NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI 12 NOVEMBRE 2019
A cura di Manlio Lo Presti
Esergo
Vedi, quando ero piccolo mi hanno insegnato ad essere un gentiluomo,
poi a scuola a pregare e mentire,
poi in guerra a uccidere e a nascondermi. Tutto qui.
(John Barrymore nel film “Grand Hotel”, 1932)
In: Suonale ancora Sam, Bompiani, 2001, pag. 66
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Precisazioni
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SOMMARIO
Disastro italiano infinito
“OCCHIO AL NAZI!” – Ve lo chiede il globalismo. 1
La commissione parlamentare sull’odio
Signor presidente Mattarella
La solitudine delle persone sincere
Allarme: sempre più neonati nascono in crisi d’astinenza 1
Xylella
La strana storia del Fondo di solidarietà comunale 1
Le armi italiane in Turchia contro i curdi 1
Il dolore dell’esistere? Essere persone automatiche dentro una società automatica 1
L’opera di Margaret Atwood illustra il nostro bisogno di gioire del dolore altrui 1
LO SPYGATE ITALIANO ANTI-TRUMP – LA “TALPA” CIARAMELLA. 1
Il filo che collega lo Spygate italiano alla “talpa” anti-Trump. 1
Russiagate, l’avvocato di Mifsud:”Ecco il ruolo di Gentiloni”
Affidi dei minori
Fusione FIAT-CHRYSLER/PEUGEOT
La critica del valore come confezione ingannevole 1
La Consulta boccia l’omogemitorialità
Rifiuteremo l’obbedienza alle sentenze ingiuste
Migranti. La riforma sovranista di Macron
Le abbreviazioni di destra e sinistra 1
Il mondo è in alto mare, ma l’orchestrina liberale continua a suggerire di mangiare brioche 1
Le priorità della sinistra italiana
Srinivasa Ramanujan
EDITORIALE
Ripropongo la lettura di queste brevi considerazioni da me pubblicate il 9 novembre del 2017.
Nulla è cambiato e, anzi, abbiamo un considerevole peggioramento della situazione italiana interna e internazionale:
Disastro italiano infinito
Manlio Lo Presti 9 11 2017
La crisi, pilotata da 12 anni a livello europeo, in Italia non ha ancora raggiunto il suo apice.
Il modello di distruzione è quello della Grecia che ha fatto da cavia e da monito per gli altri Paesi UE.
Ridurre i redditi alla fame.
Ingovernabilità con 26 partiti, 7 polizie, 5 mafie.
Collasso economico.
Ribellione sociale.
Reazione con governi di tecnici.
Infine, requisizione progressiva delle case di proprietà da assegnare ai c.d. immigrati, dopo averle conferite a società immobiliari di nazionalità nordeuropea.
Il ricavato della c.d. vendita forzosa dei beni per fame andrà a coprire gran parte del debito pubblico non gestibile da tempo per mancanza di una moneta nazionale che renderebbe possibili operazioni di “MERCATO APERTO” …
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=10214719968622434&id=1520773895
IN EVIDENZA
“OCCHIO AL NAZI!” – Ve lo chiede il globalismo.
Maurizio Blondet 9 Novembre 2019
“La Francia è il paese d’Europa dove l’ipotesi di scomparsa della sinistra, nel 2022, è da prendere sul serio”, s’allarma Philippe Marlière, docente di politiche europee all’University College di Londra. Profezia che potrebbe essere pronunciata anche per la sinistra italiana, e per quella tedesca, come vedremo. Ma questo europeista spieghi il perché con un’analisi seria, ecco: la sinistra “non ha niente da opporre al clamore populista dominante: razzismo e antisemitismo, abbandono delle classi popolari, sessismo, anti-intellettualismo, culto del capo”.
“Il governo Macron diventa ogni mese più audace nell’occupare lo spazio politico dell’estrema destra”, s’inquieta Pierre Briancon, giornalista di Barrons, prima di Libé. E come esempio dà il nuovo programma di Edouard Philippe, il primo ministro francese, che ha promesso: “La Francia eserciterà tutto il suo peso con la Commissione e i partner perché l’Europa rifondi profondamente lo spazio Schengen e il regime d’asilo europeo”. Scandalo e panico fra i progressisti, il 26 ottobre scorso Macron ha dato una lunga intervista a Valeurs Actuelles: “il settimanale di estrema destra!”, con cui i politici mainstream e perbene non parlano! E in più, trattando di “immigrazione e comunitarismo” nel modo della “estrema destra”.
Con orrore, Christian Paul, ex ministro socialista, registra: “A metà mandato, il bilancio di Macron è senza appello. La sua pratica di potere è autoritaria. Eccita le passioni più torbide della società. Ha abbandonato il tema della crisi ecologica (sic) e delle profonde mutazioni che esige. Mette la questione identitaria [anti-musulmana] al centro del dibattito pubblico sperando così di calmare la rabbia dell’elettorato popolare”.
Perché questa virata di Macron è chiaro a tutti: nel fatale 2022, elezioni presidenziali – la data in cui la sinistra scompare, sarà testa a testa fra lui e Marine Le Pen. Due “destre”. Con la seria possibilità che vinca lei.
“C’è il rischio che la Francia dei Lumi precipiti nell’orrore politico”, intona lugubre l’ex ministro socialista. Naturalmente, Macron, non fa che attuare la strategia consigliata dal suo creatore Attali dopo l’emersione dei movimenti anti-UE (ricordate? “Non si deve lasciare la nazione ai nazionalisti. Bisogna adattarsi al nuovo rapporto di forza per contrastare l’emergenza del populismo sociale” ).
https://www.maurizioblondet.it/la-caduta-di-macron-decisa-dai-suoi-creatori/
È esattamente quello che sta facendo Manu: usa un linguaggio da sovranista di destra (nell’intervista all’Economist ha accusato l’austerità imposta dalla UE di “aver portato paesi come Italia e Grecia nelle mani della Cina”) e proprio in queste settimane sta tagliando lo stato sociale per risparmiare 3.4 miliardi in 3 anni col massacro sociale: insomma applica le austerità del liberismo terminale prescritte da Berlino con cieca ostinazione.
Alleanze con l’AfD? Merkel: “Verboten sono nazi”
Lo stesso allarme sta suscitando in Germania la crescita impetuosa del “nazista” AfD, unita alla sparizione della sinistra socialdemocratica.
Nelle ultime votazioni locali in Sassonia, la CDU della Merkel ha mantenuto il controllo, con il 32,1% dei voti; ma l’AfD ha preso il 27,5%. Nel Brandeburgo il Partito socialdemocratico, il partner della coalizione eterna CDU-PS, è ancora risultato il primo col 26,2% ; ma l’AfD ha preso il 23,5%, un successo incredibile per un partito nato cinque anni fa. I partiti ”perbene” sono crollati.
L’effetto generale è che viene scossa la coalizione eterna CDU-PS, occorre che la CDU cerchi altre alleanze. In Turingia, gli esponenti locali della CDU “hanno ufficialmente presentato una petizione al partito per consentire loro di negoziare con il capitolo locale di Alternative for Deutschland (AfD) nei colloqui di coalizione”.
“La leadership nazionale ha respinto con veemenza la lettera aperta di questi funzionari”. Verboten!
Potete allearvi con Die Linke (i rossi LGBT), con i Verdi, ma “Merkel è categoricamente contraria ad ogni alleanza” con “i nazisti”. Il punto è che ciò obbligherà a formare coalizioni con quattro partiti, molto fragili e paralizzate. Senza una strategia unitaria nel pieno della recessione; e in coalizioni che sempre più si configurano come nemiche dei “poveri”, i tedeschi sfavoriti dal sistema Merkel e quelli dell’Est, perché la AfD è sempre più anche il partito degli impoveriti.
Oltretutto, in Baviera, dove la CSU – la DC bavarese, sempre più a destra della CDU – teme di perder la posizione egemonica che ha mantenuto dal dopoguerra nella regione più ricca, causa il forte successo dell’AfD. La soluzione di Horst Seehofer, il caporione locale che è anche il ministro degli Interni federale, ha adottato, è adottare il linguaggio e quanto più possibile le politiche dello AfD, sperando di recuperare gli elettori che i “nazisti” gli hanno portato via. Sicché, alla fine, Verboten merkeliani o no, la politica tedesca viene condizionata sempre più dai temi della “destra”, specie anti-immigrazione, identitari e comunitari; poi anti-UE.
“Seehofer ha annunciato nel tabloid Bild che “l’Islam non appartiene alla Germania”. Seehofer andò a visitare il presidente russo Vladimir Putin proprio mentre la Merkel doveva incontrare il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Quando il primo ministro Viktor Orban ha vinto la rielezione in Ungheria il mese scorso, Seehofer e il suo partito si sono congratulati ostinatamente con lui, chiamandolo “nostro amico “e definendo le sue politiche” conservatorismo civico “.
Il Council on Foreign Relations contro “l’antisemitismo” in Europa
Attenzione, l’allarme che si legge nella frase che ho appena riportato non viene da qualche mezzo europeo della sinistra fucsia.
No, viene da Foreign Policy, ossia dall’organo del Council on Foreign Relations (CFR): la più antica, potente (e anche intelligente: da lì è uscito Kissinger) lobby per il governo unico mondiale. Fondata nel 1921 dal “colonnello” Mandell House con i fondi dei Rockefeller e di centinaia di fondatori di multinazionali banchieri, professori universitari e direttori di giornale convinti del verbo globalista e della necessità di imporlo al mondo, è stato sostanzialmente il CFR a far entrare in guerra l’America di Roosevelt contro il Terzo Reich e i fascismi mondiali – considerati come ostacoli al Piano, e da stroncare. Una consapevolezza geopolitica che ha reso il CFR altamente allarmato dai “populisti” in Europa.
Nell’articolo che stiamo citando, si cita con favore “l’ex primo ministro Matteo Renzi” (su cui quegli ambienti USA avevano tante speranze) e con dolore il fatto che il suo “Partito Democratico è sul punto di frazionarsi. La sinistra italiana non è mai stata in così gravi difficoltà”, piange il think tank dei padroni e banchieri globalisti. “In Francia, il Partito socialista è completamente in disordine: i socialisti hanno perso 224 seggi nelle elezioni dell’anno scorso”.
