NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI
14 GENNAIO 2020
A cura di Manlio Lo Presti
Esergo
Al ricco amico va quando sei chiamato,
al povero senza essere chiamato.
(Dante Alighieri)
RICCARDO BROETTO, Breviario d’amicizia, Helicon,2009, pag. 49
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SOMMARIO
Il caos permanente del superstato canaglia
LA SOFFERENZA DIETRO LA DISSACRAZIONE. 1
Mazzucco: gli Usa, Stato di polizia travestito da democrazia. 1
Droga, nuova “religione” in una società priva di valori 1
Ecco la conversazione tra Rouhani e Trump prima dell’attacco. 1
Basi Usa in Italia: le cifre dell’asservimento. 1
Al-Baghdadi alias Simon Elliot, sul web tra Jihad e Mossad. 1
Sionismo, cent’anni di guerra: dopo la Siria, tocca all’Iran. 1
Taiwan e la Cina: gli USA e i secessionisti soffiano sul fuoco della guerra. 1
Quando gli USA abbatterono un aereo di linea iraniano da Teheran a Dubai… 1
“Si lasceranno governare da bambini” (Isaia 3) 1
Scruton, conservare è una virtù. 1
Vittima del caso Epstein anche Andrea, lo chef di Cipriani?. 1
I Fratelli Mussulmani come forza complementare dell’MI6 e della CIA
Come gli USA hanno fatto crollare l’URSS con la “disinformaizone”. 1
LA SOCIALITA PER LE SINISTRE.. 1
Il nuovo reato di Stalking Giudiziario. 1
La fine della presenza ebraica in Europa?. 1
EDITORIALE
Il caos permanente del superstato canaglia
Manlio Lo Presti – 14 gennaio 2020
Guidato sagacemente da coorti di pagatissimi superesperti provenienti da Centri di ricerca, Centri Studi privati emanazioni di potentissime lobby industriali e finanziarie, Università, il superstato canaglia oltre Atlantico continua ad alimentare disordini e sovversione in tutto il pianeta. Una strategia devastante che costringe gli Stati bersagliati a giocare di rimessa, con reazioni che possono sfiorare la guerra totale se ci riferiamo alla Cina, alla Russia e anche all’India, per non contare sul un ampio numero di Stati in possesso di atomiche
La strategia eversiva planetaria viene ovviamente utilizzata come arma di contrasto contro Cina, Russia e, perché no, contro l’India per mantenere una percepita supremazia mondiale. Le “dottrine” a giustificazione e sostegno di queste pratiche sempre più conflittuali e devastanti provengono dal messianismo millenario, da una pretesa ruolo di gendarme del mondo che annovera un agguerrito stuolo di corifei dei quali i più intelligenti, complessi e cinici sono Carroll Quigley (1) e Henry Kissinger (2), sempre tuttavia dietro e in appresso alle teorie economiche delineate da pensatori protestanti ed altresì antichissime capacità di gestione del denaro da parte di una ben precisa stirpe ancora oggi divisa fra sionismo e il suo contrario.
In prima battuta, possiamo affermare che gli Stati nemici degli USA sono quelli dove, per esempio, non operano sussidiare dei colossi finanziari e di rating
Questo immenso apparato statale, ormai simile ad un grande campo militare (3) e carcerario dove i detenuti sono in totale e in percentuale in misura superiore ad ogni Stato del pianeta, non è esente da immense forze sotterranee che sinteticamente sono definite DEEP STATE. Si tratta di pressioni che hanno lo scopo di eliminare fisicamente qualsiasi struttura sociale, Stati, ideologie, popoli, culture che possano costituire un ostacolo alla totale fluidità dei movimenti di merci, servizi, finanza e masse crescenti di esseri umani in parte usati come mano d’opera schiavistica a bassissima retribuzione e un’altra parte vengono espulsi dai processi lavorativi a causa della produzione robotizzata di beni e servizi.
Anche gli USA non sono esenti da tale processo di distruzione degli stati nazionali.
Il DEEP STATE sta utilizzando gli USA come un martello pneumatico ma cercano di minarne le fondamenta, considerate da tempo un ostacolo sempre più pesante contro il progetto di globalizzazione assoluta di tutto.
Abbiamo quindi un Superstato che utilizza sistematicamente il terrorismo planetario mediante sanzioni economiche, embarghi, operazioni militari e infine assassinii mirati, ma un una megastruttura che ha il forte rischio di disintegrarsi al sui interno grazie alle potenti forze mondialiste il cui scopo è stritolare il Paese con una crisi economica durissima, sostituzione etnica, politiche culturali che spingono all’individualismo e alla eutanasia di massa, alle politiche gender quadrisex per accelerare la disintegrazione del tessuto sociale dopo aver eliminato da Middle Class. Un ceto che era una garanzia di progresso economico e di una certa redistribuzione della ricchezza che favoriva l’ascensore sociale.
Coerentemente con tale strategia distruttiva il DEEP STATE ostacola l’amministrazione Trump che corre in altra direzione sul piano economico e finanziario interno e mantenendo tuttavia la solita politica imperiale militar-finanziaria contro i nemici del mondo.
TUTTO CIO PREMESSO
Alla instabilità mondiale provocata dagli USA, con l’abilissima regia non tanto occulta di Israele, si aggiunge l’ulteriore fattore di instabilità interna terreno di scontro sanguinoso fra due fazioni potentissime aventi ciascuna una differente visione del potere mondiale.
Il conflitto interno agli USA costituisce una pesante incognita sul futuro delle alleanze mondiali, con conseguente creazione di un vasto fronte comune mediante un più stretto avvicinamento strategico di Cina, India e Russia. Ne sono segnali significativi la
- crescita delle tensioni fra Taiwan e Cina,
- fra Hong Kong e Cina, con la Turchia in Libia,
- la Grecia pronta ad ostacolare la presenza turca in Africa,
- la pressione sul colosso iraniano per danneggiare la Cina che intende utilizzare il recente giacimento di 53 miliardi di barili.
- Ci sono numerosi movimenti militari negli Stati ex Unione Sovietica intorno alla Russia che continua a tacere.
