arcivescovo”.  Infatti è così. Accade che gli ortodossi  ivogliano le reliquie che i Crociati  rubarono in Costantiopoli,  ma non hanno mai preteso di “avere” Petrus.

Un gesto ”profetico”, certamente, come ha  notato il prelato greco.  Ancor più  profetica la spiegazione  di Bergoglio: “Io non vivo più nel Palazzo Apostolico, non uso mai questa cappella, non celebro mai la Santa Messa qui, e abbiamo le reliquie di San Pietro nella basilica stessa, quindi sarà meglio siano essere tenute a Costantinopoli “.

Insomma: tenetele voi, ché a me non servono.

Ovviamente a noi salta alla  mente un’altra profezia,  espressa involontariamente da un altro sommo pontefice-.

“Uno di loro, di nome Caifa, che era sommo sacerdote in quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla  e non considerate come sia meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera».  Questo però non lo disse da se stesso, ma essendo sommo sacerdote profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione  e non per la nazione soltanto, ma anche per riunire insieme i figli di Dio”.

Se  Bergoglio è “sommo  sacerdote”, ha in qualche modo consacrato a sua insaputa una Translatio Petri a Orienten  – gravida di significati  mistici e geopolitici, di cui nemmeno si rende conto. Non voglio qui evocare la potente ed inquietante mistica della Translatio Imperi  ad Orientem,  da Roma a Costantinopoli, che nutrì  la teologia  politica di Dante – fino alla Terza Roma moscovita.

Ma che accada nei  giorni in cui Putin è a Roma, ha forse  un senso più profondo.

Sulla tesi che  Vladimir Vladimirovic abbia chiesto a  Bergoglio  di consacrare la Russia alla Vergine di Fatima, ho  ricevuto una conferma da parte di un sacerdote  americano.

Una storia inverosimile, che vi riferisco come l’ho avuta.  Sono gli anni in cui un centro religioso, il Kolbe Center, invita a tenere un seminario a Montefiascone il professor John Sanford, un celebre genetista della Cornell University, celebre anche perché ha abbracciato, contro il darwinismo la teoria dell’intelligent design.  Sanford arriva con la moglie; entrambi non (ancora) cattolici, vengono accompagnati per la città papale da Hannah Holden, una giovane biologa neoconvertita  dal  protestantesimo.

Spirito ardente,  la giovane Hannah  resta a Roma dopo che Sanford e  signora sono ripartiti, perché vuol tentare – rispettosamente ma con ostinazione – di  aver con Bergoglio una colloquio privato per fargli capire che “l’insegnamento dell’evoluzionismo nelle scuole cattoliche distruggeva la fede della sua generazione”. Scrive una lettera ogni giorno al Pontefice e  la consegna in Vaticano. Mai una risposta.

Nel 2013,  si apprende che Putin verrà a Roma a incontrare Bergoglio. Il sacerdote americano scrive ad Hannah, che è ancora a Roma, per suggerirle  di consegnare all’ambasciata russa una lettera a Vladimir Vladimirovic, in cui spiegherà brevemente che la Santa Theotokos è apparsa a tre fanciulli in Portogallo nel 1917, ed  ha chiesto al Papa e ai vescovi di consacrare la Russia al suo Cuore Immacolato, perché ciò avrebbe prodotto una rinascita del cristianesimo nel mondo

 

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