In Germania, “la sinistra si trova di fronte a una scelta tragica: anticonformismo a costo del fallimento politico o conformismo [sostegno al governo, ndr.] a costo della stagnazione. Dal punto di vista ideologico, l’SPD si è effettivamente dissolto nella CDU e ora si trova a margine di una competizione tra CDU / CSU e AfD”.
La conclusione del CFR è “adesso, in Europa, la scelta politica è solo fra destra e estrema destra, un panorama politico fortemente limitato”, si duole la lobby: aveva tanto sperato nelle sinistre LGBT, nel controllo del linguaggio, ed ora – ecco – Seehofer usa persino la parola “Heimat, che significa patria”…
Questo allarme del CFR spiega anche la campagna forsennata contro “l’antisemitismo” e “i crimini d’odio” e la reductio ad Hitlerum di Salvini (troppa grazia…) in Italia, e al fatto che vi si prestino con tanta esagerazione gli ebrei padroni del discorso (Cerasa del Foglio, Saviano, Mentana, Maurizio Molinari di La Stampa), con tutte le falsità sulle “le minacce” ricevute dalla Segre per giustificare (almeno) la proscrizione nel linguaggio di termini come “prima gli italiani”, e la santificazione preventiva come preparazione a far governare l’Italia dal noto rettiliano globalista.
È interessante e divertente constatare
fino a che punto i motivi dei signori impegnati nella lotta “contro l’odio” aderiscono alle preoccupazioni del Council on Foreign Affairs:
Claudio Cerasa: “Salvini ha una questione di fondo irrisolta: perché, essere Sovranisti, essere Nazionalisti …: è qualcosa che poi sfocia, involontariamente, anche nell’antisemitismo”
Il neocon israeliano che dirige La Stampa:
Molinari: “La genesi dell’odio contro Segre svela le due matrici dell’antisemitismo europeo: il sovranismo di estrema destra e l’antisionismo di estrema sinistra”
Il meschinetto Gad Lerner:
Saviano:
Il buffissimo Gianni Riotta, da una vita cameriere del Council on Foreign Relations aspirante maggiordomo.
Poteva mancare El Papa? “L’eccessiva rivendicazione di sovranità, da parte degli Stati, quando degenera in un Nazionalismo conflittuale, produce razzismo e antisemitismo”.
Antisemitismo, antisemitismo, antisemitismo
Antisemitismo, antisemitismo, antisemitismo
Antisemitismo, antisemitismo, antisemitismo
Antisemitismo, antisemitismo, antisemitismo
ripetete con me:
nazionalismo è antisemitismo.
L’Europa ci ha dato 70 anni di pace, Mario Draghi una volta ha curato un uccellino ferito….
https://www.maurizioblondet.it/occhio-al-nazi-ve-lo-chiede-il-globalismo/
La Commissione parlamentare sull’odio
Odio che continua ad essere censurato solamente da una parte)
Lisa Stanton 31 10 2019
La senatrice Segre, icona delle vittime del nazismo, avrebbe ricevuto offese sui social e, anziché rivolgersi alla Magistratura ha chiesto (insieme alla Boldrini ed alla Bonino) una commissione (politica) d’inchiesta che debba stabilire se in Italia ci comportiamo bene.
Serviva veramente una commissione contro l’intolleranza e l’odio che istigano violenza?
Evidentemente NO, c’è una legge recente (cd. legge Mancino), numerose disposizioni dei codici civile e penale ed altre leggi speciali. Ma, sopra tutto, c’è una Costituzione che tutela la libertà fondamentale del cittadino di opinione, di parola e di stampa.
A cosa può servire allora una Commissione Segre, col nome di una valorosa 89enne che ha ricevuto in dono un seggio al Senato in cambio di accettare la sua strumentalizzazione? A limitare, quindi censurare i diritti fondamentali del cittadino, anche mediante il ricorso alla violenza. In sostanza, bisognerà distinguere tra una legittima violenza progressista ed una censurabile violenza “fascista”.
Il compito spetterà al triumvirato Boldrini-Bonino-Segre con la consulenza della Cirinnà.
Ne parlano già pubblicamente la politica (Luigi Marattin) e la società (Gabriele Muccino).
Due esempi di violenza fisica e verbale, ma neo-liberal. Quindi accettabile, anzi tollerata ed impunita.
Avanti così, verso il conformismo neo-liberal!
PS Vorrei infine ricordare il prezioso contributo del Pedante sull’argomento http://ilpedante.org/post/il-ministero-dell-amore
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=10220678121532533&id=1520773895
ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME
Signor presidente Mattarella
Silvana Bruno 7 11 2019
(Vorrei che questo messaggio giungesse al Presidente Mattarella e a tanti Politici, e facesse riflettere!)
Signor Presidente Mattarella, le parlo con rispetto pur esponendole il mio pensiero.
Seguo i suoi interventi, come seguo quelli di molti personaggi Politici, alcuni a favore del Popolo e altri a favore solo di se stessi, si renderà conto che il nostro Paese sta attraversando un momento molto critico e preoccupante, con conseguenze disastrose per la nostra economia, per i nostri figli e nipoti, ma soprattutto per tutte le famiglie bisognose che ci sono in Italia.
Vede Signor Presidente è suo dovere preoccuparsi della nostra Nazione in quanto Capo dello Stato e dovrebbe cercare di dare il meglio al suo Popolo e non permettere che essa venga calpestata e derisa da una classe Politica che non ha a cuore il bene del Paese ma agisce esclusivamente per il proprio tornaconto.
Voglio inoltre farle presente che pur sapendo che molti di loro hanno portato l’Italia alla deriva succhiandoci fino all’ultima goggia di sangue, non ho mai sentito un discorso di scuse rivolto al Popolo Italiano, né un discorso d’incoraggiamento verso noi tutti, mai una parola di solidarietà verso quelle persone che non hanno di che cibare i propri figli.
Apprezzerei le scuse da parte dello Stato, da parte delle Istituzioni, e da parte dei responsabili della crisi che si è abbattuta sul nostro Paese, scuse più che doverose verso coloro che hanno deciso di farla finita togliendosi la vita, perché a queste persone gli era stata levata la dignità e la fiducia in se stessi, perché si vergognavano di guardare in faccia i propri figli non potendo dare loro quello di cui necessitavano, scuse verso le mogli vedove e i figli orfani, ma nessuno ha proferito parola, come non sento proferire parole sui crimini perpetrati sui bambini sottratti alle famiglie, né sui terremotati esausti da una situazione non più sopportabile,
non una parola a favore dei disabili e dei gravi problemi che si presentano loro giornalmente e che nessuno affronta, né tantomeno verso tutti i dipendenti DELL’ILVA che senza colpa alcuna si trovano a combattere per salvaguardare il proprio destino, non ho mai sentito parlare dei tempi d’attesa che un malato oncologico deve aspettare per una semplice tac, né per tutta la corruzione che la fa da padrona nelle aule dei Tribunali, dove vengono emesse sentenze che tutelano i criminali e condannano le vittime.
Io le chiedo: ma lei è al corrente di quanto succede nella Nazione che lei guida?
Sa che hanno ammazzato il commercio?
Che non esistono più le piccole e medie imprese?
Sa che la nostra bella Italia è stata SVENDUTA agli stranieri e che non siamo più padroni di nulla?
Sa che un invalido vive con 9 euro al giorno?
Lei sa che hanno fatto la carità a noi pensionati aumentandoci l’assegno di 25 centesimi al mese?
Sa che è ancora in vigore la cosiddetta legge Dini che vede una vedova invalida vivere con meno di 4800 euro all’anno?
Sa che a Matera sono 50 anni che aspettano una ferrovia nell’assoluto menefreghismo dei signori Politici che anziché dedicarsi a problemi seri che esistono nel Meridione, (La terra dei fuochi e tutte le promesse fatte per combattere questo cancro che ha divorato 8 bambini in 20 giorni, l’ultimo di 7 mesi ne sono l’esempio) si preoccupano di tassare una merendina e quant’altro???
Sa di quanti giovani sono costretti ad abbandonare la propria terra, la propria famiglia per espatriare in cerca di un futuro che la loro Nazione non gli offre???
Sa che la nostra Italia è diventata una grande torta da spartirsi tra gli avvoltoi e le sanguisughe di questa Europa???
Le chiedo: Come Capo dello Stato italiano come può permettere tutto questo??? Il suo compito è quello di fermare chi agisce in modo subdolo contro la nostra Nazione e contro il suo Popolo. La sua carica le impone un ruolo a difesa dei cittadini, non faccia solo da osservatore allo sfacelo del Paese più bello del mondo.
L’Italia è splendida dal Nord al Sud, con i suoi mari, i suoi monti, le sue valli, la ricchezza dei suoi monumenti, della sua cultura, il profumo della sua terra, quella terra che i nostri contadini hanno amato, coltivato e difeso, il profumo delle arance e dei limoni della Sicilia, l’azzurro del mare, i colori della sua bandiera, la stessa per i quali i nostri nonni hanno sputato sangue, non diventi anche lei complice della sua distruzione, difenda la nostra e la sua Nazione.
Lei ha giurato sulla nostra Costituzione di prendersi cura del Popolo Italiano, un Popolo che lei dovrebbe amare come un padre ama i suoi figli, mantenga fede a tale giuramento, agisca nel rispetto e negli interessi di un Popolo che ha tutto il diritto di vivere e non di sopravvivere.
La vedo in tv quasi sempre lontano dalle telecamere, mentre a mio avviso dovrebbe manifestare la sua solidarietà verso il Popolo tutto, dicendo poche parole ma giuste queste: “MI PRENDO L’IMPEGNO E LA RESPONSABILITÀ DI RESTITUIRVI LA DIGNITÀ CHE VI È STATA SOTTRATTA”, un piccolo gesto che lei non ha mai fatto. Ma è ancora in tempo a riparare queste sue mancanze, Lei non deve permettere che coloro che hanno rovinato l’Italia rimangano impuniti, non hanno più credibilità, il loro tempo è scaduto, non hanno rispettato la nostra costituzione sulla quale avevano fatto giuramento, non hanno rispettato il Popolo, anzi dalle sofferenze di questo ne hanno tratto profitto.