Infine, l’Europa dei pretoriani di Bruxelles disarticolata e del tutto irrilevante sul piano organizzativo, istituzionale e di politica mondiale, preoccupata solamente di adottare politiche repressive bersagliando e rapinando Paesi più deboli mediante una unità di conto finanziaria a trazione germanica chiamata comunemente euro.
P.Q.M.
Di fronte alla palese inutilità delle Agenzie mondiali per la pace, delle strane strutture chiamate Caschi Bianchi e simili, della proditoria incursione di Ong, ecc. ecc. ecc., sarà un’impresa titanica se non impossibile riportare i rapporti mondiali su un piano di confronto costruttivo ed orientato alla realizzazione di obiettivi di sviluppo economico con una accettabile redistribuzione dei redditi.
Il principale motivo bloccante è la totale mancanza di interesse a farlo, a sedersi per negoziare, per ricostruire fintanto che continua a primeggiare la percezione che il potere mondiale si gestisce più rapidamente con la creazione e la perpetuazione del caos internazionale, con i conflitti, con armamenti, con mercenari sanguinari, con le politiche di sterilizzazione dei popoli, con la sostituzione etnica che è più veloce e produce schiavi e fa saltare i diritti acquisiti grazie a lunghi percorsi democratici.
Non ci sarà pace finché lo sterminio totale sembrerà il sistema di dominio più efficace.
Ne riparleremo!
NOTE
- Notizie interessanti su questo oscuro professore che però è stato consigliere e “consigliori” di oltre sei presidenti americani cfr.: https://en.wikipedia.org/wiki/Carroll_Quigley
- Kissinger, Ordine Mondiale, Mondadori
- Volutamente ignorato è stato il profetico monito del generale Eisenhower sulla pericolosa espansione e conseguente dominio del “Complesso militare industriale”. Cfr.: https://it.wikipedia.org/wiki/Complesso_militare-industriale_e_politico
IN EVIDENZA
LA SOFFERENZA DIETRO LA DISSACRAZIONE
Maurizio Blondet 13 gennaio 2020
Il Gesù “gay” su Netflix. Lo “Ecce Homo”, orrendo doppio senso, al Maxxi di Roma…Tempo fa ci domandavamo: da dove mai viene questa sete insaziabile di profanare?
Ormai non esiste più un’opinione pubblica benpensante, da scandalizzare; noi cristiani siamo rimasti in quattro gatti, derisi, senza voce né potere sociale; nemmeno la Chiesa – la furba e corriva chiesa di Bergoglio e di Bianchi – ha più nulla da difendere nell’immagine di Cristo, non si lascia offendere né irritare, non cade nella trappola mediatica che i provocatori sperano evidentemente di suscitare nelle gerarchie: farsi “condannare” per la loro “trasgressione” e “audacia”.
Siccome non c’è rimasto nessuno che si lasci irritare, offendere, men che meno turbare e sconvolgere e disgustare …. Da dove questa coazione a ripetere sempre più scipita, prevedibile e continua? Voglio dire: che gusto c’è?
Questo era il senso della domanda e non trovavo la risposta.
La risposta me l’ha data un breve e densissimo affondo di Rocco Quaglia.
Da vero grande psicoterapeuta, avverte in questa coazione, un sintomo: di una grande sofferenza, e di regressione nell’infantilismo …
La dissacrazione della figura di Cristo, segnala il terapeuta, segnala un passo ulteriore nella sofferenza psichica. Perché Cristo è “il fratello buono”, l’ideale stesso di uomo quale vorremmo essere; l’uomo ad immagine di Dio, il fratello-Dio mandato dal Padre .
La reazione adolescenziale – l’adolescente che “la fa grossa” – è la provocazione di protesta contro il padre: l’ideale ridotto alla “propria immagine bambina, crudele, perversa” che è necessaria per negare che “un ideale esista”. Il terapeuta sottolinea la natura “priva di contenuto sociale, di un destinatario”: contro chi protestano, per ottenere cosa?
Chi dovrebbe rispondere, non c’è più. Sia il papà genetico (permissivo, distratto, magari con altri “amori”) sia il Padre dei cieli, ovviamente qualunque istanza di ordine paterno (non escludo lo Stato
Continua qui:https://www.maurizioblondet.it/la-sofferenza-dietro-la-dissacrazione/
Mazzucco: gli Usa, Stato di polizia travestito da democrazia
Scritto il 14/1/20
Da 15 anni denuncio gli americani come burattinai del terrorismo internazionale. Credo di essere l’unica persona al mondo che ha fatto tre documentari diversi sull’11 Settembre, nei quali, in modo sistematico (implicitamente in due, esplicitamente in uno) accuso gli americani di essere i burattinai del terrorismo internazionale. Il mio antiamericanismo me lo sono cresciuto da solo, e molto prima di conoscere Giulietto Chiesa. Ho vissuto negli Stati Uniti per trent’anni, prima dieci anni a New York e poi vent’anni a Los Angeles. Ero andato a Los Angeles nel ‘94 pensando di trasferirmi in America definitivamente perché volevo fare cinema: non perché l’America mi piacesse in modo particolare, ma perché a Hollywood c’era l’ambiente che pensavo di trovare (poi invece la sorpresa è stata un’altra). Così, ho cominciato comunque a conoscere da vicino questa nazione. Intanto io non ce l’ho con gli americani. Si può dire solo in termini generici che io sarei antiamericano. Gli americani sono un popolo di persone sostanzialmente per bene, magari un po’ fessacchiotti e infantili: come nazione, li paragono a un quindicenne in piena esplosione ormonale. Ce l’ho in particolare con le élite che li controllano, e controllano mezzo mondo, o tre quarti del mondo.