Signor Presidente,
non possono pagare sempre e solo le persone innocenti per gli sbagli, l’ingordigia e la mala gestione di un Governo. La esorto a non prestarsi ad un gioco sporco, e a dare la parola a 60 milioni di Italiani. Oggi lei si preoccupa ed è giusto, ma lo fa con grave ritardo! Perché ormai al Popolo Italiano di quel poco che aveva… sono rimaste solo le briciole, le chiedo come Capo di questo Stato come può permetterlo…?
Lei Signor Presidente ha conosciuto il compianto Sandro Pertini? Un consiglio da una donna non più giovanissima: Prenda esempio da questo GRANDE Presidente… perché la maggior parte degli Italiani lo rimpiangono ancora oggi …!
Scusi la mia franchezza, ma mi sono fatta portavoce del malessere di milioni di italiani stanchi dei tanti soprusi che vengono inflitti loro quotidianamente da chi vuol farci credere di amarci, e che lei ne è tacito spettatore!
La saluto distintamente.
Lettera firmata da una donna che appartiene al popolo e ne va fiera.
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=964520993906797&id=100010467165676
Maria Giovanna Maglie contro Anzaldi: “Lo dite voi alla Segre che Rubio insulta gli sionisti e va in Rai?”
11 novembre 2019
Chef Rubio è stato messo alla porta da Discovery. Il suo Camionisti in trattoria infatti non andrà più in onda, generando l’indignazione di Michele Anzaldi. Il deputato di Italia Viva ha così deciso di prodigarsi a trovare un’altra occupazione per il cuoco più factotum della televisione. L’uomo che non solo cucina, ma insulta e parla anche di politica. “Chef Rubio lascia Discovery: la Rai avrà il coraggio di proporgli un programma – si appella su Twitter Anzaldi, nonché segretario della commissione di Vigilanza Rai – magari che parli di ultimi e periferie e sappia interessare i giovani? Oppure ci sarà un pregiudizio politico per le sue idee? In questa Rai vengono ingaggiati solo biografi e supporter di Salvini?”.
Ma la sollecitazione a viale Mazzini non ha trovato sostegno in Maria Giovanna Maglie. La giornalista ricorda ad Anzaldi e compagnia bella quanto dichiarato da Rubio sui suoi profili social:
“Il deputato di Italia Viva pazzo di Rubio, dice che parla agli ultimi e interessa ai giovani, lo vuole in Rai. Certo, quando Rubio dice che Israele è uno Stato nazista, i sionisti un cancro, è un vero Maestro. Lo dite voi a Liliana Segre?”.
Una dichiarazione, quella della Maglie, che suona come un “da che pulpito viene la predica”.
D’altronde la proposta della superstite all’Olocausto (una commissione contro l’odio e il razzismo) aveva dato il via a slogan sinistri contro il trio Lega-Forza Italia-Fratelli d’Italia, “colpevoli” di non aver appoggiato il disegno di legge.
Il Giappone ha il più basso tasso di mortalità infantile dopo il divieto di vaccinazioni obbligatorie
Maurizio Blondet 8 Novembre 2019 13 commenti
ed esorta altri paesi a seguire questa posizione a tutela della salute pubblica
[…] I giapponesi sono ben istruiti sui pericoli della vaccinazione eccessiva dei loro bambini e si oppongono all’uso di vaccinazioni multi-shot come il vaccino MMR . In seguito al numero record di bambini che hanno manifestato reazioni avverse, tra cui meningite, perdita degli arti e persino morte improvvisa, il governo giapponese ha vietato il vaccino contro morbillo, parotite e rosolia (MMR) dal suo programma di vaccinazione, nonostante l’opposizione della grande industria farmaceutica.
La storia tragica MMR tra i vaccini in Giappone che erano obbligatori
Il vaccino MMR è stato introdotto in Giappone nell’aprile 1989 e i genitori che hanno rifiutato il vaccino obbligatorio sono stati multati. Dopo tre mesi di analisi, i funzionari hanno capito che un bambino su 900 ha sviluppato reazioni avverse al vaccino, un tasso che era 2.000 volte superiore al tasso previsto. I funzionari speravano di risolvere il problema passando a un’altra versione del vaccino, ma l’eccessiva quantità di reazioni avverse persisteva, con uno su 1.755 bambini colpiti.
Il test del fluido spinale di 125 bambini ha stabilito che i vaccini erano entrati nel sistema nervoso di un bambino, con due casi sospetti aggiuntivi. Quattro anni dopo, nel 1993, il governo ha cancellato le somministrazioni MMR contro il morbillo e la rosolia.
Statistica impietosa: in USA muoiono il doppio dei bimbi rispetto al Giappone
Frattanto, il presidente della Regione Emilia…
L’Emilia-Romagna che ho in mente è fatta così. Grazie ai fantastici bambini e alle loro splendide famiglie
La solitudine delle persone sincere
Manlio Lo Presti – Facebook 4 11 2017 RILETTURA
Alcuni contatti di Facebook hanno affermato che le persone sincere sono sole.
Ciò è vero per vari motivi.
Il primo: chi ascolta -o legge- non riconosce l’autorevolezza di chi parla (chi sei tu per dire questo?)
Il secondo: è fare attenzione che quanto viene detto sia attendibile al massimo e che non provenga da stati emozionali collerici e rancorosi che vengono percepiti negativamente e rifiutati automaticamente.
I soliloqui annoiano e spesso sono percepiti e rifiutati come sfogo egoico i cui contenuti non interessano nessuno!
Insomma, sangue freddo ed infischiarsene della indifferenza e del rifiuto ma argomentare con gentilezza.
L’interesse verrà fra coloro che poi rispondono o fanno domande (lo 0, 0001 percento dei destinatari).
GLI UMANI ASCOLTANO
SOLAMENTE CIÒ CHE INTERESSA
E CHE RITENGONO POSSA DARE BENEFICIO DIRETTO,
SALVO RARISSIME ECCEZIONI…
Il resto va al macero!
Allarme: sempre più neonati nascono in crisi d’astinenza
Casi sempre più frequenti negli ospedali di tutta la penisola e a monte di questa tragedia un dato allarmante: da gennaio nei porti italiani sono state sequestrate 5 tonnellate di cocaina, il 168% in più del 2018.
Un episodio preoccupante, ma purtroppo non unico in Italia. Al Policlinico Casilino di Roma sono venuti alla luce quattro neonati. Ora sono ricoverati presso il reparto di terapia intensiva neonatale con evidenti sintomi di astinenza da cocaina. La particolarità è che questi bimbi sono nati a poca distanza l’uno dall’altro (da Notizie Roma)
Questa notizia del 4 novembre ha fatto esplodere un caso mediatico, che è in realtà una piaga umana. La nascita ravvicinata di quattro neonati già affetti da sintomi da crisi di astinenza segnala un’evidenza: il sempre più capillare abuso di sostanze stupefancenti nel mondo “normale” degli adulti e dei giovani, in particolare di cocaina. La droga non è più relegata ai ghetti di un’umanità border line o della gioventù perduta; non è neppure più solo il vizio di certi vip. La droga abita nel salotto di casa, nella cameretta degli adolescenti e, come estrema ma implicita conseguenza, è arrivata a bussare alla porta dei reparti di ostetricia e neonatologia. Come un veleno infiltrato e bevuto dalle radici, si è propagato fino alle gemme.
L’immagine delle radici è voluta. Che l’uomo sia una creatura dipendente è un’evidenza molto positiva, il suo nutrimento è il legame vivo con il Padre. Svicolato da questa dipendenza originaria, l’uomo si è illuso di guadagnarci in libertà; ci ha perso e si è ridotto a raccattare versioni deformi di dipendenza da sostanze che deturpano l’intera pianta fin nei getti più piccoli e verdi.
La nascita è di per sé una crisi, ma ereditare la dipendenza dai genitori significa per i neonati patire una sofferenza drammatica ed essere esposti a rischi gravi: tremano, piangono, si agitano, hanno tachicardia, mostrano sudorazioni o pallori improvvisi. Ad aggravare la situazione c’è spesso l’omertà, senz’altro colpevole ma non sempre per forza lucida nel suo cinismo, dei genitori: confessare di fare uso di droga in gravidanza è fonte di vergogna, a maggior ragione dichiararlo quando si arriva in sala parto.
E così, il mondo dei bimbi nati già tossicodipendenti è una realtà sommersa, sia durante la degenza in ospedale sia come evidenza clinica. Infatti non esistono molti “censimenti” di questo tipo perché per poter approfondire e schedare il caso di ogni bambino occorre il consenso della mamma e del papà (evidentemente difficile da ottenere).
Capita dunque che, non appena un caso eclatante come quello accaduto al Casilino di Roma faccia breccia nella cronaca, anche altri a grappolo emergano all’improvviso, lasciando intendere che il vaso di Pandora contenga un numero impressionante di scenari umani preoccupanti:
A Grosseto, ospedale non grande di una città medio-piccola, negli ultimi tre mesi i neonati positivi alla cocaina sono stati tre. A Milano, tra metà settembre e metà ottobre, è stata trovata droga nelle urine di sei bambini appena nati e ieri l’arresto di un uomo di 44 anni che picchiava la compagna ha riportato alla luce il caso di uno dei figli di lei, nato con un’astinenza alla cannabis. A Padova il 20 settembre un bimbo è stato tolto ai genitori perché appena dopo il parto si è scoperto che era sotto effetto di sostanze stupefacenti. (da Repubblica)
Alle ostetriche e ai dottori spetta il ruolo di veri e propri detective: la crisi di astinenza nel neonato si manifesta non immediatamente, diventa perciò indispensabile giocare d’anticipo e cogliere segnali sospetti nel comportamento dei genitori. Le domande dirette non sempre sortiscono risposte veritiere, ma gestire i sintomi di una dipendenza del neonato solo a nascita avvenuta è molto più complesso oltre che pericoloso; oltre ai disturbi immediati che il bambino presenta, potrebbero anche insorgere più avanti dei ritardi neurologici. Come si gestiscono queste emergenze? Lo spiega, ad esempio, la dottoressa Giovanna Mangili, direttore del reparto di Patologia neonatale dell’ospedale Papa Giovanni di Bergamo:
“Utilizziamo la scala di Finnegan, una scala di parametri in base ai quali
Continua qui: https://it.aleteia.org/2019/11/11/allarme-sempre-piu-neonati-crisi-astinenza/2/
BELPAESE DA SALVARE
Xylella
Luther Blisset 25 09 2019
Facciamo il punto… io alla Xylella non ho mai creduto, almeno non a come sia arrivata e che tra i suoi bersagli ci sia l’ulivo. La xylella esiste negli USA da sempre, ed in California dove è endemica e dove vivono gli ulivi che forniscono olio all’America…di ulivi non ne ha mai attaccato.