Una cosa che mi manca, degli Usa, è l’assenza di burocrazia: la facilità di fare business, se lo vuoi fare, senza impedimenti e senza pastoie. Mia moglie s’era messa a disegnare gioielli fatti a mano, che piacevano. Non ha avuto bisogno di nessuna partita Iva: è andata all’ufficio postale, ha compilato un semplice modulo con il suo codice fiscale, ha pagato 20 dollari e dopo mezz’ora aveva la licenza per vendere i suoi gioielli. Una facilità assoluta, nell’andare incontro alle persone, senza costringerle ad avvalersi del commercialista. Quando feci la mia prima patente di guida americana, avendo già la patente italiana dovevo sostenere solo l’esame scritto, senza guida. Superato il test, all’ufficio di New York pochi minuti dopo c’era già la mia patente pronta. Rimpiango dell’America questo non volerti mettere i bastoni tra le ruote, per tutto quello che è burocrazia: mi manca questa capacità di aiutare il cittadino, che in Italia è impensabile (e forse ha ragioni che risalgono a 500 anni fa). E’ chiaro che imporre uno Stato burocratico dà il potere a chi gestisce la burocrazia: se sei un burocrate che ha in mano tutte le carte, puoi favorire chi vuoi e sfavorire
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ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME
Droga, nuova “religione” in una società priva di valori
di Franco Nerozzi
La società è drogata. Omicidi stradali, violenze in famiglia, aggressioni e accoltellamenti nelle vie della “movida”, stupri e rapine. Il comune denominatore di queste encomiabili azioni è sempre lei, la droga. Il partito de “l’alcool uccide più della droga” è trasversale e recluta cialtroni minuto dopo minuto. Chi oggi piange il carabiniere ucciso dai burattini della cocaina è lo stesso che magari deride con aria di superiorità chi osa sostenere che ogni tipo di droga rappresenti un subdolo e spietato virus per la comunità umana. A partire dal simpatico, democratico, petaloso, quasi terapeutico spinello. I giovani sono fragili, estremamente vulnerabili nella psiche ma anche nel cuore, spesso maltrattato dai normali, piccoli drammi dell’adolescenza. Non sempre il cuore di un giovane li sa affrontare con adeguata fermezza.
E se il cantante, l’attore, il comico, il giornalista, il sociologo, il politico, l’insegnante fanno intendere che nella “canna” si può trovare un po’ di serenità, un momento di relax, di distensione, perché non
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Ecco la conversazione tra Rouhani e Trump prima dell’attacco
Sirius90 – 9 GENNAIO 2020
-Pronto, Hassan?
-Dimme Donald
-Aho, qui me se stanno a ‘nculà
-Bono che me se stanno a ‘nculà pure a mme
-Te ‘ncazzi se secco Suleima’, pe’ distralli?
-No, così se distranno pure li mii e se ‘ncazzano co’ te
-Grazie, poi puoi pure tira’ quarche razzo, si nun esaggeri
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BELPAESE DA SALVARE
Marcello Veneziani – La Verità gennaio 2020
Quattro grandi potenze giocano la loro partita a due passi da casa nostra ma né l’Europa né l’Italia sono in grado di esercitare il benché minimo ruolo, di qualunque tipo. Stati Uniti, Russia, Iran e Turchia, e sullo sfondo la Cina, si contendono i loro spazi in Africa e in Medio Oriente, polveriera del mondo, e arrivano a lambire il nostro mare, ma l’Italia non esiste, non gode neanche di una copertura europea, conta quanto il due di coppe a briscola anche laddove dovrebbe avere un ruolo importante, come la Libia.
La repubblica italiana è sempre stata a sovranità limitata, sotto la protezione americana, rispetto a cui siamo stati servili e inaffidabili al tempo stesso. Totalmente sdraiati ma capaci di trattare sottobanco con gli arabi o i sovietici. L’unico personaggio che perseguì gli interessi nazionali italiani senza appiattirsi sugli Usa e le sue multinazionali fu Enrico Mattei, non un politico ma un manager di stato che probabilmente pagò caro il suo ruolo. E l’unico episodio governativo di dignità nazionale che si ricorda in 75anni fu a Sigonella, quando l’Italia di Craxi seppe dire di no all’America di Reagan, e pure lui ne pagò probabilmente lo scotto.
Abbiamo scontato per troppi decenni la nostra sconfitta militare, e quando pareva che potessimo finalmente emanciparci grazie alla caduta del bipolarismo Usa-Urss e all’ombrello europeo, siamo ricaduti in una posizione marginale perfino più subalterna che in passato. Prima dovevamo ubbidire agli americani e non scontentare i sovietici, ora la scala delle nostre servitù si è allargata alla Germania, alla Francia e a tutte le potenze internazionali citate, nonché ai paesi limitrofi perché non ci mandino caterve di migranti.
Il colpo di grazia finale è stato avere uno sprovveduto e inattendibile ministro degli esteri di proverbiale ignoranza, accompagnato da un premier spuntato dal nulla, indicato dal ministro medesimo, mai legittimato dalle urne o da un ruolo autorevole precedentemente coperto. Non abbiamo una linea di politica estera, non sappiamo che dire su nessun argomento, tra pareri approssimativi e orecchiati in materia internazionale; ci troviamo così muti, balbettanti, incapaci di assumere una posizione se non quella di chi ripete: però non passate alle mani, non sparate, fate la pace, non fatevi male o perlomeno non fateci del male, noi non c’entriamo, prendetevi la Libia, il Medio Oriente, vedetevela voi col nucleare, noi non ce l’abbiamo con nessuno, stiamo zitti e buoni per i fatti nostri.
Davanti a questo quadro, purtroppo, non ci pare un rimedio né un’accorta scelta strategica e tantomeno uno scatto di dignità l’appiattimento di Salvini e di alcuni settori del centro-destra sulle posizioni americane-israeliane e anti-iraniane. Parlo a titolo personale, ma reputo sciagurata l’uccisione di Soleimani e pericolosamente falsa
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Basi Usa in Italia: le cifre dell’asservimento
Basi Usa in Italia – Vi proponiamo una dettagliata mappatura di tutte le installazioni militari statunitensi presenti in Italia, a conferma di un totale asservimento italiano nei confronti degli Stati Uniti.
Le sigle
Usaf: aviazione
Navy: marina
Army: esercito
Nsa: National security agency [Agenzia di sicurezza nazionale]
Setaf: Southern european task force [Task force sudeuropea]
Elenco per Regioni
Trentino Alto Adige
- Cima Gallina [Bz]. Stazione telecomunicazioni e radar dell’Usaf.