Dunque…da dove spunta il ceppo che attacca il Salento…e come ci arriva …? Io credo per aviodispersione e da dove bisognerebbe chiederlo a chi ha deciso di smantellare la nostra economia e la nostra agricoltura….
Non so se la Guzzanti abbia prove reali al riguardo …. per ora mi limito a rilanciare l’articolo. Per certo sappiamo che il 90% degli uliveti leccesi sono ormai morti, almeno le specie olearie pregiate, e che la maggior parte dei frantoi sono stati smantellati e venduti ai paesi mediterranei concorrenti…
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=1260392537464896&id=100004824848514
La strana storia del Fondo di solidarietà comunale
Domenico Cortese – Associazione Calabria Sociale
8 Novembre 2019
La riforma costituzionale del 2001 sull’autonomia finanziaria degli enti territoriali sta avendo un’applicazione del tutto incongrua, sfavorendo i Comuni meridionali rispetto a quelli del Nord nell’accesso alle risorse del Fondo di solidarietà comunale. Dalla Calabria la cronaca di quello che sta accadendo.
Dal 2011 è iniziata l’applicazione della riforma costituzionale del 2001, concernente la maggiore autonomia finanziaria delle Regioni e dei Comuni. Ma alla diminuzione dei trasferimenti statali non è corrisposto un Fondo di solidarietà adeguato per assicurare integralmente i fabbisogni degli enti territoriali, come imposto dalla Costituzione.
Infatti, il Fondo di solidarietà comunale è “orizzontale” e attinge solo dalla fiscalità di base dei Comuni, che ammonta in totale a 25 miliardi annuali, mentre il fabbisogno totale dei Comuni ammonta a 33 miliardi, come si evince dal sito ministeriale OpenCivitas. A questo si aggiunge il fatto che si è deciso di riservare il 55% del Fondo di solidarietà – pagato dai Comuni tramite le entrate IMU e finalizzato alla perequazione dei suddetti fabbisogni – alla spesa storica, ovviamente più larga al nord. Il restante 45% realmente perequativo, ripartito in base al rapporto tra capacità fiscale e il suddetto fabbisogno standard, si è ulteriormente dimezzato essendo riservato per il 50%, ancora, ad un’allocazione secondo la spesa storica. Inoltre, il calcolo stesso dei fabbisogni è falsato perché i servizi attualmente erogati dai Comuni sono considerati coincidenti con i loro fabbisogni (se non possiedi un asilo nido, per esempio, non ne hai diritto, se non per una copertura minima che può arrivare anche al solo 7% dei bambini).
Tutto questo è incostituzionale, perché la Costituzione impone di legiferare i Livelli Essenziali delle Prestazioni da assicurare universalmente, calcolando la differenza fra il costo di questi fabbisogni e la capacità fiscale del Comune. Facendo questo calcolo su alcuni Comuni calabresi – sempre sulla base dei dati OpenCivitas – nel 2018 Tropea ha avuto un ammanco 1 milione e 397mila euro, Ricadi di 1 milione e 298mila euro, Drapia di 318.319 euro, Parghelia di 318.941 euro, Rende di 5 milioni e 803mila euro, Lamezia Terme di 11 milioni di euro, Montalto Uffugo di 4 milioni e 495mila euro, Cosenza di 889.333 euro, fino ad arrivare a Crotone che si stima abbia un ammanco di 10 milioni, Catanzaro di 9 milioni, Vibo Valentia di più di 4 milioni e Reggio Calabria addirittura di 31 milioni.
Una cosa simile è accaduta dall’avvento graduale del federalismo nella Sanità, con un’allocazione della compartecipazione IVA e un calcolo dei fabbisogni che, insieme alle politiche monetarie dei tagli decennali, sono andati a discapito del Sistema Sanitario meridionale. Infatti, tra le altre cose, il totale della compartecipazione IVA delle Regioni (la “perequazione” tra le Regioni ricche e povere) è stato ogni anno diviso in due Fondi: uno distribuito secondo i consumi finali (che ovviamente favorisce chi ha storicamente un sistema che offre più servizi) e l’altro secondo una formula
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CONFLITTI GEOPOLITICI
Le armi italiane in Turchia contro i curdi
Maurizio Simoncelli – 31 Ottobre 2019
Anche se gli Stati Uniti non vogliono più vendere gli F35 alla Turchia, a causa dell’acquisto dei sistemi missilistici russi, Erdogan spadroneggia in Medioriente come membro della Nato, a scapito dei curdi. Ed è il terzo partner armiero italiano.
Secondo i dati forniti dalla Relazione annuale al Parlamento relativi alle operazioni svolte nel 2018, nella classifica dei primi venticinque Paesi per autorizzazioni italiane all’esportazione di materiale d’armamento, la Turchia si colloca al terzo posto, dopo il Qatar e il Pakistan, come viene analizzato in dettaglio dal dossier di Archivio disarmo “L’attacco della Turchia al Rojava siriano” 2019, comprendente due report e un’infografica a cura di Serena Doro e Benedetta Giuliani, che analizzano lo stato della crisi nel Rojava siriano a seguito dell’operazione militare intrapresa dalla Turchia. I documenti offrono un quadro sintetico, ma esaustivo dell’export di materiale bellico occidentale destinato alla Turchia.
La Turchia, alleato della NATO, ha sempre avuto un ruolo importante di cerniera sia verso la Russia sia verso l’area mediorientale, teatro permanente di conflitti da decenni.
Se i vertici militari a lungo hanno rappresentato la continuità con l’impronta laica voluta dal nazionalista Mustafa Kemal Atatürk a partire dal 1923, il nuovo corso di Erdogan ha mutato profondamente il quadro, anche in seguito al tentato colpo di Stato e alle relative, durissime epurazioni.
Le sue forze armate, comunque, sono state potentemente armate nel corso degli anni e si è andata anche costituendo un’industria militare di tutto rispetto, che produce in proprio o su licenza diversi sistemi d’arma. E’ interessante rilevare che Ankara ha diversificato i suoi fornitori comprando non solo dagli alleati della NATO, ma anche dalla Russia, dalla Cina, da Israele e dalla Corea del Sud. Il bello della globalizzazione dei mercati, si potrebbe dire.
A conferma dell’importanza strategica e militare della Turchia vi è la base di Incirlik dove sono le bombe nucleari statunitensi B61, che rappresentano la presenza nel versante sud-orientale del potente alleato di Washington, con cui peraltro i rapporti in questi ultimi anni sono stati non proprio lineari. Basta pensare al recente diniego statunitense circa la fornitura dei nuovi caccia F35 ad Ankara, dopo la decisione turca di acquistare sistemi antimissile e missili dalla Russia (i sistemi d’arma S400), temendo che i tecnici di Mosca potessero in qualche modo venire a
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CULTURA
Il dolore dell’esistere? Essere persone automatiche dentro una società automatica
Con “La società automatica” (Mimesis) il filosofo Bernard Stiegler offre un quadro generale e di pensiero su come si stia vivendo sempre più in condizioni di automatismo e riproduzione molto difficili da scardinare. Un contributo per orientarsi in questo casino
Hamilton Santià – 9 novembre 2019
Che la riflessione attorno allo “stato delle cose” e alla configurazione del mondo in atto da qualche anno sia molto viva lo dimostrano libri che — dalla pubblicistica più generalista alla saggistica più impegnata — riflettono, criticano, cercano di dare soluzioni. Qualche giorno fa abbiamo raccontato come gli studi di Shoshanna Zuboff abbiano contribuito a dare un nome e una cornice di sistema alla logica che sottende alle recenti derive della produzione di valore attraverso i dati e la tecnologia: il capitalismo della sorveglianza. Questo interesse, però, non è solo relativo agli addetti ai lavori (che spesso peccano di autoreferenzialità e non escono dalle bolle che si autocostruiscono, a dimostrazione che questi problemi non sono solo relativi ai social network): si pensi ad esempio al recente successo di Homo Deus, il saggio con cui Yuval Noah Harari ha cercato di tratteggiare il mondo in cui vivremo. C’è fame di comprensione e di parole per orientarsi in questo casino. Ma c’è anche bisogno di un pensiero capace di mettere in gioco le categorie e proporre sintesi filosofiche per meglio capire logiche, comportamenti e automatismi. È proprio su questo punto che si concentra l’importante e impegnativo volume La società automatica di Bernard Stiegler filosofo francese che lavora molto in Cina, pubblicato solo ora (la prima edizione è del 2015) in Italia per Mimesis (traduzione di Sara Baranzoni, Igor Pelgreffi e Paolo Vignola).
L’automazione cui il titolo fa riferimento non è solo legata al mondo del lavoro, alle sue trasformazioni e alle giuste preoccupazioni che questa porta nel quotidiano. Ma proprio nelle dinamiche diventate ormai, appunto, automatiche delle nostre pratiche quotidiane e dei nostri modi di pensare. Siamo persone automatiche, ormai: una conseguenza del capitalismo cognitivo che ha alterato (e in questo il libro dialoga idealmente con le riflessioni di Zuboff) gli stili di vita, le strutture politiche e addirittura la sfera emotiva fino a renderci passivi pure nell’accettazione di questo stato
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L’opera di Margaret Atwood illustra il nostro bisogno di gioire del dolore altrui
11 Novembre 2019 DI SLAVOJ ZIZEK
independent.co.uk
Il paradiso non è abbastanza e deve essere integrato dalla possibilità dare uno sguardo alle sofferenze altrui, solo così, secondo Tommaso d’Aquino, le anime benedette ‘possono godere della loro beatitudine in modo più completo.’