- Monte Paganella [Tn]. Stazione telecomunicazioni Usaf.
Friuli Venezia e Giulia
- Aviano [Pn]. La più grande base avanzata, deposito nucleare e centro di telecomunicazioni dell’Usaf in Italia [almeno tremila militari e civili americani]. Nella base sono dislocate le forze operative pronte al combattimento dell’Usaf [un gruppo di cacciabombardieri] utilizzate in passato nei bombardamenti in Bosnia. Inoltre, la Sedicesima Forza Aerea ed il Trentunesimo Gruppo da caccia dell’aviazione Usa, nonché uno squadrone di F-18 dei Marines. Si presume che la base ospiti, in bunker sotterranei la cui costruzione è stata autorizzata dal Congresso, bombe nucleari. Nella base aerea di Aviano (Pordenone) sono permanentemente schierate, dal 1994, la 31st Fighter Wing, dotata di due squadriglie di F-16 [nella guerra contro la Jugoslavia nel 1999, effettuò in 78 giorni 9.000 missioni di combattimento: un vero e proprio record] e la 16th Air Force. Quest’ultima è dotata di caccia F-16 e F-15, e ha il compito, sotto lo U. S. European Command, di pianificare e condurre operazioni di combattimento aereo non solo nell’Europa meridionale, ma anche in Medio Oriente e Nordafrica. Essa opera, con un personale di 11.500 militari e civili, da due basi principali: Aviano, dove si trova il suo quartier generale, e la base turca di Incirlik.
Sarà appunto quest’ultima la principale base per l’offensiva aerea contro l’Iraq del nord, ma l’impiego degli aerei della 16th Air Force sarà pianificato e diretto dal quartier generale di Aviano.
- Roveredo [Pn]. Deposito armi Usa.
- Rivolto [Ud]. Base USAF.
- Maniago [Ud]. Poligono di tiro dell’Usaf.
- San Bernardo [Ud]. Deposito munizioni dell’Us Army.
- Trieste. Base navale Usa.
Veneto
- Camp Ederle [Vi]. Quartier generale della Nato e comando della Setaf della Us Army, che controlla le forze americane in Italia, Turchia e Grecia. In questa base vi sono le forze da combattimento terrestri normalmente in Italia: un battaglione aviotrasportato, un battaglione di artiglieri con capacità nucleare, tre compagnie del genio. Importante stazione di telecomunicazioni. I militari e i civili americani che operano a Camp Ederle dovrebbero essere circa duemila.
- Vicenza: Comando Setaf. Quinta Forza aerea tattica [Usaf]. Probabile deposito di testate nucleari.
- Tormeno [San Giovanni a Monte, Vi]. Depositi di armi e
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CONFLITTI GEOPOLITICI
Al-Baghdadi alias Simon Elliot, sul web tra Jihad e Mossad
Scritto il 23/11/15 RILETTURA
La tragedia di Parigi rappresenta un fatto di eccezionale gravità, perché ha coinvolto persone totalmente estranee ad ogni ideologizzazione e sorprese in un momento di vita quotidiana. Le vittime sacrificali di questo eccidio sommuovono la coscienza, la mettono in subbuglio, perché si tratta di qualcosa che la nostra ragione ci fa comprendere è accaduto in casa nostra. Non segue a questo pensiero una considerazione “buonista”, che aggravi la coscienza con il senso di colpa del non saper avvertire lo stesso dolore per quel che ogni giorno accade in Siria. Sarà eticamente importante, ma non è questo il punto che trasforma un sentimento in un pensiero politico. La soglia di trasformazione è data dal pensiero: cui prodest? a chi serve? chi ne trae vantaggio? E’ possibile trascurare il fatto che gli autori dell’attentato, di quest’ultimo del 13 novembre come di quello alla redazione di Charlie Hebdo del 7 gennaio sono stati realizzati da musulmani di seconda generazione, residenti in Francia e in Belgio. È del tutto inopportuno trarre facili conseguenze o proporre semplificazioni inadeguate.
Tuttavia, chi scrive non può dimenticare di aver girato buona parte del Medio-Oriente e, per quanto l’età d’oro di un mondo musulmano che voleva in tutto e per tutto emulare il modello di vita occidentale si sia appannato dopo l’ingiusta operazione contro Saddam Hussein (accusato di avere armi chimiche, secondo un castello di accuse costruito ad arte da Dick Cheney e Valerie Plame per giustificare l’intervento militare a sostegno dei petrolieri voluto da Bush), tuttavia è indiscutibile che la stragrande maggioranza, per non dire pressocché la totalità di coloro che vivono nei paesi del Medio Oriente, null’altro vogliono che vivere tranquilli e in pace. Cos’ha fatto dunque l’Occidente nel momento in cui la Tunisia, l’Egitto, persino lo
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Sionismo, cent’anni di guerra: dopo la Siria, tocca all’Iran
Scritto il 14/12/17
Un secolo di guerra, in Medio Oriente, grazie al sionismo: lo scorso 2 novembre ricorrevano i cento anni dalla Dichiarazione Balfour, evento che ha marcato indelebilmente la storia contemporanea della regione mediorientale. Con quell’atto politico-diplomatico,ricorda Gaetano Colonna, il governo inglese – sotto la pressione del movimento sionista, collegatosi ai vertici del potere britannico e statunitense nel corso della Prima Guerra Mondiale – aprì la strada alla nascita dello Stato ebraico, poi nato nel 1948. «Molti eventi epocali hanno segnato la drammatica storia di quest’area del mondo, che da allora non ha più conosciuto la pace», rileva Colonna su “Clarissa”: prima il crollo dell’Impero Ottomano e la spartizione fra le potenze occidentali dei territori arabi, poi il controllo della produzione e delle riserve di petrolio, «anch’esso divenuto fattore strategico durante la Grande Guerra dopo che la flotta inglese convertì i suoi propulsori navali a questo carburante». Dalla sua formazione, lo Stato di Israele ha condotto ripetute guerre che «gli hanno consentito di raggiungere un livello di potenza militare e di influenza politica planetaria», passando per «l’annientamento del nazionalismo arabo», di cui il regime siriano di Bashar Assad – oggetto di un violentissimo processo di destabilizzazione – è l’ultimo epigono.
In parallelo, il terremoto regionale innescato da sionismo ha provocato la diffusione dell’integralismo islamico, «prima foraggiato dall’Occidente durante la Guerra Fredda, sia in funzione anti-comunista che anti-nazionalista, poi presentato quale nemico mortale e divenuto strumento di una nuova “strategia della tensione” internazionale». Nel frattempo è cresciuta la contrapposizione fra l’Islam sciita guidato dall’Iran, protagonista della rivoluzione khomeinista del 1979, e l’Islam integralista dei wahabiti in Arabia Saudita, «inattaccabile pilastro del sistema di controllo occidentale delle risorse petrolifere fin dal 1943, con l’accordo fra Roosevelt ed il re predone Ibn Saud». Negli ultimi mesi, aggiunge Colonna, «in questo teatro geopolitico
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Taiwan e la Cina: gli USA e i secessionisti soffiano sul fuoco della guerra
di Fosco Giannini
Sabato 11 gennaio u.s. si sono tenute a Taiwan le elezioni presidenziali e parlamentari, che hanno visto la conferma, dopo la vittoria del 2016, a presidentessa di Taiwan di Tsai Ing-wen e della sua organizzazione politica, il Partito Democratico Progressista (PDP) che ha ottenuto – su di una piattaforma politica violentemente diretta alla rottura definitiva con la Cina – 8,17 milioni di voti (il 57,13% del totale). Il partito Kuomintang, erede della forza nazionalista di Chiang Kai-shek (grande antagonista della Rivoluzione maoista e della Cina comunista ora convertitosi alla linea di riavvicinamento e persino di unificazione di Taiwan con la Repubblica Popolare Cinese) ha ottenuto 5,52 milioni di voti (38,61%). La stampa statunitense ed europea ha in grandissima parte salutato, quella di Tsai Ing-wen, come una vittoria anticomunista, anticinese e “liberatrice”, non nascondendo il ruolo che in tale vittoria hanno giocato gli USA e le manifestazioni di Hong Kong. Ha chiaramente titolato, ad esempio, il “Corriere della Sera” di sabato 11 gennaio: “Taiwan, risorge l’anticinese Tsai (anche grazie a Hong Kong)”. Tuttavia, la stessa stampa occidentale, al completo, non ha nascosto i pericoli insiti nella vittoria di Tsai e del PDP, che hanno condotto una campagna elettorale proprio sull’onda delle manifestazioni filo americane e filo britanniche di Hong Kong, tanto da provocare la netta reazione del Partito Comunista Cinese e del suo Segretario, Xi Jinping, che lo scorso 2 gennaio a Pechino, nella Grande Sala del Popolo, per il quarantennale del “Messaggio ai compatrioti di Taiwan” ha così chiaramente affermato: “ La riunificazione tra Taiwan e la Cina è inevitabile, è una grande tendenza della Storia…. Taiwan è parte della politica interna della Cina, quindi ogni interferenza straniera è intollerabile”.
Ma in quale quadro storico si levano le parole secessioniste di Tsai e quelle unificatrici di Xi Jinping? Tratteggiamolo sinteticamente.
L’imperialismo e il colonialismo, per motivare il loro potere sui Paesi e sui popoli, si danno anche un modus operandi: cancellare la storia dei Paesi e dei popoli occupati o dominati e riscriverne un’altra, falsa e funzionale allo stesso potere imperialista. È ciò che oggi accade anche per Taiwan, è la manipolazione della Storia che oggi praticano innanzitutto gli USA per rimuovere il fatto che Taiwan è cinese sin dalla notte dei tempi mentre la falsa storia costruita dall’imperialismo nordamericano la racconta come “isola autonoma e indipendente”. È difficile, peraltro, e solo da una prima, pura e semplice costatazione geografica, credere che Taiwan, “l’Ilha Formosa” (l’isola bella, come la chiamavamo i suoi primi conquistatori colonialisti, i portoghesi, nel 1400) posta dal formarsi del mondo – per così dire – a soli 160 chilometri dalle coste della Cina sia stata e sia storicamente più occidentale che cinese.
La vera Storia ci dice come Taiwan abbia sviluppato forti relazioni con la Cina già dal 7° secolo a.c. e come dal 15° secolo d.c. sia stata completamente cinese, dopo che l’Impero cinese caccia da Taiwan i nuovi colonialisti olandesi (il colonialismo occidentale verso Taiwan e tanta parte dell’Asia non ha mai smesso di agire). Da questa fase, dalla cacciata degli olandesi, Taiwan rimarrà cinese per circa 250 anni, quando nel 1895, dopo la guerra tra Cina e Giappone, diventa parte dell’Impero del Sol Levante, che schiavizza ferocemente il popolo di Taiwan portando verso il Giappone tanta parte del prodotto agricolo taiwanese, saccheggiando le ricchezze dell’isola e trasformandola in terra per gli emigranti nipponici. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, con la sconfitta del fronte nazifascista e del Giappone, Taiwan torna alla Cina, ma nel settembre del 1949 viene occupata dai nazionalisti di Chiang Kai-Shek, sconfitti in Cina dalla Rivoluzione comunista e maoista. Occorre sottolineare come già in
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Quando gli USA abbatterono un aereo di linea iraniano da Teheran a Dubai…
12 gennaio 2020
quando gli USA abbatterono un aereo di linea iraniano da Teheran a Dubai con 290 persone a bordo tra cui 66 bambini, nel 1992…
il Presidente George Bush dichiarò:
“I don’t care what the facts are, I am not apologizing for the USA”
VIDEO QUI: https://www.youtube.com/watch?v=10qatUWwIeg
CULTURA
“Si lasceranno governare da bambini” (Isaia 3)
Maurizio Blondet 13 Gennaio 2020
“Gli darò dei bambini come principi, e gli effeminati li domineranno”
(et dabo pueros principes eorum et effeminati dominabuntur eis)
12 Il mio popolo! Un fanciullo lo tiranneggia
e le donne lo dominano.