Una ben costruita campagna pubblicitaria mondiale sta tenendo desto l’interesse per The Testament, il sequel di Margaret Atwood al suo Handmaid’s Tale. Questo, forse, è il momento giusto per approfondire il perché ci affascini così tanto il mondo oscuro della Repubblica di Gilead.
Dal momento che Gilead è governata dai Cristiani fondamentalisti, il modo migliore per iniziare è con la teologia.
Nella sua Summa Theologica, il filosofo Tommaso d’Aquino conclude che i beati nel regno dei cieli potranno vedere le punizioni inflitte ai dannati, e questo perchè la felicità che provano possa essere ancora più sublime. Tommaso d’Aquino, ovviamente, evita accuratamente [di considerare] l’oscena implicazione che le anime buone in cielo possano trovare piacere nella visione della terribile sofferenza delle altre anime, e questo perché i buoni Cristiani dovrebbero provare pietà alla vista della sofferenza. Quindi, anche i beati in cielo proveranno pietà per i tormenti dei dannati? La risposta di Aquino è no: non perché a loro faccia piacere vedere la sofferenza in quanto tale, ma perché godono [alla vista] dell’esercizio della giustizia divina.
Ma, cosa succederebbe se il gioire per la giustizia divina fosse una razionalizzazione, una copertura morale, per godere sadicamente dell’eterna sofferenza dei propri simili? Ciò che rende sospetta la formulazione di Aquino è proprio il godimento supplementare dovuto alla visione segreta del dolore altrui: come se il semplice piacere di vivere nella beatitudine celeste non fosse abbastanza e dovesse essere integrato dal godimento di poter dare un’occhiata alla sofferenza di un altro, perché, solo in questo modo, le anime benedette “possono godere della loro beatitudine in modo più completo.”
Possiamo facilmente immaginare come andrebbero le cose in paradiso: quando un po’ di anime benedette si lamentano che il nettare appena servito non è così gustoso come l’ultima volta e che la vita beata lassù è, dopo tutto, piuttosto noiosa, gli angeli al servizio dei beati ribattono: “Non vi piace qui? Allora date un’occhiata a com’è la vita laggiù, dall’altra parte, e forse capirete quanto siete fortunati ad essere qui! ”
E anche l’analoga scena all’inferno dovrebbe essere immaginata in modo completamente diverso: lontani dallo sguardo e dal controllo divino, le anime dannate godono all’inferno di una vita intensa e piacevole; di tanto in tanto, quando i delegati del demonio che amministrano l’inferno vengono a sapere che alle anime benedette
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CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE
LO SPYGATE ITALIANO ANTI-TRUMP – LA “TALPA” CIARAMELLA
Roberto Vivaldelli – 6 NOVEMBRE 2019
Benché secondo i democratici e i suoi legali abbia pieno diritto all’anonimato, il nome della “talpa” della Cia (whisteblower) che ha denunciato il presunto abuso di potere esercitato dal presidente Donald Trump nei confronti dell’omologo ucraino Volodymyr Zelensky in una telefonata del 25 luglio scorso, dando di fatto inizio alla procedura di impeachment, è ormai noto alle cronache giornalistiche. Come ha rivelato nei giorni scorsi RealClear Investigations si tratterebbe Eric Ciaramella, già al servizio dell’ex vicepresidente Joe Biden e dell’ex direttore della Cia e arcinemico di Donald Trump, John Brennan.
Secondo RealClear Investigations, Ciaramella avrebbe lasciato il suo incarico presso il Consiglio della sicurezza nazionale alla Casa Bianca a metà 2017 perché avrebbe rivelato alcune informazioni riservate ai media. Da allora è tornato al quartier generale della Cia a Langley, Virginia. “È stato accusato di aver lavorato contro Trump e di aver fatto trapelare notizie contro il presidente”, ha spiegato un ex funzionario della Sicurezza nazionale, parlando a condizione di anonimato. “Tutti sanno chi è. La Cnn lo sa. Il Washington Post lo sa. Il New York Times lo sa. Il Congresso lo sa. La Casa Bianca lo sa. Persino il presidente sa chi è”, ha dichiarato Fred Fleitz, ex analista della Cia e funzionario nel consiglio per la sicurezza nazionale di Trump.
Ciaramella, il “whisteblower” che ha presentato la denuncia dopo la conversazione telefonica del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, con il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, avrebbe inoltre consultato il comitato di intelligence della Camera prima di procedere. Il presidente del comitato è il democratico Adam Schiff, che dunque era a conoscenza della denuncia del “whisteblower” contro il presidente Donald Trump prima che fosse resa pubblica, come ha reso noto il New York Times.
Quel pranzo con Biden, Obama… e Renzi
Ufficiale della Cia specializzato in Russia e Ucraina, Eric Ciaramella ha
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Il filo che collega lo Spygate italiano alla “talpa” anti-Trump
Roberto Vivaldelli – 6 NOVEMBRE 2019
Benché secondo i democratici e i suoi legali abbia pieno diritto all’anonimato, il nome della “talpa” della Cia (whisteblower) che ha denunciato il presunto abuso di potere esercitato dal presidente Donald Trump nei confronti dell’omologo ucraino Volodymyr Zelensky in una telefonata del 25 luglio scorso, dando di fatto inizio alla procedura di impeachment, è ormai noto alle cronache giornalistiche. Come ha rivelato nei giorni scorsi RealClear Investigations si tratterebbe Eric Ciaramella, già al servizio dell’ex vicepresidente Joe Biden e dell’ex direttore della Cia e arcinemico di Donald Trump, John Brennan.
Secondo RealClear Investigations, Ciaramella avrebbe lasciato il suo incarico presso il Consiglio della sicurezza nazionale alla Casa Bianca a metà 2017 perché avrebbe rivelato alcune informazioni riservate ai media. Da allora è tornato al quartier generale della Cia a Langley, Virginia. “È stato accusato di aver lavorato contro Trump e di aver fatto trapelare notizie contro il presidente”, ha spiegato un ex funzionario della Sicurezza nazionale, parlando a condizione di anonimato. “Tutti sanno chi è. La Cnn lo sa. Il Washington Post lo sa. Il New York Times lo sa. Il Congresso lo sa. La Casa Bianca lo sa. Persino il presidente sa chi è”, ha dichiarato Fred Fleitz, ex analista della Cia e funzionario nel consiglio per la sicurezza nazionale di Trump.
Ciaramella, il “whisteblower” che ha presentato la denuncia dopo la conversazione telefonica del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, con il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, avrebbe inoltre consultato il comitato di intelligence della Camera prima di procedere. Il presidente del comitato è il democratico Adam Schiff, che
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Russiagate, l’avvocato di Mifsud: “Ecco il ruolo di Gentiloni”
Roberto Vivaldelli – 10 NOVEMBRE 2019
“I miei amici e colleghi a Roma hanno deciso di suggerirmi di lasciare immediatamente Roma e trovare un posto, hanno offerto un luogo fuori mano dove potessi stare”. L’Adnkronos ha pubblicato parte della trascrizione della deposizione del professor Joseph Mifusd consegnata al procuratore John Durham che indaga sulle origini del Russiagate e sulla presunta cospirazione contro la campagna di Donald Trump. L’Adnkronos ha ottenuto direttamente dall’avvocato Roh una parte della trascrizione di quel “vocale”. Il posto “fuori mano” di cui parla Mifsud nel nastro, sostiene Roh, sarebbe una casa in un paese delle Marche, Matelica, nella quale il professore maltese si nascose o “venne fatto nascondere” a partire dal 31 ottobre del 2017.
È lo stesso docente maltese a parlare: “Sono rimasto lì per oltre due mesi – spiega – Ho trascorso questi due mesi a pensare a come recuperare la mia salute, che era una delle cose più importanti, e anche tempo per raccogliere le mie idee e punti di vista su cosa era effettivamente accaduto”. Per il professore è “anche importante sottolineare che i miei amici e colleghi a Roma avevano anche chiesto consiglio, consiglio a livello nazionale, su come dovessi gestire la situazione”.”Mi era stato fatto capire molto chiaramente – prosegue la trascrizione – che era meglio se fossi stato via dai riflettori per un po’ di tempo. Uno degli argomenti che erano stati avanzati era che questa cosa sarebbe morta entro qualche mese e che sarei potuto tornare e continuare il mio lavoro e le mie attività”. A Mifsud, dunque, viene suggerito di stare lontano da Roma e dai riflettori per un po’ di tempo. Secondo Roh,
Mifsud doveva sparire, perché poteva compromettere tutta l’indagine di Mueller
“Se Mifsud parla, ha le prove per dimostrare le cose che ha detto nel nastro e fuori dal nastro. Sarebbe un grosso problema per un sacco di persone negli Stati Uniti”, sottolinea l’avvocato svizzero. Per Roh, “il reato grave non è stato lo spionaggio su Trump, ma la fabbricazione di prove per giustificare l’inchiesta di Mueller. A Mifsud è stato chiesto di presentare George Papadopoulos ai russi, per creare il caso. Mifsud poi è stato nascosto e minacciato per sostenere quell’indagine. Nessuno sparisce così in Europa, se non per una cosa di Stato o di mafia. Secondo me Joseph deve collaborare con l’indagine, lui è una vittima”. E conclude:
Dopo il mio scambio di opinioni con il procuratore Durham, ora gli americani sanno tutto…
Il presunto ruolo di Gentiloni
L’avvocato svizzero racconta all’Adnkronos che Joseph Mifsud “si è nascosto fino a fine dicembre 2017. Chi ha organizzato questa cosa andrebbe sentito come testimone chiave dell’indagine Durham”. E fa due nomi: “Vanna Fadini e Pasquale Russo”. Ovvero il presidente della Global Education Management srl (Gem), la società di gestione della Link, e del direttore generale della Link Campus University. La casa di Matelica nella quale si sarebbe nascosto Mifsud tra novembre e dicembre del 2017, dice Roh, “appartiene a un amico della Fadini, un dentista”. Fadini e Russo smentiscono categoricamente le affermazioni dell’avvocato di Mifsud.