Popolo mio, le tue guide ti traviano,
distruggono la strada che tu
Continua qui:https://www.maurizioblondet.it/si-lasceranno-governare-da-bambini-isaia-3/?utm_medium=push&utm_source=onesignal
Scruton, conservare è una virtù
Marcello Veneziani, Imperdonabili (Marsilio, 2017)
Prof. Roger Scruton
È morto ieri all’età di 75 anni il filosofo conservatore Roger Scruton. Nonostante fosse inglese, professore in un mucchio di università angloamericane e con una chioma rossa indisponente, da vecchia signora con pessimo parrucchiere, Scruton si è cimentato a scrivere il Manifesto dei conservatori, come fecero Prezzolini e Barry Goldwater negli anni Settanta. Ma il manifesto dei conservatori è una contraddizione in termini, perché i conservatori non manifestano, e spesso non si manifestano; raramente teorizzano, più spesso vivono i loro principi e la loro sensibilità immersi nel dolce e amaro rumore della vita. Di solito si è conservatori per indole e per senso pratico, amore della realtà, direi quasi in natura; perciò è difficile censire i conservatori se sono i primi a non dichiararsi all’anagrafe.
Lo stesso Scruton riconosce nel suo Manifesto dei conservatori che il conservatorismo non ha le sue radici in una teoria, o peggio in un’ideologia ma nel retaggio dei ceti alti, nel pacato buon senso e nelle abitudini senza pretese della gente comune; sottolineando come l’esperienza, le consuetudini, i pregiudizi, come pensava già Burke, siano il sostituto pratico della riflessione. Perché il conservatorismo, ha ragione Scruton, non è un’ideologia ma una visione del mondo. Intendiamoci, Scruton non è un pensatore politico, ha scritto lucidi saggi sulla bellezza e sull’arte, sulla scienza e perfino sugli animali. Il suo pensiero esula dai circuiti militanti, raggiunge anche i mass media e la cultura riconosciuta.
Ma è efficace il suo conservatorismo pacatamente radicale, a volte tipicamente britannico, comunque mite sia nel seguire con umile condiscendenza luoghi comuni antichi e profanati, sia nello sconcertare con naturale candore i canoni dominanti. Efficace è la sua critica a quell’ideologia che egli definisce oicofobia, l’odio per tutto ciò che è nostrano e la preferenza per tutto ciò che viene da fuori, dall’esterno, da lontano.
Difende le nazioni e le tradizioni, Scruton, ma vuol conservare anche la
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CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE
Vittima del caso Epstein anche Andrea, lo chef di Cipriani?
Scritto il 23/8/19
È collegata al caso Epstein la strana morte dello chef italiano di Cipriani Dolci a New York? Conosceva verità imbarazzanti il giovane Andrea Zamperoni, ritrovato (o fatto ritrovare) privo di vita in un ostello malfamato, frequentato da prostitute e spacciatori, cinque giorni dopo la sua scomparsa? Il cadavere era al primo piano del Kamway Lodge, un ostello del Queens, scrive il “Corriere della Sera” il 23 agosto.
Lo stesso quartiere dove Zamperoni, 33 anni, abitava. Era il capo chef del ristorante Cipriani della Grand Central. Enorme lo stupore per la tragedia: la vittima è descritta come un ragazzo serio, corretto, straordinariamente mite e cordiale. Qualcuno temeva che potesse rivelare dettagli esplosivi agli investigatori che stanno ricostruendo i retroscena dell’impero criminale del finanziere pedofilo Jeffrey Epstein, trovato morto il 10 agosto nella sua cella del carcere di Manhattan? L’accostamento tra Epstein e il marchio Cipriani, ricorda la ricercatrice italiana Lara Pavanetto, emerge dall’agenda dello stesso Epstein. Ma c’è di più: Ghislaine Maxwell, la factotum del finanziere amico dei potenti, ha lanciato uno strano messaggio: esibendo il volume “Il libro dell’onore, vite e morti segrete degli agenti della Cia”, lascia capire che Epstein, ricattando uomini di Stato per le loro “debolezze”, probabilmente svolgeva un ruolo cruciale per l’intelligence.
Inseguita inutilmente in tutta l’America, la Maxwell s’è fatta fotografare in un fast food di Los Angeles con un libro aperto sul tavolo: si tratta di “The Book of Honor”, sottotitolo “The Secret Lives and Deaths of Cia Operatives”, scritto da Ted Gup e pubblicato da Paperback nel 2001. Sulla relativa pagina di Amazon, compare una recensione postata il 15 agosto a firma G.Maxwell: «Un mio caro amico – si legge – è morto di recente in circostanze molto tragiche». A parlare è Ghislaine Maxwell? «Ho acquistato questo libro su consiglio di un amico e non sono più riuscita a smettere di leggerlo», continua il messaggio: «Lo leggo anche mentre porto a spasso il cane e mentre mangio al fast food». Ad avvalorare l’identità della commentatrice sembra essere la Maxwell stessa, che si è fatta ritrarre – in posa, dal “New York Post” – proprio ai tavoli di un ristorante di quel genere. «Questo libro – continua il testo su Amazon – mi ha aiutato a capire che il mio amico credeva davvero in qualcosa, e
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I Fratelli Mussulmani come forza complementare dell’MI6 e della CIA
di Thierry Meyssan
Continuiamo la pubblicazione del libro di Thierry Meyssan, Sotto i nostri occhi. In questo episodio l’autore descrive come il presidente Jimmy Carter e il suo consigliere nazionale per la Sicurezza, Zbigniew Brzezinski, utilizzarono le competenze terroristiche dei Fratelli Mussulmani contro i sovietici.
RETE VOLTAIRE | DAMASCO (SIRIA) | 28 GIUGNO 2019
Questo articolo è estratto dal libro Sotto i nostri occhi.
Il consigliere per la Sicurezza Nazionale, Zbigniew Brzezinski, ha ideato lo stratagemma di utilizzare i Fratelli Mussulmani per operazioni terroristiche contro il governo comunista afgano, provocando l’intervento dell’URSS.
LA FRATELLANZA AL SERVIZIO DELLA STRATEGIA DI CARTER-BRZEZINSKI
Sir James Macqueen Graig, esperto di Medio Oriente, ha convinto il Regno Unito a utilizzare i Fratelli Mussulmani in operazioni segrete esterne all’Egitto. A Graig si deve anche il piano delle “primavere arabe”, da lui concepito prendendo a modello l’operazione realizzata da Lawrence d’Arabia nel 1915.
Nel 1972-73 un funzionario del Foreign Office – e probabilmente dell’MI6 –, James Craig, e l’ambasciatore inglese in Egitto, Sir Richard Beaumont, cominciano a fare pressioni affinché il loro paese e gli Stati Uniti si affidino ai Fratelli musulmani non solo in Egitto, ma in tutto il mondo musulmano, contro i marxisti e i nazionalisti. Poco dopo Craig sarà nominato ambasciatore di sua maestà in Siria e Arabia Saudita sotto l’attenta e costante protezione da parte della CIA. Molti anni dopo sarà l’ideatore della “Primavera araba”.
Nel 1977 negli Stati Uniti viene eletto presidente Jimmy Carter, che nomina Zbigniew Brzezinski consigliere per la sicurezza nazionale. Quest’ultimo decide di usare l’islamismo contro i sovietici: dà il via libera ai sauditi per l’aumento dei finanziamenti della Lega musulmana mondiale e organizza cambi di regime in Pakistan, Iran e Siria; destabilizza l’Afghanistan e pone come obiettivo di sicurezza nazionale l’accesso, da parte degli USA, al petrolio del Medio Oriente. Da ultimo, rifornisce di mezzi militari la Fratellanza.
Tale strategia viene illustrata chiaramente da Bernard Lewis nella riunione del Gruppo Bilderberg [1] che la NATO organizza in Austria nell’aprile 1979. Lo studioso islamico anglo-israelo-statunitense assicura che i Fratelli musulmani non solo avrebbero svolto un ruolo importante contro i sovietici – causando problemi interni in Asia Centrale – ma avrebbero anche balcanizzato il Medio Oriente nell’interesse d’Israele.
Contrariamente alla credenza popolare, i Fratelli non si limitano a
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Come gli USA hanno fatto crollare l’URSS con la “disinformazione”
14.01.2020
In un articolo del National Interest è apparsa una teoria su come la “disinformazione americana” avrebbe contribuito a porre fine alla guerra fredda.
Nell’articolo del National Interest si fa riferimento al periodo successivo alla salita al potere di Mikhail Gorbaciov come segretario del Partito Comunista dell’Unione Sovietica e della presidenza di Ronald Reagan e George H.W. Bush.
In questo periodo furono tenuti ben tre summit tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica i quali, secondo l’autore, sono stati decisivi a porre fine alla guerra fredda e per il crollo dell’URSS.
Pochi anni prima dell’inizio di questa serie di summit, nel marzo 1983, Ronald Reagan aveva definito l’URSS “l’impero del male”, e pochi giorni dopo annunciò i piani per lo sviluppo di un nuovo tipo di arma spaziale in grado di proteggere i cieli americani da un attacco missilistico sovietico. Tale difesa missilistica avrebbe reso inutili le capacità nucleari sovietiche e i missili intercontinentali.
L’obiettivo principale della Strategic Defense Initiative (SDI), anche nota come “Star Wars”, era quella di demoralizzare la leadership del Cremlino. Secondo l’autore dell’articolo mentre per l’America le spese militari per l’SDI avrebbero dovuto rappresentare un investimento in una svolta tecnologica, per l’economia pianificata sovietica, la nuova corsa agli
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DIRITTI UMANI – IMMIGRAZIONI
(i diritti umani prima della democrazia)
Maurizio Blondet 8 Gennaio 2020
https://www.maurizioblondet.it/la-verita-per-le-sinistre/
GIUSTIZIA E NORME
Il nuovo reato di Stalking Giudiziario
di Angioletta Massimino
Considerato che in questi tempi di guerre giudiziarie spesso nate in famiglia, tra coniugi o tra fratelli, o in qualsiasi altro contesto, si sta evidenziando un modo del tutto particolare di mettere in atto delle persecuzioni, vendette, molestie e quant’altro, che si materializza nelle aule dei Tribunali, è nata una nuova figura di reato denominata stalking giudiziario.
Il Tribunale, pertanto, nel nostro bel Paese, è diventato il luogo più sicuro dove poter delinquere indisturbati, tanto non vi è alcun controllo sull’operato dei magistrati e se sbagliano… qualora saltasse fuori… errore giudiziario fu!
Chi ha denaro può intentare cause contro il soggetto/oggetto delle proprie persecuzioni con motivazioni inventate, promuovendo azioni legali inutili, con spese a carico dello Stato, che nascondono altri interessi personali, sia che si tratti di vendette, o di accaparrarsi eredità non spettategli, di lotte tra fratelli o tra coniugi, o altro ancora, con un unico scopo: dare fastidio, arrecare danno.
Quando, però, vi prendono parte anche i giudici e i loro collaboratori, perché corrotti, e all’interno dei Tribunali sono capaci di creare delle vere e proprie associazioni a delinquere a scopo di lucro, alleandosi con la parte che mette denaro a disposizione sul piatto della bilancia della giustizia, allora si arriva a forme di gravità tali, messe in atto con condotte attive o passive, da potersi definire vile banditismo giudiziario, che ha come fine ultimo l’arricchimento personale alle spalle della vittima, creando un sistema di clientele ove la giustizia viene annullata e ridotta a mercimonio.
In questo tipo di reato accade che lo ‘stalker’ si descriva falsamente come vittima e presenti delle denunce contro la vera parte offesa, che è la sua vittima, accusandola dei più svariati reati nell’intento di arrecarle un danno psicologico, un danno di immagine e tramite la denuncia, civile o penale, anche un danno giudiziario, sicuro di farla franca, tra l’altro, avendo l’appoggio dei giudici e dei loro collaboratori corrotti e ben pagati.