Secondo quanto affermato da Roh alla Verità, in una delle sue dichiarazioni più clamorose, pochi giorni dopo l’interrogatorio di Mifsud a Washington, “il 25 febbraio 2017, l’allora premier Paolo Gentiloni e Gennaro Migliore vanno nella sede della Link per un incontro strategico privato. Russo è testimone. Questo è stato il momento in cui la Link è entrata in gioco e la vita i Mifsud è cambiata”. Mifsud, sottolinea l’avvocato, “mi ha confermato diverse volte che uno dei capi di un’agenzia italiana dei servizi segreti contattò Scotti nel periodo in cui scoppiò lo scandalo e si raccomandò che Mifsud
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DIRITTI UMANI
Affidi dei minori
Galeazzo Bignami 30 10 2019
Guardate il numero degli allontanamenti di bambini e la spesa per gli affidi a #Bibbiano e in Val d’Enza e nei distretti attigui.
Impressionanti: + 243% e + 145% in pochi anni.
Spesa per gli affidi e numero degli allontanamenti
Ma in tutto ciò, dove era la Regione?
Perché se oggi fornisce questi dati riservati, non ha controllato prima?
Le responsabilità giudiziali le stabilirà la magistratura.
Quelle politiche sono già evidenti.
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=10221400527948305&id=1402652645
ECONOMIA
Fusione Fiat-Chrysler / Peugeot.
Antonio Di Siena 31 10 2019
Dall’operazione, di cui sono stati prontamente informati sia il governo francese che quello americano (un terzo, il nostro, se lo sono ovviamente dimenticato), nascerà un colosso dell’automobile che avrà un problema parecchio spinoso.
Infatti, fra Italia e Francia ci sono decine di stabilimenti fac-simile che in pratica fanno le stesse cose.
E quindi migliaia di operai che svolgono lo stesso identico lavoro.
Composizione gruppi FCA e PEUGEOT
Quando “efficienteranno” la produzione secondo voi in quale dei due paesi chiuderanno un paio di stabilimenti e licenzieranno qualche migliaio di lavoratori?
Vi do un piccolo indizio.
Lo Stato francese detiene il 12% di Peugeot.
Quello italiano, dopo aver regalato alla Fiat la mostruosa cifra di 220 MILIARDI di € di soldi pubblici (più l’intera proprietà di Alfa Romeo), non detiene un cazzo di niente.
Ora, tirate a indovinare.
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=10217222088558966&id=1073696385
La critica del valore come confezione ingannevole
- Introduzione
Sono già passati alcuni anni dalla scissione di Krisis e dalla conseguente dissoluzione di quello che era il suo contesto precedente (cfr. Kurz, 2004). Anni durante i quali i testi di Krisis (e di Streifzüge) sono stati criticati più volte da Exit. [*1] Sia che si trattasse di una critica riduttiva del lavoro, o che nascondessero ed ignorassero le critiche al sessismo, all’antisemitismo e al razzismo, sia che esprimessero un punto di vista della classe media degli uomini precarizzati (cfr. Scholz, 2005). Con il riferimento positivo al «software libero», insieme allo scandalo delle merci che si presume non siano più tali, vale a dire, con la propaganda dei cosiddetti «beni universali», così come con la presunta «sorella delle merci», divenne evidente la fissazione sulla sfera della circolazione e l’adesione all’individualismo metodologico (cr. Kurz, 2008).
A partire dalla pubblicazione del libro “La Grande Svalorizzazione” (Lohoff; Trenkle 2012), il termine di «merci di second’ordine» (obbligazioni, prodotti finanziari, ecc.) ha cominciato a circolare in diversi testi di Ernst Lohoff, nei quali le merci di prim’ordine rappresentano i beni di consumo abituali (mele, automobili, armadi, ecc.). Le «merci di second’ordine» sarebbero la «nuova merce di base», in quanto nuova «base della valorizzazione del valore» al posto ed in sostituzione della forza lavoro (Lohoff 2016, 17) e, infine, le merci di second’ordine sarebbero la nuova «merce-denaro» che avrebbe sostituito l’oro (Lohoff 2018, 11). Mentre la nuova merce denaro « [esiste] solo dal lato delle attività di bilancio della banca centrale» (ivi, 38). La crisi del capitalismo viene negata a partire dal fatto che si afferma, in tutta serietà, che l’accumulazione di capitale fittizio non è affatto fittizia, e che il lavoro non è assolutamente l’unica fonte di produzione di plusvalore.
Anche Norbert Trenkle condivide questo punto di vista, scrivendo nella postfazione alla nuova edizione del Manifesto contro il Lavoro:
«Nella nostra visione di allora, l’accumulazione nei mercati finanziari aveva fondamentalmente un carattere di apparenza – al contrario della “accumulazione autentica” che avveniva attraverso l’utilizzo della forza lavoro – e, perciò, ci sembrava logico che ben presto avrebbe raggiunto i suoi limiti. Ciò ha portato anche a poter fare delle affermazioni molto generiche ed astratte sulla dinamica del mercato finanziario e sulla sua logica interna, nonché sui suoi effetti sociali. Tuttavia, se solo si considera la lunga durata dell’era del capitale fittizio, tutto ciò appare estremamente insoddisfacente ed indica una debolezza dell’analisi teorica. È per tale motivo che, più recentemente, abbiamo progressivamente concentrato la nostra attenzione sull’analisi della storia interna all’era del capitale fittizio. Questo, tuttavia, ha richiesto una precisazione del concetto di capitale fittizio, e un corrispondente strumento categoriale, per mezzo del quale si possa comprendere la moltiplicazione del capitale fittizio in quanto forma specifica dell’accumulazione di capitale. In primo luogo, doveva essere spiegato su che cosa si basava il potenziale di accumulazione specifico del capitale fittizio, il quale non è in alcun modo meramente “apparente”, e, in secondo luogo, da cosa derivano i limiti interni di questa forma specifica di accumulazione del capitale, e come essi vengono raggiunti. Sono passati già alcuni anni, da quando Ernst Lohoff ha compiuto questo passo teorico nel libro “La Grande Svalorizzazione” […] Se ora comprendiamo l’accumulazione di capitale fittizio, non più solo come “accumulazione apparente”, bensì come una forma specifica di accumulazione che segue le sue proprie leggi (e possiede i suoi propri limiti interni), allora possiamo anche mostrare in maniera più dettagliata quali conseguenze tutto ciò abbia sulla categoria del lavoro – e quindi sulla massa di persone che dipendono dalla vendita della loro forza lavoro. Per prima cosa, emerge che il lavoro, dal punto di vista economico, soffre di una perdita fondamentale di senso nel momento in cui il capitale ormai non aumenta più essenzialmente per mezzo dell’uso della forza lavoro, ma si riferisce innanzitutto direttamente a sé stesso.» (Trenkle, 2019).
L’«assurda teoria della pseudo “economia politica“» (Kurz, 2008, 166) di Lohoff verrà perciò sottoposta ad una critica più dettagliata. Qui ho fatto riferimento alle precedenti critiche a “La Grande Svalorizzazione” (cf. Czorny 2016; Hüller 2015, 345-357), ma mi riferisco soprattutto ai testi più recenti di Lohoff (Lohoff 2014, 2016, 2018) e non a “La Grande Svalorizzazione“. Prima di far questo, ricorderò ciò che è essenziale a proposito del lavoro astratto, della merce denaro e del processo capitalistico di valorizzazione in quanto processo sociale globale.
- Il lavoro astratto, il «processo globale» e la merce-denaro
Per svolgere una critica del modo di produzione capitalista che cerchi di lasciarsi alle spalle le carenze del marxismo del movimento operaio, è assolutamente indispensabile prendere nota di quello che è il concetto negativo di lavoro astratto e mostrare il processo di produzione capitalistico come processo globale. [*2] Sotto vari aspetti, il marxismo del movimento operaio ha fallito a causa di questo, e la stessa cosa è accaduta a molti che oggi si riferiscono a Marx (come Michael Heinrich, Rainer Trampert ed altri). La critica marxista tradizionale ha insistito, di fatto, sul piano della circolazione, in quelli che sono stati i rapporti di proprietà sempre tematizzati nella distribuzione e nella lotta di classe. Ad essere considerato uno scandalo non è stato il plusvalore sottratto ai lavoratori. Ciò è ovviamente dovuto al fatto di rimanere in un’ontologia borghese del lavoro, e nell’ontologizzare o destoricizzare le categorie reali in generale. Chiaramente, questo pensiero a-storico era stato diffuso già da Engels, il quale assumeva la validità della legge del valore riferendola già a migliaia di anni fa (in: Supplemento e aggiunta al Terzo Libro del Capitale). In una variante ritardataria del capitalismo moderata dallo Stato, insieme alle relazioni borghese di genere, alla tecnocrazia e alla mania di dominio della natura, ecc., sono state queste le conseguenze per il marxismo del movimento operaio. Ciò dimostra che il marxismo, nelle sue manifestazioni abituali, è stato il motore della stessa modernizzazione.
Insieme all’ontologia del lavoro ed all’incapacità di comprendere la distruttività del lavoro astratto, in maniera conseguente, è stata anche sostenuta una teoria della crisi i cui rappresentanti, tuttavia, erano estremamente minoritari, pur rimanendo essa stessa riduttiva nei termini dell’ontologia del lavoro e della circolazione (cfr. a proposito della teoria della crisi di Luxemburg e di Grossmann: Kurz, 2005). Ai marxisti, una crisi del capitalismo sembrava concepibile solo come il risultato di una volontà collettiva (rovesciamento della classe capitalista da parte della classe lavoratrice, ecc.), vale a dire, non si riusciva a vedere la possibilità di una crisi di quella che era la sostanza del capitale, cioè, una crisi proprio del lavoro astratto. La fine del capitalismo sembrava quindi concepibile solo passando attraverso la presa del potere da parte del proletariato, e questo significava solo che il proletariato (sotto l’orientamento e la guida del partito «di avanguardia») avrebbe preso il controllo della bottega (cfr. Kurz, 2005, 189ss.). «Superare senza recuperare» («Überholen ohne Einzuholen») si diceva nella RDT!
L’avversione nei confronti di una teoria della crisi ha soprattutto a che vedere con il fatto che
«la minaccia e la sfida di collasso oggettivo della valorizzazione, dovuto alla sue stesse contraddizioni, […] potrebbe, per così dire, rubare il mestiere al proletariato, alla meravigliosa classe operaia, lasciandola disoccupata, non solo nel senso della riproduzione immediata, ma anche come soggetto storico. È questa la causa più profonda della fobia per l’idea di collasso. Qui, sostanzialmente, non si tratta nemmeno di una questione di riflessione critica sull’economia, nel contesto della teoria marxista della crisi, ma di una coerenza ideologica di base, che può essere colta solamente ricorrendo alla critica dell’ideologia, e non alla teoria della crisi» (Kurz, 2205, 189.).
Rimanere a livello di circolazione, rappresentando un’ontologia del lavoro, alla fine porta all’abbandono della negatività e alla vera distruttività del lavoro astratto, per cui le conseguenze distruttive del modo di produzione capitalistico rimangono esposte non sufficientemente (se non addirittura non esposte). Ne “La Sostanza del Capitale“, Robert Kurz ha scritto:
«Sotto i dettami di questa produzione e realizzazione di ricchezza astratta, ogni giorno cessano, per mancanza di redditività e solvibilità, produzioni destinate anche alle necessità elementari, in quanto la produzione di merci distruttive per necessità distruttive (non solo quelle che riguardano l’industria degli armamenti) viene ulteriormente rafforzata. Ma non è solo in tal senso che l’astrazione del contenuto delle necessità si afferma massicciamente nel processo di produzione. Anche i contenuti della produzione in sé apparentemente non distruttivi vengono modellati distruttivamente, nel senso del lavoro astratto. Se vengono creati pomodori senza cura per il sapore ed in funzione di quelle che sono le norme di confezionamento per le reti di distribuzione su scala continentale, oppure se le mele vengono trattate con la radioattività per prolungare la loro durata, o se gli alimenti in generale vengono snaturati nell’esclusivo interesse dell’obiettivo della valorizzazione, e tutta la ricchezza storicamente accumulata a partire da una molteplicità di piante e di animali si perde a favore di una “povertà di varietà”, ridotta nel nome della semplificazione economico-imprenditoriale, se nella costruzione delle case, fatta sotto l’imperativo della riduzione dei costi, imposto dall’economia imprenditoriale, vengono utilizzati materiali pregiudiziali per la salute, o emerge una divisione disfunzionale dello spazio che è un insulto all’estetica: allora, è il contenuto materiale ad essere guidato dalla determinazione della valorizzazione, e non il contrario; e con il crescente sviluppo capitalista, questo avviene in misura storicamente crescente.» (Kurz, 2004, 1119.).
Continua qui:
GIUSTIZIA E NORME
La Consulta boccia l’omogenitorialità: “Le coppie gay non sono famiglie”
Di Antonietta Gianola – 26 Ottobre 2019
Possono due maschi generare figli? Solo ricorrendo alla pratica dell’utero in affitto privando un bambino del diritto di crescere con la mamma. E da due donne possono nascere i bambini? Solo ricorrendo alla fecondazione eterologa che però è illegale per le coppie lesbiche.
Le coppie omosessuali non sono “famiglie”
Partendo quindi da queste osservazioni, la Corte Costituzionale ha detto ancora “No” anche alla richiesta del tribunale di Pisa mettendo una pietra tombale sul concetto di omogenitorialità e affossato per sempre, per le coppie composte da gay e lesbiche, di appropriarsi del termine “famiglia”, perché essa è solo quella definita dall’articolo 29 della Costituzione Italiana ovvero una “Società naturale fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna”.
Il no della Consulta all’omogenitorialità
In pratica la Corte Costituzionale ha detto no ad una richiesta del tribunale di Pisa che pretendeva di comporre un certificato anagrafico che attestasse un bambino “figlio di due donne”. Con questa sentenza,
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Rifiuteremo l’obbedienza alle sentenze ingiuste
Gerolamo Cardano – 6 novembre 2019
Rifiuteremo l’obbedienza alle sentenze ingiuste (assegno vessatorio, nomina del genitore monocratico detto “collocatario”, esproprio della casa, tempi di cura del figlio iniqui) e accettando le conseguenze che ciò comporta (sequestro del conto corrente, denuncia penale e condanna sino ad un anno di reclusione, tempi di cura ridotti ulteriormente)?
No.
Occuperemo un ufficio pubblico per segnalare le discriminazioni giudiziarie (condanne a pene più lunghe per l’uomo rispetto alla donna per lo stesso reato, alternative al carcere facile per la donna e non per l’uomo, denunce per violenza domestica: archiviazione se denuncia l’uomo, a giudizio se denuncia la donna)?
No.
Adotteremo le forme di protesta usate dai gilè gialli in Francia e Portogallo, accamparsi nelle autostrade per bloccare i tir, sdraiarsi sui binari per bloccare i treni, fare delle code agli sportelli in banca per chiedere informazioni le più assurde ottenendo il rallentamento delle loro attività, attraversare senza fine sulle strisce pedonali in città per bloccare la circolazione delle auto?
No.
Raccoglieremo le firme per uno o più DDL d’iniziativa popolare ad ogni angolo di strada?
No.
Perché?
Si direbbe che più l’uomo incassa senza protestare, sino a lasciare che la propria vita venga letteralmente distrutta, più si sente uomo, virile. È il “complesso del cavaliere”. Il voler essere eroico, in questo caso, scambiando la resa per resistenza, sopportare senza rivolta (pagando non con il carcere come gli obiettori di coscienza, ma con la depressione e con il gesto estremo, dicono le statistiche), essere disposti al sacrificio altruistico è innanzi tutto un errore strategico, e poi è anche sciocco ed inutile.
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IMMIGRAZIONI
Migranti, la “riforma” sovranista di Macron
Fulvio Scaglione – 10 NOVEMBRE 2019
“Non credo alla politica delle quote, perché non si riesce mai a farle rispettare. Se domani decidessimo di avere un certo numero limitato di immigrati dal Mali o dal Senegal, oppure di macellai e di esperti di informatica, scopriremmo in fretta che si tratta di un meccanismo impossibile pilotare”. Chi l’ha detto? Emmanuel Macron, nel 2017, durante la campagna elettorale che l’avrebbe portato all’Eliseo.
Allora Macron si batteva con grinta contro quello che dieci anni prima era stato un cavallo di battaglia di Nicolas Sarkozy e che in quelle settimane era uno dei temi preferiti di Francois Fillon, suo principale rivale nella corsa alla presidenza. Ma si sa, la propaganda è una cosa, i fatti tutt’un’altra. Così Macron, mentre accettava col contagocce i richiedenti asilo, cambiava anche parere sui flussi migratori. Fino alla clamorosa intervista rilasciata a fine settembre, in cui, all’ombra del principio “la Francia non può accogliere tutti” e del lamento sull’Europa che non collabora, il Presidente annunciava una riforma del sistema di accoglienza dei migranti.
Insomma, Macron ha addotto le ragioni di quei “sovranisti” e “nazionalisti” che tanto disprezza quando… non sono lui. Il progetto, comunque, è stato appena illustrato. E ovviamente, più che di una riforma si tratta di una controriforma, accolta a palle incatenate dalle associazioni che si occupano di accoglienza dei migranti. Essa prevede limiti più stretti agli ingressi per ragioni mediche e di cura (il diritto all’assistenza sanitaria sarà riconosciuto solo dopo tre mesi dall’arrivo) e ai ricongiungimenti familiari, oltre che uno scrutinio più accurato delle richieste di protezione umanitaria e politica, con il conseguente aumento delle espulsioni e dei rimpatrii (nel 2018 il 10% rispetto alle richieste) per coloro che fossero giudicati privi delle qualifiche giuste per ottenere tale protezione.
Ma a far discutere è soprattutto il sistema delle quote che, stando alle parole di Muriel Pénicaud, la ministra del Lavoro che lo ha presentato, si ispira ai modelli varati dall’Australia e dal Canada. In sintesi, si tratta di questo: ogni anno verrebbero concessi tra 30 e 35mila permessi d’ingresso a lavoratori stranieri di categorie ben precise, quelle cioè che una speciale commissione governativa giudicherà più utili o necessarie all’economia francese, sulla base di un aggiornamento in tempo reale dei posti di lavoro vacanti a cui contribuiranno i dati forniti da sindacati, regioni e uffici di collocamento.
Il personale straniero così reclutato potrà avere le qualifiche più diverse, dall’ingegnere al lavapiatti, saranno le richieste del mercato del lavoro a decidere. La nazionalità del migrante non avrà alcuna importanza ma il visto sarà in ogni caso concesso solo per un periodo di tempo limitato e solo in relazione allo specifico lavoro richiesto. Cambia qualcosa anche per gli eventuali datori di lavoro. Oggi, quando assumono uno straniero, devono spiegare perché e giustificare il fatto di non aver assunto un francese. Domani, all’interno dei 30-35mila lavoratori stranieri che formeranno la quota annuale di immigrati economici, i datori di lavoro potranno assumere chi vorranno, senza ostacoli di alcun genere.
Nella sostanza, il “la Francia non può accogliere tutti” di Macron si tradurrà in meno permessi per ragioni umanitarie e in un numero limitato e controllato di ingressi per ragioni economiche. Che saranno però quelle della Francia e non quelle dei migranti. Il presidente francese replica a suo modo la strategia di Angela Merkel, che nel 2015 provò a far entrare in Germania i profughi siriani (e solo quelli) col chiaro intento di procurare all’economia tedesca, in ansia anche per il costante calo demografico, forze fresche e ben qualificate dal punto di vista professionale.
È una strategia comprensibile, di fronte alle falle che sembrano
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LA LINGUA SALVATA
Le abbreviazioni di destra e sinistra
Alcuni lettori ci chiedono quali siano le abbreviazioni più giuste per ridurre destro/a e sinistro/a.