Ritengo, che attualmente la legislazione italiana non abbia attenzionato sufficientemente bene lo stalking giudiziario, facendone un reato specifico e conseguentemente non sia gravemente punito come meriterebbe, né riguardo lo ‘stalker’, né, ancor di più, riguardo ai giudici corrotti e ai loro collaboratori, indispensabili anelli della
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PANORAMA INTERNAZIONALE
La fine della presenza ebraica in Europa?
di Guy Millière – 11 gennaio 2020
Pezzo in lingua originale inglese: The End of a Jewish Presence in Europe?
Traduzioni di Angelita La Spada
- Sebbene gli ebrei rappresentino meno dell’uno per cento della popolazione, metà degli atti di razzismo compiuti in Francia vengono perpetrati contro gli ebrei.” – Meyer Habib, parlamentare francese.
- L’antisemitismo avanza in tutto il continente e spesso assume una colorazione mediorientale. Tuttavia, le autorità parlano solo dell’antisemitismo di destra.
- L’antisemitismo di sinistra è presente in tutta Europa. I suoi adepti, come in Francia, fanno del loro meglio per nascondere e proteggere l’antisemitismo mediorientale.
Il 3 dicembre, l’Assemblea nazionale francese ha approvato una risoluzione che adotta la definizione di antisemitismo formulata dall’Alleanza internazionale per la memoria dell’Olocausto (IHRA). Il testo rileva che la definizione “comprende le manifestazioni di odio verso lo Stato di Israele giustificate dalla mera percezione di quest’ultimo come collettività ebraica”. Il deputato Meyer Habib, che ha appoggiato la risoluzione, ha pronunciato un discorso appassionato e toccante, nel quale ha sottolineato l’entità della minaccia antisemita nella Francia odierna e gli stretti legami tra l’odio contro gli ebrei e l’odio per Israele:
“Dal 2006, dodici francesi sono stati assassinati in Francia perché ebrei. Sebbene gli ebrei rappresentino meno dell’uno per cento della popolazione, metà degli atti di razzismo compiuti in Francia vengono perpetrati contro gli ebrei. L’antisionismo è una demonizzazione ossessiva di Israele e un abuso della retorica antirazzista e anticoloniale per privare gli ebrei della loro identità”.
E Habib ha aggiunto che è stato molto difficile ottenere i voti necessari per approvare la risoluzione, e questo a causa di una generale mancanza di “coraggio politico” – purtroppo, una qualità spesso assente in Francia, quando si tratta di antisemitismo e di Israele.
I leader politici francesi dichiarano spesso che la lotta all’antisemitismo è della massima importanza; lo dicono ogni volta che nel Paese viene ucciso un ebreo. L’unica forma di antisemitismo che sembrano però pronti a combattere è l’antisemitismo di destra. Essi si rifiutano di vedere che tutti gli ebrei uccisi o aggrediti in Francia dal 2006 sono stati vittime di antisemiti musulmani – e non hanno mai detto una parola a riguardo. Sembrano voler nascondere l’antisemitismo radicato nel Corano e negli Hadith, rafforzato negli anni Trenta dall’amicizia dei nazisti con il Gran Mufti di Gerusalemme, Haj Amin al-Husseini, sotto un odio musulmano nei confronti degli ebrei basato su una presunta avversione musulmana “legittima” verso i “crimini sionisti”.
I leader politici francesi pare che si rifiutino di vedere anche un’altra forma di antisemitismo che è in aumento: l’antisemitismo di sinistra. Ed è proprio questo tipo di antisemitismo che utilizza la maschera dell’antisionismo per diffondere l’odio antiebraico.
I leader politici francesi non menzionano mai il modo in cui i media mainstream francesi parlano di Israele o le conseguenze di quegli articoli e reportage che descrivono costantemente – e falsamente – Israele come un Paese malvagio, i cui soldati quotidianamente uccidono con disprezzo gli arabi e i cui cittadini “occupano illegalmente” dei territori (nonostante gli ebrei siano lì da più di 3000 anni) che potrebbero appartenere a un altro popolo che privano crudelmente di tutto.
I leader politici francesi non criticano gli articoli e i reportage anti-israeliani: il modo in cui la maggior parte di loro parla di Israele è non meno anti-israeliano dei peggiori articoli anti-Israele. Lo stesso
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STORIA
di Gianpasquale Santomassimo – Notizia del: 13/01/2020
Mi pare di capire che il film di Amelio, per le sue caratteristiche, non è in grado di suscitare una riflessione di carattere storico su personalità e ruolo di Bettino Craxi.
Vedo ribaditi in rete giudizi consolidati, che appartengono al tempo della battaglia politica dell’epoca che sancì la sua eliminazione dalla vita politica.
La riduzione della sua vicenda a pura cronaca criminale di corruzione e malversazione, da un lato, e dall’altro la difesa acritica del suo operato, in nome di un malinteso “orgoglio socialista” che non sa interrogarsi a fondo sulla distruzione di una grande tradizione politica e ideale, che non avvenne esclusivamente ad opera di agenti esterni.
Eppure, il tempo trascorso dovrebbe favorire almeno lo sforzo di un giudizio equanime su una figura che ebbe un enorme rilievo nella vita politica italiana.
Premetto che detestavo Craxi, per molte ragioni, politiche, culturali, addirittura antropologiche (non tanto lui, su questo piano, quanto il mondo che attorno a lui si era creato). Però sono passati vent’anni dalla sua morte, e chi si occupa di storia deve cercare di distaccarsi, pur ricordandoli, dai giudizi del tempo.
E inoltre – fatto non secondario – perché abbiamo visto all’opera i suoi nemici, che conquistarono il potere anche attraverso le forme della sua eliminazione.
Più che altro vorrei suggerire, ripromettendomi di tornarci sopra in maniera più distesa, alcuni filoni di discussione e di ragionamento.
La natura del fronte che mosse contro di lui:
– a) il partito di Repubblica e l’intendenza postcomunista che ne seguì
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https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-su_craxi/82_32565/?fbclid=IwAR3vwKEId0mLeUsRBrQwC3mB_JS5OB1MfCLukeWg2N90WdpfVwTxpa9emiQ
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