Gli aggettivi destro e sinistro, da cui derivano i sostantivi destra e sinistra, ricorrono di frequente nella lingua di tutti i giorni: dall’ambito medico e anatomico a quello politico, ciò che si può segmentare in due parti tra loro opposte presenta una parte destra e una sinistra. Tralasciando i sensi figurati di queste coppie di aggettivi e sostantivi (come ‘propizio’ e ‘sfavorevole’ oppure ‘oriente’ e ‘occidente’) o le estensioni di significato (come, con rinvio alla mano, ‘pugno inferto con la destra o sinistra’ o, nel caso di sinistro, ‘evento pregiudizievole’), destro/a e sinistro/a vengono spesso usati in forma abbreviata. In questo caso si parla di abbreviazioni e non di sigle, poiché le sigle riducono sintagmi formati da più parole alle sole lettere iniziali di queste (si veda a tal proposito la scheda di Consulenza di Raffaella Setti).
Destro/a deriva dal latino DĔXTĔRU(M) e ha riscontri in varie lingue indoeuropee, tutti collegati alla radice *dek ‘ricevere’ (l’Etimologico), mentre il suffisso –ter indica ‘opposizione’ (DELI), in questo caso con riferimento alla parte sinistra. Le abbreviazioni usate per destro/a sono:
– Dx. L’abbreviazione dx comune in ambito medico, nasce per contrazione dal latino DĔXTĔRU(M). La forma con grafia etimologica dextro/a, ricorrente ampiamente nei testi delle origini che provengono dalle aree centrali (toscani, senesi, pisani) e settentrionali (bolognesi e veneziani), è probabilmente alla base dell’abbreviazione dx, registrata in molti dizionari dell’uso (GRADIT, Sabatini-Coletti 2008, Garzanti 2017 [con la erronea indicazione di “sigla”], Zingarelli 2018) e in dizionari di sigle e abbreviazioni (Gislon-Palazzi 1993, Malossini 1999, Righini 2001). Altri dizionari, anche recenti, non registrano l’abbreviazione: tra questi Devoto-Oli (sia nel lemmario che nella sez. Sigle, abbreviazioni) e Vocabolario Treccani online.
– Ds. In alcuni referti medici per “destro/a” si può trovare ds, abbreviazione che contrae la forma italiana anziché la base etimologica latina. Ds viene usato con il significato di “destro/a” anche in altri ambiti scientifici: ad esempio, consultando il corpus di Google libri si ritrova in testi riguardanti la biologia, l’architettura, l’archeologia, la filologia, in cui viene usato per indicazioni di carattere testuale. Se consideriamo il blocco di dizionari ricordati prima, l’abbreviazione ds ‘destro/a’ ricorre solo in Malossini 1999 e in Gislon-Palazzi 1993. Meno frequente rispetto a dx, DS nei testi antichi è anche abbreviazione di Deus (Mazzoleni 1972); di recente è stata la sigla politica dei Democratici di Sinistra. I diversi contesti d’uso eliminano o riducono drasticamente il rischio di fraintendimenti.
– A volte vengono prodotte abbreviazioni occasionali, usate in casi sporadici e solitamente sciolte all’inizio del testo in cui ricorrono, quali des e dr (quest’ultima facilmente equivocabile per dottore; cfr. la scheda di Raffaella Setti su Dott. e Dr.). Nonostante la possibile confusione, dr è registrata come abbreviazione di “destro/a” nel Dizionario delle sigle e delle abbreviazioni di Tramonti e viene inserito con questa accezione in alcuni testi ritrovati in Google libri.
Tirando le somme, la più comune riduzione di destro/a (registrata nella maggior parte dei dizionari dell’uso) è dx, come si evince dalla seguente tabella che riproduce il numero di occorrenze nelle pagine
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POLITICA
Il mondo è in alto mare, ma l’orchestrina liberale continua a suggerire di mangiare brioche
Caos, scenari venezuelani, populisti di destra e sinistra, ma la risposta del liberale in purezza è la reiterazione astratta dei classici principi di von Hayek. Serve un nuovo Franklin Delano Roosevelt
Christian Rocca – 07 novembre 2019
Ho tanti amici liberali, sono io stesso liberale, ma comincio a pensare che tra i responsabili del caos globale che stiamo vivendo ci siano anche loro, ci siamo noi, mi ci metto anch’io, tutti quelli che rispondono al disordine mondiale e alle diseguaglianze economiche create dalla rivoluzione tecnologica sfoderando, come a un dotto seminario di studi, l’ideologia dell’autentico, limpido e incontaminato pensiero liberale.
L’occidente ribolle ma la risposta del liberale in purezza è la reiterazione astratta dei classici principi di von Hayek, dimenticandosi peraltro che un altro gigante del liberalismo, John Maynard Keynes, seppe indicare una soluzione liberale alle mutate esigenze del suo tempo e da lì a poco nacque quella bazzecola che ha preso il nome di welfare state. Cosa che fece anche un altro grande liberal, il presidente americano Franklin Delano Roosevelt, il quale fu capace di rispondere alla Grande Depressione con il New Deal, cioè con un sistema di intervento statale e di protezione sociale ideato non per anticipare la rivoluzione socialista, come oggi denuncerebbero indignati i liberali in purezza, ma al contrario per scongiurarla e semmai per salvaguardare il capitalismo. Ora, invece, anziché affrontare la questione sociale del nostro tempo con la medesima ampiezza di vedute di allora, il riflesso condizionato è quello di negare che esista una questione sociale.
Il dotto seminario di studi liberali si è trasformato nell’orchestrina del Titanic che affonda mentre continua a suggerire ai naufraghi di mangiare brioche.
Il problema è che oggi tra i liberali non ci sono né Keynes né FDR, ma solo una reiterata e grottesca riproposizione dell’ortodossia di scuola austriaca o di Chicago che, salvo notevoli eccezioni tipo L’Economist di Londra e la leader liberal democratica inglese Jo Swinson, sta trasformando i liberali duri e puri nei nuovi comunisti del XXI secolo, gli unici ormai ad applicare l’ortodossia del pensiero a situazioni ormai sfuggite di mano.
Gli scienziati avvertono che i cambiamenti climatici provocano disastri ambientali ed economici, e potenzialmente esistenziali
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Luca Donadel 2 11 2019
Che bello vivere in un’epoca in cui
il politicamente corretto ha raggiunto livelli tali
per cui scrivere il cognome di un giornalista
è automaticamente segnalato come “Incitamento all’odio”
da assolutamente imparziali algoritmi fortemente voluti da assolutamente imparziali commissioni politiche:
Censura per il cognome del giornalista NEGRI
La libertà di espressione di noi cittadini non è assolutamente rischio, tranquilli …
PS: spero che il regime non arrivi mai a bannarmi visto che nei miei video sto sempre attentissimo a non dire paroline vietate ma per sicurezza… entrate nel mio canale
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LE PRIORITA’ DELLA SINISTRA ITALIANA
Danilo Bonelli 4 11 2019
E chi se ne importa se le acciaierie di Taranto rischiano seriamente di chiudere lasciando sul lastrico migliaia di famiglie di operai, mettendo così in crisi tutto l’indotto e facendo sparire la siderurgia dal nostro Paese … quello che davvero conta è che parta quanto prima la Commissione Segre per salvare l’Italia dal pericolo del nazismo … tutto il resto è secondario.
I fischi di ieri a quel povero ragazzo di Mario Balotelli – sempre con il suo basso profilo umile, misurato e composto – sono stati la goccia che ha fatto traboccare il vaso e che hanno posto in primo piano la necessità di educare il popolo italiano ai valori dell’antirazzismo, dell’antisemitismo e dell’antinazismo … queste si che sono le vere priorità del nostro Paese!
Tra l’altro non sfugge a nessuno che il più recente impegno a sconfiggere il nazismo ha fatto perfino scivolare in secondo piano la lotta alla Mafia, con buona pace dei Saviano e dei don Ciotti della situazione.
E così in queste ore sta passando sotto silenzio il caso di Antonello Nicosia, dirigente del Partito Radicale di Emma Bonino, Marco Cappato e Rita Bernardini e già assistente di una parlamentare di LEU da poco passata ad Italia Viva di Renzi.
Ma si … avete capito bene … i radicali, proprio quelli del discount all’ingrosso dei diritti per tutti: immigrati, carcerati, tossici, comunità LGBT e chi più ne ha più ne metta……diritti a spolvero per tutti, come il parmigiano grattugiato sulla pasta asciutta.
E che cosa faceva il radicale Antonello Nicosia? Ebbene sfruttando le visite nelle carceri che lui effettuava assieme alle delegazioni del suo Partito Radicale ne approfittava per recapitare pizzini e messaggi ai boss mafiosi, facendo così da tramite tra i clan ed i capi carcerati … cribbio che galantuomo … un vero filantropo!
Ma anche questo ci fa capire che la più urgente priorità è arginare il nazismo, troppo spesso rappresentato dalla bieca violenza fascista degli agenti della Polizia penitenziaria … avanti così allora … con il governo dell’avvocato del popolo e con questa maggioranza grillo-piddina siamo in una botte di ferro … esattamente come Attilio Regolo.
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SCIENZE TECNOLOGIE
Srinivasa Ramanujan
Manlio Lo Presti 30 10 2016
Srinivasa Ramanujan, il ragazzo indiano che ha visto l’infinito perché capace di percepire, di comprendere gli assiomi del vastissimo impero della matematica.
Left One of few photographs of Ramanujan. Right Ramanujan’s manuscript.
The representations of 1729 as the sum of two cubes appear in the bottom right corner.
Photo Trinity College library.
https://medium.com/cantors-paradise/the-hardy-ramanujan-number-1729-929766161647
Il suo genio non viene compreso dai numerosi studiosi di Cambridge che fanno di tutto per irriderlo ed ostacolarlo.
Lo stesso destino di Archimede, Galileo, Spinoza, Gauss, Dedekind, Turing, e – non ultimo – Majorana: una macelleria di geni distrutti dalla imbecillità, dalla microcefalia, dall’invidia.
Un atteggiamento che ha rallentato il progresso umano sulla terra di almeno due millenni!
Massacrato dalla pochezza notarile dei procedimenti induttivi occidentali, Ramanujan oppone l’intuizione, la percezione di qualcosa che stava lì da millenni, in attesa di essere compreso per fulminazione,
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